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Nel novantaquattro

terza parte

 

Principe

 

E' stata una delle mie lezioni di storia più divertenti e illuminanti...

Ricostruiva la conquista del potere di Augusto, e si tramava l'attualità dell'ascesa ai vertici del potere politico del Cavaliere...

Quel grande desiderio di riconciliazione dopo le guerre civili, la intrapresa riappacificazione tra fascisti e antifascisti,

il porsi garante allora come ora della legalità repubblicana, mentre l'auctoritas consente di concentrare una suprema potestas, premiando con attestazioni di stima l' opposizione che si viene dividendo ed esautorando, prima di epurarla, riconsolidando le famiglie  d offrendo vantaggi alle più numerose...

Ora come allora, fusball und fersehen, as, sicut festae e frumentationes...

E la società spettacolo che si fa imprenditoria politica, la rivalsa dei cortigiani circensi sulla grande cultura ... sulle grandi riforme civilizzatrici, di chi intende seguitare a profittare del potere...

La messa in gioco di ogni interesse, non più garantito, per rendere i forti ancora  più forti, i deboli e i vinti ancora più inermi...

Eppure, se così si ragiona e ci si oppone, è partita vinta per il principe, occorre piuttosto, ci si dice, mettersi in gioco e a repentaglio, scendere nella ridda che ha scatenato...

agire su come agendo si viene contraddicendo...

Solo che così, lui allucina, ci si diminuisce ancora e ci si fa il degrado, si fa della catastrofe la normalità ulteriore.

Si vince, certo, per amministrare il governo dell'ulteriore perdita di grandezza umana.

Quand'era bambino quant'era intorno la miseria materiale, eppure in famiglia gente tanto più ignorante scolasticamente, gli insegnava ogni giorno quanto  Verdi fosse un genio, anche solo cantandogliene le arie d'opera, nonchè accampagnandolo all' Arena, e gli forniva le edizioni illustrate della Divina Commedia e della Gerusalemme liberata, celebrava come sommi i nomi di Einstein ed Albert Schweitzer,o le imprese di Nobile e di Lacedelli e Compagnoni, scandalizzandosene eppure gli diceva della Dolce vita di Fellini, così come lo faceva piangere la morte di Coppi e dolersi della scomparsa di Humphrey Bogart.

Oggi per i giovani suoi allievi, è come se non fossero stati registi o artisti a loro contemporanei Fellini o Nureiev, è  come se non  esistessero esemplari di grandezza umana, superiori a  quelli volgarizzabili nelle teletrasmissioni.

Non a lui o a quant'altri hanno il Principe in dispetto, si deve insegnare che anche il Milan e la Juve sono cultura.

Ma è forse il caso, ironizza di chiedersi, di predicare che piuttosto alla mediocrità della maggioranza di ogni democrazia, occorrerebbe rendere reale il valore di artisti e filosofi e scienziati, di uomini di fede e avventurosi, infondere che c'è chi è più grande dei teleimbonitori? (di Mike Bongiorno o di Funari o Sgarbi.)          

Che non sia più possibile che sia altrimenti è per lui definitivo,

anche poichè non più di un suo connazionale ogni tre, ritiene utile leggere in un anno almeno un libro.

E gli stessi insegnanti, i sottoufficiali dello spirito, sono in maggioranza dei dislessici.

Quand'è così, è chi detiene il potere di formare televisivamente le menti e di informarle, di alimentarle e vestirle e corredarle nei propri magazzini che vi propaganda,  che pregiudica le idee di giustizia e di libertà, ciò che i più desiderano o che vogliono, ciò per cui s'accingono o desistono.

il che per lui non significa che non occorra comunque lottare contro i torti, che subiscono quanti non aspirano che a vivere una telenovela.

Che saranno domani, gli spot che si fecero carne e sono già i nostri inquilini.

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

Il berlusconismo come escapismo ossia che ne pensi don Ferrante

 

Don Ferrante progressista

 

Antropologicamente parlando (di politica interna), per placare l'orrore cercandolo di volgerlo in faceto, non sapeva se il leghismo fosse serio identificarlo ancora nel priapismo dei ciolla, di chi è incapace di alcuna erezione oltre i danée, di certo il berlusconismo nascente gli appariva una forma di massa di escapismo, ossia di evasione intesa in senso psicologico, cioè di fuga dai problemi della realtà.

C'era il capitano, o mio capitano, che bastava per gli accoliti assumesse la barra del timone, e l' Italia ideale sarebbe già stata quella reale, bastava all'uopo rimuovere tutto ciò che disturbasse la visuale, ogni qualsiasi onere civile, tutto ciò che costituisse lo Stato sociale esecrandolo abbattendolo come statalismo assistenziale, affidarsi a chi è uomo balenante di successo, (il successo raggiunto costituendo un criterio sufficiente di strategia e di ragione vincente per affidargli tutto in una cambiale in bianco), ed ecco che il nuovo miracolo si sarebbe compiuto.

