La terza volta

 

Quando è rientrato dall'escursione con i suoi allievi, nella cassetta della posta ha ritrovato come presagiva la sua lettera.

Ha effettuato con il batticuore le tre rampe di scale, si è spazientito in una sollecitudine stordita, e ha seguitato a sbagliare la chiave che apre la porta. in una sollecitudine orgasmica(orgasmica) quando ha sbagliato la chiave che apre la porta, Ma rientrato in appartamento ha poi differito con cura il tempo della apertura della missiva, depositando prima i bagagli ed accendendo il televisore, quasi volesse fruirne in una morosa delectatio, finchè tra le mani palpitanti, estrattolo,  si è ritrovato il foglio con le sue vive, preziosissime parole.

Di cui non ha avuto nemmeno il tempo di finire la lettura, che già in lui si erano sovrasedimentati in un istante, che gli era valso un' era, un senso di delusione, di dispiacere e di sollievo, per le cose sue più intime e dolorose di cui quel critico lo faceva partecipe, tuttavia ma per dirgli che no, anche stavolta non aveva ancora  avuto modo e tempo di leggerene gli Scritti, come anche stavolta si riservava di fare al più presto.

    

 

 

 

 

 

 

 

 

Progetto

 

 

I termini del progetto

 

Si tratterebbe di romanzare il mio rapporto con il critico C. Magris, che si è interrotto da anni ma che pur seguita ad essere per me operante.

IL critico che non risponde, o risponde elusivo, diverrebbe una sorte di Causa agente quale causa assente, che mi indurrebbe per ciò stesso ad autoevolvermi e a conformarmi sempre più a me stesso, per provocarne di nuovo irresistibilmente la risposta positiva.

La cosa mi intriga perchè l' opera mi indurrebbe a secernere l' invenzione di un rapporto tra critico e artista, che assumerebbe i connotati e i termini di un rapporto teologico, rrecuperando e mescidando il linguaggio della metafisica teologica- islamica e cristiano- occidentale-con quello della critica letteraria e dell' universo letterario di ascendenze kafkiane o becketiane, la riflessione critica sulla mia poiesis artistica e una narratività introvertita, eppure quantomai dinamicizzata a ogni livello di senso dal mio rapporto con l'altro.     

 

 

L' impasse

 

Perchè l'impasse? perchè dietro le risposte elusive temo e teme il mio personaggio, di averlo deluso il critico, e di perderne i favori- è Dio, in effetti, per me il critico, come Dio è il destinatario ideale di ogni miuo discorso letterario, anche se come nabokov lo identifico in un pubblico di tanti io che sono la moltiplicazione del mio Io ideale-, e temo o teme Ypsion Gamma di averlo deluso perchè non ha saputo attenersi a un modello ideale di autore poetico, il modello di chi sa attendere la fama nell' altra vita affidandosi solo a un corpus quantomai ristretto di opere eccelse.

La copiosità invece delle opere in lui affluenti, la scrittura per la scrittura ingenerata, oltrechè da necessità intima, dal bisogno di scrivere per convalidare a se stesso di non aver perso il suo talento, di avvalorare le ulteriori aspettative di un suo pubblico che è solo immaginario e virtuale di lettori, di riscontrare un accredito ulteriore del suo talento presso se stesso e l' autorità critica indiscutibile, (sotto) l' assillo di sistemare definitivamente le sue figliolette ( pargolette testuali)  che hanno raggiunto la loro maturità, per accudire quelle ancora in fieri e in gestazione, senza che per seguitare a rifinire il finissaggio stremante dell' une debbe lasciare le altrte rozze e incolte e quasi illeggibili, intanto che gli anni passano e lui non è ancora nessuno,  lo hanno indotto a scrivere in eccesso rispetto a questo suo modello,  e imperdonabilmente a prematurare la fine e la consegna al critico di operette che solo sotto la compulsione di tali urgenze, e in virtù della certificazione nulla di esservisi stremato a rifinirle in ogni punto e punto e virgola e  risonanza di respiro e fonetica, poteva reputare degne di essergli licenziate, quando invece vi ha lavorato in folle, nell' assenza dell'autentica ispirazione che determina la forma che apppare l'unica possibile, insostituibile.

" E dire, si ripete, per ripeterlo in un mea culpa al critico, quando riallacci i rapporti, che ho eletto a mio poeta di culto Kavafis con i suoi foglietti mobili per pochi felici, nella cui precarietà, tanto era la fede che aveva nella sua certa grandezza, poteva affidarsi e ben confidare, per rimanere a futura memoria in virtù di poche opere soltanto, tanto poche quanto eccelse.

E respirare e vivere compiutamente.

E dire che non mi sono mai stancato di ripetermi,che si scrive sempre troppo quando si ritiene di avere scritto troppo poco.

O kavafis, o saadi, o sacro baule di Pessoa...."  

 

 

Senso dell' opera

 

Il senso del testo può essere che nel seguitare a scrivere come letterato e come poeta, nel loro rapporto il critico e il poeta hanno seguitato a eludere e a negarsi, alla comune vocazione e destinazione al silenzio.

A costruire la interminabilità del loro discorso sul tradimento interminabile di tale ispirazione salvifica.