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diario

 
 

 

Oltre il velo dei tendaggi, polverosi di tempo, nel primo mattino può aprire la stanza al quieto rumore in strada del giorno di festa cittadino, al ramo denso di nuove foglie che si slancia nella luce al di là dei vetri.

La musica afro-cubana che da poco diffonde il lettore, è la prima che vi ha immesso in ascolto, da che la sua casa è vuota anche di ogni presenza animale.

Non vuole, non se la sente, di cadervi ancora in amore per un altro piccolo essere innocente, se poi gli tocca avere ad angosciarsi e penare tanto, se si ammala e gli viene in qualche anno a mancare, come così atrocemente è stato per la fine del suo piccolo uccellino, l' autunno antecedente.

Ma la frenesia tropicale di quei ritmi, per sollecitante che sia, nonostante l'usura del tempo che da allora è trascorso,  non  stordisce certo il rimorso che ancora lo dilacera dentro, che a dispetto di ogni sua cura assidua quanto inetta,  per una debilitazione organica quel piccolo essere gli sia morto tra le mani debilitato, rabbioso della letalità a lui fatale della sua carcerazione amorosa.

Con la musica, che gli canta di come " a caballos vamos al monte", un'aria fresca è tornata a circolare nelle sue stanze, tra quei libri, e con l'aerazione, anche la luce è tornata a irradiare la polvere che da allora si è depositata incontrastata sulle scansie e sugli scaffali.

E' la vita che riprende più forte di tutto, e di tutti, potrebbe dirsi, nella vitalità degli che lo coinvolge negli animali e negli uomini per i quali egli si deve spendereche nell' oggi reclamano la sua vita partecipe, i suoi allievi che si attendono di riaffrontare con lui in classe le vicissitudini terminali del campionato di calcio, più di quanto non siano preoccupati di dibattere con lui le sorti del loro anno scolastico, il germano reale che come lo avrà avvistato, dal largo del lago anche stasera risalirà a riva, per il nutrimento che verrà a sottrargli gli sottrarrà finanche dalle mani.

Ma per se stesso, per la sua vitalità animale, per quanto è ancora viva carne nel suo invecchiamento corporeo, anelito alla intimità fisica di umidore d'affetti, a che ancora di altro che possa ancora vivere, nell' intimità fisica, ha aperto quelle stanze nel primo sole di maggio? A chi, mai nudo , devoto e fraterno, a quali eventi , mai, che possano che nudo e fraterno possa vivificarlo come l'azzurro impalpabile e la ventilazione fresca che è soffusa di fuori, come la luce che tramuta nel suo splendore anche l' ordinarietà dei muri delle case di fronte, gli atti di ogni giorno della anziana che vi pulisce il balcone, del passante in strada con il quotidiano che ha appena comperato all' edicola.

Quale che sia quel giornale, pensa, non può non recare ancora in prima pagina le notizie su quel fatto, anche più in rilievo di quelle della formazione del nuovo in governo.

Quello che egli acquista abitualmente, di cui ha già la copia, reca ancora l'immagine del volto del bambino, nel suo dilatato stupore, accanto a quella della sua bara trasportata a braccia da dei compagni di lavoro e dei parenti dei suoi familiari.

Quel volto, i giorni scorsi, quando ancora non si sapeva come e perchè il piccolo fosse scomparso, a lui è bastato sogguardarlo, per presagire a che cosa quell' innocente fosse andato potesse essere andato incontro.

L' aveva reso sgomento, nell' incontrarne lo sguardo, l' immaginare a che cosa potessero essere stati sottomessi sottoposti quegli occhi confidenti e luminosi, l' incarnato socchiuso di quelle trepide labbra, nel profilarsi soave dei lineamenti delle ciglia e del naso del bellissimo volto, gli era bastato vederli in quella fotografia che era l' unica che ricorreva su tutti i giornali. per avvertire con sgomento a che cosa potessero avere indotto.

E appena tutta l'opinione pubblica aveva appreso confusamente, finalmente saputo di quel misfatto, eccoli, i giornali avanzati, già a scagliarsi sull' orco, sul mostro pubblico, che aveva voluto godere saziarsi dell' impotenza del bambino nelle proprie turpi mani, in atti di una violenza, si sosteneva con postulati che si presumevano finanche postmetafisici, che non è mai sessualità o desiderio, che nulla condivide con l'amore.

