3 In Malta e in Tunisia

 

 

In Tunisia

 

 

Poi da Catania

 

Da Catania, per imbarcarmi già l'indomani mattina per la Tunisia, -altrimenti non mi sarebbe stato più possibile, poichè avrei dovuto attendere  fino al lunedì seguente quando già scadevano le mie vacanze,- come con l'aliscafo sono arrivato nel porto ho seguitato nella notte in treno via Messina fino a Palermo, dove al risveglio dal sonno poco dopo le cinque, ero così confuso e stordito che benchè il diretto fosse arrivato in orario, cinque minuti non mi sono bastati ad evitare che quello per Trapani partisse intanto che le sue portiere si chiudevano sulle mie mani che cercavano invano di appigliarne gli stipiti.

E non era questo un altro avvertimento degli dei superni,  che non mi ostinassi in un disegno talmente folle?

Che aveva quale sua reale e vera meta, qualche Alì dibattuto tra oasi e dune...

Benchè in preda a una trance nervosa, ho lottato a distogliermi da ogni ubbia, o credenza, che negli eventi capitatimi tramasse un invisibile nume premonitore, ripetendomi che non erano in atto che i miei intenti a destinarmi una sorte.

Sono uscito fuori della stazione e mi sono forzato a chiedere a un addetto ai trasporti urbani se lì vicino partissero dei pullmann diretti anche a Trapani, come era in effetti a non più di cinquanta metri, di lì a qualche minuto, e nonostasnte già avessi il biglietto ferroviario, sono così partito immediatamente con quel pullman.

Dopo la vista tra la veglia e il sonno del golfo e del capo di Castelvetrano, intravedendo  quanto fosse grandioso meravigliosamente spettacolare il trapanese, all'arrivo nel porto ove era già giunta la motonave Tirrenia, invano differita in me iniziava una fluttuazione angosciante ( sofferta) quale quella alla partenza l'anno scorso da Gerusalemme, nel dilemma se partire per la Tunisia tra intenti archeologici di superficie e reali moventi sessuali, incontro al rischio e all'avventura di un tour dal corso brevemente forzoso, o se invece restare lì a Trapani e in obbedienza alle mie obbligazioni culturali e alla covenienza economica, dare un seguito e un termine al mio viaggio tra Mozia e Selinunte e Segesta ed Eraclea Minoica, così attenendomi alle compulsioni morali del compimento della mia formazione archeologica, avendo già visitato nella Sicilia Orientale solo la Valle dei Templi.

E quando credevo di avere ragionevolmente già desistito dalla Tunisia, ed avevo già telefonato all'ostello di Trapani, e mi ero assicurato la disponibilità di un alloggio conveniente, disattendendo gli abiti mentali che avevo assunto con Antonio e Raffaele, disattendendo l' immagine in cui m'ero configurato a quei due giovani- un ragazzo e una ragazza-, con i quali avevo condiviso la carrozza da Messina a Palermo, esaltandomi per le città ideali morte e le rovine fenicie sul suolo italico, invece di ogni altra volta ho seguito invece l'impulso di verificare di che cosa è capace e può sentire la mia natura, se può disporre in dell' oggetto reale del suo desiderio, in questo o qwuerl piccolo Mohammed invitato a mostrarmi come gli sia stato circonciso, prima che la vecchiaia arricchita mi consenta di disporre del piccolo Abdullah o Youssef solo per i miei quattrini occidentali.

( prima che la vecchiaia incipiente non mi consenta di disporre altrimenti del piccolo  Youssef o Abduallah, che per i miei quattrini occidentali).

Eppoi, mi sono detto, debbo pur comperare, in Tunisia, la aerea gabbia a cupola mongolfiera di artigianato locale, in cui mi sono proposto di riporre gli uccellini, che al ritorno voglio intendo mi siano di compagnia in appartamento.         

E a risarcimento * nuovi itinerari mi sono proposto, che recuperino quelli mancati degli anni scorsi, - dalla Napoli greco-romana di Cuma, Ercolano e Pompei e Paestum, alla Sardegna fenicia di Sulcis, Nora e Bitia, per approdare a Trapani verso Mozia e Segesta e Selinunte, quindi transitando per la Tunisia verso la Libia di Cirene e Leptis Magna, e dalla Cirenaica entrare in Egitto e via Alessandria ridiscendere* la penisola del Sinai, e risalirla fino al Negev e alla cananea Tell Hazor, sostando nella cabalistica Safed, prima di imbarcarmi ad Haifa per Cipro e Rodos, di rientro in Itaslia tramite Atene e la Grecia nord-orientale.  

     

 

 

Il demone che ha vinto

 

 E il demone ha vinto, della più inestirpabile voce della coscienza, votando al fallimento questo il mio avventurato viaggio in Tunisia, che già sulla motonave sono venuto abortendo, prima ancora che mettessi piede in Tunisia, quando il rimorso di avere preferito il miraggio di qualche ragazzo tunisino all'arte greca di Sicilia, si è acuito nell'autoaccusa di alto tradimento della vocazione ultima della mia natura.

Sempre più inflessibile, più imperdonabile.

