all'indice delle cronache | ||
Lo scudo dei Sai |
||
Che
calura in aula, quella mattina di giugno, l' afa stordente e i sensi
spossati Era l'
estate esplosa d' improvviso, anticipatamente. E nel
respiro che ansimava, madido egli della fatica di essere accorso in aula
in ritardo, gravato dai libri per le lezioni raccolti alla rinfusa, un'
apprensione vaga, indefinibile, il senso di un' inquietudine crescente,
dell' insidia E di
bonaccia si poteva in effetti parlare, per il clima instauratosi
finalmente in quella classe da una settimana, da che cessato lo
svolgimento dei programmi, s'era concesso di divertirsi con loro nei
giochi di parole dei limerick e dei nonsense
Altro che il
clima di agitazione o di tensione nervosa che avevano supposto Avevano
addirittuira invocato "l' impulso" per giustificare quell'
atto, come nelle loro ore
di lezione non avessero avuto motivo di lamentarsi della condotta di
quella classe ..." Forse troppa
cordialità e condiscendenza con la loro esuberanza Un po di
brezza ora ventila le sue stanze, di solitudine e polvere e silenzio,
non fosse per il cinguettio dei suoi due canarini cui si è ridotto il Quelle
stanze che nei deliri della sofferenza, estenuato dai calmanti, avevano
immaginato che i più cari di loro potessero popolarla quell' estate, i
loro corpi che si distendevano accanto al suo nella calura meridiana, le
mani e i volti che si accostavano... E la loro
presenza fisica era pur stata nelle sue stanze, quando messosi
finalmente a riposo, aveva telefonato all'allievo migliore dell' altra
classe, che non abitava distante, perchè ritirasse l' esito delle loro
prove che da oltre dieci ore era intento a correggere, e che non sapeva
come altrimenti consegnare a loro di persona... dato che l' indomani
sarebbe stato in effetti il
penultimo giorno di scuola... e interminabile era divenuto il tempo che
gli occorreva per ultimare ogni incombenza scolastica, da che dopo
l'esplosione di furore che lo aveva fatto degenerare in escandenze e
sbriciolare come fosse senza spessore una vetrata della scuola, si era
posto sotto l'effetto degli psicofarmaci.... nel portare a termine tutta
la correzione dei compiti che aveva dovuto differire, per rimediare a
quanto gli avevano *commesso, recuperando voto su voto e assenza su
assenza, in un lavoro senza risarcimento di sorta estenuante, intento
tutto il pomeriggio che aveva preceduto la sua esplosione, ad infilare
la A delle assenze riquadro per riquadro e giorno per giorno, con gli
occhi miopi che vi si erano affaticati come nell' infilare la cruna di
un ago, per il sudore che gli colava negli occhi e gli impediva di usare
gli occhiali... Ma quella
sera, anzichè il solo allievo che aveva interpellato, erano pervenuti
in tre a recargli sollievo e refrigerio con la loro freschezza, come gli
uccelletti al balcone su cui lasciava la semente, abbigliati in bermuda
e magliette aperte sulle loro carni assolate. Era ancora
intento a cuocersi una frittata Poi la
calura e la solitudine inesausta, il contattamento l' indomani di altri
due di loro davanti alla scuola, prima
della lezioni pomeridiane, perchè trasmettesero ai compagni anche i
testi di quella prova riveduti e corretti, e il lavoro da egli così
svolto non andasse perduto nei depositi della scuola prima del macero,
talmente lo inibiva la vergogna ancora di farsi vedere a scuola dopo
tutto quanto gli era successo e che aveva commesso. Allontanandosene
furtivo come un malvivente in quel caldo afoso implacabile, in giorni di
splendore intenso, che avrebbero potuto essere altrimenti vissuti al
fiume e tra i campi, raggiunto da questo o da quello o ritrovandolo là
sulla spiaggia ...., per lui invece di ininterrotta pena nella solarità
pervasiva, i nervi stremati nello sforzo di quel lavoro ingiusto a cui
egli aveva dovuto sottoporsi per porre rimedio a quanto avevano
commesso, tormentato dal ritornello di quell' interrogativo ossessivo, predominante su tutto nella
