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Nei giardini del Palais Royal

 

Ma stamani, al solicello che irradia lo splendore dell'ordre del Palais Royal, immalinconendo che questa mia esperienza di viaggio altrimenti con me finisca del tutto perduta, ho presto consentito al richiamo a sedermi su questa panchina, per iniziarvi a scrivere di questo mio viaggio, conciliato alla calma dalla limpida quiete che vi trascorre invitante per i viali dei tigli, fra i colonnati e le anonime statuarie solenni. Ma ho in animo di formulare solo notazioni essenziali, così come impone la città stessa, nella grandezza inesprimibile del suo passato e della sua mutazione presente ( Parigi cambia...). 

 

 

L'esprit de Paris

 

Sabato in Quai du Corse, quei fiori falsi e finti, etichettati gli "Immortali"; poi ieri, in Saint Germain de l'Auxerrois, l'invito rivolto a quanti volessero farsi componenti della corale gregoriana, in nome dell'amore del sacro e del senso musicale; tra le varie impressioni sono queste le testimonianze balenatemi dello spirito che permane in una Parigi che cambia.

Mentre è negli invasamenti dei fast food in ogni punto nevralgico, che mi sono sentito invece dentro l'altra città.

 

 

L'immagine di Parigi che mi persiste più in impressione, è il profilarsi di camini cilindrici fra mansarde d'ardesia, di contro i gracili rami di tigli nel grigiore dei cieli, a un remoto sole il cui apparire stenti ad irradiarsi diffuso.

In sovrimpressione costante, la freschezza nel guasto delle sue vedute inebriate e febbrili di De Pisis.

 

 

Cercando la tomba di Baudelaire

 

Nel Cimitero cercavo  la tomba di Baudelaire e non ho trovato che la lapide di Tzara.

Mentre sui loro tumuli nella sera, nelle luminescenze al neon già ad accendersi del grattacielo Maine di Montparnasse, incombeva

l'attualità di ciò che del poeta fu l'incubo del sogno.

 

 

Visitando il Museo d'Orsay

 

 

Al museo di Orsay

 

Visitando il Museo d'Orsay - exceptionnel ( eccezionale)-, mi è apparso nella sua continua evidenza come la conquista espressiva dell'Ottocento pittorico francese, in Daumier quanto in Manet o Cezanne, come già nello stesso Delacroix, sia consistita nell'apprensione dell'essenziale in una sintesi del solo suo manifestarsi visivo.

Innanzitutto l'Impressionismo è sintesi di verità ottica, agli antipodi di un realismo analitico quale quello fiammingo.

E negli Impressionisti, più che nei Simbolisti, se penso alla fragranza di nevi che respiravo in Sisley o Monet, recepivo la sinestesia quale un fatto pittorico compiuto.

Nec plus ultra,di quali eccessi di incanto sensibile!

 

 

Parigi, città braciere sgolatoio.

 


 

 

Anche trepidare

 

Anche trepidare per una barchetta telecomandata che si inflette a pelo dell'acqua, nella fontana del Luxembourg, è stato ieri vivere ancora.

O seguire, qui nei giardini del Palais Royal le evoluzioni di un'automobile anch'essa telecomandata da un bambino, che or ora a distanza mi ha chiesto scusa, di un incidente di percorso appena incorsogli in un mio piede.

 

 

Quanto finora mi è piaciuto di più

 

I giardini del Palais Royal, la Ville e la Seine dal Pont Neuf e Place Dauphine, i negozi di antiquariato di Rue dès Pères, Place Vendome più di ogni altra, la fontana di Maria de'Medici, la città dall'alto della tour Maine-Montparnasse o nella strettoia della Cour du Commerce Saint Andrè, la chiesa di Saint Sulpice, è quanto di Parigi finora mi è piaciuto di più.

Nel Louvre sono state le scene dello sventramento nella mastaba, la pietà di Avignone e gli effetti di luce devoti di De La Tour, il Gilles di Watteau come tutto Jordaens e la Kermesse di Rubens,

Gericault più di David o Delacroix, l'Angelico e il Pisanello e la cacciata dei vizi del Mantegna, per il suo stagno lacustre mirabile di piantaggini, la pienezza di vita della bohèmienne

di Hals ed uno splendido suo ritratto di suonatore di recente acquisizione; ma, più di ogni altra opera,l'interno di casa di P. de Hogh, di un lume di che intensa vita domestica tra i vetri, nella corte interna in se intimamente raccolta.

