4, Israel

 

Un litigio collettivo

 

Dalle pagine di diario del 5 agosto 1994

 

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Quindi ritornavo  sui miei passi fino alla porta di Sion, pur di vedere il (l'autentico) Cenacolo, dell'ultima Cena di Gesù, del XIV secolo dopo Cristo e in stile gotico; prima ancora di accedervi indugiando al piano sottostante, con dei fedeli islamico-ebraici, presso il cenotafio crociato che è tuttavia (la vera) la tomba di Davide; e seguitavo verso la Camera dell'Olocausto, tra lapidi reali, e sostitutive, le immagini ora indissacrabili di atrocità strazianti: di mucchi di cadaveri affossati od accatastati, di altri ebrei impiccati in serie o appesi con le braccia riverse nei gemiti della tortura, di donne svestite presso il carnaio di morti nel quale (in cui) erano in attesa di lì a poco di finire anch'esse, intanto che l'aguzzino accanto che già ricaricava il colpo, di gemelli allineati in posa remissiva di fronte all'obiettivo(,) (solo poco) prima di essere sottoposti al dottor Mengele; su ognuno di quei volti una resa inerme, oramai incapace anche di odio e di paura.  

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Masada  

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Uscito d'albergo, dopo avere dovuto rieffettuare ancora un cambio presso la porta di Damasco, ho voluto reimmeggermi negli odori e nei clamori forti del quartiere arabo (adiacente), prima di risalire verso la porta di Jaffa per andare a prendere (alla stazione) l'autobus per Masada, cosicchè ho ritardato di parecchio, e sono partito solo alle 10,30.

Mi fischiavano le orecchie come quando l'aereo perde quota, nella discesa verso l'oasi di Gerico e la depressione del Mar Morto, che mi è apparso a lungo solo nella sua desolazione espansione iniziale oltre le spoglie rocce di Giudea, prima che la sua distesa azzurra mi si allargasse tutta alla vista.

Nonostante la natura circostante impervia e infrequentata, eppure la sua assenza di vita non mi ha suscitato alcun senso di desolazione, poichè le sue acque immote soffondevano ai bordi d'una celestialità azzurra evaporante i dirupi scoscesi.

Il litorale arido e spoglio si è infoltito quindi di palme in En Ghedi, prima di sbiancarsi e di farsi profondamente eroso di nuovo, ove le acque del Mar Morto si concludono e si ridistendono in un interterra salmastro, e lo sperone solitario di Masada si profila (imponente). 

All'arrivo, solo dopo essermi abbondantemente ristorato d'acqua ed avere riempito la borraccia ad una fontanella presso la stazione delle cabine teleferiche, ho intrapreso con ansia l'impervia (erta), iperardua (faticosa) (impervia) salita, in una calura già meridiana che mi aggravava il passo, poi al termine dei tornanti rocciosi attardandomi nuovamente, e troppo a lungo, a recuperare l'integrità fisica presso l'accesso agli scavi.

La cui visita richiede un tempo ben superiore alle tre ore scarse che mi rimanevano, benchè le rovine per lo più non siano costituite da rialzi di muri.

A nord, oltre i quartieri degli ufficiali e gli immensi granai eretti da Erode, per accumulare ingenti provviste nel caso di assedio, al di là delle terme che ho percorso sulle colonnine dell'ipocausto del calidario, strabiliante è il vertiginoso palazzo di Erode, nelle sue rovine prominenti sulle tre balze

rocciose sottostanti.

Già il livello intermedio s' inarca sul vuoto nei due colonnati circolari di un tolos ( di un'esedra), sospingendosi ancora più oltre quello inferiore, nelle gallerie e nei colonnati invece di una corte, aperta su di una visione di una grandiosità impervia

e celestiale, ove i dirupi di Giudea scoscendono più diruti, verso l'erosa piana biancastra e le lingue di terra minate tra la vastità del mar Morto, rinserrata più oltre dagli (rappresa più oltre tra gli) ininterrotti speroni rocciosi di Giordania ove sconfina la vista.

Risalendo e ripercorrendo le rovine di Masada sul lato occidentale, vi ricercavo e vi rinvenivo quindi il terrapieno della rampa d'assalto ergendo la quale, alla legione romana di Silva riuscì di aprire la breccia fatale.

" E allora moriamo senza essere schiavi dei nostri nemici. - fu quindi l' esortazionme di Eleazar ben Yar . Usciamo insieme, liberi dalla vita, con le nostre donne e i nostri figli."

( Quindi, come "servendosi di mano altrui", i padri e mariti recidevano la vita delle mogli e dei figli. E i dieci che la sorte arma, sgozzando le loro gole esauste.

