IL pensionato Giovanni e l'uccellino

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fatalità inesorabili

 

3 luglio 1995

 

La fatalità tragica che poteva consistere in quella pallottolina di carta che mi è sfuggita a un accertamento , ieri sera, benchè già l' uccellino l' avessi visto e distolto da un' altra sua pallottolina, mi richiama la logica terribile che è incombente su ogni mio atto per salvaguardarlo e assicurarlo, in cui può insidiarsi ogni giorno la sua fine.

Cui è appesa amche la mia, poichè solo l'idea dello sconvolgimento tremendo in cui getterei alora mia madre, il cui dono dell' uccellino si sarebbe rivelato l' insidia fatale della mia vita, può trattenermi nel vivere oltre, non già la consapevolezza di certo di quale possa essere il talento di cui tronchere gli esiti, o l' aspirazione a seguitare a leggere e viaggiare e ascoltare musica e vedere quadri o monumenti formandomi e ancora crescendo, tanto mi è in odio ogni proficuità e lascito civile, tanto me ne infischio di tutto ciò che posso lasciare agli altri miei simili in eredità di forme e di affetti, che non sia la testimonianza della mia predilezione su ogni altro e su tutto del mio bell'uccellino e della sua genia volatile, con il corredo delle mie pianticine figliolette.

E come la carta od ogni altra sostanza chimica della igiene della sua gabbia, è la stessa instabilità di questa negli spazi irrimediabilmente angusti della mia costipazione domestica, l'insidia che avverto con sconforto come sia presente in ogni movimento con cui l' accudisco, come ieri sera, stremato di stanchezza, ho avvertito (accusato) constatato quando perchè perdessi il controllo dei miei gesti, è bastato l' involarsi tra la gabbia e la porta-finestra di quel coleottero; per risospingere il quale oltre i vetri, ho lasciato incustodito lo sportellino aperto e ho volto incautamente le spalle alla gabbia e al suo piano instabile d' appoggio.

Come può essere la stessa mia ritrosia a partire e ad affidarlo a mia madre, la causa invece della sventura che mi accomuni al mio uccellino.

Tutto ciò ha implicazioni sull' andamento della trama della stessa fiction del pensionato Giovanni, poichè solo se la fine morte del suo ( oh, non mio e invece del mio) uccellino è cagionata da una fatalità così dialettica, è forse preferibile a rigor di logica l'ordine narrativo reale.

 

" Mio dio è stato un pezzo di carta che lo ha soffocato, un resto della carta igienica che ho usato ieri sera per pulirgli la gabbia.

Se solo non fossi partito... Ma che farci.

L'ho già seppellito in un vasetto di terra"

La mia immaginazione è così immaginativa, che come mi basta evocare il solo sospetto che uno mi agisca contro per odiarlo accanitamente, così mi è bastato evocare questo scambio al telefono di battute in cui ne comunicavo la fine a mia madre, forse così pacatamente rassegnato per celarle ogni intento di un successivo suicidio, perchè per me fosse tragicamente già morto l' uccellino mio caro, che invece sta bellamente mangiucchiando il suo pastoncino, canticchia e indenne svolicchia, il suo trillino che si ingrossa e fa le prove del canto.           

 

 

Incanto

 

Che incanto, sento la vita, eppure anche solo quella pallottolina di carta, un niente, togliendo al vita al mio caro uccellino può tramutarne l' incanto in orrore sinistro.

Ed io sono incantato e pur pronto all'atto estremo, come e appena l' estasi si muti, a un mio rientro e al rinvenimento, nella discoperta dell' atrocità che mi schianti.

Posso essere più apparentemente forte e più realmente debole di così?

 

 

 

 

 

 

Eureka

 

Penso bene di togliere ogni coscienza giustizialista oltraggiata in Giovanni, qualsiasi vicenda pensionistica rivelatrice .

Sarebbe un detrimento letterario, a felicitazione delle aspettative semplificatorie e strumentali politiche, di destra o progressiste che siano.

Non scrivere mai, ricordatelo bene, ciò che da te si attende la "coscienza civile" del paese.

Sia Nabokov in questo il tuo nume tutelare. 

 

 

Esordio. Sinopia

 

Il signor Giovanni, il nostro personaggio,  da pochi mesi è finalmente può dirsi in pensione, al termine di una dimessa vita lavorativa, quale impiegato di concetto, all' ufficio tributario della amministrazione comunale del suo paese, una cittadina lungo il corso del Pò tra Emilia e Lombardia.

E' a questo che si deve il fatto che tutti lo conoscano nel vicinariato per questo che si può dire tutti lo conoscano nel vicinariato, e ch' egli non è familiare solo ai coinquilini del suo condominio popolare, dove vive da decenni nello stesso appartamentino in affitto, di una sua fama in paese che si è accresciuta benchè egli abbia  assunto un'esistenza sempre più riservata di singolo.

Al vederlo passare, ma talmente nel tempo s' è in essa intristito e fatto tetro, che non fosse per gli abiti indosso che salvaguarda con cura, lo si direbbe all' aspetto un derelitto, un  vagabondo cui ogni giorno ulteriore sia d'avanzo.

Eppure come ti ravvisa, può dirlo chiunque, non mancava mai di salutarti deferente, finanche intimidito, nei suoi modi, benchè ai più non ispiri affatto avversione o malevolenza, ma una naturale simpatia che non trova tuttavia, nell' anziano signore, alcuna corrispondenza a familiarizzare davvero.

