IL Pensionato Giovanni e l'uccellino

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Progetto

 

 

 

 

Sarebbe la breve storia di un vecchio pensionato, alla cui aridità senile reca gioia e conforto la compagnia di un canarino, ma la cui morte poi l' induce al suicidio. 

 

 

I miei inutili sacrifici

 

Per i problemi economico- sociali dell'anziano signore, posso ispirarmi alla lettera al Corriere di un disoccupato di 53 anni apparsa il 15 ottobre 1994.

Da due anni dimissionato dalla sua azienda, con solo 31 anni di contributi, per cui ha dato fondo a liquidazione e risparmi, pur di arrivare a percepire una pensione con una decurtazione troppo pesante per vivere decorosamente.

 

 

Dono

 

L'idea gli sopraggiunge sentendo parlare presso la sorella -o la madre ottuagenaria- di una loro amica che ora vive in compagnia di un gatto, dopo avere avuto per sette anni in appartamento un canarino.

Le è morto per un raffreddamento, dopo che era divenuto in casa il suo seguace domestico,  ovunque si recasse in stanza, da che, addomesticatosi, poteva lasciarlo uscire fuori di gabbia.

La seguiva carino (immancabilmente) nelle sue vicende casalinghe, (in bagno e in cucina,) ovunque lei andasse, (ovunque) immancabilmente posandosele in volo accanto.

E tutto ebbe a cominciare quando una volta lasciò incautamente aperta la gabbia, e il canarino volò via all'aperto e fece ritorno.

Quanto ha avuto a piangere alla sua morte.

Ne aveva acquistato un altro, ma poi l'ha ceduto a una sorella prima di affezionarcisi.

E l'anziano pensionato scopre un attaccamento antico e sopito per la specie volatile, sin da quando, bambino, simpatizzava per i passerottini dimessi che restavano al freddo e ai rigori invernali, battevano al suo balcone e alla finestra e svolavano via...

La sorella e o l'antica madre per sventarne la depressione che paventano, si ripromettono di fargliene dono per il suo compleanno.

Ma il dono, come l'anziano si accorge già in capo a qualche giorno, è un farmaco letale, poiché l'uccellino nella sua vaga bellezza, nella sua incantevole e limpida grazia sempre presente e ritrosa, lo fa di sé invaghire e risveglia tutto l'amore e l'intenerimento di cui in vita ha cessato di essere capace verso una persona umana, la vita e la morte dell'uccellino, diventando le sue stesse ragioni ultime di vita e di morte.

 

 

 

Timori iniziali

 

Timori e apprensioni e prime lacrime, al pensiero di poter essere con la sua imperizia causa della morte di un così bell'uccellino.

 

 

Premonizioni

 

Quel bambino suicida, a soli 12 anni, che nella lettera che lascia prega la sorella che accudisca i suoi girini.

E che cosa non aveva confidato a un'anziana vicina, solo qualche giorno prima, il giovane che ha originato il crollo di un intero edificio con il suicidio che ha messo in atto:

" Dopo la morte dei miei genitori, non mi restavano che i cani..".  

 

 

A quanto pare

 

A quanto pare i signori Federici, e non solo loro, mi sopportano soltanto in quanto morto ( o pressappoco), visto che gli è intollerabile anche che due o tre passerottini mi rechino conforto si e no una volta al giorno, becchettando in una ciotolina di scagliola.

 

 

Quanto mi è successo

 

Quanto oggi mi è accaduto e mi ha sconvolto, è degno di figurare nella storia del pensionato e del suo canarino.

Scendo in tempo per essere a scuola mattiniero, quando nella cassetta della posta ravvivata da una magnifica luce diurna mattutina , ho ritrovato un biglietto dei soliti inquilini di sotto, nel quale mi invitavano gentilmente, ma con intollerabile abuso, a non dare più da mangiare a piccioni ed altri volatili che insozzavano di passaggio.

Il biglietto l'ho scaricato nel cassonetto con l'altra immondizia, inavvertendo, ancora, quanta intimazione e intromissione intollerabile mi trasmettesse.

Poi per strada, mentre mi ridicevo ripetevo che si rifacevano purtroppo e senz'altro a una norma condominiale irrecusabile, ho presagito iniziato a rendermi conto che non avrei più potuto con la telecamera filmare i passerottini che si dibattevano la scagliola nella ciotolina, più averli per ospiti furtivi e selvaggi...

E quando sono rientrato in appartamento, e sul balcone ho rivisto nel sole quella ciotolina vuota, i pochi escrementi essiccati di chi non si tollerava dovesse essermi più ospite, e volarvi in una sparuta torma in spedizione granivora, mi sono sentito spezzare e violare l'intimità più profonda, e un grido ch'era un latrato mi ha squassato, piegandomi in due appresso al mio canarino di niente stupefatto e ostinato nei voli.

A chi rivolgermi? A mia madre con accenti di esasperata disperazione che l'avrebbero sconvolta? Ai miei locatari, allarmandoli e inquietandoli? o tanto meno all'amministratore del condominio, che si sarebbe sfecciato di me, querulo inquilino, per tutelare l'interesse più forte e più direttamente garantibile, a norma di regolamento, del proprietario stabile dell'appartamento sottostante.

Così ho scritto e stracciato più volte, quanto è divenuta la risposta che non si piega e ancora resiste a a che diventi un loro morto, che ho riposto nella loro cassetta. ( Vedi 13. 4).

       

 

 

La nuova vita intorno

 

E l'anziano pensionato (Giovanni), scopre una nuova vita intorno a sè, per la quale non aveva mai avuto prima occhi: sul tetto a spioventi della casa di fronte, una colonia di piccioni stabilmente insediata, i passeracei e la colomba, dal magnifico collare, che risiedono sui tigli del cortile, ed egli cerca ed entra in contatto con essi, quando dispone la ciotola con la scagliola sul suo balcone, e due , o tre passerotti, che popolano l'albero, se ne staccano prima una, poi due o tre volte, al giorno, per andare a becchettarvi diuturni...

E ne scopre i litigi e le deliziose baruffe, la protervia indisponente e simpatica di quello con il viso maculato di scuro...

Come inizia ad avvertirli e ad avvisarli del loro via e vai il suo canarino, col suo gridio e svolare più agitato...

Anche la sua solitudine ( del canarino) si fa di loro popolata...

