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pagine di diario, 1

 
     
 

Controtempo

 

 

finalmente

 

22 ottobre

 

Nella mite sera d'ottobre che si è fatta buio, guardi oltre i finestrini del treno guardi i fari e gli spiazzi illuminati di una stazione che passa, il folto d'erba e di tenebre di una natura che infine è divenuta si è fatta calma e respiro.

Quando ancora a mezzogiorno, nella stazione di partenza, eri madido di sudore alla cassa del bar, stremato di soccombere alle incombenze incessanti , alla sequela degli ordinativi sociali che non lasciano mai tempo, ingannandoti sempre che se ti attieni poi saresti sarai libero...

Nel frattempo sei riuscito, dopo un in capo a un mese, a ritrovarti finalmente con i tuoi, dopo che te lo sei impedito giorno dopo giorno, nell' illusione che se vi rinunciavi, e ti mettevi all' opera, avresti trovato il tempo per venire a capo della correzione dei compiti,  ti saresti messo al passo, per questo desistendo rinunciando anche per ad uscire ad andare al cinema,- loro che ti assillavano ogni mattina per sapere i voti, mentre dovevi preparare già l' indomani una nuova verifica, quando il giorno avanti anche ieri avevi dovuto riunirti in un Consiglio di classe,- per poi non venire puntualmente a capo di niente, tanto poichè ritardavi i tempi della correzione per spiegare per iscritto il senso di ogni errore, e allorchè perchè non restava più che la spossatezza, quando profittando del raro bel tempo, infine tutta la biancheria che anche l' ultimo indumento  era stato ritirato dal balcone e ripiegato nei cassetti, o nell' illusione di potere poi partire, od uscire per il cinema, di non avere già fatto irreparabilmente tardi, anche l' ulteriore ultimo beverino dei canarini era stato infine riempito d'acqua, gli stessi anche i quotidiani giornali del giorno avanti ridotti a ritagli....

Ed anche oggi stesso, avresti forse che avresti potuto partire, che ti sarebbe servito avere anticipato a ieri sera la pulitura delle gabbie dei tuoi uccellini, ritardando perdendo per questo l' ultima proiezione di " Ritratto di signora", se dopo avere perduto già la corsa del treno dopo mezzogiorno, ed dopo esserti affannato a sostituire tra le barre della gabbia lo specchietto di cui si era disarticolato il posatoio, per paura che l' uccellino in tua assenza vi finisse intrappolato, tu avessi ceduto all' impulso di profittare dei tre quarti d'ora che intercorrevano prima della partenza seguente, per recarti a scuola a consegnarvi in ritardo di un giorno le relazioni sulle programmazioni scolastiche per le quali eri in ritardo di un giorno?

Che solo ieri, quando ti sei detto che finalmente nel tuo giorno libero potevi recarti dai tuoi, che potevi infine darti a leggere e scrivere, hai scoperto che avresti dovuto consegnare(le) quella stessa mattina in segreteria, e che nulla ti era valso esserti esagitato perchè la sala stampa era stata chiusa prima che tu potessi farvi fotocopiare i testi delle prove scritte che domani dovranno svolgere gli allievi d'ambo le classi, ed avere bestemmiato ed essere trasceso, ed avere infine ottenuto che ti aprissero e ti stampassero  una copia per ogni allievo dei titoli dei temi, nulla ti era valso ad evitare di dovere ripresentarti in Istituto nel tuo giorno libero, stamane, e di compromettere così anche stavolta, per quella necessità burocratica, la possibilità di essere infine con i tuoi cari, di trovare una tregua dall' assillo scolastico, disperato anche ieri, lunedì, di non avere trovato il tempo che di leggere assonnato qualche briciola di poesia di Emily DicKinson, quando fino alle tre di notte avevi lavorato agli enunciati dei temi, e ancora alle dieci di ieri sera della sera seguente, ti restava da cambiare l'acqua in ogni beverino dei tuoi uccellini... le membra e il cervello snervantisi in tensione spasmodica, esasperato che prima che il tempo di in cui eri famelico per di leggere Flannery O' Connor, Seamous Haney, dovesse essere destinato invece a riproporti per iscritto quali fossero gli obiettivi minimi per garantire la promozione a quanti devono chi deve ancora prenderti sul serio, e riservarsi almeno di tacere, quando parli in classe e tieni sull' orlo del venir meno dello svenimento e del crollo eppure mantieni il filo del discorso, benchè il cervello e l'udito ti tradiscano in uno sfasamento continuo, e il tuo corpo a loro astante coli sudore ininterrotto...

