INDEX novembre gennaio 2016
 
     
  Nell'imminenza di Diwali


Ed eccomi di nuovo nella mia stanza di Khajuraho ove mi ritrovo ancora desto nel fondo della notte, mentre oltre il cortiletto interno il sonno raccoglie in un’unica stanza Kailash e la moglie e i nostri ragazzi. Ajay come sempre accanto alla madre, su dei giacigli stesi sopra il pavimento, Kailash insieme a Poorti e a Chandu ai suoi lati, su uno dei due letti che altrimenti sono raccostati
Chandu è crollato di schianto nel sonno, dopo un’intera giornata di "games" con il tablet che gli ho regalato, di follia giocosa con il suo babbà ritrovato, Con Porti sono bastate poche delicate parole, un bacio sui capelli, come con Ajay un’occhiata sconsolata quando disteso nel letto l’ho visto intento a seguire alla televisione trucide scene di wrestling , . Mohammad , come ama fare, l ho ritrovato nella mia stanza senza che si fosse annunciato, appena vi ho fatto ritorno al mio rientro dal shiva net, in cui ero stato alle prese con tutte le complicanze di una richiesta di un permesso indiano di soggiorno. Sono tornato a baciarlo ad ogni mancato distacco sulle guance del suo bellissimo volto, nel fargli differire il ritorno dal farmacista che ne fascerà di nuovo il bubbone alla caviglia di un’infezione trascorsa, per dirgli di che cosa ho in mente di fare di meraviglioso con lui ed Ajay, la marcia mattutina alla scoperta degli alberi della giungla dell India centrale che compaiano lungo i percorsi che recano ai vicini villaggi. “ Sarà molto bello soprattutto per Ajay, che ama l’agricoltura, ma lo sarà anche per me. Al mondo bisogna conoscere ogni cosa”.
Kailash mi ha invece raggiunto di sorpresa nel call center, mentre al telefono tentavo invano di tranquillizzare l’angoscia apprensiva di mia madre, che mi aveva cercato sul cellulare di Kailash due ore prima, che mi avrebbe raggiunto nuovamente due ore fa, nel cuore della notte, dimentica che le avessi telefonato a lungo solo poco ore prima, di ogni mia vana rassicurazione.
L’amico poi avrebbe assistito ai miei tentativi inutili di effettuare l upload di tutti i documenti richiesti per il permesso di soggiorno., di cui altro era ogni volta il formato o la dimensione richiesta. rispetto a quelli delle fotografie o delle riproduzioni inoltrate.
Prima di lasciarci poc’anzi, mentre già Chandu era sprofondato nel sonno, e Vimala e Ajay e Poorti iniziavano a rannicchiarsi entro le loro coltri, ci siamo detti che cosa occorra comperare domani per Diwali.
“ Patakas! “ mortaretti e petardi aveva chiesto a gran voce Chandu, quando avevo iniziato a parlarne prima che si distendesse e si addormentasse all istante..
Andremo io ed Ajay con lui sul mela ground per comperare le innocue girandole su cui ha convenuto Kailash, con il quale per l indomani avevo già acquistato una statuina in metallo di Laxmi che mancava al sacrario domestico, e che è indispensabile per la puja di domani sera. Per ritrovarci tutti insieme nel celebrarla, Poorti dovrà rinviare a dopo Diwali il suo soggiorno nella località nativa di Byathal, che aveva appena richiesto al padre lacrimevolmente..
Come Laxmi possa felicitare del brillio di una fortuna economica la nostra soglia, al cui limitare ritinteggiato due lumini sono accesi per propiziarne il viatico, come in ogni altra casa dintorno, è davvero la tremula speranza di un sogno del cuore, ora che l’ammontare su cui possiamo contare si erode irreversibilmente,e che ci è dato solo di seguitare il nostro buon operare e ricercare, restando in attesa, mentre ci congediamo intanto da ogni giorno trascorso come da un buon giorno solo che ci sia costato il meno possibile. Nella gioia grande che stamane è subentrata alla ansia e all’assillo , al pensiero che è così perché mi sto donando e non sto trattenendo, confortando Kailash e i suoi cari della mia fedeltà-

12 novembre 2015


La mia felicità indiana
La mia felicità indiana ora è lasciare, uscendo di casa, Chandu consenziente, in incantevoli sguardi, a che spegnendo il computer concluda la sua ulteriore visione di pulcini nebulizzati di Chichen invaders o di acrobazie impossibili di Alex Gordon, il nostro omino bambino attenendosi così all impegno assuntosi, con papà Kallu, che se oggi non è andato a scuola per riposare ancora un poco e fare gli ultimi compiti, domani non farà i capricci per esservi in tuk tuk di primo mattino, e allontanarmi di casa con un filo di speranza ulteriore, dopo che sono stato contattato da Delhi perché mi ci rechi per vedere che cosa è possibile fare insieme nel mondo turistico, come lo è che Mohammad al telefono mi abbia detto frattanto che sta ora bene, e che non profitterà più del passaggio in moto che gli offre Abbas, e con cui deve anticipare il rientro, per ridurre la lezione d’italiano al pretesto distratto di un nostro incontro, e poi nel sole che di dicembre splende anche sulle miserie nefaste di Khajuraho, è ritrovare che con il taglio di un ulteriore tronco potato i lavori di asfaltatura delle sue strade procedono verso una fine che nessuna corruzione o gelosia di interessi ulteriore potrà più impedire, come già domenica , dopo la ripianatura dei cumuli e strati di ghiaia che venerdì l’altro avevano reso il percorso un sentiero disastrato, ho scoperto con sollievo che ora è agevolmente percorribile la strada sino a Kundarpurah, - la futura Chickenpurah, per chi ha occhi soprattutto per i suoi allevamenti di polli che ne sovrastano di numero le case, il che faciliterà i nostri contatti con il villaggio natio di Byathal, sovrintendere alle nostre bufale e ai terreni di Kailash che sono ora nelle mani del padre, ed è quindi la mia felicità indiana anche solo trovare per strada un venditore di guava e poterne comperare mezzo chilo al prezzo di sole trenta rupie, per irrobustire di frutta la salute mia e dei nostri bambini, e poi, nel corner Lassi, per non più di cinquanta rupie nutrirmi di uno squisito paratha ripieno di miele e banana, mentre al telefono sgorga tra me e Kailash un’ intesa profonda, su che fare o non fare, spendere e risparmiare, non che su quali vegetali- palak, cucumbers, green dahl, loki- siano propizi per le sue emorroidi, riso compreso, purchè sia quello non brillato che si ritrova nei villaggi, apprendendo che è per accertarne lo stato che l’amico deve essere di rientro a casa, e non può prolungare il suo stazionamento con il tuk tuk di fronte a uno degli hotel cinque stelle, in attesa che finalmente ne esca uno dei turisti che vi alberga, che non sia sotto la sorveglianza speciale di escort e guide ufficiali. Al fondo di tutto, la gioia profonda delle parole in cui con pietate e magnificenza, il riflesso della Benevolenza del tutto è ritrovato.
( testo in via di revisione e correzione)