Prima che la cosa inizi a recare disturbo ai condomini, e gli arrivi l'avviso di riporre la ciotola...

( Egli che ha sempre rifuggito ogni consorzio senile, inizia anche a frequentare i luoghi di ritrovo dei vecchi, ove si ritrovano insieme, nei giardini e nei parchi, a distribuire semi e mollica agli uccellini...) 

 

 

Nuove relazioni

 

L'anziano pensionato, discreto e segreto, inizia a parlarne a poco a poco, ora con l'ortolana quando delle mele che acquista, o del radicchio, dice che sono per il suo canarino, e si raccomanda che le mele siano gialle delle più zuccherine...

Così lei gli si confida, le dice del gatto che le è morto or è qualche mese, disturbi ai reni, ma non ha sofferto più che tanto grazie all'iniezione...

" non immagina la gente, lei gli dice, quanto si può amare un animale..."

Lui tace assentendo.

Si può amarli tanto, le tace, che si ha pudore anche solo a parlarne.

E i negozi di ornitologi e i loro frequentanti, i proprietari che gli sorridono invitandolo a non essere così paternamente apprensivo per il suo uccellino, quando chiede se ce la farà da solo ad arrampicarsi su in alto senza altri trespoli, o se non occorra qualche altro integrativo oltre la vitamina b12, a consentire all'uccellino di affrontare la muta.

 

 

Tra gli altri vecchi

 

Nella sua beatitudine infelice, sempre più distanziandosi e alienandosi dai vecchi risentiti, che incattiviscono come lui un tempo contro i giovani.

" Cinque di meno..." come dice la vecchia quando all'edicola vede la locandina che reca la notizia di cinque giovani della provincia morti in due incidenti stradali nella giornata di ieri.

 

 

Il bagnetto

 

"Il piccolino non vuole allora fare il suo bagnetto, eh? "

ancora una volta può sentirlo così rivolgersi all' uccellino, all'interno, la signora dell' appartamento dal balcone a lato, nell'accudire alle sue piante  intanto che egli il balcone lo rimette in ordine. mentre egli al di là dei vetri.

E mentre a fatica risale le scale " O arrivo, arrivo esserino mio ..., lo si sente parlottare tra se.

" Il mio uccellino, il mio uccellino, chissà come adesso me lo ritrovo ...."in ansia che sia ancora vivo e vegeto.-

Da che sta con il suo canarino uccellino, per i condomini e chi lo conosce e frequenta, in virtù delle esternazioni del suo attaccamento per l'animaletto che in lui sempre più trabocca, egli oramai non è più il taciturno e grave Giovanni, il volto fisso a terra che incupiva in intenti che ponevano in apprensione.

C'è un ammorbidimento soffuso nei suoi modi, in se assorti in una vivezza trepida, una gratitudine dell'animo perennemente sospeso alla sua sorte per ciò che può conseguirne per il suo uccellino, il cui solo ricordo ne illumina lo sguardo e l'inumidisce, al cui solo parlarne gli si incrina la voce...

Ora è più facile che lui attacchi discorso e con lui attaccare parola, basta accennargli al suo uccellino o parlargli dei propri animali, perché si intenerisca ed effonda in parole.

Generalizzando il discorso, o smorzandolo, per sottacere, più di quanto non celi, l'affetto che tutto lo prende e di cui è reticente e pudico, pur nell'empito che si compiace e non sa trattenersi dall'alluderne e parlarne, e tanto si presta a evocarlo e vederlo evocato da ogni circostanza di vita.   

" Eh, quell'uccellino benedetto per lei è come un bambino signor Giovanni... davvero non è mai troppo tardi per diventare papà... Quando e come meno uno se lo aspetta....", familiarizza con lui la edicolante portinaia

" La verità è che mi sto affezionando troppo a quel mio animalino.

Per questo ho in animo di dargli un compagnucolo. Solo che a questo punto l' altro dovrei metterlo in una seconda gabbia. E' inevitabile che altrimenti litighino, se il nuovo venuto dovesse sopraggiungere in una gabbia di cui il mio uccellino per mesi è stato sovrano... Ma per me accudirli in due gabbie, sarebbe un onere troppo gravoso...."

" Comunque a tutti gli animali ci si può affezionare tanto, se penso al mio gatto che mi è finito sotto una macchina l'anno scorso. Per un mese ho pianto...

al che " ah, è indubbio", conferma consensuale, intanto ch' eppur taglia o cambia discorso.

Come ogni volta che lei in ragione della sua esperienza di allevatrice domestica, - ventitrè è giunta ad accudirne-, gli ricorda quanto possa essere frequente la moria di canarini, soprattutto se costituiscono una colonia.

Mentre fra sè e sè si dice che anche per questo non intende averne altri, per non arrischiare, così con la promiscuità, le possibilità di sopravvivenza del suo amato uccellino, preferisce seguitare con lei a parlare, piuttosto, di come i merli più non svernino, nemmeno volti al per il clima più dolce del vicino lago di Garda, così come domenica pomeriggio, dopo pranzo,  è per chiedergli che debba fare per distogliere una merla dal nidificare nel suo balcone, che la signora dell'appartamento accanto con lui l'altro giorno ha riavviato il discorso.

Profittandone per offrirgli una fetta di torta.

E'vedova, e lui scapolo...

Mentre con l'edicolante che gli ha chiesto di nuovo del suo uccellino, siccome poiché lo inquieta  e lo allarma anche il poterle annunciare contento, (come si è commosso nel dirle), che ora sta bene e infine canta inesausto , quasi che come se bastasse appena dirsi felici per propiziare tragedie, lo stesso si confida di seguito, nell'empito, ma solo nel rivelarle quanto gli sia dispiaciuto or ora lasciarlo che cantava alla prima luce di primavera, e preferisce informarla di ciò che ha letto la domenica precedente sul giornale, nell'articolo ove si asseriva che la luce artificiale modifica le abitudini amorose e canore dei pettirossi, inducendoli anzichè a dormire, a cinguettare con ore di anticipo a una vita più intensa.

Ma riconducendolo al suo amoroso caso concreto, le sue apprensioni hanno già di nuovo in lui il sopravvento, quando le chiede di seguito a che ora con lei si addormissero

" Oh, appena calava la luce del sole si mettevano a dormire.... E con lei? Quando lo copre con il telo?