sua pena interiore: " Perchè farmi anche questo? E perchè a me? E
a me soltanto e ancora di nuovo? Per quanto
cambino i tempi e le classi!..." Disperandosi
che era lui così, in effetti, che diventava il colpevole finale, "
per il semplice fatto che tutto quanto accade e seguita ad accadere solo
a me..." Che
importava, in definitiva, che fin da settembre avesse cercato di
prevenire e troncare, quando avevano iniziato in quella classe a
tormentare due di loro che erano degli inermi grassoni, a rubare e
sottrarre o gettare via i loro libretti scolastici, sino a quello stesso
sabato fatale, quando l' insopportazione del' afa sin dalla prima ora,
in quella classe, si era in
lui trasformata in un' apprensione e in inquietudine assillante, che si era quindi risolta Per questo,
al loro ritardato rientro, a un certo punto non aveva più retto Senza che
alcuna ombra o malizia, od oscura intesa, alterasse di E quando
nell' ora a disposizione aveva perscrutato gli stipetti, gli era bastata
un'occhiata per tranquillizzarsi e ritrovare tutto a posto, e riprendere
lena e slancio verso l'ultima ora, l'ultima del sabato, con la quale si
concludeva la terzultima settimana dell' anno scolastico. Stordito ed
esaltato dall' afa di bonaccia, oramai, più di quanto non ne stesse in
guardia, nella luce così viva da sembrare una vuota cava di ombre... Oh, verso
ognuno di loro che incontrava lungo il corridoio, quelli di seconda che
rientravano in classe dopo non essersi avvalsi dell' ora di Religione, o
quelli di prima che ne uscivano finito il compito di Fisica, sapeva di
dovere seguitare variamente a distrigarsi, anche solo non mancando di
abbozzare il saluto, o con l'insistenza scherzevole a saggiarne se la
contrarietà, che aveva avvertito in certuni, si era smussata o rimaneva
aspra, ma verso la generalità di loro, di quelli di prima, che
finalmente non recavano disturbo più di tanto e si prestavano alla sua
ironia irrefrenabile facesse
differenza Mentre nella
sua mente, desunta dalla guerra civile in corso in Liberia, Si sarebbe
poi immediatamente accorto dell' accaduto "
Controlla meglio, non è certo possibile, sei tanto distratto o
confusionario...". Ricorrendo
al suo repertorio filosofico d'antan, di quando per come si è e si
agisce, poer i propri bisogni o desideri occorreva ancora esibire una
giustificazione teorica, un fondamento pensato, aveva definito la sua
sorte sociale quale si configurava nel suo mestiere di insegnante, una
riflessione reciproca dell' agire di chi gli era sottoposto e di chi gli
era suo superiore, nel medesimo presupposto che una persona come lui
fosse naturale che venisse attaccata e risultasse indefendibile, nella
medesima prontezza a comprenderlo e simpatizzarne o prenderne le parti,
in privata sede, con la quale si era riluttanti a difenderlo o
determinati inesorabilmente ad aggredirlo. Chi, meglio
del suo Preside che ora doveva assumerne la difesa legale e d'ufficio,
aveva modo di capire ed intendere perchè lo si fosse voluto in tal modo
colpire lui, e lui soltanto, fra gli insegnanti vari di quelli classe,
quando ve ne figuravano di ben più inetti e più incapaci e
degni di disistima, lui che aveva avuto più modo di intimidirlo
e di discriminarlo nel suo attacco, come in quella circostanza che era
ancora ben fissa nella risentita memoria di questi, quando per avere
accolto un allievo in classe che era stato sospeso, il quale aveva fatto
confusione di date e aveva anticipato il provvedimento restandosene a
casa i giorni precedenti, accogliendolo solo per quell' ora e solo dopo
averlo fatto scendere in Presidenza per ricevere direttive dal capo che
gli erano state rifiutate, dato che " il Signor Preside non
riceveva perchè aveva smarrito la voce", comportandosi, nell'
accetarlo in classe, al pari di ogni altro suo collega quel giorno e
quello seguente, si era visto infliggere lui soltanto un provvedimento
punitivo, senza che alcuno di loro solidarizzasse doverosamente con lui,