" E' tanto cortese e gentile quanto è distante e negato ai sentimenti. Se non scostante " di lui si dice.

E anche le persone più prossime, la sua stessa sorella, ribadiscono( avvaloravano) e rinforzano nei loro discorsi tale idea dell' uomo.

La sorella:" Quant' era espansivo da bambino, si è fatto da uomo un egoista senza propensioni sentimentali. Chiuso sempre tra quelle sue quattro pareti."

E l'anziana cugina:

" Sono anni che lo invito inutilmente a venirmi a trovare. Ah, lui si ripromette, interpellato. Ma che si sia fatto vedere una volta ch'è una volta?".

Eppure non si può dire che non fosse stato un uomo attraente, che se si fosse dato da fare...

Solo che sembra che la famiglia, i figli, siano una causa a cui si fosse o si sentisse negato, una prospettiva che si é era precluso ed ha escluso da sempre.

E per che cosa? Se di amici non ha che i pochi che gli sono rimasti tali fin dalla scuola, i pochi che hanno seguitato a provarne pietà, nonostante egli mostri fastidio e disdegno di freddi nei modi ogni commiserazione di se stesso.

E' che per metter sù famiglia occorre comunque una propensione al sesso e a generare, ed in lui, chi avesse un endoscopio atto a sondarne l' animo, avrebbe modo di scoprire che il sesso, cui adolescente, entrando di sorpresa nella loro stanza, aveva colto intenti e celarsi confusi i suoi genitori, gli si è fissato anche a quella vista come una attrattiva, pur sempre, ma  che lascia il seguito di una vergogna animale più che la memoria di chissà che piacere, e così come la sorella più anziana si era ostinata a viverlo dopo la separazione dal marito, si è mortificato per lui in un' illusione penosa che in lei sia fosse sopravvissuta a ogni sorta di intelligenza, più che di decoro.

Egli di profilo, di fronte, o di spalle, vedendosi in uno specchio comunque come l'uno che non si farà mai due.

E il celibato solitario gli è parso fin da che era giovane un destino così connaturato a se stesso, che non è di questo che in vita può aver disperato, nel suo passato.

Piuttosto, aveva cercato di preservarsi ben tenuto come scapolo, di non inflaccidirsi obeso e torpido come certi zitelli di paese, lustri e panciuti come degli orci da vino.

Il sesso, quando l'aveva praticato, lo aveva consumato con discrezione e in silenzio con questa o quella donna occasionale.

E con loro non aveva voluto ed ottenuto che l'abiezione nel rapporto.

E credeva per questo, disincantato, di non avere mire di purezza.

E s' è persuaso radicato nella credenza che s'egli nella vita s' è perso ed é rimasto anonimo e oscuro, rispetto a quanto nemmeno più ricorda di avere ha vagheggiasto per sè in gioventù, come ogni giovane, ed una volta vinto quel concorso, aveva lasciati interrotti gli studi per seguitare a vivere di un' attività più modestamente impiegatizia, e non era stato più capace di darsi una sorte e una vita migliore, sia stato per un' aridità interna, d'affetti, che in nessun rapporto, che aveva considerato intentato, aveva conosciuto possibilità di rimedio, per una desolazione mortificante  talmente sconfortata e incapace di dare credito o avvalorare, di conati di slancio o propensione,  che neanche con i migliori fra gli uomini, che avesse incontrato, neanche con le più sensibili e sollecite donne in cui avesse ispirato simpatia, o pur anche affetto, aveva potuto ritenere fosse possibile l' assunto di una vita di amicizia o di amore da vivere insieme, una reale condivisione di valori e di sentire, una comunità di intenti e di scelte di vita.

E per quanto avesse segretamente perseguito l' intento di emergere scrivendo, egli sapeva infatti pur scrivere bene, e non essere solo calligraficamente così notarile quale risultava negli atti, alla prova dei fatti era stato incapace di farsi valere anche solo come corrispondente locale del giornale di provincia, di acquisire alcuna fama o rilievo di stima, per quanto di modesto ambito, perchè ogni volta che si era posto anche solo di fronte all' esigenza di acquisire credito ed ascolto, aveva seguitato a inibirlo il fatto che gli altri, generalmente intesi, pur usando con essi le estreme forme di cortesia e riguardo, occorresse per questo usarli con tutta l'indelicata intrusione, e assenza di scrupoli, cui solo il disprezzo e l' avversione ai quali più naturali, cui si ricusava nonostante tutto, nonostante ogni evidenza, ritiene tuttora che possano renderci atti senza fallire.

E si può, si chiedeva, destinarsi nella espressione della propria vita più intima e segreta, a chi pur si senta nell' intimo, proprio malgrado, di sprezzare tanto come proprio pubblico reale? Ed egli stesso come avrebbe potuto comportarsi altrimenti, che loro, nei suoi anonimi riguardi che pretendevano di essere finalmente la rivelazionedi una rarità di riguardo?

Era dunque perchè sentiva in se l' identica feccia che lo disgustava ammorbava negli altri, pur se negli altri ciò che gli era intollerabile era per lo più ovvietà mondana, o convivenza con ii suoi risvolti pur socialmente piacevolei o convenientei, che

Egli dunque s'era venuto alienando dalla generalità degli uomini, e della vita sociale, più di quanto non avesse inteso protestare o esserne attivamente parte lottare, interessandogli più di estranearsi nella sopravvivenza, che di acuire tale estraneazione in tormentosi conflitti.

