Il bambino slavo

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Nel Pomeriggio, quando prima di ritornare a scuola hanno suonato ed ho aperto alla porta, mi sono trovato lì di fronte quel bambino dimesso.

Tra le mani recava una cartella ed il messaggio scritto che era un profugo croato, sottofirmato dai nominativi di quanti gli avevano fatto un'offerta.

E la sua richiesta l'ha inoltrato in un rigido italiano di poche parole.

" Strano, mi sono detto, che comunque parli l'italiano. Hmm...

Può darsi tuttavia che l'abbia appreso seguendo i programmi televisivi delle emittenti italiane.".

Gli ho detto di attendere sulla soglia che ritornassi con le poche migliaia di lire che potevo dargli, ma la musica delle Nozze di Figaro che stavo ascoltando al videoregistrate, l'ha indotto a chiedermi con slancio se poteva entrare per ascoltare la musica.

Ho lasciato la porta aperta nel farlo accomodare, alzando le veneziane ed incrementando la luce, quasi volessi salvaguardarlo dalla mia incognita.

" E tu non hai anche abiti per bambini?- mi ha chiesto intanto che si addentrava. E mi ha mostrato i panni indosso, troppo larghi e insufficienti a ripararlo, un maglione e la camicia sottostante, i soli indumenti che insieme con la  canottiera lo riparassero dal freddo novembrino.

Gli ho risposto che non avevo abiti smessi e di scarto.

" Tu non hai bambini? Vivi solo? E perché sei solo?"

Poi, vedendolo che si appoggiava ai braccioli della poltrona, l'ho creduto incantato da Cherubino tra il conte e Susanna e don Basilio, e  l'ho invitato ad accomodarsi nell'ascolto sulla poltrona, quando mi si è rivolto indietro, e mi ha domandato nel suo stento italiano:

"Ma che fanno? " con l'aria di parlare di matti.(Sono dei matti?)

Ho cercato comunque di spiegargli che agivano cantando, mentre gli chiedevo se aveva il resto da rendermi per la mia offerta. 

Come ha inteso, ha estratto una banconota dal portafoglio ed ha intascato l'offerta, chiedendomi  se potevo scambiargli anche una manciata di monete.

Gli ho dato in cambio più del corrispettivo, e di ciò lui ha seguitato a ringraziarmi con atteggiamento sottomesso.

La musica di Mozart, in ogni caso, era una sorpresa che non lo interessava più, si era già rivolto alle cassette che stavano allineate a lui di fronte e di lato.

" Quante ne hai... tu hai anche Terminator?"

Avevo anche Terminator, l'ho registrato qualche mese fa perché è una sorta di mito dei miei allievi, insieme con "L'arancia meccanica" di Kubrick.

" Te lo cerco adesso, attendi lì seduto".

Come il film videoregistrato l'ho scovato ed inserito, la cassetta s'è avviata all'inizio del secondo tempo.

" Possiamo però vedere insieme solo la fine. Devo andare via tra poco, devo andare a scuola. Tu l'hai già visto?".

" Si, per me Terminator è il film più grande, più grande del mondo. Ma è Terminator questo?"

Con il replay sono ritornato all'inizio del brano ed ho fermato un'immagine con la didascalia sottostante.

" Vedi? Leggi, è la seconda parte di Terminator."

" Che cosa è la seconda parte?"

" E' ciò che succede dopo un po' dall' inizio, verso la fine"

" Allora voglio vedere Terminatorquando comincia."

" Così vedresti Terminator solo fino a questo punto, ... te l' ho detto, devo andare via tra poco".

" Fa lo stesso, per favore, la prima parte"

" D'accordo".

Quando così sono riapparsi i titoli di testa nel nastro ricondotto indietro, ho lasciato il bambino davanti allo schermo, che lo guardasse indisturbato.

E la mano che ha deposto il telecomando, lui allora me l'ha presa e l'ha baciata di gratitudine.

" Nessuno è stato con me gentile come te".

Mi sono ricordato, allora commosso, del bambino di Shiban, nell'Hadramawt, che mi aveva ugualmente baciato la mano che intendeva allontanarlo rifiutandogli la baksish.

" Da quale città provieni della Croazia?

" Io, da Belgrado...

" Ma Belgrado non è in Croazia...

" Certo, ma..." e si è contrariato a seguitare oltre. Non voleva saperne di parlare di sé. Mi aveva mentito? O ciò che gli chiedevo era un discorso da lui ripetuto già troppe volte, di cose che non voleva per niente richiamare alla mente....

Intanto sparecchiavo e mi cambiavo d'abiti, non senza fare ritorno discretamente, eppure continuamente, per sorvegliare che non si appropriasse di alcunché.

Ma ogni volta che rientravo, lo vedevo intento a nient'altro che a Terminator.

In cucina ho allora preso una mela e gliel'ho portata. Lui all'atto si è ripetuto di nuovo nei suoi vivissimi grazie.

Non v'era assunzione di cure, o di premure, di cui egli non sentisse di dovermi ogni volta rinnovata gratitudine.

