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 What beautiful  Journey!

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18 gennaio 2006

 Come è possibile, che nel ricordo, il più incantevole dei miei viaggi si  stia già dissolvendo,  negli affetti più  intimi disincarnandosi come l'evanescenza di  un sogno? Anche i sensi  paiono oramai inerti a rivivificarlo,  benché  sia rientrato neanche da così poco tempo,  e nello splendore dell' India invernale abbia lasciato quanta la  bellezza stupefacente  e quanto ho più caro, riguardo e riverenza,  l'amico più  amato del mio cuore, riguardo e riverenza ammirata,  per ritrovarmi dilaniato nelle carni e nello spirito dalle mute spaventevoli dei miei più orridi studenti..

"What beautiful journey/travel", erano le parole che sospiravo commosso a Kailash, l'altra domenica, ad una sosta sulla via del ritorno tra Kajuraho e Jhansi, nella luce estasiante di quel pomeriggio splendido di cui era crepitante la giungla- newP1010499.jpg (1101635 byte)

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E Kailash mi abbracciava con furtivo  abbandono,  per ringraziarmi così del mio apporto al reciproco dono, che avevamo alimentato insieme l'uno per l'altro,  fatto concrescere  nell' esperienza magnifica che volgeva al termine.

" Kailash, niente finisce, tutto ora comincia  di nuovo" alla stazione di Jhansi gli avevo detto per vincere con le parole l'emozione del pianto.newP1010501.jpg (980620 byte)

Si era già dileguato nella folla quando  lo ricercavo lungo i binari, aveva già raggiunto gli amici con i quali rientrava in auto a Khajuraho, dopo che era sceso dal treno in cui mi aveva aiutato a disporre i bagagli, e  che un ultimo bacio aveva suggellato il nostro distacco.

Ma alcun strazio di pianto faceva seguito all' avviarsi del  treno verso Gwalior, una forza tremenda mi inoltrava nel tunnel  del distanziamento, nella sollecitudine  cure di assicurarmi in Delhi un confortevole alloggio.

Nella sera buia fuggivano intanto via, a ritroso, i luoghi che mi erano apparsi smaglianti  di luce quando, in senso contrario, li avevo percorsi  nell' andata  pomeridiana, e quando un sogno, una favola vivente,  mi era parso ritrovami a pochi mesi di distanza, dopo poche ore di volo da  Mosca serrata nella neve e nel gelo, nella stessa India per raggiungere la quale dal Pakistan, l'estate scorsa,  mi era occorsa una ventina di giorni.  Una favola vivente, nel medesimo tempo,  mi era  sembrato il  ritrovarvi risorta la luce, di una intensità dolcissima. dei giorni rinati della mia infanzia remota, e in quella luce avvivarsi i colori della stessa miseria che trascorreva intenta nei campi, nelle casipole e presso le baracche e gli attendamenti delle periferie, lo splendore dei shari delle donne che con in capo le fascine, o l'erba o la brocca dell' acqua, lungo le strade a bordi della ferrovia raggiungevano gli abitati.

Kailash intanto seguitava a dormire nella cuccetta sovrastante,  quasi che si ostinasse  a rifuggire ogni discorso tra noi, come già era accaduto nella stazione del quartiere Nizamuddin da cui eravamo partiti, nel primo pomeriggio.

 

Ci eravamo forse illusi di ritrovarci amici? la mia gioia. nel sogno di essere di nuovo  in India, doveva stemperarsi nell'amarezza di dovervi convivere nella simulazione di una convivenza forzata?

Una cordialità indaffarata aveva costituito il nostro risveglio in quell' alberghetto, di Paranji,  in cui si dispiaceva di avermi condotto, da che nella notte vi eravamo arrivati dall' aeroporto, ove era ad attendermi da ore, come mi aveva promesso

E per parte mia, da che ero sceso dall' aereo, benchè sapessi quanto mi stesse aspettando al di là delle barriere in uscita,  avevo messo in atto ogni dilazione possibile del nostro incontro, di cui al tempo stesso che  l'aereo veniva raggiungendo e toccando il suolo d'India, era venuta meno ogni aspettativa emotiva.

