Inter-Juve, 2-2

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Sandro Chia, "Azione", 2002
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  Titina Maselli, "Calciatori in azione", 1959

             Un rigore di sollievo  

 

Quando la disfida ieri sera ha avuto inizio, tra la pur sempre beneamata Inter e la odiatissima Juve, anzichè sintonizzarmi io ho preferito seguitare la lettura di " Una sera a New Haven",  di Wallace Stevens, e insonorizzarmi sincronicamente nell'ascolto in cuffia del video dell' Orfeo di Monteverdi, pur di ritardare in me l'addensarsi della turbativa interiore del match,. anche solo l'eventualità di esserne risucchiato dal clamore esterno, nei condomini o in qualche bar adiaciente, all' esultanza per l'una o l'altra segnatura.

Il telegiornale, prima che spegnessi, parlava di altri massacri a Sarajevo e in una chiesa croata, delle confessioni di uno dei tre bambini che a Parigi hanno aiutato un barbone ad assassinare un altro suo compare, e che ora non sa, pensa piuttosto ai doni di Natale, mentre si era  riferito in un precedente servizio di come ad Amburgo, negli anni settanta, si sparasse ai cadaveri per provare proiettili. 

 

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 Quando infine ho terminato la lettura del poema, ai versi che riducono al niente la forma finale della solidità, " E può così darsi che sia un'ombra che traversa/ la polvere, una forza che traversa l'ombra.", e ho sospeso l'ascolto del melodramma monteverdiano al tragico annuncio a Orfeo, della messaggera, che la novella sposa Euridice è morta, la partita volgeva al quarantesimo del primo tempo, come mi ha comunicato il cronista alla radio in bagno, appena l'ho accesa, che già era  sintonizzata,  ma ho dovuto trascorrervi altri tre minuti e più, intento sul water, prima che il cronista, sbagliandosi, mi annunciasse che le squadra erano ancora sullo zero a zero, no, sull'uno a zero per l'Inter, oh, sia lodato il cielo, a seguito di una prodezza di Sosa su calcio di punizione qualche minuto prima.

C'era di che esultare, ma con prudenza, mancava ancora più di un tempo prima della fine, e s'era solo venuta allontanando l' eventualità di una sconfitta, anche se era confortante che i bianconeri mostrassero di non riuscire a spuntarla contro la nostra difesa

Ma poi negli spogliatoi, Trapattoni quale loro allenatore poteva pur sempre ritemprarla, rigenerarne lo spirito offensivo...

Il primo tempo intanto era finito con l' Inter sempre in vantaggio, ed io ho seguitato ad indugiare nel bagno ascoltando i commenti, riordinando sulle mensole flaconi e tubetti.

Gran go , quello di Sosa, su punizione folgorante all'incrocio dei pali

Ma  quando è iniziato il secondo tempo, è subentrata una tensione che mi mi ha indotto a rispegnere immediatante la radio, per ripromettermi di riaccenderla quando fosse stata prossima la fine.

Sarei ritornato nel frattempo in ascolto dell' "Orfeo"di Monteverdi, al subentrare in scene di Caronte e delle divinità degli Inferi.

Ma stavo indugiando in cucina per predisporre la bustina e l'acqua nel pentolino per la camomilla poi lenitiva, quando un clamore dai condomini di fronte mi ha messo in subbuglio.

Mi sono allora precipitato sulla radio, per apprendervi che era appena avvenuto il pareggio della Juve... gran goal di Baggio, ma su un nostro clamoroso svarione difensivo, accidenti,... come mi stizzivo strizzando nervoso il tubetto di dentrificio, l' agitazione delusa sfogandosi nel rispalmarne la pasta sui denti.  L'espulsione quindi del loro giocatore Conte, per un fallaccio su Sosa lanciato a rete senza più avversari, Baggio che usciva ammalorato rimediato il pareggio...

 

 

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E' stato da allora,  persuaso che il risultato non potesse più cambiare, scombiccherata l'Inter in affanno e loro chiusi in difesa,  che sono rimasto in ascolto con un ansia non più in sofferenza  per le vicende agonistiche, mentre seguitavo a riordinare il bagno e la mia persona, procedevo quindi  a rasarmi...

Senza Baggio, in dieci, come potevano ancora  costituire un  reale pericolo, mi sono venuto dicendo, anche se il cronista ripeteva che l' Inter, senza più idee, aveva motivo di temere le insidie del loro Moller, il quale  riceve ora la palla, si coordina sul destro, ed è...rete, con mio costernato sgomento, nella più atroce sorpresa sconcertata....

Quando alla fine non mancano più neanche quindici minuti...

Mio dio, e .. come farò domani, a scuola, ho balbettato, se il risultato in questo poco tempo non volge ( non si risolve almeno in ) almeno al pareggio...

" Ahi caso acerbo, ahi che sfottio

empio e crudele",

in aula e nel bar, lungo ingressi e corridoi...

Così dolendomi intanto che perduto, per perduto, resto sono affissato alla radio incrollabilmente...