10 novembre 2015



Mohammad e la sua vita di grazia e miseria
Quando questa sera mi è ricomparso accanto nel Corner Lassi, Mohammad è tornato a splendermi di un volto radioso nei suoi occhi gioiosi, e la sua voce poteva di nuovo modularsi scherzosa, seduto allo stesso tavolo dove ieri nulla che gli dicessi, che gli manifestassi, riusciva ad allentare la fissità nel dolore del suo volto e del suo sguardo, al ritrovarsi a stomaco vuoto, al terzo giorno di inattività del padre come venditore di tè, dopo che in un' intera giornata di lavoro non aveva racimolato che 35 rupie, neanche il guadagno di mezzo euro.
A sua madre in giornata erano rimasti i soldi solo per comperare la farina con cui aveva impastato sei, sette chappati, di cui dei vicini avevano fornito il companatico di alcuni pomodori che aveva insaporito con del sale e della menta. E Mohammad si era schernito di non volerne mangiare, per lasciare il cibo alla sorella e agli altri suoi familiari.
Suo padre aveva farneticato la notte avanti, disperato di averli trascinati in una simile situazione lasciando Kanpur per Khajuraho, dove la casipola che aveva acquistato, ora che era precipitato in miseria non era più in grado di venderla ad un prezzo che gli consentisse di trasferirsi altrove. Ed intanto Mohammad sentiva al contempo di voler restare con me, per dividere insieme il proprio dolore ed avere di che saziarsi, e di dovere tornare accanto a suo padre.
Il ragazzo le settimane avanti mi si era detto fiero di lui, per come prima con l’esercizio di un tuk tuk, aprendo poi un banco di vendita di lassi, un altro di tinteggiatura di abiti, ora quello della vendita di tè , si era arrabattato in tutti i modi per fronteggiare le calamità in cui era incorso in Khajuraho, - per giunta i ladri due volte gli avevano svuotato degli averi in denaro e gioielli l’abitazione, e Mohammad durante la mia ultima permanenza in Italia non aveva avuto modo di lasciare la bicicletta sull’ uscio di casa, stremato dal sonno per un suo stato influenzale, che anche questa gli era stata rubata.
Ancora l’ altro giorno Mohammmad mi aveva esaltato più che ogni altra volta il valore di suo padre, quando durante i giorni dei massacri indoislamici dopo la distruzione della Babur Masjid di Ayodya - la cui edificazione avrebbe profanato il luogo natale del dio Rama ed avrebbe richiesto a sua volta, e a suo tempo, che fosse abbattuto il tempio hindu della natività del dio,- per difendere la sua vita e quella della nonna materna di Mohammad, l uomo che abitualmente è di una mitezza e gentilezza unica, aveva ucciso due rivoltosi hindu che stavano per assassinare entrambi..
“ E’ stato presso**** Già alla stazione di Kanpur cui era arrivato dal villaggio insieme alla nonna,il papà aveva trovato confusione e violenza, gente che sparava ed uccideva, altra che cadeva morta o che già lo era (o che già era era cadavere) lungo le piattaforme dei binari. Aveva allora raccolto una pistola che era finita abbandonata per terra e se l’era messa in tasca. Nessun rickshaw -wallah voleva portarli dove intendevano andare, i conducenti avevano paura anche solo a muoversi Quando quei due uomini li hanno fermati, il papà e la nonna, e hanno chiesto loro in nome, come hanno così saputo che erano islamici hanno puntato la pistola alla tempia di entrambi…. Mio padre a poco a poco, perché non se ne accorgessero, ha allora levato di tasca la pistola che aveva raccolto in stazione… Ma è stato per difendere la propria vita e quella della nonna che l’ha fatto… Da tutto l Uttar Pradesh in quei giorni era accorsa polizia, non si poteva uscire di casa o accendere di notte la luce nelle case”.
“ Mohammad, sono tornato oggi a dirgli nel ritrovarlo rinfrancato, la tua vita è un romanzo di cui sei il protagonista senza poter decidere la trama, con alti e bassi, up, down, up, down, senza fine, che richiede tante lacrime che dovrai seguitare a versare nei suoi bei capitoli”
Già lunedi, come ho visto che per il secondo giorno consecutivo il padre non aveva ripristinato lo spaccio di bevande calde, ho inteso che quando ci fossimo rincontrati non avrei ritrovato Mohammad giocoso e scherzevole come il giorno prima, durante il nostro viaggio pomeridiano in bicicletta sino a Chickenpurah, per accertare lo stato delle strade che vi recano, sulla via di Byathal, il villaggio natale di Kailash., e non solo perché in mattinata aveva accusato uno stato febbrile.
Gli ho allora ripetuto che doveva preoccuparsi solo di studiare e di fare esperienza della vita e del mondo, stando in salute, che questo era ora il suo compito, con il mio aiuto e secondo quanto voleva papà. Ma già al mio rientro in casa, come mi si è concretata mentalmente la situazione del padre e familiare, ho sentito tutta l’ inconsistenza che avevano per Mohammad le mie parole, al cospetto di un genitore il cui lavoro non offre prospettive di guadagno che irrisorie, né altre gli si prospettano restando in Khajuraho, da cui non ha modo di andarsene con la famiglia al seguito, contrastato da ogni sorta di gelosia esclusiva, ( ai lati del suo piccolo banco due avviate locande offrono il suo stesso tè, senza riservargli almeno quella esclusiva, i bramini della casa retrostante lamentano che le sue due panche e quel banco d’appoggio di un fornello siano un covo di perdizione). E come al telefono Mohamad mi ha avvertito che sarebbe venuto in ufficio per la lezione insieme ad Abbas in motocicletta, il ricco suo amico di casta sayyed che di lui si serve soltanto, come di me fa ugualmente, ho trattenuto a stento il mio rigetto di tutto, per essere di nuovo in ufficio con entrambi ed Ajay, e rinnovare le mie celie linguistiche.
Se si poteva seguitare a leggere Il piccolo Principe? Oooeuh, certamente, interagivo interiettivamente, così come avrei detto detto “Aàao”, nella parlata bundela locale , “A’aaa “in Kanpur, adduceva Mohammad… “Strane , certe somiglianze sonore, io qui sono un babbà con tre b, come in Italia sarei un nonno con tre n, - stavamo studiando i nomi delle parentele-, la tatti, qui con tre t, in Italiano è la cacca con tre “c”! Fantastico l' indoeuropeo….”
Così Mohammad mi sembrava si stesse comunque risollevando, dopo che la settimana scorsa la ricaduta antecedente della sua vitalità straripante era avvenuta per l incidente che lungo la strada dissestata verso il villaggio islamico di Manjiurnagar l’aveva coinvolto al rientro a sera tarda da una mia lezione precedente.
L’auto l’aveva investito di fianco, seguitando la sua corsa, ma il peggio era capitato al suo cellulare.
“ It s defected, now”., mi aveva anticipato ricorrendo a quello di un suo amico, mentre rientravo dai templi jain per incontrarlo al Madras cafe.
In realtà Mohammad mi estraeva da una tasca prima la sim card, poi la batteria, per mostrarmi ciò che unicamente ne era rimasto intatto, poi dall’altra un involtino, in cui erano i resti sfasciati del suo cellulare.
Gli era caduto di tasca e l’auto vi era passata sopra…
“ L’avevo acquistato 6-7 anni fa di seconda mano, vedi come lo tenevo bene, la sua memoria conteneva 2763 messaggi, 852 erano vocali, più di 80 le fotografie, in gran parte della mia girl friend …”
Che importava più, che restituendogli ella il sonno e l’appetito, pochi giorni prima , benché solo quindicenne, avesse avuto la forza di rifiutare il pretendente che con la famiglia era venuto da Banda insieme con il padre della ragazza che ne era rientrato, da un viaggio complessivo di affari, per iniziare a combinarne il matrimonio ?
"Allah gave me a very bad life".
“ Mohammad,. gli sorridevo- in Italia si direbbe che per te “ piove sul bagnato”, “ it rains where is ghila “
Solo due settimane prima mi ero dato da fare perché potesse ripararlo, poiché dallo schermo era sparito ogni dato.
Un Mohammad sconsolato ed incantevole più che mai, mi mostrava allora i suoi sandali infradito
“ Vedi, sono ancora quelli che mi comprasti a luglio, quando gli altri si ruppero al ritorno in bicicletta da Byathal. Per poterli portare ancora uso la colla e il fil di ferro"
.Che mi sarebbe costato comperargliene di nuovi, se non che così avrei seguitato a privilegiarlo nelle mie cure rispetto ai figli di Kailash, con una predilezione manifesta che fa lampeggiare nella mente di Kailash una gelosia possessiva che ha i tratti della follia .....................................
“ Mohammad, ma tu sei bello come lo è la tua vita. Hai presente il circo, quelli che vi si esibiscono in giochi difficili e pericolosi? Tu sei un angelo che ogni giorno deve sopravvivere così. Da anni è questa la tua vita , la vita della tua famiglia, ma vi ritrovate ancora qui, e niente è andato perduto. Tu fossi un giorno ricco, guarderesti allora a questi tuoi giorni come ad una gran vita fantastica”.
( da rivedere e correggere)


11 novembre 2015


L’inferno delle psicopatologie di Kailash  di cui debbo essere il” guaritore ferito”, che ne fu l’ infettante, ravvivano di splendore i giorni che la settimana  scorsa prima del Natale ho finito di trascorrere in Gwalior e nel suo circondario,  risalendovi in Amrol, in Dang, agli albori iconici ancora incerti dei templi hindu delle dinastie Pratihara, in Gwalior al loro fulgore estremo già raggiunto nel Teli-Ka mandir, all’intaglio nella roccia di ogni canonica minuzia scultorea nel monolite roccioso del tempio Chaturbuja lungo l erta che reca alla fortezza,  a quanto resta della disfida in grandiosità e magnificenza / splendore ai templi di Khajuraho dei nuovi sovrani Chandella  intentata dai Kachchapagata, già loro alleati e divenutine vassalli,  nei santuari al suo interno Sash e Bau, in Sihonia nel romantico avvampare ora di rovine del Kankamadh.