E viveva pertanto ritirato e indigente, pur di non esacerbare la sua estraneità in odio ed ostilità diffusa  civile, da cui sentiva, se finiva per esasperarsi, che avrebbe dovuto prima o poi recedere per rassegnarsi.

 Nè aveva o manifestava più alcuna fede religiosa, o politica,

sembrava anzi, oramai,  non concepire più alcuna idea di alcunchè, come se la vita, la realtà sociale e più propriamente umana, alla luce di un'esperienza originaria, più ancora che di un' esperienza fattane, e che le vicissituddini non avevano avuto modo che di ribadirgli, non valessero la pena o alcuno sforzo di pensarci.

Ed anche il suo aggirarsi, e affaccendarsi, sempre e solo per le stanze interne delle casa e le vie interne del paese, sembravano avvalorare il suo senso che l' esistenza non fosse che ordinarietà continua, di cui non era il caso che di assecondare il seguito per consuetudine.

Tanta predisposizione quotidiana al peggio, senza reattività, tanta ovvietà di asservimento all' insignificanza della vita in quanto tale,  suscita in certuni inquietudine più della stessa sua tetraggine, quando la sua apatia ne é la schiarita in un vuoto sguardo di un vuoto agire.

Egli dà allora più che mai da pensare, o da temere.

E si dice che l'avesse pur tentato, quand'era ancor giovane, quando per tre giorni era scomparso, e suo padre si sapeva ch'era era stato convocato all' obitorio.

Qualcuno diceva allora che l'avessero rivisto e ritrovato lungo l' argine golenale, che vi vagolava come sotto l' effetto di pasticche che non avessero sortito che l'effetto di assopirlo.

Poi, su ogni voce e indiscrezione, erano calati il silenzio e le relazioni e il rapportarsi abituali di ogni giorno, il riserbo e il rispetto pur dovuto a chi, pur senza mostrare alcun interesse reale per gli altri, eppure se aveva qualche pratica in corso che riguardava questo o quell' altro in cui si imbatteva per strada, non mancava mai di avvicinarlo per avvertirlo, che pur tuttavia le cose stavano procedendo o per giustificarsi delle lungaggini in corso.

  

Tanto più ora che é in pensione, e che il lavoro non é più per lui un un diversivo del suo vuoto esistenziale, é più impressionante, per chi lo conosca, come non ricerchi divertimenti, o svago alcuno, non manifesti alcuna passione sportiva o ricreativa di sorta, ché a null' altro é possibile coglierlo intento,  che a tramestare e rovistare negli scantinati o in granaio, rimestando in cassettiere, e scaffali, dei vecchi giornali ed anticaglie domestiche, finchè non esce per per oziare trasferendosi divagare da un sottoportico o un caffè all' altro, e ritirarsi prima o poi a sedervicisi in disparte, ordinare il solito bitter e restare a guardare passare la gente, con occhio indifferente sempre più assente e distante.

" Sembra la morte ambulante, capita spesso di sentire dire a qualcuno dei suoi concittadini, al vederlo passare da dietro le insegne di un bar, o dentro questo o quel negozio.

Di fatto, egli è giunto invece nel tempo a disertare ogni discorso o vista di morte, al punto che quando è deceduto suo padre, dieci anni or sono, appena ne ha avuto notizia ha fatto immediatamente le valigie e si è recato non si sapeva dove, per rientrare in paese a funerali già avvenuti.

Nè secondo quanto ne dice la sorella, si è mai recato in cimitero sulla sua tomba, limitandosi a farvi depositare dei mazzi di fiori dalla sorella.

Costei non ha mai voluto con lui affrontare la questione, per quanto più che sorpresa, ne fosse rimasta profondamente indisposta.

Temeva così di scatenare le sue reazioni più penose di difesa, di un egoismo umano così arido e vuoto, che una volta messo in crisi nei suoi equilibri di riguardo e prudenza sociale, chissà quale miseria interiore del fratello avrebbe potuto disostruire...

Tale sua condotta ha particolarmente impressionato sfavorevolmente, perchè è stata l'unica sua mancanza che abbia commesso, di una certa risonanza , verso le forme del rispetto dovuto a ogni altro, tanto più deplorevole se nega a un padre ciò che è dovuto anche a un nemico.

E a dire il vero anche al caffè, se si mette a leggere in disparte il giornale, termina anche solo di sfogliarne le pagine, come perviene agli annunci mortuari.

I telegrammi quelli sì, li invia puntualmente per ogni decesso di ogni persona di sua conoscenza o che ne sia stato un congiunto.

Ma come in paese si venga a sapere di questo o di quello, che pur se seguita a svolgere regolarmente ogni cosa, un cancro o qualche altra malattia lo approssima alla morte, per il nostro Giovanni questo o quello già si annulla nella sua esistenza, e se non vi è necessitato evita in ogni modo di incontrarlo, deviando il suo cammino se lo vede avvicinarsi o finirebbe altrimenti per passarvi nei paraggi.

Ciò ha una singolare corrispondenza anche con il suo modo di preservarsi inaccessibile agli altri.

Sulla sua porta e al campanello non ha voluto mai mettere un etichetta o una targa con il proprio nome.

E nonostante le insistenze della sorella e dei parenti, egli seguita (inoltre) a non volere nemmeno impiantare il telefono, benchè gli si ripeta quanto gli possa servire in caso di malore, tanto più ora che non è più un giovane.