anzi, era stato il Presidente del Consiglio di quella classe che aveva
messo tutti a tacere, dicendo lui professore di fisica, di sole sensate
esperienze, che se il Preside aveva agiyto così, doveva pur avere avuto
le sue inoppugnabili ragioni... ( Lo stesso
che...*) E quel
sabato in risposta, facendosene beffe, il Preside gli aveva detto che
pur esisteva una litania di Sant' Antonio, attaccandosi alla cui sequela
ogni oggetto smarrito si sarebbe ritrovato... "
Ricordati sempre- gli aveva pur detto una collega che ora era in
pensione, quando aveva avuto un crollo nervoso per gli ossessivi
controlli cui ne era sottoposto,- che fra voi due tu sei il più
intelligente... Non farti da Lui fregare..." Come se ne
bastasse la consapevolezza, di fronte all' arbitrio di cui l' altro
poteva avvalersi per intimidirlo, tanto più provocato, a questo, quanto
più ridurlo in stato di soggezione, renderlo perennemente grato alla
sua superiore istanza, se non lo riprendeva per essere venuto a scuola
in ritardo, di qualche minuto, per essersi attardato fino alle due o tre
di notte nel correggere dei Compiti, era l' esercizio di un rapporto di
forza che confermava il Preside nella presunzione che nessun suo
sottoposto potesse essere più lungimirante e previdente e più
mentalmente capace di lui. Cosicchè "
Senti, se ho ricevuto la tua telefonata e non ti ho risposto ho le mie
serie ragioni. Ti saluto e arrivederci". E un simile
atto, di tale gravità, veniva intanto in casa quel sabato ravvivando il
dolore, doveva patirlo in
dirittura d'arrivo , già quasi al termine dell' anno, e proprio quel
sabato, dio mio, che non avrebbe nemmeno dovuto essere a scuola solo per
subirvi quel colpo, se avesse utilizzato il certificato medico che ora
rigirava fra le mani, sconfortato, la cui diagnosi attestava le sue
sindromi depressive, nemmeno il medico sapeva quanto acuitesi, se anche
la settimana seguente, dopo che era trasceso in escandescenze ed aveva
lasciato la scuola gridando
di non potere più essere un insegnante, di non avere più il modo di
sopravvivere, il suo medico curante gli avrebbe prescritto quel farmaco
del quale Egli si era
deciso solo il mercoledì prima dell' accaduto a recarsi dal medico, dopo che aveva trascorso larga parte dell' anno scolastico ad
auspicare ogni mattina, sulla via della scuola, un infortunio Peccato, che
anche tra quelli dell' altra classe, ove per questo qualcuno lo irrideva
con fischi animali od ostentandogli la sua virilità già acquisita,
nessuno intendesse quanto giocava con la sua tragedia, nel parlare di
continuo dei suoi uccellini, per esorcizzare almeno con loro che non
erano suoi familiari, il fatto che fosse tanto attaccato alla vita
quanto era attaccato ai suoi bei canarini, al punto che nella sua
infinita debolezza avvertiva di non avere nella sua assenza di fede in
se e nell' uomo, nei cambiamenti in corso, alcuna capacità di
sopravvivere alla loro morte, sentendosi resistente "La
loro gabbia è la mia gabbia toracica, si era venuto Nella
cartella aveva ancora, disseccata reliquia, il solo involucro superstite
della buccia di una fetta di arancia, che vi aveva riposto per mostrarla
a quegli allievi prima o poi in classe, a testimonianza di come il
secondo dei suoi uccellini, con sua soddisfazione, ne avesse succhiato
integralmente tutta la polpa lasciando superstite tutta quanta e solo la
crisalide di quello spicchio, a differenza di loro che non sapevano che
farsene di quello che aveva da dire. E in tal
senso si era giustificato un giorno del suo ritardo, dicendo che non
poteva che concedersi, prima di tutto, a chi sa profittare e ed è in
attesa da parte nostra di Ma quel
sabato, Piuttosto che restare ancora in casa fra i suoi uccellini
incantevoli ma alsuo dolore remoti, magari col pretesto di pulire a loro
la gabbia, aveva preferito, non appena gli era sto possibile, uscire in
bicicletta, essere fuori dalla prigione della tana del suo appartamento,
ove il colpo inferto avrebbe seguitato a tumefarne l'animo, ad acuirne
