Spinoza e la Cabala

Il problema del rapporto tra Spinoza e la Cabala [m1] ,

La decade cabbalistica delle sephirot

qabbalah.de/ qabbalah_einfuehrung.html

 

 

 

 La decade cabbalistica delle sephirot

 

http://www.zen-it.com/cabala/imago/Sephirotkircher.jpg

 

 

 

 La decade cabbalistica delle sephirot

http://www.nucleus.com/~richardp/qabbalah.gif

 

 

intorno al tema stesso della Malcuth, fu posto già nel 1699 da J.G. Wachter, nel “Mondo deificato”, ( der Spinozismus in Judenthumb oder die von dem heutigen Judenthumb und dessen geheimen Kabbala Vergotterte Welt, pubblicato in Amsterdam), Il wachter vi sostenne la tesi dell’ accordo tra Spinoza e la Cabala in ragione delle comuni posizioni panteiste, da lui decisamente negate.

Dopo un secondo volume ( “ Origines Juris Naturalis sive de Jure Naturae Demonstrationes Mathematicae, Berlino 170049, nel quale già è sviluppata una dottrina delle origini delle origini del diritto che è direttamente ispirata all’ Etica di Spinoza nel suo fondo metafisico e nella sua forma matematica, nell’ “Elucidarius Cabalisticus” ( Roma 17006) il Wachter rovescerà la presa di posizione della sua opera iniziale:  vi continuerà a sostenere che esiste un accordo tra Spinoza ed il corpo della dottrina cabalistica,  ma negherà che tale accordo consista nel panteismo, e ne accetterà l’insegnamento comune.

A proposito del tema del peccato originale, “ condensando” Spinoza e la Cabala, nell’ “ Elucidarium” il Wachter ricondurrà l’ “ Imperium in Imperio (Dei)” dell’ uomo che si crede indipendente da Dio, di cui Spinoza parla nel Trattato Politico ( II, 6), al “ Malcuth in  Malcuth della Cabala, alla libetà da Dio che Adamo si attribuì nell’ Eden, togliendo dalle altre piante Malcuth, ultima delle Sefirot. Fu  soprattutto questo passo a richiamare l’ attenzione di Leibniz, che alla sua uscita fu vivamente interessato all’ Elucidarius Cabalisticus, al punto che compose a riguardo  le “ Animadvertiones ad  Job. Georg. Wachter librum de recondita Hebreorum Philosophia[m2] ”, e quindi ne parlò in una lettera a Bourguet ( G.III, p.545), riprendendone la tematica nella Teodicea ( 1710).

Leibniz ammette l’influenza della Cabala su Spinoza, ma mentre assume la Cabala al servizio della sua monadologia[m3] , ( vedi il testo in Nota di Mogen Laerke), attacca invece Spinoza, in quanto della Cabala avrebbe fatto invece un “abuso”,  a differenza della Cabala sottomettendo Dio ad una necessità cieca (come già egliaveva scritto nella Lettera a Bourguet).

In Malcuth, in particolare, Leibniz vede una forma della “necessità morale” per la quale siamo inclinati più in un verso  che in un altro, “ magic huc vel illuc inclinamur”

( “Malcuth o il Regno di Dio- aveva scritto nelle “Animadvertiones”- non sopprime né le libertà divine né la libertà umana, ma solamente l’indifferenza dell’ equilibrio che è affermata da coloro che negano  i motivi  delle loro azioni, non comprendendoli” ( pagina 66 della Refutation).

Per Leibniz, infatti, Malcuth significava che “ Dio  governa tutto irresistibilmente, ma dolcemente e senza violenza, di modo che l’uomo crede di seguire la sua volontà mentre esegue quella di Dio” ( G. VI. Theod. 372); a differenza del pensiero di Spinoza la Cabala può così “ ricevere un buon senso” ( Theodicea, ibidem).