Un giovane di neanche diciotto anni, il suo più assiduo amico, era invece risultato essere l'omicida, il suo compagno di giochi più caro, con il quale aveva raggiunto quel bosco, in motorino...

Non un atto di libidine, niente che poi ci fosse stato tra loro... Era bastato, in quel recesso, che il giovane avesse preso iniziato ad abbracciarlo  stringerlo a sè, perchè il bambino cadesse nel terrore, si sentisse perduto e lo facesse a sua volta sentire perduto, nello smarrimento di quei suoi occhi, incantati, che avevano seguitato a guardare l'amico in una muta rassegnazione stupefatta mentre colui stringeva, sempre più lo stringeva alla gola, senza che il piccolo più reagisse.

Quegli occhi fattisi irrevocabilmente parabilmente vuoti, spenti di luce, nel in quel volto divenuto inerte di ogni espressione, di ogni forma di moto, come di come inerte a ogni espressione ,a ogni forma di moto, restavano irrigiditi nel fango quel corpicino e quel volto che il giovane invano aveva tentato di riscuotere ( dal fango), che perchè rispondessero alla disperazione di tutto quanto il suo amore, quando ve l'aveva  presso il quale l'aveva ricondotto in lacrime il suo rimorso, una volta che egli era rinvenuto al senso di quel che aveva commesso senza che ma quel corpicino che più non rispondeva al suo amore, irrigidito a cadavere nel fango del bosco.***

Dopo  che lui stesso si era fatto catturare, che nella boscaglia aveva fatto ritrovare il cadavere" Ora sono morto anch'io", è solo quanto aveva detto, a quanto informavano i giornali il giorno seguente il suo arresto,

Di certo era morto per suo padre, per sua madre, che sostenevano di non volerne più sapere di lui.

Chissà quanto avevano potuto o voluto saperne fino ad allora. se egli l'amore, il calore dell' affetto amichevole, si era disperato o illuso di poterlo vivere solo con quel piccolo bambino.

Lui, quel ragazzo, che Il religioso che invece l'aveva visitato in carcere, credeva di poterlo prima o poi confortare, con la certezza che un amico più grande l'aveva già perdonato...

"Come se Io, che seguito a non perdonarmi lo stupore con il quale l' uccellino ha vissuto viveva la fine per inedia che gli ho avevo cagionato, come potessi perdonarmi se/ qualora...

Strano, - sente la testa girargli-, come pur avendone sgomento, che pensi ancora a una vicenda simile, a quella vicenda atroce come a una vicenda" del genere", come a un genere di vicende che se può capita capita a degli altri, a " uno di loro"... mentre io, la mia tua vita...

Anche tu, sai, sei uno di loro, intendilo bene...che " Loro", siete voi, sono anche io, neanche ora lo voglio capire...lo voglio almeno ora capire sei anche tu, lo vuoi capire?

Ancora non riesco a pensarlo, So che non voglio vuoi sentirmelo dire, che di dentro mi ripete il ritornello che per me è altrimenti!...-

E non è così, non è così comunque per gli altri, per la legge,

io "uno di loro", nella vertigine di questo mio stordimento..."

Un articolo accanto a quelli del bambino ucciso, narra i fatti di cronaca di un professore arrestato perchè ha molestato un allievo: aveva minacciato di bocciarlo, se non avesse soddisfatto il suo desiderio.

Vi si parla di un altro professore, coniugato, che con un pregiudicato si sarebbe appartato in una pineta con due adolescenti.

Sembra egli trarre un respiro di sollievo, al fatto che siati impediti quegli appetiti di cui è così (talmente) voglioso siano stati impediti.

Quel primo ragazzo si era infatti già messo d'accordo con i carabinieri, quando aveva consentito all' appuntamento in auto.

Uno dei due adolescenti, come ha capito quel che da lui si voleva, gli agenti aveva potuto chiamarli con il suo cellulare.

In quelle sue camere vuote ove dispera che mai nessuno venga a trovarlo, che cosa avrebbe potuto accadergli di simile, l'estate scorsa, se quel suo allievo avesse corrisposto alla sua richiesta al telefono, che lo sollecitava a venirlo a trovarlo prima della sua partenza...