sino a un esplosione eruttiva l' infiammazione dolorosa, ed aveva per
questo sganciato dai sostegni la sua bici da corsa, dirigendosene in
sella oltre la conurbazione e le sue officine ed ipermarket, ove la
campagna, approssimandosi al fiume, sempre più s' inverdiva in aziende
agricole e in larghe sempre più vaste , Solo la
notte, dopo il rientro, l'aveva stretto alla gola la sua disperazione
umiliata, lo aveva istigato all' abiezione reietta
quale reazione al ritorno a scuola, ad uscirvi Ma nel
dibattersi verso l' intento di farla finita, era riuscito, già quella
notte, ad avvertire l' argine che in lui resisteva e non si dava vinto
all' onda nera di piena, quando credeva di non riuscire nemmeno più a
restare esposto alla corrente come solo s' ingrossasse, e anche il
giorno seguente, di domenica, si era addossato a quel suo riparo interno
in se insospettato, ed aveva
provveduto a rinforzarlo sortendo dal condominio in un ancor più lungo
itinerario ciclistico, ispiratogli dalla lettura, sul giornale locale,
che quello sarebbe stato l'ultimo giorno di apertura della mostra
dislocata in alcuni dei più importanti centri dei territori alti di
provincia, di un importante movimento pittorico locale della prima metà
del secolo, ispiratosi originalmente a tendenze nella pittura di
paesaggio che erano emerse nei grandi centri metropolitani nazionali. E si era
avviato a pomeriggio già inoltrato, a compiere
quell' itinerario Con che
senso di vanità distaccata, all' uscita dall' ultima esposizione, con
due neofiti appassionati della cultura figurativa locale che lo aveva
intrattenuto, parlando delle visite o delle gite d' istruzione
scolastica, memore di quanto potesse essere valso, averre condotto altre
scolaresche sui resti di antiche ville romane sul lago limitrofo Ma sulla via
del ritorno, verso sera, come già all' andata, si era emozionato di
poter essere visto da qualcheduno di loro al passaggio per i loro paesi,
aveva incrementato la sua pedalata nell' attraversarli, e si era
ripromesso di dirne in classe, l' indomani, celiando di come ad esempio,
chissà perchè, al contatto della salubre loro aria di paese uno
sternutio epilettico l' avesse ghermito... E l'
indomani, alle prime ore del lunedì, si era ripresentato in quella
classe ostentandovi più del solito sicurezza di sè e nei propri mezzi
valutativi, , quando cadute anche le ultime speranze che l' incidente
fosse avvenuto altrimenti, non v' era più dubbio possibile che tra loro
erano i colpevoli, e si era riofferto alla scherzo, e alla facezia,
nell' insegnamento di come si anagrammino i nomi. Poi nella
lettura del brano di Joyce sulla punizione ingiusta del giovane Stephen,
era rimasto sconcertato, nel farne il commento, della coincidenza tra ciò
che aveva posto in programma e ciò che gli aveva riservato
l' esperienza scolastica, poichè a parti invertite, per una
involontaria coincidenza degli opposti che ne risultava Di cui non
poteva fare menzione o ancora nessuna allusione diretta, per timore di
mostrarsi al loro cospetto in clamoroso difetto. Mentre già
non questo, o quello soltanto, ma tutti loro quanti, come sarebbe stato E che
divertito seguito, aveva rappresentato, il fatto che si fosse riproposto
maliziosamente di insegnarle, per punirla, un'ulteriore ricetta squisita
e ipercalorica al riso con le fragole*, a colei che ne era la
capoclasse, e di cui la ghiottoneria in cucina era la causa devastante
della obesità deformante, così come in un' altra circostanza le aveva
trasmesso a titolo di premio, invece
quale ricetta dimagrante, quella rinfrescante dello zaziki,
timoroso, in effetti, che fosse rimasto altrimenti già offesa giorni
prima, quando parlando di biotecnologie in agricoltura aveva fatto cenno
alle " mucche insaziabili" in cui è stato inoculato un
promotore di crescita e il suo sguardo era corso a lei, prima che uno
dei suoi compagni avesse mozzicato* una allusione esplicita zittito dal
suo sguardo..
