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a singolar lezione

 

Quando ieri pomeriggio sono entrato in classe, avevo appena placato a stento il mio furore, per l'interdizione che mi era stata frapposta all'uso del videoregistratore nel laboratorio di Scienze, per esplicita mano della professoressa di Scienza che ne la gelosia arpia tenutaria...

Come fossimo io e le mie classi attendamenti di Vandali... e non ricorressi ai suoi apparecchi che per una situazione di emergenza interminabile, da che non si era provveduto a sostituire nella sala audiovisivi con qualche schermatura le tapparelle veneziane sbrecciate...

Fortunatamente una sua collega, il cui figlio è mio allievo, nonostante il veto della sua Superiora mi ha prestato la chiave del Laboratorio di Scienze, che aveva richiesto per sè, non avendola comunque da utilizzare.

Contenendomi ho dato allora inizio al varietà che è oramai divenuta pressochhè ogni mia lezione, il cui corso è divenuto la vana provocazione di un repertorio di interventi in audio degli allievi, su un mixer di  mie esposizioni e numeri e puntualizzazioini.

Riordinando la voluminosità di fascicoli e carte nelle mie ventresche cartelle, ho cominciato con la consegna dei compiti a casa che avevo appena corretto, nella aspettativa comunque che il confronto ne migliorasse le risultanze generali.

Ho dovuto infatti riaffrontare con loro il testo di Gadamer in Antologia sulla necessità di avere torto, e ricondurli al passo ove sostiene " che bisogna tener sotto controllo le proprie pretese, i propri desideri, impulsi, speranze, interesssi, in modo che l'altro non divenga invisibile, o non resti invisibile", perchè alfine intendessero qual'era il nesso intertestuale tra il suo discorso e quello di Mosse, nel brano della sua intervista che avevo loro dettato, ove si illude che la cultura giovanile sia androgina più che maschile, e dunque non abbiano un futuro i Bossi, i Meciar i Milosevic.

Quindi dopo avere inutilmente atteso che mi definissero altrimenti il coraggio che il non aver paura, ho dovuto strigliare a dovere il mio caro Paolo, juventino diletto,

spostarlo in avanti di una bancata, (minacciargli) sventagliargli sotto gli occhi pur anche il cartellino giallo che preludeva a una sua possibile uscita in corridoio dal campo di gioco, prima che si disciplinasse a rispondermi a modo, quando perche fosse chiara a tutti la puntualizzazione che avevo sottoscritto a una risposta di un suo compagno, ho rivolto a tutta la classe l'interrogativo perchè non fosse vero che non c'entrava niente, la personalità rigidamente maschile o divergente con le scelte in politica dei giovani.

Ma lui e la maggioranza juventina della classe, restavano in effervescenza smaniosi di cimentarsi e divertirsi a sfogarsi nella polemica calcistica, tanto li sdegnava (accalorava ancora di sdegno) ancora, della domenica prima, ( eravamo al rientro, di martedì), il rigore concesso alla mia beneamata Inter dopo il novantesimo nella sfida diretta, la cui realizzazione aveva negato loro tutta la gioia di batterci e mortificarci sul nosztro stesso campo.

Nè io a dire il vero attendevo altro, ho confessato con tutta magnanimità che a differenza dell'arbitro, sbagliando, avrei fischiato il rigore nell'occasione immediatamente precedente, e che comunque il loro giocatore, l'aveva tesa la gamba assassina....

Poi visto che il loro ardore polemico non si placava ancora, e che tiravano in ballo l' espulsioni ingiusta di un loro e  quella mancata di un nostro, e che non volevano saperne delle mie disquisizioni sugli allineamenti euclidei, dell'attaccante dell'Inter, piuttosto sul cateto anzichè sull'ipotenusa, in un triangolo ideale che avesse per vertice il loro portiere, che miravano ad escludere che il difensore che non era intervenuto su di lui fallosamente scagionasse l'espulso che lo aveva atterrato dall'essere l'ultimo baluardo che si frapponeva prima del portiere, ho citato a tacitarli la dichiarazione del designatore arbitrale, che richiamavano i loro dirigenti societari alla verità di fondo, della giustizia sportiva, che nel complesso di un campionato favori e torti alla fine si compensano.

"E fosse così anche nella vita economica e sociale, - mi sorgeva dentro- per il lavoro operaio e dipendente, per chi è al fondo e sgobba o è un pensionato sociale, e deve ora seguitare a pagare per le ladrerie e i soprusi dei malfattori di regime, di lor signori furfanti..."

Invece ho cancellato la lavagna per scrivervi, in una connessione (di transizione verso la ripresa del) che immettesse nel discorso sulla poesia, due versi a proposito di Peter Handke che avevo rinvenuto nell'intervallo, ripercorrendo a ritroso del sociologo DalLago " Descrizione di una battaglia"

                     Per le anime meno fortunate,

il calcio può essere il solo contatto con l'estetica.

 

Il discorso sulla poesia l'ho reintrapreso riprendendo un testo di avvio di Beniamino Placido apparso su Repubblica, " Dramma in nove versi", ov'egli ne esalta la sostanza economica, consentendoci nelle emozioni e nei pensieri, che ci ispira, la massima intensità con il minimo di risorse verbali.

Essendo capace- come diceva Calvino-, di "fare entrare il mare in un bicchiere".

Ho dovuto quindi ridurre al solo episodio della sassata al capitano di giustizia, la lettura del seguito del capitolo XII dei Promessi Sposi, incalzato dall'urgenza di profittare, entro le due ore di lezione, della possibilità di accedere al Laboratorio di Scienze naturali, per seguitare la visione con loro di reperti di Blob, nella mia discesa nella sentina nazionale di cui sono pervasi.

Poichè quando gli scantinati sono allagato occorre discendervi rimboccando i calzoni, quando a uno spoglio di questionari ho inteso quali ne sono gli umori, ho iniziato un percorso un poco tortuoso che dall'echeggiare nelle curve dell'intolleranza razziale, secondo gli esempi anche fornitimi da uno di loro che è un ultras esagitato ( " Dal Pò in giù/ L' Italia non c'è più), nella contrapposizione amico- nemico che ne contrappone le tifoserie, li ha avviati a intenderne, come deep play, gli umori sessistici di cui rigurgitano, così come ne sono una rifusione  le comunicazioni telefoniche che costituiscono la sola messa in onda di Radio radicale, senza più fondi, e di cui Blob ha trasmesso eloquenti offese inculatorie, e messe in posa succhiatorie dei loro offesi idoli calcistici...

Ripromettendomi, una volta disceso negli scantinati del vanfancullegiare nazionale, di risalirne insieme con l'arte magica di Fellini, nella sua compromissione e reinvenzione  fantastica del suo immaginario maschile, la trasfigurazione visionaria e l'espressione dell'orrore nell'arte magica di Fellini, già in settimana riesumando insieme per il tramite della la Saraghina e della Volpina, l'harem sferzato di Otto e mezzo. sferzato                             

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