Quasi che tale insistenza potesse allertarlo, quand' egli  è tutta una vita che viene evitando, quanto più può, di ricorrere agli altri e di averne bisogno, e preferisce piuttosto tenersi disagi e malanni e situazioni di rischio, che per ovviarvi avere a fare affidamento nel prossimo, e, a quanto é dato intendere del suo orientamento di vita, così vivere nello stento ritirato e indigente, pur di non avere a esasperarsi, sconciandosi, in una fittura atroce, a inefficienze o incuria o esosità di importi pretese richieste per le prestazioni richieste avute, se si fosse affidato a pubblici servizi o a un profesionista o un tecnico,  si tratti dell'idraulico o del servizio sanitario,  ed esacerbare in astio sociale che a nulla varrebbe sarebbe (avrebbe) valso, la sua estraneità che ha aveva assunto come un tegumento protettivo  e cautelare preventivo. 

 

 

Sulla sua esistenza appartata così non pesano tanto tragiche esperienze particolari, quanto le ragioni stesse del riguardo che impone agli altri per la sua discrezione rispettosa.

Nè a ha potuto più di tanto tanta sua solitudine schiva, poteva

indurlo l' irrisione che alle sue spalle non poteva non cogliere, specialmente nei giovani, per la sua "gentilezza" finanche intimidita, la sospettosità e la diffidenza diffusa sulla sua reale natura del suo sentire, nonostante unanime fosse l' apprezzamento per la sua cordialità compita e corretta e sollecita,  ogniqualvolta si doveva fare a lui ricorso sollecitarlo dietro lo sportello del' Ufficio di anagrafe.

 

 

 

*Esordio

 

Il signor Giovanni, il nostro personaggio, da pochi mesi è infine finalmente può dirsi in pensione, al termine di una grigia dimessa vita lavorativa, quale impiegato di concetto, all' ufficio tributario della amministrazione comunale del suo paese, una cittadina lungo il corso del Pò tra Emilia e Lombardia.

E' a questo che si deve il fatto che tutti lo conoscano nel vicinariato per questo che si può dire tutti lo conoscano nel vicinariato, e ch' egli non è familiare solo ai coinquilini del suo condominio popolare, dove vive da decenni nello stesso appartamentino in affitto, di una sua fama in paese che si è accresciuta benchè egli abbia  assunto un'esistenza sempre più riservata di singolo.

Ma la cessazione della sua attività impiegatizia e tutto il tempo di cui ora più liberamentedispone , sembrano avere più ancora gravemente incupito, anzichè lenito,  l' aspetto esteriore depresso della afflizione di con cui ha recinto isolandola dagli altri la sua vita solitaria, e talmente nel tempo s' è in essa intristito e fatto ancora più tetro, lasciato il lavoro, che al vederlo passare, non fosse per gli abiti indosso che salvaguarda con cura, lo si direbbe all' aspetto un derelitto, un  vagabondo cui ogni giorno ulteriore sia d'avanzo.

Eppure come ti ravvisa, può dirlo chiunque, non manca mai di salutarti deferente, finanche come intimidito, nei suoi modi, benchè ai più non ispiri alcuna avversione o malevolenza, ma una naturale simpatia che non trova tuttavia, nell' anziano signore, per il ritrarsi con un che  sgomento, ad ogni approccio reale, non trova il riscontro di alcuna corrispondenza a familiarizzare davvero.

" E' tanto cortese e gentile quanto è distante e negato ai sentimenti. Se non scostante " di lui si dice infatti.

E anche le persone più prossime, la sua stessa sorella, ribadiscono( avvaloravano) e rinforzano nei loro discorsi tale idea dell' uomo.

La sorella:" Quant' era espansivo da bambino, si è fatto da uomo un egoista senza propensioni sentimentali. Chiuso sempre tra quelle sue quattro pareti."

E l'anziana cugina:

" Sono anni che lo invito inutilmente a venirmi a trovare. Ah, lui si ripromette, interpellato. Ma che si sia fatto vedere una volta ch'è una volta?".

Eppure non si può dire che non fosse stato un uomo attraente, che anzi, se si fosse dato da fare...

Solo che sembra che la famiglia, i figli, siano una causa a cui fin da giovane si fosse o si sentisse negato, una prospettiva che si é era precluso ed ha escluso da sempre.

E per che cosa? Se di amici non ha che i pochi che gli sono rimasti tali fin dalla scuola, i pochi che hanno seguitato a provarne pietà, o pena, nonostante egli mostri fastidio e rifugga anche disdegno di freddi nei modi anche il solo accenno ogni commiserazione di se stesso. di commiserazione propria o altrui.

E' che per metter sù famiglia occorre comunque una propensione o un attitudine al sesso e a generare, un amor proprio e un convincimento in se stesso, che induca a credere che una donna abbia qualche ragione di ricercarti e di amarti, se ti desidera e ti vuole, ma in lui, chi avesse un endoscopio atto a sondarne l' animo, avrebbe modo di scoprire che il sesso, cui adolescente, entrando di sorpresa nella loro stanza, aveva colto intenti e celarsi confusi sotto le coltri i suoi genitori, gli si è fissato anche a quella vista come una attrattiva viva e impellente, pur sempre, ma il cui sfogo o soddisfacimento lasci il seguito di una vergogna animale più che la memoria di chissà che piacere, e così come il sesso la sorella più anziana si era ostinata a viverlo dopo la separazione dal marito, si è mortificato in un impulso penoso che in lei fosse  fosse sopravvissuto a ogni sorta di intelligenza, più che di decoro.

