5, Viaggio in Libia

Ghadames  

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19 Agosto-A Gadames

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L' altro ieri, a Leptis Magna, godevo (del)l'  era l'estasi, nel patimento fisico, di essere di nuovo nel di appercepire di nuovo il fulgore del Foro e della Basilica dei Severi,  degli ornati di portali e paraste immortali  di inesausti di luce, vivi crepitanti di luce superstiti al tempo, l' estasi che ora è la pace nel silenzio assoluto della bianca penombra di Gadames, a un incrocio di vie biancosure 27libia.jpg (69923 byte)coperte da intrecci di fusti e fibre di palme con graticci, riparate dal sole del deserto.

Slargantesi In arcatelle, e volte, sui bancali del sonno, che i/ dei graffiti floreali ed astrali che ingestiliscono alil transito.

 

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Gadames

 

Entro il giro ancestrale delle mura di malta, Gadames è una medina alveolare di rudimentali dimore calcinate di bianco, il cui succedersi ininterrottamente contiguo, ed affrontarsi, le une di contrafforte a quelle alle altre antistanti per il tramite di volte e di travature di palme graticciate, ne è divenuto l'intrico, capillare, delle vie ribassate da una copertura a continuo riparo,7libia.jpg (63726 byte) che la celestialità e l'aria della sferza di fuori del deserto, attingono da dei pozzi di luce sovrastanti, in un' intermittenza chiaroscurale, del loro biancore, che lo addensa d'ombre, l'inoscura in un fittume di tenebre ne fa densità d'ombra , l' inoscurarsi in un fittume di tenebre.

E' l' abbandono per la nuova Gadames dei suoi abituri a dimore di quiete, che ha mutato la medina in un insediamento residuo di arcano raccoglimento nella sferza del deserto, la cui abbagliante calura oltre le mura è affocante uomini e cose, da cui si riemerge in una luce affocante uomini e cose, appena oltre le mura le vie defluiscono in spiazzi,

25libia.jpg (45666 byte) si diramano nelle cinte di malta che ripartiscono l' oasi.  

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Un intatto silenzio, i bancali giacigli diurni nell' oscura penombra, finchè il muezzin non diffonda un invito alla preghiera, e di nuovo il silenzio si faccia assoluto.

Un silenzio di preghiera, aperto il Corano alla sura sugli uomini. 

 

A chi provenga invece dall' oasi, prima delle mura torride, candide della glassa che ne riveste la sommità e le orecchie affrontate,4libia.jpg (54144 byte) Oltre le mura, candide della glassa che ne riveste le orecchie affrontate, provenendo dall'oasi 25libia.jpg (45666 byte) c' è un accesso anteriore all' aperto, c'è un primo accesso all' aperto alla città, all' altezza delle porte ove il percorso svolta e immette in una via murata di raccordo, che nella sua calcinatura precorre il biancoscuro della medina al suo interno.

 

 

Quando nella città vecchia di Gadames la gente viveva e svolgeva ogni attività, e l' abitato non era ancora una medina del sonno e del silenzio, mi diceva in un caffè della nuova Gadames l' inserviente algerino che mi ha preso in simpatia, che i bancali incavati nei muri lungo le vie ove ci si distende oggi a dormire, -ma sono dei sudanesi quelli che lo fanno,- erano preclusi a tali piccole morti, e ci si poteva stare invece seduti a riposare e a conversare, come vi si intrattengono ancora gli abitanti originari.  

 

 

19 agosto 1996

 

Quando un soggetto sia timoroso ed arrischiato come me, non può ritenersi che un "avventurato": solo la mia imprudenza poteva farmi inoltrare di sera con una torcia frontale nella vecchia Gadames, ove ogni tratto e porta può celare un' insidia; si che " for your security", presso la vecchia moschea Djama el-Kabir, un uomo che avevo investito del mio fascio di luce indiscreto, mentre nell' oscura penombra si stava intrattenendo con altri due interlocutori, mi ha forzato a ritornare indietro.

E seguito ancora a dolermi dei dieci dinari che a Tripoli sono finiti nelle tasche di chissà chi, insieme con il mio portafoglio dappoco per le spese correnti, mentre non ho ancora consapevolizzato quanto io sia in debito con la sorte, se dispongo ancora dei denari che ho tenuto nascosti fra gli abiti ch' erano nello zaino in altri portafogli, come se tra Tripoli e Gadames  le tanti mani che sporgendo dalle  maniche delle camicie militari di polizia vi hanno frugato e rovistato dentro agli interminabili controlli, da cui restavo od ero tenuto in disparte, al tatto di questo o quel portafoglio si sentissero tutte quante irresistibilmente trattenute dal sottrarmelo, tanto più se a indurle in tentazione fatale, fosse stata l'esigenza, imprescindibile, di accertare se il contenuto ne fosse in dinari o dollari od in assegni inscambiabili in Libia...

nei confronti poi del mio piede sinistro, a tutto ho provveduto, fuorchè a ricorrere al medicamento ad hoc di cui disponevo, la pomata antifiammatoria che è costitutiva parte integrante della microfarmacia  che è parte integrante a sua volta dell' onere, che per essere autosufficiente, mi sono portato appresso dall' Italia per fardello strapesante che fosse...

Ma come posso mai essere Ma non è forse questo che io non posso che essere: pauroso di tutto e a tutto all' erta attento, se non pauroso di tutto e a tutto e sospettoso ed esposto a tutto,  avventato e insieme sventato(?), io che mea sponte , mi sono tradotto tradottomi dall' autorità gerarchica di Capi d' Istituto a quella dello Stato di polizia del Colonnello Gheddafi.

Così consegnandomi, così, per fare finalmente le mie vacanze, al trapasso dal misfatto della sottrazione e distruzione del registro per mano dei miei allievi, alla spoliazione del mio zaino e del portafoglio che fu perpetrata da Kaled con premeditazione quotidiana.

Insomma, io largo e sordido che sia, inaccorto e provochevole/tentevole e in sospetto, sono in indubbio credito, di certo, con la dea fortuna o la provvidenza divina o baraka che sia.

Ma per largo e sordido che sia stato in questo viaggio, avido ed avaro, consumato e inaccorto, provocatorio e in sospetto e caduto in trappola o scampatone, rimango tutt'ora in indubbio credito, di certo, con la fortuna che sia Tyke o provvidenza o baraka divina.

       

 

 

Il colonnello

 

Laddove in altre sue immagini pubbliche Egli è l'uomo bello e felice che rende felice (e bello) il suo Paese, sulle banconote da un dihram , o in certi altri suoi ritratti ufficiali, lo si vede con la mano sotto il mento, lo sguardo lancinante lontano: in uno posa che vorrebbe esprimere la Sua sprezzatura d'ogni sorta di nemico od ostacolo che si frapponga, all' orizzonte, nel pensare lungimirante alle sorti del Suo Paese, pur se l' effigie sulla banconota, tant' è malriuscita, sembra tradire piuttosto una nevralgia od un ascesso dentale stoicamente patiti, al riparo di un turbante che gli svolazza sovrapposto estrinseco sul capo, in un' esteriorità reciproca tra lui e l' uomo del deserto inalterato a cui si atteggia, e che in alcune fotografie sembra solo una bendatura del sovrapposta al suo gran capo di grande capo.