E ridevano e
anagrammavano i propri cognomi, e scherzavano, e non solo loto tutti
sapevano tutto, ma insieme intrigavano intanto a che la colpa del fatto
ricadesse su di lui, a che lui che avevano ridotto allo stremo delle sue
forze, ne pagasse anche gli esiti e il conto dell' estremo affronto... Perchè
altrimenti se non per prendere in tal modo E non solo;
era bastato che il giorno seguente l' insegnante di Chimica chiedesse
ragione dell' assenza prolungata di uno di loro, quello stesso, timido e
introverso, che quella mattina lui aveva mandato in sala insegnanti a
prelevargli i Promessi Sposi, perchè a lei insospettita del fatto che a
ciò ridacchiassero, rivelassero subitamente tutto ciò che a lui
avevano tenuto assolutamente nascosto, di che cosa quell' allievo fosse
colpevole... E di cui,
quella collega, si sarebbe ben guardata dal fargliene parola e denuncia,
benchè lui le fosse succeduto l' ora seguente... Nè questo
era stato il limite ultimo cui si era sospinti la loro condotta Finchè uno
di loro, il più estravagante, non aveva fatto il nome dell' ispiratore
dell' atto, del responsabile primo, sollecitato da quel suo compagno di
cui egli era consapevole dell' attaccamento e della considerazione
mentale che gli riservava, Al che, a
rivelazione avvenuta, la generalità della classe come aveva già fatto
in altre circostanze del genere, aveva reagito
screditando la attendibilità di testimone di quel loro compagno,
presso gli insegnanti che ne avevano raccolto la confessione "
Sempre che sia vero quelche dice, potrebbe avere fatto quei nomi solo
per mettersi in vista..." gli aveva
confidato perplesso il collega di Educazione Fisica. Nelle cui
parole, con inquietudine rabbiosa, egli aveva sentito alitare la loro
ispirazione subdola, ogni qualvolta uno di loro aveva denunciato furto
od ulteriori malefatto. " E chi
ci dice che * l' abbia portato in classe, il Walkmann che * sostiene che
gli hanno rubato? Io non l'ho visto...." nelle settimane precedenti
così aveva assunto le difese della classe uno dei turbolenti più
riottosi, per osteggiare la sua proposta che il compagno che aveva
denunciato il furto ne fosse risarcito da tutti, dividendone l' importo
della refurtiva per il loro numero. Mentre a lui
non era bastato proclamare l' insussistenza del sospetto temerario
formulato nei suoi riguardi, ed aveva dovuto farsi riprodurre dalla
scuola i versamenti che aveva effettuato per potere
disporre di tagliandini di fotocopie per proprio uso personale,
al fine di riuscire a stornare da se l' accusa di essersi appropriato
indeditamente, per questo, di quelli della scolaresca E chi aveva
insinuato l'accusa? L' allievo stesso cui giorni prima era stato
sottratto il Walkmann, e che proprio a lui era ricorso, anzichè agli
altri insegnanti, per avere giustizia, " perchè Lei è il solo che
si prende a cuore le nostre cose..." E che nel
suo agire non avesse sbagliato per eccesso di difesa, glielo aveva
confermato il fatto che la loro rappresentante di classe, la "mucca
vorace" Era stato
alla supposizione che le parole di quel suo collega riflettessero il
discredito che la classe concorde aveva inteso gettare su chi ne aveva
rotto l'omertà che cospirava a suo danno, che Egli discostandosi dalla
linea di cautela impostagli dal Preside, che avrebbe sondato, - gli
aveva assicurato, cercato le proprie gole profonde, quando si era reso
conto di ciò che era successo- aveva rotto ogni indugio e iniziato a
metterli alle strette, sino a che il giorno dopo aveva minacciato di
fare quello che in tale situazione " Mai e
poi mai potrò consentire che posso essere promosso chi ne è stato una
nullità nelle mie materie e si è sospinto voi lo sapete meglio di me
fino a quanto.... mai e poi mai controfirmerò gli scrutini,
invalidandone le operazioni..." Al che,
sgomento sotto la silenziosa pressione di tutta la classe, che ora per
salvaguardare il salvabile tacita lo buttava a mare, l' ispiratore dell'
atto aveva chiesto di uscire , colui nel quale ora poteva ravvisare e
riconoscere il danneggiatore primo e ultimo di ogni sua attività
scolastica, Rovistando
poi nel portafoglio, gli era capitato di ritrovarvi ancora il biglietto
