"Usted, tambien ?"

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nel deserto turkmeno

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Alla Gallery di Asghabat

4 agosto 2003

"Usted, Tambien?"

" Tambien".

" Tambien?

Ne sembravano stupefatti i grandi splendidi occhi di Bayram, non se ne capacitava, il ragazzo, nella chaykhana ombrosa dove sostavamo insieme con i nostri gruppi di viaggio, che vi si erano incrociati nel cuore del deserto tra Asghabat e Konya Urgench. Con la madre lui era di rientro a Dashoguz, abbronzato nel corpo,dai bagni sul mar Caspio, mentr' io ero avviato in verso contrario verso la frontiera iraniana, sospinto da un visto di transito ch'era come un foglio di via.

" Tu lo sai perché non sono maritato, è la ragione stessa per la quale tu me lo chiedi."

Ma la consapevolezza ha commutato istantaneamente il suo riguardo in indiscrezione curiosa, inoltrandolo a chiedermi d' appresso di che declinazione fossi.

il mio amico BayramGliel' ho comunque dichiarata, quando mi ha toccato il braccio perchè desistessi pure dal dirglielo, avendo avvertito di essersi inoltrato troppo nella sua indiscrezione, alla mia ritrosia iniziale nel rispondergli.

Per sua fortuna poteva parlarmi in spagnolo, giacché era benestante ed aveva potuto farne la lingua dei suoi studi primari all' Università, per il cui perfezionamento era già stato a Madrid, in Florida.

" No me gusta nada aqui, ni la gente, ni l'ambiente..."

Tutti intorno a lui tenevano " Familia y amor", mentre lui..

E di lui già sapevo.

Sulla soglia della chaykhana è accorso a salutarmi, quando ho dovuto lasciarlo, bello quanto il grande dolore della sua esistenza turkmena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poi il deserto cespuglioso, prima che si sopraelevassro dune, che si profilassero le loro barkane a ridosso della manciata di villaggi lungo il tragitto, del pianeggiarsi del deserto nei coltivi di cotone, dei primi sobborghi della capitale.

Al piovasco, di ieri sera, è succeduta una mattinata ventilata che fa apparire ancora più ariosa Ashgabat, la trasfigurazione del suo passato sovietico nella modernizzazione in accelerazione sospinta di vie e piazze del centro, immerse nel verde che ne silenzia il traffico.

Sovrastando ogni processo che in Asghabat è in corso, il Turkmenistan tutto, l'aurea statua di Niyazov sul suo enorme treppiede, le braccia aperte e ruotanti ad accogliere l'orbitare del sole ed a irradiarne la patria a sè sottomessa, perchè mai il popolo abbia a scordarsi, anche un solo istante, a che dio che può tutto sia dovuto ogni suo bene. A rievocarmi, se mai mi occorra, che nulla è più facile a confondersi che la democrazia con la modernità imperante.

Nella capitale, almeno, credevo che potesse allentarsi la tensione che in me è insorta nelle oltre quattro ore di sosta alla postazione turkmena di frontiera, prima che mi fosse dato il via libera verso Konya Urgench.

Non era un grande problema, ma era pur sempre un problema che restava insoluto, che sul visto, allorchè è stato redatto dagli addeti dell' Ambasciata di Tashkent, non fosse stato indicato con il mio percorso senza alternative in Turkmenistan, il mio punto di uscita obbligatorio verso l'Iran.

Quindi, in Konya Urgench, il giovane ch'era addetto alla sola gostinitsa della cittadina vetusta, prima di accogliermi ha telefonato alla militsia per sapere se poteva farlo.

Dopo qualche minuto, non di più, un uomo della polizia già era di passaggio e si tratteneva con lui, con la sua madre incombente, guatandomi con l'occhio del predatore che deve inibirsi la preda.

Poi solo a notte inoltrata ho fatto rientro, dopo che nel pomeriggio, per ogni evenienza, al bazar avevo convertito dollari in manat al mercato nero-, glissandovi tra gli uomini in cespugliosi tepek, restii anche al contatto dei soli sguardi di uno straniero,- di ritorno dalla visita del museo e dei mausolei che si fronteggiano di Najm al-Din Kubra e del sultano Ali, ( è Abu al-Jannab Ahmad ibn 'Umar ibn Muhammad ibn 'Abd Allah al-Khiwaqi al-Khwarazmi, un venerabile sufi caduto nella difesa di Konya Urgench, durante l'olocausto mongolo ( 1221), quindi inoltrandomi al mausoleo della principessa mongola Turabeg nel suo stupefacente cielo istoriato, alla magnifica sequela periferica delle rovine dell'antica Konya.( Vedi su questo la galleria di immagini di Konya e la pagina seguente )

 

Mi sono stizzito con il giovane albergatore, quando ha seguitato a trattenermi il passaporto sebbene già avessi saldato e regolato ogni conto, ma di li a poco avrei avuto modo di ricredermi sulla ragionevolezza del mio contrariarmi, allorchè, quando già erano passate le undici di sera, è venuto a bussare alla mia porta per dirmi che ero convocato dalla polizia.

Un milite stava seduto infatti nell' ufficio della gostinitsa, già pronto ad accogliermi con quanto meno calore e più repulsione possibile, per quel corpo estraneo ed infetto che costituivo, di cui era solo tollerata la sola presenza di transito.

L'indomani, alle dieci, e non più tardi, intimandomi che già mi fossi messo in marcia per Ashgabat.

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Al mio amico Bayram

(L' immagine è stata scattata a Cypro)