Anche gli orologi appresso, come cadeaux, per agevolare la ricerca di un sesso, in Tunisia, che non mi riesce di vivere in Italia,...così deviando imperdonabilmente il mio itinerario di viaggio,  dal suo più esemplare e oramai agevole decorso finale...

Con tale afflizione per l'autocondanna che mi sono infertolitto, quando allo sbarco, una volta che avevo già superata la dogana sono ritornato sui miei passi, alla ricerca di un'agenzia di viaggi che mi consentisse rientrando tra giorni in Sicilia di riparare al misfatto, sono così rientrato per sbaglio nello spazio di uscita degli autoveicoli, finendo per farmi e lasciare irretire dalla polizia, che mi ha ricacciato dall'una all'altra uscita interdetta, infine sù, verso l'infermeria, sotto la quale era la sola sortita ammessa, per un andito che mi era invisibile e cui ero cieco, perchè sembrava menare in un magazzino, o in ufficio, a in tutto, fuorchè a una hall... e quando, poi, sfiancato sotto l'onere di un bagaglio divenuto un ammasso sulle spalle, dopo che in un sol giorno la Goulette da La Vallette,  con il petit train ho raggiunto da La Goulette l'Avenue Bourghiba, per cercarvi all'altro capo, in una laterale, la Maison Dorèe o l'Hotel continental dove volevo alloggiare, già illudendomi, poi, di ristorarmi con una cenetta di briques de crevettes e di cuscus nel vicino Malouf, l'uno e l'altro hotel, e ogni altro circostante di più bassa categoria risultava al completo.

Sicchè la mia determinazione a rientrare al più presto in Sicilia, con l'aereo per Palermo di Giovedì, dopo essere stato, mi ero già riproposto, - a parziale risarcimento espiatorio-  almeno al Bardo ed a Kerkouane, in luogo dei siti turistici di improbabili appostamenti o avvicinamenti a abbordaggi di qualche giovane preda tunisina, oramai era diventata lo spasimo impellente che mi ha fatto rientrare immediatamente a La Goulette, pur di mantenere fede a quanto mi ero ripromesso con l'ultimo albergatore il cui hotel da questi mi era stato annunciato al completo, " Alors, je rétourne en à l'Italie d'où je viens maintenant..."

Ma il reimbarco sulla stessa motonave dell'andata che rientrava a Trapani non era più possibile, secondo quanto era stata già una tentazione quando mi sono ritrovato lo zimbello della polizia tunisina.

Cosicchè, stamane, dopo avere passato la notte, sempre più sudicio e logoro, disteso lungo la soglia d'ingresso della Compagnia Tunisina di Navigazione, da cui sono stato sveltito a sloggiare dopo le cinque, andrò da una (alla ricerca di una) delle agenzie di viaggio appena aperte, per sapere quale sia la prima occasione di rientrare in Sicilia o a Napoli.                       

 

 

Kerkouane, 24 agosto

 

  1tunisina.jpg (42464 byte)

   

 

 

 

Kerkouane, 24 agosto

 

Dovevo patire anche l'autoafflizione , sotto il gravame dello zaino divenuto un macigno, del tragitto interminabile a piedi dalla stazione degli autobus di Kelibia sino alla Maison della jeunesse, in prossimità del porto, al limite dello sfinimento per avere resistito alla richiesta di attenzione e di concentrazione di una visita al Museo del Bardo protrattasi dalla tarda mattinata sino al tardo pomeriggio- come richiedeva una delle più straordinarie rassegne di mosaici della tarda romanità-, dopo due giorni e due notti di sonno stentato in treno o sul pianerottolo dell'Agenzia della Compagnia di navigazione tunisina in La Goulette, e pur giunto all' ostello, che di rientro al ristorante omonimo "de la Jeunesse"-, consumatavi soltanto un'insalata mechouia e una birra, resistessi all'angoscia attonita di avere smarrito il cammino nel timore pressante di trovare all'arrivo già chiuso l'ostello e di avere da fronteggiare un'altra notte di stenti all'aperto, perchè alfine tra le braccia e le membra di Kaled vi trovassi l'esaudimento atteso da sempre, lo slancio di due corpi maschili appassionati l'uno dell'altro, in occhi, labbra, muscolature e sessi avvinghiati e rilassati, per riprendersi ancora e ricominciare altrimenti tutto di nuovo, che disperavo fosse la pienezza sessuale ch'è concessa al solo incontro dei corpi di un uomo e una donna, mentre l' omoerotia appagata disperavo che fosse soltanto il mito poetico della esaltazione nostalgica di un passato di corruzione ellenistica che non è mai stato.

E dire che quando Kaled mi ha raggiunto in stanza, sbadigliando vicendevolmente l'uno nei riguardi dell'altro, scettici sulle reali intenzioni l'uno dell'altro, stavamo già lasciandoci prostrati dal sonno.

