all'indice delle pagine di diario degli anni 1992-94

Pagine del 1992

 
 

Seconda parte

 
 

 

"Pesci di fogna".

E' in una battuta del film di Lindsay Anderson, tale espressione che ho ritenuto.

Poichè la considero particolarmente acconcia a esprimere quanto mi siano ributtanti i giovani razzisticamente infetti. Trasudano una volgarità ch'è esaltata della propria ignoranza quant'è più rozza e fetida (insolente), una tracotanza ch'è solo in attesa dei tempi favorevoli per disfogarsi nel sangue.

Allo stesso tempo che si mimetizzano in bravi ragazzi ordinati e composti.

Igienicamente sani e puliti, pronti all'usa e getta di un coito  come si presenti l'occasione.

Sic mi esse videntur. 

 

 

L'antisemitismo, ancora...

Ed in classe si limiterà a solidarizzare con chi è ebreo, nell'avvertenza dichiarata che altrimenti, come egli condannasse con sdegno, favorirebbe per reazione il contagio (imitativo).

Ribadirà tuttavia, si predispone, che la persecuzione non può che indurre chi è diverso a perseverare più ancora tenacemente nel suo essere, poiché è l'oppressione persecutoria, sono i rapporti di potere che ogni giorno ti si ripropongono contro, la situazione che ne ha acuito l'intelligenza esistenziale, e che non può che farlo inasprire d'odio e d' orgoglio, a fronte di chi è tanto più forte quanto più rozzamente ignorante e stupido e (fetido e bestialmente) lubricamente volgare.

 

(Che tali rudimenti ottusi gli bastano per detenere il vantaggio

e predominare, laddove è un'acuità spuntata l'intelligenza sensibile , tutto il sapere esistenziale di un'intera vita di sofferenza, di chi è il retaggio irrimediabile di un'inferiorità ancestrale.)

Con lo sguardo, di sottostante pur sempre, che leva la donna verso l'uomo che si esalta, impedendola, che lei debba reingoiarlo (ributti) (di dentro) fino in fondo nella soffocazione.

 

 

 

E' notte tarda e non ha ancora preso sonno, rimette il pentolino dell'acqua un'altra volta sul fornello, spera che una camomilla possa concigliargli il sonno prima o poi, quando oramai non ha più di tre ore di sonno prima del risveglio l'indomani mattina per la scuola.

E' il rovello che dura da di una intera esistenza che lo tormenta di nuovo, provocato da certi loro atteggiamenti ieri in classe, gli stessi di innumerevoli volte, ma che ora, nella reminescenza ulteriore... : oh, ma glielo schiaccerà  pure sulla faccia, la vita, quel loro sorriso d'intesa che lo imbestia in un odio atroce.

Ma di così atroce, che significa istantaneamente tra loro? si chiede nel ritrascinarsi a letto in un'investigazione che gli affanna il respiro.

Significa, prova a chiarirsi, che tutta l'intelligenza e la sensibilità acuitasi in millenni di vilipesa sofferenza di una specie reietta, eppure non basterà mai, fino alla fine del tempo, a scongiurare che ogni nuovo giorno il mondo le risorga contro, mentre a loro è d'avanzo la rudimentalità bruta, l'ignoranza strafottente che volgarmente ti ostentano, a riassicurare il predominio; anzi, è la stessa ottusità avvincente (impunita) che li preserva immuni da scrupoli, che fa che ci prendano e strappino l'assenso... già destri a ogni prontuario usa e getta susseguente...

E non basta, scuote la testa, sapere che è difficile, comunque, resistere al puzzo del pesce di fogna, che sono destinati a insignificanti esistenze di massa fallimentari, in mostruosità  domestiche ( in orrori domestici) di putrefatti rapporti che si tengono eppure in scena per ulteriori decenni; o ripetersi che non sono altro che la genitura di chi vive senza motivazioni, secondo necessità, in quanto costituiscono la mentalità di chi è la semplice messa in atto degli automatismi sociali; quel loro sorriso, indelebile, gli stronca ogni residuo di comprensione e di pietà, gli restringe la gola nella morsa di un odio mortale.

 

 

Implacabile, inestinguibile mio odio tormento di quel loro sorriso.

Ne rilevava l'abiezione rivoltante Bettin, su L'Unità, in una intervista quale l'autore de "L' erede".

E' una ostentazione, dice esattamente, innanzitutto di superiorità.

Fondata, come ogni razzismo e intolleranza, sulla denigrazione nell'altro di quanto, negritudine, omofilia, handicap psicofisico (gibbosità ossea), o sull'esaltazione in se stessi di ciò, ricchezza familiare, status etnico- sociale privilegiato, che non dipende dalla propria natura.

