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Il ricorso

 
     
 

 

Al Signor Preside dell'ITIS " E. Fermi" di Mantova.

 

Egregio Signor Preside,

 

Quanto alla contestazione di addebiti che da parte Sua si avanzano nell' atto protocollare n. 136/RIS, si fa semplicemente presente che:

l'allievo Claudio Falcone, allorchè si è presentato in classe in data 23.11.93, primo giorno di sospensione, è stato da me prontamente inviato in Presidenza, ove la Segretaria Gli ha comunicato che Lei non poteva assolutissimamente riceverLo per un abbassamento di voce, e che avrebbe dovuto fare ritorno presso la Presidenza il giorno seguente.

Nel frattempo la mia ora di servizio era oramai largamente trascorsa, ed in mancanza di Sue direttive chiarificatrici, ho ritenuto opportuno, nel corso della mia ora residua, secondo le Sue emerite raccomandazioni, di evitare comunque che il medesimo allievo stazionasse senza controllo in corridoio.

Così ho agito secondo quanto mi è stato comunicato che è accaduto dall'allievo Falcone, e non ho alcun motivo di dubitarne, visto anche la giustificazione che Lei, o chi per Lei, ha successivamente apposto alle sue assenze dei giorni precedenti.

Di quanto Le scrivo potrà avere conferma presso la classe, la Sua Segretaria, la Vicepresidenza, etcetera etcetera.

Essendomi così riservato, per la mia salvaguardia, di non esprimere alcun giudizio in merito su tale richiesta di chiarimenti, o su altre sue osservazioni recentemente rivolte al sottoscritto, e di non consentirLe alcuna soddisfazione di stile,

  

Mantova, li, 7 dicembre 1993     Odorico Bergamaschi, insegnante


 

*Al Provveditorato agli Studi di Mantova

 

Al Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana

per il tramite gerarchico del Provveditorato agli Studi di Mantova e del dottor Riccardo Freddi, Preside dell' Itis " Enrico Fermi" di Mantova,

con preghiera di inoltro.

 

Oggetto: Ricorso per via gerarchica da parte del professore Bergamaschi Odorico, insegnante di Materie Letterarie presso l'ITIS E. Fermi di Mantova, contro il provvedimento di Avvertimento scritto ex art. 94 D.P:R 31. 5. 74 n. 417 assunto nei suoi confronti dal Preside del medesimo Istituto dottor  Riccardo Freddi, e da questi redatto in data 23 dicembre 1993

 

L'avvertimento scritto contro il quale il sottoscritto fa ricorso,  deriva dal fatto che in data 26.11.1993 egli ha ammesso in classe al termine della prima ora del mattino un alunno che, per quel giorno, e quello seguente, era stato sospeso dalle lezioni con provvedimento del Preside.

 

Quello che innanzitutto va detto ad integrazione di quanto è desumibile dagli atti, (e che non si evince- forse non casualmente - da entrambe le note del Preside, mentre dalla mia replica lo si ricava solo conclusivamente e indirettamente- poiché era beninteso che il Preside ne fosse a conoscenza-) è che antecedentemente il medesimo allievo, Claudio Falcone, che nell' Itis di Mantova sta frequentando la 1C, quando la sanzione gli era stata trasmessa, non aveva accertato attentamente quali fossero i due giorni di sospensione, e ritenendo che tale provvedimento valesse per i due giorni immediatamente seguenti quello in cui aveva preso atto della sanzione disciplinare, era rimasto a casa il Mercoledì ed il Giovedì che immediatamente precedevano il fatidico giorno, Venerdì 26 Novembre 1993, da cui invece aveva decorso la sospensione sancita dal Preside, sicché  si era comunque già attenuto a tale sanzione disciplinare.

Come si desume inoltre solo indirettamente da entrambe le Note del Preside, mentre invece ciò risulta apertamente dalla mia replica perentoria, è che per questo il sottoscritto ha inviato l'allievo Claudio Falcone dal Preside per " direttive chiarificatrici".

Quanto alla "negligenza e inaffidabilità" dell'allievo cui si riferisce il Preside, il sottoscritto, come avvalorava la stessa condotta dell' alunno in quelle circostanze, aveva motivo di supporre che consistesse piuttosto nella sua inaccortezza e inavvedutezza, che non in una subdola astuzia beffarda, secondo un giudizio su di lui ch'è pressocchè unanime tra i miei colleghi in Consiglio di classe; ed è comunque anche in quanto lo scrivente aveva motivo di poter confidare nell'allievo, che non ha inteso sfiduciarlo apertamente, inviando un altro in suo luogo dal Preside, tanto più che egli è maggiorenne e rappresentante di allievi assai inferiori d'età, e dunque sentiva di dovergli per evidenti ragioni quel rispetto educativo di cui tuttavia non è sentore o sollecitudine alcuna nelle note del Preside, ispirate piuttosto a ribadire esclusivamente la Sua superiorità gerarchica. 