di ingresso gratuito che gli aveva offerto, insieme al suo compagno, ad
un torneo giovanile di rugby che si era tenuto in citta... Certo ne
aveva avuto sin dagli inizi una certa avversione, all' estraneità
soggiaceva una ributtanza che ne aveva per la bruttezza fisica e la
indisponibilità mentale, ma mai v'era stato fra loro reale motivo di
contesa, contrasto, talmente le evidenze erano innegabili ed era mancato
qualsiasi appiglio in quel' allievo, perchè potesse pensare di potere
esigere e pretendere alcunchè, e l' azione di disturbo e sabotaggio ne
era stata più una suggerimento e un' istigazione tacita, di quanto non
fosse stata svolta indirettamente... Era
rientrato dalla Presidenza in lacrime l' ora successiva, tra i sorrisi
degli altri che aveva appagato, sistemandosi al suo posto con dignità
disfatta, ma "piena e ampia confessione" l'avrebbe resa, messo
alle strette solo il giorno seguente, il sabato dopo quello del suo
crimine, quando nella ricostruzione ufficiale del misfatto tutto sarebbe
venuto definitivamente sistemandosi, troppo tardi ahime, per potere
recuperare ancora integro il corpo del delitto. Quella
mattina, quella della sua confessione definitiva, il ritardo abituale di
qualche minuto con il quale era venuto a scuola, era stato dovuto a che
non aveva dormito ancora che poche ore, spossato tutta la notte dall'
essersi ostinato a correggere, per porre rimedio, le ulteriori loro prove di cui
disponeva, per integrarne le medie scolastiche che doveva ricostruire
integralmente, e se lo era imposto con la forza residua della
disperazione, perchè doveva pur farlo, e gli conveniva farlo, ad ogni
costo, e aveva anzi da farlo assolutamente, prima che il rigetto dell'
avversione di dannarsi per loro glielo precludesse. E non era
bastato che glielo avesse evocato, perchè uno di loro, il più
irrrefrenato, lo stesso che a lui aveva fatto ricorso per i furti che
pativa e che lo aveva diffamato di appropriazione indebita in capo a due
giorni, di fronte a quel suo dovere adempiuto nonostante tutto , non
avesse mancato di far ridere gli altri credendosi
da lui inascoltato, con la supposizione che il suo volto fosse
impressionante per quante se ne era fatte...
E il lunedì
successivo, alla stazione seguente di quello interminabile Golgota,
quando da colui che aveva compiuto il misfatto non occorreva sapere più
niente, e tutto quello che aveva dire l' aveva detto o gli era stato
fatto dire, egli l' aveva ritrovato ciononostante irriguardosamente in
classe, che con il suo compagno più intimo
mentre egli teneva quella che sarebbe stata la sua ultima
lezione, si consentiva di giocare a una battaglia navale. Si
consentiva? Era lui che glielo aveva consentito, che non aveva avuto il
senso immediato dell' affronto che gli si faceva ancora, che così, per
mancanza di spirito di reazione immediata, aveva aperto il varco ai loro
attacchi, alla loro usura impunita della sua persona sino al colpo
finale, che vi avrebbe posto come sempre un rimedio ma tardivo, intempestivo,,
proiettandosi in quella classe con una scusa un ' ora dopo, per
intimargli di non essere più presente a una sua lezione " Visto
che la persona in questione non dimostra la sensibilità non dico di un
animale comune, ma nemmeno quella di un vegetale...." Stava già
incubando così la sua reazione esplosiva senza vie di uscita, in quello
che era la disperazione patibolare del suo lavoro, per ciò che poteva
ripromettersene da se stesso e dagli altri, per il futuro di affronto e
tormento che gli si prefigurava così interminabilmente davanti,
seguitando cionostante ad attenersi ad ogni dovere e compito, a
rimediare alla malefatta subita e pure a continuare le attivitò
ordinarie senza risarcimento di sorta, incapace di sottrarsi al suo
surplus dannato di lavoro che ne conseguiva, senza che per questo
avvertisse riconoscimento o riguardo di sorta per vciò che tutti
sapevano ormai che veniva patendo, anzi, nel seguitare della loro
generalità, per parte loro, a mancargli come al solito del
doveroso riguardo; il Preside che non s' interessava che del
danno che ne proveniva alla scuola e ai suoi documenti ed atti
|