Dopo che sono ritornato per ripulire definitivamente il tavolo e ridistendervi il lembo rialzato della tovaglia, gli ho mostrato che poteva ascoltare Terminator con la cuffia.

Ma la sua testa era troppo piccolina, egli doveva reggere la cuffia con le mani, e così non riusciva a sbocconcellare la mela.

Tra la mela e la cuffia ha scelto allora quest'ultima, appoggiando la mela sul piattino degli avanzi che gli avevo posto accanto.

Poi ha scartato anche la cuffia, chiedendomi di riascoltare il film con l'audio normale.

" Tu per chi sei, gli ho chiesto?-

" Per Terminator. Anche tu?-

" No, io sono invece per l'uomo e la donna che lui vuole uccidere. E perché tu sei per Terminator?

" Mi piace Terminator. Mi piace dove non si parla e si spara, come fa Terminator".

" Ma lo sai che Terminator non è un uomo? Terminator è una cosa per uccidere".

A lui Terminator piaceva per questo.

" Lui adesso fa la guerra ai tuoi amici. Li ammazza..."

Evidentemente non aveva visto bene o ricordava male il film.

" Non li ammazza, vedrai. E tu l' hai vista la guerra vera prima di venire in Italia?"

" Si, è più grande, fa più paura".

Ma non voleva seguitare a parlare oltre.

Mi ha solo detto di essere presso una zia.

Quale zia ? se di novembre era costretto o lasciato  andare alla questua con così pochi panni addosso?

Seguitavo a dubitare nel credergli.

" La luce non fa vedere bene" si è voltato indietro a dirmi.

Allora gli ho rinserrato le veneziane riducendo il filtraggio.  

E lui con lo sguardo mi si è volto non solo per ringraziarmi, ma per chiedermi scusa di tutto ciò che mi faceva fare per lui.

Io a ciò mi sono appena schernito, per ricordargli piuttosto che erano già quasi le tre e che dovevo tra poco partire.

" Ancora due minuti, ti prego"

" Cinque, e non di più".

Ma come è tornato a vedere le stesse scene, si è stupito confuso. Non capiva ancora come fosse successo. E di lì a poco si è rialzato pronto ad uscire.

" Mi fai spegnere?"

Dopo di che, reduce dall'avere spento il videoregistratore puntandogli contro il telecomando, nell'avviarsi mi ha chiesto se non avessi niente per reggergli i pantaloni, così mostrandomi tutta la magrezza del bacino intorno al quale i pantaloncini sovrabbondavano.

L'ho accomodato nella mia stanza da letto, come ho supposto di avere trovato l'occorrente.

Di ciò che vi ha intravisto, mi ha chiesto che cosa fossero i *tiranti infilati nelle scarpe. E l'ho colto intento a maneggiare un mio vecchio orologio, di cui mi ha chiesto se ancora funzionasse.

Gli ho quindi stretto ai piccoli fianchi il marsupio dismesso che avevo appena rinvenuto nel mio zaino grande, esortandolo a che stesse attento alla sua chiusura un poco difettosa.

Nell'accompagnarlo infine alla porta, l'ho invitato a tornare uno di questa giorni, se voleva vedere il seguito di Terminator.

" Si, si. E tu lascialo lì dov'è rimasto"

Il piccolo non ha mancato di ringraziarmi di tutto un'altra volta, soprattutto delle lire nel loro esattissimo importo.

(La sua infanzia non poteva che ignorare, quant'egli mi avesse dato di più).

Commosso (Toccato), mi sono chiesto, invece, come si potessero usare nei suoi riguardi minori premure di quelle che gli ho riservato, e se piuttosto, così facendo, non lo abbia reso incautamente sollecito di attenzioni altrimenti intenzionate che le mie.

Intanto lui mi aveva già anticipato nell'uscire, e non l'ho più visto per le scale.

 

L'indomani, quando da scuola sono rientrato tardi, verso le due e trenta del pomeriggio ho sentito di nuovo bussare alla porta.

" E' lui,- mi sono detto.- Speriamo che sia solo. Altrimenti non potrò aprirgli. "

Erano invece i vicini della porta accanto, della gente di origine meridionale, la madre e la figlia con chi presumo ne sia il fidanzato.

" C'era prima che lei venisse un piccolo zingaro che si aggirava  sul ripiano...

Ci ha detto che è stato lei che lo ha invitato a ritornare per vedere un film...

Ho confermato, sconcertato, e ho aggiunto che avevo aperto al piccolo in quanto si era presentato come un profugo croato, presagendo già il seguito a venire di quanto avevano a dirmi.

" Ci siamo permessi di parlarle per metterla in guardia...

Quel bambino è sospetto... Parlava decisamente bene l'italiano... E ' già abituato, sa...Capiamo che lei lo ha fatto per un atto d'amore... Ma i bambini vengono inviati avanti così piccolini proprio perché fanno tenerezza e sono fatti entrare senza sospetto... Intanto così studiano l'interno dell'appartamento, cercando di individuare dove siano l'oro e il denaro...