Nel Museo di Orsay mi hanno invece incantato come sono messe a fuoco le fanciulle al balcone da Manet,l'una volta all'esterno e nitidamente attuata, l'altra, introversa in una sua malinconia, come sfuocata invece nella rammemorazione che la distoglie, la ritrattistica inoltre del primo Degas, il profumo di erbe e di fiori primaverli nei celeberrimi prati di coquelicots di Monet e di Renoir, la resa di entrambi di riflessi di luce su figure femminili e in scene di vita, l'esattezza eccellente del lume di Monet, quella sua opera, in particolare, ove perviene all'espressione velata della straziante lontananza di Camille cadavere tra le bende funebri, l'inerme sua bontà in sfacelo così

struggentemente perduta; eppoi Cezanne, nella pienezza formale

di tutto quanto individua, così nella freschezza di luce del suo mare, come nella rugosità che addensa di pareti di case e muri a profilarsi tra gli alberi.

 

 

Quanto più simpha.

 

Piuttosto della sua monumentalità gloriosa, in specie nei palazzi, ove la classicità non mi si è manifestata come ordine e misura cui sottomettersi con severo rigore, quanto più "simpha" mi è la diffusa frivolitè parisienne, magari anche quella macabro-dolciaria, disposta a sfigurare gusto o bon ton pur di ostentare l'irrinunciabile, come la neve finta sugli alberi di Natale, o le miriadi di luminescenze lungo i "Champs Elysées", ove così come lungo i boulèvards, si consuma l'eccesso di gusto e disgusto.

 

 

L'Expò di Fragonard

 

Meraviglioso invero Fragonard, così portentoso al tocco nel rendere una visione affettuosa e tenera del reale soavemente incarnato, o nel farsi così sodamente plastico, nel tardi della sua produzione, al fine di esprimere la naturale innocenza di slanci erotici irresistibili.

In particolare ne ho ammirato la straordinarietà del tocco nella resa di un intrico di cespugli, e fusti di giunchi, nel primo piano di una scena di "Laveuses aux bordes d'une marée où s'abreuve un ane", e l'immediatezza plastica, nella espressione

( traduzione) di incontenibili impulsi, nel "Sacrificio di una rosa", nel "Voto d'amore" e nel "Verrou".

 

 

 

Nell'orrore di confessarsi

 

Ammirevole, invero, la moltitudine del flusso costante di Parigini all'Expò di Fragonard.

Ma stamane, qui nei giardini di nuovo del Palais Royal, non posso non pensare come sia nell'orrore di confessarsi a quella folla così sensibile ai prodigi del tocco, che nel silenzio è morto Foucault,

E nel suo ribrezzo ora stia morendo Guy Hochenguem.

 

 

Nel Mc Donalds del quartiere Latino

 

Nel Mc Donalds del Quartiere Latino, il busto di Voltaire sorrideva arguto in marmo plasticato, tra finte costole disseminate di libri canonici, del tutto simili al vero, il tutto in un milieu di piante, quelle autentiche, i cui colori pure sembravano incredibilmente veri.

 

 

La marchesa del Carpio

 

Di nuovo al Louvre, indimenticabile, più di ogni altro, il ritratto della Marchesa del Carpio di Goya; nel roseo biancore delle sue carnagioni emaciate, il tocco a soffondervi la più delicata pudicizia di un'anima muliebre; allo sguardo ella ritrosa nel celarvisi, eppure disvelando la più intima vulnerabilità sensibile.

 

 

Epitaffio

 

Dall'Epitaffio per Pascal

     "optasset

mortuusque etiamnunc latere qui

vivus semper latere voluerat"

 

 

 

 

 

Il primo gennaio 1988

 

Il primo gennaio, nel freddo del mattino, gli spazzini di colore a levare poi il vomito e i vetri dei festeggiamenti.