( E ti hanno appena dimostrato che non si sono

è nemmeno presio la briga di leggersi quanto in preparazione della prova scritta, sei venuto a fotocopiare a scuola sotto la pioggia una settimana fa, vanificando ogni possibilità di recarti dai tuoi familiari per  quel il precedente giorno libero...).

Ma poi, giunto al garage, hai resistito, non l' hai aperto, per prendervi la bicicletta e illuderti di renderti benemerito, di

e farcela fare in tempo, nel depositare in Istituto le relazioni e riavviarti verso la stazione in tempo per prendere il treno, e invece ti sei salvaguardato, hai salvaguardato i tuoi cari, nella prima cabina verso la stazione telefonando piuttosto invece a tua madre che saresti giunto ...

E una volta insieme avete parlato subito di tuo padre, degli esiti delle analisi che sembrano escludere che siano un cancro i suoi disturbi alla prostata, di quanto si sia smagrito e impallidito e più ancora depresso, da quando con l' insorgere del male teme che sia prossima la morte.

Più assottigliato nell' aspetto e di dentro, nei lineamenti scarnitisi e nel parlare per sole allusioni...***

Solo che mia madre doveva dolersi che avesse trovato il modo di tornare a picchiarla, quando la notte che ha accusato spasimi al basso ventre, non ha voluto saperne che chiedesse soccorso.

" Ha chiuso a chiave la porta, mi ha impedito di telefonare, sbattendomi forte il telefono tra capo e collo..."

" E' la paura che lo fa agire così, nient'altro che la sua grande paura.."

Comunque sia, che suo penoso congedo sarebbe quell' atto, venivi pensando, da chi teme ed è addolorato di lasciare.

" Lui pensa sempre a suo fratello, - mio zio campione che vinse un giro d'Italia, e che è morto per questo di un cancro proprio alla prostata,- ed io ho cercato di ricordargli invece l'altro suo fratello, che è stato operato per gli stessi disturbi e adesso sta bene, ma lui..."

Anche questo pomeriggio per tutto il tempo che sei stato insieme con loro, si è dileguato al più presto e se n'è rimasto chiuso nella sua stanza a giocare a carte, ove l' hai raggiunto in un sentore acre di chiuso ed è stato inutile che gli chiedessi di tenere aperte le finestre, che anche la più mite corrente infrescante ti ha detto che gli fa male.

E ugualmente si ritrae anche da tutto nel mangiare.

Intanto che ne parlavi con tua madre, che deprecavate l' arroganza insolente dei medici, per i quali è una colpa il vostro male che dà a loro da fare, il cui accertamento li irrita, li fa spazientire, fa venir solo voglia di chiudere padiglione ed ambulatorio ed andarsene in ferie, dicendovi che diagnosi e prognosi, e posologie, sono a loro da estorcere con cauta pazienza al loro sbrigativismo quand' anche siano cortesi, la tua tensione di non avere mai tempo si è venuta quietando calmando, e non ti esasperava la tensione di tentare invano di trascenderle, ogni giorno, le incombenze assillanti che invano vieni anticipando per procedere oltre, tant'è che dopo che tua madre lei ti ha parlato delle sue disavventure come cuoca assunta in nero, con il capocuoco che voleva farle credere di averle già pagato la settimana di lavoro che ancora le spettava, per conto del padrone del ristorante che le era stato subdolamente poi prodigo solo di complimenti, di come non potesse più fare a meno di lei, prima che lei se ne scrollasse infastidita e fosse infine retribuita ripagata, ti sei svagato ad uscire per comperare una miscela di grani per i tuoi uccellini, nel loro stesso negozio d'acquisto nello stesso negozio in cui li acquistasti e che per questo ti è caro, e ti sei attardato a raggiungere la libreria del centro, ove hai indugiato tardato a risolverti per l' acquisto di tutti i racconti di Flannery O' Connor, prima di essere di ritorno presso i tuoi.