L'allievo che margine aveva del resto di barare, nella trasmissione di un assenso o di un dissenso del Preside al sottoscritto?

Ciò che in ogni caso lui mi ha detto di ritorno, è che la segretaria dopo averne sentita ogni ragione e dopo averla comunicata al Preside, entrando nel suo studio, di ritorno nell'atrio gli aveva risposto che questi non era in grado di riceverlo per un abbassamento di voce che lo rendeva indisponibile per chiunque, sicché egli poteva attendere per i chiarimenti necessari il giorno seguente.

E tutto ciò, il Preside si è guardato bene dallo smentirlo nel suo Avvertimento, riferendosi unicamente all'inaffidabilità ed alla negligenza dell'allievo.

Al che, il sottoscritto, non avendo alcun motivo di supporre che le cose fossero andate altrimenti, vuoi per la personalità e per gli stili di condotta  del Preside, di cui evidentemente ha una non ancora bastantemente disillusa esperienza, vuoi perché nel comportamento dell'allievo in questione scorgeva traccia di tutto fuorché di malizia, pertanto, visto che questi aveva già dato atto e prova di accettare in tutta umiltà e disciplina le sanzioni del Preside, e che egli ne doveva pur salvaguardare il diritto alla frequenza scolastica, inoltre attenendosi anche alle reiterate raccomandazioni del Preside, che gli allievi non siano lasciati vagare incontrollati per i corridoi, ha ritenuto opportuno, per la frazione di ora restante, consentire che l'allievo Falcone Claudio permanesse in classe, lasciando detto che il suo status nelle ore seguenti fosse determinato dagli ulteriori insegnanti, eventualmente edotti da una successivo pronunciamento della Presidenza.

Non era forse un timore educativo legittimo, la cura di evitare che il ribadimento della sospensione, raddoppiandone i termini, potesse ingenerare nell'alunno Falcone la persuasione che nei suoi riguardi, da parte delle autorità scolastiche, sussistessero un'ostilità precostituita e il rigetto insanabile?

Chiedo pertanto: in che misura è ravvisabile in ciò che ho fatto, come intende il Preside, una messa in discussione delle sue disposizioni gerarchiche?

Semmai è il comportamento stesso del Preside, piuttosto, che autorizzava a ritenere che per lui stesso che l'aveva emanato, avesse perso di rilevanza l'efficacia disciplinare del suo provvedimento.

E che dire della sua giustificazione della mancata fornitura di direttive al sottoscritto, adducendo che non aveva voce nemmeno per rispondermi un si o un no, che il mio superiore gerarchico poteva pur tracciare su un rigo di carta...

Rispondermi, non era forse e comunque un atto dovutomi?

E per ritornare sulle questioni antecedenti, perché mai, chiedo di nuovo, il fatto che lo scrivente abbia prestato credito all'allievo Falcone, dovrebbe essergli imputato dalla Presidenza, se le assenze dell'alunno nei giorni antecedenti di mercoledì, e di giovedì ( il 24 e il 25 novembre 1993), sono state successivamente giustificate senza remore da chi ne era delegato dal Preside?

Perché una siffatta drammatizzazione dell'evento, che è tutta a posteriori, se l'allievo Falcone, per ciò che si ricorda di allora, non ha memoria di alcun accertamento puntuale e accanito da parte della Presidenza delle ragioni del suo disguido, nei giorni immediatamente a seguire quel Venerdì?

E poi perché in una situazione d'eccezione, anziché chiedere ragione a viva voce al sottoscritto, d'un comportamento che

per la condotta stessa tenuta del Preside era affidato solo alla mia interpretazione delle circostanze, questi è intervenuto in forme siffatte?