Deve rivelarle che non prima delle dieci o delle undici si addormenta il piccolo. Un po' tardi, per via della luce artificiale del suo appartamento, come appunto si è detto.

" Ma inizia già prima a fare delle dormitine. Ed ora che è primavera dorme un'ora di più, tanto di giorno è tornato incessante nei voletti e nel canto".

E la saluta e si allontana, con negli occhi ancora l'immagine del suo uccellino quella stessa notte, che quando si è risvegliato ch' erano le tre passate, ha trovato ugualmente sveglio nelle sue pupilline fisse.

E come lo intenerisce e bea, quale un bimbo che culli, il ripetersi che quando ciò succede, basta all'uccellino vedere in lui la causa o il soggetto del suo risveglio, per tranquillarsi e riporre di nuovo il capino nel sonno.

Nella sua palla piumata ch'egli poi vigila insonne e si conforta che non sibili d'asma.

 

 

Infinite attenzioni

 

 le infinite attenzioni che ripone l'anziano pensionato, nell'assicurare l'integrità fisica dell'uccellino, nel preservarlo da qualsiasi contaminazione o possibilità di morbo.

In ciò consapevole, che ne va della sua stessa vita.

 

 

In immagini e suoni

 

E prima il registratore poi gli apparecchi fotografici usa e getta,infine finanche una videocamera, egli acquista a rate pur di immortalare l'uccellino, che quanto più ama quanto più avverte precario e fugace.

 

 

E sono giorni

 

E sono giorni di gioia  suprema, i giorni di maggio quando rientra e ogni aspetto della sua dimora è intenso di luce: le lamine del balcone e i vasi e le foglie e i boccioli di geranio, in stanza l'uccellino invasato che perpetuamente canta.

Lo si può vedere, per chi lo ha intravisto solo di sfuggita e ritroso e furtivo, sostare sempre più a lungo sul balcone, allorchè si distoglie dal suo uccellino per l'intera genia: e allora, specialmente quando si fa sera, insegue lo sfrecciare in alto delle rondini in cielo, nel comporre e disinarcare ghirlande volatili, o il volo più basso e pesante di tortore e colombi, il solo loro camminamento sulle gronde o il sostare su camini e colmigni, i passettii a terre delle cornaccchie, i salterellini o il posarsi piano degli uccellini, soli soletti o in gruppuscoli che per effetto dei ritardatari, si sciolgono o ricompongono in successione di stacco o di posa, finchè quando qualcuno o alcunchè in moto si avvicina, può deliziarsi alla foga con cui quali monelli prendono il volo e s'infugano da terra verso il primo albero o balcone, come se fossero determinati in ciò da cui sottrarsi, e ove dirigersi, da chissà che raptus di marachelle, quando invece è pura grazia come planano di colpo o rallentando in cielo già il volo, o s'apprendono nel folto dell' albero al ramo che ne oscilla, si equilibrano ed impettiscono magnifici...

E la sera quando esce a passeggio, è tutt uno con il passerotto che sull'asfalto raccoglie la briciola e schiva l'auto, e non  rientra finchè l'ultimo colombo non ha lasciato per il nido il cavo telefonico ove sostava lungo la strada.

Tra se cionostante ancora sospira e si chiede, pur se è già maggio, quando mai sarà il giorno che potrà esporre l'uccellino in balcone senza apprensione.

Poichè un giorno è l'aria ancor fredda, l'altro il vento che si risolleva in colpi improvvisi, a fargli paventare che possa  risentirne letalmente la salute del suo uccellino.

Ispirandosi come anemometro, all'opposto turbarsi deli tendaggi del balcone sovrastante e degli alberi di fronte nel cortile adiacente.

L'apertura Quel varco della vetrata per il suo canarino, a quale varco a che superiore stato di gioia inebriante potrà condurlo esaltarlo, si prefigura, quando nel balcone egli finalmente sarà immerso nella libera aria, finalmente tra i continui voli, intorno, di genie e genie di uccellini con cui interloquire nel canto,  vivendone l'occasione o il giorno come l' Oriente di luce infine raggiunto.

Eppure quand' è quasi giugno, oramai, rimanda per cautela ancora di giorno in giorno l'evento, non consentendogli di quell'oltre favoloso del suo balcone, ogni giorno che passa che spiracoli d'aria per le ante socchiuse.        

 

 

L'altro pensionato, ex insegnante

 

E durante il mese di settembre successivo all'ingresso del canarino nella vita del pensionato, accade è l'incontro con l'amico ch'era un ex insegnante, dedito invece alla coltivazione di fiori e di piante aromatiche.

Costui ha scelto i fiori anzichè gli animali, dopo avere sofferto quanto non ha mai patito per altri alla morte del suo cane Bill, or sono dieci anni, poichè consapevole di come solo le convenzioni che attribuiscono agli uomini una dignità maggiore che agli animali, ritengano ( inibiscano) gli uomini dall' amare e soffrire e patire per gli animali come per gli esseri umani, anzi, ancor più, se l'anima è assetata di purezza e ha orrore di mistificazioni e inganni e convenevoli reticenze.

L'anziano pensionato annuisce ironicamente.

" Oh, tra me e quell'uccellino è come una relazione tra due vecchi coniugi ed amici, lui è certo sempre lì disponibile e visibile in ogni sua manifestazione, che si sporga in avanti per intonare il canto o arretri il corpo per defecare in caduta libera...ma tra noi sussistono le sbarre, che lo fanno sicuro e ci delimitano, e viviamo dunque perfettamente come due separati in casa, che non sono nemmeno mai entrati a contatto l'uno con l'altro"

" Cioè..."

" Si non l'ho nemmeno mai sfiorato", l'anziano annuisce in un sorriso, consapevole di venire parlando dell'uccellino come di un essere verginale domestico.  

E l'altro avverte dunque sempre più sensibilmente agli accenti appassionati dell'amico,  il rischio letale che è per questi la sua affezione per il canarino, ma si sente solo di alludervi, quando costui gli riferisce del canto dell'uccellino, e lo raffronta al canto estatico dei castrati.

" Non l'androgino, ma l'asessuato celestiale e puro, ciò che non è più nè maschile nè femminile...

" l'asessuato, l'inorganico...., la...."