Poi lui, come gli ho chiesto della sua fede islamica, spenta la luce perchè così faceva meno caldo, e ho alluso alla condizione delle donne ove vige l'Islam, mi ha soggiunto accennato che non gli piacevano, io che non intendevo ancora credere alla (perlocuzione) intenzionalità di quella rivelazione, finchè le nostre mani si sono protese l'una incontro all'altra, e nel raggiungersi si sono intrecciate avvinghiate in uno slancio ch'era già una dichiarazione della passione dei corpi, tormentosamente ripetutosi per accertare indubitabilmente, finchè ci siamo raggiunti e ci siamo amati nel letto vuoto che lui aveva occupato.

Che slancio inesausto che non voleva una fine, quanto sul suo grembo mi sono chinato nell'atto, consenziente alla pressione amorosa della sua mano perchè andassi fino in fondo.

Quando lui mi ha dichiarato di avere 24 anni, e mi ha iniziato a chiedere l'età, assez, assez, gli ripetevo tappandogli la bocca, mentre lui rialzava gli anni che mi attribuiva, e seguitava a slanciarmisi contro in una furia di baci.

Così mi ha espresso quanto seguiti per lui io ad essere bello e a piacergli la cosa nonostante i miei anni.

" Tu es vraiment joli, mi ha detto, tu as des beaux yeux, une belle bouche, tout c'est beau de toi..."

Era di me così appassionato, come io di lui, che mi ha proposto di lì a poco di imbarcarsi come clandestino con me stamane per seguirmi in Italia.

" Mais tu es fou.." gli ho ripetuto toccandogli la fronte, e lui non me ne ha voluto e ha riso e mi ha ripreso di nuovo.

Solo a una sua richiesta fisica seguitavo ad oppormi, quella per lui più avvincente di penetrarmi.

Gli ho detto che non era per il riguardo di non passare come la femmina del rapporto, ma per il mio timore di contrarre l'Aids.

alla fine un poco ho ceduto anche a tale sua richiesta, perchè ho inteso che aveva l'urgenza di porre termine al rapporto, liberandosi con il seme del suo appassionamento fisico, anche se presagivo che significava liberarsi anche del desiderio di me,

e rientrare dallo slancio che trasfigura la vita e traspone fuori del tempo, nella ordinarietà gretta delle nostre reali nature volgari.

Cosi, come lui è venuto, il mio timore mi faceva accorrere nel sudiciume del bagno collettivo, per ripulirmi sotto l'acqua corrente della sperma che mio malgrado mi aveva eiaculato  intorno all'orifizio dell'ano, e al mio rientro tra le intenerite effusioni, lui ha iniziato la richiesta pressante di questo o quel cadeau.  

Ed io sono ora assillato dall'istanza di mettere chiaro con lui stanotte, se ci rivedremo ancora un'intera notte, che non può esserci che l'inimicizia e il detestarci, in fondo a una convivenza in cui lui supponesse di sfruttarmi.

Che qualora pur anche venisse in Italia, dovremmo non solo avere da lavorare entrambi, ma vivere in due domicili distinti, per ritrovarci insieme liberamente.

Come se lui potesse davvero venire in Italia, squassare le catene della sua miseria di disoccupato, attentare al mio egoismo già arricciato a chiusura estrema...

Intorno sciaborda intanto l'acqua dell'incantevole mare, di smeraldo e cobalto, che lambisce il mirabile sito di Kerkouane, ove seguito a intrattenermi già oltre l'ora, in cui è partito il battello da Kelibia per Trapani.

Ora che tutto, ha modificato il suo corso nel mio viaggio: e il tour in Tunisia è diventato l'esperienza della mia sessualità di me stesso che mi ripromettevo, e ne ho appreso che esiste l'amore fisico tra due uomini, che sia l'anelito integrale dei loro corpi, che non si è solo destinati, se si è dello stesso sesso, tra due uomini, alla masturbazione dell'uno tramite il corpo e la manipolazione dell'altro, che non solo quanto ho è quanto si è consumato in Malta, oltre il vano di quella finestra.

Intanto che la distanza e la nostalgia di non rivederlo più, schiaritasi nella mia esistenza sessuale altrimenti adempiuta, fanno in me disgorgare in un flusso di cartoline che gli scrivo giocando a divertirlo, tuto il mio amore innamorato di quel mio allievo.

E posso ritardare ora il mio rientro dalla Tunisia fino a Venerdì, per accertare quale sia l'intesa possibile che posso conseguire con Kaled, che da un suo amico deve farsi trascrivere anche il proprio indirizzo; il che poi mi consentirebbe, ugualmente, di restare qualche giorno all'ostello di Erice, e di recarmi a visitare, nella Sicilia occidentale, le testimonianze più straordinarie della civiltà fenicia e greco-romana.

A Mozia, Segesta e Selinunte...

Seguitando in Mozia, e Selinunte, in particolare, l' itinerario fra le testimonianze a visitazione della civiltà punico-fenicia che ora andrò continuando in Kerkouane, non senza avere, prima, ritemprato il mio corpo esaudito nel mare che fluttua sotto gli scogli ove ora termino di scrivere.         