Era già sera e al loro balcone non facevano più ritorno le due magnifiche tortore abituali, che prima che tu uscissi erano planate sul davanzale, sullo stendibiancheria, tra loro solidali nel beccare il mangime e e nel ripulirsi con il becco il piumaggio, in tutta e bella tranquillità.

Quando a tua madre le avevi appena parlato della cavalletta che tieni insediata fra le foglie di basilico, con le quali si mimetizza sino a farsi reclina quando son pendule, che ogni volta che ve la ricerchi ti richiede minuti prima che tu possa distinguervela.

E tanto ti sentivi riconciliato con la vita e col tempo, che sei rimasto fra i tuoi cari loro un'ora di più, ti sei profuso in carezze con il cane di tua sorella, quando per riceverle, per ricambiarle leccandoti, sul sofà ti si è accomodato accanto , ti si è erto  contro, finchè hai finito per prendere il treno delle 19,20, hai consentito a farti accompagnare da loro una mezz'ora prima alla stazione.

Prima di partire, cercando di confortare tuo padre, di incoraggiarlo a risollevarsi, ripromettendovi di ritrovarvi la primavera futura, nella tua città, per discenderne il fiume in escursione.

" Ma è che di anni ne ho settantacinque, e mi tocca di partire presto per andare più lontano..."

" Anch'io quando fino a una settimana fa risentivo ancora solo dell' avevo solo l' otite cronica, come te mi pareva di credevo di morirne, talmente la testa non era più mia..." gli hai detto rivolgendoti con lo sguardo a tua madre, per sorriderle della tenacia dei suoi timori tuttora (per ora) infondati.

Poi in treno, intento nella lettura emozionante di " Un negro artificiale", quando te ne sei distolto hai sentito il conforto che infine potevi respirare respiravi in quel respiro esterno, che traspirava fra le radure degli alberi delle stazioni deserte,

come che non ti strozzava più, che non ti faceva più mancare l'aria, la disperazione di perdere e di non avere più tempo per essere te stesso, di non riuscire più a vivere con altezza di ingegno, e a preservarti ed accrescerti quale intellettuale ed artista, soffocando invece il talento nella tua negritudine di professore obbligato a dannarsene il giorno e la notte. La mente, confortata, che ti anticipava il rientro nel paradiso domestico dei tuoi canarini, che ricorreva, per accertarti che non è vano tutto cià che fai, che dici, a quanto, l'altro giorno, hai detto alla anziana madre del tuo edicolante, lui della stessa tua età, lei che a differenza di tua madre il marito l'ha perso 33 anni fa, allorchè con la sua morte per lei è finito tutto.

" Voi uomini non sapete quanto potete essere per una donna.

E dire che ne ho avuti di pretendenti, come capiva e mi avvertiva mio figlio che ne era geloso, a certi discorsi che mi facevano in negozio.

Ah, ero una donna piacente, io...

Ma non ho voluto che nessuno prendesse il suo posto, non ho più voluto darmi una vita dopo la sua morte.

E anche mio figlio, non ho voluto che mi prendesse in casa, preferisco anche ridotta come ora sono voglio ancora restare e vivere da sola, anche se quando ritorno dall' ospedale che ho fatto le dialisi, sono più di là che di qua.

E Lei professore, voi, se resterete da solo, finirete come me, se seguita a restare da solo, se non si sposa, finirà per ritrovarsi come me, per essere come un cane che è senza padrone...E così, che ho avuto dalla vita dopo tanto che ho patito? ..."