" Ascoltami, piuttosto, dovresti cercare di accudire anche altri uccellini, non amare, attaccarti non a un singolo soltanto, ma alla loro intera essenza volatile..."

Perpetuandone la discendenza? Vero? E vederlo non più solitario nel canto, diventare antagonista di altri uccellini, farsi aggressivo e sessualmente appetente, amorevole e poi indifferente verso i suoi piccoli,..."

" Anche la tua mente, come la mente di tutti, anche la tua sensibilità, è un patrimonio naturale. Non puoi ...(attentarvi) se poi il vuoto, la solitudine..."

" Vedrò o spero, a ciò che mi dici, di avere cura di pensarci in quei momenti..."     

 

 

L' altro anziano allevatore

 

Non è l'uccellino vice campione del mondo, quello cui presta più attenzione e riguardo, nell'allevamento del signore di lui più anziano, che ha vinto una gara tanto illustre, ma quello che l'allevatore intendeva sopprimere l'autunno precedente, e che è sopravvissuto al morbo ed ha nuovamente generato.

Che cosa intende per eliminare...- gli aveva chiesto, ancora incredulo e sgomento a tale necessità.

- Ah, non c'è altro da fare in tali casi, niente altro, altrimenti ammorba e fa perire tutti gli altri...   

 

 

Conflitto

 

C'è nell'anziano pensionato il conflitto tra il desiderio di dare all'animaletto più vita di quanta lui come uomo non abbia vissuto, una consorte e dei compagni e una discendenza, e l'esigenza di preservarlo isolato e puro nel volo e nel canto, e così più appassionatamente amorevole perchè incontaminato dalla rapacità appropriativa universale, da tutto quanto gli possa nel canarino rievocare, anzichè trascendere, la genitalità mentale ch'è il suo abominio...

 

 

L'orribile idea

 

Sempre più di frequente l'assale l'immaginazione di essere lui stesso a por mano all'uccellino e a stroncarne la vita, anticipando la fine della sua incantevole grazia che l'angoscia tanto.

E ne inorridisce e ne trova (cerca) scampo, come da (a) una soffocazione, al pensiero di esserne in ogni modo incapace.

 

 

La logica fatale

 

Occorre invenire una logica fatale, nel processo che conduce alla perdita dell'uccellino. Occorre che derivi non già da un morbo casuale, ma dall'approntamento stesso, ad opera del signor Giovanni, di tutte le misure cautelative per evitarla, ispirate dal suo egoismo protettivo.

Sicchè l'uccellino viene tenuto come sottovetro, sottratto all'aperto per ripararlo da ogni ventata o corrente, segregato da ogni altra compagnia animale, per timore di qualsiasi contaminazione morbosa, nella sola compagnia per lui sempre più deprimente del solo Giovanni, il quale fa una religione della sua ritrosia a toccarlo, che è tuttavia inettitudine ad assisterlo e curarlo, ad assecondarne e dirimerne ogni frequentazuione di altri uccellini, a sopportarne con la conflittualità e i battibecchi e gli amoreggiamenti che comporta, ogni decadimento dell' uccellino dalla purezza confortevole della sua solitudine canora.

Così, nel rapporto tra il signor Giovanni e il suo uccellino, riemerge e prevale la debolezza della delicatezza dell'uomo, l'inermità della sua segregazione del mondo, per cui condanna a se stesso l'uccellino, ne è la fine prima ancora che ne diventi l'uccellino la fine. 

 

 

Abstineas atra mors avida manus

 

Sono le stesse innumerevoli sollecitudini dell'anziano pensionato,-  intese a sventare ogni sorta di affezione o di morbo dell'uccellino, contaminazioni e colpi di vento- a indebolirlo ed esporlo alla prima insidia cui resta esposto-il mutamento improvviso di tempo che spalanca la finestra da lui appena socchiusa?- per conciliare le esigenze che non prenda correnti d'aria con quella di ventilare la stanza surriscaldata dai termosifoni ancora a primavera. E lui perde- o sembra perdere la scommessa con la Nera Signora-  di poter morire prima di dover assistere all'agonia e morte dell'uccellino.

 

 

Il morbo (letale?)

 

Quando un giorno l'uccellino manifesta i primi sintomi di un morbo reale.

Non è più soltanto malessere, sonnolenza e inappetenza al volo.

Inizia a rifiutare il cibo, a stazionare sul fondo della gabbia involvendosi nell'arruffio delle piume.

E il nostro vecchio sente di dentro uno schianto reale, non già la drammatizzazione dell'apprensione agitata, di fronte a ciò ch' è solo un rischio paventato.

Ciò a cui assiste nella gabbia, sente ch'è il suo stesso dibattersi tra la vita e la morte, intrecciato in un filo già resistentissimo, e ora sempre più esile, di un esito che lo strazia solo per ciò che può significare per il suo adorato uccellino, non già per l'identica sorte letale che può riservargli.

E in lacrime ne scruta istante dopo istante la ancor viva pupilla sempre più opaca, sempre fissa intrepida a se davanti, nel resistere l'uccellino sempre più fiocamente alla bufera che gli imperversa di dentro, impassibile e in se assorto come nell'estasi canora, di fronte a ciò che non sa ch'è o che può essere la sua fine definitiva.

E il vecchio ne rammemora singhiozzando la luminosità e la vitalità morente, di quando ne era lo svolare limpido di luce di trespolo  in trespolo, la fissità nel canto inesausto gioioso di vita, il becchettio dei grani scrutandosi vivace e arguto dintorno, indi il raccogliersi in un corpicino tondo e soffice e incantato nella quiete serale, prima di comporre sul trespolo più alto, l'adorata sfera nel sonno col capino reclino.

E più lo rammemora ancor vivo mentre ancora agonizza, più il cordoglio e il rimpianto ne trae la determinazione, poi, per non essere la sopravvivenza del ricordo dell'uccellino alla sua morte, e adempiere quello che gli resterà soltanto da fare: raccogliere l'esile corpicino morto ancora intoccato, e stringerselo al cuore in una stretta ultima e prima, prima di raccogliere il ghiaccio in cui riporlo, e scrivere quali sue ultime volontà, che lo imbalsamino e lo seppelliscano a lui d'accanto.