        

 

 

 

 

 

 

 

Sotto il gravame dello zaino, divenuto un macigno, dovevo patire anche l'autoafflizione del tragitto interminabile, a piedi, dalla stazione degli autobus di Kelibia sino alla Maison della jeunesse, in prossimità del porto, al limite dello sfinimento per avere resistito alla richiesta di attenzione e di concentrazione di una visita al Museo del Bardo protrattasi dalla tarda mattinata sino al tardo pomeriggio- come richiedeva una delle più straordinarie rassegne di mosaici della tarda romanità-, dopo due giorni e due notti di sonno stentato in treno o sul pianerottolo dell'Agenzia della Compagnia di navigazione tunisina in La Goulette, e pur giunto all' ostello, che di rientro al ristorante omonimo "de la Jeunesse"-, consumatavi soltanto un'insalata mechouia e una birra, resistessi all'angoscia attonita di avere smarrito il cammino nel timore pressante di trovare all'arrivo già chiuso l'ostello e di avere da fronteggiare un'altra notte di stenti all'aperto, perchè alfine tra le braccia e le membra di Kaled vi trovassi l'esaudimento atteso da sempre, lo slancio di due corpi maschili appassionati l'uno dell'altro, in occhi, labbra, muscolature e sessi avvinghiati e rilassati per riprendersi ancora e ricominciare altrimenti tutto di nuovo, l'estasi che disperavo fosse la pienezza sessuale concessa al solo incontro dei corpi di un uomo e una donna, non altro (più) che il mito poetico della esaltazione nostalgica di un passato di corruzione ellenistica che non è mai stato.

E dire che quando Kaled mi ha raggiunto in stanza, sbadigliando vicendevolmente a quanto ci dicevamo l'uno nei riguardi dell'altro, scettici sulle reali intenzioni l'uno dell'altro, stavamo già lasciandoci prostrati dal sonno.

Poi lui, come gli ho chiesto della sua fede islamica, spenta la luce perchè così faceva meno caldo, e ho quindi alluso alla condizione delle donne ove vige l'Islam, mi ha soggiunto accennato che non gli piacevano les fillettes, io che non intendevo ancora credere alla (perlocuzione) intenzionalità di quella rivelazione, finchè le nostre mani si sono protese l'una incontro all'altra, e nel raggiungersi si sono intrecciate avvinghiate in uno slancio ch'era già una dichiarazione della passione dei corpi, tormentosamente ripetutosi per accertare indubitabilmente, finchè ci siamo raggiunti e ci siamo amati nel letto vuoto che lui aveva occupato.

Che slancio inesausto che non voleva una fine, quanto sul suo grembo mi sono chinato nell'atto, consenziente alla pressione amorosa della sua mano perchè andassi fino in fondo.

Quando lui mi ha dichiarato di avere 24 anni, e mi ha iniziato a chiedere l'età, assez, assez, gli ripetevo tacitandogli tappandogli la bocca, mentre lui rialzava gli anni che mi attribuiva, e seguitava a slanciarmisi contro in una furia di baci.

Così mi ha espresso quanto seguiti per lui io ad essere bello e a piacergli la cosa nonostante i miei anni.

" Tu es vraiment joli, mi ha detto, tu as des beaux yeux, une belle bouche, tout c'est beau de toi..."

Era di me così appassionato, come io di lui, che mi ha proposto di lì a poco di imbarcarsi come clandestino con me stamane per seguirmi in Italia.

" Mais tu es fou.." gli ho ripetuto toccandogli la fronte, e lui non me ne ha voluto e ha riso e mi ha ripreso di nuovo.

Solo a una sua richiesta fisica seguitavo ad oppormi, quella ch'era per lui la più avvincente, di penetrarmi.

Gli ho detto che non era per il riguardo di non passare come la femmina del rapporto, ma per il mio timore di contrarre l'Aids.

alla fine un poco ho ceduto anche a tale sua richiesta, perchè ho inteso che aveva l'urgenza di porre termine al rapporto, liberandosi con il seme del suo appassionamento fisico, anche se presagivo che significava liberarsi anche del desiderio di me,

e rientrare dallo slancio che trasfigura la vita e traspone fuori del tempo, nella ordinarietà gretta delle nostre reali nature volgari.

Cosi, come lui è venuto, il mio timore mi faceva accorrere nel sudiciume del bagno collettivo, per ripulirmi sotto l'acqua corrente della sperma che mio malgrado mi aveva eiaculato  intorno all'orifizio dell'ano, e al mio rientro tra le intenerite effusioni, lui ha iniziato la richiesta pressante di questo o quel cadeau.  

Ed io sono ora assillato dall'istanza di mettere chiaro con lui stanotte, se ci rivedremo ancora un'intera notte, che non può esserci che l'inimicizia e il detestarci, in fondo a una convivenza in cui lui supponesse di sfruttarmi.

Che qualora pur anche venisse in Italia, dovremmo non solo avere da lavorare entrambi, ma vivere in due domicili distinti, per ritrovarci insieme liberamente.

Come se lui potesse davvero venire in Italia, squassare le catene della sua miseria di disoccupato, attentare al mio egoismo già arricciato a chiusura estrema...

Intorno sciaborda intanto l'acqua dell'incantevole mare, di smeraldo e cobalto, che lambisce il mirabile sito di Kerkouane, ove seguito a intrattenermi già oltre l'ora, in cui è partito il battello da Kelibia per Trapani.