Ed è un' ostentazione intensificata dalla ferocia sprezzante dell'irrisione di ogni inutile sforzo, del sottostante, per rendersi degno e apprezzabile in capacità e meriti acquisiti, in sensibilità ed intelligenza perspicue ed acuite.

Poichè il colore bianco e sano della propria pelle, l'uso normale del proprio cazzo che si può già pubblicizzare, l'essere ricchi di famiglia o l'avere già la moto da corsa o le scarpe di marca secondo l'ultima moda, assicurano una superiorità immediata ch'è incontrastabile (irresistibile).

Che consente l'arroganza di ostentare la più ottusa volgarità  prevaricatrice, che i bennati sanno di potersi consentire impunenemente, poichè comunque la faranno franca e prevarranno, e troveranno pur sempre chi a loro la darà vinta; anzi, è appunto tale indegnità indecente che li farà i match winners, tanto più capaci di prenderci quanto più  profumati e lubrici.

E comunque, nell'odio, un sospiro di conforto: che la fuga del tempo, verso la morte, non appare mai abbastanza vertiginosa, quando quel loro irriderti è l'avvenire (il futuro) che incombe.

 

 

 

Rivedere in IL coraggio di essere, di Gargani, ( il saggio dell'omonimo volume, 1992), nel fondo della penultima pagina quella citazione indiretta di Wittgenstein, utile a comprendere la natura di certo antisemitismo e delle connivenze con esso; come cioè sia l'assenza di risonanze, nella profondità, di un'angoscia interiore rammemorante, che per un verso non inibisce il protagonismo di esistenze banali (insignificanti) ad armarsi la mano per sprangare, ad affiggere stelle gialle o a gridare morte agli ebrei, benché (pur) non sussista un odio e un timore antisemita, pur di apparire alla ribalta di prime pagine e schermi; e come sia la stessa insussistenza di un' interiorità sgomenta, in esistenze per lo più necessitate dai più grossolani interessi, a spiegare altresì la indifferenza o il minimizzare corrivo e complice; in chi è pur una mente comunque calcolante e realistica senza ombre inquietanti.

 

 P. S. Il passo, a pagina 103, è il seguente:"Pensare è dunque ricordare, perché non potrei esperire un evento come terribile, inquietante, tutto fuorchè banale, se esso non fosse la eco di una terribilità e di un'inquietudine che sono già dentro di me."

 

 

Per la giornata di di un professore semita.

 

Quando nel sottopassagio il fiotto d'allievi gli viene incontro, festosi che lo sciopero contro il razzismo sia l'occasione di cui profittare per evitare la scuola, " Culo, culo..." è il grido che si perde alle sue spalle dopo la svolta.

Poi in classe fa l'appello dei presenti: Non v'è chi si è palesato antisemita e razzista che non abbia profittato dello sciopero per essere assente; mentre sono presenti, tutti gli allievi che sa contrari a ogni intolleranza razziale.

 

 

E' notte tarda e non ha ancora preso sonno, rimette il pentolino dell'acqua un'altra volta sul fornello, spera che una camomilla possa concigliargli il sonno prima o poi, quando oramai non ha più di tre ore di sonno prima del risveglio l'indomani mattina per la scuola.

E' il rovello che dura da di una intera esistenza che lo tormenta di nuovo, provocato da certi loro atteggiamenti ieri in classe, gli stessi di innumerevoli volte, ma che ora, nella reminescenza ulteriore... : oh, ma glielo schiaccerà  pure sulla faccia, la vita, quel loro sorriso d'intesa che lo imbestia in un odio atroce.

Ma di così atroce, che significa istantaneamente tra loro? si chiede nel ritrascinarsi a letto in un'investigazione che gli affanna il respiro.

Significa, prova a chiarirsi, che tutta l'intelligenza e la sensibilità acuitasi in millenni di vilipesa sofferenza di una specie reietta, eppure non basterà mai, fino alla fine del tempo, a scongiurare che ogni nuovo giorno il mondo le risorga contro, mentre a loro è d'avanzo la rudimentalità bruta, l'ignoranza strafottente che volgarmente ti ostentano, a riassicurare il predominio; anzi, è la stessa ottusità avvincente (impunita) che li preserva immuni da scrupoli, che fa che ci prendano e strappino l'assenso... già destri a ogni prontuario usa e getta susseguente...

E non basta, scuote la testa, sapere che è difficile, comunque, resistere al puzzo del pesce di fogna, che sono destinati a insignificanti esistenze di massa fallimentari, in mostruosità  domestiche ( in orrori domestici) di putrefatti rapporti che si tengono eppure in scena per ulteriori decenni; o ripetersi che non sono altro che la genitura di chi vive senza motivazioni, secondo necessità, in quanto costituiscono la mentalità di chi è la semplice messa in atto degli automatismi sociali; quel loro sorriso, indelebile, gli stronca ogni residuo di comprensione e di pietà, gli restringe la gola nella morsa di un odio mortale.

