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  Per corti

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Per corti e per ville, le storie che vi sento, possono essere un'alternativa in corso a ogni  monotonia biografica del mio discorrere, che sia l' univocità erotica o scolastica, turistica o animalista.

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Verrei del resto incontro a quanto mi ridicevo leggendo l' Enigma dell'arrivo, sull' interesse che in me è sorto e che può costituire anche per altri, la rappresentazione della deruralizzazione in corso della Padania.

Senza più arrestarmi, per questo, ove cessa la forma signorile del palazzo curtense di campagna, e inizia ogni ristrutturazione intercorsa e in atto.

Sono storie, finora, di grandi famiglie che per tirare avanti, non potendo vendere proprietà che non hanno acquirenti e dovendo industriarsi come imprenditori agricoli per fronteggiare l' innovazione competitiva, sono costretti a lasciare ammalorare l' antico per impiantare la stalla "sociale" o attuare le nuove tecniche cultuali, a rimanere insieme intorno all' androne della stessa proprietà invenduta, vedove senza più il marito o il cognato con le famiglie dei figli, con i quali fare i turni in stalla o nei campi e negarsi le ferie per tirare avanti.

O sono storie anche più singolari ma più secondo copione, di proprietari reinsediatisi nella corte di cui furono a lungo i proprietari assenteisti, e che non intendono cedere la proprietà o passare la mano, nonostante l' inettetidine acquisita o palesata, la balordaggine o scapestrataggine dei figli, e lasciano andare tutto in desolante rovina, che marciscano anche i finimenti di ricambio, pur di seguitare a tenere con la villa urbana anche la corte di campoagna, in cui si riducono a coltivare animali da cortile polli rimanendovi insediati in un'ala.           

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Sarebbe bello, certo, andare intervistando per corti e per ville, se solo ne avessi il coraggio affabile.

E invece, come sabato scorso 15 luglio, accade che come metto piede nel sentiero o viale d'accesso, mi intimidisco e finisco per aggirarmi cauto e  distante, anche se non vedo avanzare cani o li sento abbaiare, senza che nessuno sia ravvisabile nei pressi.

Sabato scorso, non ho udito cani di sorta, nella corte Costa Vecchia che ho raggiunto a mezzogiorno, nel fulgore più glorioso del verde padano, come si fa finanche turgido di luce nella solarità estiva. E che bello vedere profilarsi a distanza le corti costa vecchia e costa nuova, immerse nei campi fino alle sommità, al cui limitare si sopraelevano presso i due estremi della visuale dell'orizzonte nelle loro torri colombare,  pressi i due estremi a est e a ovest della visuale dell' orizzonte.

Ma quando quella signora uscita dalla più recente casa padronale, mi ha avvicinato per chiedermi che facessi, ho risposto difensivamente tranquillizzandola, limitandomi a dire che sapevo essere discreto, dove dovevo limitarmi a muovermi se sopraggiungevo senza farmi annunciare, profittando del fatto che non avessi trovato alcun divieto d'accesso.

" Ma è pur sempre proprietà privata" ribatteva " e se sopraggiungono i padroni...", al che venivo solo a sapere che era affittuaria.

Perchè non avvicinarla io, piuttosto, prevenendola, e presentarmi rassicurandola col dichiarare i miei intenti? Quanto sarei stato più coinvolgente, e avrei potuto indurla a palesarmi questo o quel retroscena oltre i fatti di superficie.

Com' è accaduto come mi sono addentrato oltre il portale  della corte *, e ho chiesto il permesso d'accesso a chi si è rivelato esserne il precedente fittavolo prima che gli subentrasse il padrone, e che ora viveva in una dimora ricavata in una delle case riservate ai salariati.