Poi scenderà all'ufficio postale per inviare un telegramma alla sorella distante, affinchè sopraggiunga in capo a qualche ora, si laverà, si vestirà da capo e punto con l'abito acconcio, e con la voluttà e la consolazione che lo determina, contro ogni dibattersi estremo della sua volontà di vivere che stupida resiste, a di porre fino allo strazio intollerabile di sopravvivergli ancora, si unirà alla sua identica fine animale, giù in fondo, entrambi, carogne che si corrompono nel solo al di quà...

" O dio, dio, gridando, se tu esisti non voglio la tua salvezza, se non è concessa per il mio uccellino... E' il sommo di ogni ingiustizia possibile... Che debbano essere immortali i miei fetidi simili,, mentre lui così puro e grazioso e canoro, oh, oh, E' un privilegio dio mostruoso che lascio di gusto alla mia specie eletta, per avere piuttosto la identica fine del mio uccellino, se il contrappasso per chi si suicida è di perdere l' altra vita immortale..."          

 

 

La vita benefica?

 

            Primo finale possibile

 

Il cappio dell'amore in cui è preso per l'uccellino,al suo decesso diventa il nodo scorsoio della forca che l'anziano ha allestito nella sua stanza da letto, che ascende e cui si impicca

 

Secondo finale, altrimenti

 

Ma la vita benefica, precorrendo l'epilogo, vorrà altrimenti per entrambi.

Così accadrà che una mattina, ch'egli si è risvegliato prima del  solito, ritrovando ancora addormentato il suo uccellino nella gabbia, sopravvissuto al morbo per quanto debilitato e invalidato, egli felice di esistere un giorno ancora con il suo amato esserino, si sia preparato una tazzina di caffè, mettendo sul fuoco la caffettiera.

Intanto si è risvegliato l'uccellino, magnifico e canoro, e lui ha acceso il televisore, mentre una signora osserva dalla finestra di fronte le felicitazione e le feste che fa al suo uccellino, per il giorno che per lui si prospetta luminoso e canoro.

E messa sul fuoco la caffettiera, si siede nella poltrona di fianco e si addormenta.

Mentre la caffettiera non inizia affatto a bollire, al gas che alla manopola girata male, intanto fuoriesce e si espande.

E l'uccellino invano grida e si dibatte, al suo padrone che lo seguirà di lì a poco in una dolce morte.

 

Tale secondo finale è ( può essere) la sua dolce morte che piange di non avere vissuto, mentre scalcia lo sgabello e si soffoca (s'appende).     

 

 

Parole dolci per il signor Giovanni

 

...Andiamo adesso a rivedere ( ritrovare) ( a vedere come sta di nuovo) come sta il mio piccolino...

 

....Sentilo caro che canta, ...

....il mio signorino bello

 

Vengo, bambino mio.

 

 

Temi

 

 

Longevità

 

Quando l'ansia lo assale della precarietà del suo uccellino, ritorna a consultare l'enciclopedia, alla voce longevità.

Che gli conferma che se ben curato e accudito, può vivere ancora dieci anni, anzi, si dà il caso di uccellini sopravvissuti fino quasi a vent'anni...

" Oh, quando io allora non ci sarò più, chi lo accudirà, finché al cospetto d'altri cesserà il suo battito, cesserà egli di esistere alla gioia del volo e del canto."

Così si dice per consolarsi, e provvede a estrrre dal cassettto foglio e matita, per correggere in tal senso il suo testamento.

" A chi potrei affidarlo che lo accudisca? Divenuto anch'egli un vecchiettino...

Quante spese devo prevedere per la sua assistenza? Uh, devo essere generoso, se voglio che si sia nei suoi riguardi larghi di cuore, non solo non gli si faccia mancare niente, ma ci si curi di evitargli ogni malanno...

Eppoi debbo chiedere fin d'ora quanto costi imbalsamarlo, comperargli già una cassettina che lo contenga, perchè sia sepolto accanto ai miei resti..."

E non può pensarci senza che una lacrima gli inumidisca il ciglio, e che l'idea di quant'è già vecchio, lo assicuri dal timore di sopravvivergli.

 

 

Disumanarsi

 

Vedi 14, 5

L'anziano pensionato vive dapprima il suo rapporto con l'uccellino come un umanarsi affettivo della sua vita ostica e sterile, per il coinvolgimento dei condomini e di fratelli e sorelle nella cura dell'animaletto, per come ne parla con i rivenditori e i negozianti, cointeressandolo coinvolgendoli nelle vicissitudini dell'allevamento dell'esserino, si apre alla vita animale dei volatili nella città e negi aperti campi circostanti, cura anche un proprio orto da balcone, appassionandosi alla vita vegetale sensibile delle pianticine,  ma poi, come gli rivela la sua indifferenza con cui reagisce agli eventi tragici che capitano a congiunti e conoscenti,- la morte di una sorella, il suicidio di un apprendista nella azienda adiacente il suo condominio,- prende coscienza di come la cura del suo esserino, nella sua purezza animale, l'abbia alienato da tutto ciò che l'umano altrimenti gli riserverebbe, ferendolo, come gli è accaduto tanto, quale menzogna e corruzione, quale divulgazione irrispettosa della sua intimità particolare, umiliazione della sua disponibilità e generosità eccessive, per il riguardo che ha usato con gli altri, nonostante l'intimo disprezzo per la loro volgarità limitata al solo interesse materiale, e quanto più si isola con l'animaletto e si angoscia per la sua finitezza precaria, tanto più il rapporto si radicalizza quale formazione reattiva di rigetto dell'umano, che sfocia nella sola prospettiva di vivere e morire della vita e della morte dell'animaletto.        

 

 

Nella sera

 

Usciva, ad aprile e maggio, attardandosi finchè non aveva cessato di ascoltare il canto a sera dell' uccellino, e nell'aria ancora rigida di primavera, allorchè lasciava il traffico anonimo di uomini ed auto, per cercare una strada secondaria che riuscisse da dove era partito, lungo il percorso deserto lo richiamava a volgersi in alto il canto di un merlo sui cavi telefonici, il sopraggiungere di un altro merlo che gli si appostava a lato, l'affrettarsi nel volo degli ultimi passerotti ancora in cerca prima del far della sera, nel freddo  persistente del più crudele dei mesi.

E pensava al suo uccellino al caldo tutto così solo e protetto, intento ai vetri se mai qualche volatile posasse nel balcone lì accanto, e intristiva pur nel consolarsi, al pensiero di che conforto gli fosse lo schiudersi della vecchiaia alla vita delle genie degli uccelli.