Di  tali escursioni, mi è ora di conforto rammentare soprattutto quella avvenuta di domenica in Dang, un remoto villaggio in prossimità  di quel Gohad Chauraha  che mi era stato preannunciato come un insediamento che più minuscolo non avrebbe potuto essere lungo l’arteria di raccordo di Gwalior con Bindh , a trenta chilometri di distanza  dall’avvio della corsa in minipullman.

Invece, nella smentita puntuale delle proprie aspettative che sa riservare così spesso l Incredibile India, quando vi sono sceso al termine di una corsa tra distese di arativi di campi  ancora  spogli,  di un interesse paesaggistico meramente agronomico, che può attirare per la sua natura fertirrigua crassa e piatta soprattutto l’acuto  interesse economico di coltivatori punjabi, tant’è che l unico edificio di  risalto apparsomi ai finestrini era stato un tempio sikh gurudvara che avevo avvistato in prossimità dell’arrivo, mi sono ritrovato in un’arteria trafficata di un sobborgo vasto  di per se quanto  una delle cittadine cresciute lungo i percorsi stradali dei Distretti indiani a me familiari,  a tre chilometri di distanza dal  grosso del centro città vero e proprio, mentre in direzione opposta una freccia mi indicava che ad un chilometro era localizzata anche una stazione ferroviaria.

In quello stesso suburbio non mancavano gli stessi atm, e ben altro che di soli biscotti avrei potuto sfamarmi, che il giorno avanti, all ingresso in Amrol,  che dall’addetto alla reception mni era stato invece prospettato come un villaggio in pieno sviluppo, degli insegnanti che il  conducente del tuc tuc aveva contattato mi avevano avvertito che era la sola cibaria che vi avrei potuto reperire, sempre che dei nativi, o loro stessi, non fossero disposti ad offrirmi da bere anche del tè.

Non mancavo inizialmente di essere sviato verso la stazione ferroviaria, dopo avere fatto scorta di banane e di guava, prima di ritrovarmi avviato , da indicazioni credibili per la loro concordanza, lungo il seguito  del percorso effettivamente da intraprendere per giungere a Dang, che era (lungo) la stessa arteria trafficatissima dei veicoli più pesanti , autobus e camion, che seguitava in direzione di Bindh, ancora avanti per non meno di tre, cinque chilometri a piedi, fattibilissimi data anche l ora meridiana in cui iniziavo a incamminarmi.

A cenni e in hindi, un primo passante che interpellavo ulteriormente mi faceva intendere che Dang  era situata sulla concrezione argilllosa dell’altura minimale che dopo tanta pianura  si profilava sulla mia destra ancora remota,  facendosi via via fascinosa, perché tra la vegetazione arborea le dimore che iniziavo a scorgervi,  nel loro sopralevarsi assumevano le parvenze di residui di antiche torri.

Come dei casali nella vastità delle campagne meridionali d’Italia,  li precedevano tra i  coltivi , che fossero minuscole case, postazioni di avvistamento di watchmen a guardia dei campi o ripostigli di arnesi, edifici a guisa tutti quanti di parallelepipedi senza seguiti di tetti o di ingentilimenti di sorta,  che avrei visto contrappuntare anche le campagne del vicino distretto di  Morena nel recarmi a Sihonia.

Mi smarrivano frecce di vistose segnalazioni in hindi, per cui per il tramite al cellulare di Kailash chiedevo conferma della esatta direzione di marcia a un giovane di grande avvenenza  che sopraggiungeva in trattore , solo poco prima che delle frecce ulteriori mi indicassero anche in inglese che la strada da intraprendere era proprio la scorciatoia sulla destra che sinuosa tra i campi recava verso quella altura,  per un tratto a piedi ancora a lungo, dove il venir meno del manto stradale  di cui restavano solo incrostazioni sparse,  si faceva la pulverulenza di  un camminamento terminale patibolare, tra le asperità del ciotolio  soggiacente al loro insussistente arco plantare.

Un passante mi offriva sulla sua motocicletta un passaggio la cui gentilezza non mi sentivo  di ricusare, proprio mentre la vista del villaggio mi si veniva slargando a distanza ravvicinata,  e così mi ritrovavo a discendere di li a poco proprio all’altezza dell ingresso del tempio, in una radura dell’addensarsi di alberi  nel cuore del villaggio.

Mentre depositavo lo zainetto presso la piattaforma del tempio, e ne ragguagliavo l’immagine alla sua riproduzione fotografica, il gruppo di anziani e ragazzi che stazionava appresso si scomponeva per venirmi incontro, com’era da attendersi che fosse , mi dicevo, senza innervosirmi o spazientirmi anzitempo per i contrattempi che la  loro curiosità poteva ingenerare, avevo tutto un pomeriggio davanti per la perlustrazione dell edificio  cui il volume di Trivedi Temples of the Pratihara Period in central India  non riservava più di tre pagine, e potevo  ben ricondurre le loro istanze alle mie., sempre che fossero loro a porsi al mio seguito, e non accadesse , come di solito avviene, che in un sopraluogo tu apra  un libro per investigare un tempio o una pianta, e i fanciulletti o i giovinotti  nativi, senza il minimo riguardo per un’attività mentale di cui non capiscono il senso,  o cui non pensano di dover portare  rispetto perchè a compierla è la bizzarria di uno straniero,nella sua inferiorità umana,  con il loro sguardo ficcante anticipino l’indiscrezione istantanea delle l domande intemperanti con cui ti interpellano,  che non possono che distoglierti dall’attività di ricerca in cui ti stai concentrando.  Ma a filtrare  l’appressarsi di ragazzi ed anziani erano due giovani  che sapevano con me interloquire in inglese, e che mi assicuravano che il soddisfacimento della curiosità e degli interessi degli astanti  non prevaricassero sulle mie esigenze di visitatore.

Dei due quello  più affabile mi informava che un mese avanti era morto il pujari del tempio che faceva da guida a chi sopraggiungesse occasionalmente, e costui  era lo stesso suo nonno paterno, il che spiegava come in segno di lutto fosse rasato il suo capo, cui accennavo come a riprova-

Da allora nessun altro era sopraggiunto da fuori a visitare il tempio, e in onore della mia venuta reinaugurale, un fanciullo sopraggiungeva con un vassoio di dolci, che ingentiliva

Ancor più l’accoglienza che mi si veniva riservando.

Venuto meno il sikhara originario del tempio insieme con la varandika,  la sua visita  avrebbe richiesto l’indagine visiva solo del basamento e delle pareti  e del portale d’accesso, con la sola complicanza, che già mi avevano riservato  i templi di Amrol,  ma che però  mi si sarebbe qui riproposta più intricata, che l’ordine delle divinità cardinali del tempio vi si era  si completato, oltre le tre soltanto che nel più antico tempio di  Amrol , il Ramesvara, avevano conseguito tale insediamento tutelare,  ma con solo Agni, Yama e Nirriti posizionati nel lato direzionale che sarebbe stato il loro, definitivamente. Come si era verificato nel tempio di Amrol più tardo il Danebab, vi si sarebbe ripresentato Surya,  per uscire di scena poi nei templi posteriori, ma  invece che occuparvi, come nel Danebaba,  il sito che sarebbe stato presocché per sempre quello di Isana, vi sarebbe comparso in luogo dello stesso re Indra nell’angolo est- sud dove costui si sarebbe stabilizzato permanentemente. Il seguito  delle divinità a guardia del tempio mi avrebbe riservato, per  giunta, tutta una serie di  irregolarità  ulteriori rispetto al posizionamento  cardinale/ direzionale  che sarebbero divenuto quello in pianta stabile degli altri dikpalas,. Vayus vi  occupava ( occupava) (ndovi l’angolo) avrei infatti dovuto ricercarlo  nell’angolo che sarebbe divenuto di Varuna,, in luogo del quale avrei dovuto vedere comparire Hari-hara, per trovarlo essendovi invece insediato nell’angolo di nord-est che  sarebbe divenuto il presidio definitivo di Kubera., mentre in seguito, se tutto tornava, avrei visto una divinità femminile non meglio precisata prendere  il posto che sarebbe stato quello poi fisso di Isana

