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1schoolday

 
   

 

 

 

Testo

 

Ripone la bici all'ingresso della scuola che l' ora di inizio è già cominciata, sa bene che oggi, ch' è il primo giorno di scuola, per non accusare il ritardo può valersi del fatto che il Preside tenga un discorso alle classi prime, che l'appello e la consegna delle scolaresche debba ancora avere luogo, ma avrebbe voluto e ci teneva il primo giorno ad essere puntuale, anzichè puntualmente in ritardo, spezzare fin dagli esordi il suo fatalismo, quando è tutta la sua vita che è in ritardo, che è una resa nello stesso sforzo, un fallimento scontato nel cimento...

Lo sapeva e presupponeva anche ieri sera che non sarebbe servito a niente rinunciare alla lettura e alla scrittura per predisporre ogni cosa, il sacrificio anticipato del suo tempo alla sua vita scolastica, per non avere al risveglio, così, che da alzarsi e rivestirsi ed andare...

Sopraggiunge irresistibilmente sempre, lo sa, l' impedimento, l' urgenza lo scrupolo imprevisti, il ritorno suoi sui passi per riassicurarsi, l' inerzia letargica nell' ultimare tutto, questo o quel sintomo di' un 'avversione irriducibile al suo destino di spreco, per il quale là, egli possa valere per quel vale, e lui che non riesce più a farci niente per non soccombere, che è già molto se può tirare il fiato, evitare la miseria del disastrato, quando a sgretolare sfatare il sortilegio, a trovare un anticipo, forse basta che infine si risolva a non imputare ad altri che a se stesso il suo destino, a farsi una ragione, una necessità superiore cui sottomettersi, della sua dispersione nel differirsi e sottrarre...

Lo si rassicura, all' ingresso, non è ancora la sua volta, eccoli, ancora intimiditi, nella mensa grande, che si scrutano intorno, che ricercano riferimenti, con chi ritrovarsi,    

le loro file che si diradano ad ogni classe che si avvia.

Chiamano ora la sua classe, avanza verso il Preside, per raccogliere con il registro di classe i libretti e le indicazioni da fornire agli allievi.

Li guarda in volto, senza fissarli, i nuovi allievi che si raccolgono al suo seguito, di dentro cercando di imporsi sicurezza, non curanza, di fare attenzione a non mostrarsi timoroso di sbagliare l' aula dove deve recarli.

 

Anno scolastico, ...., alla consegna del registro, come l' ha ricevuto in didattica, nel compilarne le sole indicazioni di copertina, ha dovuto deve concentrarsi in un faticoso sforzo di memoria, per ricordarsi quale nuovo anno scolastico inizi quel giorno, la mente che è presa dall'angoscia di essere ancora capace di connettere, per lui il tempo che non conta più niente...

 

continua.

 

 

Condoglianze

 

Mi sono /Si è sentito farmi/si ancora più gelido, quasi scostante, quando l' allievo del primo banco mi/gli ha detto perchè la madre aveva chiesto che lo giustificasse.

Quando avevo/a detto a loro, il giorno prima, chiesto a loro di svolgere quel solo Esercizio,

e già più di una volta lui aveva sbagliato quale fosse la materia del giorno.

Sua nonna era morta la sera precedente.

Non credo di essermi alterato in alcun tratto del viso e della voce, quell' annuncio non mi è giunto di dentro che come una  contrarietà che mi infastidiva, un contrattempo che ponendomi in difficoltà, per la stessa ostilità pregiudizievole con la quale l' avevo prevenuto, mi obbligava adesso a diffondermi sul regime delle giustifiche, a dovermi spiegare, a motivare le ragioni della rigidità di posizioni che prefiguravo, delle possibilità di farvi eccezioni, di consentire discrezionalità.

E per quanto cercassi di ammorbidire, di attenuare, sentivo di dovere parlare e ancora parlare, per giustificarmi a volta, di una durezza indifferente che peccava di incomprensione.

Per affidabili che si siano finora mostrati, temevo ed è ancora il timore che solo che mi fossi / è il suo timore che solo si mostri troppo disponibile, facile o ingenuo a crederli, sia fatta perchè ne abusino, già ne approfittino.

Non aspettano che di cogliere ogni mia/ sua debolezza, perchè cada nella tagliola della sua umanità con loro.

Ah, il mio timore di parere insensibile, questo usare comunque timorosi riguardi...

per cui mi riferivo a un mio allievo al quale l' anno scorso è morto il padre, insistevo che il problema si pone, in simili circostanze., quando l' allievo che subisce un lutto per farsi forte, riuscire a riaffrontare la vita, sente che è meglio che ritorni a scuola, fra i compagni, anche se il suo profitto ne risente, mentre potrebbe evitarle, le insufficienze, se seguitasse a restare assente

Perchè, anzichè rifarmi a tali penosi casi estremi, poi alludere a quanto sia impietosa la scuola nei riguardi del suo personale in tali circostanze, in cui è obbligatorio chiedere il permesso per partecipare alle esequie dei nostri cari, senza più appigli nella mia precarietà mentale, a disagio per le tante parole, troppe, tante quanto era inopportuno e inappropriato ogni cosa che dicevo, ogni tono che variavo, quando la giusta misura ne richiedeva così poche, non ho detto del triste precedente della condotta della maggior parte degli allievi della classe seconda del loro corso l'anno scorso, quando hanno profittato delle esequie del figlio della loro insegnante di Matematica, pur di perdere delle mie ore di lezione, per disperdersi nei bar circostanti, anzichè presenziare ai funerali come si erano giustificati cui volevano far credere di essere andati in massa.