" Ma Lei, mi creda,  non può di certo dire Voi non potete dire che non ha avete avuto niente- ho reagito allora d'impeto alle sue parole- se chi fu suo vostro marito è  stato per lei un uomo tale che lei seguitate ancora ad amarlo , dopo trent'anni dopo, e gli ha avete sacrificato tutta la vita che le restava fatto sacrificio di tutta la sua vostra vita dopo la sua morte di lui. Ma così la vita non credo che lei voi l' abbia avete perduta, la fedeltà all' amore di suo vostro marito ne è stata una ragione talmente profonda  mi sembra una ragione profonda..."

Quand'io, che posso dire mi sia rimasto del mio passato? - ti dicevi dopo averla salutata essertene andato al sopraggiugere di una anziana cliente- Che ne resta, che attaccamento ne è rimasto vivo sento ancora, ti ripetevi tuttora sul treno, se non l'affetto per due canarini in gabbia, cui facevi ritorno, che ciò così dicendo, che sopravvive dell' anelito di oggi rivedere i miei cari, tanto la distanza in te già allentava l' affetto per loro  per i tuoi genitori, l' approssimarsi ti faceva vagheggiare la sola tua prossima consuetudine di vita con i tuoi uccellini, il cui riemergere era la pienezza di vita in cui respiravi sul treno, l' urgere di ciò che più vale, che nel suo pulsare ti intiepidiva, ti schiariva e sfebbrava l' assillo del tempo....

             

              

 

 

Una settimana dopo

 

29 ottobre 96

 

Ieri ero di nuovo presso i miei nella ricorrenza del mio compleanno, dopo il magnifico pranzo, a base di pesce, involto negli stessi discorsi più deprimenti, più ancora insistenti, in attesa che mio padre consegnasse i referti delle visite specialistiche al medico di famiglia, mia madre che mi parlava di come prima del due di novembre si fossero già recati in paese sulle tombe dei morti.

La cartella clinica che lei mi ha mostrato prima che mio padre se la portasse appresso, sembrava tranquillizzante in ogni sua parte, vi si faceva solo riferimento a un' ipertrofia della mucosa della prostata.

Quando mio padre è poi rientrato, ha espresso il suo sollievo apparente che non si trattasse di niente di serio, inveendo contro la prescrizione del suo medico che si recasse da un fisioterapista, " son già sedici le impegnative per le quali ho dovuto fare la fila" , quindi solo di sfuggita comunicandoci che gli aveva detto che doveva farsi operare perchè gli fosse levata la prostata, prima di blaterare penosamente che tutto aveva cominciato a venirgli da che si era lasciato mettere dai medici le mani addosso.

E' stato intanto che lui era ancora dal medico, io credo, che mia madre mi ha detto che entrambi erano già stati in paese sulle tombe dei nostri defunti,  dove mio padre, quando aveva visto che un' anziana del paese dalla mellifluità insinuante e malevola era stata sepolta presso mio nonno, "ecco con chi mi tocca andare a stare", lei ha scosso il capo che si è lasciato andare.

Per parte sua mia madre, dopo che mio padre è rientrato e si è di nuovo messo in disparte, ha seguitato a sparlare più che a parlare dei vivi e dei morti del nostro paese d'origine, i morti che il suo accanimento impietoso ancora ad essi avverso, faceva più vivi nel suo animo degli ancora viventi, un certo mio zio, nel suo inveterato rancore che le ha serbato da anni, da che si  ribellò prima della morte di mia nonna di assisterla e subirla fino alla fine, che se l'aveva incontrata or è un mese ed aveva connesso un saluto, era perchè nemmeno più sapeva chi lei fosse, dove si fosse,... quanto a lei, la seppellissero o la seppellissimo pure dove può capitare, non ambisce, di certo, di ritrovarsi sottotterra nella stretta dei nostri parenti...

Stavo quasi per dirle che sembrava che il loculo per lei avesse ad essere un ulteriore ricovero in un ospizio dei più dopo la morte, un' affittanza ultraterrena tra vicini di tomba, talmente il suo cervello è ossessionato dalla idea della morte da non capacitarsene più, era incapace di capacitarsi di che cosa l' atterrisca a tal punto nella morte, che l' ossessiona e tanto, quanto le dà materia di che atterrirsi e infierire e compiacersi impietosamente, nella sua angoscia implacata e implacabile, malevolente e indefessa, per il gran lavorio di sfoltimento e di usura dei vivi che ritornando in paese si era accanita aveva avuto agio di a scrutare implacabile e a di riferirmi scrupolosamente accanitamente impietosamente, incapace di avere requie e di dare requie ai vivi e ai morti, di non incattivire anche con i defunti, come se non avessero da gran tempo cessato di essere.