    

 

E chi ci spera più, sono uno straccio sbiancato nell'angolo, mentre cerco, ahimè invan , di lasciarmi andare alla rassegnazione  ed al defluire del sangue, agitandomi inamovibile  sulla sedia a tavola, ove resto teso in ascolto della radiocronaca finale, l'attesa del pareggio, sempre più impossibile, che in me più che temere quasi auspica, allo stremo, di subire il colpo di grazia dell'uno a tre,  l'occhio fissa intanto nervosamente ora la radio, ora l'orologio, ancora due minuti, uno soltanto, poi il recupero terminale, lungo ancora chissà mai quanto, un tenue filo in cui i denti eppure si avvinghiano, pur di non arrendermi all'inaffrontabile, nella fitta più dura  al triplice fischio,  la sconfitta di cui domani, e posdomani ancora, non so come riuscirò mai a reperire , intanto annichilendo, giustificazione rabbiosa di sorta...

Mio dio, perdere con loro, in casa,  per di più con loro ridotti in dieci contro undici, quando già era uscito dalle loro file per infortunio lo stesso Baggio...     

Ma nello schiattare ora mi sollevo, facendomi forza, , e mi volgo verso la cucina per farmi una camomilla...Intanto che la voce del cronista si fa concitata, Bergkamp è entrato in area, affronta uno, due avversari, lo stringono, è steso a terra, la folla urla,... ma non è rigore....

Comunque la palla rimane all' Inter, io pur seguo  quest' ulteriore azione inoffensiva, che sarà l'ultima  e inutile, mi dico scorato, la conduce in area di nuovo Bergkamp, che cade, di nuovo, e stavolta me l'anticipa  già la voce del cronista che si fa senza esitazione, che con un tuffo e un tonfo del cuore è senz'altro rigore! rigore... Inflessibile, come la voce del cronista, prima ancora la decisione dell'arbitro volto al dischetto. Irremovibile ad ogni ripetuta protesta juventina...

E ora chi mi trattiene, gli occhi che non vedono più niente nello svasamento, le orecchie protese solo all' esito del l'esecuzione del tiro. Che non può fallire, non può fallire ...

Tirerà Bergkamp, oh, ma allora il gol non è già scontato... No, è Sosa che si accinge alla trasformazione, ah, se è lui sono un pochino più certo della realizzazione....

Mentre i bianconeri  ritardano ancora il penalty, ho ancora il tempo per chiedermi come sarebbe più atroce la sconfitta, se derivasse ora dal fallito calcio di rigore...

Ma adesso tutto è pronto.

Mi aggrappo al tavolo, al computer... faccio ogni intimo scongiuro.

Sosa è sulla palla. Non prende la rincorsa. Il fiato è mozzo, la voce del cronista si staglia nel tumulto interiore e dello stadioin collegamento: " Tiro, Pa...lo-rete! E l' urlo si leva concomitante, dal catino, a sancirmi in radiofonia che sì, è pareggio, pareggio, sospiratissimo pareggio, non il micro infarto di quel pa..., che era già in cuore lo schianto della parata, o del palo,  ma io ora che faccio? non so più tenermi in piedi e capitombolo felice sull'ammattonato, do ora di matto e di testa in spigoli ai lembi di tovaglia, alzo la radiola a tuttovolume....

Come me la canto e me la godo, traggo i più profondi sospiri di sollievo,  reduce Orfeo tratto fuori dai più tenebrosi abissi, che già cittadin dell' Averno della sconfitta,  torna a riveder le stelle con la spoglia ben salda del sospirato pareggio, senza come lui volgermi più indietro, avventato,  a perderne lo in dietrologie o diatribe  ....

Tratto fuori dai più tenebrosi abissi, non incrudelirò no, di certo, con le genie bianconere che recrimineranno, non c'è da dubitarne,  con loro sportivamente pacchiano e ameno...

"Meglio così, né vincitori né vinti, amici ..."  

Nel prepararmi gaudioso e giulivo un amenissimo te, pregusto l'anticipo delle scenette che si daranno in classe.

Si, sono così grato con gli eventi maturati in campo, ne sono così felice e soverchiato, che non mentirò loro i miei patemi.

Così entrerò in classe passando e ripassando il fazzoletto su una madida fronte, sbuffando soffi continui di scampato pericolo, " Ah, e dire che ero già salito sullo sgabello.... che avevo già esalato  l'addio alla vita..."

Intanto che cerco frenetico la videocassetta adatta, per registrarvi i servizi televisivi di collegamento tra poco.

E che già rimonta, piuttosto, uno spirito acre, beffardo...

Contento fino a esilararne di quel pareggio in extremis, che negando ai bianconeri  la soddisfazione di batterci, quando già l'assaporavano, vale per noi senz'altro uno scudetto, più che  una Coppa dei Campioni... 

 Lloro recrimineranno... figurarsi... ululino pure per il rigore patito e l'espulsione subita, che Conte , l'espulso, non era l'ultimo dei loro tra Sosa e il portiere...

" Io sono euclideo, per quel che mi riguarda, e rispetto alla porta Sosa era sull' ipotenusa e l'altro vostro difensore sul cateto... Ergo..."

Ergo con l'animo leggero e festante per il pareggio, dopo il servizio sportivo sul match e le interviste dagli spogliatoi, sarò nelle condizioni ideali per risintonizzarsi con Caronte ed Orfeo, ed "il conforto della carogna" di Hopkins.

(P.S. Ma prima, ad un' improvvisa sollecitazione, mi affanno a ricercare e ritrovare, nel suo bauletto, la prefazione di Giorgio Manganelli a "La violetta del Prater", che tanto mi piacque ove l'esercito sterminato e futile delle care ombre partorite dallo spettacolo, e dal gioco, nella sua irrilevanza eppure la vince, sull'atroce che esiste per atroce che sia...).  

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