 

In questi giorni, come mi hanno detto ed ho visto a Koms, fervono i preparativi delle feste militari del 1 settembre.

Nell' ostello di Koms, interi striscioni insieme con il pavimento, erano stati verniciati del verde delle scritte inneggianti.

Alla televisione trasmettono stamane programmi che celebrano la di celebrazione e di difesa in armi della Patria da un nemico immancabile: e come immancabili, inevitabilmente, vi ricorrono di conseguenza i libici che cadono sono caduti da eroi, le vedove e i padri che prosciugano le lacrime e devolvono il lutto alla Patria, sublimandolo nell' esaltazione del  superiore sacrificio.

Il tutto cantato e sostenuto da una musica che è una trasposizione militare di quella religiosa cristiana secondo i canoni melodici cristiani da cui è desunta: è in tale repertorio, ora rammento, che è arruolabile la musica che dalla veglia si è insinuata intrufolata nel mio sogno di Sahat; il repertorio del militarismo patriottico quale autentica religione di Stato.

 

 

 

La casa di Gadames

 

21 agosto

 

Se è bene lasciare una località come quando il suo fascino abbia appena toccato l'acme è più vivo, sarebbe stato preferibile che da Gadames io partissi ieri sera, talmente ne ero incantato dopo che grazie a il libico che viveva nella medina e che sa e capisce l' italiano, avendo lavorato in Italia in una località sul Lago Maggiore, nel pomeriggio mi aveva/ha invitato a visitare la sua casa, per il piacere che un italiano vedesse conoscesse com' era, tutta e accertasse che era stata edificata ricorrendo solamente a lavorazioni manuali, ottenuta soltanto con la lavorazione manuale, con i soli materiali che riserva l'oasi di Gadames.

E' sopraggiunto e mi ha rivolto l'invito parlato, mentre tentavo di dialogare con degli anziani raccolti insieme presso la moschea grande.

La sua dimora non era distante, ma sorgeva lungo un vicolo scuro, per seguitare nel quale mi è occorso illuminarlo con la lampada frontale.

Oltre la soglia, dove ha inizio la scala che reca ai due piani superiori, egli mi ha mostrato una cella sulla sinistra, ch' era il locale più fresco della dimora, ch' era a tre piani, in cui  si depositava quanto necessitava di non essicare al sole; i datteri, nelle giare.

A destra, all' angolo di svolta della rampa di scale, più in alto c'era invece il sito dell' acqua, poichè le prese d'aria vi consentivano di rinfrscarla.

Gli animali, no, non erano immessi nelle case, restavano al di fuori nelle oasi. 

E salita la rampa, giunti al primo piano, eccoci nel gradevole soggiorno stuoiato, con alle pareti, soprattutto su quella di fronte, le serie allineate di coppe e coppelle e coppine ed altro vasellame in ottone, che incorniciavano specchi e quadri o pannelli ricamati: effigianti animali esotici o fiabeschi, donne-uccello, montuosità copiose di cime innevate e di torrenti, la Mecca e la pietra nera.

Ad ambo i lati, delle scalinatelle di pochi scalini salivano ai battenti celesti delle nicchie di camerini-stanze sopraelevati/e: sulla sinistra, quella maggiore, era la camera da letto dei genitori, le altre, più piccole, sulla parete contrapposta e su quella alle nostre spalle, erano invece quelle riservate alla figliolanza, le une per i maschi, le altre per le femmine.

Sotto gli scalini che immettevano nella camera da letto dei genitori, il mio ospite mi ha mostrato come fosse stato ricavato un cubicolo piccolo, ove l'uomo poteva disporre i propri oggetti personali: delle scritturazioni e dei libri, in questo caso, come egli mi ha fatto vedere quando ne ha aperto i battenti, non già il vestiario, che invece giaceva disposto nella stanza nuziale.

Un' apertura ch'egli mi ha indicato, ch'era sulla parete per chi entrava alla destra, era l' ingresso alla cucina in cui mi ha addentrato: con il piano di cottura dei cibi, dentro il nel vasellame, vi era costituito sul fondo da tre cavità circolari, l' arroventamento delle cui pareti di silice impermeabilizzate assicurava la stessa cottura del pane.

Dalla cucina si saliva all'ultimo piano, quello ch' era costituito dalla copertura a terrazza del tetto, ove era possibile cenare all' aperto e dormire di notte.

Come nelle case del deserto di sabbia del Souf, in Algeria, o nelle case- torri di Sanaa nello Yemen.

Tutt' intorno, i muriccioli di cinta che vedevo, che univano le sommità delle gli uni uniti a quelli delle altre dimore,5libia.jpg (50817 byte) il mio ospite mi ha illustrato ch' erano i camminamenti riservati alle donne, per il tramite dei quali avrebbero potuto giungere dall' uno all' altro capo di Gadames, e ritrovarsi le une con le altre , senza che gli uomini potessero vederle nelle loro sortite fuoriuscite di casa.

Mentre nel richiudere la porta me ne mostrava i battenti, dalla luce abbagliante (ricalati) nella tenebra dei vicoli, egli mi ha confermato che la medina di Gadames, ancora in un recente passato, non era l'attuale città del sonno e del silenzio, quando essa era ancora la sola Gadames, la Gadames originaria, ed i suoi abitanti non si erano ancora trasferiti nel nuovo insediamento, riducendo le loro prime case, nella medina,- quante delle quali oramai finite in rovina,- a  dimore ove fare rientro nelle sole ore calde, o  di sera, per il fresco ed il riposo che ne consente l' ombroso silenzio,( Gadames patendo così il degrado di tante altre medine magrebine, quali quelle di Fes o della stessa Tripoli, da che la si è abbandonata, negli ultimi decenni, per insediarsi oltre la Piazza verde negli edifici dai quali sono stati evacuati gli italiani).           

Dietro l'uscio di tronchi di palme che veniva toccando, c' era ad esempio un tempo una panetteria, mi indicava il libico facendomi ora da guida per la città.

Nei presi della Medina al-Kabir1libia.jpg (63937 byte) mi ha mostrato gli ambulacri dei lavatoi, la lapide che indicava come fosse stata edificata solo 668 anni dopo l' Egira, l'orologio ad acqua, nella piazzuola sulla via dell' che conduceva all'oasi, ch' era una giara che in un tempo prestabilito, -che un controllore assiduo controllava e riportava con una tacca,- perdeva tutta l' acqua, da un foro , dentro una vasca sottostante che traeva la sua acqua dall' oasi.  

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La piazzuola del mercato degli schiavi in Gadames

Gli ho chiesto dell' oasi quale ne fosse il regime proprietario, se le recinzioni ne delimitassero attestano la privatizzazione integrale, ma non era così: vi sono sue aree riservate alla moschea ed ai poveri, cui vengono distribuiti i proventi da chi ne è il responsabile.

