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La morte di mio padre

 
 

E Che ora m'importa

   
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Titolo 6

 

Che ...

 

E che me importa più del cancro di mio padre, di tutti loro , " i miei familiari", quando a loro non importa affatto niente di me, che io non sia oramai che nevrosi e depressione spasmodicamente suicidaria, e non mi assilli più, in definitiva,  che di chiudere il conto senza avere visto morire i miei uccellini.

Sto facendo già le prove co sacco, sono a buon punto con la forza di farlo,...

Tutto che oramai è andato distrutto perchè si è chiarito tra me e loro, per effetto del mio cellulare che ha fatto impazzire e saltare ogni rapporto  che doveva assicurare,  con le telefonate di quella che mi ha messo a questo mondo, la mia finta madre che teme in ogni morte solo la sua morte, la spettacolare piagnucolante scenica, oh, che come si compiace di saper parlare di terapia radiante e gastropie del ventre di mio padre , la ... oh, l'ho detto che ne penso di cuore, - con le sue telefonate che non pervenivano, o finivano tutte in segreteria, e poi nessuna rete più disponibile senza sapere più quando sarebbe avvenuta o avverrà la riattivazione- chiedere danni, risarcimenti, che cazzo, sei forse un cittadino democratico, un utente, che ancora crede nel giusto riconoscimento dei suoi diritti di parte lesa...,  o non sei forse disperazioine marcia, marcia, schifo degli altri e disprezzo fin nel midollo più intimo, - fin che oggi spasmodicamente ho reso il cellulare e la tim card al punto di vendita per non distruggere tutto, senza chiedere rese o nient' altro, in pura perdita castrante, amputatoria,  e non ho trovato ancora pace, finchè non ho imballato per rispedirgliela anche la scatola della confezione del gsm con il ricaricatore... 

Ma io non ho un cancro, non ho un cancro, non ho un cancro.., non ho un cancro, non ho un cancro! ...

 

E lunedì pagherò io a sorpresa il conto con la scuola che devono saldare i miei "allievi " di prima, le 100000 lire che ricusano di spartirsi fra loro per la rottura di un vetro...

 

 

 per il pensionato Giovanni e l' uccellino

 

 

Dialoghi uno

 

" Si parla solo d'animali domestici, di uccellini...

" ma non è uns cronaca minore"

 

 

Sei felice?

 

" E quando tu sei felice?.. Sei sempre così triste, non sembri nemmeno fatto di carne, i tuoi abiti, ciò che mangi, non hanno per te nessuna consistenza- gli chiede un' anziana amica, che vorrebbe ancora tentare con lui il possibile.

" ma quando io sono con il mio uccellino i miei uccellini io sono felice...

quando metto su un disco e lui ascolta loro ascoltano o si dispongono mettono o si dispone a cantare sui posatoi, quando accenno un motivo e lui è il muio attento uditore...la mia platea attenta loro sono la mia platea attenta..."

" Ma che può darti un uccellino possono darti due uccellini, che può possono significare per te...

"Io con lui loro non patisco ciò che gli uomini mi farebbero soffrire.

Non ho motivo di pretendere o di restarne offeso. Lui per me è meraviglioso per me così com é. Loro sono meravigliosi per me così come sono. Ed io a lui loro vado benissimo, purchè badi a lui loro quanto gli a loro serve, e per il resto del tempo faccia le mie cose se gli sto a loro attorno."

"Ma lui è fatto loro sono fatti per volare. Noi siamo fatti per stare con gli uomini... Liberal/o/i e liberati a tua volta, piuttosto"

" Non è più possibile per me e per lui loro. Fuori della gabbia morirebbero in breve termine. Esposto/i al freddo o agli animali predatori. La gabbia per lui loro, più che un impedimento, come tu pensi, è una protezione anche da me.

E oramai siamo l'uno la vita dell' altro..." 

 

 

Piccolino,non mi riconosci?