Ora che tutto, ha modificato il suo corso nel mio viaggio: e il tour in Tunisia è diventato l'esperienza della mia sessualità di me stesso che mi ripromettevo, e ne ho appreso che esiste realmente l'amore fisico tra due uomini, che cosa sia l'anelito integrale dei loro corpi, che non si è solo destinati, se si è dello stesso sesso, tra due uomini, alla masturbazione dell'uno tramite il corpo e la manipolazione dell'altro, che non solo quanto ho è quanto si è consumato in Malta, oltre il vano di quella finestra.

Intanto che la distanza e la nostalgia di non rivederlo più, schiaritasi nella mia esistenza sessuale altrimenti adempiuta, fanno in me disgorgare in un flusso di cartoline che gli scrivo giocando a divertirlo, tuto il mio amore innamorato di quel mio allievo.

E posso ritardare ora il mio rientro dalla Tunisia fino a Venerdì, per accertare quale sia l'intesa possibile che posso conseguire con Kaled, che da un suo amico deve farsi trascrivere anche il proprio indirizzo; il che poi mi consentirebbe, ugualmente, di restare qualche giorno all'ostello di Erice, e di recarmi a visitare, nella Sicilia occidentale, le testimonianze più straordinarie della civiltà fenicia e greco-romana.

A Mozia, Segesta e Selinunte...

Seguitando in Mozia, e Selinunte, in particolare, l' itinerario fra le testimonianze a visitazione della civiltà punico-fenicia che ora andrò continuando in Kerkouane, non senza avere, prima, ritemprato il mio corpo esaudito nel mare che fluttua sotto gli scogli ove ora termino di scrivere.         

        

 

 

Questa notte

 

E con Kaled, già questa seconda notte, non è esistita che la mia sconfortata dedizione alla follia del suo attaccamento, così amoroso e così interessato, così appassionato del mio aspetto e del mio modo di essere.

Gli slanci e i trasporti inesausti della sera scorsa, non più che attenta simulazione,  .... come stavo scrivendo quando alla porta della mia stanza ha bussato ed è entrato il suo amico più giovane, del quale sotto la doccia mi sono or ora ripulito della sperma, lasciandoci come abbiamo gremito l'uno il grembo dell'altro.

Con il suo amico ho così appena cercato e goduto l'emozione della tensione di rivelarsi e di scoprire l'altro, che con Kaled già è venuta meno, già quando per tutto ieri ho atteso che tornasse di notte nella mia stanza, eludendo la sorveglianza dell'allenatore della squadra per la quale gioca al calcio in seconda categoria.

Quando infine l'attesa è apparsa delusa, il mio desiderio è divenuto sconforto, cosicchè mi sono masturbato da solo, poco prima che già passata l'una di notte egli si riaffacciasse allo spioncino della finestra.

Io stesso, per tutta questa mattina, ho cercato di eludere e di differire lo stargli insieme, e quando ciononostante ci siamo ritrovati in stanza ed abbiamo avuto delle effusioni intime, sono con lui entrtato in confidenza senza affrontare ciò che mi mette in apprensione nei suoi riguardi, pavidità egoistica o meno che sia: il timore che al suo affezionarmisi si mescoli la ricerca di un supporto di convivenza parassitaria, ciò che eppure, senza che si offendesse, gli ho adombrato ieri sera, quando gli ho detto che agiva come i bambini piccoli questuanti, che iniziano con "un bombon" ed "un stylò", e quindi arrivano all'orologio, alle scarpe ginniche, ea chissà quant'altro senza più fine.

Così io stesso che tanto vagheggiavo di trovare un giovane piacevole e bello che sessualmente mi fosse devoto, intendo porre il termine di un distacco e di un distanziamento, a un rapporto siffatto che si é instaurato tra me e Kaled, nel timore materiale e sociale di ciò che può conseguirne.

Se lui sapesse che già ho dubitato della sua onestà, quando l'ho lasciato solo in camera, che ho controllato, e ricontrollato, poi il contenuto del mio portafoglio...

E ieri sera, nella mia pusillanimità ( grettitudine) di fronte al suo desiderio di venire con me in Italia, sono giunto a prefigurargli che quand' anche mi avesse raggiunto, non solo avremmo dovuto poter vivere entrambi del proprio lavoro, ma che nel mio appartamento avrei potuto soltanto riceverlo frequentemente, non già convivere con lui.

Si sarebbe trattato di un legittimo disincanto realistico sulla repulsività dei vincoli, se a indurlo non fosse stato il timore del rigetto condominiale del nostro rapporto, che si facesse insopportabile per i miei padroni di casa, qualora avessi a mascherarlo a loro vanamente come un atto di subaffitannza.

Oggi Kaled mi ha confidato che solo con dei turisti ha dei rapporti sessuali.

Che accade anche a lui ciò che a me succede in Italia, di non riuscire ad avere rapporti con altri tunisini, com'io non riesco ad avere rapporti sessuali con dei miei giovani connazionali.

Fa piacere ai ragazzi di essere desiderati, ovviamente, ma tutto deve restare solo un flirt, di fronte al gruppo con il quale ti irridono degli amici di vita.