Era tutto.

Nel congedarsi, Lui mi si diceva soddisfatto del mio impegno a scrivere e divulgare quanto mi aveva fatto vedere e conoscere, e schivo agli attestati di gratitudine che ringrazionadolo gli proferivo, ritornava fra i vecchi da cui mi aveva tratto in disparte . 

Sulle tracce delle sue indicazioni io avrei raggiunto l'ulteriore moschea all' estremità nord di Gadames, e accanto, grazie alle sue indicaziini, vi ho finalmente individuato anche la piazzetta del mercato degli schiavi, riconoscendola dalle rientranze arcuate, di cui egli mi aveva detto, che presentava la bianca cinta muraria: perché dentro ognuna di quelle nicchie gli schiavi fossero in esposizione, " merce umana, come Mandingo", gli avevo detto per mostrare che avevo capito facendolo sorridere.

 

 

 

 

 

 

come già alcuni giovani e giovanetti in mattinata

 

 

20 agosto, Gadames

 

All' ora di chiusura dell'Ufficio postale, essendo nei pressi, per l'ultima volta ho provato a telefonare ai miei genitori da Gadames, ed è stata finalmente la volta che sono stato messo in linea, e che dal deserto libico ho potuto sentire mia madre dirmi che tutto va bene, ( e)che gli uccellini stanno benissimo, pace e benedizione su di loro.

Ne sono stato così contento che mi sono comperato un meloncello, e come un selvaggio l'ho divorato all' ingresso della città vecchia.

Mi sono sentito, nel rappattumarne le scorze, tutto sugoso/brodoso di succo, come se col percolato del melone l'avessi violata, tale città superna, ove ogni rumore, o atto d'impeto, mi era pareva la profanazione di un santo silenzio del silenzio che la santifica ove ogni moto si tacita.

Quasi che il sonno, o la meditazione muta, fossero i soli rapporti con l'Altissimo che queste mura consentono.

(Talmente ne trasfiguro anche la polvere e la calce).

Quando non c'è che (

Ma quale che sia l' ora nell' ora pomeridiana in cui vi faccio ritorno, (E) fuori della cerchia butto via tutto, mi ripulisco, ritorno all' interno della medina e vi medito durante nel pomeriggio. Su una sura delle ultime, che sia breve.

Ma non c'è che siesta nella medina. Mi immergo allento nel vuoto della quiete. E un ronfare sale nel vicolo buio. C' è chi tossisce dietro un uscio di fusti di palme.

Altrimenti tutto è talmente tacito, tace a tal punto ,E' così profonda la quiete, che senti anche il rumore interno delle bestie assopite.

 

Vi sono tanto stupito e indenne, congratulazioni, sento di avere da congratularmi, che sento che non può che assistermi che certo deve assistermi un Angelo custode islamico-cristiano..

 

 

 

 

21 agosto Gadames

 

Stanotte ho avuto un rapporto così vorace e completo con l' anguria che ho acquistato al suk della frutta e degli ortaggi, una introiezione così goduriosa di ogni scaglia o fetta della sua polpa, da invalidare come stravizio tutto ciò che io fatto e provato con quel ladro crumiro.

Tant' è che se l'acqua fredda che vi ho bevuto insieme mi ha causato la faringite, l' ingestione di anguria mi ha saturato lo stomaco di una vomitevole nausea, che non è nè sazietà in eccesso nè rigetto.

Ed ho cercato invano tutto'oggi di favorire il conato, o con delle sode gassate di ristabilire lo stomaco ruttando a forza di rutti.

Di souvenirs non ho comperato che uno scacciamosche, erano troppo care le pantofole di Gadames.

Per lungo che fosse il viavai del tragitto, tornando alle poste per l'affrancatura delle cartoline che qui infine ho ritrovato in esemplari che fossero spedibili, ed un' ultimo tentativo di telefonare ai miei familiari.

Volevo che avvertissero la scuola,- se per quel che mi aveva già detto mia madre, era al fine di sapere le mie intenzioni che ?istituto li aveva contattati,- che non sono affatto interessato a garantire una continuità didattica alla scolaresca di quella classe, di prima superiore,  che distruggendomi il registro ha giocato a distruggermi. 

E quando per l'ultima volta ho salutato certi lavoratori con la cui presenza di avventori avevo familiarizzato in un ristorantino, solo alla fine/allora guardandoli realmente per davvero, ho visto quei loro ceffi che magnifici volti erano per davvero.( dei ceffi di alcuni ho visto che magnifici volti erano per davvero).

Prima di rientrare nel silenzio e nel fresco della medina, per l'ultima volta prima di partire.  

 

 

 

 

 

 

 

Sabratha, 23 agosto

 

Al terzo ed ultimo giorno, che ho trascorso a Gadames, con che struggimento vi ho lasciato quel delizioso slargo a un incrocio della medina, ove di pomeriggio tornavo a immergermi nel torpore o nel Corano, tra i graffiti di rami d' albero e di uccelli, di recinzioni fiabesche o stelle o girandole,-lasciti dell' ammattonato scalpitone via, - in un biancore tenue d' ombra che si intenebrava nelle vie confluenti.

 

Cinque controlli di polizia, la notte, da Gadames a Tripoli, il mio zainetto, come già lo zaino-valigia, rovistato sino all' ultimo depliant, lungo il percorso ch' è la rotta dall' Algeria alla Libia di trafficanti d'armi e di terroristi.

Eppure la polizia libica non è riuscita nemmeno ad innervosirmi,

mentre a Tripoli, quando provando e riprovando sono riuscito a mettermi in contatto telefonico con mia madre, è bastato che ne venissi riportato alla mia quotidianità scolastica e che avesse a riferirmi che non aveva saputo dirle, la segreteria del Preside, quanto potesse  servire che io avessi trasmesso fin dal deserto libico e da Tripoli i miei intenti di non insegnare più in quella classe che mi aveva distrutto, bella improntitudine, quando alla mia scuola all' Istituto scolastico non era parso fuori luogo raggiungermi tramite i miei familiari ch' ero ancora in ferie, tant' è bastato, al solo pensarci, pur nell' afa marittima di Tripoli distante duemila miglia da quella lacustre della mia città nel verde, perch'io m' imbelvassi di istantanea rabbia, volessi vedermela con la segreteria ed il Preside....

Che era cosi valsa a traspormi altrove la distanza intercorsa, annientatasi quale fattore estraniante, istantaneamente come e quando sono caduto in tentazione di telefonare...

E mia madre, al telefono, che aveva la bontà di raccomandarmi che mi divertissi, lì dov'ero, sì, a Tripoli bel suol d'amore, (l') immonda consorte odierna del Mediterraneo, (da sua bianca sposa qual'era detta celebrata immaginificata un tempo fantasticheggiata,) per le reveries di crociera, colei ch' era fantasticheggiata un tempo quale la sua bianca sposa, dal cui amplesso indefesso di afa e pattume, e di moltitudini rischiose, non avevo invece che la fretta di allontanarmi, verso Sabratha, di ritorno, dove ho rallentato di un giorno la mia fuoriuscita dalla Libia.