Ripresa l opera del Trivedi , con i miei due accompagnatori ed i ragazzi che mi restavano appresso, cui si univano via via   degli anziani incuriositi e interessati,  tra svarioni vari e ravvedimenti repentini, a iniziare dalla confusione di Surya con l immagini che invece era di Brahma che campeggiava nella kapili settentrionale del vestibolo, stupefacentemene  mi disciplinavo a meraviglia  nell’apprendere dando apprendere, al tempo stesso in cui  scoprivo che come il  secondo dei templi di Amrol, dall epoca altomedievale della sua fondazione era rimasto per i nativi un tempio di culto vivente di cui si era persa ogni memoria o consapevolezza dell’identità degli dei che vi erano scolpiti.

Mi si era fatto subito cenno a Krishna dadhi-manthana,  intento alla angolatura del latte con la madre Yasoda, in una formella dislocata incongruamente sopra il portale d’accesso, talmente travalicante è la popolarità della sua ghiottoneria birichina del  burro delle gopi, di cui non avrebbe tardato a derubare i cuori stessi fattosi giovinetto,  e come non ravvisare Ganesha nella prima delle divinità di stanza nelle proiezioni centrali, ma quanto alle stesse divinità cardinali, o a Kartikkeya riconoscibile per il pavone che alimenta, quale suo veicolo, o a Parvati in Pancha-agni-tapas nelle altre nicchie principali, le cui immagini vi erano di stanza a completare il consesso famigliare del dio Shiva cui il tempio era dedicato, come già in Amrol, o Batesara, o Naresar, secondo un’ordinanza canonica che avrei ritrovato nelle nicchie inferiori del basamento dell’ adhisthana  del tempio Chaturbuja di Gwalior, in cui soggiacevano a quelle superiori di Vishnu e di due sue incarnazioni, essendo tale tempio  in onore dell onnipervadente,  talmente si era stabilizzata negli ordinamenti iconografici delle maestranze templari,  ciò che dicevo illuminava le menti degli astanti come una rivelazione originaria.

Errori smentiti, ripensamenti, correzioni in corso di visualizzazione  e ribadite stabilizzazioni interpretative , ma tutti sembrava concorrere ad assicurarmi l’attento riguardo di un seguito indefettibile e ammirato,  che cercavo di accalorare della mia passione emozionata, alla vista dei mirabili ornamenti delle nicchie e della magnificenza della viridiscenza vegetativa dei pilastri laterali - prati-rathas  che ne monumentalizzazavano il risalto, ancora gremiti della vitalità naturalistica dei rilievi Gupta,  forse una primizia del tempio di Dang, tale ricorso a guisa di paraste dei prati-rathas, come nel fasce del portale quello di bande in forma di pilastri o stamba-sakhas, di cui un sikhara fosse il coronamento terminale. E come non esaltare il dispiegarsi  a ruota retrostante del piumaggio del pavone di Kartikkeya , a  suo insediamento in un trono di gloria che ne irradiava il fulgore divino?

Già a quello dei due fratelli che mi era più amichevole, avevo alluso alla bellezza incantevole dei motivi decorativi delle tulas che soggiacevano ai pratirathas lungo la modanatura dei kalasas, o alle carenature degli udgamas che sormontavano le nicchie, assumendovi vivaci sembianze leonine in quelle delle nicchie centrali, al tempo stesso in cui gli indicavo il  tetto di un  edificio vicino le trabeazioni che ne sporgevano, le  sciahtir,  per  fargli intendere che ne imitavano nella pietra le testate ornamentate che fregiavano i templi hindu lignei originari. Ne avrei avuto un ricordo struggente il giorno seguente in Sihonia ,  quando l’immensità immane del Kankamadh mi si sarebbe ridimensionata, momentaneamente, alla vista del degrado della finezza della grafica scultoreadelle tulas che vi comparivano oramai come un residuo  arcaico, in epoca avanzata Kacchapagata, al pari di come in una immagine ingrandita gigantescamente la risoluzione bassa dei dettagli la sgrana in una ricampionatura rovinosa..

Una giovane signora indiana , proveniente dall’America, e nativa di gwalior, vi avrebbe invece invertito i  ruoli che in Dang mi aveva conferito presso i nativi la mia pur tormentata cognizione iconica delle loro divinità scolpite, quando all uscita dal garbagriha dove si era prosternata in adorazione del linga  al seguito di un  gruppo di ragazze che vi avevano recitato una litania di mantras, mi faceva presente che la pradakshina che aveva appena compiuto non si prestava all adorazione di Shiva, e che avrei dovuto invertirne in un secondo tempo il corso in senso antiorario, così come mi era imposto ogni volta, senza che ne avessi tratto il debito insegnamento, dalla piattaforma circolare che nel Matanghesvara recava sino alla scalinata d’accesso al linga superiore, intorno al quale era d’obbligo poi ruotare in senso contrario.

Le pareva buona cosa che in Sihonia, come in Mitaoli, Padhavali o Batesara , non vi fossero  che  visitatori indiani, e la mia esperienza della  realtà devastante dell’ attratività turistica di Khajuraho mi induceva a darle conferma mentre ci congedavamo, pur se poco prima avevo fatto redarguire da un indiano due ragazzini che stavano scalando una parete dal tempio, mentre un uomo stava discendendo da una delle nicchie centrali dove per farsi fotografare aveva preso il posto della statua dells divinità che vi era un tempo riposta. Degno emulo delle coppie che incorniciano il loro amore entro gli archi dei mirhab delle moschee monumentali di Delhi.

In  Gwalior avrei poi assistito all ingresso seriale  al  Teli-ka-mandir. di gruppi di ragazzi che ne varcavano il recinto solo per scattarvi selfie e foto amicali di cui il tempio per cui non avevano occhi non era nemmeno lo sfondo, e nei templi  Shash Bahu all irrompervi  comitive studentesche che vi transitavano solo per  riempirli del loro chiasso berciante, od appollaiarsi e sfilare lungo le trabeazioni di supporto dei grandi pilastri del mandapa centrale.

In  Dang invece, come già in Amrol , preso il Danebaba,  mi si veniva a distanza al seguito, mi ci si faceva accanto per condividere la mia ricerca, farmi domande, mi si conveniva intorno, terminata la visita, per la serie di domande che dettava loro la  curiosità, dopo che un ragazzo era statio incaricato di recarmi del the con dei biscotti. Quanti altri paesi avevo visitato’ Da quando l india era diventato il mio approdo permanente? ED eero stato in Pakistan? Com’era sta con me la gente del Pakistan? “ Come voi, rispondevo  sorridendo, con un dito volto circolarmente, accennando al loro grato radunarmisi intorno. Per  curiosità ed interesse i pakistani giovani  mi si facevano talmente addosso, dicevo, che a volte era dovuta intervenire la polizia. E vi avevo trovato templi hindu? No, a onore del vero, neanche uno, oltre le moschee soltanto delle chiese cristiane, presidiate dalle forze dell’ordine. Ma lungo la frontiera vi sono luoghi dove ihindu e islamici pregano negli stessi templi, come a Delhi sulla tomba di Sultan Ghari, o nella Firouz Shah KKotha. Erano ben consapevoli, di ciò che aggiungevo , che le cose vi si fanno gravi se uno lascia la propria religione. Islamica per unì’altra religione. In India  ritenevano che non dovessi avere avuto problemi a professarmi cristiano, come confermavo, pur non tacendo  delle difficoltà e delle paure rivelatemi da altri cristiani, E gli indiani nel mondo? E  i loro mandir? Ne avevo incontrati molti nel mio stesso paese, provenienti dal  Punjab, addetti ai lavori dei campi ed alla mungitura, altri insediati in ogni parte del mondo, dove i templi che costruiscono spesso riuniscono i loro tratti hindu a quelli di chiese, di moschee, luoghi di culto buddisti, per significare che molte sono le religioni, ma uno solo il loro Dio.