 

Mosheh Cordovero (1522-1570)

Pardes rimmonim, ( Il giardino dei melograni) Krakow

(BCM,V.2.2,c.44v),

Immagini delle Sephirot,  le emanazioni simultanee e compresenti del divino, per la Kabbalah, similari agli Attributi  di Spinoza Vedasi sempre di Giulio Busi

 Mantova e la Qabbalah, Skira, 2001.

 

Mordekay ben Yehudah Leib Ashkenazi,

Eshel Avraham, Furth 1701 (BCM VI,F.12,c.46r)

Immagini delle Sephirot, le  emanazioni simultanee e compresenti del divino, per la Kabbalah, similari agli Attributi  di Spinoza Vedasi sempre di Giulio Busi

 Mantova e la Qabbalah, Skira, 2001.

 

 

 

 

In questa visualizzazione grafica dei contenuti della Qabbalah,, presente in una copia manoscritta mantovana dell’’ Otzrot chayyim ( I tesori della vita)” di Chayyim  Vitai, ispirata alla concezione della Qabbalah di Yitzaq Luria, il diagramma delle Sephirot le moltiplica di necessità all’ infinito, in quanto la loro decade indissociabile è la forma dell’ emanazione divina, nella sua totalità,  e di ogni   sua manifestazione particolare, nella consonanza simbolica di  ogni ordine e grado del creato ( Bcm, Ms ebr51, folio 107 bis)

Vedasi sempre di Giulio Busi,

Mantova e la Qabbalah Skira, 2001.

Vedasi sempre di Giulio Busi

 Mantova e la Qabbalah, Skira, 2001.

 

 

In questa pagina di un manoscritto mantovano dell’ Adam yashar ( l’uomo eretto) di Chayyim Vital, nel vuoto centrale prodotto dal contrarsi divino nel processo determinante dello tzimtzum, si effondono circolarmente le luci radianti delle sephirot emananti nello spazio libero così prodotto( BCM, ms ebr.43.c.12v)

Vedasi sempre di Giulio Busi

Mantova e la Qabbalah, Skira, 2001

 

 

In questo manoscritto dell’ Or yaqar ( luce preziosa) di Mosheh Cordovero, l’emanazione divina corrisponde invece all’ infinita permuta delle cifre del Tetragramma Divino ( YHWH), e delle consonanti che si generano da queste quattro  “lettere-seme” dell’ Alfabeto ebraico, ognuna delle quali è posta in corrispondenza con le quattro direzioni dello spazio:  Y a sud, la prima H a nord, W a est, a Ovest la seconda H.

(BCM, ms. ebr, 139, c.67v).

 

Vedasi sempre di Giulio Busi

 Mantova e la Qabbalah

Per altre visualizzazioni della Qabbalah in diagrammi mistici reperiti nella Biblioteca Comunale di Mantova  Vedasi La pagina seguente di questa Nota

 

Appendice

Asserisce a proposito Domenico Turco in http://www.mondo3.it/filosofia/filosofionline/spinoza.html

 Il collegamento tra la Qabbalah e il panteismo di Spinoza non è frutto di un'astrazione, dal momento che è dimostrata l'influenza di alcuni cabalisti sull'opera omnia del filosofo olandese, in particolare Isaac Aboab, che nel 1656 pronunciò il bando di scomunica riguardante Spinoza, e Jehudah Abarbanel, detto anche Leone Ebreo, autore dei Dialoghi d'amore, nei quali, influenzato dalla mistica ebraica, propone una teologia di tipo panteistico, che ha avuto una vasta influenza sul pensiero di Spinoza. Né è un argomento contrario all'influsso di questi mistici ebrei il fatto che Spinoza, nel Tractatus theologico-politicus critichi apertamente le interpretazioni estremamente libere e spregiudicate della Qabbalah, tradizione esoterica assai conosciuta dallo stesso Spinoza, che si formò nell'ambiente della comunità ebraica di Amsterdam, composta da ebrei sefarditi provenienti dalla Penisola Iberica (Spagna e Portogallo), da dove erano fuggiti per eludere le persecuzioni cattoliche.

