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I Miracoli 

Parte SECONDA

 

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Dalla rappresentazione  di una volontà umana contingente, come causa prima finale delle nostre azioni,  Descartes desume la concezione illusoria che l'anima sia la forma sostanziale del nostro corpo, e che sia questo il valore oggettivo di tale nozione immediata, così salvando la veridicità integrale di Dio ( Obiezioni e risposte, Lettera 654). 

In tali termini, all' interno del senso comune delle nuove scienze della natura,   Spinoza recupera la critica della Superstizione di Democrito  ed Epicuro:

Democrito

Epicuro

" L' autorità di Platone, di Aristotele e di Socrate non ha per me gran valore- scrive a Borel- . Sarei stato molto sorpreso se mi aveste citato tra coloro che sostengono l'esistenza degli spiriti  Democrito, Epicuro, Lucrezio o qualche altri atomista o sostenitore dell' atomismo. e non bisogna stupirsi che coloro i quali hanno ragionato intorno alle qualità occulte, alle specie intenzionali, alle forme sostanziali e a mille altre sciocchezze, abbiano escogitato gli spettri e gli spiriti e creduto alle Sibille al  fine di sminuire  l'autorità di Democrito, di cui invidiarono a tal punto la celebrità da bruciare tutte le opere  che aveva pubblicato con tanto merito" ( Lettera 56 a Boxel)

Il pregiudizio finalistico che induce comunemente gli uomini a  credere nel Dio artefice della Natura, è altresì connaturato per Spinoza con l'ulteriore sovvertimento della natura delle cose che si attua nell' immaginazione, ossia con l'antroponomismo dell' oggettivazione delle qualità sensibili.

L'utilità delle qualità sensibili delle cose naturali  è infatti per gli uomini  il criterio di giudizio  della loro eccellenza o perfezione.

Il modo in cui gli uomini sono affetti dalle cose naturali appare l'attributo fondamentale di tali cose: ordine, disordine, bello, brutto, caldo, freddo, sano, putrido, gradevole, sgradevole, ossia le qualità sensibili delle cose, che indicano le affezioni che queste producono nella nostra natura,  vengono proiettate nelle cose medesime, come loro reali qualità oggettive, che ne caratterizzano la natura intrinseca.

E' per il tramite di queste oggettivazioni che l'uomo perviene a presumere di essere legge e misura delle cose stesse . 

La credenza che le qualità sensibili indichino la natura delle cose, anziché i differenti modi in cui, per le loro discordanze, i corpi umani sono affetti e modificati dagli enti medesimi, suscita continue controversie sull'essere delle cose, dalle quali prima o poi prende corpo l'atteggiamento mentale perenne dello  Scetticismo ( Ethica, I, Appendice).

Dall pregiudizio finalistico connaturato sia all' agire dell'uomo determinato da scopi che alla sua oggettivazione spontanea delle qualità sensibili, la generalità del volgo desume le ragioni immaginative di adorare Dio, particolarmente quando assiste al verificarsi di fatti favorevoli ed insoliti che lo meravigliano.

Il volgo crede che la Natura in simili circostanze non  osservi più il proprio ordine regolare, giacché  Dio , che dopo averla creata  sarebbe rimasto rimasto inattivo  nell' operare normale della Natura,  in simili circostanze straordinarie ne sconvolgerebbe l'attività in corso, per riservarsi di intervenire di nuovo attivamente nel creato, in altre circostanze a favore  degli uomini prediletti. 

Ma affinché tale credenza invalga, occorre che il volgo o l'uomo comune, oltre a provare meraviglia e ad essere persuaso del pregiudizio finalistico antropocentrico, giunga altresì a concepire Dio e la Natura quali due potenze che numericamente siano distinte, immaginando

"la potenza di Dio come potere di una maestà reale, e quella della Natura come una potenza bruta. Il volgo, perciò, chiama miracoli, e cioè opere di Dio, i fatti non comuni della natura, e un poco per devozione, un poco per mania di contrastare coloro i quali  coltivano le scienze naturali preferisce ignorare le cause naturali delle cose, ed è ansioso di sentir parlare soltanto di ciò che massimamente ignora, e che, perciò soprattutto ammira,. IL motivo di ciò è che il volgo  non conosce altro modo di adorare Dio e di riferire ogni cosa  al suo potere e alla sua volontà se non sopprimendo le cause naturali e immaginando fatti estranei all' ordine della natura, né gli pare di esaltare convenientemente la potenza di Dio, se non immaginando la potenza della natura come da lui sconfitta e soggiogata" ( Trattato Teologico-Politico, VI, pag. 151).