Un odio che si alimenta dell'odio di se stesso, in un' intensità soffocante cui non ha più riparo da opporre, da che quest'estate è venuto meno alla sua integrità di insegnante.

E l'irrisione beffarda, o le mormorazioni, non può più fronteggiarle, come gli anni precedenti, dicendosi ad altrui detrimento di avere l'onorabilità integerrima di chi può giudicare.

 " Il sottoscritto,**, Commissario di Italiano e Storia presso la " Commissione d'esami di maturità  dell'Iti di ** etcetera etcetera, chiede che sia allegato e messo a verbale quanto segue:..."

Nei lambiccamenti di rito, che si esigono, quando occorra appellarsi ad un Superiore nella repellente prosa della burocrazia scolastica, iniziava così, il lungo testo di rampogna, che per sfogarsi aveva indirizzato, pur a giochi fatti, alla Presidentessa di quell'ultima Commissione d' esami di cui aveva fatto parte l'estate scorsa; una tuonitronante, fulmini e saette, che s'era squagliata giorno dopo giorno al cimento; tale lettera rivolgendogliela, esacerbato allo stremo, perché avesse così requie una notte come questa già lungamente insonne e convulsamente agitata, senza più remissione dopo l' acme doloroso che l'aveva colto, quando tardi, troppo tardi, si è reso conto dell'avvenuto.... riconsiderando i prospetti dei voti dei Commissari suoi colleghi nelle varie prove d'esame...  dopo gli scritti gravissimamente insufficienti, inalterabili, a un riscontro di tutti i voti degli orali, ove risultava che pressocchè nessun candidato aveva più riportato una insufficienza negli orali, ove le parole volano e s'accordano, mentre invece Scripta...

" Per quanto tale richiesta fosse legittima, semprechè non  fosse risultata univocamente orientata,- seguitava la sua voce di protesta ( seguitavano le parole di quell'atto di protesta), gli è parso un controsenso che ha reso un gravissimo torto al suo operato, che gli sia stato richiesto- e a lui soltanto- di motivare, e per iscritto, in quali termini intendesse esercitare la doverosa pienezza delle sue prerogative di Commissario d'esami, all'atto di accertare la maturità o la non maturità dei candidati, avendo enunciato il suo dissenso rispetto a dei criteri, quali quelli configurati dalla Presidentessa, che non potevano che essere integralmente riveduti, come è accaduto per intervento dei Commissari interni, in luogo di quello che pur era da attendersi piuttosto dai Commissari esterni, in quanto prescrivevano per la liceità di un giudizio di non maturità, che non dovesse sussistere nessun elemento favorevole al candidato, dei criteri, che se recepiti, avrebbero impedito di giudicare non maturo qualsiasi candidato da parte di qualsiasi Commissione, e privo pertanto di ogni crisma di legalità..."

Se la ricordava ancora di fronte, la donnona enorme, che stizzita reiterava nei suoi riguardi l' accusa dissennata, perché le opponeva resistenza, di essere per questo un totalitario, nel mentre folle di irresponsabilità, lei veniva perfezionando la sua connivenza con la scuola in esame, lei che le prime settimane aveva solidarizzato appieno con la sua condotta conforme alle normative, muovendo da posizioni  ch'erano ancora più estreme che le sue, tanto che il primo giorno aveva minacciato addirittura di ritirare uno scritto, di un candidato sgomento, perché in un dizionario tecnico figurava il disegno di un impianto..., anzi, esortandolo a infierire nei voti oltre la sua misura costante...

Poi lei aveva cominciato non solo a desistere... nel suo ritirarsi nel piano superiore, come in un Aventino, (quando gli orali avevano incominciato a non lasciare più dubbi sulla scontatezza degli esiti...)

Ed era rimasto lui solo, fra gli altri, nelle cui discipline tecniche d'esame, nulla era la sua competenza di insegnante di lettere...

" Cane che abbaia..." si era venuto dicendo...

Non intuendo, ancora,  quanto lei già avesse oltrepassato ciò che lui cosi veniva presagendo...