E' bastato con lui attaccare discorso, per venire a sapere come quel portale risalisse all' anno della presa di Costantinopoli da parte dei Turchi, e quanto lo spessore delle murature assicurasse caldo d' inverno e un fresco frigido d'estate, al punto che quando accedeva ai rustici nella stagione estiva, doveva sveltirsi a prelevarvi gli attrezzi o le macchine, tanto era il freddo che vi faceva.

Io allargavo il discorso rilevando come anche nei paesi arabi, i caravanserragli presentassero le stesse caratteristiche murarie.

E si parlava dei contrafforti dei muri pencolanti, di come e quali fossero i vincoli posti dalla Sovrintendenza, a tutti i fabbricati che non vi fossero stati edificati di recente. 

Io dicevo di compiacermene, come di avere constato quanto ci tenessero, al rispetto di questi vincoli, altri proprietari con cui avevo parlato, o meglio con cui mi aveva indotto a colloquiare la loquacità di mia madre, quando insieme ci eravamo recati a Canicossa; ove la proprietaria di una serie di corti contigue, discorrendoci di chi le era subentrato nell' azienda precedente che gli aveva venduto, e in cui ci eravamo imbattuti e che ci aveva aperto, nel vano tentativo da vent'anni a questa parte di rivendere a qualcuno come noi o l' acquirente al suo seguito casa e fondo, - " eh, con quel che richiede-, si lamentava e ne deprecava che non si fosse attenuto ai vincoli previsti, quale quello di non sviluppare condutture e tubature all' esterno dei muri . 

Venivo a sapere quindi dal mio interlocutore affabile presso quel portale d'accesso, che di quella corte era stato affittuario, nel secondo dopoguerra, e come del fatto che il padrone ne avesse ripreso possesso, l'azienda agricola non avesse tratto alcun giovamento, - il che me lo diceva più che a parole con il tono della voce e con la gestualità scorata delle braccia-, mentre non si tratteneva dal rivelarmi quanto il padrone non avesse potuto profittare nè potesse fare affidamento sul frutto futuro della sua presa di possesso, tant'era scapestrato il figlio unico, di cui mi indicava dove si riducesse a vivere, quasi a latitare, in un comparto della fronte della dimora domenicale.

" Gli mangia giù tutto quel disgraziato"

" E' un matto... " confortava suo figlio che ci stava ascoltando.

" Non si devono dire queste cose..." lo rimbrottava il padre, con mia sorpresa.

" A dire il vero non so,- soggiungevo sorridendo- se sia sempre peggio essere pazzo che un disgraziato...-

" E' che è stato a scuola .... in via Poma" completava il padre per /a dirla tutta; infatti, così mi rivelava che il figlio del padrone era stato anche in carcere, istituzione rieducativa che nella mia città è ubicata appunto nella via indicata da quel signore.

" Vede quella finestra? E' da un anno che è  senza battenti esterni (finimenti esterni) perchè non provvedono. All' interno hanno i telai per rimontarle tutte. Solo che stanno già marcendo, senza che siano impiantate, lasciano andare tutto a male. L' ho consigliato più volte, il padrone, di cederla alla Sopraintendenza, se è disponibile, piuttosto, lei crede che ...? lui ha anche una villa in paese, ma scuote il capo e è fatto così, preferisce piuttosto ridursi a vivere in una parte di questo palazzo, ad allevarvi un pò di pollame..."

Intanto sopraggiungeva un' autovettura dai campi.

" E' la padrona- mi aggiungeva zittendosi finchè non era passata la vettura, su cui la signora era a fianco di una donna più giovane.

E l' occhiata che la padrona gli rivolgeva, sembrava desiderosa solo di evitarlo e di passare oltre al più presto.

IO gli ribattevo che dovunque fosse andato per corti, dovunque avevo visto case padronali in disuso o riattivate solo in parte, come una corte, quella Casale di Virgilio,  fosse stata smembrata da una siepe nella dimora padronale lasciata disabitata, e nelle casette rustiche ristrutturate come villette o villule a schiera, così smembrando l'unità dell' insediamento.      

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