Tale rappresentazione monocratica di un Dio sovrano sulla Natura, tuttavia non è originaria, secondo Spinoza,  ma è succeduta alla più antica immaginazione popolare che concepisce più rettori della natura,  identificati nelle forze naturali ad essa immanenti, ed è presso gli  antichi Ebrei che ha avuto origine,

"i quali, per convincere i pagani loro contemporanei,  che adorano divinità visibili come il Sole, la  Luna, la Terra, l'Acqua, l'Aria, eccetera, e per dimostrare loro che quelle divinità erano deboli ed incostanti, ossia  mutevoli e sottomesse all' autorità del Dio invisibile, raccontavano i propri miraci coi quali si sforzavano inoltre di dimostrare che l'intera natura era regolata a loro esclusivo vantaggio dalla potenza di Dio che essi adoravano. E ciò riuscì tanto gradito agli uomini che fino ai nostri giorni essi no hanno cessato di immaginare miracoli per farsi credere più degli altri accetti a Dio e causa finale in vista della quale Dio ha creato e continuamente dirige tutte le cose"( ibidem, pagina 151).

L'autorità grandissima assunta dai prodigi, che il  volgo ammira soprattutto perché ne ignora del tutto le cause,  e che assume, se sono favorevoli, quali presagi dell' elezione e della vocazione particolare di un individuo o di un popolo, conferma che l'ignoranza è la condizione universale della superstizione

" Ho considerato come equipollenti i miracoli e l'ignoranza, perché coloro che cercano di fondare la religione e l'esistenza di  Dio sui miracoli vogliono dimostrare una cosa  oscura con un'altra ancora più oscura e al massimo ignota; e introducono così un nuovo genere di argomentazione, che è di riduzione non all' assurdo, come si dice, ma all' ignoranza."( Lettera 75)

"Quanto ai miracoli, io sono convinto, invece,  che la certezza della Rivelazione divina può consistere soltanto nella Sapienza della dottrina, e non nei miracoli, ossia nell'ignoranza, come ho dimostrato abbastanza diffusamente nel capitolo VI ( del Trattato Teologico-Politico )sui miracoli. Aggiungo qui soltanto che tra la religione e la superstizione esiste secondo me la differenza essenziale, che questa si fonda sulla ignoranza e quella  sulla sapienza; ed è questa, secondo me,  la causa per la quale i Cristiani si distinguono dagli altri, non  per la fede né per la carità né per gli altri doni dello Spirito Santo,  ma solo per convenzione,  in quanto che tutti si difendono soltanto con i miracoli, ossia con l' ignoranza che è la sorgente di ogni male, così da convertire la fede, ancorché vera, in superstizione" ( Lettera 73)

Mentre la fede della vera religione si fonda e si concilia con la Sapienza, la credenza superstiziosa nei miracoli non può essere che in conflittualità permanente con l'esercizio delle scienze naturali, che cerca di spiegare con i principi naturali noti gli eventi che agli ignoranti paiono prodigi.

 

E 'quanto Spinoza  asserisce in  risposta a Oldenburg,  ove questi aveva sostenuto  che   " sulla "autorità e il valore dei  miracoli" ," soltanto" ," riposa la certezza della divina Rivelazione",  (  Lettera LXXI), laddove per Spinoza la rivelazione si fonda sulla Parola,  ossia "sulla sapienza della dottrina" ( Lettera  LXXIII e  Lettera  LXXV),   e sulla conseguente "santità della vita", che è il "segno" autentico ,comune a tutte le Chiese,   dell' essere in Dio e che Dio  rimane in noi, essendo la  "giustizia e carità" "che come ho detto con Giovanni , replica al giovane A, Bugh  di  recente convertitosi alla Chiesa cattolica  con fervore superstizioso di neofita,-  sono   l'unico segno della vera fede cattolica e il vero dono dello spirito Santo, e dovunque si trovano ivi si trova veramente Cristo; e dove mancano,  manca Cristo" (  Lettera LXXVI)

Sulle diatribe tra Spinoza, Oldengburg e  Burgh  si confronti di Steven Nadler   BARUCH SPINOZA E L'OLANDA DEL SEICENTO,  Torino, Einaudi, 2002

 

 

 

 

Il volgo, perciò, " giudica negatori di Dio, o almeno della sua Provvidenza, tutti coloro che spiegano o cercano di intendere mediante le cause naturali le cose e i miracoli" ( Trattato Teologico-Politico, VI, pag.150).

D'altra parte Spinoza ritiene che i principi naturali noti al suo tempo, mediante le nozioni comuni dell' intelletto umano, non siano sufficienti a comprendere la potenza naturale delle cause di molti miracoli, ed a debellare, così, ogni superstizione alimentata da tali eventi meravigliosi.