E quando le aveva anticipato (ventilato) che nel caso di un determinato allievo lui si sarebbe espresso per la non maturità

" Sarà maturato a maggioranza, lei aveva replicato, al che soltanto, lui aveva cominciato a prefigurare già tutto con sgomento... che significassero quelle sue telefonate a questo o a quell'altro Presidente, per trarne conferma di come fosse impotente a decidere altrimenti di ciò che le metteva in bocca la scuola una Commissione d'esami, secondo norme ministeriali che lei asseriva le legassero le mani, norme di cui lui le aveva pur richiesto senza ottenerla visione, e di cui in sede scrutini l' aveva ancor invitata vanamente a dargliene comprovatante lettura; norme che sapeva benissimo, infatti,  che non costuivano che nell'immaginazione collettiva della generalità consolidatasi dei Presidenti di Commissione, poichè non costituivano che una deformazione restrittiva dello spirito dei regolamento, ma che erano assurte oramai a direttive vigenti, poichè le dettava la ingenerata dalla pavidità di una disassunzione generalizzatasi di responsabilità, dentro il corpo del tutto cedevole e molle di una presunta categoria, quella degli insegnanti, sempre più connivente, sotto le specuie di quanti suoi colleghi,  specialmente sotto l'ammanto parolaio di uno spirito d'opposizione e di sinistra sempre più vacuo, con la svalorizzazione e la agevolazione degradante degli studi scolastici ...

Quando ancora era con lei in rapporti d'intesa, riferito ai colleghi della Commissione che gli allievi si prestavano ad interrogarli nelle sole discipline di loro gradimento,

" Davvero non possiamo non dirci tutti che democristiani",

le aveva soggiunto, con una cattiveria dettata dalla consapevolezza che quell'Istituto era un caposaldo scolastico delll' Amministrazione di sinistra della città...

"Ed è parsa al sottoscritto tale richiesta particolarmente disdicevole, per usare un eufemismo, aveva seguitato in quell'allegato, " poichè è stata inoltrata in assenza di qualsiasi richiesta di chiarimento, invece, ai Commissari delle materie d'indirizzo, delle ragioni per le quali tutti i candidati che sono stati considerati più o meno gravemente insufficienti negli scritti inconfutabili delle stesse discipline, - come solo quella notte, lui eppure ancora ingenuo, aveva accertato ad un riscontro che era stato sistematicamente perseguito- con la sola  eccezione di un candidato iniziale, siano tutti apparsi in grado di riparare  provvidenzialmente, tramite dei colloqui nel cui svolgimento il sottoscritto, per imperizia, ha pur dovuto riconoscere una inevitabile delega fiduciaria ai rispettivi Commissari.

................................."

Eppure aveva subodorato qual'era il trend, si era reso conto che sempre più veniva meno l'incertezza sull'esito delle interrogazioni, e lui stesso, in quel clima generale, aveva cercato di essere quantomai comprensivo e flessibile, pur seguitando a valutare negativamente gli esiti indecenti, inconfutabilmente,  ma che le cose fossero giunte fino a quel segno...

Eppure lui aveva seguitato a variare i giudizi... a formulare insufficienze, di fronte a risultanze inconfutabilmente indecenti...

Come avrebbe potuto, nonostante tutto, assecondare un esito scontato di assolutoria generale, se nella sua scuola aveva seguitato a contribuire oltrechè a promuovere a bocciare?

Era questo, al postutto, il nocciolo duro della sua resistenza morale.

Si, lo sapeva già come sarebbe finita, eppure riteneva ancora che loro li avrebbero dichiarati maturi, certi candidati, nonostante le oneste risultanze di oneste prove, in virtù di un' insindacabile interpretazione propria, eppure tra di loro unanime, dello spirito delle norme, non già, mio dio, addomesticando a tal punto colloqui e giudizi..., combinando la cosa a tal segno, e pretendendo per giunta di vincolarlo oggettivamente alla loro autonegazione della facoltà di giudicare!

Nel seguito di quella lettera aveva voluto quindi beffeggiarla, nelle sue presunte competenze, quella donnona Presidentessa così autoritariamente succube e proterva, e tanto più obnubilata e boriosa quanto più sottomessasi:

" Inoltre il sottoscritto fa presente alla Presidentessa, Signora Clelia Malanima, che è perlomeno uno sproposito, come Lei ha sostenuto, rapportare gli esami di maturità a degli scrutini estivi, e pretendere la sussistenza di gravi ed incolmabili lacune, quale requisito indispensabile per la non maturità; in quanto, a differenza di tali scrutini, per gli esami di maturità non sussiste la facoltà degli allievi di riparare e colmare a settembre le lacune verificate.:

Auspicando di avere evidenziato, in tal senso, come siano vari i versi in cui si può rischiare di rendere il proprio operato illegale, nell'Esercizio delle proprie funzioni di Presidente o di Commissario d'esami, tanto più se si diventa succubi oltre le proprie stesse possibilità di contrastarli, di determinate logiche e giochi d'intenti, Etcetera, Etcetera...."

Ma poi, quando il giorno seguente le ha trasmesso il testo, e lei l'ha letto...