" Riuscirò mai, a tornare ad essere uomo tra gli uomini?"

  

 

 

 

 

 

Il mio piccolino, il mio bambino

 

E' quando, Nel parlarne, fra gli altri o da solo, è quando l'uccellino,  oltrechè "il suo piccolino", si fa pur anche " il suo bambino", ch'egli tradisce la dismisura del suo attaccamento. Il "mio omino" arriverà a definirlo, estasiato dalla imperturbabilità ( "serietà") a riposo del suo musico animaletto cessato il canto.

 

 

 

Libertà

 

Nella Pasqua di Resurrezione, la sorella risuscita il suo tormento, quando in visita da lui il Lunedì dell' Angelo, " è alla libertà che guarda", dice dell'uccellino volto ai vetri, oltre i quali è intento a fissare il volo nell'aperto dei cieli d'ogni altro volatile.

Ed egli, sul balcone, nella schiarita dei cieli rinfrescati dalla pioggia, persegue ( seguita) il volo dei piccioni che hanno dimora presso le gronde e sui tetti della casa di fronte, l' accostarsi momentaneo delle cornacchie  a questo o a quell'altro, lo svariare da uno degli alberelli oltre il cortile, della banda degli uccellini che ospita il suo balcone, e cui grida come accorrono il suo canarino, a becchettare di nuovo in fondo alla gabbia, intanto che i quattro si richiamano in volo, svariano insieme oltre il profilo d'angolo della casa di fronte, per riapparire dall'alto sul suo balcone e sviarsi alla sua vista, altrimenti, quando rientra all'interno, gli accade di lì a poco di vederli discendere frenando il volo sulla sua ringhiera, per staccarsene e litigare ancora per aria, su chi dei tre, sempre il medesimo, abbia priorità assoluta nell'accedere alla ciotola di scagliola.

E intanto il suo uccellino, per la sua apprensione possessiva, stenta e immalinconisce nella gabbia, ove gli è preclusa altra vita che quella in sua compagnia, e non può trarre piacere con una canarina o svezzare suoi implumi novelli.   

 

 

Il pranzo del gatto

 

Quando scende ( mi è accaduto il pomeriggio del 23 aprile '95), nel tardo pomeriggio piovoso, per scaricare i rifiuti nel cassonetto, allorchè rivalica le soglie del cancelletto, vede sul selciato delle sparse penne di uccello, infradiciate, nerastre come quelle di una cornacchia.

" E' il gatto che ha pranzato", commenta la coinquilina che sopraggiunge.

" Ed io che credevo di teatralizzare la cosa- pensa tra sè- quando vedevo dei briganti animali, di un possibile agguato, nei gatti randagi che circolano intorno al condominio, e che potrebbero sbranarlo e divorarselo allo stesso modo il mio uccelino a spasso.

Inesperto e vistoso quale sarebbe...

E nel mentre in luogo di quelle piume nere vede quelle brinate del suo uccellino, si rincuora che tenendolo in gabbia, l'ha preservato incauto da rischi del genere.

" Assuefatto com' è alla vita da solo in gabbia, tempo pochi giorni che inetto a sopravvivere di fuori, verrebbe ugualmente divorato."

E si dà così ragione e conforto della sua scelta di averlo da solo, intanto che l'uccellino intristisce e si debilita.

 

 

 

 

 

Sul bucato

 

Se l'attendeva già la sera innanzi, nella buca delle lettere, il bigliettino solerte e ultimativo nel tono che vi ha ritrovato sul fondo.

Che non gli lascia più margine alcuno, oramai, per intrattenere ancora gli uccellini sul balcone, a suo conforto e dell'uccellino in gabbia.

E dire che quel pomeriggio avevo avuto la certezza, cogliendoli di sorpresa, che il suo uccellino nel suo gridio di dentro la gabbia, stesse dialogando con il passerottino che di fuori, sotto la pioggia, s'era posato a lui di fronte sul balcone.... Quando risale in appartamento con la borsa della spesa, - di fuori è tutta la mattina di aprile che seguita a piovere, lo sente, il suo canarino, che rianimato nel volo lancia il suo ghit, al passerottino che sta salterellando sul balcone dall'uno all'altro grano che vi racimola, prima di spiccare il volo e dileguarsi nel cielo aperto.

" Forse, si dice, è il mio uccellino stesso che l'ha fatto fugare, avvertendolo con il suo grido d'intesa della minaccia che costituivo per entrambi per lui con il mio arrivo...

E ripone la borsa della spesa in cucina, d'oltre i cui vetri ne vede un secondo dal piumaggio magnifico, di toni fulvi, marrone, che inavvertendolo insiste ancora a variare di posizione sul ferro battuto del recipiente dei vasi, s'inoltra quindi sui fili del bucato, prima di raggiungere il compagno dileguatosi nello slargo dei cieli.

" Forse lui stesso è lo sventurato,  sospira, che posandosi ieri sui fili e sostandovi con agio, ha fatto precipitare tutto evacuando di sotto..."

Eppure ancora la sera prima, quando erano già trascorse le sei e trenta, l'irreparabile non era accaduto, che aveva presagito immediatamente come porgendo lo sguardo, al ritorno da una sua passeggiata, aveva visto l'incauto uccellino avventurato a bell'agio sui fili dei telefono, incombente sui panni che fossero stesi di sotto.

S'era affrettato sul davanzale a guardare di sotto; e di sotto, nonostante incombesse la pioggia e si sollevassero raffiche di vento poverose, i condomini avevano steso panni e lenzuola, delle quali una era appoggiata di traverso, con un che di vagamente ocra e puntiformemente sparpagliato in un' ansa, che in lui  suscitava sospetti che quasi erano certezze.

Senonchè il vento che il tutto faceva volitare appresso e poi cadere via, nel suo perscrutare quel telo per minuti e minuti, in apprensione, lo tranquillizzava che si trattava piuttosto di gusci di sementi, e di detriti di saggina, che il vento stesso aveva sospinto di sotto e sopra il lenzuolo dal suo balcone.

Erano già oramai quasi le sette di sera, difficilmente gli uccellini avrebbero fatto ritorno, per il giorno restante poteva supporre eluso il pericolo, e intanto andarsene al supermercato  vicino per l'acquisto degli yogurt che venivano esaurendosi.