Eppure  ero scoppiato in lacrime, i giorni avanti,  quando mi aveva scritto che pur di raggiungermi all' aeroporto, avrebbe lasciato Khajuraho la sera stessa che io sarei partito in volo dall' avrei  lasciato l'Italia, affrontando cinque ore di autobus sino a Jhansi, poi il treno notturno spossante  fino a Delhi.

E mi ero allarmato e intenerito di fronte al suo smarrimento,  a quanto era disposto a fare altrimenti, e  a ridefinire dei progetti in comune che aveva approntato, alla sola  ipotesi  che la nebbia, la khora, che una mia collega mi aveva detto che le aveva impedito un primo atterraggio a  Delhi la scorsa stagione invernale,   potesse scompaginare i suoi piani.

 Era in grado di  farsi recare in auto fino a Delhi, disdire e concordare differentemente ogni prenotazione di treni e di hotel, che volevo dunque che egli facesse? E quel suo biglietto musicale, poi,  la vigilia di Natale, che mi aveva ammaliato in tale nella sua sentimentalità  confidente sua confidenza nel caro amico, nel vero amico che io ero per lui,  ringraziandomi di essere per lui tale tesoro del cuore.


 Dear Friend...

there's so much

beauty all around

during the holidays

but only a dear

friend like you

can make the 

season sparkle

 

 

We all need
a dear friend
just like we need
the magic of Christmas.
For a true friend
moves us,
wakes us up,
brings us back
to life,
and reminds us
just how precious life is
and how blessed
we are.

And I want to thank you
for being such a friend,
and for making each day
of life more meaningful.
I truly treasure this
beautiful gift from the heart
that you've given me.

Merry Christmas!

 


la card è visibile al seguente indirizzo

Click here to view  the  greeting page

 

Possibile che l'apprensione timorosa della delusione reciproca, potesse a tal punto fagocitare nella paura il mio sentimento struggente di amorosa amicizia ? Ma come l' ho  rivisto, mentre tra la folla in attesa degli interessati sopraggiunti  in aereo brandiva quel brano di cartone, toccante, con scritto il mio nome e la mia città, la mia apatia è divenuta sconcerto e sgomento, si è tramutata nel sollievo amaro del vuoto liberatorio  da una presunta passione che si vanificava: era il mio magnifico Kailash quell'oscuro indiano, dal volto butterato,  finanche imbarazzante nel suo imbarazzo goffo, rattrappito come un automa turgido in quei miseri abiti invernali in cui serrava le mani, mentre trasmetteva i suoi voleri all' albergatore che guidava la jeep noleggiata per condurci  in albergo?

Senza che avessi a  rammaricarmene, la sua indianità scostante poteva pur restarsene a dormire nella branda accanto, mi dicevo quando ci siamo ritrovati in stanza a luci spente, fuoriuscivano intanto dalle lenzuola  i suoi esili piedi dilungati, che mi rammemoravano con ribrezzo quelli che avevo visto ardere, e incenerirsi, nei roghi delle cremazioni del Manikarnika gath, in Varanasi.

Ma quando, di sorpresa, al rientro dal bagno mi si stendeva accanto, ritrovavo appresso quella cara sua pelle profumata e fine, i suoi tenui e morbidi capelli di un nero vivissimo  e sotto le coperte in cui mi invitava a nasconderci  al riparo dai cattivi uomini che ci albergavano, ricevevo e ritrovavo la sua effusione istantaneamente.

Ignoravo che a stravolgerne i lineamenti era l'imbarazzo di non essere riuscito a trovarmi in Delhi un albergo più decente, l'ansia di uscirne dal traffico che gli era soffocante, un imbarazzo che animava la sua impazienza alla stazione ferroviaria, il suo lasciarmi di continuo per desumere prendere informazioni sul possibile ritardo del treno, alla partenza diferita, per assicurarmi il vitto e l' acqua durante il viaggio.

Eppure anche in treno, sembrava preferire ogni occasione per non intrattenersi con me, il sonno pomeridiano in una cuccetta  vuota,  la conversazione occasionale con un viaggiatore in corridoio, ogni diversivo, piuttosto che intrattenersi con me  e lo starmi accanto.