Lui era diventato un omino ch'era sbiancato sottile di fronte all'imperiosità di lei, quando brandendo la lettera, illividita di sdegno, ha convocato tutti quanti a seduta stante plenaria  imputandogliela davanti:

 " Sentite, sentite, fate caso a quel che insinua il qui presente collega, quando usa quel " provvidenzialmente", o impiega quell'"inconfutabili", riferiti alle prove scritte, a differenze dei colloqui d'esame, legga, legga fino in fondo, il nostro collega,  quello che ha scritto, vi ci accusa tutti quanti di disonestà professionale..."

Certo, lui non era arretrato nell'interpretarne il senso, rotto dal'emozione aveva pur ribadito che anche se tale opinione non v'era formulata espressamente, non negava certo che le sue parole potessero essere interpretate giusto in quel senso...

Ma lui, non lei era lì di nuovo l'imputato, lui, non loro, doveva lì giustificarsi e rispondere della propria condotta, lui che osservava le normative per preservare il valore di prova formativa degli esami, anzichè loro che si erano degradati, quali insegnanti, a complici del raggiro da parte dei candidati delle istituzioni scolastiche.

Loro, non lui, dovevano dunque lì temere l'altrui giudizio, tremare di fronte alle conseguenze di una denuncia...

E invece aveva tollerato o addirittura creduto che loro potessero minacciare di sporgere denuncia, non aveva manco visto, nel loro fare offeso e indignato quanto tremavano...

E così era stato lui, messo all'angolo, che aveva più degli altri ostentato il timore d'avere violato un rapporto, che aveva cercato di preservare lo sguardo negli occhi degli altri, offerto una via d'intesa e di riconciliazione...

" So benissimo, che solo se avessi denunciato in tempo l'eventuale accaduto, per quanto già potevo supporre durante i colloqui, avrei i titoli per dare corso a quanto può lasciare supporre quanto vi sostengo..."

E addirittura aveva provato sollievo nell'essere riaccolto fra loro, nientemeno che al cenno di benevolenza materna di lei, non più offesa, la magnanima, quando " poveretto", " vedete di risollevarlo", aveva detto loro non più iraconda.

Solo ora lo intendeva benissimo, traendo chissà quale respiro di sollievo allo scampato pericolo, per che cosa significava per loro tutti la sua rinuncia a procedere oltre.

Colmo del colmo dell'umiliazione inflittagli, erano quindi seguitati gli atti di magnanimità, nei suoi riguardi, cosicchè (ed ora) Lei, ora non più, non aveva più bisogno di quella sua dichiarazione scritta sui criteri di giudizio della maturità degli allievi, gliela restituiva condiscendendo...

Che importava, adesso si torturava, che loro avessero capito che lui aveva capito tutto, e che implicitamente avessero con lui poi ammesso tutto quanto: " E tu, come ti comportesti, di fronte a uno che ti pretende di giudicare dall'esterno? "

Di fronte a se stesso, ogni volta che riattualizzava la scena, tornava ad essere lui, non loro, che si sentiva chiamato a rispondere di fronte alla più alta corte di giustizia; quella che solo nei suoi riguardi, nei confronti del genere umano, ritiene lecito formulare l'estrema condanna.

Lui l'unico escluso dal suo rifiuto di una condanna a morte.

Tale e tanta è la vergogna di se stesso che non può più revocare, quale si è acuita poi al ritorno a scuola, di fronte ad allievi che deve formare, educare e giudicare, e che (si sente adesso) sente di essere divenuto indegno di valutare e selezionare, per l'ignominia che ha rivelato nell'ora in cui doveva salvaguardare la sua decenza superstite. (riscattare la sua indecenza). che quel verdetto esce riconfermato ogni volta che ritorna in classe, con sempre minori possibilità d'appello.

Finchè non venga il giorno che la sentenza è stata per lui irrevocabile.

Occorreva solo per questo

Perché la sentenza sia inappelabile occorre, ancora, che Il disprezzo di se stesso lo perfezionino gli altri.

Senza più alcuna possibilità di scampo,

Solo così, la sua mano avrebbe trovato la forza che glielo imponesse.

E la forza gliel'hanno data loro, quel giorno, gli ultimi dei suoi allievi.

Non occorre, più, oramai, che il suo disprezzo lo perfezionino gli altri.

Come quando oggi, nel sottopassaggio, dal fiotto d'allievi che gli è venuto incontro, festanti che lo sciopero contro il razzismo fosse l'occasione di cui profittare per evitare la scuola, " Culo, culo...", è stato il grido che si è perso alle sue spalle dopo la svolta.

Poi in classe ha fatto l'appello dei presenti: Non v'è chi si è palesato antisemita, e razzista, che non abbia profittato dello sciopero per essere assente; mentre sono presenti,  in popchi,  i soli allievi che sa contrari alla intolleranza razziale.