 

Quando esce di casa la mattina presto, per il giornale, o qualche spesa, capita di sentirlo fisciettare a qualche uccellino di passagggio, di intenerirsi con un passerottino che fugge in volo dalla siepe di fronte in bassoi alsuo balcone, chiedendogli perchè mai fugga via" ma se son'io, piccolino, quello dal quale vieni ogni mattina a mangiare i semi sul balcone..." 

 

 

Dopo anni

 

Dopo che da anni non vive che di lui, non vive che per lui, sente uno scacco ed un fallimento in tutto quello che si è instaurato tra se e l' animaletto, se ancora come si accosta alla gabbia del suo uccellino deve distogliersi al più presto, talmente ogni volta ne vede accelerarsi ogni volta per paura e tremore il battito del cuore. Chissà, se avesse creduto di più di poterlo addomesticare, se avesse avuto la pazienza che dà la fede, ...nemmeno ci ha provato con la leccornia di qualche seme di pinolo...

Ma l' idea stessa di vincerne per la gola il terrore istintuale che ha dell' uomo, che ha di lui come tale, gli è sempre stata poco accattivante, come se per averlo più a sé ne sguarnisse proditoriamente una legittima e più che motivata ragione di difesa animale...Ed eccolo li, meraviglioso, che nel suo fulgore piumaceo indugia presso l' nella immagine di sè che ne riflette lo specchietto, indugiandovi per ore e ore come di fronte a un magnifico compagno, nell' al di là della sua quieta natura animale che gli basta, che lo fa contento, oltre la quale a lui non è stato dato o supposto di poterlo sospingere, né l'uccellino ha mai avvertito alcun impulso a inoltrarsi ammaestrandosi; per quanto quel povero vecchio che ogni giorno gli si affacenda intorno per la casa, l' animaletto lo segua in ogni suo fare di cui si avverta l' oggetto, paventandone le mire dell' appressarsi amoroso.

Ha imparato, il vecchio, a riconoscerne il senso del trillo, al mattino quando il canarino lo saluta con la luce del giorno, contento di esserci e di abbeverarsi e di sgranare ancora, presentandoglisi come con un " Eccomi qui, in contatto con te".

O il breve richiamo in cui si ostina, nel perpetuare il solo dialogo di cui l'anziano avverta l' instaurarsi tra se e l' animale, prima che questo si isoli e distacchi nella modulazione di un canto.

E lo sa bene che quel grido insistito, quando si accosta pressante, o addentra nella gabbia la mano su in alto, significa acutamente pungente " Sono in allarme,  seguiti ad essermi molesto, disattendi".

E vi si è adattato, e e altro non chiede, quasi che fosse tutto ciò che può riservargli quel paradiso domestico con il suo uccellino alfine raggiunto.       

 

 

Equivoco

 

E deve scoprire, Giovanni, che ogni qualvolta credeva che il suo uccellino lo salutasse, era invece per segnalarsi a un altro uccellino che intravedeva sul balcone, accorso ai semi di scarto che il vecchio vi aveva sparso.

Deve rassegnarsi anche a che l'animaletto non sia a lui interessato che per il cibo e l' acqua che gli ricambia, sentendosi, nei suoi riguardi,  quando in gabbia come vi rimette la mangiatoia, l' uccellino non si cura più d' altro se non che se ne vada via al più presto per cibarvisi industurbato, come nel brano d'opera don Bartolo geloso tutore della sua Rosina, don Pasquale che ha ben da rompersi la testa.

Ma che importa, anche così, fallito anche ogni tentativo d'addomesticamento di giorni e giorni, nel prenderlo come ogni animale, come con gli uomini ben sanno le donne, per il verso che credeva infallibile della gola,- l'uccellino che come lo ripone fra i semi della mangiatoia divora istantaneamente il pinolo che ricusa dalle sue mani tremanti fra le sbarre, -  solo che il suo destino come in quella tragica aria che lo sgomenta, appena se la rammemora,  quel suo uccellino non lo voglia vittima di un suo fatale errore, come i teneri, teneri figli per cui supplica Norma, non troncando nel fiore quell' innocente età.