Gli astanti mi accreditavano oramai di un  tale grado di conoscenza delle universe vicende e delle loro vestigia culturali, che si passava a chiedermi che cosa mai concernessero le lastre allineate a noi accanto ai bordi della attuale piattaforma del tempio. La mano aperta jn rilevo nella parte sovrastante mi faceva ritenere, come loro attestavio, che potesse trattarsi, come già in ERan, di lapidi commemorative del sacrificio di qualche sati  consuma negli antichi tempi , come loro convenivano persuasi.

L’ora era già tarda, e mi si provvedeva un passaggio in motocicletta fino a Gohad Chauraha., non senza prima avermi lasciato in dono un pacco di dolciumi, e che scambiasi le mie generalità e il mio recapito in facebook con i due  fratelli che seguitavano a fungermi da tramite.

V’era tuttavia ancora il tempo perché con un seguito appresso mi si portasse in giro per il villaggio, a vederne le case che dei miei accompagnatori erano le abitazioni, da cui mi si facevano incontro le donne di casa, dai bancali frontali, i chabutri, estesi quanto giacigli, le stalle e i covili dei loro animali, tra cui le capre più care con cui si facevano fotografare, i cumuli simili a covoni di pani di sterco e i capanni che ne erano i depositi,  un  santuario all’aperto ricavato dai resti del tempio.

Dove mi attendeva l uomo che con la sua motocicletta mi avrebbe trasportato, uno zio dei due ragazzi, che trepidamente e teneramente  mi ci avevano condotto per mano, erano radunati degli uomini intorno a un fuoco, degli anziani che erano le autorità del villaggio con i quali, sedevo a riscaldarmi al calore delle fiamme. Avevano tutti quanti prestato servizio nell’esercito mi si diceva di loro.

Ed hanno essi combattuto contro il Pakistan? chiedevo sollevando l’ilarità circostante.

No, si smentiva, nel congedo finale

“ Finora, chiedevo al giovane che mi era più caro di tradurre per tutti, cui avevo appena confidato che mi era stata da loro donata una delle giornate più belle di tutta la mia vita, forse una delle dieci più meravigliose,  Dang era solo il nome di una località scritta  su un libro. Ora resta scritto ancor più nel mio cuore”

dicembre 2015 -gennaio 2016

 

La storia del ragazzo che non portava chaddi
“ Mohammad, ho già un titolo per il romanzo che vengo traendo dalle tue vicende, insieme al libro sull’amore di cui mi stai scrivendo i capitoli (il primo che insegna a suo dire che l’amore è vita, il secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso, il quarto che è follia,il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale), sarà il suo titolo “ La storia del ragazzo che non portava chaddì”, le mutande di cui gli era stato trasmesso in famiglia che doveva risparmiare l uso e di cui ha fatto a meno sino alla settimana scorsa, quando si è stracciata una delle sole due paia di pantaloni di cui disponeva, oltre a quelli scolastici, e siccome l'altro paia era ad asciugare al sole, era impedito anche ad uscire di casa.
Quando si è recato a provare i pantaloni nuovi che ho provveduto ad acquistargli, insieme ad un paio di mutande nel “ general store”, e a scarponcini in similpelle che integrano i soli infradito che porta ai piedi, dotandolo anche di un paio di calze oltre a quelle che usa solo a scuola, nel negozio d’abbigliamento ha ricusato energicamente i jeans che indossava più comodamente, perché, come mi ha poi confidato, se mostrava come gli stavano in vita lasciava vedere che sotto non indossava nulla.
Mai i giorni seguenti, quando il ragazzo si è rifatto vivo in ufficio, superata l’infuriata che la mente perturbata di Kailash gli aveva inscenato di nuovo, non ho assecondato la richiesta che era insita nel suo informarmi che non aveva i soldi per comperare anche un solo cioccolatino di quelli che aveva promesso alla sua Laila la notte di capodanno, ( “Mohammad, posso fronteggiare solo l’acquisto di ciò che ti occorre in ogni eventuale emergenza, è tuo papà che deve tentare di provvedere al tuo mantenimento e alle piccole spese”), mentre ben volentieri gli ho acquistato un “ chocolate and banana paratha “, con cui per sole 60 rupie ha potuto festeggiare con i suoi cari in famiglia il nuovo anno.
Avrei voluto altresì dirgli, in vena d’invenzioni e trovate linguistiche, come avessi potuto aggiornare la nuova toponomastica di Kundarpurah in Murghipurah, in luogo già di Chickenpurah, per via dei polli che vi sono allevati quasi in ogni casa e che ne sono una celebrità, così come a quanto vocifera la trivialità dei dintorni le sue “ fucking ladies” , che mi aveva proposto sottovoce in offerta nientemeno che un government office sulla via del ritorno da Rajnagar, presumendo così di intrattenermi amenamente insieme con il primo cittadino di Kundarpurah che aveva l onore di affiancare , mentre interloquivano con il giovane vakil che aveva riso di cuore della mia ridenominazione del borgo di adivasi e ne aveva coniato la variante integralmente hindi, presso lo spaccio di te in cui mi ero fermato e in cui ero stato invitato a farmi loro ospite.
Ma dopo che ieri sera Mohammad si è rifiutato di venire in ufficio, dopo averlo già disertato od avervi fatto il pagliaccio, ogni volta che vi conviene senza avere altre ragioni o presunti interessi che dovervi studiare, pur di salvaguardare il suo rapporto con me od il piacere della lettura terminale del Piccolo Principe, sono mutati il vento è l umore, e con il caro ragazzo mi si fa di stretta osservanza una quantomai dolorosa astinenza verbale

4 gennaio 2016

 


E' solo un' illusione di comodo di politici e ministri e amministratori, che ciò che è pop e turismo o religione di massa possa essere per i più un viatico alla religion pura , alla cultura elevata o alla grande politica, anzi, serve ad appagarne il bisogno di spiritualità e di arte in forme che escludono il passaggio della grande generalità a una fede autentica e al bello che sublima il tragico, facendone dei devoti di padre PIo e non di Dio Padre, quale Origine del Bene che orienta la trama di ferro della necessità senza senso, dei fans di pop star che al più accederanno a qualche romanza lirica o valzer di Strauss, dei reduci di un pensiero di sinistra tutto e solo cantautoriale ora allo sbando tra l uno e l'altro esclusivismo nazional.populista, dei visitatori di monumenti e templi,o mostre ed expo, solo per inquadrarvisi in selfie con la apposita prolunga che ora è già di rito, secondo un esempio nefasto che scende dagli stessi loro miserandi ministri e premier o dallo stesso Pontefice o Dalai Lama..Ed il gusto sarà per loro solo un fatto di enogastronomia, la vera religione ed arte del nostro tempo, con i chef quali maitres à penser ad officiarne il culto.

10 gennaio 2016

 
 

 


 




 

