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17 agosto, Jhansi

Elefanta, Mumbay, dopo Aihole, Pattadakal, i templi  Sivalaia di Badami.

E bruciando le tappe eccomi di ritorno in Jhansi , e di nuovo con il mio amico,  che dorme a me accanto nella stanza d'hotel.

Stamane si è svegliato alle cinque, per non perdere l'autobus che alle sette parte da Khajuraho, pur di essere ad accogliermi alla stazione.

Tra le altre cose, prima di prendere sonno, mi ha chiesto quali siti mi siano piaciuti di più, lungo il percorso del mio viaggio senza più lui.

Hampi, Badami, gli ho elencato, Mumbay, incredibilmente.

Di Badami gli ho detto quanto sia incantevole l'incastonatura rupestre, particolarmente se ci si addentra  nel percorso che a lato del Museo ti inoltra istantaneamente in un orrido abissale, nella voragine delle rocc, a picco, su cui furono edificati i templi Sivalaia: dall'alto  dei quali la vista precipita sul lago verdeggiante, sul suo bacino rituale tra le cave e il dirupo frontale, vole impervia alle scalinate dei gath sottostanti. 

Ma è forse di meno il complesso templare di Pattadakal? Dopo averlo intravisto recandomi ad Aihole, quando vi sono pervenuto una prima volta, al tramonto, di rientro sul tardi in Badami, alla vista dei suoi profili dravidici, tra le ogive dei templi nagara, mi sono sentito ampiamente risarcito di avere solo intravisto lo Shore temple di Mamallapuram, in un tramonto piovoso, oltre il filo spinato della recinzione del sito in prossimità degli scogli della spiaggia.

Avevo di fatto ragione, a siffatta distanza, di provare tale senso di compensazione, poichè i templi Varupaksa e  Mallikarjuna,  sono una filiazione gemellare dello Shore temple, lungo una linea genealogica che ha i suoi primordi e il suo micro-capostipite nel Dharmaraja ratha , sempre in Mahaballipuram,  non che il suo ascendente diretto nel tempio Kailasanatha di Kancipuram, la cui riproduzione in Pattadakal fu occasionata dalla vittoria su Pallava dei suoi signori Chalukya, e dalla appropriazione degli stessi artefici delle loro opere esemplari.

In  Pattadakal, quando l'ho visitato, ho seguitato il mio caso investigativo su come e quanto l'esigenza liturgica di attuare la pradakshina, come deambulazione interna al tempio, possa avere determinato gli sviluppi dell'architettura chalukiya,  e ho riscontrato una possibile risoluzione del caso: negli interni dravidici esso è apparso sciolto senza soluzione di continuità con  i prototipi costruttivi in Aihole, a differenza di ciò che intercorse negli esterni: fu approntato  allo scopo lo stesso mandapa a cinque navate che  configura in Aihole il Ladkan; alle tre navate centrali ebbe a corrispondere l'estensione della cella, alle due navate esterne i corpi delle due celle laterali oltre le quali il vestibolo svolta e immette nella galleria della pradakshina che attornia la cella centrale.

Avrei voluto sostare ancora un giorno in Badami, un giorno ulteriore in Mumbay,- e dire che  la notte prima di prendere l'autobus sul quale vi sono arrivato in Kurla,  l'inquietudine di mettervi piede non mi consentiva il sonno

Ma da Kurla si è rivelato estremamente facile raggiungere in treno il centro, la Victoria Terminus , trovarvi un alloggio, sia pure in una miserevole stanza con il bagno esterno, e in capo a un'ora disporre del biglietto di partenza, tutto è stato fin troppo facile, al punto che ho finito per anticipare di un giorno la partenza, rispetto alle esigenze che al tempo stesso che tutto si facilitava, sono istantaneamente progressivamente emerse , alla conclusione in Elefanta del mio itinerario artistico alla presenza di Siva: la realtà stessa che il dio esprimeva nel suo triplice volto sublime, nel cui fronteggiarti come l'eterno assoluto, di Mahadeva, sono indissolubili la grazia del sembiante floreale di Uma e l'orrore pregno di morte di quello ofidico di Bahirava, tale trimurti reclamava che ricomponessi nella sua integrità la mia esperienza dell'India, e che la trasfigurazione dell'arte avesse a tramutarsi nella catabasi , in  Darawa , entro la sterminata miseria dello slum più popoloso della Maximum city.

Tra i due estremi, nel giorno dell'indipendance day, era intanto   piacevole  South Mumbay, senza più l'assordante traffico asfissiante dei giorni feriali, lungo i larghi viali alberati che dalla porta dell'India riconducevano fino a Vittoria Terminus, tra la folla che sciamava sotto i portici del lascito coloniale degli imponenti edifici neogotici.

Negli occhi restava ancora impresso, come una sensazione di luminosa bellezza, dal largo di Elefanta il grigiore perlaceo del mare , ove le acque limacciose s'approssimavano alla costa in cui sfumavano i profili dei grattacieli.

Ma l'amore che mi unisce al mio amico era l'autentica perla dell'India che dovevo salvaguardare : l'essere di nuovo  insieme con lui, al più presto, non poteva più essere differito rispetto ad ogni altra cosa: non potevo più rinviare di un giorno quanto gli avevo assicurato al telefono. 

Non avessi posto una limitazione alla mia frenesia di viaggiare, Shiva, nel suo corpo sottile, non avrebbe forse fatalmente tramutato altrimenti  la Sua danza.?

 

 

( il conflitto della tendenza a non permanere in ogni meta non appena è stata raggiunta, già otrepassando, in vista di altro, ciò che non riesco a fissare nella contemplazione )  

 

 

 

 

 

 

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