 

 

365 modi per arrivare ogni giorno al lavoro in ritardo

 

 

Quello classico

 

La rottura dei freni, meno male

 

 

Quando altrimenti sarebbe in tempo

 

Il passaggio a livello che chiude in anticipo, per il passaggio del solo locomotore.

 

 

All' eleganza non si comanda

 

Al cambio del soprabito, quando sarebbe in tempo, la manica del giubbotto isolante che non ha provveduto a infilare e non vuol sapere d'entrare in quella esterna.

 

 

irresistibile pietas

 

L' uccellino che sopraggiunge proprio mentre parti sul balcone, e che resterà deluso, non farà più ritorno, se tu non provvedi a spargergli della semente ritornando sui tuoi passi.

 

 

Il peccato di Marta

 

Il pezzettino di buccia di arancia che rinsecchisce sul pavimento in cucina, se tu non indugi a provvedertti di scopa e a sospingerlo sul balcone, oltre il balcone nel vuoto a perdere sottostante.

 

 

Di nuovo, per lo stesso peccato

 

L' acqua che ritrovi sparsa sul pavimento del bagno dopo la doccia,  improntata del sudiciume del calpestio, per cui non puoi, davvero, esimerti con lo spazzolone dall' espanderla e rasciugarla.

 

 

Ovviamente

 

Le manopole del gas da ricontrollare, pomellino per pomellino, quando già credi di essere uscito libero dalll' appartamento.

 

 

Ovviamente, ugualmente

 

I rubinetti, per cui non è bastato avere passato più volte la mano di sotto, per controllare non solo con la vista che non perdano.

 

 

Altresì ovvio

 

La chiusura della porta.

Duplice, non semplice.

 

 

Come sopra

 

Quella del garage, dove hai girato invano la chiave nella toppa faticosa a persuadertene.

 

 

Di ricollegabile

 

Se hai socchiuso la porta per rientrare a controllare in fretta che tutto sia a posto, devi ritornare di nuovo dentro, e sobbalzare sui tuoi passi: potrebbe nel frattempo esservisi infilato un gatto randagio, che devi stanare, a sterminio dei tuoi uccellini adorati.

 

 

Di fisiologico

 

Quando ancora mancava mezz'ora, e chi l'avrebbe detto che potesse farti andare come l' altra volta fuori orario, alle7,25 puntualmente di nuovo il puntore della diarrea meteoropatica.

 

 

Ancora Singolo E solo

 

 

Sette Kilowatt

 

Un' enormità, l' importo della nuova bolletta della luice elettrica.

L' acconto dei consumi raddoppiato, l' importato della bolletta quasi quintuplicato ...

Di nuovo l' azzeramento del suo residuo accredito sul conto corrente, quando credeva che la retribuzione dei corsi di redcupero che ha tenuto anche a novembre, potesse valergli l' accumulo dei primi risparmi.

E telefona al numero verde delle Ente nazionale, per quanto sia già pronto a intonare la formula di rito

" So che comunque ho torto anche se ho ragione, come utente, ma potrebbe in ogni caso spiegarmi come mai..., e perché mai etcetera etcetera..."

Attende in linea pazientemente, sulle note d'attesa vivaldiane, prima che l' addetto non si scomponga, gli replichi punto per punto, gli individui la fonte dello spreco: lo scaldabagno, si, non può essere altro che quello, che il proprietario gli ha installato proprio per fargli risparmiare quanto gli costava più che a ogni altro inquilino con mogli e figli il teleriscaldamento, consigliandogli di tenerlo sempre acceso, che a spegnerlo ed accenderlo ogni volta avrebbe consumato ancora di più.

