In Israele

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Durante tutto il corso della primavera

 

 Per (Durante) tutto il corso della primavera ( dell'anno 1993), ho aspirato e tentato di illudermi in estate di potere andare in India, ed per mesi a lungo ho intrapreso, e portato avanti, i preparativi spirituali prima ancora che materiali per l'impresa: mi sono così letto il magnifico "India" di Naipaul, "Linee d'ombra" di Amitav Gosh, come le " Ghirlande delle nascite, Le vite anteriori del Buddha", ultimando la rilettura ulteriore della Badavadgita.

Sono inoltre venuto registrando tutti i film che intanto sull' India sono stati teletrasmessi, "La danza degli elefanti", "Kim" e "Il Libro della giungla", "Passaggio in India" o ancora, ieri notte, tra le due e trenta e le cinque e un quarto, "Cinema a Bombay" del primo Ivory, pur se il progetto del viaggio in India è da tempo ch'è già andato in nulla, al cozzo dei suoi costi, e delle sue possibilità di riuscita, con le mie limitazioni materiali e la mia assoluta incapacità di trascendere, con lo spirito d'iniziativa, la valle depressionaria dei miei adattamenti a una vita di ordinarietà banale, quando già sulla guida dell' India, in ogni sua tappa, avevo individuato nel suo stesso tracciato un primo fantastico itinerario: Bombay, Elephanta, Ellora, Ajanta, quindi Madras e Mahaballipuram, per trasferirmi poi in volo a Sanchi, Khajuraha, Benares, ed ultimare il viaggio in Agra e Dehli e nell' Himachal Prades; ancora insoddisfatto, compilato l'itinerario, di tale aerea peregrinazione escursione sommaria, che nel volgere appena di un mese pur avrebbe dovuto consentirmi, dall'interno, di estrarre l'essenza della varietà continentale degli Stati indiani, alla fine, come meta immancabile, senza che riuscissi ad (riuscire ad) evitare di includere anche il Rajastan nel mio miraggio. 

E dire che negli stessi giorni in cui mi lusingavo di potere raggiungere in volo l' India, - a testimonianza di come mi fosse facile sognare-, avevo pur dovuto rinunciare a recarmi anche solo a Parigi, un fine settimana, per visitarvi le mostre di Matisse, su Amenofi III e la pittura veneta del Cinquecento, pur di preservare la sola supposizione, anch'ella illusoria, di potermi così salvaguardare il denaro che mi occorreva per le cure dentarie, oramai improcrastinabili, e per l'acquisto della bici da corsa cui ambisco da anni, non potendo certo affidarmi alla mia defatigante mountain bike, per i trekking di lungo tragitto ( percorso) nell'Appennino modenese-reggiano o nelle Prealpi lombarde.

Senonchè In realtà, al vaglio del preventivo delle cure dentarie, che nella cassetta delle Lettere mi ha recapitato il medico dentista che al primo piano del ( mio) condominio ha il suo laboratorio, è andata in fumo con il mio viaggio a Parigi, che le avevo sacrificato, anche la sempre più mitica bici da corsa, impossibilitato a sostenere entrambi gli oneri di spesa, odontociclici, per la gramizia crescente del mio stipendio di insegnante.

Nella stretta recessiva non riuscivo ancora a mortificarmi rientrare nei ranghi, dopo la mia compartecipazione sia pur minima all'abbuffata consociativa (generale) degli anni ottanta, come i tanti impiegati e piccoli o medi borghesi miei connazionali, niente più ristorante, che in questi tempi hanno iniziato a doversi contentare di vestirsi ai saldi, a fare a meno di teatro e di cinema, per il solo sottofondo tra il ferro da stiro e i piatti della televisione, ove prima o poi videoregistreranno, ciò che si perdono in prima visione, e il sabato e la domenica non resta loro che mettersi in pari, con tutto quello che si è tralasciato in settimana.

Per sovrappiù si è aggiunta la necessità inderogabile di acquistarmi un personal computer prima d'autunno, poichè  negli elaboratori di Istituto si è persa ogni superstite traccia di softwares, e non solo, in prima istanza, per le guardie di Finanza che intendessero accertarne la regolarità d'acquisto delle copie.