" Tua nonna, mia suocera, che non intendo chiamare mia madre ..."

" Avessi visto la Gianna,irriconoscibile, e sua figlia, tutta una grinza... La Morena, poi, magra, brutta, inverdita, pareva per fino che avesse mangiato delle lucertole...."

Io che pur di dentro avevo ripugnanza al solo sentirne parlare, di quelle spose e sposine esauste madri, forme fisiche sfattesi e inaspritesi o rigonfiatesi  in un' esistenza casalinga di mogli e di spose insulse e avide, che ho ripulsa anche solo a pensarlo,  quell' universo femminino  ridottosi al solo sforzo, per tutta una vita, di contentare un uomo per tenerlo a sè, per abominevole che sia il marito pur di esserne la signora,  la invitavo invano a considerare che lo stesso dovevano pensare le sue amiche di lei, al rivederla a distanza di chissà quanto tempo.

"Ah, si,lo so - era d'accordo sul momento, prima dell' ennesimo sfogo,- quando poi tu chiedi a loro " Ti ricordi chi sono"? , e loro si sforzano e non ti riconoscono, e cadono dalle nuvole quando dici chi sei..."

Ed è passata a parlarmi della sua sola cugina che chissà perchè si tiene bene, mentre l' altra , anche perchè con sua figlia non va d'accordo...

Certo, conveniva che era vero quel che le dicevo, che nel paese sembra che siano rimasti solo dei vecchi, perchè ignoriamo e non abbiamo occhi per i giovani e i bambini, che appartengono a un mondo che ugualmente ci ignora e ci viene già seppellendo, ma quella bambina che le è stata presentata di cui mi ha parlato, era già della stessa sequela delle altre esistenze , se nelle  sue parole la vedevo comparirmi davanti nell' atto di indispettirsi con mia madre, quando le ha detto d' improvviso " Tutti mi dicono che sono bella", risentita che non le avesse fatto i complimerti quando le era stata presentata.

I figli di quel mio cugino, poi, che vi erano rimasti confinati dal disastro economico del genitore cui era stata finanche messa all' asta la casa- vi abitavano dei cinesi, adesso, nel suo biscottificio, -in esordio di discorso me li aveva esumati solo per dirmi, a degno coronamento del padre,  come non riuscissero a finire o ad andare avanti negli studi, tanto più arroganti quanto più umiliante ne era la situazione, soprattutto con chi del paese mi diceva che aveva a loro concesso per pietà un alloggio in una sua casupola sfitta, in cui seguitavano a stare senza nemmeno concordare una proroga, senza che quei figli rivolgessero non dico un ringraziamento, nemmeno la parola al locatore gratuito di quella dimora, come questi si era lamentato con mia madre per l' appunto.

La quale poi è voluta venire con me e mio padre ad accompagnarmi alla stazione.

Al risollevarmi da tavola, prima di uscire dal loro appartamento, si è riacuito il dolore alla schiena con il quale ero venuto da loro, mentre seguitavo a riavvertire i postumi lungo la gamba destra dell' investimento che subii a Monaco, del quale solo poco prima avevo parlato ai miei.

" Rispetto a quest'estate, quand' ero in Libia e in Tunisia e mi dannavo per il gran camminare, è come se avessi dieci anni in più..."

E dire che avevo appena chiesto a mia madre se la vecchiaia fosse il caso di avversarla tanto, io che della morte non sentivo la ripugnanza per l' orrore che suscita, che la aborrisco so aborrire solo se la immagino come la fine alla quale mi è inconcepibile sopravvivere e assistere, della vita dei miei due uccellini ai quali soltanto so dedicarmi, soltanto finchè vivono i quali ho appetito di vivere, senza più riuscire a darmi la forza e il tempo, ad assumere l' iniziativa, per alcun altro o alcunchè d'altro in cui possa credere ancora, disperato  di riuscire in alcunchè, che mi resti altro che soccombere, che trascinare un giorno dopo l'altro senza trarmi fuori e più in alto degli assilli incombenti.    