E se solo una donna , e ve ne era stata più di una, gli avesse dato motivo di supporre che era a lui interessata, egli ne aveva una sorta di repulsione, se non di orrore, come se l'attrazione che in quella suo malgrado aveva suscitato, fosse uno stato di alienazione e un cedimento della donna per lui intollerabile, talmente, per ciò che di arido e vuoto e di inetto e di indisponibile a ogni sorta di dedizione sentiva di essere, l' identificarlo con un uomo atto di essere sposo e padre lo lasciava sgomento.

E la freddezza con cui si atteggiava nei riguardi della donna come ne aveva il sospetto di interessarle , il suo non sguardo ai limiti più taglienti della crudeltà, sapeva dissuaderla all' istante, se vi era propensione, senza che occorressero bisogno alcuno di spiegazioni a parole.       

Egli di profilo, di fronte, o di spalle, vedendosi in un suo specchio mentale, fin da giovane, comunque come l'uno che non si farà mai due.

Sicchè il celibato solitario gli è parso fin da allora un destino così connaturato a se stesso, che non è di questo che in vita può aver disperato, nel suo passato.

Piuttosto, aveva cercato di preservarsi ben tenuto come scapolo, di non inflaccidirsi obeso e torpido come certi zitelli di paese, lustri e panciuti come quei padri cappuccini di cui assumono le forme gli orciuoli di gesso.

Il sesso, quando l'aveva praticato, lo aveva consumato con discrezione e in silenzio solo con questa o quella donna occasionale, alla quale lui fosse del tutto un estraneo.

E con loro non aveva voluto ed ottenuto che l'abiezione nel rapporto.

Credendo per questo, disincantato, di non avere mire di purezza.

E s' è persuaso radicato nella credenza che s'egli nella vita s' è perso ed é rimasto anonimo e oscuro, rispetto a quanto nemmeno più ricorda di avere ha pur vagheggiato per sè in gioventù, come ogni giovane ambisce, ed una volta vinto quel concorso, aveva lasciati interrotti gli studi per seguitare a vivere di un' attività più modestamente impiegatizia, e non era stato più capace di darsi una sorte e una vita migliore, s' è persuaso che tutto questo sia diventato il suo destino, per un ' aridità interna, d'affetti, che in nessun rapporto, che aveva considerato, intentato, aveva supposto conosciuto possibilità di rimedio, per una desolazione mortificante  talmente sconfortata e incapace di dare credito o avvalorare, di conati di slancio o propensione,  che neanche con i migliori fra gli uomini, che avesse incontrato, neanche con le più sensibili e sollecite donne in cui avesse ispirato simpatia, o pur anche affetto, aveva potuto ritenere fosse possibile l' assunto di una vita di amicizia o di amore da vivere insieme, una reale condivisione di valori e di sentire, una comunità di intenti e di scelte di vita.  per una difficoltà interna a qualsiasi rapporto, un venir meno di qualsiasi conato di slancio o propensione, di accreditare come favorevole qualsiasi occasione o circostanza, quale un aiutante qualsiasi interlocutore, che neanche ai migliori fra gli uomini, che avesse potuto incontrare, gli era stato possibile fare ricorso.

E dunque era divenuto incline a farsi schivo anche di qualsiasi amicizia, sembrandogli pura finzione, e mistificazione ingannevole, qualsiasi miraggio di una vita di amicizia o di amore da vivere insieme, una reale condivisione di valori e di sentire, ogni volgere a una comunità di intenti e di scelte di vita.

E per quanto avesse segretamente perseguito lo scopo di emergere scrivendo, quand' era giovane, egli sapeva infatti pur scrivere bene, e non essere solo calligraficamente così notarile quale risultava negli atti, alla prova dei fatti era stato incapace di farsi valere anche solo come corrispondente locale del giornale di provincia, di acquisire alcuna fama o rilievo di stima, per quanto potesse essere di modesto ambito, anche perchè ogni volta che si era posto anche solo di fronte all' esigenza di acquisire credito ed ascolto, aveva seguitato a inibirlo il fatto che gli altri, generalmente intesi, pur nei modi delle estreme forme di cortesia e riguardo, occorresse per questo usarli con tutta l'indelicata intrusione, e assenza di scrupoli, cui solo il disprezzo e l' avversione ai quali più naturali, cui si ricusa tuttora di improntare il suo fare nonostante tutto, nonostante ogni evidenza, tuttora ritiene che possano renderci atti senza fallire.

E si può, ha seguitato a chiedersi, destinarsi nella espressione stessa della propria vita più intima e segreta, a chi pur si senta nell' intimo, proprio malgrado, di sprezzare tanto come proprio pubblico reale? Ed egli stesso come avrebbe potuto comportarsi altrimenti, che loro, nei suoi anonimi riguardi che pretendevano di essere finalmente la rivelazionedi una rarità di riguardo?

Era dunque perchè sentiva in se l' identica feccia che lo disgustava ammorbava negli altri, pur se negli altri ciò che gli era intollerabile era per lo più ovvietà mondana, o convivenza con ii suoi risvolti pur socialmente piacevolei o convenientei, che

Egli dunque pur disdegnando di farsi misantropo, s'era venuto alienando dalla generalità degli uomini, e della vita sociale, sempre più desistendo da ogni sollecitazione  a protestare o esserne attivamente parte lottare, quale che fosse il torto o la privazione subita che potevano indurlo a ciò, interessandogli più di estranearsi nella sopravvivenza, che di indaffararsi nei tormentosi conflitti di chi invano rivendica .