Così mi sono fatto forte delle Informazioni Utili, della guida turistica, per vanificare ogni tenace residuo del sogno indiano, abbarbicandomi al passo ove il suo testo  recita, pur non dicendolo, che deve considerarsi sconsideratezza(zione) turistica massima, l'ideal tour che vaneggia di visitare l'India in un sol viaggio, poichè in venti, o trenta giorni, al più si può visitar(n)e (uno Stato) uno dei suoi Stati o una regione che non sia molto estesa, ed avverte di quale sia l'inavvertenza di recarsi in India d'estate, dato che la generalità delle sue regioni settentrionali è allora investita dalla furia acquatica dei monsoni.

Attecchiva solo così il seme definitivo della rinuncia, che fruttificava tuttavia il vaneggiamento, compensatorio, di un viaggio in India l'anno venturo, ma che fosse di parecchi mesi, d'autunno e d'inverno, sicuramente, per consentirmi il quale, tutto sommato, non mi sarebbe occorsa che la concessione dell'aspettativa da parte del mio istituto scolastico, il finanziamento preventivo dei suoi costi da parte di un giornale o di un gruppo editoriale, assicurato dalla vendita belle e fatta dei miei antecedenti scritti di viaggio...  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

dieci giorni dopo

 

Ed ora, dieci giorni dopo, eccomi alla partenza ritardata sino ad oggi a seguito del poco denaro a disposizione: domani è già agosto, e mi avvio così per la Grecia giusto al culmine dell'esodo estivo.

E poi chissà, Israele, il Sinai, la Giordania...

Ed oggi, per ultimare i preparativi, ordinare la casa e riempire al minimo del massimo lo zaino-valigia, ho finalmente disertato il sabbione fluviale, ove ogni pomeriggio mi sono recato in questi giorni per ritrovarvi degli altri uomini nudi nella solarità canicolare.

E dove fatalmente finivamo per essere almeno in tre, quando avrei voluto rimanere in due per appartarci, cosicché ci si limitava a masturbarsi da soli, e distanti, in sintonia monotona e grottesca.

O quando ci si ritrovava solo in due, allora a mancare era la attrazione o la propensione .

Solo l'altro ieri a uno con i baffi ho lasciato che lo ghermisse, e nel suo rispetto del mio assoluto disinteresse per la sua corporeità, da lui me lo sono lasciato risucchiare più di una volta ( mi sono lasciato fare più di un p.).

Non ho comunque eiaculato al suo esasperarlo. " E' la troppa pressione per la calura" mi ha giustificato.

Ma quand'anche gli fossi venuto nella mano o dentro la gola, che sarebbe cambiato nell'esaudimento virtuale o reale?

Sarebbe stato lui a godere l'esito compiuto del suo desiderio di se stesso, mentre il mio appagamento si sarebbe pur limitato a quello di piacere ancora fisicamente, nel mio persistente aspetto giovanile.

Nell'amarezza, inestinta, di non poter trarre con dei giovani il piacere che a lui fornivo, in questi giorni che mi appaiono così esaltanti per le vie, nelle loro ispide nudità di gambe e di torsi abbronzati. 

 

 

Verso la Grecia

 

 

Verso dove?

 

1 agosto 1993

 

Verso la Grecia, nel solito tragitto in treno, fino a Brindisi,

di sudore e noia e revulsione (stomacazione), dopo una notte insonne trascorsa nella resa dei conti con il mio bilancio, incapace di capacitarrmi di ritrovarmi con poco più del mio stipendio a disposizione, eppure dopo l'orrore dello sgobbo come Commissario d'esami fino alla settimana scorsa, per essermi svenato nelle spese preliminari per il visto d'ingresso in Giordania, e il riacquisto dei medicinali e di quanto a mano armata mi è stato prelevato da quei due maghrebini a Nimes- macchina fotografica, occhiali di ricambio, zaino- valigia etcetera etcetera-, al riscontro, con in saccoccia i soli denari certi per arenarmi nei litorali del Peloponneso, qualora, del mio gruzzoletto, intenda salvaguardare il margine dell'acconto per l'acquisto inderogabile del personal computer, e quanto mi serve per fronteggiare i costi al rientro di riparazioni e affitto.

Ospite dei miei genitori, cionostante stamani sono partito per l'imbarco per la Grecia, comunque sia, fossi ritornato anche in capo a una sola settimana, pur di consentire comunque ai miei genitori, giovedì prossimo, tanto ci tengono, il piacere di accedere in mia assenza al mio appartamento per riordinarlo come si deve.