Finchè il sorteggiato finale non stermina anch'essi, ed offre alla spada le proprie viscere ingorde di morte.)

Intanto era una lotta contro il tempo, la visita del vasto Palazzo occidentale, delle torri e della mura e dei grandi impianti idrici restanti, lungo i versante meridionale e 

orientale.

Sceso precipitosamente a valle, arrivandovi ciononostante quando era partito anche l'ultimo autobus da Masada per Gerusalemme, trovavo il modo di giungervi ugualmente, (prima di sera,) usufruendo lungo il cammino, su cui mi ero avviato a piedi, di un autobus fino a en Gedi, ove di lì a poco ho trovato la coincidenza per la città.

Il ritorno è seguitato lungo la desolazione militare degli accampamenti e dei fili spinati di confine, delle casematte e degli accasermamenti popolati o distrutti, finchè a uno dei posti di rilevamento, è salito quel militare giovane, e allorchè ci siamo guardati, ci siamo presi paura l'uno dell'altro.

Quindi lui che si è seduto nel sedile della fila accanto, poi lo scatto del suo colpo in canna.

Costernato, più che impaurito, mi sono accucciato presso i vetri.

Poi, con gesti cauti, ho iniziato ad esibirgli ad una ad una le mie suppellettili turistiche ( le suppellettili del mio armamentario turistico), la cartina geografica rovinatasi, con un quaderno per gli appunti, per l'umidore esterno della borraccia.

"What hour is it now?", finchè la tensione non si è allentata e poi rotta quando mi ha chiesto l'ora.

Poi al rientro, nel Quartiere arabo ove ogni bottega e ristorante erano già chiusi per l'intifada, non ritrovavo lungo i vicoli che il lerciume per strada.

 

 

       

 

 

Il 10 agosto

 

( Scritto ad Akko, l'undici agosto)

 Ieri l'altro (stamane), quando uscito dall'hotel *, in cui col sopravvenire di una sicurezza materiale ulteriore mi sono spostato, sono entrato dalla porta di Damasco nella città araba, l'ho ritrovata di nuovo morta, di lunedì, chiuso ogni negozio e ristorante, vuote le vie della loro animazione di venditori e di passanti, delle colorate esposizioni di leccornie e di vestimenti sgargianti, di profumi e voci così acri e vivi.

Per i suoi vicoli deserti ho quindi ripercorso la via Dolorosa sino al Lisotroto per visitarlo, insieme con le rovine superstiti della Torre Antonia, che sorgeva presso il pretorio ove si suppone che il Cristo sia stato giudicato da Pilato, quali li si possono osservare nel Convento di Nostra Signora di Sion, insieme con i resti adiacenti dei fornici dell'arco adrianeo dell'Elia Capitolina, e le sottostanti cisterne dell' epoca di Erode Antipa.

Lo scacco del Golgota non mi è dunque risultato fatale, se sono così ritornato sui luoghi ove la devozione ha realizzato la Passione di Cristo, e già Sabato, benchè sfinito dal rientro a piedi nella Città vecchia dalla Knesset, in assenza degli autobus, ho seguitato il mio cammino ben oltre la porta dei Leoni, risalendo i pendii del Monte degli Ulivi e discendendovi presso la tomba della Vergine e la Grotta del Getsemani.

Ma ne era già chiuso l'ingresso, cosicchè mi sono limitato a guardare dall'esterno entro il recinto della Chiesa delle Nazioni, il frondeggiare degli ulivi che la fede vuole siano i rampolli, di quelli che fisicamente assistettero all'agonia di Cristo, pur se non è che nutra il rimpianto ossessivo, quanto al seguito, di non aver visto, nell'edicola dell'Ascensione, anche l'impronta venerata del piede di Gesù.

Quindi ieri l'altro ( stamattina), dopo avere assunto notizie e desunto patemi all' Olimpyc Airways, per cui già so che il giorno della partenza dovrò comunque mettermi in waiting list all'aeroporto prima delle sette e trenta del mattino,-  in Hillali Street non ho faticato a trovare l'accesso del Museo Nahon dell'arte ebraica italiana: al cui interno, con la sinagoga traspostavi di Conegliano Veneto, tra i preziosi reperti- placche, rimmonim e perroquet dell' Arca Santa, il ( quello) Montefiore il più sontuoso di tutti, gli esornati contratti matrimoniali, - ho potuto rinvenire, e nella guida non se ne faceva alcuna menzione, l'arca e i sedili risalenti al 1543, che furono della Sinagoga della mia città, secondo lo spirito della sua Signoria magnificamente intagliati in volute e girali e coppe rinascimentali, poi trafugati e posti in salvo nella località di Sermide.