Lo splendore esterno dell' India , anche soltanto l'esservi, il visitarla comunque,  mitigavano l'amarezza del dubbio sulla effettività dei nostri sentimenti, la incertezza sulla possibilità di  riuscire a  convivere con Kailash durante tutto il corso del viaggio, se avessimo dovuto rimanere in rapporto mediante la sola finzione della nostra  amicizia, inscenando una cordialità che se non si fosse arenata ai primi attriti, sarebbe sopravissuta solo per arrivare al finale di recita  delle false promesse di restare in contatto,  mediante lo scambio di e-mail e di saluti al telefono che si sarebbero ben presto rarefatti fino a cessare per sempre.

Ma l'arrivo in Jhansi, a lui familiare, nell' aria pungente della era inoltrata,  scioglieva il  nostro distacco, ci accalorava già sul risciò che ci conduceva all'hotel, alla cui vista  mi sorprendeva  la croce che risplendeva sulla sua sommità.

Al risveglio della nostra intimità fraterna, nella calda luce mattutina intravedevo un presepe in un  canto dei portico ch'era in prossimità della rèception. P1010188.jpg (361342 byte) 

Lo  fronteggiava assiduo  Lord Ganesh, nel suo sembiante statuario, una cui replica interna  stava ricevendo da un inserviente l'omaggio  di un mandala floreale.

Attendevamo fin quasi a mezzogiorno che un suo amico ci conducesse in auto alla vicina Orcha, dove un altro suo amico era la guida che ci affiancava, all' ingresso del complesso dei palazzi rajiput che sorgono su un isola del Betva

Recalcitravo, prima di accondiscendere,  diverso  era il mio programma, il percorso cui intendevo attenermi, non volevo vincolarmi a tal punto  con guide e conducenti, mi sentivo piccato nel mio orgoglio intellettuale, per quanto già sapevo di Orcha, ma l'amicizia mi inteneriva di uno spirito nuovo, sentivo che dovevo consentire, dispormi ad accogliere e ricevere, prima ancora a mia volta di poter dare, e dare e dare, tutto quanto il mio cuore mi ispirava a concedere e a versare a Kailash.

Ci muovevamo inevitabilmente distanti, per il tramite della guida, nell' aggirarci tra gli splendidi interni del palazzo edificare da Vir Singh Deo in onore di Jahanghir, per una sola  notte ivi suo ospite, mentre io armeggiavo l'uso agli esordi della videocamera digitale, insieme con quello persistente della fotocamera 

Ma tra l'armonioso librarsi dei chattri nello splendore luminoso del giorno, a vari altezze distanziati in mirabile equilibrio aereo tra le cupole scannellate dei padiglioni delle otto torri sorgenti nelle varie direttrici,

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la sua ammirata curiosità ingenua, e la mia intellettualità estasiata, ci rendevano compartecipi l'uno dell' altro, in virtù dell' interesse condiviso per la bellezza incantevole di cielo e terra e  templi e palazzi della favolosa sua India.

Dal Palazzo di Jahangir siamo usciti all' esterno, in direzione della confluenza del Betva con un immissario,  attraverso la porta che ebbe a festeggiare l'ingresso del sovrano moghul,  in cui due elefanti si fronteggiavano ancora a tributargli onore, P1010191.jpg (260819 byte)

 

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e dalle postazioni militari la vista spaziava sulla vallata crepitante di luce, sugli sparsi cenotafi edificati ove i sovrani di Orcha furono cremati, come già sapevo e Kailash mi traduceva, dato che il suo amico interprete non  riusciva a trovare  le parole in inglese.

Già così, oppure con il richiudermi la borsa della videocamera che restava aperta,  e reclina, con il soccorrermi  quando nel salire le scalinate accusavo un dolore che risale alla lesione remota del  mio menisco,  non era più semplice accompagnatore, o predispositore, cominciava a farsi  aiutante e collaboratore, secondo lo spirito d'iniziativa per il quale già prima della partenza mi aveva organizzato il viaggio secondo l'itinerario che gli avevo preventivato, prenotando i biglietti ferroviari e il pernottamento negli hotel.