E viveva pertanto ritirato e indigente, pur di non esacerbare la sua estraneità in odio ed ostilità diffusa  civile, da cui sentiva, se finiva per esasperarsi, che avrebbe dovuto prima o poi recedere per rassegnarsi.

 Nè aveva o manifestava più alcuna fede religiosa, o politica,

sembrava anzi, oramai,  non concepire più alcuna idea di alcunchè, come se la vita, la realtà sociale e più propriamente umana, alla luce di un'esperienza originaria, più ancora che di un' esperienza fattane, di un orientamento a priori che le vicissituddini non avevano avuto modo che di ribadirgli, non valessero la pena o alcuno sforzo di pensarci.

Ed anche il suo aggirarsi, e affaccendarsi, sempre e solo per le stanze interne delle casa e le vie interne del paese, tanto più ora che non ha più il suo lavoro, è come se avvalorassero il suo senso che l' esistenza non fosse e non sia più che ordinarietà continua, di cui non era e tanto più  ora non è il caso che di assecondare il seguito per consuetudine.

Tanta predisposizione quotidiana al peggio, senza reattività, tanta ovvietà di asservimento all' insignificanza della vita in quanto tale,  suscita in certuni inquietudine più della stessa sua tetraggine, quando la sua apatia ne é la schiarita in un vuoto sguardo di un vuoto agire.

Egli dà allora più che mai da presagire, o da temere.

E si dice che l'avesse pur tentato, quand'era ancor giovane, quando per tre giorni era scomparso, e suo padre si sapeva ch'era era stato convocato all' obitorio.

Qualcuno diceva allora che l'avessero rivisto e ritrovato lungo l' argine golenale, che vi vagolava come sotto l' effetto di pasticche che non avessero sortito che l'effetto di assopirlo.

Poi, su ogni voce e indiscrezione, erano calati il silenzio e le relazioni e il rapportarsi abituali di ogni giorno, il riserbo e il rispetto pur dovuto a chi, pur senza mostrare alcun interesse reale per gli altri, eppure se aveva qualche pratica in corso che riguardava questo o quell' altro in cui si imbatteva per strada, non mancava mai di avvicinarlo per avvertirlo, e rallegrarlo che pur tuttavia le cose stavano procedendo, o per giustificarsi delle lungaggini in corso, a che se ne facesse una ragione.

  

E tanto più ora che é in pensione, e che il lavoro non é più per lui un diversivo del suo vuoto di fondo, é più impressionante, per chi lo conosca, come si ostini a non ricercare divertimenti, o svago alcuno, non manifesti alcuna passione sportiva o ricreativa di sorta, ché a null' altro é possibile coglierlo intento,  dai vicini, che a tramestare e rovistare negli scantinati o in granaio, rimestando in cassettiere, e scaffali, dei vecchi giornali ed anticaglie domestiche, finchè non esce per per oziare trasferendosi prendere aria, divagare trascinandosi da un sottoportico o un caffè all' altro, e ritirarsi prima o poi a sedervicisi in disparte, ordinare il solito amaro bitter e restare a guardare passare la gente, con occhio indifferente sempre più assente e distante.

" Sembra la morte ambulante, capita spesso di sentire dire a qualcuno dei suoi concittadini, al vederlo passare da dietro le insegne di un bar, o dentro questo o quel negozio.

Di fatto, egli è giunto invece nel tempo a disertare ogni discorso o vista di morte, al punto che quando è deceduto suo padre, dieci anni or sono, appena ne ha avuto notizia ha fatto immediatamente le valigie e si è recato nessuno ha saputo dove, non si sapeva dove, per rientrare in paese a funerali già avvenuti.

Nè secondo quanto ne dice la sorella, si è mai recato in cimitero sulla tomba del padre, limitandosi a farvi depositare dei mazzi di fiori dalla stessa sorella.

Costei non ha mai voluto con lui affrontare la questione, per quanto più che sorpresa, ne fosse rimasta profondamente indisposta.

Temeva così di scatenare le sue reazioni più penose di difesa, di un egoismo umano così arido e vuoto, che una volta messo in crisi nei suoi equilibri di riguardo e prudenza sociale, chissà quale miseria interiore del fratello avrebbe potuto disostruire...

Tale sua condotta ha particolarmente impressionato sfavorevolmente, perchè è stata l'unica sua mancanza che abbia commesso, di una certa risonanza , verso le forme del rispetto dovuto a ogni altro, tanto più deplorevole se nega a un padre ciò che è dovuto anche a un nemico.

E a dire il vero anche al caffè, se si mette a leggere in disparte il giornale, termina anche solo di sfogliarne le pagine, come perviene agli annunci mortuari.

C' è pertanto motivo di credere che non si debba temere un suo "gesto insano", come si dice, poichè non brama affatto la morte come succede di chi ama la vita, nè, tanto gli è insipida e vuota, non si vede quale reiterato inganno o atroce perdita gliela renda insostenibile.

I telegrammi quelli sì, li invia puntualmente per ogni decesso di ogni persona di sua conoscenza o che ne sia stato un congiunto.

Ma come in paese si venga a sapere di qualcuno, che pur se seguita a svolgere regolarmente ogni cosa, un cancro o qualche altra malattia lo approssima alla morte, per il nostro Giovanni colui già si annulla nella sua esistenza, e se non vi è necessitato evita in ogni modo di incontrarlo, deviando il suo cammino se lo vede avvicinarsi, o se finirebbe altrimenti per passarvi nei paraggi.