" Eh, anche quando la spia non è accesa seguita a far girare il contatore per tenere tiepida l' acqua..."

E con il raddoppio conseguente dei consumi, addio sconti tariffari, ecco spiegato il quadruplicamento...

"Ma se per il resto tengo acceso solo il frigorifero e qualche timer..."

"Lei cerchi di non consumare comunque più di sette chilowatt

al giorno, così rientra di nuovo nella fascia scontata..

Così ha imparato da allora a fare in effetti, a scaldarsi l'acqua solo per la doccia frugale di sera, a risciacquare le posate con l' acqua fredda, sobbollendola solo per i tegami.

E a profittare di quando scende, oltre che per scaricare i rifiuti, per fare una discesa almeno una volta algiorno negli scantinati, a controllarvi quanti chilowatt in più registra il contatore.

Può rientrarvi nella fascia scontata, semprechè usi così poco l'acqua calda, e il computer l' usi soltanto per scrivere l' indispensabile che gli detta l' ispirazione impellente, o i soli test per le prove in classe dei suoi allievi.

Niente più note di chiarimento o sfogo con il Preside, o i vezzi formali di ugualmente inutili pentimenti correttori.

Chi se ne curerà mai?

E la televisione, o il lettore dei compact o il videoregistratore, sì, semprechè non li lasci accesi di ciò di cui non resta in ascolto.

Messaggio ricevuto, d' accordo, della nuova ingiunzione restrittiva.

Più sporco, meno insordito.

 

 

 

 

 

 

Telefonia mobile

 

E' stato prima la crisi di vertigine, senza alcun soccorso possibile se fosse accaduta in casa, quindi l'aggravarsi delle condizioni del padre, l' esigenza di restare in contatto con loro, di consentire a loro di raggiungerlo, a fargli fare il passo cui aveva recalcitrato finora, infine di accedere a un telefono.

Come i paesi del Terzo Mondo o del quarto, in via di sviluppo, si è deciso per il passaggio diretto alla nuova tecnologia digitale, cordless, come scrivono gli articoli specialistici, anche lui, come gli è stato fino all' acquisto in orrore, con il suo telefonino che sta in un cavo e si porta confidenziale all'orecchio.

Con i soli costi della "card", senza dover pagare importi di canone di sorta, solo un importo fisso per ogni ricarica della schedula, più i consumi, che ignorava come tutto del funzionamento dei cellulari, della ricarica ricorrente anche delle batterie, più...

Più niente, oramai da due settimane, oramai gsm e codici di attivazione e schede, e tutto, non essendo che ciò che vorrebbe azzerare per sempre dal suo recente passato, ciò che si ostina a voler rimuovere, invano, come una trufferia ed una perdita gravosa che non è mai stata.

Dapprima il telefonino che non riceveva, poi le telefonate di sua madre che finivano sistematicamente nella segreteria telefonica, poi più nessuna rete in collegamento, addio bip bip, per giorni e giorni, nemmeno più utilizzabili i numeri del pronto soccorso, avanti e indietro dal centro rivendita e assistenza, senza che mai il servizio di telefonia, o il venditore, sentissero di dovergli alcunchè, qualsiasi indennizzo, se non altrimenti che delle spiegazioni ed inviti ad attendere riattivazioni o che altro, senza alcun termine certo ...

La salute di suo padre che non era più il problema, pur mentre veniva peggiorando, giorno per giorno, perchè il problema ma era diventato il telefonino stesso che aveva acquistato appunto per saperne notizie giorno per giorno, per restare in contatto; per accertare se era possibile il quale contatto ( collegamento), doveva chiedere a sua madre di ritelefonarle a casa dopo che era stato costretto, invano in attesa, a scendere alla cabina telefonica per farle la telefonata che non gli era pervenuta, fissandole quindi ulteriori telefonate a prova e riprova, per accertare di che natura fosse l' inconveniente ulteriore sopraggiunto...