Ma in tale suo sforzo non si prodigava, forse,  per compensare  l'incapacità di sentire alcunché al cospetto di un mondo di bellezze  precluso, in cui sembrava che vagolasse a disagio e smarrito,  simulando uno stupefatto stupore come un pesce fuor d'acqua?

La cultura che  io avevo voluto che soltanto  ci unisse in una relazione integrale ,  ricorrendo alla sua amicizia  quale chiave interiore del mio accesso al mondo dell'India,  escludendo al contempo  ogni atto della scrittura dal corso del viaggio, perchè in essa non mi distanziassi da lui quale suo oggetto, in sua assenza, o quando nel sonno mi stesse solo accanto, non mi stava fatalmente separando da lui in modi penosi, relegandolo a sopraffatta comparsa delle mie escursioni nella valle gangetica?

 

Quand'anche fosse stato  vero, ....ma non era non era così , lo stato di soggezione  in cui Kallu s'aggirava tra il palazzo di Jahangir e il  Raiah Mahal,P1010215.jpg (254088 byte) 

P1010216.jpg (264997 byte)rinserrandosi nelle maniche del suo giaccone tra tale e tanta bellezza,  interloquendo con il suo amico su quanto sapeva degli avatars di Vishnu che vi erano effigiati, sulla sua incarnazione in Lord Khrisna tra le immancabili gopi,  

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era lo schiudersi della sua anima, in stupefatto stupore, a un bene che lo incantava per davvero, di cui la sua mahatma,  tale  sua anima grande  era  rimasta denutrita fino ad allora, . nella sua curiosità bambina vaga di tutto.

In vita sua, mi aveva confidato, era stato solo ad Agra, da piccolo, a  Delhi,  e AyKonarak.

Lasciavamo i palazzi nel luminoso calore meridiano che irrorava ogni aspetto di Orcha e delle vallate intorno, per il palazzo convertito in Rami Mandir e il tempio Chaturbuja,  P1010217.jpg (224282 byte)  Nonostante la  superiore bellezza monumentale di quest'edificio immenso, la statua di Rama non aveva voluto saperne di trasmigrarvi dal vicino palazzo,  che pertanto fu commutato in un suo tempio, destinando ai culti shivaiti il Chaturbuja.

Fosse dipeso solo da me, più a lungo avrei sostato nei mercati di dolci offerte e fragranze floreali religiose,  multicolore di cumuli di spezie,P1010218.jpg (267800 byte)

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 che si distendeva tra Palazzi e  i templi.

 

 Era  incantevole  la vista abbagliante dei loro complessi

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dall' alto  della cupola del Chatarbuia e delle guglie intorno a forma di sikkara, 

 

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che volgevano a una conclusione shivaita la vastità di ispirazione islamica degli interni cruciformi.

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Mai al nostro sopraggiungere sciami d'api si snidavano in volo, allarmavano Kailash per il pericolo che costituivano per l'amico suo ospite, ci inducevano ad affrettare la discesa

.Restava ancora da raggiungere il santuario dedicato a Laksmi, new1P1010229.jpg (277226 byte)

su di un'altura che ne esaltava /slanciava  la fronte d'ingresso, P1010247.jpg (226529 byte)il suo pentacolare dispiegarsi nellle mura di cinta ingroppate in dorsali di animali marini, snodantensi in torrette rugose di scaglie,  intorno alla guglia centrale lamellata in brattee di pigna.

 

 

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Incantevoli visioni delle deità induiste si alternavano a scene d'epoca di cacce e di battaglie , negli interni dei corridoi lungo le mura di cinta

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Solo nel tardo pomeriggio  lasciavamo Orcha per Datia.:

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troppo tardi per visitarne al meglio gli interni, ma in  tempo  bastante perchè Kailash ne rimanesse talmente incantato da volervi tornare, quando fossimo stati di rientro da Bopal, Sanchi, da volervisi sospingere allora fino alla vicina Sonagri,  jainista,  di cui  gli avevano favoleggiato l'incanto le guide del luogo.

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