Il trucco vincente gli appariva tanto evidente quanto abbagliante, e così prima ancora che una qualsiasi Alleanza di progresso, era l'idea stessa che esista un progresso mentale, o morale, che dall' ascesa dell' uomo berlusconiano per lui usciva di nuovo cretinizzata (ridicolizzata (annichilita (mortificata)).

Come se  l'involuzione della specie, in un'entropia cervellotica, così conoscesse in Italia dopo l' homo horribilis bossiano un degrado ulteriore, un ulteriore arretramento cerebrale tecnologicamente sofisticato, come altrove era il nazionalismo famelico o l'isolazionismo ricco, a favorirlo in Russia o nelle Americhe.

Tanta basta, perchè si intenda come per me quand'anche l'orda arretri, per il solo riaffermarsi di massa di Berlusconi e di Bossi, la storia d'Italia è definitivamente una causa persa.       

 

 

Il berlusconismo come escapismo ossia che ne pensi don Ferrante

 

Don Ferrante progressista

 

Antropologicamente parlando (di politica interna), per placare l'orrore cercandolo di volgerlo in faceto, non sapeva se il leghismo fosse serio identificarlo ancora nel priapismo dei ciolla, di chi è incapace di alcuna erezione oltre i danée, di certo il berlusconismo nascente gli appariva una forma di massa di escapismo, ossia di evasione intesa in senso psicologico, cioè di fuga dai problemi della realtà.

C'era il capitano, o mio capitano, che bastava per gli accoliti assumesse la barra del timone, e l' Italia ideale sarebbe già stata quella reale, bastava all'uopo rimuovere tutto ciò che disturbasse la visuale, ogni qualsiasi onere civile, tutto ciò che costituisse lo Stato sociale esecrandolo abbattendolo come statalismo assistenziale, affidarsi a chi è uomo balenante di successo, (il successo raggiunto costituendo un criterio sufficiente di strategia e di ragione vincente per affidargli tutto in una cambiale in bianco), ed ecco che il nuovo miracolo si sarebbe compiuto.

Il trucco vincente gli appariva tanto evidente quanto abbagliante, e così prima ancora che una qualsiasi Alleanza di progresso, era l'idea stessa che esista un progresso mentale, o morale, che dall' ascesa dell' uomo berlusconiano per lui usciva di nuovo cretinizzata (ridicolizzata (annichilita (mortificata)).

Come se  l'involuzione della specie, in un'entropia cervellotica, così conoscesse in Italia dopo l' homo horribilis bossiano un degrado ulteriore, un ulteriore arretramento cerebrale tecnologicamente sofisticato, come altrove era il nazionalismo famelico o l'isolazionismo ricco, a favorirlo in Russia o nelle Americhe.

Tanta basta, perchè si intenda come per me quand'anche l'orda arretri, per il solo riaffermarsi di massa di Berlusconi e di Bossi, la storia d'Italia è definitivamente una causa persa.       

 

 

Dalla realtà

 

(E' un incubo che mi rimorde le viscere ma è vero), Che posso ancora attendermi dalla realtà? Il fantapolitico Silvio Berlusconi e le destre hanno vinto le elezioni e ora ci comandano, l' Inter ieri sera nelle semifinali di coppa ha perso per la quinta volta consecutiva facendosi rimontare due volte e poi superare dal Cagliari , e ieri mattina benchè avessi predisposto tutto a puntino fino alle due di notte, lentigrado giacché insonne per la ricorrezione notturna dei Compiti, sono arrivato a scuola in ritardo di due minuti e il Preside mi ha immancabilmente incrociato nei corridoi, cosicchè in aula ho seguitato ( perseverato) nel fare lezione di Storia disgregato

in un balbettio trasudatato d'angoscia, disfatto che le mie vacanze pasquali fossero così divenute il patema di nuovi richiami disciplinari, e  stamane quando ho aperto il frigo, il succo di frutta a temperatura ambiente che ne ho estratto, e poi l'inerzia definitiva del frigo a ogni mio tentativo di riavviarlo, mi hanno avvertito che anche il frigo si era rotto, come la mia passione civile per un Italia che quel leader catodico intende ora aggiustare a suo modo come le  sue televisioni.

"Deitalianizzarmi", mi sono detto, farmi una vita di straniero imparando meglio le lingue che mi servono per andare via, e nel restare qui, intanto, comunque andare oltre, nel dedicarmi piuttosto alla lettura del Trattato decisivo di Averroè, anzichè al mostro a tre teste che ci sovrasta agli albori della Seconda Repubblica, per un fatto di giustizia gerarchica, appunto, verso la specie più eccellenti degli esseri esistenti, Dio gli angeli e gli intelletti speculanti, reinterogandomi se ancora, e come,  oltre il monte di Qaf sia accessibile l' Oriente di luce.     