Finchè, dapprima di persona il cellulare , " altrimenti lo faccio a pezzi", poi anche la batteria e la scatola della confezione, per posta, "irrevocabilmente, e senza condizioni," tra un sabato e il martedì seguente aveva restituito tutto al venditore, perchè solo così, agito da essa, si era illuso che la sua nevrosi potesse calmarsi, sospinto da un' agitazione sconvolta che lo aveva indotto a consumare psicofarmaci sui psicofarmaci quel sabato e domenica, talmente la perdita e l' inganno tecnologico in cui era caduto gli avevano fatto perdere la testa.

E da quei rivenditori da cui aveva acquistato ogni elettrodomestico che avesse in casa, e televisione e rideoregistratore e lettore di compact, e lavatrice e lavastoglie e forno e radioregistratore e quant'altro, hig-fi o hig tech, non una risposta, nulla.

Credeva che in quanto cliente di fiducia...

" Sì, senza condizioni, e irrevocabilmente, è vero, ma non avevo sottoscritto, così, che avrei rifiutato qualsiasi possibile risarcimento del danno..."

Ma è così che va il mondo, vecchio mio.

Se ci ripensa, eh, certo c' era un che di emozionante, in quei giorni, quando preannunciata da quel simbolo di una lettera sul display come l' apparecchio lo poneva in attesa, si allertava nel ricevere la voce in/di pena di sua madre registrata, nell' archiviarla e tenerla in memoria, o quelle poche volte, nella sua solitudine domestica, al sentire attivarsi la chiamata in linea, nell'affrettarsi a confermare subito col tasto, per udirvi la voce di sua madre che vi affluiva contenta di averlo infine raggiunto.

Se desiste dalla rimozione del trauma che lui stesso ha precipitato e si è inferto, ne sente nostalgia di quel traffico, ora che non deve più porsi in standby, che  nella sua solitudine non c' è più niente che sia in arrivo.

Anche se di quello che diceva, quanto più ne veniva parlando, del male innanzitutto di suo padre quanto più ne veniva parlando, si faceva sempre più insenziente...

mentre così viva era in lui l'agitazione su (interessato piuttosto a) lo agitava come profittare delle fasce a orario ridotto, la stizza lo stizziva che a lui, anzichè a rispetto a sua madre che tanto aveva insistito perchè potesse ricevere al telefono, gli telefonava, convogliando la segreteria solo le sue richieste che le ritelefonasse, avendola a richiamare per ogni sua comunicazione che finiva in segreteria, restasse accollata la preponderanza degli oneri. 

Cessato il fallimento di quella simulazione filiale, ora che è stato ripristinato il deserto.

(Anche se di quello che diceva, quanto più ne veniva parlando, del male di suo padre si faceva sempre più insenziente...

mentre interessato piuttosto a lo agitava come profittare delle fasce a orario ridotto, lo stizziva che a lui, rispetto a sua madre che gli telefonava, restasse accollata la preponderanza degli oneri).      

 

 

L' infortunio del mezzo

 

La telefonia, di nuovo, l' appiglio del suo tormento per ritorcersi contro i suoi congiunti e se stesso, per infestare di nero la sua e la loro giornata di festa, desistere dall'andarli a trovare, rinviare ancora per i compiti da correggere e i panni da stendere, a riprova di che sia l' importante, per davvero, quando la vita è il fallimento e l' umiliazione di ciò che avrebbe voluto essere e  godere.

E' stata quella presenza femminile di sua conoscenza, nella cabina telefonica, che nella sua disinvoltura e indifferenza a ogni sua sollecitazione, seguitava a dire si, si, e a incurarsi e a ridere in linea come se lui non fosse in attesa, dopo una prima, una seconda , una terza volta ch'era ripassato, che aveva scalciato, ed aveva inveito, le aveva ributtato in faccia il suo odio e schifo sessuale...