Questa consapevolezza, tuttavia, non comporta la messa in discussione dell' atteggiamento deciso da assumere di fronte a molti dei fatti portentosi di cui parlano le Scritture,  che non già eccedono la certezza matematica delle scienze della natura già sviluppata, ma che risultano senz' altro in contrasto con essa, come ad esempio  " che i peccati e le preghiere egli uomini possono provocare rispettivamente la tempesta e la fertilità dei campi, o che la fede posa guarire un cieco, 

03200190cieco nato.jpg (160659 byte) El Greco, Il miracolo di Gesù che guarisce il cieco, 1575, olio su tela ,

The Metropolitan museum of Art, New York

 In

www.abconsul.it/ relax/elgreco.html

che cordialmente si ringrazia

 

Il miracolo del cieco nato S. Apollinare nuovo, mosaico, inizi VI secolo

 

www.stranocristiano.it/ vedono/miracolo_della_...

che cordialmente si ringrazia

e simili casi riferiti dalla Bibbia" ( Trattato Teologico-Politico, Vi, pag.161).

La risoluzione da adottare in simili casi, per Spinoza non può essere che una sola : espungere i passi in questione.

Anche se la Scrittura afferma in moltissimi casi che Dio ha operato degli eventi in modo immediato, secondo un ordine assoluto,  ossia senza ricorrere a delle cause prossime, noi dobbiamo tuttavia ritenere che i fatti narrati dalla Bibbia siano accaduti tutti naturalmente, e che gli autori delle scritture abbiano parlato di un ordine divino immediato ed abbiano usato espressioni consimili perché corrispondevano al metodo ed allo stile più adatti per suscitare l'ammirazione e la devozione nel volgo

" Per  cui concludiamo qui in assoluto che tutto ciò che nelle Scritture è riferito come realmente accaduto, è necessariamente accaduto, come ogni cosa, secondo leggi naturali; e, se vi si trova alcunché, di cui si possa apoditticamente dimostrare  che contrasti con le leggi naturali e che non ha potuto derivare da esse, si deve senz'altro supporre che ciò fu aggiunto alle Sacre Pagine da uomini sacrileghi: perché tutto ciò che è contro natura è contro ragione, e ciò che è contro ragione è assurdo, e come tale va ripudiato".( Trattato Teologico-Politico, VI, pag,162)

Lo stesso dicasi di ogni presunta visione di Dio attestata nell' Antico Testamento

" Ma -direte -osserva in replica a Oldenburg, nella Lettera  LXXV- tutti gli Apostoli.. Anche Abramo 1656

ai quali Dio volle rivelare il suo pensiero. .... Comunque, credete voi che, quando la Scrittura ...e del tempio?"

Ché Dio, per davvero, " nessuno l'ha mai visto" , secondo il prologo del  Vangelo di Giovanni.

Lo stesso miracolo fondamentale del cristianesimo, la resurrezione di Cristo da morte,  e la sua Ascensione al cielo, prefigurati dalla resurrezione di Lazzaro,

www.abcgallery.com/ R/rembrandt/rembrandt154.html

sono tradotti da Spinoza nel senso che Cristo acquisì la beatitudine intellettuale che gli consenti di superare la morte di coloro che non realizzarono o la sapienza della conoscenza dell' amore intellettuale di Dio,  fornendo un esempio di santità la cui assimilazione consente ugualmente ai suoi discepoli di risorgere da morte, come egli ebbe a spiegare a Oldenburg nella lettera LVII

" Conchiudo, dunque, che la resurrezione  di Cristo da morte fu rivelata nel vero senso spirituale e ai soli fedeli nella maniera adatta al loro comprendonio;ossia che Cristo ebbe il dono dell' eternità e che risorse dai morti( intendo i morti in quel senso in cui Cristo disse : lasciate che i morti seppelliscano i loro morti) in quanto che in vita e in morte diede un singolare esempio di santità; e in tanto risuscita da morte i suoi discepoli in quanto essi seguono questo suo esempio di vivere e morire. E non è difficile spiegare secondo questa ipotesi tutta la dottrina del Vangelo."

E ribadisce nella Lettera LXXVIII:

" sono d'accordo con voi nell' intendere letteralmente la passione,  la  morte e la sepoltura di Cristo; "

 

 

 

 

 

ma intendo allegoricamente la sua resurrezione. "

E seguita negando credito alla resurrezione del corpo di Cristo, testimoniata dagli Evangelisti,

facendo riferimento all' autorità di Paolo, in contrapposizione, che esalta di avere successivamente conosciuto Cristo spiritualmente, non già sensibilmente

" Infatti, Paolo,  al quale pure Cristo in seguito apparve, si vanta di aver conosciuto Cristo, non secondo la carne, ma secondo lo spirito".

 Le immagini di opere di Rembrandt sono desunte dal sito: www.spiritualite2000.com/ Art/Rembrandt/index1.htm eccettuata la riproduzione di Abramo e gli angeli desunta dal sitowww.superluminal.com/ cookbook/gallery_rembran...

Si ringraziano dell' uso li autori di entrambi i siti

 

 

 

 

 

Albrecht Durer

mani in preghiera

 

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