Ciò ha una singolare corrispondenza anche con il suo modo di preservarsi inaccessibile agli altri.

Sulla sua porta e al campanello non ha voluto mai mettere un etichetta o una targa con il proprio nome.

E nonostante le insistenze della sorella e dei parenti, egli seguita (inoltre) a non volere nemmeno impiantare il telefono, benchè gli si ripeta quanto gli possa servire in caso di malore, tanto più ora che non è più un giovane.

Quasi che tale insistenza potesse allertarlo, quand' egli  è tutta una vita che viene evitando, quanto più può, di ricorrere agli altri e di averne bisogno, e preferisce piuttosto tenersi disagi e malanni e situazioni di rischio, che per ovviarvi avere a fare affidamento nel prossimo, e, a quanto é dato intendere del suo orientamento di vita, così vivere nello stento ritirato e indigente, pur di non avere a esasperarsi, sconciandosi, in una fittura atroce, a inefficienze o incuria o esosità di importi pretese richieste per le prestazioni richieste avute, se si fosse affidato a pubblici servizi o a un profesionista o un tecnico,  si tratti dell'idraulico o del servizio sanitario,  ed esacerbare in astio sociale che a nulla varrebbe sarebbe (avrebbe) valso, la sua estraneità che ha aveva assunto come un tegumento protettivo  e cautelare preventivo. 

 

Eppure, una di queste settimane, a dispetto di ciò che lo stesso Giovanni ritiene di se stesso, qualcosa gli è successo e lo ha perturbato alterato.

Quando tra le altre fotografie,  all'interno della scatola di dolciumi che le conteneva in un suo armadio, la sua anziana sua madre, ch' era da lui in visita, ha prescelto e gli ha porto quella sua immagine di lui piccolino, a sette, otto anni, e chi lo sa più, un sommovimento lo ha riscosso: fra i campi gli sorrideva come al suo osservatore di allora il più amorevole bambino, il suo sorriso soffuso di delicatezza dolcissima, gli occhi confidenti nella amabile grazia della vita ancora in boccio.

Dio mio, questo ero io?  sono io forse ancora lui? si è istantaneamente subito chiesto, *sconcertato, mentre in un turbine di pensieri, voraginoso, a sua madre cercava di attenuare l'impressione del suo senso di sgomento, nel ricomporre le sue mutazioni successive in altre fotografie.

Come appariva ancora intatto quel bambino, mentre poi, segnalava a sua madre, le immagini immalinconite accusavano che qualcosa e che mai  era successo?

Ma era poi vero, si interoga, che quel faccino di impertinente dolcezza così delicatamente sfumata, allora ignorava ancora il dolore e l'offesa?

Il suo ricordo di lui, in cui eppure quel bambino era ancora superstite nel suo solo intimo (vivo), in virtù del quale lui, e nessun altro, eppure ne era l'a sua allucinata e stranita sopravvivenza adulta, se pur qualcosa di quel piccolo in lui sopravviveva ancora, a immemorabili distanze, di epoche e tempi, era un ricordo di sicure lacrime e di sicure ferite, di cui lui, e nessun altro,  almeno era ( dunque) il custode unico e solo possibile: già allora sapeva del peccato originale, della propria morte certa oltre il verde dei campi e l'erba fresca, della vita, l' estasi del giocare nel cui umidore, è il ricordo confuso di ciò ch'era allora la sua interminabile felicità pomeridiana, in di quegli anni immemoriali senza tempo, già aveva visto suo padre fare piangere sua madre a pugni e schiaffi, e si era avvertito un peso noioso per sua sorella e le sue amiche, un essere soprannominato ridicolmente da compagni e da adulti, afflitto, nerastramente, del timor di Dio da preti e donne di chiesa, e come in quegli occhi di confidente innocenza divertita, senza alcun senso di peccato alcuno, come si erano impresse le forme di caldi seni femminili, e sempre senza alcun senso di offesa e di peccato, quelle labbra soffuse nella foto del più deliziato sorriso di inerme dolcezza, si erano accostate ai volti di altri bambini e bambine per baciarli indiscriminatamente...

Ma in quel sembiante ridente, e confidente, non ne restava nulla di quelle angosce, come si prospettasse lo attendesse appare solo la felicità di vivere davanti.

Mio dio, tra se è trasalito (sbiancavo), che ne ho fatto di quel caro bambino, che cosa gli ho consentito, mai, di divenire e di vivere di ciò che sognava allora?... Che ne è più stato di lui in quest' Io me stesso....

in me, io, io che ne ho fatto solo un abietto nella mia vita sessuale, io che l'ho lasciato un tempo discendere negli abissi più atroci della disperazione, che non gli ho risparmiato l'incrudelimento contro ogni più sacro legame nell'inferno degli stupefacenti, per non riaffacciarmi più al dolore del conscio, io, io che ho cercato di porre termine ai suoi giorni...

poi per anni e anni caro piccolo, delicatamente ridente, ammarandoti nelle secche inerti di lunazioni depresse, arresomi arrendendomi alla mia incapacità di farmi e di farti valere, sicchè a sessant'anni e più passa nessuno ancora sa che io abbia  scritto, quando tu già allora, tra nuvole e campi, sognavi di divenire o un filosofo o un poeta.

