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Badami 13 agosto

Ieri mi sono dilungato fino a che s'è fatto sera nel villaggio di Aihole. Dall'alto del tempio jain di Maguti ,tra i declivi e il fiume si distendeva nel tramonto il piccolo villaggio di  seicento abitanti,  per lo più miserevolissimi, la distesa bianchi dei terrazzi dei suoi tetti piatti  tra i quali si sopraelevavano i resti bruniti e le vasche rituali di innumerevoli templi e tempietti, i piani piramidali o le curvature in cui culminavano le loro vestigia. aiholeP8041386.jpg (385150 byte)

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Come nelle città morte intorno ad Aleppo, le case abitate e le rovine  sorgevano  in contiguità lungo le strade,

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 negli slarghi dei cortili, i massi delle loro soglie erano affiancati e smottavano ugualmente nel fango e nelle scoline.aiholeP8041385.jpg (395561 byte)

aiholeP8041390.jpg (483602 byte) Lungo le strade, nelle corti, tra i carri  e gli attrezzi, ugualmente coesistevano  promiscuamente animali e uomini, armenti e greggi di rientro dal pascolo e la gente  a  passeggio, di domenica, gli agricoltori che vagliavano la pula e i bovini che trainavano  carri, i bambini che si rincorrevano nel gioco, dentro i cortili di fango,e le galline che saltellavano sui trespoli e le capre che si inoltravano negli antichi vestiboli sacri.Tuttavia non vi era alcuno dei maiali selvatici che in Badami ritrovavo in ogni via.aiholeP8041389.jpg (504522 byte)

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In Aihole,  fino al tardo pomeriggio ero rimasto confinato nei templi  principali, trattenutovi dalla emozione spirituale di ritrovarmi tra gli embrioni del tempio hindu.

Dalla schermatura delle grate di pietra, una penombra di una chiaria tenue era l'atmosfera interiore che appariva  ancora diffusa nel Lad Khan, mentre nella metamorfosi architettonica  che da esso aveva avuto origine, invece nel tempio di Durga  apparivano  già una acquisizione duratura la solennità tenebrosa degli interni della tradizione templare hindu e la grazia e la forza visiva delle rappresentazioni oramai canoniche delle divinità hindu, Mahishasuramardini, Vishu Varaha, disposte nelle edicole della pradakshina.

Un motivo di indagine, in particolare, mi riconduceva da un tempio all'altro: non era forse l'esigenza di incorporare nell'edificio stesso del tempio la pratica liturgica della pradakshina intorno al garbagriha Se in  alcuni di essi, quali il Tarappaguda,  le tre navatelle del mandapa erano risolte  nelle celle e in un muro frontale finali, altri, come il M*, prolungavano nel deambulatorio per la pradakshina intorno alla cella del garbagriha le due navate laterali , senza più il ricorso, come nel tempio di Durga, al prestito buddistico di un corridoio girevole volto in un'abside anche all'esterno.

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