La loro promessa, che ieri sera mi hanno rinnovato definitivamente,  di regalarmi come rientro una bici da corsa, ha dato invece l'abbrivio finale alla mia determinazione in futuro di trascorrere le vacanze future senza più espatriare, bensì alternando il cicloturismo con la frequentazione dei litorali del Pò.

Se il mio destino di viaggio era comunque quello di desistere dopo qualche giorno, non sarebbe forse stato meglio insabbiarsi nella Tunisia berbera, o Souf farmi languorosamente cedevole a ogni blandizie dei sensi?

Ma ciò che nello sconcerto di ogni partenza è giunto a costernarmi, è stato quando addentrandomi infine a leggere Marianne Moore solo poco prima di lasciare l'appartamento, ho inteso come le cure del mio agire interessato,  sempre altrimenti distolto, siano divenute un tradimento oramai inesausto e consolidato della poesia.

Rinnovantesi, nella saturazione con il viaggio non appena è ininfine disponibile il mio tempo libero. 

   

 

 

Di oggi

 

Di oggi, il primo di agosto, il viaggio da Bologna ad Ancona in vagone postale, da Ancona a Foggia quindi nel corridoio irrespirabile della carrozza fumatori, poi a Bari dovendomi  (per) rialzare(mi) dallo scompartimento in cui supponevo di avere trovato definitivamente a sedere, per (e) ritrovarmi in quel corridoio a strangugliare ancora per il fumo in gola fino a Brindisi, allorchè (quando) nella confusione più generale sono sopraggiunti i legittimi occupanti con la prenotazione, dalla coincidenza da Napoli o dalle carrozze che in concomitanza, e per giunta, erano state staccate invece di aggiungerne altre, e quando ancora mi attendeva lo stress, all'imbarco a Brindisi, di un'ora di ressa e di risse nell' Ufficio della polizia-  dato che come spiegava congestionato l'addetto generale, non vi erano oggi che dieci persone per ogni sorta di controllo-  dagli ordinari a quelli dei clandestini o della droga o dei cargo sospetti- cui poteva fare ricorso nelle ventiquattro ore.

 

 

 

Nostalgia

 

E sul boat, che nostalgia di quei ragazzi e quelle ragazze romane, con i quali su di esso l'anno scorso sono invece rientrato in Italia, quando su questa bagnarola, per dirla meglio  con le loro parole, ho rivisto in loro assenza l'angolo del bar dove così vivamente avevamo simpatizzato. Ancora spente, le slot machines ove persero ogni residua dracma.

 

 

In Atene

 

Fra Patras ed Atene, tutta una serie di furbastrerie indigene: Il conducente del pullman che riscuote l'importo del biglietto senza rilasciarmi riscontri, il bar self service, prima dell' Istmo, ove tutto era pressocchè raddoppiato di prezzo, e ad ulteriore danno di uno di quei tanti ragazzi con zaino e sacco a pelo, come se l'estorsione non fosse bastante, ecco che l' esercente spalleggiato da un compare che " aveva visto", ha richiesto a un giovane aretino il risarcimento di una sedia di plastica che s'è rotta come vi si è seduto sopra, anzichè scusarsene, come era il caso, forte di quanto ribadiva quel vegliardo ellenico portandosi gli indici agli occhi, nel mentire che il giovane l'avesse sforzata.

Come in pullman arrivo così ad Atene, lo stop davanti al Museo Archeologico, la mia prima cura è di cercare un'agenzia di viaggio ancora aperta alle 19, 30: e la trovo e vi apprendo che il prezzo di un volo aperto per Tel Aviv mi è accessibile: 380 dollari circa, le tariffe internazionali sono rimaste pressocchè invariate dall' anno scorso, solo che il valore del dollaro è aumentato nel frattempo all'incirca del 40%, nel rapporto di scambio con la lira. Tuttavia in virtù dei 200 dollari in travelleres cheques  rimastimi dall'ultimo viaggio, che nel frattempo sono riuscito a riassicurarmi dopo che mi sono stati rapinati a Nimes, tale e tanta è stata la mia tenace insistenza perchè mi fossero risarciti, avrei scontato circa la metà della lievitazione al cambio delle tariffe, avendoli acquistati, tali dollari, a 550 lire al di sotto del loro attuale valore.