Ne sono uscito quando da poco era trascorso mezzogiorno, affrettandomi a prendere arrivare con allora l'autobus che ho preso di fronte alla stazione dei pullmann che passa ai piedi di Har Hazikaron, la distante collina del ricordo, per visitarvi nel primo pomeriggio Yad Vashem, "un monumento e un nome", a memoria e testimonianza interminabile dell' Olocausto.

Nell' Historical Museum, fintantochè al termine non vi ha il sopravvento la trasfigurazione dello sterminio nella fondazione dello Stato d'Israele, quale sua ragione provvidenziale, ciò che oltrepassa la nuda documentazione dell' Olocausto, nella sua rievocazione, ne è la logica consequenziale che vi è immanente senza remissione: l'inflessione senza remissione della logica consequenziale: di separazione, concentramento, annientamento; secondo un decorso di cui le immagini più terrificanti, più piuttosto che quelle dei lager, sono i referti i documenti la documentazione (i fotogrammi) delle prime fasi della disumanizzazione degli ebrei nei ghetti concentrazionari di Polonia, tanto le immagini anticipano obiettivamente, a chi le guardi postumo, come ciò che dalle vittime ebraiche vi è patito quale la normalità che già tollerano, già ne incubi e ne sia il genocidio nei lager: nell'inquadratura che vi fissa i vivi che già sono i morti che seppelliscono i morti di inedia, o che li coglie intenti a trascinarne i cadaveri denudati, dentro le voragini che saranno le loro stesse fosse future; i bambini ebraici morenti di fame tra i passanti indifferenti, i mendicanti già rivestiti di abiti più che di carne; ed insieme  con la lotta per il tozzo di pane che fa disconoscere al padre il figlio, eppure è consentito a consolazione di chi ancora è salvo, riprendere il sorgere nel ghetto di è dato di fissare le immagini del sorgere di stirerie e lavanderie comuni, delle scuole e la preghiera e il commercio organizzati, come nelle fotocamere, degli oppressori, si fissa una dignità delle vittime ad ogni affronto superstite, tra quei volti d'aguzzini che complici ridono in posa, divertiti (al cospetto della) alla tortura delle membra e alla mortificazione dei corpi.

    

(Ove)Ma è il Children' Memorial che mi ha estremamente commosso, allorchè all' interno del padiglione cominciano a moltiplicarsi, nelle diafanie, nei vetri, le immagini dei bambini ebrei che in mezzo milione furono sterminati (sono passati per il camino), e  successivo, intanto che una voce ne scandisce sequele di nomi, subentrano quindi le tenebre dell'oscuramento, al transito fra le ulteriori vetrate che internano nella loro notte eterna; ove di cui per quanto innumerevoli siano le luci a rifrangersi, non bastano così i lumi o le stelle in effige (effigiati), a rispecchiare in cielo quante ne siano in cielo le anime morte.

All' Art Museum ho potuto vederne ho potuto quindi vederne quindi i disegni nei campi di sterminio, gli i loro autori decedutivi o ancora superstiti: ove più che l'orrore incombente, quei fanciulli vi ebbero a esprimere l'illusione, eppure straordinariamente superstite, di rivivere oltre il suo scatenarsi quanto accadeva l'orrore l'infanzia perduta:  e vi sono dipinti fiori prati e sole, una vita domestica ove  i giochi chiassosi di fratelli e sorelle riprendono ancora tra i grandi, musi animali e mondi orientali.      

All'uscita ho fatto ritorno al Museo Israeliano, una terza volta, per ultimarvi la visita dei reperti archeologici innumerevoli, che la volta precedente si era arrestata al tesoro del deserto di Giudea(,) e agli avori di Samaria.

In Israele sono avvenuti recentemente dei ritrovamenti straordinari (, in serie incessante,) che già vi sono esposti come News Discoverys, senza che la guida di quest'anno del T.C.I ne faccia menzione benchè fresca di stampa: per presunti o reali che siano, quali la tomba che parrebbe a un graffito fosse di Caifa, o il pomello in forma di melograno di un sacerdote del Primo Tempio, che si suppone sia pertanto l'unico relitto superstite, per quanto annesso, del Tempio dei Templi della religione ebraica, o la lamina, con un passo dei Numeri, che è tuttora il frammento della Bibbia più anticamente attestato, più ancora antico di secoli che i manoscritti del Mar Morto.

Solo all'ora di chiusura, stremato e indefesso, dai custodi mi sono lasciato avviare verso l'uscita, nel rientrare nella città vecchia transitando presso l' Hotel King David, e l'Ymca, per vederli all'esterno ravicinatamente.

