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A Vienna

 

 

 

 

Sulla tastiera

 

Non intendevo scrivere alcuna nota di questo mio viaggio a Vienna. Ma nella felicità di questi giorni è così intollerabile la pena presente, che scrivere è una necessità non più differibile, acciocché tale pena non spezzi la felicità ma vi si insinui ad acuminarne la luce.

E il mio tormento è il mio scritto sulla tastiera di quella soglia, in devota attesa che lui ritorni, abbandonatolo in quel pianerottolo del casamento di Einsidlergasse, che tra innumerevoli opere e memorie eppure per me è divenuto il cuore del mondo in questa città.

Già nel profilarsi pomeridiano della Figarohaus, della dimora dell'artista nel grigiore dei cieli, ove da quell'ora di questo eterno presente sorse l'incanto a comporsi di Figaro e Susanna e Cherubino, il cuore mi si è spezzato in un primo accesso, dopo che il confortevole languore del separè del caffè Mozart l'aveva intorpidito tra la trota e il dolce, sin che il trasporto fra le suggestioni della Immere Stadt lungo la Annagasse, tra la serenità distesa e la severità incombente di chiese e palazzi fino alla Fishermark, mi avevano distolto dal mio fondo.

Ed io che credevo di cercarlo solo per opportunità...

figurandomi di disturbarlo ovattato negli agi...

Invece, Venerdi, dopo il ripercorrimento ammirato degli svolgimenti dell'architettura di Otto Wagner, quell'intenebrarmi lungo Margaretestrasse, in quartieri sempre più poveri, mi ha presagito una verità quanto mai diversa e più cara...

preannunciandomi una sua anima più intima, su per lo stantio dell'andito e le ruvide scale, finchè il tumulto del batticuore presso la porta su in cima, a quella tastiera sull'uscio su cui modulare il richiamo, mi ha rivelato chi avevo incontrato...che mi stava accadendo...

Il poco che di lui avevo già appreso e compreso nel viaggio, la sua angoscia incessante che ogni contrarietà e disguido gli risultasse fatale, eppure inoltrandosi solo nei luoghi più ardui, (nella pietas archeologica per ogni antica traccia) lo studio del contrabbasso e la passione per Glenn Gould, ricomponendosi nell'immagine stupefacente che in Qalat Seman e poi in Petra, il caso mi avesse destinato un alter ego di artista...

L'indomani poi ho strenuamente tenuto a bada il cuore, per i cortili interni e lungo la visita dei tesori dell'Hoffburg,

mi sono lenito l'anima e riparato dal gelo, finchè la pena, di cui avevo risentito l'acuirsi nella lettura, sul Corriere, del

racconto di Ben Jelloun sulla intollerabile sofferenza dell'uomo solo nella festa obbligata generale, mi ha insaguinato l'anima nela sera di San Silvestro, vanamente io trattenendola in stanza e poi distogliendola a stordirsi, nei clamori festanti degli scoppi di mortaretti nella piazza del Duomo.

E dire che ancora il primo giorno, per il Kunsthistorisches Museum la mia urgenza a cercarlo la credevo un assillo delle convenienze stranamente insistente.Eppure come sono stato e come sono felice!

Se solo penso a che cosa sono stato e a che cosa ho sentito in questi giorni! Quale eccesso di vita è stato anche la desolazione inesausta! Nell'incanto interno del gelo di nevi di Bruegel, o assaporando la sensualità correggesca della voluttà goduta, nella più morbida flessione della gola e del volto e degli occhi di Jo,

nel senso infinito di vanità umana amareggiato nei giardini vuoti e spogli del Rathaus.

Ed uscirò, uscirò ora di nuovo, purchè alla pena resista e induri ancora l'incanto...Nell'angoscia che allora lui qui mi telefoni invano, nel frattempo, nel dolore di chiedermi se non domani, quando, se non al massimo dopo due altri giorni, sarà il mio ritorno e la fine di tutto.

 

 

Allo Steinhof

 

Franz è presso i suoi familiari, e lontano da Vienna,  mi ha detto il vicino, e non ritornerà in tempo prima della mia partenza. Mentr'io ora così respiro la sola vita in cui credo, estranea al fondo a pena ed incanto.

Godendo la salute precaria dell'accettazione di ogni proprio annientarsi.

Nella bruma mattinale di questo quieto luogo di alienati mentali, trepidamente emozionato della bellezza sublime della chiesa di Wagner; la determinazione conseguente del cui decorso architettonico-  dalla banca travestita nelle sembianze di un palazzo rinascimentale fino alla realizzazione uniforme degli abitati secondo una volumetria assolutamente moderna- è una delle esperienze possibili più alte di un visitatore a Vienna.

Che particolarmente mi commuove nello Steinhof, è la severità dolente della sua sacralità religiosa, come la verticalità al cielo di quegli angeli e delle croci coronate di spine, quanto dell'orbitazione a intercidersi delle torrette e dei tamburi e delle cupole di rame, volgano la purificazione del dolore, nell'alienazione mentale, al soccorso ulteriore della catarsi celeste quale sua ascesi suprema.

 

 

Salzburg

 

 

Lui al telefono, ieri sera, all'ultimo tentativo prima di partire oramai dato per vano. Poi l'incontro ed il(nel) distacco, l'indifferenza il residuo nella caffetteria operistica.

Il mio respiro rigeneratosi nel freddo dell'aria di Salzburg. Dopo avere pianto alle arie al clavicembalo nella casa di Mozart. Ed avere trepidato al biancore lunare dei muri, nel cortile interno della casa di Trakl.