E (non ho vinto e) ho solo perso nella vita, e ho subito tutte le le invalidazioni umilianti che già allora pativi per la tua prodigiosità a scuola, o per i modi effeminati che assimilavi, sicchè sono pressocchè un fallimento d'uomo invalido sociale, un inetto a ogni necessità meccanica, che non ti ha dato nonchè una compagna o una famiglia, la capacità di guidare un mezzo o di saper utilizzare alcun utensile.alcun calore d'affetto o di stima affettuosa.

Mentre la domanda che ha seguitato a sconvolgerlo, nel senso di se stesso così perturbato* è quale sia il rapporto in cui rimane, con quell'essere bambino che gli sorride immutevolmente in quell'effige.

Come può dire di essere ancora in alcunche quel bambino? Non è vero, piuttosto, che l' immagine di quel piccolo che ogni volta che lo guarda in fotografia gli sorride ancora, è tutto ciò che resta dell'essere scomparso che lui costituiva quando era ancora bambino? Dal quale è diventato un altro interminabilmente innumerevoli volte, quanto interminabilmente quante sono le volte che si è tramutato nella sua costituzione fisica o nella sua interiorità, o quante sono le epoche che ho vissuto e che sono intercorse? Per poi cadaverizzarsi fissarsi nel suo rigore di morte anticipato .."Oh, tu eri per davvero un grande bambino, dice per lui è il caso di dire a quel volto che lo guarda, ed io per quanto sia un altro, eppure ho ancora vagamente i tuoi lineamenti, e la mia vita ininterrotta contiene sia pure eppure confusamente certe tue sensazioni ogni tua/o dolore e sensazione, vede ancora ciò che vedevano i tuoi occhi, ricorda quei tuoi eventi, come se ne fossi e in quanto ne sono, solo io, l' unico il solo e superstite custode e testimone, incredibilmente qui e ancora vivo, e vivo proprio della tua stessa morte, caro scomparso, tra gli altri ancora viventi, che con te convissero, per i quali conservo la tua denominazione e identità sociale, appunto come se io, vegliardo, fossi te ancora vivo, che è quanto è ovvio per ogni altro che ti ha conosciuto, mia madre, tua madre, mio padre che ti scattò quella foto finchè fu vivo, mia sorella tua sorella, e tu, che ciononostante, nella foto ancora mi parli, e ancora, me bambino carissimo, mi chiedi conto di che ho fatto dei tuoi giorni, dei tuoi sogni e del tuo "vago avvenir che in mente avevi".... e ti ostini a chiedermi, gentile e ridente, di non perdermi più, di non perderti mai più..."

 

                              Fine capitolo primo.

 

Sulla sua esistenza appartata così non pesano tanto tragiche esperienze particolari, quanto le ragioni stesse del riguardo che impone agli altri per la sua discrezione rispettosa.

Nè a ha potuto più di tanto tanta sua solitudine schiva, poteva

indurlo l' irrisione che alle sue spalle non poteva non cogliere, specialmente nei giovani, per la sua "gentilezza" finanche intimidita, la sospettosità e la diffidenza diffusa sulla sua reale natura del suo sentire, nonostante unanime fosse l' apprezzamento per la sua cordialità compita e corretta e sollecita,  ogniqualvolta si doveva fare a lui ricorso sollecitarlo dietro lo sportello del' Ufficio di anagrafe.

 

 

 

 

 

 

formulazioni- da Brandys

 

In ciò era difficile supporre una sua clandestinità psicologica personale.

 

anche se avessi limitato al massimo le mie modeste esigenze personali

 

 

riguardo delicato e particolare

 

silenzioso rispetto

 

delicata attenzione

 

 

 

 

Oh, dio, dio

 

Oh, dio, dio, che del più delicato e grazioso dei tuoi esseri, hai fatto lo strumento della più implacabile vendetta , che hai tratto a vita e ora a morte questo poverino uccellino, con tanta pena, solo perchè anch'io, come la generalità degli uomini,  non potesssi resistere al tuo allestimento della Vita, e anch'io fossi parte dell' atroce commedia che hai inscenato nel tempo, e mi attaccassi, mi affezionassi, sentissi tutto il dolore di amare ciò che si deve vede morire, e non avessi più scampo al tuo inesorabile inganno, tanta è la pena che mi hai fatto scontare nel divenire un  uomo come tutti gli altri, per la mia colpa di resisterti così indifferente...

E come lo fai penare nell' agonia, perchè soffrendone io sia il trastullo del tutto in tua balia...

 

Ora intendo perchè mi hai messo al mondo, mago di ogni trucco, qual'era il tuo copione di regia, la parte ironica che mi era da te affidata, la tua idea che dovevo inconsapevolmente e mio malgrado realizzare...

 

Eppure in te lui ha avuto il migliore dei padroni possibili.

 

Eppure tu l' hai amato di un amore celestiale quale il più elevato di consimili umani ( più celeste di ogni amore di consimili umani),

 

si dice.

 

E il vento dibatte le tende, e il pianto si raffrena, nel coro celestiale degli uccellini che sopravvivono al suo.

Nel deserto ove oltre lo spezzarsi, l' animo trovi ancora la forza di sopravvivere.

OH, a presto uccellino mio, a presto, che niente è il tempo,

quali e quanti siano gli anni ancora che restano, a presto, mio angelo rivelatore, mio piccolino, mio piccolino...

( mio uccellino bambino e sposino caro...)     

 

 

L' esperienza dei maiali

 

Potrei desumere da Brandys ( " Maiali o uomini, la paura è una sola" Rondò, 166),il trauma della sofferenza universale, derivato dall' esperienza, di quand'ero/a bambino, della tradotta dei maiali per la macellazione.

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