Il che, ora nel mio stato di disinibizione spassionata, non mi sento di reputarlo altrimenti che assennata mediocrità.

Stamane quindi è trascorso lontano da Kaled, perchè in Kelibia mi sono lasciato mettere in apprensione dagli agenti di viaggio, che quando ho chiesto loro un biglietto per partire domani dal porto in aliscafo, mi hanno evidentemente esagerato l'eventualità remota che domani non possa partire dal porto, pur di dissuadermi ad affrontare da quì il più agevole viaggio di rientro in Sicilia e in Italia, ed indurmi ad optare altrimenti per altre soluzioni, per me più costose e disagevoli.

( Nella prima agenzia l'addetto si è limitato a sconsigliarmi di anticipare l'acquisto del biglietto dell'aliscafo, dicendomi che si tratta di una piccola imbarcazione, e che basta che si levi un pò di vento perchè non parta.

E dunque che mi informassi piuttosto l' indomani, in dogana al porto, sul far del mattino, per sapere se dall'Italia l'aliscafo fosse partito all'andata prima di fare il biglietto.

Ma è stato il proprietario dinamico e quieto della seconda agenzia, che quando ha appreso da me perchè e quanto fossi scorato, ha inteso profittarne prefigurandomi come pressocchè impossibile ogni partenza domani in aliscafo da Kelibia.

" Noi sconsigliamo chi si rivolge a noi di farvi ricorso. Il ne part présque jamais. Anche questa settimana doveva partire ed invece non è giunto dall' Italia. Piuttosto lei può partire domani da Tunisi con il volo per Palermo, mettendosi ovviamente in lista d'attesa. Se poi non le fosse possibile prendere regolarmente il volo, avendo acquistato da noi il biglietto e pagando la differenza può partire successivamente per Milano o per Roma.

Provvediamo noi a scriverle un biglietto di presentazione, dicendo alle autorità aeroportuali che lei qui ha dovuto attendere per giorni e giorni l'aliscafo senza potersi su di esso imbarcare, e  che oramai è senza denaro etcetera etcetera."

Io lo seguivo ritenendo tutto ciò che mi diceva la verità allarmante sinceramente espressa, senza capire perchè mai un tunisino che era lì presente, che mi parlava in italiano perché da anni lavora in Italia, a Varese, e con il quale seguitavo avevo intrapreso a discorrere, più loquace del solito, per trarne a sollievo conforto del nel mio sconquassamento apprensivo che oramai tempestosamente era a forza otto, smettese di ridere d'intesa ogni volta che con me riprendeva a conversare seriamente.

Ed io che come un ubriaco il quale si sforzi di mostrarsi lucido e sobrio, pateticamente gli esibivo come sapessi pressocchè tutto dei reticoli viari della Tunisia, come non ignorassi l'alternativa di Marsiglia, qualora la mattina seguente appena avesssi appreso che non potevo partire in aliscafo da Kelibia, con il taxi collettivo fossi giunto in ritardo a Tunisi e al porto di La Goulette, per imbarcarmi per Genova con la motonave Habib in partenza prima di mezzogiorno.

Continuavo, così discorrendo, a saziare di frutta e a ristorare di bibite l'agitazione che mi era entrata in corpo, già lì nell' ufficio trasudando la bottiglietta di tonica Schweppes che tenevo sul bracciale della poltrona, poi tra Kelibia e il porto, nel mercato generale di frutta e verdura, acquistando e gustando qui in Tunisia delle arance maltesi, delle quali nonostante le sapessi tra le più pregiate, in Malta non mi sono affatto nutrito.

Ma al porto, da che ho parlato con il sovrintendente della dogana, uno stato opposto di cose mi si è prospettato.

L' aliscafo per Trapani era regolarmente arrivato e partito il giorno prima, e benchè ora il vento si fosse accresciuto, in linea di principio avrebbe senz'altro dovuto arrivare e partire anche l'indomani, comunque ritornassi da lui l'indomani tra le nove e le nove e trenta, ed ogni assicurazione mi sarebbe stata ribadita.

Potevo comunque, per maggiore tranquillità, chiedere lì sul molo se qualche yacht, di qualche italiano, era in partenza per l' Italia, per ottenerne un eventuale passaggio.

Chi era appena arrivato, chi non ne sapeva niente, un tunisino che mi diceva che non c'era affatto gran vento, io che risalgo al ristorante a mare dove mi ero sgolato e già avevo trasudato di primo mattino una bottiglia di acqua, e dove antistante al mio tavolino e ad un' ulteriore Schweppes- stavolta all' ananas-, vedo un mare assolutamente terso e calmo.

Se un aliscafo non è assolutamente capace di affrontare tale assenza di qualsiasi turbolenza, mi dico...

Intanto Kaled, che ieri avendomi visto uscire che ardevo di sete, come ho tardato a rientrare si è venuto allarmando, ripassando alla mia porta ad ogni ora, sono passate l'una, le due, le tre, ed ancora non è venuto a bussare.

E io ne traggo sollievo, perchè anche lui inizia a disporsi al distacco, suppongo.