Giunto in Platia Syntagmatos, per fugare in ogni modo ogni propensione in tal senso, a un' ulteriore agenzia mi informo se esistano regolari battelli di linea tra la Grecia e Israele. E contro ogni mia supposizione vi apprendo che esistono, senz'altro, e con partenza giusto quel giorno, il lunedì , come del resto il giovedì.

Chiedo l'importo, nemmeno un terzo del volo aereo...

anche considerando il biglietto di ritorno, oltre 160 dollari di differenza...

Ed io che mi credevo già al riparo da ogni inquietudine e incertezza di natura economica...

Ah, se anzichè ascoltare mia madre fossi partito sabato notte, in lei evitando di ascoltare la voce che ribadiva  il mio sconcerto di arrivare così a Brindisi già alle 12,45, in attesa di una monotanave che secondo gli orari abituali non sarebbe partita prima di sera, quando invece una è partita quel giorno alle 15,30 o avessi ascoltato l'impulso, che a Igoumenitsa mi sollecitava (stimolava) a scendere alle sei di mattina, arrivando così ad Atene nel primo pomeriggio, mi sarebbe stato possibile imbarcarmi... Invece adesso attendere la nuova partenza, due giorni e tre notti in Atene, che autentico assurdo pur anche economico...

Dovevo comunque accertarmi che per davvero quel giorno tutto risultasse oramai vano, e dunque a Platia Monastiraki ho preso la metropolitana per il Pireo, ove sul portale di tramite tra il porto e la stazione dei metro, erano già le 21, all'interno una tabella mi annunciava a chiare lettere che dovevo mettermi il cuore in pace: Haifa, departure 19, 25.

Chiedevo conferma e la riscontravo con precisione indubitabile

nell' Agenzia accanto: " departed, lost, but, betwen thre days...".

Vagavo ancora tra quella e un altra agenzia, per avere almeno una smentita o un ridimensionamento del vantaggio economico by sheep (partendo per battello) che avevo perduto: ma non ne sapevo che ribadita la cospicuità ...

Ah, solo a tal punto, inghippato, comprendevo i termini reali secondo i quali avrei dovuto organizzare il mio viaggio.: via Creta, Rodi Cipro fino ad Haifa...

Ma quando, alla prima Agenzia, di ritorno sui miei passi chiedevo quando partendo giovedì sera sarei potuto arrivare ad Haifa, "sunday, sunday, six at morning", era la risposta che invertiva quel viaggio in battello in un interminabile incubo insoone cui ero scampato: tanto più, che al ritorno, se volevo risparmiare,

corrispondendo il costo di un volo di linea all'andata e al ritorno aereo con la stessa compagnia, avrei dovuto ripetere la stessa tournée...

Ora che sono intenzionato a prendere il volo di linea dell' Olimpyc Airways per Tel Aviv, mi resta comunque il rammarico che ho così individuato, in ritardo, il percorso ideale per raggiungere da Atene Israele e il Sinai in altre condizioni di viaggio: da Atene raggiungendo Rodi, in volo interno, e da Rodi con il battello per Haifa Cipro, per sostarvi a visitarla e quindi ripartire con il battello di linea ulteriore per la città portuale israeliana. Poi da Alessandria si può rientrare con un passaggio ponte sino a Creta con l'Adriatica, di cui tra Brindisi e Patrasso parlava così favolosamente quel passeggero di Napoli: -"ih, cabine da maraja, danze, orchestre, gruppi folcloristici che salivano a bordo a ogni sosta in una grande città di mare, un servizio che non le dico..."       

 

 

L'Atene bizantino ortodossa

 

 

 

 

 

Gerusalemme 4, 5 agosto notte

 

Quando ieri l'altro sono partito ad ogni costo per Gerusalemme, ( avessi io saputo credere (senza allora sapere) sebbene per quanto lo temessi!, che avrei messo in atto ( dato mano) pressocchè il

( al) disastro...

Mi ritrovo ora infatti, nella Città tre volte Santa, a dormirvi una seconda volta in una stanzetta squallida di albergo, disteso qui a a ridosso del bianco muro interno di una sorta di qibla che ne è l'impervio bagno, ritrovandomici tuttavia risveglio quando non è ancora l'alba pressocchè famelico (negli intestini), dato che le lire italiane, al cambio, qui non valgono nemmeno l'aria che vi respiro, e che devo dunque speculare anche *sull'acqua naturale, consumando così il fallimento della mia esperienza di viaggio che ho voluto comunque impormi (inoltrare) in Terrasanta, essendovi talmente miserrimo anche il solo respiro, che non ne intravedo il riscatto in alcuna possibilità di senso.