 I rapporti tra furono  Spinoza e la Kabbalah furono rilevati già dal rabbino capo di Livorno E. Benamozegh 150 anni or sono. Così ne scrive MINO CHAMLA della Università Statale di Milano

MINO CHAMLA - Università Statale, Milano

Ebraismo ‘vivo’ e spinozismo secondo Benamozegh

 

Benamozegh incontra Spinoza una prima volta nel 1864 (Spinoza et la Kabbale), una seconda volta - in realtà una ripresa della prima - nel 1880 (Sopra Spinoza e la Teosofia. Lettera al Direttore del Vessillo [Israelitico]). In entrambi i casi si tratta di un almeno parziale recupero "ebraico-cabbalistico" di Spinoza, tanto benintenzionato quanto ingenuo, per più di un aspetto, da un punto di vista rigorosamente critico-filosofico.

Se lo "Spinoza di Benamozegh" è già molto significativo nel contesto di un più generale riavvicinamento ebraico al filosofo di Amsterdam a partire dalla seconda metà dell’Ottocento (e nonostante posizioni nettamente ostili come quella di Samuel David Luzzatto); è forse ancor più interessante, per noi, oggi, utilizzarlo quale cartina di tornasole per riflettere sui successivi sviluppi del pensiero ebraico (e in primis filosofico) contemporaneo.

In particolare, è stimolante ed anzi sorprendente la caratterizzazione che Benamozegh dà, nel breve scritto del 1880, di spinozismo e cristianesimo come dei due estremi, dei due poli dell’Ebraismo, "in mezzo ai quali esso volge maestoso le sue ruote senza urtare né nell’uno né nell’altro scoglio, senza accettare (parlo della Teosofia) né la Creazione ex nihilo in tutta la sua crudità, né l’unità della sostanza, in tutta la sua mostruosità".

Ma quella appena nominata è la tensione - diciamo semplicemente: tra immanenza e trascendenza - intrinseca da sempre al pensiero ebraico, oscillante, appunto, tra i due estremi e le posizioni, anche e soprattutto intermedie, da essi variamente ispirate. E la rediviva "filosofia ebraica" del Novecento (a partire da Hermann Cohen) potrebbe forse essere riletta e interpretata, per la sua gran parte, come un tentativo di ripensare, riposizionare quel "trascendimento" già "occupato" per molto tempo, nel passato, dai pensatori cristiani in senso lato. E certo non è un caso che il confronto - etico, in primo luogo - con il cristianesimo (con, come enjeu, la perdurante "missione", nell’ambito dell’umanità tutta, di Ebrei e/o Ebraismo) sia motivo ricorrente, e proprio a partire da Benamozegh, nella contemporanea filosofia ebraica. Mentre fatalmente Spinoza (e si veda, su questo, il suo grande, rigoroso e "leale" nemico Leo Straus)s diviene spesso, e senza più l’equilibrio benamozeghiano, lo spettro teorico da esorcizzare a qualunque costo

http://www.morasha.it/speciali/benamozegh.html

 

 

Alla pagina seguente della nota sulla Qabbalah

Al capitolo su Malcuth e il reame

 

All’ Indice generale

 

 

 

http://www.fogliospinoziano.it/epist_spinozian.PDF

 


 [m1] Asserisce a proposito Domenico Turco in http://www.mondo3.it/filosofia/filosofionline/spinoza.html

 Il collegamento tra la Qabbalah e il panteismo di Spinoza non è frutto di un'astrazione, dal momento che è dimostrata l'influenza di alcuni cabalisti sull'opera omnia del filosofo olandese, in particolare Isaac Aboab, che nel 1656 pronunciò il bando di scomunica riguardante Spinoza, e Jehudah Abarbanel, detto anche Leone Ebreo, autore dei Dialoghi d'amore, nei quali, influenzato dalla mistica ebraica, propone una teologia di tipo panteistico, che ha avuto una vasta influenza sul pensiero di Spinoza. Né è un argomento contrario all'influsso di questi mistici ebrei il fatto che Spinoza, nel Tractatus theologico-politicus critichi apertamente le interpretazioni estremamente libere e spregiudicate della Qabbalah, tradizione esoterica assai conosciuta dallo stesso Spinoza, che si formò nell'ambiente della comunità ebraica di Amsterdam, composta da ebrei sefarditi provenienti dalla Penisola Iberica (Spagna e Portogallo), da dove erano fuggiti per eludere le persecuzioni cattoliche.

