IL secondo giorno, in Isphahan

Il secondo giorno, in Isphahan, mi sono recato a visitare la Nuova Julfa.

Ma all' ora cui vi sono pervenuto, oltre mezzogiorno, come presumevo era già chiusa la cattedrale armena di Vank,

Nell' attesa della riapertura pomeridiana ho fatto ritorno a piedi al ponte Si o Se, lungo i parchi ed i viali affacciati sul fiume.

Innumerevoli famiglie, stese delle coperte sull' erba, erano intente a un déjeuner rivierasco, alcune in sosta, altre con la tenda, lungo un tratto  del fiume che la luce dell'ora abbagliava in un riflesso iraniano della Senna.

Sotto le arcate del ponte, nella stessa casa del te, rieccolo il poeta iraniano, intento a scrivere e trascrivere sulla stessa trafila disordinata di  fogli.

 
 

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Nelle case del te sotto il ponte Si o Se

Mi ha riaccolto, mi ha offerto del te, un narghilè.

Da quanto mi è venuto dicendo nel suo vorticoso anglo-farsi,- che mi era penosamente incomprensibile quanto la sera avanti, benché con lui non abbia fatto più mostra di alcuna difficoltà- ma avesse parlato un inglese perfetto le cose non sarebbero certo cambiate gran che...-, nell'Iran dove gli antichi poeti si commemorano nei loro mausolei, il nostro giovane poeta, il discendente di al Ghazali, aveva potuto sopravvivere solo lavando i gabinetti pubblici.

Come i farisei nel Vangelo di Matteo, ho pensato, che commemoravano i profeti che furono le vittime dei loro progenitori, mentre si accingevano a immolare il Figlio dell'uomo.

Che era rispetto alla sua fame di libertà, ciò che a poco a poco veniva allentando il regime iraniano?

Fosse stato rivoluzionario comunista, o un derviscio sufi, gli si prospettavano pur sempre ancora il carcere, se non la scomparsa,  o l'interdizione, se le autorità l'avessero scoperto

In entrambi i casi, la lotta politica radicale o l'itinerario mistico a Dio, erano fuori dei canoni delle regole ammesse in Iran, per legittimare la prassi o un un culto 

I parsi? Credeva nel mazdeismo come in ogni religione, ed in nessuna in particolare od in effetti. Non convenivano anche gli zoroastriani con il cristianesimo, e l'Islam, nelle identiche leggi formulate: rettitudine della mente, delle parole, del cuore, degli atti?

Sono tornato a chiedergli dei poeti iraniani, di Sorawardi, Molla Sadra...

" Per Sohrawardi non c'è forse un'altra Isphahan, in un altro cielo, dove i muri di questa parete non sono di pietra materiale?"

In tutta risposta da un suo libro di poesie ha trascritto in farsi, e traslitterato in caratteri occidentali, un brano di Attar che figura nella" La lingua degli uccelli ".

  Lì all' istante, prima che ci lasciassimo, ha voluto che glielo leggessi a voce alta, come se la mia semplice lettura, soccorsa dalle sue correzioni, potesse apportarmene la significazione.

 

La cattedrale armena di Isphahan

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  La cattedrale della Nuova Julfa, orientalizzata nella cupola bulbacea e nell'improntatura cieca dell' esterno, conserva della tradizione armena la sola pianta della sala a cupola interna, ahimè tremendamente affrescata, in ogni dove murario,secondo le tradizioni pittoriche occidentali com'erano state iranizzate all'epoca dei savafidi.

   Erano invece meravigliose le miniature del Museo, bellissimo un disegno di Rembrandt che aveva come soggetto il patriarca Abramo, la sua canizie rivolta ad un passato secolare, nella sapienzialità di uno sguardo stanco di quanto egli aveva vissuto in terra,-

 Insostenibilmente atroce, quanto vi scorreva in video-immagini del genocidio armeno.

Avevo ancora pur sempre il tempo, prima dell'autobus serale, per ritornare sul luogo del mio misfatto iniziale in Isphahan, nella moschea del Venerdì, dove le mie intemperanze rivoltanti avevano disturbato la preghiera di mezzogiorno.

Avrei ritrovato gli stessi addetti che vi avevo insultato in termini così ributtanti, che mi avevano preso per un pazzo, com'ero in effetti? E se mi avessero trattenuto? Che vi tornassi sui miei passi, era in ogni caso un emendamento dovuto

L'emozione di essere giunto in una moschea cosi miticamente agognata, con tanta fatica, non aveva retto all'impatto con la loro interdizione, ch'era solo un invito a che sopraggiungessi più tardi, finita la preghiera, mentr'io credevo che costituisse il mio prematuro allontanamento definitivo.

Ho traversato in ansia l'intero bazar che addentra nella moschea, la sua animazione, prima di potere raggiungere la santa soglia.

Altri erano ora i custodi, potevo accedere senza patemi.

Ma quando stavo peregrinando addentro all' ivan settentrionale, e mi ritenevo oramai sottratto al cimento, ho visto sopraggiungere chi avevo più offeso, -dandogli del muso schifoso in una lingua a lui incomprensibile-chi più era rimasto contrariato dalle mie miserabili reazioni inconsulte, intento ora a scaricare con una carriola dei calcinacci.

E allorché anche lui mi ha visto, mi ha riconosciuto e mi ha sorriso..

Che capolavoro immenso, plurisecolare, è seguitata a riapparirmi la moschea del Venerdì, la spiritualità della tensione plastica delle sue muqarnas si inalveolava macroscopizzata entro la cortina muraria degli iwan, ove il loro mordente si placava nella fissità dell'ordine eterno compaginante.

Immagini della moschea del Venerdì di Isphahan

 

 

 
 
 

 

 

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E nel blu e nel verde di celestiali acque smaltate, era trascesa e preservata la terrestrità dell' ocra, in laterizi e ceramiche  che tramavano l'ordito di uno stessa fronte, o  nel contrapporsi  degli ivan come l'uno la nostra patria celeste e l'altro il nostro esule slancio.

 

  A Bam