Ho solo alluso, e fortunatamente, -non avrei che divulgato  cose troppo segrete e dolorose senza che potessero comprenderle, a come io invece non abbia trovato nella scuola, nelle sue maestranze presunte, conforto e aiuto nei miei lutti recenti.

Avrei dovuto loro dire, altrimenti, che non ho fatto il mio dovere a fare il mio dovere di insegnante, nel sottrarmi a mio padre morente per non farlo soffrire della sofferenza che mi infliggevano degli stronzi di allievi, che mi infliggeva la connivenza con loro della feccia dei miei colleghi di allora, e nel venire comunque a scuola, or è quasi un anno, benchè una adorata mia creatura dovessi lasciarla in casa in agonia, pur di essere in servizio, di non mancare, anche se quel giorno ero giorno di sciopero degli studenti, e lasciavo in casa senza più assistenza, per oramai inutile che fosse, la mia più adorata creatura in agonia...

E avrei dovuto aggiungere, che oramai, mentre soffro ad ogni fase di gioco delle partite cui assisto della squadra per cui tifo, neanche più lo sento, il senso di colpa di queste mie parole.

 

 

" Le azioni salgono e scendono in giornata...", diceva a un altro un mio collega che si è convertito dall' ultrasinistra e dalle ragioni della politica al gioco in borsa.

 

" Salgono e scendono come noi, esattamente - come si è allontanato ho soggiunto al suo interlocutore.          

 

 

Cronaca

 

Anche un giovane di Castelgoffredo

tra i termoinsofferenti che protestano,

al loro risveglio dopo un sonno soffocante

 

ENNESIMO LITIGIO IN UNA FAMIGLIA MANTOVANA

PER L'ECCESSIVO CALORE MATERNO

 

" Come se non ci fosse già l'effetto serra...", ha protestato il figlio all' indirizzo della madre dopo una notte agitata, se non insonne, sotto il peso di una termocoperta che puntualmente l' ha risvegliato, infastidendolo, ogni volta che si è rigirato nel sonno.

E come se non bastassero il peso e il calore della termocoperta, " un ver stuin" ha polemizzato il figlio, la camera era stata surriscaldata dalla madre sino a farle sfiorare i 30 gradi di calore centigradi interni, per come costei aveva regolato la sera precedente l'impianto di riscaldamento autonomo in appartamento, secondo quanto hanno potuto accertare dallo stato radiante, delle pareti interne, i periti sollecitati a un loro intervento da parte di un anonimo, da parte del proprietario dello stabile dove vivono madre e figlio,  non si sa se più irritati, o divertiti, che si dovessero fare anche solo delle chiacchiere per una cosa del genere-

" Ti t' an se mia cus i è i reumatism" alle rimostranze mattutine del figlio avrebbe ribattuto controbattuto ribeccato allora sua madre, e il figlio, prontamente, " E ti t an se mia cusa a voeul dir duversas dasmisiar la not tuti li volti che at senti trop cald, che t' at giri et par da duverat tirar a dré un caret, quand al di dopu ad ghè d'andar a scoeula par al di dopu duver andar a scoeula".

Il giovane così vibratamente protestatario, di questo fatto di cronaca, è S. S., di anni 15, del quale si tacciono qui le generalità, e la residenza, essendo Stefano Storti ancora minorenne, anche se si è il quale si è tuttavia già segnalato all' opinione pubblica castelgoffredese, ed ai suoi vicini, per essersi già più volte lamentato con l'uno e con l'altro del tempo, ora che fa troppo caldo d'estate, ora che fa troppo freddo d'inverno, come se loro ci potessero fare qualcosa, hanno scosso il capo, sollevando le braccia.

Qualcuno si è anche impermalosito, qualcun altro ha supposto che "ce l'abbia su per questo con il padreterno e che non sia di buoni sentimenti cristiani", sollevando sospetti e allarmi sul suo spirito di sopportazione.

Per questo pare che non sia il caso di meravigliarsi, secondo qualcuno che ha raccolto le indiscrezioni di sua madre al supermarket, se quel ragazzo se l'è presa tanto con lei che ha ribadito, intervistata, -anche il Tgr regionale si è infervorato al caso, ed è prevista inevitabilmente un' interpellanza parlamentare, visto che puntualmente, all' arrivo dell' inverno, la vicenda si ripete e torna a ripetersi in numerose famiglie-, di non volere che il bene del figlio, e di averlo  termoriscaldato solo per evitargli quei benedetti reumatismi, non pensando nemmeno lontanamente che la cosa potesse arrecargli tanto fastidio.

" I è tuti stupidadi, in ogni manera" ha concluso, quasi a volere con questo smorzare ogni polemica sul caso.

In ogni modo pare che non ci sia materia d' intervento per l'autorità giudiziaria, anche se i fautori in paese delle ragioni del figlio parlano di evidente abuso della propria potestà materna da parte della signora, parlano addirittura di una sua possibile incriminazione, per riduzione in stato di soggezione termoambientale di un minorenne, mentre chi parteggia per la madre parla invece di risibile montatura, di un normale dissapore tra madre e figlio alimentato ad arte, non si sa da chi, che si sgonfierà ben presto, ne sono sicuri, insieme con il clamore incredibile sollevato dal caso.

Se il figlio non fa che riderci sù, e qualcuno osserva " assai scioccamente", " E' proprio da lui essere così, " Cusa voeut mai, con i fioei dal di d' incoeou", pare che la madre , a dispetto delle apparenze, si sia visibilmente risentita della imprevista termoinsofferenza del figlio.

La prognosi delle vicine competenti resta comunque riservata.

Pare in ogni caso che la signora ne avrà per qualche giorno, prima che possa tornare al suo abituale buonumore con il figlio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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