Mi ripromettevo di potermici sfecciare dell' obbrobrio di ogni sorta di stazione di taxi e di suo circondario, alla vista magnifica che ancora qui fronteggio dall' ostello, delle quinte del suo teatro severiano di Sabratha, oltre gli oleandri e le palme sullo sfondo del mare.

Ma era di ciò che m' aveva fatto K., di tutto ciò che c'era stato fra noi, che invece non mi riesce ancora di spurgarmi, e ieri sera, e tutt'ora, perché egli non attenti più alla mia persona o alle mie cose, se mai per caso raggiunga clandestinamente l' Italia, concepivo, e vengo meditando, di liberarmene mediante una lettera in cui a nome dei miei cari gli comunichi il mio avvenuto decesso in Lybia; una lettera di tal tenore:

" Monsieur Kaled,

nous les parents de Monsieur O.B., en ayant retrouvé entre la correspondance de notre fils beaucoup de lettres que vous lui avez (lui) écrit, nous avons cru bien faire de vous communiquer avec desolation sa mort qui est advenue à Tripolis, il y a quelque jour par un incident de route.

En ésperant bien que vous étiez son ami, et pas, selon ce qui nous a dit la dernière fois qu' il nous à telephonné avec costernation, le voleur méprisable qui a affligé son dernier voyage,

Nous comme vous à la merci de Dieu,

                     les parents de.............

 

Nel tracciarne i passi, riguardo frattanto il teatro di Sabratha  e l' incanto persiste me ne incanto ancora.

Il fascino che ne riavverto di nuovo, interminabilmente incessante, la grazia con cui con la quale la grazia in cui nella quale da un dosso del litorale il tempietto d' Iside per me emerge pur nelle sue poche colonne, fulgido in riva all'sull' azzurro fresco/ splendente del mare nella luce mattutina, il volo di uccelli più meraviglioso che mi per me svaria tra gli alberi intorno, eccola piuttosto la mia più autentica ricchezza, il mio bene prezioso ai ladri negato, che più di ogni altro devo difendere dalla loro reale miseria.

 

Lo ritrovo al lavoro in quel suo ristorante lungo l'arteria principale, il giovane marocchino, di così lucida intelligenza, con il quale già mi intrattenni all' andata, nel suo volto scavato gli occhi vividi del reciproco piacere di rivederci.

A Tripoli, e a Leptis Magna, e poi a Bengasi, fino a Sohat, e Cirene, (e) a Gadames, al ritorno, non, pas des problemes, une brochette, certo, avec un peu de salade, et du juice mango, di cui vende la marca migliore, ma, quando si siede a me di fronte a tavola, perché mai gli chiedo, per riprendere il nostro discorso lasciato in sospeso-, dagli stranieri che lavorano in Libia, i libici sono considerati " as animals", "comme des betes?,per ripetergli l' epiteto che con me hanno usato nei loro riguardi tutti gli egiziani che ne hanno parlato ho incontrato. Vi trattano forse come degli schiavi? nel chiederglielo mimando il gesto della frusta.

" Si,( se la si intende come un fatto sociale)..., ma non tutto d'un colpo, poco a poco, e si diventa morti".

" Peu à peu, on devient morts...

Più che i rapporti di lavoro imposti a loro, è la vita politica e sociale cui gli immigrati debbono assuefarsi in Libia, è il minimo a cui debbono ridursi, del tenore dei libici, che secondo loro per loro li fa bruti come bestie.

" Ils ne font que manger, dormir, et c'est tout. Ils ne recherchent rien, rien.

Les maroquains et les algeriens ils pensent beaucoup," invece.

Anche nel mangiare i libici sono da poco, mi dice, aiutandomi a distrigarmi con un aiutante che non aveva inteso come volessi la brochette, allorchè ho chiesto in arabo del kebab.

I libici non vogliono che ciò che è "mechouia","carne secca, verdura senza olio e sale".

Ma noi stranieri, ossia noi occidentali, osservo, eppure dai libici siamo cercati con interesse, se li interpelliamo usano gentilezza e cordialità nei nostri riguardi.

Si è messo a ridere, con larghezza per lui inusitata..

" Vous, ici, - mi ha detto con lentezza arcana, con il tono di chi deve rivelare proprio ciò che è la più banale evidenza,- comme étranger vous etes l' argent, ici. De la tete aux pieds. L' argent, vous etes" dicendomelo con lo sguardo che gli brillava, come se io se stesso emanassi i riflessi vividi "de l'argent".

Ne ridevo con lui, ma nell' intimo trasalendo, senza darlo a vedere, all' amaro senso, più che per i libici, di come io sia stato appunto "l'argent" per Kaled, che mi avrebbe spogliato da capo a piedi, secondo le sue parole, se fossi rimasto irretito ancora nel nostro ludibrio, con che disappunto, che rivivevo, la domenica in cui l' ho lasciato infine egli arrendendosi dovendosi arrendere arrendendosi alla mia irremovibilità, all' impossibilità che qualsiasi voglia fisica potesse congiurare ancora a trattenermi...

" Mieux le Maroc", in ogni caso, anche se la vita vi rincara e i salari non aumentano, e i lavoratori che lavorano sono costretti ad indebitarsi a ogni fine del mese, per sopravvivere e far sopravvivere la moglie e i figli. L'equivalente di 300 dollari, vi è la retribuzione di un operaio specializzato.

Mi meraviglio con lui, che a quanto mi ha detto il giovane algerino di Orano, che ho incontrato a Tripoli, tale retribuzione  sia pari a quella di un professore universitario algerino.

Sì, anche in Marocco, i professori guadagnano poco più di un operaio. Ma essi vivono meglio, in ogni caso comunque, perché sanno fare procedere meglio il loro denaro, economizzano, fanno dei piani, mentre l' operaio spende per questo, spende per quello, e non arriva mai a fine mese con il suo stipendio.

Addio, arrivederci un'altra volta, , in Italia, o in Francia, ma non più a Sabratha, si è augurato.

" Ici c'est le malheur..."

Non più per me, quando sono di nuovo tra le rovine ed il mare di Sabratha, ritornando fra le quinte del teatro, per cercarne il senso del fascino alla dura prova di quanto ne resista alla disanima del reale, interpellandolo in quanto ne resiste alla disanima critica della crudità del reale, e discerno le parti effettivamente superstiti dalle protesi aggiunte, intellettualizzo il riguardo visivo, quanto, ad ogni ordine superiore, le colonne diminuiscano in altezza ed in diametro, o l'intercolumnio raddoppi nelle due colonne binate centrali, a comporre l'equilibrio armonico del frontespizio, sinchè non rileggo, sulla guida, dell'ipotesi che la scena potesse riprendere la facciata del palazzo dei Severi a Roma, m' illumino d'insight e ho la rivelazione e rivelo a me stesso e ne ho la rivelazione: ecco, che cosa rappresentano le quinte di Sabratha: il palazzo imperiale degli dei... con le porte inferiori da cui defluiscono in scena le tragedie umane, che ne (superiore) sovrasta superiore postumo un ordine eterno, aperto sul cielo e il mare e le nuvole della natura che vi trascorre nel / sul fondo.