 

 

Principe

 

E' stata una delle mie lezioni di storia più divertenti e illuminanti...

Ricostruivo la conquista del potere di Augusto, e si tramava l'attualità dell'ascesa ai vertici del potere politico del Cavaliere...

Quel grande desiderio di riconciliazione dopo le guerre civili, la intrapresa riappacificazione tra fascisti e antifascisti,

il porsi garante allora come ora della legalità repubblicana, mentre l'auctoritas consente di concentrare una suprema potestas, premiando con attestazioni di stima l' opposizione che si viene dividendo ed esautorando prima di epurarla, riconsolidando le famiglia e offrendo vantaggi alle più numerose...

Ora come allora, fusball und fersehen, as, sicut festae et frumentationes...

E la società spettacolo che si fa imprenditoria politica, la rivalsa dei cortigiani circensi sulla grande cultura ... sulle grandi riforme civilizzatrici, di chi intende seguitare a profittare del potere...

La messa in gioco di ogni interesse, non più garantito, per rendere i forti ancora  più forti, i deboli e i vinti ancora più inermi...

Eppure, se così si ragiona e ci si oppone, è partita vinta per il principe, occorre piuttosto, ci si dice, mettersi in gioco e a repentaglio, scendere nella ridda che ha scatenato...

agire su come agendo si viene contraddicendo...

Solo che così, già allucino, ci si diminuisce ancora e ci si fa il degrado, si fa della catastrofe la normalità ulteriore.

Si vince, certo, per amministrare il governo dell'ulteriore perdita di grandezza umana.

Quand'era bambino, ora così vagheggio, quant'era intorno la miseria materiale, eppure in famiglia gente tanto più ignorante scolasticamente, mi insegnava ogni giorno quanto  Verdi fosse un genio, anche solo cantandomene le arie d'opera, nonchè accampagnandolo all' Arena, e mi forniva le edizioni illustrate della Divina Commedia e della Gerusalemme liberata, mi celebrava come sommi i nomi di Einstein ed Albert Schweitzer,o le imprese di Nobile e di (Lacedelli e) Compagnoni, scandalizzandosene eppure mi facevo saputo ( mi diceva) della Dolce vita di Fellini, così come mi faceva piangere la morte di Coppi e dolermi della scomparsa di Humphrey Bogart.

Oggi per i giovani miei allievi, è come se non fossero stati registi o artisti a loro contemporanei Fellini o Nureiev, è  come se non  esistessero esemplari di grandezza umana, superiori a  quelli volgarizzabili nelle teletrasmissioni.

Mentre non a me o a quant'altri hanno il Principe in dispetto, si deve insegnare invece che anche il Milan e la Juve sono cultura.

Ma è forse il caso, ironizzo di chiedermi, di predicare che piuttosto alla mediocrità della maggioranza di ogni democrazia, occorrerebbe rendere reale il valore di artisti e filosofi e scienziati, di uomini di fede ed esploratori ( avventurosi), infondere che c'è chi è più grande dei teleimbonitori? (di Mike Bongiorno o di Funari o Sgarbi.)         

Che non sia più possibile che la cultura sia altrimenti è per me definitivo,

anche poichè non più di un suo connazionale ogni tre, ritiene utile leggere in un anno almeno un libro.

E gli stessi insegnanti, i sottoufficiali dello spirito, sono in maggioranza dei dislessici.

Quand'è così, è chi detiene il potere di formare televisivamente le menti e di informarle, di alimentarle e vestirle e corredarle nei propri magazzini che vi propaganda,  che pregiudica le idee di giustizia e di libertà, ciò che i più desiderano o che vogliono, ciò per cui s'accingono o desistono.

il che, per me che debbo pur accettare il destino della diminuzione di senso e grandezza di un' umanità sempre più sterminata, significa in poveri termini che occorre comunque lottare aspramente contro i torti, se li (che) subiscono quanti non aspirano che a vivere una telenovela.

O che perseguono in definitiva, nella loro esistenza, soltanto la sazietà appagata da una qualità di tonno migliore.

Che saranno domani, gli spot che si fecero carne e sono già i miei nostri condomini.

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

Karma

 

Poichè mi agita contro il Principe un furore restauratore repubblicano, meglio è ch'io me ne distacchi come dalla parvenza che l'attualità disegna sul velo di Maja, come dall'infezione karmica da dissolvere in una proiezione terrificante della mia mente, dello spirito nazionale che vi si reincarna nel suo samsara.

Quando si è reazionari al punto che ogni Storia è per se finita quando ricomincia ogni altrui ridda sotto il cielo, solo in tali termini che dissolvono ogni propria pretesa antagonistica, si è ancora capaci di rappresentare l'ordito in cui si ritessono altrimenti le stesse res gestae.

Rimettendosi in gioco, nell'inclemenza  dei fescinni che dal basso fanno espellere l'alto.      

 

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