Sempre a piedi ho infine raggiunto la porta di Giaffa, e all'interno della città vecchia il quartiere arabo, fermandomi a cenare nel resturant che era l'unico a cui fosse consentito di tenere aperto fino alle 22, e che mi aveva già allettato, i giorni prima, per il suo menù fisso a venti shekalim.

Vi ho consumato solo soletto una cenetta niente male, di un misto di insalate miste e di spiedini ai ferri, irrorati ahimè di Seven up anzichè di buon vino.

E di nuovo nell'hotel New Metropole, con buona pace dei miei piedi doloranti mi sono messo infine a riposo.

 

       

       

 

 

 

 

 

10 agosto

 

 

 

Dalle pagine di diario del 10 agosto ................................................................

Quindi, in Hillali Street, non ho faticato a trovare l'accesso del Museo Nahon dell'arte ebraica italiana: al cui interno, con la sinagoga traspostavi di Conegliano Veneto, tra i preziosi reperti- placche, rimmonim e perroquet dell' Arca Santa, quello Montefiore il più sontuoso di tutti, gli esornati contratti matrimoniali, - ho potuto rinvenire, e nella guida non se ne faceva alcuna menzione, l'arca e i sedili risalenti al 1543, , che furono della Sinagoga della mia città, secondo lo spirito della sua Signoria magnificamente intagliati in volute e girali e coppe rinascimentali, poi trafugati e posti in salvo nella località di Sermide.

Ne sono uscito quando da poco era trascorso mezzogiorno, affrettandomi a prendere arrivare con allora l'autobus che ho preso di fronte alla stazione dei pullmann che passa ai piedi di Har Hazikaron, la distante collina del ricordo, per visitarvi nel primo pomeriggio Yad Vashem, "un monumento e un nome", a memoria e testimonianza interminabile dell' Olocausto.

Nell' Historical Museum, finchè al termine non vi ha il sopravvento la trasfigurazione dello sterminio nella fondazione dello Stato d'Israele, quale sua ragione provvidenziale, ciò che oltrepassa la nuda documentazione dell' Olocausto, nella sua rievocazione, ne è la logica consequenziale che vi è immanente senza remissione: l'inflessione senza remissione della logica consequenziale: di separazione, concentramento, annientamento; secondo un decorso di cui le immagini più terrificanti, più piuttosto che quelle dei lager, sono i referti i documenti la documentazione (i fotogrammi) delle prime fasi della disumanizzazione degli ebrei nei ghetti concentrazionari di Polonia, tanto le immagini anticipano obiettivamente, a chi le guardi postumo, come ciò che dalle vittime ebraiche vi è patito quale la normalità che già tollerano, già ne incubi e ne sia il genocidio nei lager: nell'inquadratura che vi fissa i vivi che già sono i morti che seppelliscono i morti di inedia, o che li coglie intenti a trascinarne i cadaveri denudati, dentro le voragini che saranno le loro stesse fosse future; ed insieme  con la lotta per il tozzo di pane che fa disconoscere al padre il figlio, eppure è consentito a consolazione di chi ancora è salvo, riprendere il sorgere nel ghetto di è dato di fissare le immagini del sorgere di stirerie e lavanderie comuni, delle scuole e la preghiera e il commercio organizzati, come nelle fotocamere, degli oppressori, si fissa una dignità delle vittime ad ogni affronto superstite, tra quei volti d'aguzzini che complici ridono in posa, divertiti (al cospetto della) alla tortura delle membra e alla mortificazione dei corpi.

    

(Ove)Ma è il Children' Memorial che mi ha estremamente commosso, allorchè all' interno del padiglione cominciano a moltiplicarsi, nelle diafanie, nei vetri, le immagini dei bambini ebrei che in mezzo milione sono passati per il camino, e  successivo, intanto che una voce ne scandisce sequele di nomi, subentrano quindi le tenebre dell'oscuramento, al transito fra le ulteriori vetrate che internano nella loro notte eterna, ove di cui per quanto innumerevoli siano le luci a rifrangersi, non bastano così i lumi o le stelle in effige (effigiati), a rispecchiare in cielo quante ne siano in cielo le anime morte.

All' Art Museum ho potuto vederne ho potuto quindi vederne quindi i disegni nei campi di sterminio, gli i loro autori decedutivi o ancora superstiti: ove più che l'orrore incombente, quei fanciulli vi ebbero a esprimere l'illusione, straordinariamente superstite, di rivivere oltre il suo scatenarsi quanto accadeva l'orrore l'infanzia perduta:  e vi sono dipinti fiori prati e sole, una vita domestica ove  i giochi chiassosi di fratelli e sorelle riprendono ancora tra i grandi, musi animali e mondi orientali.