Del Taj Mahal e dei paradisi d'amore, discorrendone con Mohammad al rientro da Agra
Quando al rientro da Agra io e Mohammad ci siamo ritrovati stasera a discorrere su di una delle panche di cemento che fronteggiano il talab dei nostri incontri, è stato per me inevitabile fargli riprendere tutte le fantasticherie di cui le guide locali e librarie più corrive o i servizi televisivi farloccano i soli discorsi sul Taj Mahal di cui sono capaci, per smontarle di nuovo ad una ad una, come è gioco forza che ne debbano decostruire le fandonie anche i più autorevoli storici e critici.
E riaffiorava la “ leggenda”del Taj Mahal bianco e di quello nero sull' opposta riva, di mani e teste tagliate ai costruttori perchè non ne rivelassero l enigma architettonico...
“ Mohammad si raccontava la stessa storia per le Piramidi d’Egitto e l'accesso alle tombe interne dei faraoni… Ma se si suppone che lo stesso Shah Jahan ne sia stato l’architetto progettista… Se c’è poi al mondo una meraviglia che almeno quanto alle sue forme può essere ricostruita tale e quale in ogni sua parte questa è proprio il Taj Mahal, sempre che si ritrovi un marmo favoloso simile quello che vi è stato impiegato , di cui si sa benissimo la provenienza dal Rajasthan, dalle cave di cui ti ho detto di Makrana,. Tutto vi è simmetria di una precisione assoluta, non vi sono statue o dipinti, ogni sua decorazione è riproducibile nel suo disegno…”
“ E’ che sarebbe oggi impossibile per quanto costerebbe..
“Questo di sicuro. La storia poi che il Taj Mahal fosse prima ancora un tempio di Shiva… “ anche se non gli ho taciuto che della stessa Kaba si dice, forse con qualche ragione, che fosse prima di Maometto un tempio cristiano, il che non significava che non sia oggi islamica al cento per cento..
“Mi meraviglia piuttosto che non ti sia stato raccontato anche di qualche passaggio segreto che lo collegasse con il Red fort…. Le guide così si perdono in tali discorsi, e non dicono che entrando nel giardino del Taj Mahal tu ti ritrovi con l'amatissima Mumtaz Mahal di Shah Jahan, che vi è sepolta nel trono di gloria di Allah il Misericordioso, nel Paradiso della vita oltre la morte, che già in terra vi appare come secondo il Corano è il mondo dove vivono i santi, con i char bagh, i quattro giardini tracciati dalle sue acque e gli hest behest, le sue otto porte di accesso, tante quante sono quelle che conducono da otto stanze alla sala ch'è al centro del Taj Mahal, (tante) al pari di quanti sono i modi in cui si può entrare con una vita santa in Paradiso, - che in urdu come è detto?”
“ Jannat”
Forse è stato il mio essermi riferito alle statue che gremiscono invece i templi hindu, di una calda fattura manuale particolarissima,invece irriproducibile, particolarmente in quelli più piccoli e remoti e sperduti, e a me così cari, ( così come lo sono i loro rilievi vegetali, che come le (nostre) pievi romaniche occidentali caratterizza per me caramente proprio quelli più piccoli e remoti e sperduti), che ha indotto il ragazzo poi a raccontarmi di come il Profeta potesse essersi rifatto allo stesso induismo, di cui non c’è menzione nel Corano, quando negò che si potesse onorare Dio in un idolo di pietra. Maometto, l ho subito corretto, non vi fa riferimento che a ebrei e cristiani ed ai loro profeti quali suoi precursori , meno perfetti, e gli induisti per lui sarebbero rientrati nel novero dei popoli che invece adorano empiamente molti dei.
Quanto al cristianesimo, gli ribadivo che per me svuotato di ogni suo carattere storico, si riduceva alla rivelazione che Dio è amore, e che come tale attrae la realtà del mondo che il suo stesso essere amore vuole che sia da lui libero e indipendente, anche se in tal modo lascia che vi sia così tanta violenza, proprio quanto un magnete faceva si che la metà del cuore che la sua Muskan gli aveva regalato e che recava inciso “ My love”, restasse attratta dall'altra metà con scritto “ for ever”, che la giovinetta aveva preservato per sé.
Come Mohammad mi approfondiva meravigliosamente, del resto gli stessi induisti non si considerano tali, per essi esistendo piuttosto il sanatana dharma, il loro eterno sentiero verso il Paradiso, di cui aveva discorso con un loro sadhu.
“ Mi ha detto che come islamico non rispetto il sanatana dharma perché mangio carne.”
"E tu che cosa gli hai risposto?"
Gli aveva esibito come ora a me la sua dentatura, per dimostrargli che se negli incisivi era come quella dei bovini che si nutrono d’erba, nei canini era come quella delle tigri che si nutrono di carne.
E il sadhu?
“ Mi ha detto che mangiando carne divento come gli animali feroci”
"E tu, a tua volta?"
“ Gli ho risposto che mi nutro di carne di animali buoni e pacifici come i buoi e i montoni, e che così divento come loro buono e pacifico”
“Mi sa , Mohammad, che il tuo Dio più che Allah sia il chicken biryani… Lo sai che c’è chi crede che anche gli animali abbiano un anima e che anche per loro ci sia un jannat? E tu li mangi...Così li aiuti a raggiungerlo prima, eh’?”
“ Certo” ha annuito il ragazzo, mettendosi a riderne “ Ma un documentario americano ha dimostrato come certe macchine possano registrare la sofferenza delle stesse piante se ne tagli una parte. Anche loro hanno vita, che quel sadhu vegetariano uccide…”
"Mohammed dovresti a proposito parlarne con un jain. Certi di loro non scavano nemmeno buche nel terreno. Forse ti direbbero che ti puoi nutrire solo di frutti o di foglie, non di piante intere che strappi…
“ Come gli spinaci…”
“ Tu stesso ti ricordi cosa mi dicevi, quando ti rifiutavi di nutrirti di pomodori? “ But they have family! Ed ora come la metteresti, se ti nutrissi di loro?
“ Direi che si tratta solo di pomodori gay o di rape lesbiche…”
Che dunque come tali si potevano uccidere? Era troppo il puro incanto delle parole divertenti del ragazzo per seguitare una schermaglia da cui il suo cuore già sapevo che sarebbe uscito sprigionato.
Al suo ripetermi come in Agra, che se lo avessero spinto ad andarsene dall'India come gli altri musulmani, lui avrebbe risposto che si sarebbero portati appresso il Taj Mahal, come tutte le cose belle che vi avevano costruito, preferivo chiedergli se si ritenesse più indiano o musulmano.
“Indiano”, era la sua risposta “ E’ questa la mia terra. Ed è più di noi mussulmani che degli hindu.
Perché quando moriamo veniamo calati nel suo suolo, mentre gli hindu finiscono in polvere nel vento”
Non mi restava prima di lasciarci per poi ritrovarci in ufficio, che di chiedergli quale nuovo capitolo figurasse nel suo libro sull’amore.
Più non ricordava bene i titoli dei precedenti, ma se ne doveva aggiungere ora uno ulteriore, sarebbe stato quanto l amore sia luce della vita e insieme sporco
“ E criminale”
Ce n' era abbastanza, per non aggiungere più altro che le affinità della nostra corrispondenza affettiva
10 gennaio 2016


 