Con quel loro sorriso, alla sua spiegazione del culto dei greci del bello.

A levare la mano su di sè può bastare quindi poco.

Finalmente.  

Quando per se stessi non c'è più nessun elemento favorevole.

 

L'antisemitismo, ancora, e l'odio razziale e del diverso ...

E in classe, al loro rientro, lui che dovrà limitarsi a solidarizzare con chi è degli altri, nell'avvertenza dichiarata che altrimenti, come egli condannasse con sdegno l'inevitabile , favorirebbe per reazione il contagio (imitativo).

Ribadirà tuttavia, si predispone, che la persecuzione non può che indurre chi è diverso a perseverare più ancora tenacemente nel suo essere, poichè è l'oppressione persecutoria, sono i rapporti di potere che ogni giorno ti si ripropongono contro, la situazione che di lui ha acuito l'intelligenza esistenziale, e che non può che farlo inasprire d'odio e d' orgoglio, a fronte di chi è tanto più forte quanto più rozzamente ignorante e stupido e (fetido e bestialmente) lubricamente volgare.

 

(Che tali rudimenti ottusi gli bastano per detenere il vantaggio

e predominare, laddove è un'acuità spuntata l'intelligenza sensibile , tutto il sapere esistenziale di un'intera vita di sofferenza, di chi è il retaggio irrimediabile di un'inferiorità ancestrale.)

Con lo sguardo, di sottostante pur sempre, che leva la donna verso l'uomo che si esalta, impedendola, che lei debba reingoiarlo (ributti) (di dentro) fino in fondo nella soffocazione.

 

E comunque, nell'odio, trae al ricordo di ciò quell' irrisione gli ventilava in faccia, questo sospiro almeno di conforto: che la fuga del tempo, verso la morte, non appare mai abbastanza vertiginosa, quando quel loro irriderti giovanile è l'avvenire (il futuro) che incombe.

 

 

         

        

 

 

 

 

 

Costituirebbe l'autentica descrizione di una battaglia, la rappresentazione di due ore di lezione quali le ultime d'oggi in 2c. Ove la tensione sfinita- stanotte non ho dormito che tre ore, ancora, per registrare per loro la replica di Curva Hitler di Milano Italia- è lo sforzo di trovare ad ogni azione di disturbo la contromossa da inventare all'istante, che è vincente nella misura in cui converte l'ira o lo sdegno nauseabondo in un estro di spirito, nell'escogitazione di una trovata che li assoggetta ad un compito ingrato con fare divertito ed ammirato.

Rilanciando a distanza interminabili sfide e singolari tenzoni.

Sic.

 

 

E' stata un'illuminazione feconda di un seguito: l'idea insortami, mentre illustravo loro come lo sviluppo delle capacità mentali trovi la sua origine prima nella liberazione delle capacità delle mani con l'acquisizione della statura eretta dell'Antropiteco, di illustrare a quali vertici di prestidigitazione espressiva ne sia pervenuto l'uso tecnico, nell'arte pianistica di Glenn Gould. A raffronto con il potenziamento del'intelligenza geniale a compensazione della distrofia atroce nel fisico inglese Hawkins.

E si erano messi intanto a ridere, quando parlando dei nostri cugini, gli scimpanzè sapientes, ho detto loro come in virtù della stazione eretta condividano con noi la facoltà esclusiva dell'amore frontale tra le specie animali.


 

 

Nota

L'allievo Tontolini ha lanciato con impeto eccessivo la gomma al compagno senza seguire una curva parabolica.

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Oggi in seconda, al verificarsi delle solite sottrazioni a chi più si impermalosisca della colla o della gomma o di che altro, ho assunto il criterio di valutare l'intelligenza di una persona dalla sua capacità di divertirsi e di divertire senza offendere o recare torto agli altri. 

E all'allievo oltremodo offeso e infastidito dal tormentio degli altri, ho soggiunto di tenere conto che purtroppo la madre degli sciocchi è sempre incinta, e che alla stupidità degli altri, poichè non può essere abolita per decreto, purtroppo è giocoforza ci si adatti, evitando di dare loro modo di divertirsi con delle (nostre) reazioni così risentite.

 Helas, credo che dovrò presto problematicizzare, altresì, come la civiltà liberale possa essere la forma migliore di coesistenza civile, perché consente più di ogni altra al singolo di isolarsi (dalla stupidità diffusa) dalla violenza della volgarità di massa.

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 I miei diari scolastici seguitano in ogni caso a deludermi, perché non lasciano nemmeno suppore quale sia l'allegria divertita e l'affetto che anima l'esercizio delle mie lezioni. Ove lo spirito ironico è l'atteggiamento disarmante che più assiduamente perseguo.

