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Nella trascrizione della mia tesi di laurea, a oltre venticinque anni di distanza, doppiando il corso della mia esistenza, ciò che mi sembra che sia più che mai da salvaguardare della critica spinoziana della Superstizione, che è il presupposto della purificazione dell'esperienza della fede, e della affermazione dell' autonomia  della ricerca filosofica e scientifica - il che non esclude che la fede possa farsi la rivelazione del fondamento della verità filosofica e scientifica -, è la critica della preminenza - o della veridicità- dell' esperienza religiosa che si accredita della manifestazione materialistica del divino nei miracoli,  più che della Parola del Verbo e del Paraclito.

Mi sembra invece che ne costituisca un limite, che è  proprio della elaborazione del proprio convincimento da parte di Spinoza, più che dello spinozismo,  la negazione di ogni possibilità di partecipare alla rivelazione di Dio in noi, e per il nostro tramite alla rivelazione di Dio a Sé medesimo,  se non nella conoscenza dell' Amor dei intellectualis, e nella legge di carità secondo la giustizia della reciprocità che ne è ispirata.

E' così negata l'immaginazione attiva creatrice, pur implicita nello spinozismo stesso,  come percezione della nostra coesistenza in atto quali modi eterni della Sostanza divina, e la sua partecipazione, mediante un'apertura di fede, a una verità illuminante superiore quali la Grazia e il dono sacrificale, il Darma, il Tao, la spiritualizzazione interiore della legge Mosaica o Mohammadica.

invece ( Mentre) che di ogni cosa si dia l'idea, cioè la mente, nell' Attributo divino del Pensiero, è un'apertura all' immanenza salvifica in ogni cosa , quale sua ecceità eterna, dell' Intelletto  agente dello Spirito Santo .

maggio 2005

 Ulteriore commento

Dal raffronto che vengo attuando tra le  tradizioni spirituali dell' occidente e dell' oriente, emerge che la ricerca spinoziana della salvezza e della beatitudine, mediante la conoscenza intellettuale superiore che dall'idea adeguata di certi attributi di Dio procede alla conoscenza adeguata dell' essenza delle cose ( Ethica V, 25, Dimostrazione) , per il tramite delle dimostrazioni stesse quali occhi della mente( Ethica XXIII, Scholium) , è la manifestazione della medesima Cupiditas  che è stata espressa dalla mistica mediante le forme sensibili o immaginative delle proprie visioni, ossia è la co-ispirazine del farsi l'identica cosa dell' amore ( intellettuale) della  Mente verso Dio e dell' Amore di Dio verso gli uomini,  nell' Amore stesso di Dio, "con il quale Dio ama se stesso, non in quanto essere infinito, ma in quanto può essere spiegato mediante l'essenza della Mente umana considerata sotto la specie dell' Eternità( Ethica, V, XXXIII).

"Ethica, V, XXXVI:

L'amore intellettuale della mente verso Dio è l' Amore stesso di Dio, col quale Dio ama se stesso, non in quanto egli è infinito, ma in quanto può essere spiegato mediante l'essenza della Mente umana, considerata sotto la specie dell' eternità; cioè l'Amore intellettuale della mente verso Dio è una parte dell' Amore infinito  col quale Dio ama se stesso"

In tali termini filosofici amor dei intellectualis della libertà metafisica spinoziana corrisponde alla stessa liberazione della comprensione mistica di essere, nella propria contemplazione immaginativa, l'amore stesso di Dio per se stesso, non nella sua essenza infinita, ma  nella forma del Nome divino che è la nostra individualità eterna in lui, per rifarsi alla manifestazione sufica di tale teofania rivelatrice, sicché l'Anima prende coscienza di "vedere Dio non mediante se stessa, ma mediante lui stesso, (che) essa ama mediante lui, non mediante se stessa; contempla Dio in tutto l'essere non con i propri occhi, ma con lo sguardo con cui Dio la vede; (che) il suo proprio " Signore d'Amore" è L' Immagine agente in lei, organo della sua propria percezione, mentre essa è l'organo della percezione a lui propria. La visione che l'anima riceve del suo Signore è la visione che questi ha di lei"( Henry Corbin, L'immagination creatrice dans le soufisme d' Ibn Arabi". Laterza, 2005, 133...").

Ascolta Amato mio,

Io sono la realtà del mondo, centro e circonferenza, 

Sono la parte e il tutto.

Sono la Volontà tra Cielo e Terra stabilita,

In te creai la percezione perchè potessi Io percepirmi.

Se tu mi percepisci, te stesso percepisci.

Ma non potresti percepirmi mediante te stesso.

Col mio sguardo mi vedi e al contempo ti vedi,

non col tuo sguardo sapresti percepirmi".

Ibn Arabi, ibidem, pgg.153,154.

 

in conformità , secondo la mistica islamica, con l'hadit:

"Ero un tesoro nascosto, e desideravo essere conosciuto. Allora ho creato le creature allo scopo di esse conosciuto da loro"

 

 Nell' induismo e nel buddismo, analogamente, è nel Se che è identico a Brahma, che si raggiunge l'Assoluto, ( senza altro) al prezzo dell'annientamento che quello nel proprio Se personale delle condizioni limitative del  proprio Io che è immerso "nella corrente delle forme" del mondo fenomenico

" Quello è il mio Se"

" Tu sei Quello"

 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

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