Ed è bastato che i loro sguardi si siano ancora cercati, che quel ragazzo non sia sfuggito al saluto, ma gli sia venuto incontro per strada ed abbia con lui celiato, perchè la notte scorsa egli abbia smaniato di averlo spoglio entro le sue coltri, di carezzarne e stringerne la nudità del corpo tra le sue braccia, quel ragazzo-bambino(, )consapevole di tutto, caldo e tremante, tutto caldo, tremante, mentre lo sente che gli viene in bocca con gratitudine...     

E nella sua disponibilità per il bellissimo allievo quattordicenne, a lui affezionato,che tremore, e struggimento, per ciò da cui il desiderio non sa recedere... tanto più quando nei suoi splendidi occhi, senza presagire niente, gli sorride e confida le sue pene di sportivo per la stessa squadra del cuore...

Guarda intorno la luce di cui è gremita ogni cosa, e si chiede come volgerebbe ad essa ora lo sguardo, se stesse patendovi le conseguenze di avere osato, se solo si fosse un poco più esposto, se ad una loro esca avesse abboccato.

Ad egli che si lamenta che Se per il solo fatto che di lui sappiano come di uno di quelli, un  omosessuale, gli capita che i giovani della città insultino per strada o nei corridoi d' Istituto la miseria della sua solitudine estrema, senza affetti o relazioni di sorta, può ben immaginarsi si immagini che gli rimarrebbe di ciò di cui usufruisce, delle sue libertà personali, se agli occhi di quanti lo frequentano ed hanno di lui riguardo, per ciò appunto che rinuncia ad essere, se ai loro occhi come omosessuale si fosse lo sapessero fosse rivelato il pedofilo che è in effetti... Che importa, secondo lo spirito dei tempi, che i ragazzi li desideri già pubescenti,- che goderne per lui sia il sogno, il desiderio, che non imagini o concepisca di usare loro alcuna violenza, che in loro vagheggi un angelo da far godere tra le sue braccia...

E' questo l'inganno del cuore che gli può essere letale, se soltanto lo dimentica." Quando credi che perchè il ragazzo ti ha in simpatia, con te gioca, possa per questo amare il seguito del gioco in altre forme, ove l' amicizia ch'è tenerezza si fa fisicità di intenti...Vedi allora subentrare la repulsione e l'orrore dov'era intesa luminosa, tramutarsi in uno spavento tremendo ciò che era giocosa confidenza, lui si sente perduto e tutto è per te perduto, solo che lui parli, che riveli il tuo gesto, come ti minaccia di fare improvvidamente,... al che tu già sai, che sei senz'appello, se per la legge anche solo il concepirne il proposito o il tentare di metterlo in atto è il crimine estremo, che il tuo piccolo amico del cuore non puoi più che sopprimerlo, per cancellare tutto, anche nella sua mente, spegnendovi con l' impressione l'( l' impressione dell') essere impressione repellente in cui ti sei tramutato ai tuoi occhi...

Come gli è difficile, pensando a questo, sostenere la luce continua del giorno.

Richiude ad essa le finestre, perchè  i tendaggi gliene filtrino solo un velame.

La luce è il richiamo, il desiderio inesausto.

La tentazione che gli è imperdonabile.

Come, così, in altri occhi vedere ancora il mondo ?

Sentirlo ancora nei corpi viventi?

restare talmente mortificati e carnali?

Nella trasfigurazione spiritualità di che cosa che vi si illumina?

Si è fatta fa allora E' la luce degli occhi, la luce del giorno.

" E in essa tu non devi più temere.

In essa puoi trovare ancora conforto,

sollievo da (quello) che ti angoscia nell'ombra che in te, su di te si proietta.

E' tale luce, la Nella E la luce che emani negli occhi a te intenti.

E' luce E' luce nella pupilla del germano che ti sta accanto e che non ti teme. E prende il tuo cibo e libero spicca il suo volo.

E' luce del ragazzo commosso, che di te sa e ti si rivolge.

Se così è, non adombrarti temere della tenebra del cuore.

Della mortificazione degli uomini, della loro legge.

Non disperarti, se tu sei la reiezione di ciò che si consentono.

Aborti, abbandoni, tradimenti, inseminazione d'ogni sterilità .

Non... Se nulla può essere a loro negato, di tutto quanto è a te vietato.

Non...

 

E la luce è

 

 

Il testo è del tutto impubblicabile; non per ciò che dice, ma per la fiacchezza esausta e penosamente ripetitiva del modo con il quale lo dice.

   

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