Lo smantellamento del ponte di San Giorgio negli anni 1919-1922

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

" Nel 1915 non rimaneva che parte della Rocca in principio del ponte ed il ponte levatoio nel mezzo; della Darsena non si avevano che miseri avanzi subito dopo il Ponte Levatoio. Il ponte ora non si vede più, fu coperto, sepolto, anzi, da una larga e bella strada, più elevata e spaziosa del ponte, che rende più comoda la viabilità, e la assicura dalle periodiche inondazioni"

Vasco Restori, Mantova e dintorni, citato in " Recuperiamoci il ponte di S. Giorgio", di Luigi Pescasio, La Voce di Mantova, domenica 28 giugno 1998.

Tale compianto ebbe a scrivere del ponte di San Giorgio l' architetto Cazzaniga" Ho visto seppellire l'antico Ponte di San Giorgio, avevo 13 anni: piansi. Vidi smantellare pezzo per pezzo il meraviglioso ponte levatoio e buttarne in acqua i marmi e i mattoni, mentre le parti in legno venivano caricate sui carri e portate in altro luogo... Le trovai nel '45 in un magazzino del Palazzo Ducale... poi sparirono anche da lì... Il magnifico ponte levatoio del Seicento, smozzicato, sgretolato, demolito giorno per giorno, scomparve per sempre... I bei fornici del ponte che si rincorrevano dal Castello alla lunetta pian piano si riducevano in altezza, fagocitati, imbrattati da quella sudicia melma che, a poco a poco saliva fino a stopparli e soffocarli inesorabilmente".

Cazzaniga Arch. J., "Oltre tre anni di progetti e problemi". Cfr. La Gazzetta di Mantova del 13 maggio 1988, p.5 ( citato in " Mantova e il problema dei suoi laghi" di Egidio Azzi, Bottazzi, Suzzara, 1999)

Lo stesso dipinto di Alfredo Monfardini, Il ponte di San Giorgio, Notturno, del 1934-1935, è la riesumazione postuma di una immaginazione nostalgica del ponte di San Giorgio.

Ma quando si decise di demolire il vecchio ponte di San Giorgio, "nessuna voce si alzò contraria alla sua soppressione", almeno dove si aveva voce in capitolo, ha scritto Stenio Defendi, nel bell' articolo " Ponte di S. Giorgio": Memorie Antiche", apparso sulla Gazzetta di Mantova del 1986, del quale riprendiamo i passi in questione:

" L' opera venne chiamata " Rialzo e sistemazione del ponte San Giorgio sulla strada Nazionale n. 9".

Il vecchio ponte veniva soppresso perché non era più all'altezza dei tempi. A dare il colpo decisivo fu la piena del 1917, arrivò a mettere sott'acqua il piano stradale di 2,20 metri.

Non stava più alla pari con le nuove esigenze: il traffico veniva interrotto sovente per il passaggio dei natanti, per le riparazioni, inoltre c'era la ristrettezza del levatoio e la sua macchinosità di manovra, il traffico ( era) in continuo aumento e ( si verificava) la facilità d'immersione nelle soventi piene.

Il vecchio ponte aveva solo carte perdenti dalla sua. La prima grande guerra era appena cessata e una grande moltitudine di reduci senza lavoro premeva per averne, e quello ( della risistemazione) del ponte di S. Giorgio sarebbe stato uno di quelli ( che si prospettava ) a lunga durata.

Nessuna voce si alzò contraria alla sua soppressione. Nessuno ebbe a dire o a scrivere parole d'opposizione alla sua fine. E questa avvenne.

Fu cancellato: era retto, nitido, col suo castello di travi di bilancia; un assieme che formava quel gran quadro ponte-città, un tutto d' immenso (...) stupore.

Il cupo rossore delle murate, dei volti, della palata non incornicia più l'orizzonte delle case, delle torri, delle cupole, della vetusta città ferma tra acqua e cielo.

Per anni carriole e carrelli vi riversarono sopra terra e terra finché i suoi 33 volti furono otturati e poi sommersi. E poi ancora terra e terra, sassi, rottami asfalto, fino a formare una grande diga!

Una bara lunga più di un chilometro. Fu lasciata un'apertura di fronte al filone della corrente, congiunta da uno snello ponte di 40 metri.

Era scomparsa la lunga stretta striscia di mattoni sanguigni sorretta dalla catena dei volti infitti nel fondo del lago che lasciava passare la quieta corrente mentre ribadiva incessante l'acume degli ingegneri dei Gonzaga: l'acqua del lago scorreva per tutta ampiezza."

Nel settembre del 1921 i lavori del nuovo ponte sono terminati .

La carreggiata più che raddoppiata, m.8. Livello stradale da m.18,90 a m.22,48

Stenio Defendi, nell' articolo al quale si fa riferimento, oltre alla Nota del genio Civile di Mantova e ai telegrammi che riguardano il " programma di lavori di difesa perimetrale della città", riporta dei brani dell' articolo della Voce di Mantova del 25 luglio 1922, che celebrano l'inaugurazione del ponte.

"Alle 9 precise dell' altro giorno, Autorità e invitati convengono sul nuovo ponte.

La folla si accalca allorché Mons. Origo, Vescovo di Mantova impartisce la benedizione. Al termine la banda cittadina intona la Marcia Reale.

Durante il rinfresco, entro la galleria del Mercato dei Bozzoli, l'onorevole Scalori rievoca le memorie antiche del ponte scomparso ed augura il risorgere a nuova e migliorata vita al rione S. Giorgio. Gli applausi sono calorosi e ripetuti.

Le parole del Commissario Regio hanno uguale successo. Ed oggi Mantova tutta, concorde ed unanime si presta a celebrare e solennizzare la scomparsa di quel rudere...".

 

Ritorna alla cronistoria del ponte