Purtroppo, invece, dalla prima e più ancora dalla seconda nota inoltratami con l'avvertimento in questione, come dall'atteggiamento assunto del Preside nei miei confronti,

antitetico rispetto a quello osservato nei riguardi dei miei colleghi che avevano lezione quella mattina,(- avrò modo di parlare successivamente di quel che concerne le ordinanze per la mattina seguente, per la quale era ugualmente prevista la sospensione dell'allievo Claudio Falcone-), si può desumere piuttosto che il Preside, per quel primo giorno, gravando di ogni responsabilità per la presunta infrazione il solo sottoscritto, ha supposto di poterne risollevare ogni altro insegnante che quel giorno abbia avuto lezione in 1C , di modo che ne sono risultato isolato e antagonisticamente contrapposto ai miei colleghi, nella assunzione di una eventuale linea difensiva.

Tale atteggiamento accusatorio - per non usare ancora il termine che forse è più opportuno,- si desume ove forse non senza un certo compiacimento, per avere presunto di avere indovinato l'argomentazione ad hoc, così recita la replica del Preside:

" Le conseguenze del comportamento di V. S. vanno valutate anche in rapporto alla classe ( davanti alla quale è stato reso di fatto inefficace un provvedimento del preside, sanzionatorio di un comportamento indisciplinato), ed - è questo il punto- ai docenti delle ore successive, che trovando l'alunno in classe, hanno ritenuto di fatto revocato il provvedimento di sospensione dalle lezioni".

Ora io mi chiedo, esterefatto, come potevano mai i miei colleghi, delle ore seguenti, ritenere revocato di fatto il provvedimento di sospensione dalle lezioni, in virtù del solo comportamento del sottoscritto? Non sono io a presiedere il Consiglio di classe, nè ho lasciato scritto alcunchè in merito o in demerito sul registro, così come non ricordo di averne avuto modo di parlarne quel giorno con i colleghi delle ore seguenti, o quand'anche ne  avessi parlato, escludo categoricamente di avere proposto il mio atteggiamento come vincolante od esemplare, mentre debbo piuttosto desumere che anch'essi si siano dovuti regolare, come il sottoscritto, secondo quello che a loro hanno detto la classe e l'allievo Falcone. ( Ed è quanto mi hanno confermato, con la loro solidarietà, in ogni successivo e recente colloquio).

Ma in tal caso, ragionando sempre e solo per assurdo, perché dovrebbe essere imputato solo a me e non anche a loro, di non avere tenuto conto della negligenza e dell'inaffidabilità dell'allievo Falcone?

E ancora, - ed è decisivo- il ritrovarsi l'allievo in aula, in che misura costituiva un atto compiuto, che li esimeva dalla loro assunzione di responsabilità?

E non basta, purtroppo, per limitarci solo a questo dei susseguentisi interventi o defilarsi, d'anno in anno, subiti dal sottoscritto ad opera del Preside, e che hanno pregiudicato, per quanto lo concerne, il tempo e le cure debite e la tranquillità mentale di cui avrebbe voluto disporre, anche in questi giorni, per dedicarlo piuttosto alle sue classi, presso le quali per più giorni ha dovuto reagire a uno stato di sconcerto, dopo che ha ritirato l'avvertimento scritto in questione il 5 gennaio 1994, assillato di dovere salvaguardarsi da siffatto provvedimento inusitato, quando l'educazione dei suoi allievi richiedeva che ogni suo sforzo scolastico fosse piuttosto teso ad accertarne il profitto ed assicurarne il recupero, dopo l'esperienza dell'autogestione e nel breve lasso di tempo che intercorre ancora prima degli scrutini.

Il Preside, infatti, è pur vero che ha avuto l'avvertenza, o l'accortezza, di inviare una nota di identico tenore anche all'insegnante, il professor Bianco di Educazione Fisica, che aveva lezione la prima ora del giorno seguente, il secondo per il quale ugualmente l'allievo Falcone avrebbe dovuto essere sospeso.

Solo che, mentre alla replica del sottoscritto faceva seguito l' avvertimento scritto, di cui qui si discute, e tale avvertimento gli veniva trasmesso in tutta celerità postale, e tramite raccomandata, in modo che gli pervenisse in ogni caso e non capisco o non voglio capire per quale necessità inderogabile durante le festività natalizie, e solo per una fatalità casuale non l'ha ritirato alle poste il 31 dicembre, prima di trascorrere da solo il Capodanno, invece a tutto il 15 gennaio, per indicare un termine, l'altro insegnante non ha ancora ricevuto alcuna risposta di sorta, nè assolutoria nè sanzionatoria.

Non meritavano forse i due casi, interconnessi, di essere affrontati e risolti congiuntamente?

Vi possono forse essere ragioni valide, di fronte a situazioni così analoghe, per un trattamento talmente opposto nei modi e nella forma e nella sostanza?