Il mare, tumultuante, di lontani fortunali quietantisi a riva, in cui mi sono tuffato e ritemprato, prima di rientrare in ostello e lavarmi tutto e ristorarmi sotto una interminabile doccia.

E quando ne esco e scendo in giardino, che è già sera inoltrata,  ho la felicità di ritrovarvi immacolato di bianco sidi Mohamad Misrati, che così si chiama il tour operator con il quale avevo già conversato e che con me era stato talmente ospitale nella mia sosta all' andata.    

Così candido, sarà anche di un nitore igienico fragrante, ma è ippopotamico a vedersi.

E il vostro viaggio?

Gli racconto quanto il mio viaggio sia stato bello, e quale indizio del suo esito felice, sia il fatto gli basti che ho ritardato sino all' indomani, oggi che ne scrivo, l' uscita in extremis dalla Libia.

Ma vede che ciononostante sono in ansia , in quanto, gli dico, mi ritroverei sarei ritrovato in Tunisia di sabato e domenica, quando sono chiuse le banche.

In realtà temo soprattutto le formalità alla frontiera, che possano sequestrarmi i miei libri od i miei scritti.

Egli mi invita per ogni evenienza, solo ch' io ne trovi il tempo, a recarmi nella sua agenzia turistica stamattina, l'indomami.

Per potermi essere utile, mi dice, e farmi regalo del libro verde di Gheddafi.

Già il libello stesso in ogni caso può servirmi, come lasciapassare e talismano alla frontiera, e accetto il suo invito volentieri e senza riserve.

Sidi M. Almsradi può riuscirmi invece di persona particolarmente utile in un futuro prossimo, se * vorrò qualora voglia fare ritorno in Libia per visitarne il Fezzan.

Lui mi dice che ne è magnifica in particolare la regione dell' Acacus, con i suoi graffiti rupestri, i rilievi che si elevano sull' antico corso dell' uadi.

Ma ha una novità ingrata da riferirmi: sa per fonte certa che dal 1 agosto chi è italiano , per entrare in Libia, viaggi egli singolo od in gruppo,  deve poter disporre ed esibire l'invito di una persona o di un'agenzia libica.

Io lamento accuso la disastrosità della proposta, davvero non ci voleva, con tutte le resistenze interiori e i pregiudizi di immagine che si devono fronteggiare cui occorre far fronte per risolversi ad andare in Libia...

Ma Mohamad Mosrati approva la misura, cosi logica, così positiva, soprattutto così indiscutibile, nella sua origine di emanazione governativa.

Lo capisco ma non lo riconosco più, tanto è un altro rispetto a quello che neanche due settimane fa nella sala di ingresso dell' ostello, osava dubitare di gheddafi, dirmi della sua sordità di Gheddafi alla miseria del suo paese, senza avere nulla da obiettare, ora ricordo, alle mie stesse osservazioni sui controeffettti che sortisce ogni proibizionismo.

Figurarsi, io ribadisco, c'è in Italia una tale insofferenza così clamorosa per ogni complicazione, al punto che si corre addirittura il rischio della secessione se non si semplificano le norme e gli obblighi, il fisco e le norme burocratiche, e le autorità libiche ai pochi avventurosi che iniziano a inoltrarsi nel loro paese difficile in Libia, prefigurano anche l'obbligo dell' invito, per ottenere il visto ...

Un deterrente catastrofico per il turismo che si orienta verso la Libia, è fuori di dubbio, che d'ora in poi chi vi sia intenzionato debba farsi inviare un invito da chissa chi mai dalla Libia, come se non fosse già una seccatura deprimente l' obbligo di farsi rilasciare e farsi poi compilare in arabo il timbro bilingue, di moduli in inglese da battere a macchina, fotografie a parte...

E' che dei turisti in Libia hanno avuto dei problemi, si giustifica...

Non mi aveva forse già detto che non v'erano problemi, la volta precedente,  che tutto in Libia era tranquillo e sicuro per i turisti ? Ma mi limito a ricordarlo e a farlo presente solo a mec stesso.

Forse che, egli mi ribatte, per venire in Italia o recarsi in Germania lui non ha dovuto richiedere regolarmente un invito?

Sta di fatto che per il Misrati che ieri sera avevo davanti, quel problema era un falso problema, ogni difficoltà che presagivo  non sussisteva di fatto, non c'era punto d' intesa su quanto d' innegabile inconfutabile appena l' ammetterlo, potesse significare il minimo addebito possibile all'ordinanza in questione del regime libico, anzi, se come gli avevo detto volessi l' anno venturo recarmi nel Fezzan, mi dice allargandosi a mio soccorritore benevolo, che tutto agevola, tutto facilita, disponibile, disponibilissimo, egli può così fare al caso per me, come prima , più di prima, bastava che glielo avessi fatto sapere dall'Italia, via fax, ed avrebbe provveduto a trasmettermi subito l'invito, inserendomi in un tour per il sud, sempre che via fax gli comunichi in tempo data ed intenti di partenza.E quando potrei fare ritorno in Libia? Solo d'estate? Me lo impedisce il fare scuola, assolutamente? Disgraziatamente la stagione dei tour nel Sahara inizia a settembre e finisce a maggio, si disanima senza più lena sollecita, l'estate è troppo calda per gli Europei, era un' eccezione insolita, purtroppo, non faceva regola preventivabile, era una eccezione alla regola, purtroppo,  quella comitiva tedesca con la quale avevo cenato la volta precedente.

Non è vero, protesto, è sopportabilissimo il caldo estivo del deserto, è un caldo secco, salutare, e ogni colore si fa allora più nitido limpido, nell'  aria rarefatta diventando assoluto, Solo d'estate il deserto si fa vero deserto, è affascinante come non mai-ben più terribile è allora invece l'afa che c'è a di Tripoli," j'y deviens une fontaine", è l'umidore mediterraneo, nelle sue condizioni climatiche, che crea piuttosto delle difficoltà fisiche, un eccesso continuo di essudorazione. l' umidità mediterranea provocandovi un eccesso continuo di essudorazione ( moi, j'y etais une fontaine sans interruption)( "io vi ero una fontana senza interruzione") .

Ma il signor Msrati, che ora sa che non posso partire d'inverno, a novembre o a dicembre, non sembra che convenire, senza adesione di slanci, alla mia accalorata difesa dell' estività del Sahara libico.

Forse è finanche troppo d'accordo con quello che dico, ed esprime così la sua rassegnazione, a quello ch' è un pregiudizio divenuto

ordinamento turistico,  che sa benissimo per esserglisi lungamente e inutilmente opposto, che è impossibile estirpare tra gli europei che pur vengono a vedere il deserto. Forse. 