Al rientro eccoli ugualmente di ritorno, gli inquilini del piano di sotto, nel loro daffare reciproco da cui ogni altro restava precluso in quanto ugualmente estraneo ed ostico... era risalito, nel riaffacciarsi in cucina intravedendo un volo di uccellini che al suo arrivo si squagliava nel cielo, aveva guardato allora di sotto, ed ecco apparirgli un piccolo filino biango grigio, serpentiforme, in un aloncino liquido intorno e che non dava tracce di sparpagliarsi o di scorrere in moto, che non gli lasciava dubbio che nel frattempo, l'irrimediabile era avvenuto.

Ed egli aveva accusato il soprassalto di non poterci più fare niente oramai, di fronte all'evidenza del danno che i suoi volatili avevano arrecato e avrebbero potuto ancora arrecare ad altri.

Potrebbe far finta di niente , si dice, risistemare la ciotola in un angolo che sia nascosto alla vista dal pianerottolo, e immagina pur anche di porre un telo sotto i fili dei panni, sospeso con i più vari accorgimenti, quando sa benissimo che deve pur cedere, senza più scampo, ai regolamenti della vita condominiale che parlano chiaro... 

La loro intolleranza non recederebbe comunque, troverebbe nuovi pretesti, e già ha ragione più che valide, a norma di regolamento, per ingiungergli di togliere il cibo che pone sul balcone...

Quando manca ogni spirito di comprensione, e l'insopportazione trova appiglio oggettivo inoppugnabile, sa bene, per esperienza di vita, che dilungare i termini è solo rendere più gravosa la resa.

Accamperebbero ugualmente ragioni estetiche e d'igiene, si dice, a loro altro non importa che non faccia in alcun modo sporco e rumore, che non li disturbi il fatto ch'io esista...

" Dopo di che, rilegge il biglietto, la faccio chiamare dal geometra Fancelli..."

Ad altri, non a lui, può essere possibile profittare o agire di furbizia, accusare il solito piccione di passaggio...

Eppoi, se gli hanno agito contro fin dall'inizio, pur intravedendo quel che non potevano intravedere, dei piccioni ove non s'avventurano che i soliti quattro suoi passerottini, e prima ancora che potessero arrecare qualche benchè minimo danno, neanche tre giorni dopo che i ponteggi erano stati tolti dai davanzali ingombri, per restaurarli, hanno chi ha occhi per loro, con chi agiscono d' intesa...

Avrebbe voluto inizialmente, come la prima volta, reagire per iscritto, accusandoli di disumanità, ancora illuso di toccarli in qualche modo così, aveva approntato anche il biglietto: 

"

Invece, nella pioggia, eccolo lì, che benchè a differenza di lui siano loro andati nel fine settimana in vacanza, e di sotto non sia steso che uno straccio, anzichè profittarne per differire i termini ultimativi, per ancora una proroga di conforto a se e all'uccellino dei loro voli,  già scopa dal balcone ogni lascito della decorticazione animale, ripone la ciotola e quanto resta in un angolo riposto, perchè gli uccellini che ancora ritornano e subito ora ripartono, finendone i semi pongano termine essi stessi alla ragione di ogni volo ulteriore.

Confortandosi che così non arrecheranno più lo sporco che lasciano, le loro feci che si mescolano al liquame fangoso, e  che tanto teme possano trasmettere dei virus al suo uccellino, ora più igienicamente monotono e solo nella sua sempiterna gabbia.

E il cielo che incombe livido di un'interminabile pioggia, ha il livore contro se volto della viltà remissiva di cui si accusa, della interminabile ferocia umana cui è succube comunque egli agisca.

" Mostri, mostri, egli geme, di cui sono pur sempre l'esecutore zelante. Mostri di cui mi è cara solo la morte, per la cui vita e i cui patimenti non sento più niente di niente, di cui la vita ha meno valore anche di quella di un moscerino da vino.

I miei passerotti, che discaccio, ignorano che sia il male e il fetido odio, che con la morte loro, quei miei consimili, inspirano ed espirano costantemente, in ogni instante di lucidità consapevole e inconsapevole che sia...., da quel verminaio che è il loro nido familiare, in quel groviglio putrido di menzogne e di mistificazione, che è ogni loro sentimento ed interesse... E di fronte alla loro legge, alla mia legge di uomo,guai se su di loro mi attento, se per difendere l'esistenza innocente animale., anche solo in qualche modo limito le loro squallide vite...."

Ma il pensionato Giovanni è vecchio e riguardoso e "un gentile signore, " come a lui si sono rivolti in quel loro biglietto.

E appresso alla gabbia, reduce dall'avere votato ancora una volta per il partito del lavoro ed essersene già dimenticato, intento ad ascoltare con le arie di operetta il canto del suo uccellino, torna a sperare solo che la morte sia benefica a entrambi, lasciandogli solo lunga vita e quanta vita gli basta, non un istante oltre di sopravvivenza, a che accudisca fino alla sua ultima nota il suo bambino-uccellino.                

Che pigola e invoca sempre più invano, le amiche presenze oltre i vetri nella sera incipiente.

 

 

 

Solo

 

Ora, da che ha ceduto e consentito allo sgombero del suo balcone, il signor Giovanni lo si può vedere seduto presso la ringhiera sempre più spesso, che con lo sguardo insegue nei voli questo o quel passerottino, chiedendosi se sia questo o quell' altro piccolo stormo, la torma dei tre piccoli amici che ha perduto con il suo uccellino, o quello che ancora a sera si attarda nel raggiungere l'albero, il passerottino che si distaccava dagli altri per dialogare a tu per tu con il suo canarino in gabbia dalla ringhiera di fronte, raggiungendolo sparuto, anche quando il balcone per giorni e giorni è rimasto deserto di grani.

 

 

Bambini e bambine

 

Bambini e sue bambine: gli uccellini e le pianticine di basilico.

 

 

 

 

 

lalie

 

Sulle zanzare

 L'altro giorno con il mio bell' uccellino, come il pensionato Giovanni, mi sono messo a discorre come lui mi intendesse, ciacolandogli in veneto sulle zanzare da cui il velo di tulle dovrebbe proteggerlo.