Quando le scriverò con la stessà felicità delle mie note di viaggio?.   

 

 

 


 

 

Il mio fervido europeismo, il mio senso di appartenenza fin nell'intimo più intrinseco agli splendori e agli orrori della cultura europea, eppure in me convive, ricordavo a me stesso in questi giorni nel profilare nuovi itinerari natalizi continentali, con il senso di solitudine più agghiacciante per le sue contrade, con l'incapacità di stabilire qualsiasi forma e modo di comunicazione con gli altri viventi della comunità.

Annichilitovi a una frazione numerica insignificante delle varie moltitudini di massa di Rues e Strasses ( et Ut e Odoi).

E vagolandovi con un margine di riserva mentale di neanche una settimana.

Zombie che si alimenta di antichi accenti elisabettiani, della saghe Nibelungiche che reincantino le absidi ( che reincanta la pietra) di Worms. 

 

 

L'accento falso delle mie geremiadi sociali, allorchè denuncio la mia miseria di lavoratore dipendente e le ingiustizie che patisco quando intendo accedere a una dimora a equo canone o ai servizi sanitari, è nella consapevolezza, che le duplica ( doppia), ( che le risvolta), che tutto quanto patisco è altresì voluto, che è l'esito al contempo di disadattamento e di preservazione aristocratica, di vigliaccheria pusillanime e di sfrontato coraggio, (che è) ciò che mi è giocoforza perpetuare, per preservare una specola donde scrivere senza prosternare la Musa.

Potrei pure dare lezioni private, tentare di intraprendere una colaborazione con il foglio locale, infischiarmene delle condizioni di locazione del mio contratto di affitto, farmi residente e non più pagare rincarata la bolletta della luce e avere l'assistenza medica ch' è ancora gratuita....

Eppure... Eppure...

che disagio anche solo supporre la tensione incombente di porre condizioni al mio locatatore... mi dico... anche solo evocare l'idea di un trasloco...di rimettermi sul mercato immobiliare con le masserizie per strada... come mi è uggioso, oh, non voglio neanche pensarci, il pensiero del tirocinio lento e gratuito, dapprima, e del larvato disdegno che dovrò sottacere, la voce sottomessa e dimessa, nel sottopormi al vaglio di qualche gazzettiere locale, attendere il beneplacito, per potere collaborare a scrivere interventi su un'attualità politica che mi infervora per quanto per l'appunto mi è estrinseca; e pur anche le lezioni private, che compromesso ignobile della mia arte liberale, mi asfissierebbero privandomi di ogni tempo disponibile, dato l'incredibile scrupolo che pur sempre vi riporrei, poichè anche le più ottenebrate ( pervicaci) meningi si affiderebbero a diretto pagamento, per me obbligantissimo, alla mia taumaturgia di incredulo stregone dnelle proprie arti linguistiche.

Anche solo dovermi arrampicare sino alla plafoniera per ricambiare la lampadina ch'è guasta, il dovere strascicare

qualche mobile domestico per ergermici sopra, è fatica che mi costa solo a evocarla un tale stento...

O peggio, meditare di ( tentare di) riabbocarmi magari stasera, con il mio locatore, per un'intesa che sblocchi le condizioni di un patto in deroga che mi consenta di farmi residente dove vivo e lavoro...

Meglio ostinarmi qui a trascrivere al computer la mia impotenza, ricorrendo di nuovo all' aula di Informatica dell' Istituto scolastico dove anche oggi sono tornato sotto la pioggia, poichè non posso disporne di uno personale, digitandovi al solo prospetto (remunerativo) munifico di una posterità differita di qualche decennio dopo la mia morte, tanto mi spaventa il confronto non solo con i vivi, ma con chi dovrà sopravvivermi in tutto l'odio velenifero che incrudelisce contro i morti chi ne è stato in qualche guisa debitore e a loro è sopravvissuto, secondo quanto attestano le nefande denigrazioni in corso  della memoria di Montale e Calvino e Pasolini, per tacere il destinio postumo di quant'altri letterati e scrittori negli ultimi anni scomparsi.            

 

 

 

Oggi non v'è più Paese dei Balocchi che non sia una Società per Azioni.

 

" Denatus" Hrabal- In memoria di A. Dubceck.

 

 

Sull'ultima pagina in bianco de " Il coraggio di essere".

 

Occorre farsi cosa per dirsi un'anima.

 

Solo chi ne è sedotto può criticare un idolo.

 

Altrimenti detto:

Solo chi di un mondo ha fatto il suo destino ne è capace della critica.

 

Oltrepassare il mondo traversandolo.