Lui (Ma) si appella alla salute della moglie, alle difficoltà familiari che lo preoccupano, quando si rende conto che lo vedo assente o distratto da quanto io sostengo.

Per ogni occorrenza venissi pure l'indomani, nella sua agenzia turistica di cui mi indicava l'ubicazione nel centro di Sabratha.

Che lo scusassi intanto, se doveva lasciarmi per rientrare a casa dai suoi. 

E anche in un' ora per lui tarda e così difficile, si congeda indefettibile con la cortesia più amabile, più indefettibile.

 

 

           

 

 

25 agosto 96

 

Il giorno seguente non ho voluto mancare all' appuntamento con il signor Msrati.

Ma nonostante l'addio a non rivederci mai più o chissà quando del giorno prima, perché non essere di ritorno dal giovane marocchino del ristorante, tanto più profittando della circostanza che vi sarei passato dovuto passare davanti?

Egli è stato così festante festoso e ospitale, nel rivedermi ancora una volta, felice che fossi capitato da lui per una proroga di nuovo, inaspettatamente, di rivedermi a dislocarvi che di nuovo dislocavo i miei zaini e zainetti tra le sue sedie e i tavolini, (io) mentr'io ero contento io di ritrovarmi le immagini fotografiche intorno di valli e cascate e vette e selve alpine, divenutemi consuete, che è andato a prendermi di persona dal fornaio accanto, le paste che volevo mangiare con il caffè Creme.

Come mi ha chiarito, quando mi si è seduto di fronte, egli è solo il gestore di quel locale, il proprietario gli lascia mani libere in tutto, purchè alla fine del mese lui gli renda 2400-2500 dinari.

Era lui* che ed egli doveva provvedere a pagare gli aiutanti, ad acquistare ogni genere che occorresse, tenendosi tutto quello che restava degli introiti.

" Oh, la contabilità, qui tutto è per aria...". Per legge è proibito infatti cedere alcunchè in affitto.

E le tasse? Era al proprietario che toccava pagarle, Restavano da pagare al proprietario, no?

Per quello che gravavano erano in Libia le tasse... L'acqua, l' energia elettrica, tutto vi costa ben poco. Lo stato è ricco, possedendo ilpetrolio, sono i libici che sono poveri, tra essi non esistono dei grandi miliardari, anche se volendo chi ha iniziativa può fare fortuna.

Ma il denaro è tutto, il denaro è niente, secondo il leitmotiv che mi aveva già detto/espresso della sua esistenza. 

Per quanto lo riguardava, tempo tre, quattro mesi, e se ne sarebbe andato via da Sabratha, dalla Libia.

Il problema era quanto poco valevano al cambio i  dinari libici che avesse messo da parte.

Se era per me, ho scherzato nel definitivo commiato, partisse pure, non si facesse scrupoli di rimanere a Sabratha, ad attendermi quando l' anno venturo potrei tornarci l'anno prossimo per un tour nel Fezzan.

Quando ritrovo la sede della Sabratha Tour Company di Mister Al-Msrati, sono delle donne ad introdurmici in sua assenza, mettendomi a disposizione una bottiglia d'acqua sul tavolino al quale mi siedo.

Tra di loro risalta una giovane a volto scoperto e in pantaloni, di grande avvenenza, che non so immaginare minimamente chi sia. Anche per vincere la mia timidezza, o imbarazzo che sia, le dico che come seconda lingua parlo soprattutto il francese, e le ragioni per le quali sono venuto, usando il massimo del riguardo, e della cerimoniosità, verso tutto ciò che della Libia e della cordialità di Mr Al.Mmrsati lei rappresenta.

In sua assenza, mi offre intanto la copia del Libro verde che Mr Al.Msrati mi aveva promesso, in traduzione in francese, tuttavia, perché lì, in ufficio, non ne figurano delle copie tradotte in Italiano, e vi allega il biglietto da visita del general manager.

Che ne sia il padre? Il marito? O ne è il superiore, invece, al quale telefona, nella sua residenza, e del quale mi comunica che sarà lì a minuti.

Mi osservo intorno: è davvero agiato mr.Msrati, dispone di computer e fotocopiatrici e fax, in quel suo ufficio così confortevolmente in ordine nelle scaffalature oltre il banco, le luci al neon accese anche di pieno giorno, come negli ostelli, a confermarmi delle parole del giovane marocchino del ristorante, come lo Stato-petroliere libico dalle allegre imposte tariffarie, induca uno sperpero diffuso delle risorse energetiche, come la fatiscenza di Tripoli fra le immondizie ricorrenti, avvalora il dubbio che si coltivi una certa sprezzatura di ogni smaltimento e riuso possibile anche energetico dei rifiuti, fors'anche per lasciar essere favorire il degrado urbano, e *favorire così il permanere dei libici nei villaggi e nell' entroterra delle oasi.

Le pareti recano incorniciati dei magnifici dèpliants sui "tesori silenti" della Libia, Leptis Magna, Sabratha, su quello che è il "reale deserto" del Sahara.

Con la giovane donna inizio a dilungarmi, nell' attesa, su ciò che di magnifico ho visto in Libia, ma quando lei mi siede accanto e a sua volta prende a discorrermi, mi dice chi sia e cade la maschera: non è nè moglie, nè figlia di M. Msrati, nemmeno lei è libica, lei è marocchina, di Tangeri, e dalla favola della Libia  anche lei non vede l'ora come tanti altri immigrati di andarsene via.

Non c' è niente di niente, per lei, nella grande Giamahiria in cui pure lavora, solo quando è in ufficio, e vi riceve per lo più stranieri, è libera di starsene e vestire come mi appare, come era abituata ella in Marocco, dove le donne possono uscire a capo scoperto, portare gli shorts, salutare gli uomini e conversare con loro, invece lì in Libia, devono restare o essere tenute a distanza, niente strette di mano come fra noi due.

Come esce da quell' ufficio lei deve involtarsi in un fazzolettone, al pari di tutte le altre donne libiche, come la donna ch' era con lei presente fino a poc'anzi, che contrastava con la sua florida dirompenza come la personificazione dell' avvizzimento appassito, e che non era la donna delle pulizie, come l' avevo ritenuta, come credevo, ma una giornalista che lavorava al piano superiore.

Per lei, come per me, è un  piacere consentirsi e consentirle tale confidenza comunicativa nella simpatia reciproca.

Mi dice dell' unica evasione della sua vita, quando ha potuto andare all' estero, in Francia, solo in virtù della réservation presso un hotel, che un suo conoscente le aveva consentito di accreditare presso l' ambasciata di Francia.

" Vi sono stata due giorni e poi me ne sono andata via, ho fatto ritorno".