E' oramai tale, il mio avvilito sconforto, che ieri, nella città vecchia di Gerusalemme, sentivo e vivevo ogni cosa mio malgrado, nella costernazione desolante di avere sacrificato la mia certa felicità materiale, in Grecia, per la scrittura di un'esperienza di viaggio qui in Israele, il cui significato in tal modo non può così risultare essere che pressocchè nullo ed irrisorio, dovendo corrervi a rotta di collo verso la sua fine al più presto, in un rendiconto di privazioni che a un ipotetico destinatario può riservare lo stesso interesse che poteva suscitare la mia persona a quei due miei vicini di volo tra Atene e Tel Aviv, l'una una signora dinamica di Sydney, l'altro un giovinetto in erba, di New York, i quali con quel volo facevano ritorno in Israele per l' ennesima volta dall'altro capo del mondo, senza perplessità economiche di sorta, e la cui ascendenza ebraica e comunanza di lingua e di status, mi ha escluso al loro cospetto da ogni possibilità di ascolto e di considerazione.

O che può altrimenti mai significare, per quei giovani turisti ebraici di seconda lingua e di nazionalità francese, che in quella banca del quartiere ebraico cambiavano con nonchalance plichi di banconote da 50 shekel, mentre per me anche tre soltanto, di quelle banconote, costituiscono la sopravvivenza ancora per un giorno almeno fino al 9 agosto, quando con l'open fly potrò già rieffettuare il rientro in Grecia.

Allorchè al controllo dei passaporti, e poi tra la festosità e la calorosità familiare dell'accoglienza di chi vi era appena sbarcato nella patria comune da chissadove , ho dichiarato smarrito " I am alone", e che non avevo alcun recapito certo da indicare, in Gerusalemme o nel restante Israele , se non che avrei seguito attentamente la guida, " my book" ho precisato, non una persona che mi capeggiasse, " i, am a very juddish" avrei voluto soggiungere.

Dio mio, mi sono ripetuto, ed io che credevo di proporre alcunchè di allettante, che fosse generalmente appetibile, nel concepire o intraprendere percorsi di viaggio quali il passaggio ponte di tre notti tra Atene ed Haifa... Una follia che ha il senso giusto di quella, l'anno scorso, di viaggiare dall' Egitto allo Yemen imbarcandomi a Suez per Gedda...

Forse, mi viene ora da supporre, avrei sperimentato il rientro in patria dell'altra gente di Israele, dei profughi dall' Est, quella realtà per lui minore, di ogni giorno, che a quel ragazzino di New York, così intelligente e fortunato, non interessava di ascoltare dalle mie parole o di vedere dal finestrino- ha lasciato a me di fotografare di sera Tel Aviv dall'oblò-, per giocare piuttosto a scacchi con quella signora, o leggersi Stephen King ( A deep half)( " I think that you like more the unreality that the reality", è appunto l'osservazione che avrei tanto voluto allora fargli, e che mi è rimasta puntualmente inespressa sulle labbra dentro).   

Ma è una considerazione di poco rilievo tra queste sfatte lenzuola, se penso che il crescente sconforto qui in Gerusalemme mi ha indotto ad eludere anche ogni sensazione(, o suggestione), cosicchè nemmeno ho cercato alcuna visione dell'antica città nelle sue mura, e mi sono aggirato presso il Museo di Davide evitando di visitarlo, quindi ho solo traversato il quartiere armeno, e sono giunto presso il presunto Cenacolo e nemmeno so dire se davvero vi sono entrato ( se vi sono realmente entrato), e solo ripercorrendo i resti sotterranei del cardo e visionando una riproduzione della famosa immagine musiva di Madaba, mi sono addentrato nell'immagine della Gerusalemme che fu bizantina

( ......)