E così gli venivo ciacolando, il suo amabile capino che mi fissava quietamente come stranito e intento:

"Ti te me poo domandar, bel uselin, che la se mai chela nivoleta, che la va e la vien che te meto intorno, e che te infastidise la visual.

Vedi, uselin , mio bel uselin , gh'é de le bestioline che le vola come ti, più picolete, che le se asetate de sangue, le nimalete, ih, e quando le vede il bel uselin , no le dise come il sotoscrito che tanto te fa paura: " Caro che bel uselin, che il cielo lo benedisa. se tanto belo che lo poso neanche sfiorar quel angioleto beo, no, le ghe guarda le sampine pervase de sangue e le dise invece avide: Mo guarda guarda che bele sampine da ciuciarghe il sangue, ciucia ciucia più che te poi, che l' è tuta grasia saporita...."

E cussì le nimalete le ciucia le ciucia al me bel uselin, che lu neanche intanto se ne acorse , gnanca le vede le diavolese, ma dopo, ih l' beluselin come el se grata e grata con il suo becheto...

E grata grata l me amorin eco che cussì l' s'infeta, e po quel che po suceder dopo, gnanca l' ghe vo dir, non solo pensar".

E intanto come al pensionato Giovanni le lacrime cominciavano a scendermi, al cospetto del mio bel uccellino che seguitava a fissarmi inalterato e quieto.  

 

 

Piccolino

 

E ieri sera ( 1/7/95) sono finito in lacrime di fronte al mio bell' uccellino, sfinito dal travaglio dopo una domenica di vicissitudini casalinghe, della cura con cui ho ripulito e insabbiato di nuovo il fondo della sua gabbia, quando la sua stessa piccolezza che lo fa tanto vezzoso ( grazioso e bello), il mio canarino, mi è balenata come la stessa ragion d'essere della sua mortalità precoce:

" Caro il mio piccolino, dicendogli, che proprio perchè non è grande e grosso (e stupidone) e rozzo come un pachiderma, per quanto sia resistente e sano, tra dieci anni al più ..."

E scrutavo il suo capetto ignaro, i puntolini vivaci e lucenti dei suoi occhi indaganti, mentre sentivo di non avere alcuna forza per saper affrontare e sopravvivere alla sua morte, e asciugandomi il pianto e ridiscendendo a depositare il pattume, nell' aprire la porta mi facevo animo ripetendomi che farlo vivere al meglio e più a lungo, con ogni agio e piacere, è tutto quanto mi era dato di fare di possibile per lui.

Intanto che lo strazio di dovermi separare da lui, se vado via, di doverlo affidare alle mani pur dedite e attente di mia madre, che non possono avere purtuttavia, per esso, le innumerevoli attenzioni che mi detta ed ispira l' amore per l'uccellino bello, dava il colpo di grazia definitivo ai miei vaghi intenti di recarmi in Libia, dopo che a estraniarmi e distanziarmi da tale intento, incrementando le mie apprensioni sul trattamento che a me singolo, e turista, ed italiano, possono riservare le autorità libiche, già era intercorso il diffuso rifiuto oppostomi nel pomeriggio, dai vari vu cumprà marocchini a trascrivere in arabo le mie generalità entro il timbro bilingue, indispensabile, che ho ritirato per l' espatrio in Libia presso la Questura di Milano.  

Benchè ripetessi loro che non si trattava che della trascrizione in arabo dei dati in Italiano della prima pagina del mio passaporto, che se fosse vietata la compilazione del timbro non si capiva perchè la Questura me l'avesse rilasciato in bianco,

non potevo che prendere atto del loro rifiuto, motivato da quanto di sacrale e intoccabile può essere per un extracomunitario un passaporto in regola, anche per la diffidenza e l' apprensione che risorgeva in me come già si manifestava radicata in loro, su come la bastianità contraria delle autorità libiche avrebbe potuto avvalersi di ogni minima irregolarità di cui fosse traccia magari in quel timbro, per trattenermi o respingermi come a loro più interessasse o fosse l' (d)'umore di agire.

Scaricato indi il pattume, ma prima di uscire poi a a spasso per il centro, quand' era già sera, sono ritornato in cortile nei pressi del cadaverino di quell' uccellino che avevo scoperto ieri mattina, la sua esile carcassa già pullulata d'insetti e ridotta all' ossame, le povere piume scarruffate in ali informi, il capino senza più sembiante.

Chissà mi sono detto, che non sia uno di quegli stessi passerottini che dalle fronde dell' albero, nel cortile adiacente, veniva a posarsi sul mio balcone a beccare il seme sparsovi, forse quello stesso che indugiava a intentare di cinguettare con il mio canarino, o che mi svolava tra la menta e la salvia..."

E il gatto condominiaale, il probabile uccisore, unanimemente vezzeggiato e accudito, si aggirava intorno per ripulirlo ancora di più.

Oggi vedrò, come scenderò per le spese,  se mi è dato modo di recuperarne i resti e seppellirlo in un angolo di terra.    Intanto stamane, con  indugi forzosi, non mi sono recato a Milano per consegnare i moduli e farmi compilare il timbro bilingue presso il Consolato Libico.

Mi sono concesso ancora una pausa di riflessione, per non dire piuttosto di affossamento di ogni intento di viaggio.

Certo, se faccio conto sulla retribuzione dei corsi di recupero che non mi è stata ancora messa in pagamento, sui miseri indennizzi previsti dal nuovo contratto per la scuola,  per recuperare di quanto disavanza il mio stipendio rispetto all' inflazione, ma anche così, non faccio che sanare e turare le falle pregresse, e poi?

Se intendo visitare vestigia tardo-romane, posso pur sempre orientarmi in extremis all' ultimo, se ne ritrovo i soldi, per l' Estremadura ed Evora con destinazione Lisbona, di Pessoa e ora Wim Wenders,  e ritornare per la via lattea di Santiago de Compostela, Burgos e Leon...Intanto me ne sto a scrivere in pace e delizia in compagnia del mio bell' uccellino, presso il quale ritorno e mio Dio svento l'insidia che soffocandolo, poteva per lui costituire un brano di carta igienica che lui è venuto compattando, di quella che ho usato ieri sera proprio per pulirgli e igienizzare la gabbia.

Che se fossi partito, chissà che poteva cagionarli, ora mi vengo inquietando,  (quel)l' incauto lascito ieri sera della mia dedizione stremata.     

 

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