 

 

    

 

              

 

 

 

Nell'aeroporto di Tunisi

 

Tunisi, aeroporto, 26 agosto 95

Ore 21, 10, ( 22, 15 ore italiane), del 26 agosto 1995, nell' aeroporto di Tunisi, dove dalle 15,30 attendo di mettermi in lista di attesa per il volo per Palermo di domani mattina, dopo che stamane sono arrivato in ritardo a La Goulette, per la motonave delle undici diretta a Genova, benchè fossi partito immediatamente in taxi da Kylibia, com' è risultato ch' era assolutamente il vero, tutto quanto mi era stato presagito per il peggio in agenzia, oggi  addirittura si è levato un vento che ha trasformato i paraggi portuali di Tunisi in un turbine di sabbia accecante, e nessun aliscafo si è messo in moto per Kelybia dall'Italia.

Fino a sera oltre la vetrate Tunisi era un vortice di luce e polvere, finch' è la luminosità abbagliante si è fatta così tagliente che la crudescenza nitida di casamenti e palazzi, e profili di palmizi, sembrava sanguinarne nel tramonto  torrido. 

Ritornando nel mio racconto intanto a ieri, scrivendone da un sedile all' altro del salone d'accesso dell' aeroporto, nel viavai di una folla che non scema, nell' ostello poi Kaled si è fatto vivo e furtivo, entrandomi in stanza per cedermi uno yogurt e una pera sottratti a mensa.

Kaled che pur di stare anche solo per un poco ancora con me, trasgredendo gli ordini del trainer mi ha raggiunto ieri sera al ristorante, dove avevo dovuto essere di ritorno una seconda volta, poichè avevo lasciato in ostello il portafoglio.

( Lo stesso) Kaled che tra una trascrizione e l'altra degli indirizzi, mi ha sottratto la penna stilografica, ereditata a loro ricordo da Antonio e Raffaele, e che è tornato ad insistere per avere ed ottenere le mie scarpe ginniche da ricambio.

Intanto ciò che tra noi stava intercorrendo è divenuto nell'ostello di dominio generale, provocando presso gli uni il rigetto e il discredito della mia persona, presso certi altri il tentativo di trarne anch'essi un profitto sessuale.

Avvertito dall'istruttore della squadra di Kaled, il direttore generale dell' ostello mi ha invitato a che entro le 9,30 di stamane facessi i bagagli e liberassi la stanza, e sono iniziati i frizzi e i lazzi della plebaglia tunisina affaccendata e sfaccendata intorno all' ostello, insieme con gli insulti concentrici di bande motorizzate di siculi che vi sostavano con le loro compagne.

Già quando ieri sera ero ancora al ristorante, avevo avvertito Kaled di stare all'erta, e di entrare di notte nella mia stanza, solo se era del tutto certo che non mi si tendessero insidie ed agguati.

E appena sono rientrato all' ostello, e mi sono addentrato nel vano all'aperto, sul mare, dove quegli italiani sicilioti conversavano al fresco, confidando nel sottotono civile con il quale discorrevano tra uomini e donne, si è scatenata immediatamente nei miei riguardi una bordata di "rottinculo", " vattene via...", inaspriti da accenti siculo-barbarici.

Al che mi sono limitato a replicare con il lancio sprezzante di qualche centesimo, da loro ripreso reiterato nei miei riguardi.

Potevo forse rispondere a parole , io che per coloro non ero nemmeno degno  di essere considerato un  uomo e un italiano? Chissà se invece altrimenti così esternandola, hanno subodorato tutta la loro fetentia; sta di fatto che la provocazione non ha avuto un seguito.

Io comunque ho vegliato all' erta, in attesa dell' arrivo di Kaled, solo a notte fonda fidandomi a rigirare la chiave, sino a lasciare aperta la porta e ad agevolar(n)e l'accesso repentino di Kaled.

Tra me improvvisando, nell' attesa. versi nello stile di Kavafis quali :

" Poi il loro desiderio insonne potè più che la stanchevolezza dei vigilanti / vinti dal tedio di un trasgredito ordine che... "

Ma Kaled non è affatto venuto, vinto dal sonno e dall' allentarsi della tensione sessuale, da che gli ho ribadito il mio rifiuto di ogni suo ulteriore tentativo di "enniki", come si definisce in arabo la sodomizzazione.

Egli ha definitivamente compreso, quant'io sia timorato di contrarre l' Aids.

Si è rifatto vivo invece stamane, dopo gli allenamenti, per l'ultimo incontro e il definitivo assalto prima di lasciarci.

Prima dei nostri rapporti ha voluto che gli scattassi delle fotografie.

Io mi sono limitato a simulare lo scatto, talmente mi sconfortavano le posizioni da lui assunte, ostentando i muscoli atleticamente.

E quindi il suo sperma che non ho consentito mi irrumasse l'ano, ho invece lasciato che si mischiasse alla mia salivazione in un coito in bocca, in cui si sono disfogate implacate la sua insistenza animale e la mia oralità inesausta, che in me aveva avuto il sopravvento come fuori dei calzoncini egli me l' ha ostentato turgido, sull' esortazione a ingentilirsi che gli avevo rivolto e ripetuto ( reiterato) già ieri sera, quando senza più slancio gli avevo detto che il sesso non è solo foga sesuale, e che di lui, ciò che più mi toccava*, era la gentilezza preliminare di cui mi si era mostrato capace.