Quindi nell'ordinato silenzio luminoso del Quartiere ebraico, discendendo di tre metri nel sottosuolo, mi sono pur calato indietro nel tempo di alcuni millenni, allorchè per quella scala ho raggiunto i resti della casa bruciata, le vestigia dei cui locali risultano coeve dell' ultimo Tempio, per poi recarmi alle dimore sotterranee del quartiere erodiano del Wohl Archeological Museum, che particolarmente attestano come la configurazione ellenistico-romana ne fosse sussunta alla dovizie di bagni rituali, richiesta dai precetti purificatori dell' halah, sin che risalito in superficie, un tempo immemorabile sembrava avere già nei pressi stagionato a ruderi antichi, le adiacenti rovine al sole della moschea di Hurva, distrutta nel 1948 dalla calata nel quartiere della Legione araba.

Nel Quartiere ebraico mi sono quindi ulteriormente sconsolato e smarrito, quando dalle necessità impellenti mi sono visto già costretto già a cambiare una seconda banconota da 100.000 lire, per mano di un anziano bancario che ritrovatesi delle divise italiane, smentiva subitamente una sua faccia da savio, con il suo ripetermi " italiani, si, napolitani, maccaroni...", uscito da quella agenzia per poi limitarmi con gli acquisti, in un minimarket, a cibarmi solo di uno yogurt e di una bottiglia di acqua minerale, tra la gente israeliana che pasteggiava confortevolmente nei caffè circostanti.

Poi, solo dopo essere ritornato per l'ennesima volta negli stessi paraggi del Quartiere ebraico,  nel primo pomeriggio giungevo in vista della spianata del Tempio e del Muro del Pianto, e ne vedevo dal vivo le lamentazioni inesauste. 2israel.jpg (50549 byte)

Oltre quell' oratorio all'aperto presidiato in armi, tra la plenitudine religiosa, che l'accalcava, scendevo nella Sinagoga sulla sinistra ricavata nell'arco del viadotto del Tempio, al cui interno ombroso gremito di lumi, non alterava la mia prostrazione il fervore unanime di giovani e vecchi, incessanti  nella flessione del corpo e nel dondolio della testa come a batterla contro il muro del Pianto, mentre leggevano e sfogliavano il libro di preghiere,: mutati i rituali della genuflessione, identicamente sottomessi a implorare il proprio Dio,  che i loro sovrastanti e sottomessi e persistenti nemici nel Nobile Recinto Sacro sovrastante.   

Quando ne uscivo e sostavo a urinare nei pisciatoi adiacenti, nella Città tre volte Santa la prima impressione fragrante e intensa che vi aspiravo, era come anche gli orinatoi vi profumano d' incenso.  

Di un quarto d'ora era allora troppo tardi, essendo già le 15,15, perchè potessi entrare nel Recinto Sacro, sicchè dal suo accesso, lasciato il Quartiere ebraico, recedevo quindi fra l'animazione e l'immediatezza più viva del Quartiere arabo, lungo Tariq Bab es-Silsileh, l'antico decumano principale, fino ad incrociare l'antico cardo del Suk dell'olio, al punto di incrocio fra il quartiere mussulmano e quello cristiano; ove tra la folla palestinese-gerosolomitana, dopo un imponente prete greco-ortodosso ed un altro non so se copto o assiro o giacobita o cristiano-maronita, vedo farsi largo verso il Santo sepolcro il transito di una comitiva di pie donne italiane, che intonandone la ritualità liturgica, precedeva una fervente che si trascinava ( trascinandosi) sulle spalle una croce di legno: e si è allora allentata la mia tensione infelice, poichè infine mi ha penetrato il vivo contatto , di quant'è la fede (l'intensità (e la pluralità) di fedi(, e religioni,)) che in Gerusalemme si raccoglie e si esalta.

( Oltre l'ora di chiusura, anche nella cripta di Sant'Anna, ho ritrovato un cenacolo di cattolici preghieri raccoltivi in preghiera).

Sono ritornato con la mente allora a già quante volte quel giorno, ripercorrendo con la guida le vicende di Gerusalemme nel mio sconforto, mi fossi riconosciuto più nella profanazione che nella purificazione del Tempio, nell' Antiochia di Antioco IV o nell' Elia Capitolina di Adriano, piuttosto che nel ripristino di Giuda Maccabeo del culto del Tempio o nella riesumazione costantiniana dell'appianato Calvario.

Mi allontanavo (Uscivo) infine dai clamori e dai profumi dei suk, uscendo dalla Città vecchia per la porta di Damasco, nella cui cicane pigolavano in vendita cartoni di pulcini.

Più oltre,  bambini che al cielo elevavano aquiloni.    

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