 

 

 

La propria bellezza è la verità che incarniamo vivendo.

( Nel senso: la verità è la bellezza che mostriamo (esprimiamo) vivendo).

( In tal senso è il vero a identificarsi con il pulchrum.

E la bellezza è la verità ineffabile. Che si mostra. Et veru(?) incessu(?) patuit dea.)

( Ossia il bello non è in tal senso ( dei suoi vari) il vero logico o filosofico- scientifico esteticizzato(la sua stilisticità in forme di vita enarrate che lo rivelano o in forme figurative che lo rappresentano).

 

 

 

A Zenaugui,

... dopo " Un mister Bush, "una brutta bestia come lui" , Anzichè " Uno della sua cricca o della sua risma"

 

 

Al brano iniziale del testo "Nel Magheb, dopo Saddam":

" Anzichè " Espanso ", riferito al sudore, usare il sostantivo "pregna" o l'espressione " di cui nello sforzo l'ho impregnata", a seconda del modo in cui la frase che non ho presente è costruita.

 

 

 

Mi era parso alquanto bruttino, sotto il casco, il ragazzino che nella lanca in secco s'era riavviato lungo l'argine con il motorino, una volta che i crossisti sopraggiunti ebbero terminate le loro evoluzioni nelle sabbie del fiume.

Avevo seguitato tuttavia a fissarlo mentre si allontanava, nelle sue nude gambe troppo corte e tornite.

Quando, prima del termine dell'erta, è venuto arrestandosi presso il suo veicolo, e per quanto potevo intravedere distante, si è abbassato i calzoncini, ne ha estratto il sesso in erezione, ed ha intrapreso con foga a masturbarsi fronteggiandomi.

Sorpreso, l'ho inteso in un primo istante come un atto di offesa, e mi sono volto altrove, come se disgustato, per evitargli ogni soddisfazione esibizionistica.

E se invece, mi sono chiesto appena dopo, volesse provocarti per coinvolgerti? Accertare la tua disponibilità sessuale? IL tuo ritrarti perbene non è già la maschera ddella tua fuga? Verifica a tua volta...

Mi sono fatto così coraggio e sono avanzato, poi, accostatomi a un pioppo, mentre lui seguitava a fronteggiarmi brandendolo senza masturbarsi, a mia volta ho aperto i pantaloncini ed abbassati gli slip gliel'ho ostentato, quindi ho iniziato con la mano a esasperarne il glande. Lui ha iniziato a sua volta il movimento lento e poi accelerato di dimenarlo in sintonia, interrompendolo quando me ne sono distolto perché già sborravo.

Ho contratto l'acme del piacere e ho allora reimmesso l'uccello negli slip, accelerando il passo per avvicinarlo mentre si ricomponeva.      

 

 

 

 

 

La maturità, della mente autunnale, è lo sconforto e la consolazione crepuscolare che ogni cosa (tutto) è inestirpabile: l'orrore della svastica e l'offerta della propria vita perché ne sia salva (se ne salvi) un'altra, lo scherno che infierisce e lo sguardo che implora, l'attaccamento che trovò soccorso( l' esaudimento) e il rimpianto che ancora qui invoca, l'amore e l'odio di ogni altro che ci sconvolse ( ci toccò nel fondo) ( ci agitò nell'intimo).

Così oggi pomeriggio ero ancora in quella stanza di caserma, di fronte al sergente avvenente che mi ha richiesto e che confuso mi rinvia senza spiegazione.

" E' questo che vuole, o che vuoi?"- avvicinandolo, anzichè congedarmi, ora invece gli chiedo nello slacciarlo...

E anzichè freddarmi, come mi accadrà domani, scambio ora una facezia, che ci rallegra, con l'allievo che ha in queste settimane disvelato che l'amavo per riderne con gli altri.

So, che in lui non sussiste reciprocità.

Ma anche se in me ugualmente non può esservi verso le donne cui piaccio corresponsione, eppure so, che identicamente, il mio ritrarmi seguita a suscitare in noi attrazione e repulsione, in ritorsioni e fascinazioni che ci avvincono pur in interminabili assenze.

 

 

Tutto è inestirpabile, certo, a sconforto e consolazione.

Ma l'inestirpabile che insiste, è la sedimentazione degli atti mancati che ritornano in scena. Che come tali, non tornano a ripetersi che per mancare ( venir meno) di nuovo.

Revivants di una vita già morta.

 

 

 La monotonia poetica è la fedeltà veridica all'unica e medesima cosa che appetiamo, all'unica e medesima tragicità che ci dà sconforto.

 

 

La felicità autentica è il consentire alla morte, in ogni catastrofe che la preannuncia.

Pertanto si ride di ciò di cui si piange.

E il comico è identico al tragico.

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