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A
Claudio Magris Caro
Magris, anche
al volgere al termine di ques'anno, per confortarmi che alcunchè ho
compiuto, mi consento di inviarLe qualchecosa di mio, di provvisoriamente
ultimato, ben consapevole, nel limitarmi a
due sole poesie e poche pagine, di quanto di più grande e di bello di
quanto io posso scrivere Le sia dato di leggere, e di come quanto più ridotto nella sua modestia è quanto si affida,
più possano umanamente crescere le possibilità di essere letti. Mi
è grato scriverLe questo, perchè è bello darsi espressivamente una
ragione nel delirio della propria presunziomne, quanto più, oramai, per
me essere letto ed essere amato siano una sola e identica cosa. Se
ha avuto modo di leggere le temerarietà che le ho inviato nei miei "
Tra i vivi e i morti", che qualora
abbia avcuto modo di lòeggerLe, spero non l'abbiano indisposta nella
cecità verso il proprio egoismo filiale prima ancora del loro autore, che
del narratore inattendibile, ne ritroverà nelle pagine in prose un
epilogo posteriore. Solo
rileggendo le pagine grandissimne di " La morte di Ivan Ilic"
credo di avere capito, qualora ne trovi il modo e il tempo, come quell'
estratto va revisionato e riscritto: come espressione cronachistica, e
inattendibile, dell' ottica dell' egoismo implacabile verso il morente dei
suoi cari familiari. Quanto
al mio amore per i miei uccellini in gabbia con i quali ho convissuto e
convivo , spero che tale mio sentire, e la sua formulazione, quale esito
del mio incontro con la loro grazia nel non confidare negli uomini come il
rabbino di Singer, o della mia pietas quale quella del suo macellatore
rituale, non mi abbiano confinato piuttosto nei limiti significativi di un
Mario Samigli, per rifarmi a un' intelligenza letteraria, quella del suo
creatore, di cui davvero avrei ambito di essere almeno un discendente
minore. E'
che ne soffro di legittimazione, per quanto nelll' attendervi mi ispiri a
Madadayo e all' universo degli Haiku, allo spirito delle ghirlande
tibetane degli uccelli o al loro verbo secondo Attar, agli incantevoli
racconti di Katerine Mansfield o all' ispirazione più prossima di Umbero
Saba. a)
Della miseria delle mie traversie vergognose di insegnante da cui cerco di
sopraelevarmi, facendone la materia di un racconto lungo o romanzo breve
alla J. Banville - grazie di avermi messo sulle sue tracce " L' indifendibile"- in cui le enormità che ho
commesso e subisco, i miei traviamenti di insegnante che non riesce ad
ottenere ascolto e rispetto nella sua vulnerabilità umana, trovino una
giustificazione d' essere state, che dovrebbe fare coppia nel suo esito
omicida con un racconto con un finale invece
suicida, sul triste amore animale invece di un pensionato, che in
vita sua era stato incapace altrimenti d'amare. b)
E mi attendono nelle loro tracce ancora virtuali, come la mia natura di
scrittore, nonostante i miei anni e i miei capelli canuti, le cronache dei
miei viaggi esaltanti e mortificanti da riscrivere ancora, con gli
scartafacci ancora da decifrare e volgere su disco del mio ultimo viaggio,
qualora riesca a non lasciarmi soverchiare, pur nella mia solituidine
assoluta, da vicissitudini e vergogne di casa e di scuola. c)
Intanto di tutto questo vediamo che può sortirne, nel tempo di tregua
delle mie vacanze natalizie, l' Offerta di Bach che mi delizia l' anima,
di essa in ascolto con il mio canarino superstite. Miscellanea.Copertina
Odorico Bergamaschi
MISCELLANEA Da
" Storie della vita di paese d' un poeta"
Breve
storia di mia madre e della sua gatta
Il
necrofilo
Dagli
Scritti del 1998
Poesie
Leggendo Novalis
Nel
sogno di che soltanto
Due
haiku
Prose
Un
giorno di maggio, senza più lui.
Un
giorno di maggio, ... titolazione
Un giorno di maggio, senza più lui. Poesie
POESIE
Nel
sogno di che soltanto
Leggendo
Novalis
Soffio
di vento (Haiku)
Riso di
sciocchi( Haiku) Il
Necrofilo
Il Necrofilo
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