Poi sopravvengono i genitori, scassano le serrature  e portano via in fretta i preziosi... Comunque noi abbiamo già provveduto ad informare la Questura.. Gli altri appartamenti. a questo piano, ne deve tener conto che a quest'ora sono quasi sempre vuoti..."

Ho soggiunto loro di avere  sospettato già ieri che il piccolo non fosse croato, benché slavo, sia per il suo corretto uso dell'italiano, per quanto rudimentale, che per la sua evasività elusiva quando gli chiedevo qualcosa. Ma finché era rimasto in appartamento non si era mosso un istante nemmeno con lo sguardo, per scrutarsi intorno, dalla poltrona ov'era rimasto intento tutto il tempo per vedersi " Terminator"; non nutrivo dubbi, tanto era avvinto dalseguirlo, che fosse rimasto presso di me per poterlo vedere fino alla fine... Ero andato avanti e indietro in continuazione alle sue spalle,  seguitando a scrutarlo attentamente."

" Capiamo, ma occorre stare comunque in guardia, diffidare e non aprire."

" Avesse avuto un giaccone, in cui infagottare la refurtiva, ma non teneva che un maglione e una camicia e una canottiera..." seguitavo a giustificarmi e a difendermi...

Tanto l'assillo di scagionarmi del rimprovero di essere stato un incauto, con pregiudizio della sicurezza collettiva del condominio, se non della sua onorabilità, era ora più forte di quanto non fossi già risentito di tale indebita ingerenza nei miei rapporti personali.

" Noi comunque l'abbiamo avvisata. Ora La lasciamo perché crediamo stia sopraggiungendo chi abbiamo chiamato della Questura".

Era un questurino, infatti, che stava salendo con l'ascensore.

Ringraziandoli addirittura della loro sollecitudine, ho lasciato la porta accostata, perché potessi intercettare il questurino non appena si fosse congedato da loro.

Ero forse  anche grato, a loro, che avendo impedito al piccolo di fare da me ritorno, mi avessero distolto da un fantomatico pericolo?...

In ogni caso all'agente mi sono presentato spontaneamente, dovendogli comunque eclinare le mie generalità.

Ma mentre i miei condomini erano in ascolto, pur ribadendo sì, i miei unanimi sospetti che il piccolo non fosse un profugo croato, ho pur ribadito che ero stato io, espressamente, che l'avevo invitato a ritornare per vedere la videocassetta di Terminator, e che la cassetta l'aveva indubitabilmente appassionato.

" E posso confermarle che non è stato attento che al film durante la sua visione,  è stato molto corretto e davvero gentile, per quanto si sia mostrato attentissimamente interessato ai soldi che gli ho dato, e li abbia calcolati con precisione contabile..."

Intanto i condomini richiudevano l'uscio.

Io, pur nell' esibizionismo, irrefrenato, che mi faceva volgarmente ciarliero di fronte a quella minima autorità di pubblica sicurezza, ho avvertito ch'era bene cautelare il piccolo, ad ogni modo, tacendone quella richiesta di una cintura per reggersi i pantaloni, che poteva risultare un suo pretesto per visionare l'appartamento od essere lasciato a parte.

Quindi l'agente si è frettolosamente congedato.

Intanto per me, rimasto di nuovo da solo in appartamento, per poi recarmi nel centro per le spese, sul tardi in Biblioteca, seguitava il pomeriggio alacre di un ultimo sabato di novembre.

Oltre le finestre la nebbia seguitava ad addensarsi fumida, intanto che il tepore interno e il conforto dei miei beni riordinati, d'intorno, mi lenivano lo sconforto.

E lui?

Dov'era ora, dopo che un volta ancora l'ostilità degli altri, nelle loro case, gli aveva negato di divertirsi per qualche ora come i loro bambini.

(Che non mi consentono tuttora, certuni del condominio, di applicare la targa con il mio nominativo sulla cassetta della posta.

E che non già per bisogno, o necessità, mi hanno divelto il sellino e il cambio della bicicletta.)

Come si erano consentiti, quei miei condomini, di negargli di fare ritorno?

Ed io, a mia volta, come avevo lasciato che si consentissero nei miei riguardi...

E' che stanno già maturando i tempi, oramai, che tante cose ritornano possibili...

Che magari questa volta, solerte,  mi sopraggiunga una lettera in merito dell' Amministratore  del condominio...

Si sa, qui nell'Antico Continente, come le cose di nuovo si evolvono, prima l'espulsione, poi il concentramento, poi...

Forse non lo sanno ancora, costoro, perbene, quanti di loro ora già pensano e dicono che senza quegli altri, di noi, senz'altro si starebbe meglio domani, (che) nell'angoscia mia, di noi, che oggi sono già più di ieri sono una normalità assassina.

Che tra le loro quattro mura, lo sentiamo, a dispetto di tutto, che non aspettano che di "farci fuori".

Tali i fantasmi, di ritorno, che mi incupivano la nebbia fra i palazzi.diffusasi fra i palazzi all'esterno.

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