Ma ad interromperci è del trambusto; preceduto dalle donne delle pulizie è mister Misrati, che è arrivato: ed è tutt' altro uomo quello che sopraggiunge, da quello che ho conosciuto finora di affabilità così dolce: egli è ora un raìs irato e nervoso, che trasuda agitazione e la trasmette a ogni altro intorno, che elettrizza e pone sull' attenti tutte le le donne che ne dipendono: la giovane donna marocchina che sa chi possa essere per davvero M. Misrati, ora deve essere tutta per lui, rabbioso, che per quanto mi attiene, anche se quando mi intravede, mi riserva di sfuggita la brevità succinta, due strette parentesi, della cordialità di un saluto e di una stretta di mano, e anche se mi fa salire di sopra con degli altri uomini che sopraggiungono,  realizzo istantaneamente che vuole soltanto al più presto disbrigarsi di me.

E dunque, di che avevo bisogno? Mi è stato dato il suo biglietto da visita? Il libro verde? No, non c'è o non ne ha un' edizione

in Italiano, peccato davvero che sia libero solo d'estate, ( come) gli confermo, non esistono gruppi, in cui inserirmi, che nella stagione estiva siano diretti nel Fezzan.

Io gli dico, in  ogni caso, del mio reale asssillo nel frangente: contrariamente a quello che mi aveva assicurato, tra Gadames e Tripoli il mio bagaglio di turista è stato controllato sino all' ultimo fogliettino; non è che io debba temere alla frontiera per i miei quaderni di viaggio?

Nessun problema, mi ribadisce secco, in risposta a un' inquietudine che è una manifestazione della mia diffidenza irriducibile nel regime del suo paese, per quanto non abbia motivo alcuno di dolermi, per come sono stato trattato dalla generalità dei libici e dei loro agenti e funzionari.

Non ci resta più che accomiatarci, che la mia promessa di inviargli alcunchè di quanto trascriverò dei miei appunti di  viaggio, magari la desrizione di Gadames per cui ha una predilezione, cui annuisce con la fretta evidente di togliermi di mezzo, di passare con quegli uomini a delle cose serie, nella mia fretta attuale,avendone a scrivere, di distogliere la mia penna dal suo personaggio.

Come nei copioni teatrali, o cinematografici, in cui gli attori iniziali se non sono già morti, per ragioni testuali, fanno la loro ricomparsa e si accomiatano dagli spettatori nel finale, poteva forse accadere che mi ritrovassi tra i taxi di Sabratha, senza che vi facesse la sua riapparizione il marocchino che mi aveva dato un mano per ottenere il visto del maktaba javazzat? E che si era ripresentato sulla scena del mio viaggio per fermarmi un taxi per Tripoli? Solo che stavolta c' è una variante, si dice ahimè senza soldi, e pretende, non chiede, 10 miei dinari libici per 10 suoi dinari marocchini che non gli servono.

Io rifiuto i suoi dinari marocchini, per offrirgliene quattro di libici, che è quanto gli basta ed avanza, se  i soldi debbono servirgli secondo quanto mi ha detto per andare a Tripoli, dicendogli che non sta a lui di dettarmi quanto gli deve la mia riconoscenza.

A Zuara, a Ras al-Jedir, a ritroso verso il confine e la Tunisia. Dovrò sostare (Sosto) a lungo a Zuara, fino al primo pomeriggio, in attesa che si formi il numero sufficiente di coloro che partono in taxi per le postazioni di frontiera, trattenuto a seguirne il compimento  nel bar dello spiazzo della stazione, salvo una digressione liberatoria negli orinatoi lì vicino della moschea.

C' è un vecchio, che vi passa il tempo tra un taxi e l'altro,  che mi avvicina e mi chiede di me, parlandomi a stento il quale parla a stento in qualche rudimento d' italiano, e quando gli dico che non sono sposato, " è meglio, mi dice, così potete mangiare, dormire, senza problemi".

Debbo così  congedarmi dalla Libia come dalla Grande Giamahiria di tanti Mustafà Pappataci? Ben dormire, certo, quanto al ben mangiare...

A Zuara ho tempo anche per iniziare a leggere il libro verde, una critica della democrazia come dittatura di una frazione di rappresentanti sulla totalitàdi un popolo.

La partenza, finalmente, per la frontiera che non riserverà alcun sequestro, non sarà che un disbrigo formale di cordialità, o se si vuole altrimenti cordiale di formalità, e via, nel succedersi tra Ras al-jadir, e Beni Guardane, ai bordi della strada di posti di blocco della polizia tunisina e di cambiavalute in nero che ti smazziano poco dopo i loro malloppi di banconote.

Cambierò 40 dei 50 dinari libici rimastimi da un gruppuscolo di giovani all' incrocio principale di Beni Guardane, mostrando il biglietto da un dinaro libico che mi sono tenuto, con l' effigie di Gheddafi, a degli altri giovani tunisini nella stazione dei taxi per Mèdenine, per provocarne un' interpretazione iconologica dell' immagine del leader, che non si fa attendere più che un istante.

" On ne sait pas s'il pense où s'il dort...".

E sovviemmi del vegliardo di Zuara, di quanto sono dei tanti i libici che vivono e pensano come lui.

Al rientro dalla "pubele" di Tripoli-Libia, anche Medine sembra una Svizzera in Tunisia, e che più libera circolazione di uomini e cose già vi si respira, per le vie, al mercato all' aperto che anima la cittadina nella sera, dove per pochi dihram compero una serie di scacciamosche quali souvenirs.

Sull' autobus per Tunisi pervengo anche a fare amicizia con un gran bel giovane, che a Medenine fa il casiere ed è di ritorno dain suoi a Feriana, il quale deve avermi preso a sua volta in simpatia già alla partenza, perché non la smettevo di parlare da solo euforico nella sala d'aspetto.

Quant' è dolce e suadente nel tono di voce, seguitando a lasciare la gamba accostata alla mia sollecitata dalla mia, sistematici in fondo all' autobus comme des mauvais élèves/come due"mauvais élèves".

Ci penserà di lì a poco la polizia tunisina a diradare e a brutalizzare ogni possibilità di idillio, quando ad un posto di controllo salirà sull' autobus e farà scendere il mio bel giovane perché non è in regola con i documenti, sicchè /ed egli corrucciato dovrà ritirare il bagaglio e accomiatarsi dagli altri passeggeri, me comprso, per restare in guardiola nella loro stazione.