L' altra cabina cui si era rifatto, per vedere di eludere colei, una prima volta era apparrsa occupata da un bel giovane e poi l'aveva trovata fuori uso, e in quella oltre il passaggio pedonale, al limitare del traffico,  per la precedenza che aveva dovuto o voluto dare alle auto, uno ch'era sopraggiunto l'aveva preceduto di un  soffio... lo sgarbo che avrebbe dovuto commettere poi anche lui, nei riguardi di quell' uomo claudicante che s'era arrestato in auto presso l'ulteriore cabina che aveva trovato finalmente libera... dopo che esasperato aveva fatto ritorno a quella di partenza, vi si era radicato, per ritrovarvi sempre la stessa che seguitava a telefonare e ad ignorarne l' assillo, a non fare alcun conto anche delle sue ingiurie più roventi, e una volta che aveva infine telefonato ed invano promesso a suo madre che sarebbe venuto l'indomani, ritrovandovela che ancora si appuntellava a telefonare e ridere disinvolta in cabina.   

oh, quanto ignorano presuppongono le signorine e i loro ragazzi al giorno d'oggi, ignorando la cronaca, abbisognando di saperlo dalle indagini, che ha fatto vibrare le innumerevoli coltellate nel delitto che rilegge sulle prime pagine, di cui risente in televisione l' efferatezza, di cui già lui presagiva, non l' ha sorpreso,  non ignorava la passione che n'è il movente; di ognuno dei colpi, nella sua solitudine affranta, avvertendo quant' è la sofferenza che vi ha infierito, vi ha cercato sollievo, invano la pena illudendosi d'espiarsi ed esalare a se stessa, esaltata di farvi tacere tanta sfrontatezza di donna, nel compiacersi di che pptesse sul " suo" uomo, più che ogni altro maschio che ne avesse avuto ancora voglia ... cosi come lui guatandola, insultandola, si era illuso di stroncare in colei la presunzione di potere irresistibilmente su di lui, come su di ogni altro maschio nel farlo demordere...

Pensando nel va e vieni del sole sui suoi cactus, sul timo e i fusticini di salvia, del canto in gabbia del canarino invasato, che dovrebbe almeno avere caro di avere salvifico l' avere frenato l'impulso eppure inestinto, di atterrirla avventandosi, facendola uscire, per sbrindellarla di fuori a colpi di catena schiavata.

nessun futuro, morto ogni credito, un' altra giornata che volge al termine nel suo inutile bel tempo,... il tramonto in corso che gli ribadisce il fallimento e la pena, lui nemmeno un uomo, alcunchè di dignitoso, ma un mancamento impotente, adiposo e in ansia, che non sarà mai niente e nessuno di importante, null'altro che quel miserevole e ridicolo e risibile insegnante succube, di cui gli sarà ancora più difficile difendere in classe domani il decoro, assicurare l'ascolto, se non riprende la soma di compiti e di lezioni di cui non ne vale la pena, e si perde e si spreca e non si risolleva,  e nè vuole più saperne di essere come gli ributta, sa essere una finzione che ne ha vanificato le forze, il fare da figlio e fratello e adulto responsabile di alcunchè e di qualcuno, il subire il richiamo della esibizione sentita di un affetto filiale o fraterno o devoto o generoso, quando non vorrebbe che farla pagare e non può che zampettare orribilmente impotente,  nel suo fallimento sessuale e sentimentale e in ogni vocazione di quanto avrebbe voluto essere- , artista giornalista- scrittore errabondo e ricco, fortunato e amoroso succhiatore di un'infinità di cazzi di bei giovani- ma che solo per quello che si è illuso di poter essere e che non sarà mai, ha potuto difendersi indifendibile in scena, tra quinte di lazzi e di scorregge e risolini e cenni d'accenno.

Basta così, soli miei cari uccellini qui assidui assorti, quando solo se voi penso...

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Ut wisi enim ad minim veniam, quis nostrud exerci taion


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