 I rapporti tra furono  Spinoza e la Kabbalah furono rilevati già dal rabbino capo di Livorno E. Benamozegh 150 anni or sono. Così ne scrive MINO CHAMLA della Università Statale di MilanoMINO CHAMLA - Università Statale, Milano

Ebraismo ‘vivo’ e spinozismo secondo Benamozegh

Benamozegh incontra Spinoza una prima volta nel 1864 (Spinoza et la Kabbale), una seconda volta - in realtà una ripresa della prima - nel 1880 (Sopra Spinoza e la Teosofia. Lettera al Direttore del Vessillo [Israelitico]). In entrambi i casi si tratta di un almeno parziale recupero "ebraico-cabbalistico" di Spinoza, tanto benintenzionato quanto ingenuo, per più di un aspetto, da un punto di vista rigorosamente critico-filosofico.

Se lo "Spinoza di Benamozegh" è già molto significativo nel contesto di un più generale riavvicinamento ebraico al filosofo di Amsterdam a partire dalla seconda metà dell’Ottocento (e nonostante posizioni nettamente ostili come quella di Samuel David Luzzatto); è forse ancor più interessante, per noi, oggi, utilizzarlo quale cartina di tornasole per riflettere sui successivi sviluppi del pensiero ebraico (e in primis filosofico) contemporaneo.

In particolare, è stimolante ed anzi sorprendente la caratterizzazione che Benamozegh dà, nel breve scritto del 1880, di spinozismo e cristianesimo come dei due estremi, dei due poli dell’Ebraismo, "in mezzo ai quali esso volge maestoso le sue ruote senza urtare né nell’uno né nell’altro scoglio, senza accettare (parlo della Teosofia) né la Creazione ex nihilo in tutta la sua crudità, né l’unità della sostanza, in tutta la sua mostruosità".

Ma quella appena nominata è la tensione - diciamo semplicemente: tra immanenza e trascendenza - intrinseca da sempre al pensiero ebraico, oscillante, appunto, tra i due estremi e le posizioni, anche e soprattutto intermedie, da essi variamente ispirate. E la rediviva "filosofia ebraica" del Novecento (a partire da Hermann Cohen) potrebbe forse essere riletta e interpretata, per la sua gran parte, come un tentativo di ripensare, riposizionare quel "trascendimento" già "occupato" per molto tempo, nel passato, dai pensatori cristiani in senso lato. E certo non è un caso che il confronto - etico, in primo luogo - con il cristianesimo (con, come enjeu, la perdurante "missione", nell’ambito dell’umanità tutta, di Ebrei e/o Ebraismo) sia motivo ricorrente, e proprio a partire da Benamozegh, nella contemporanea filosofia ebraica. Mentre fatalmente Spinoza (e si veda, su questo, il suo grande, rigoroso e "leale" nemico Leo Straus)s diviene spesso, e senza più l’equilibrio benamozeghiano, lo spettro teorico da esorcizzare a qualunque costo

 [m3] Asserisce ad esempio in  LEIBNIZ ET SPINOZA

LA GENESE D'UNE OPPOSITION

Thèse soutenue à l'Université de Paris IV - Sorbonne le 19 septembre 2003

 

Mogens LÆRKE « IL ne ne faut pas, comme le fit Foucher de Careil, comprendre les annotations au livre de Johann Georg Wachter comme une simple critique du courant « naturaliste  » constitué par Descartes et Spinoza : la Cabale joue en fait un rôle constitutif dans la construction des arguments que ces annotations élaborent. » http://www.cerphi.net/theses/laerke.htm