E' comunque indubbio per lo scrivente, in un contesto più generale, che il provvedimento che ha subito si inserisce in una patente gestione autocratica dell'Itis da parte del Preside, che è invisa e intollerabile da tempo a numerosi insegnanti dell' Istituto, e che suscita reazioni dalla cui visceralità più bieca e dalle cui manifestazioni più volgari, quali prendono corpo presso gli studenti ed una parte cospicua del corpo insegnante, il sottoscritto pur ha cercato in ogni modo di dissociarsi.

Di tale intramontata gestione autocratica, la contestazione già è emersa nell'ultimo Collegio dei docenti, dello scorso anno scolastico, quando numerosi colleghi hanno conseguito che si discutesse, in un apposito ordine del giorno, del loro star male sotto tale dirigenza, per quanto è vero che il suo esercizio, nella disistima  e nella sfiducia sprezzante nei nostri riguardi che lo determinano, mortifica lo spirito di iniziativa didattica, ed educativa, e il conforme esercizio disciplinare, che trascendano i canoni e le  volontà insospettabilmente timorate, o il coraggio di intervenire e di confrontarsi con la realtà, che possono animare il nostro Preside.

Ed è in tal senso che allego conclusivamente, per quanto in sè possa apparire insignificante, l'antecedente contestazione mossami dal mio Superiore, allorchè mi ha intimato, in forma di invito, di non segnalare sul registro tutte le peregrinazioni a cui andavano incontro le mie classi, e il fatto che dovessimo sottostare, per le proiezioni di programmi audiovisivi, al beneplacito di questo o quell'altro insegnante di Fisica, o di Scienze Naturali, che avessero a disporre nell'ora dei propri laboratori, secondo una sceneggiata che si sarebbe riprodotta finché fosse rimasta indisponibile la saletta audiovisivi in comune del biennio, e ne fosse seguitato il degrado nell'incuria cui egli l'aveva destinata.  

Con un ulteriore avvertenza: vi si rammenta al sottoscritto che avrebbe prima dovuto parlarne agli uffici competenti; che è quanto avevo appunto fatto senza sortirne alcuno effetto, ancora la settimana precedente, allorchè mi sono recato, fuori orario, in due distinte circostanze e senza  esito di sorta, sia presso il Preside stesso che nell'Ufficio tecnico; anzi, lasciando promemoria e note scritte, precise e puntuali, sulle riparazioni urgenti e le forme d'intervento  ch'erano indifferibili.

 

Auspicando di avere configurato, almeno in parte, quanto a mio giudizio si è venuto riaddensando e condensando nell'episodio in questione, e di avere dimostrato come manchino  ragioni, o motivazioni, che giustifichino l' avvertimento del Preside che qui è in discussione, mentre è ben ardua la convalida dei modi e delle procedure da Lui assunti/e nei miei confronti 

 

Mantova,     gennaio 1994.                Con osservanza

                                      Odorico Bergamaschi 

 

 

Si allegano i seguenti documenti:

1) 2) Copia delle due notifiche del Preside inerenti l'atto addebitatomi ( la richiesta di giustificazioni e l'avvertimento scritto);

3) la mia replica,

4) l'avvertenza che ho esercitato invano nei confronti del Preside anche successivamente;

5)la precedente notifica del Preside sul mio uso dei giornali di classe;

6) copia di una lettera che ho dovuto anni addietro trasmettere al Preside, per farne desistere atti irriguardosi nei miei confronti.     

 

Mantova, lì  gennaio 1994                 Odorico Bergamaschi 

    

  


 

 

Al Preside dell' Itis E. Fermi di Mn

 

Poichè nella redazione del mio ricorso contro il suo avvertimento scritto, mi è insorto tale dubbio, la pregherei di chiarire immediatamente il seguente interrogativo: ma lei lo sapeva che l'allievo Claudio Falcone aveva già comunque obbedito alla sua sospensione, rimanendo a casa da scuola i due giorni immediatamente  precedenti quello in questione?

La cosa è ritenuta del tutto implicita nella parte conclusiva della mia replica.

E temo purtroppo che lei lo sapesse senza possibilità di smentita, visto che l'allievo l'ha qualificato non solo negligente, ma anche inaffidabile.

Qualora non ricevessi da parte sua alcuna risposta scritta ed immediata a tale mio interrogativo, considererò ciò l'aggravante estrema ed ultima della sua posizione, secondo il mio punto di vista.

                            Con scrupolo ultimo

Mantova, lì 8 gennaio 1994   

       

 

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