Di fantasmi sugli alberi e delitti di mafia
“Lo sai, Rico, mi ha detto Mohammad nel ricontattarmi prima di venire in ufficio, che ieri sera ho visto dei preta?”
Per chi lo ignorasse, i preta sono degli spiriti dei morti.
“ Erano su di un albero, e mi hanno invitato a salire con loro. “ Vieni su, Mohammad”. Ma io piano piano mi sono allontanato, e poi sono fuggito di corsa verso casa. A a papa e a mamma però non ho detto niente per non spaventarli.
Quando è sopraggiunto in ufficio, l ho accomodato con tutti gli agi del caso perché scendesse nei dettagli.
Come nelle più improvvide fiabe gotiche, erano già passate le dieci di notte quando i genitori l hanno incaricato di andare a raccogliere legna. Egli ha colto l’ occasione per uscire con un amico che poi ha lasciato lungo la strada, inoltrandosi da solo nella giungla, circa per tre chilometri. E’ stato mentre era chino a raccogliere sterpi, che ha iniziato a sentire un ronzio di voci, poi quel richiamo distinto . Dei preta aveva visto solo le vesti , una sorta di lungo kurta, quale quello degli sciiti, ed era stato in grado di riconoscere dalla capigliatura che erano un uomo e una donna.
La loro voce era simile a quella dello zio che ci aveva accolto in Kanpur.
“ E se tu avessi fatto come ti chiedevano?
“ Mi avrebbero preso sull’albero e sarei finito nel Nirvana”
Mohammad, che dall’accaduto non sembrava tuttavia scosso quanto era lecito attendersi, dopo essere fuggito via di corsa ne aveva parlato con l’amico che l’aveva atteso per strada, e che dell’avvenimento non era sorpreso.
Nello stesso posto un uomo era stato cremato dai parenti anni addietro.
E come meravigliarsi? Mi ricordavo ancora dei due ragazzi di Rajnagar che erano rimasti uccisi viaggiando in motocicletta mentre io ero ancora in Italia? Tempo fa il fratello più grande dell’addetto del chiosco dove ci siamo sfamati di chicken byriani era stato sbalzato di sella dal fantasma di uno dei due, che con l'altro se ne stava appostato sempre su di un albero.
“ Ora tutti e due fanno i preta in Rajnagar”
“ E se a tua volta ti richiamassero, perché lo farebbero?”
“ Per avermi con loro a fargli compagnia “
Ma ieri sera non è accaduto per la prima volta che abbia avvistato oppure avvertito dei preta. Era già avvenuto in Kanpur, non nelle rovine della vecchia fabbrica britannica della cui infestazione di spiriti mi aveva già parlato, ma in un parco dove sussistono ugualmente delle rovine, ed in cui aveva voluto inoltrarsi nonostante lo si dicesse anch’esso spiritato.
“ A un tratto ho sentito toccarmi la spalla. Mi sono voltato e non ho visto nessuno. Poi ho avvertito che mi si prendeva per mano. Mi sono voltato di nuovo, e di nuovo non ho visto nessuno, mentre una voce mi diceva “ Mohammad, vieni”…”
Anche allora se l era data a gambe, fino a che non aveva raggiunto un conducente di autorickshaw , che nel trasportarlo via gli aveva detto che doveva aspettarselo.
Del ragazzo mi sono ricordato , a mia volta, la paura dei fantasmi che in lui era sopraggiunta, quando ci siamo ritrovati attardati di sera lungo la strada tra i campi di ritorno da Bhyathal, confidando nella mia presenza per discacciare i suoi timori.
Com’ era possibile, che anche ieri sera, non avesse avuto paura ad inoltrarsi per chilometri nella giungla da solo, quando per di più era il cuore della notte?
Gliene ho chiesto la ragione ed il ragazzo " E' del buio che ho paura. In bicicletta viaggiavamo senza luce, nella giungla avevo una torcia".
Ed io, avevo visto mai fantasmi? O la mafia, in Italia?
Dalla sua replica alla mia obiezione che la mafia è una realtà invisibile, che si tiene nascosta, ho inteso che mi chiedeva se avessi assistito ad omicidi di mafia.
Lui si, invece, due nella sua Kanpur, di un uomo che era stato raggiunto per strada a revolverate, di un altro che era stato pugnalato al ventre, dopo che gli avevano mozzate le dita della mano.
E quando era sopraggiunto rispetto al misfatto ? In tempo per sentire la vittima gridare “ lasciatemi, non fatemi niente”, contorcendosi dal dolore., prima comunque della polizia, che era intervenuta solo dopo quindici minuti, almeno questo un dettaglio quantomai realistico.
Erano due dei cinque delitti cui mi aveva già detto di avere già assistito in Kanpur ora meravigliandosi che a me non fosse invece capitato di vederne nessuno.
“Due volte i pretas, cinque delitti, io sì che sono invece a perfect man ” mi ha sorriso con divertita superiorità.
E se l indomani provassimo a ritornarci insieme?
" No problem... I run fast Io corro via veloce.... Così ti farai un Babbà Preta. E italian language andrai ad insegnarlo agli altri preta sugli alberi".
16 gennaio 2016


Un tempo
 

“Un tempo , dicevo ieri a Kailash, insieme raggiungevamo l India del Sud, il Ladak, il Nepal. Ora con te mi è impossibile andare anche solo qui al  Bengala Restaurant,”

E  fosse solo questo ciò che mi riserva l owner of my life.

Con lui non è più possibile niente  di niente,   se non quanto mi è ancora dato di fare per evitare che  distrugga con il suo futuro anche il mio e quello della moglie e dei  figli. Totale è la sua mancanza di fiducia nella mia fedeltà, per quanto mi costi essergli indefettibile, seguitare a impoverirmi per lui e i nostri  cari, il distaccarmi di nuovo dai mie quieti ozi italici per fare immancabilmente ritorno   nel suo inferno mentale

Posso solo chiedergli di far andare a scuola al mattino regolarmente Chandu e Poorti. Di riprendere un lavoro che non offre guadagno , una volta che si sia risvegliato dal rituale del suo  imperdibile sonno pomeridiano

Nulla sa riconoscere  o d’apprezzare di  quello che seguito qui a fare e  ad essere , quando non è certo a lui che indirizza  la sua gratitudine chi si è avvalso di noi. Non significa niente, né mai ne fa cenno,  perché Katerina sia di ritorno fra noi.

Il suo commento alla notizia che gli ho recato mi ha suscitato il più livido disgusto, come qualcosa di gelidamente schifoso..

Ed  in seguito, raccogliendo ogni maldicenza del maschio luridume locale sul conto di lei,  ha infettato  anche questa mia amicizia, come già quella con Mohammad, con ogni altra persona, cliente o studente o maggiorente con cui entri in contatto, con la  folle pretesa di proteggermi che  mortifica ogni mia linfa e possibilità vitale.

Anche di lei è geloso,  di una gelosia che è la sola passione della sua inaffettività,  perché felicitarsi del suo arrivo significa  riconoscermi qualcosa in merito, ovvero che è per la gentilezza e le premure che le è ho manifestato in Delhi che  su noi lei fa riferimento al suo ritorno in India.

E quanto meno egli è capace di fare e di essere, tanto più ha paura di perdermi , e negandomi la felicità e la liberta come la vede balenare nel mio sguardo, che io oramai, come i suoi figli,   ritrovo in India solo allontanandomi da lui o tenendolo a distanza, fa di tutto perché lasciare tutti e tutto quanto diventi inevitabile, nonostante l immensità del  bene che voglio in particolare a Chandu, , e mentre  si affida al cibo squisito che mi imbandisce ad oltranza per fagocitarmi nella mia pinguedine, nella così ispida e invida Khajuraho, che sulla sua mente ha cosi facile presa,  mi aliena mentalmente dalla mia ricerca sugli antichi templi dell India e osteggia implacabilmente  l’amicizia sconfinata che unisce me e Mohammad., in una gelosia possessiva ch’è un’odiosa immane ingiustizia nei confronti di entrambi. E dei suoi stessi figli, trasformati in delatori dei nostri incontri.

Quasi che impedendogli di accedere alla nostra casa,  diventando un incubo per entrambi il suo farsi un lupo ogni notte incombente, non impedisse anche a Chandu e ad Ajay  la frequentazione di un amico del loro stesso cuore.

Mi addebitava di volergli più bene e di prendermi più cura di lui che dei suoi stessi figli.

E se cosi è ? Forse che a loro piace venire, stare, parlare con me, alla stregua del padre, o forse che hanno mai anche solo qualcosa da dirmi?  pur se almeno nei confronti di Poorti e Chandu, non ho espresso che riguardo delicato o amore  smisurato ? E forse che Ajay ,  verso il quale ho un debito immenso per la fiducia che nutre nei miei confronti,ha mai in testa qualcosa da chiedermi, o di suggerirmi di fare, quanto a ciò che intenda mai fare di sé e della sua vita?

Quanto poi al trascurarli, forse che dipendono da me le infezioni cutanee di Chandu , se per dieci giorni non lo si è cambiato d’abito né gli si è fatto il bagno? O è perché non lo ho a cuore, che dico di non drammatizzare, già presagendo oncle Kailash di perderlo anche solo per questo, come Sumit? E Vimala, che posso farci se ricusa l’uso della lavatrice e preferisce  restare con i piedi in perpetuo ammollo infettandoli a sua volta?

Certo, nemmeno Mohammad, come Ajay, benché intenda invece  ogni senso del Piccolo Principe,  e rammemori tutto ciò che illustro nei viaggi e di cui Ajay  non ha alcun interesse a salvarne frutto o ricordo, di fatto avvalora ciò che cerco di lasciare ad entrambi in eredità, o la  sua mente fantastica di cui patrocino gli studi.  E i voti infimi della prove d’esame danno ragione appieno alle supposizioni di  Kailash , sul fatto che si prenda solo gioco con menzogne su menzogne del mio esborso per farlo studiare di farlo studiare Ma quando mi saluta come “  my old bambino” sento che in Khajuraho è il solo capace di amarmi e di essere amato per ciò che è la mia mentalità e la mia  capacità di amare.

Gli chiedevo in merito, stasera,  perché non abbia mai  preso in reale considerazione i miei intenti di fargli gestire insieme ad Ajay  un banchetto con le suppellettili e gli oggetti personali di fattura artigianale  che possano incontrare il gusto dei visitatori indiani che sempre più affollano Khajuraho in luogo di quelli stranieri.