Ma nella mia rinata disponibilità a vivere e a riprovare tutto, di nuovo, non c'è fine alla mia indisponibilità ad oltrepassare che cosa mi ha fatto Kaled, per gretto, se ci ripenso, che io sia stato nei suoi riguardi, e la lacerazione si riacutizza, l'indomani a Tunisi, diventa nella domenica estivante un rigetto continuo, per la Medina inoperosa ove prendo alloggio all' ostello, in attesa di ripartire con la Tirrenia di lunedì, - dopo che ho trovato tout complet, di primo mattino, all' Hotel Salambo, alla Maison Dorèè, all'Hotel intercontinental, dappertutto ove potessi infine sfuggire alla iattura o alla obbligazione di alloggiare per forza in  ostelli,- lungo le avenue affollate del centro, sul treno azzurro fino a La Goulette, per andarvi ad acquistare all' imbarco una bella gabbia per uccelli di Nabeul,costipato, nella vettura, tra tutti quei giovani che vi vanno al mare, nel bruto aspetto di una tenuta  identica alla sua, in claquettes, calzoncini e maglia da gioco e il marsupio sul cazzo....tutti, tanti possibili Kaled, in un disgusto che mi fa schifare tutto ciò che è tunisino, a lui connazionale, e più generalmente latatamente maghrebino, in cui avverto quanto non sia stato che alcunchè di miserabilmente umano, tutto ciò che ho presunto che nel viaggio adempisse a redimere, a riconciliare.... quando giunto all' altezza, a La Goulette, dell' Ufficio di registrazione dei passseggeri della Compagnia di Navigazione, è per me la visione di un' occasione da non perdere, l' informazione che alle 18 una motonave parte per Genova!...

In neanche un' ora sono di nuovo nell' ostello, l' unico vero impedimento possibile ostacolo che resta è che sia chiuso, e invece è aperto, e ciò che solo importa al ragazzo alla reception, al quale parlo di uno stato di malore, di un' occasione imprevista di partenza, è che lasci rinunciando ai 5 dinari che ho pagato per quella notte. Non c' è problema, pas des problemes, dico al giovane receptionist che rimane diffidente, che io stesso sto inducendo a diffidare di me, per assicurarmi che il mio bagaglio frattanto non sia rimasto esposto a rovistii possibili, fin che non si spiana nella confidenza, quando vede il mio orologio al polso, mi chiede quanto l'ho pagato, / quanto mi sia costato, se posso fargliene un regalo...

" Vedete, gli rispondo, è perché un altro giovane tunisino, come voi,  mi ha chiesto lo stesso e mi ha spogliato di tutto ciò che poteva prendermi, che adesso non ho che la fretta di lasciare questo Paese...E' questo, il malore che prima vi ho detto che accusavo/ di accusare... Anche lui amigo, my friend, ...Basta, assez, sayez."

Così, pur di rigettare Kaled e la Tunisia, ripresimi i bagagli e di ritorno a la Goulette, mi sono riassoggettato all' incubo di fare il biglietto al porto, di accodarmi a una prima fila per farmene rilasciare l'importo del biglietto, di rifarla perché il prezzo indicato, 240 dinars, era più del doppio di quello effettivo della classe "fauteuil", come mi è stato detto all' Ufficio informazioni presso l' imbarco, di salire a versare all' agente della filiale, al cambio, le lire pari all' importo di 121 dinars, di ritornare al primo sportello e fare il biglietto, e quando ero già prossimo alla dogana, di essere risospinto ad allinearmi ad una nuova coda, per venire registrato tra i passeggeri presso l'Ufficio della Compagnia di Navigazione  che era in quella hall sopraelevata. Prima che la polizia, e poi la dogana... Ma che felicità, non appena ho ottenuto il biglietto, che esattamente con l' importo di tutti i dinari rimastimi, mi sia comperato potuto comperare potermi comperare la bella gabbia tunisina, l' acqua  naturale e due casse-croutes una al tonno e una à l'escalope, nel chiosco ch'era lungo la rampa d'accesso al rientro in Italia, risalendola con lo zaino che non pesava più niente...

( Terminando di scrivere) Ora sotto un cielo che di nuovo è sgombro delle nuvole oscure, che si ammassavano poc'anzi sul profilo estremo della Corsica.    

 

 

 

Post-scriptum.

 

Nei discorsi dei giovani studenti algerini che mi hanno intrattenuto nell' ostello della medina di Tunisi, ov' erano in vacanza, per pochi giorni, prima di doversi riaddentrare nella situazione penosa del loro paese, ricorreva la stessa avversione per qualsiasi sistema militare del loro paese, lo steso sdegno per l' afflizione della cultura e delle condizioni di vita e di pensiero degli intellettuali che  ne conseguono, che animava le parole dell' interminabile e intelligentissimo e generosissimo giovane di Orano, che avevo già incontrato in uno dei migliori caffè di Tripoli.

" In Algeria, più si hanno stellette e più si mangia. Hanno creato fortune industriali con i loro gradi..."

E se Ben Ali è migliore di Zeroual, e assicura in Tunisisa migliori condizioni di vita a chi è tecnico o intellettuale, è perché ha solo ascendenze militari familiari.

Per il giovane berbero che sovrapponendosi agli altri, voleva chiarirmi il perché della situazione algerina, ebbene il Fis, gli attentati e le stragi degli integralisti in Algeria,  l' istigazione alla contrapposizione e all' odio razziale tra berberi ed arabofoni, tutto è una prefabbricazione, una messa inscena per rimanere al potere della casta militare e del presidente Zeroual, per legittimarsi fomentando la violenza che vengono richiesti poi di reprimere.

" Si tratterebbe dunque di terrorismo di Stato?-ho chiesto, quando ho accertato che era inutile fare obiezioni, ricordargli, come agli altri, che il Fis aveva la maggioranza dei consensi quando è stato bandito, che se la Gia nom fosse che una escogitazione del potere militare, e l' integralismo non si fosse radicato neòa gran miseria algerina, l' orrore algerino sarebbe già cessato.

Ho seguitato la lettura del libro verde dino a ieri mattina nella stazione degli autobus di Tunisi, nell' attesa, sul far del' alba, che potessi chiedere alloggio agli hotel del centro-città.

Ne ho letto già abbastanza, perché l'avversione che ho della massificazione occidentale, non si acuisse all' uso che di tali entità fa il colonnello Gheddafi, nella ripulsa di tutto ciò che è popolo, e legge e censura del popolo, e festa nuziale, e sua  "fantasia"  e "mangiaria".

 

 

 

 

 

Correzioni

 

Come implica il discorso che faccio al receptionnist di Tunisi, nella prima parte debbo inserire le mire di Kaled almio orologio.

 

" prima che usciamo, per tardi che sia, debbo distogliere Kaled dalle sue mire sulmio orologio da polso Casio, con la cometa di Halley.

E' usato da tempo, va avanti di parecchi minuti, debbo fare costantemente la sottrazione... Non vede com' è scalfito il quadrante? Per quel vale...

E allora perché non glielo cedo?

Per la semplice ragione che è mio, ossia ,come non gli spiego, che è divenuto un mio effetto personale nei suoi pregi e difetti.

E in ogni caso perché mi serve durante il viaggio, non ho ricambi.

Che è vero e falso, perché ho altri orologi, ma sono di quelli al quarzo, inaffidabili, di poche migliaia di lire che si allegano come gadget, e l' orologio-sveglia da tasca, al più,che ha lasciato preso mia madre mio fratello perché mi fosse consegnato quale suo omaggio.

E in ogni caso mi occorre più di un orologio, in viaggio, tanto più che/se intendo avventurarmi in Libia.

E ripeto e ribadisco un no categorico, al quale K. accondiscende tacitamente, contro il quale non manifesta di volersi rifare ad appelli e ricorsi.