Mi era già venuta a fastidio, quando non a nausea, una sessualità diventata consuetudine di ogni nostro incontro e rapporto.

E oramai erano divenuti suoi appelli, senza più speranze, gli inviti rivoltimi a portarlo con me in Italia.

Quand'anche avessi cercato di favorirne la clandestinità, gli ripetevo che l'avrei resa più ancora avvertibile dalla polizia.

Cosi era sortito un tentativo del genere cui mi ero prestato, quando sono rientrato l' ultima volta a Genova dalla Tunisia. Piuttosto cercasse la fuga con i suoi mezzi, e mi raggiungesse di lavoro in lavoro.

Egli sapeva già che a Kelibia ci sono dei pescatori che si prestano a questo, sapeva anche l'importo richiesto, 600 dinari, quando il salario medio mensile è di appena 250.

Lui avrebbe lasciato in Tunisia 5 fratelli e sorelle, con il padre, sua madre essendo morta dieci anni orsono.

Dopo esserci ripuliti dello sperma con i pochi fazzoletti di carta che mi erano rimasti,- io più e più volte allo sputo della saliva, verificando che alcuna traccia di sangue vi fosse presente, - ci siamo rivisti in capo a mezz'ora, quando al mio rientro dalla doccia, è venuto nella mia camera a ritirare le mie scarpe in disuso che gli avevo lasciato, insieme con il suo dentifricio e l'accendino che vi aveva dimenticato.

Gli ho chiesto allora se disponessero di carta igienica, lui e i suoi amici, io in crisi di incontinenza per un ulteriore attacco di diarrea.

" Io, noi della carta igienica? Si fa con l'acqua, si è schernito..."

E io che tanto avevo succhiato e risucchiato quelle dita, infinite volte baciate e insalivate...

Poi gli eventi che precipitano, come mi informo al porto della partenza da Trapani dell' aliscafo, e sono io che rotto ogni indugio, mi reco nella camerata di Kaled per dirgli che devo già lasciarlo e partire per Tunisi all' istante, lui mi si fa soltanto incontro per baciarmi sulle guance, tra i compagni di squadra che ridacchiano e mi infastidiscono.

Di certo, mi sono detto in un attimo, lui avrà legittimato al loro cospetto i nostri rapporti fisici di cui sanno  che ha avuto con me, in virtù sia e della mia sottomissione sessuale che a loro ha di certo riferito, che e delle scarpe ginniche e di che altro di materiale che ne ha ottenuto, con il miraggio ch'io lo porti in Italia o la promessa che ( dall' Italia) gli invierò dall'Italia una divisa societaria dell' A. C. Milan.

E già ero via, via, che sul taxi collettivo lasciavo Kelibia diretto volto a Tunisi, Kaled che già svaniva a distanza in un caro giovane energumeno, della cui ricorrenza fisicità sessuale non ne potevo più oltre,  intanto che il mio egoismo si ripeteva che anche la esuberanza del giovane anche lui stava cominciando a dimenticarmi, a ridurmi solo a un ricordo, poichè già venivo dimenticando (inavvertendo) nell' assenza di dolore del distacco, quanto in me Kaled, ringiovanendolo, si fosse appassionato, ringiovanendolo, a un corpo e un uomo più vecchio.

Il quale s'affrettava a un ritorno, in un Italia, ove non conosce chi almeno s'addentri dove vive nel suo appartamento, ad accertare chi egli sia e che senta, quando da Kaled, in quei pochi giorni, era stato visitato anche nel cuore della notte e in ogni circostanza diurna in cui potesse eludere l'istruttore e gli impegni di stage, pur di trarne di nuovo piacere dal sottostare sessuale ( pur di trarre di nuovo piacere dal sottostare sessuale della sua piacevolezza).

Come era solo in apparenza: se ogni volta era lui che chiedeva ed io che accordavo, io che sotto la sua mano pressante accondiscendendovo sino a soffocarne, a saziare ancora una volta con la sua la mia libidine di oralità.

Prima di chissà quanto tempo di nuovo davanti, di mortificazione allucinante.

Mentre l'assenza di qualsiasi rimpianto, è la desolazione residua dei miei rapporti con Kaled.

          

 

 

   

 

 

 

Sulla motonave Scirocco, verso Genova

 

Poi ho ricominciato ( ripreso) a credere agli dei antichi o al dio di ogni fede odierna, debilitato dal senso del mio degrado raggiunto, e per uscire dalla Tunisia dove mi sono recato per questo, nell' impasse mi sono abbassato sino alla perdita della mia dignità residua, al punto che per la pubblica strada, la mia natura accecatasi (cecitatasi) sulla fiducia o la diffidenza da serbare nell' altrui conforto, è divenuta la preda della turpitudine più bieca.

(Continua, vedi il Quaderno Kimono).  

a inizio pagina

all'indice d'accesso