Quando li ho salutati, ho detto che avremmo potuto rivederci per le feste di Natale.

" Mi sa che le dovrò fare e che dovrete venirmi a trovare all' ospedale..." non è stato capace di trattenersi mio padre.

" Arrivederci allora all' ospedale, ho finto di crederlo. E' bello così Natale, venirti a portare le arance come si usa con i malati", con un cenno d' intesa divertito e di compatimento con mia madre.

Che aveva appena finito di ricordargli, come se anche così fosse, non poteva certo lamentarsi, se a quasi settantacinque anni iniziava a conoscere dei seri disturbi.

Ma ero stato sopra le righe.

Come nel rincuorarlo a mangiare ancora del pesce, se gliene era piaciuta tanto la zuppa che aveva cucinato mia madre, quando poc'anzi gli avevo detto con umor nero che negli ospedali, ai ferri, lo si dà anche ai malati terminali.   

Nel riguardarci sapevamo, io e mia madre, che forse per questa volta potevamo pur concedercelo, che la prossima volta dello spirito avremmo potuto farlo dirlo solo per finta pietosa.

E sapevo, io sul mio conto, nel riguardare l' aspetto di mio padre sempre più smagrito e diafano e scavato dall' ombra, che potevo così darmi un tono, improntare una maschera, per l' indifferenza oltre tutto per la sua povera sorte.

E che pur eravamo nel giro di prova, al rodaggio di come sapere noi tutti , all' apprenderlo, gravati dall' onere sociale di onorarne la fine, già rinserrare le file oltre la sua scomparsa già in atto.        

 

 

Voci del tempo

 

Credevo che il film di Piavoli fosse un idillio, invece ne ho sono uscito sconfortato sino alle lacrime.

Quei giovani che amoreggiavano, che ballavano attraendosi attraenti, toccandosi e allettandosi, erano la mia giovinezza che non ho vissuto, di cui posso solo evocare l' anelito di libertà, parlandone dei tempi con i miei allievi in classe, che invece quella tuttora viva e presente, tentano di vivere e possono godersi, come quel mio allievo di quinta con me nei miei riguardi così rispettoso e timido nel suo aspetto magnetico, che oggi ho intravisto di dietro a un altro su suo motorino, voglioso di vivere ed essere nel farsi e fattosi a me estraneo nel vento.

Mi ricordavo che è stata per me di desolante anche l' esperienza ultima con Kaled, mi ridicevo che tutto dura anche troppo, ma lo struggimento mi saliva di dentro, per la mia vita oramai impedita anche di uscire, per il rimpianto di avere ancora bellezza e freschezza d'aspetto e che non mi valga a niente, che il non mi consenta che il piacere di essere rimirato senza poter ricambiare, quando mi induca a temere di equivocare ed illudermi, di incorrere nel ridicolo o l' oltraggio, di non potere e di non avere da amare che i due miei uccellini che per me cantano in gabbia, nell' affanno di non avere più nemmeno lo spirito di prefigurare alcuna iniziativa, di essermi lasciato già sommergere dalla vacuità dei tempi, di essere oramai usurato ed avviato a finire come quei vecchi, nel cui incedere a passi lenti con il bastone, riguardandosi nella reciproca miseria, sospirando al cospetto della luna di fronte alla luna nella luna a chi è morto davanti alla  propria fine già in atto, a un soprassalto nel sonno rievocando chi li ha preceduti e già è morto, mi desolava la mia vita senza più altro futuro che vi intravedevo, rarefattasi della gioventù del villaggio, della loro incantevole gioia, come quei selciati di solitari vecchi, ove la gioventù che intravedi è solo l'occasione di un infinito rimpianto per quanto è irrimediabilmente perduto, per me neanche trascorso ...         

 

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