 

A ajouter, all'elenco delle meraviglie di Parigi: la città all'altezza del ponte Alessandro II, del quartiere latini Saint Julien Le Pauvre con il suo intorno e Saint Severin, soprattutto per il capolavoro delle nervature plastiche del suo deambulatorio, il cortile interno dell'Hotel di Cluny e le vetrate della Sainte Chapelle, come gia quelle in Notre Dame; e quale da Saint Julien la cattedrale vi riappare, particolarmente se immaginata con gli occhi dell'eretico sguardo di un écolier

 del medioevo, alla cui vista risorga nella impervia leggiadria che ne ostenta il potere ecclesiale.

Le mie immaginazioni notturne  per le vie di Parigi sono ora un alternarsi di lubricità revivescenti e di fantasie estatiche, spurghi e aneliti di cattedrali, la possanza spirituale degli archi, nello slancio, che ne rinvigoreggia la confidenza in un'intima forza, intanto che di fuori l'infuriare delle acque e dei venti vaneggi contro i demoni alati tutelari; lo spirito, al riparo, la scala a chiocciola che avvitano punti di volta all'infinito[1]...

placatesi le raffiche d'acque, la luna splendente sull'alto dei pinnacoli e delle guglie di luce candenti di Notre Dame.

Sono poi ritornato all'altra cattedrale del mio immaginario,

al Beaubourg ancora aperto, nello stand librario, in luogo di affratellarmi in spirito di lettura a Celan o a Perec, nelle immagini sessuali divagandovi di R. Mattelthorpe.

 

 

L'ultimo acquisto

 

Infine l'ultimo acquisto sono state le Oeuvres complètes di Réné Char. La pecunia mancando, lasciando invece nella scansia la traduzione recente di" Pavots et Mémoires" di Paul Celan.

 

 

Di ritorno

 

 

Sotto le raffiche di pioggia, a quest'ora ero ieri di nuovo a Montparnasse, per ritornarvi al cimitero e ritrovarvi infine la tomba di Baudelaire.

Eccoli, dopo avere voltato "avant à droite et àpres à gauche", i due gradini dei quali mi aveva già parlato l'addetto all'ingresso, eppoi sovradominante l'epitaffio del generale Aupich, primo comandante di divisione, senatore anziano, ambasciatore a Roma ed a Madrid, etcetera, etcetera, quindi Charles Baudelaire in un riquadro, " son bon fils mort à 46 ans, ed alfine la seconda sposa a suggellarlo del generale Aupich.

La pioggia a raffiche aveva rovesciato i vasi e una rosa  dei fiori presenti.

Più volte li ho rialzati, ma lo sferzarli del vento era implacabile, così come il senso di ogni vanità di intentare corrispondenze.

Ho rammemorato pertanto i grandi testi che di Baudelaire più ammiro, il Cigno, l'Età anteriore, il suo sublimarvi in bellezza l'interminabile orrore.

Poi desolato ho vagato per i boulevards ed i grandi magazzini "Lafayette", alterato come già al rigurgito di sessualità allucinata nelle vie dei pornoshop di rue de Clichy e Saint

Denis.

L'altro ieri è stata invece la spoglia tomba di Stendhal che ho visitato nel cimitero di Montmartre.

Dopo avervi ritrovato in bluescenze polverose le sepolture di Labiche e di Castagnary, tra le travature di sostegno della sopraelevata nel suo clamore traverso il luogo di sepoltura.

 

 

 

 

 

Per Parigi

 

E per Parigi era il ricadervi costante all'indifferenza nel vuoto; la solitudine, o la finitudine stessa, allucinando fantasmi di idoli polemici, per riavervi così una voce e un volto nella sterminazione patita.

 

 

Dopo la rilettura di Proust

 

Poi, dopo la rilettura nel cafè di Montparnasse delle pagine di Proust su Parigi durante la grande guerra, la città era a splendermi nitida e fredda in tutto il suo splendore si sgolatoio di artisti; sotto i suoi ponti, gonfio della Senna, fluttuantevi ancora il cadavere di Celan.

 A inizio pagina

 



[1]Così come nell'interno soffuso di Rembrandt, al Louvre, o nella Torre di Yeats, la cui eco del "grande gong" mi è risuonata di continuo nella sera della partenza.