“ E non lo sai, che è perché temo le reazioni di oncle Kailash?”.

“ E quali potrebbero mai essere,  se ad esempio, di un articolo che mi è costato 80 rupie e che si rivende per cento, lascio dieci rupie di guadagno a te, e dieci ad Ajay?”

“ Non lo sai , che se uno cerca il drama,, trova sempre le ragioni  per crearlo?”

 

16-22 gennaio 2016
 



 

“ You are like a bargad,” (“tu )sei come un banyan,” mi dice Mohammad,

tra un seguito e l’altro insieme a me con la Laila Layla, di cui è Majnu Majnun

dei capitoli del libro dell’amore che in riva al talab

insieme stiamo compitando con le sue parole di ragazzo,

il primo che insegna che l’amore è vita,

il secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso,

il quarto che è follia,

il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale

“ E perché ( mai) sono/sarei io mai come un banyan, gli chiedo io  schermendomi

con inquietudine curiosa, corrusca,

per la natura epifita dell’albero, che a insegna simbolo dell India,

che sino a farsi ( esso) gigantesco splendore

cresce nel suo germe strangolando la pianta che l’alberga ne è ospite,

“ Perché come un banyan con la sua chioma

tu  copri e proteggi la vita di noi tutti”,

con  quali mai  quante accresciute  aeree radici protendendomi al suolo,

 

Dio solo lo sa con che quante accresciute  aeree radici protendendomi al suolo,

quando di Kailash di Kailash  devo farmi il guaritore ferito, che fu ad infettarlo  ne fu l’ infettante,

perché la luce dei giorni non oscilli della sua stessa  follia,

allorchè l’eccedenza elargitaci dal fratello del mio cuore

s’intorbida dell’  è l’acqua amara dell’offerta della gelosia,

mentr’io di nuovo solo m’illudevo come a un incanto dei miei giorni finali

che Mohammad fosse alfine/ oramai salutato quale infine  l’amico di noi tutti,

“così ora eccomi Babbà Bargad, scherzo e rido con il (mio) ragazzo,

in attesa, nel sole che tralucendole tramonta sullo specchio dell’ acque,

che sia la  volpe che ama il Chota Raja Kumari

che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa ( la rosa che ( si) ama) -

 

 

 

 

 

 

 

 

ritornando a quanto sia già passato e trascorso dal mio nuovo arrivo

Bhai Doj in luogo della madre ha ricondotto a noi riconducendoci un Ashesh giovinetto,

di ritorno oltre la soglia dei lumi accesi per i passi di Laxmi,

oltre la soglia, di ritorno,

dei lumi accessi per i passi di laxmi.

dello sterco infiorato dei chabutri della govardhan puja.

Tra gli oculi di vessilli al vento di piume di pavoni

Rifulsero  dopo già s’ incrociarono remote  nel sole 

le schermaglie di corpi e  di fusti di bambu

nelle danze diwari convenute/  concorse  a festa per Deepawali

nel concorso a festa delle danze diwari convenute/  concorse  a festa (il di di)  per Deepawali

 fino al gremitio di donne in sari

delle gradinate da cui ascendere al lingam,

e poi Amrol, Dang, Sihonia,

 i templi del forte di Gwalior,

già fulgore di una felicità rimpianta,

 

Laila - Majnu are the names of the characters based on Arabic/Persian short story named "Layla Majnun". It has got nothing to with Romeo and Juliet.

 

 

Fluttuante

 

La luce dei giorni non fluttua più follia/ oscilla più di follia fluttuante

La luce dei giorni non fluttua  più follia

Da che l’eccedenza  del fratello del mio cuore  elargitami (dal fratello del mio cuore / da Kailash)

Non è più l’acqua amara dell’offerta della gelosia,

E Mohammad è ora l’amico di noi tutti,

Bhai Doj in luogo della madre ha ricondotto a noi riconducenci un Ashesh giovinetto,

di ritorno oltre la soglia dei lumi accesi per i passi di Laxmi,

oltre la soglia, di ritorno,

dei lumi accessi per i passi di laxmi.

dello sterco infiorato dei chabutri della govardhan puja.

Tra gli oculi di vessilli al vento di piume di pavoni

Rifulsero  già s’ incrociarono nel sole 

le schermaglie di corpi e  di fusti di bambu

nelle danze diwari convenute/  concorse  a festa per Deepawali

nel concorso a festa delle danze diwari convenute/  concorse  a festa (il di di)  per Deepawali

 fino al gremitio di donne in sari

delle gradinate da cui ascendere al lingam,

 

ed ora ci attende solo gyaras  di gyaras.la scia di gloria

 che in una scia di gloria li riporti nei cieli dei nostri cuori.

 dicembre 2015


 

“Lo sai, Rico, mi ha detto Mohammad nel ricontattarmi prima di venire in ufficio, che ieri sera ho visto dei preta?”

Per chi lo ignorasse, i preta sono degli spiriti dei morti.

“ Erano su di un albero, e mi hanno invitato a salire con loro. “ Vieni su, Mohammad”. Ma io piano piano mi sono allontanato, e poi sono fuggito di corsa verso casa. Ma a papa e a mamma non ho detto niente per non spaventarli.

Quando è sopraggiunto in ufficio, l ho accomodato con tutti gli agi del caso perché scendesse nei dettagli.

Come nelle più improvvide fiabe gotiche, erano già passate le dieci di notte quando i genitori l hanno incaricato di andare a raccogliere legna. Egli ha colto l’ occasione per uscire con un amico che poi ha lasciato lungo la strada, inoltrandosi da solo nella giungla, circa per tre chilometri. E’ stato mentre era chino a raccogliere sterpi, che ha iniziato a sentire un ronzio di voci, poi quel richiamo distinto . Dei preta aveva visto solo le vesti , una sorta di lungo kurta, quale quello degli sciiti ed era stato in grado di riconoscere dalla capigliatura che erano un uomo e una donna.

La loro voce era simile a quella dello zio che ci aveva accolto in Kanpur.

“ E se tu avessi fatto come ti chiedevano?

“ Mi avrebbero preso sull’albero e sarei finito nel Nirvana”

Mohammad, che dall’accaduto non sembrava tuttavia scosso quanto era lecito attendersi, dopo essere fuggito via di corsa ne aveva parlato con l’amico che l’aveva atteso per strada, e che dell’accaduto non era sorpreso.

Nello stesso posto un uomo era stato cremato dai parenti anni addietro.

E come meravigliarsi? Mi ricordavo ancora dei due ragazzi di Rajnagar che erano rimasti uccisi viaggiando in motocicletta mentre io ero ancora in Italia? Tempo fa il fratello più grande dell’addetto al chiosco dove ci siamo sfamati di chicken byriani era stato sbalzato di sella dal fantasma di uno dei due, che con l'altro se ne stava appostato sempre su di un albero.

“ Ora tutti e due fanno i preta in Rajnagar”

“ E se ti richiamassero, perché lo farebbero?”

“ Per avermi con loro a fargli compagnia “

Ma ieri sera non è accaduto per la prima volta che abbia avvistato o avvertito dei preta. Era già avvenuto in Kanpur, non nelle rovine della vecchia fabbrica britannica della cui infestazione di spiriti mi aveva già parlato, ma in un parco dove sussistono ugualmente delle rovine, e in cui aveva voluto inoltrarsi nonostante lo si dicesse anch’esso spiritato.

“ A un tratto ho sentito toccarmi la spalla. Mi sono voltato e non ho visto nessuno. Poi ho sentito che mi si prendeva per mano. Mi sono voltato di nuovo, e di nuovo non ho visto nessuno, mentre una voce mi diceva “ Mohammad, vieni”…”

Anche allora se l era data a gambe, fino a che non aveva raggiunto un conducente di autorickshaw , che nel trasportarlo via gli aveva detto che doveva aspettarselo.

Del ragazzo mi sono ricordato di nuovo , a mia volta, la paura dei fantasmi che in lui era sopraggiunta, quando ci siamo ritrovati attardati di sera lungo la strada tra i campi di ritorno da Bhyathal, confidando nella mia presenza per discacciare i suoi timori.

Com’ era possibile, che anche ieri sera, non avesse avuto paura ad inoltrasi per chilometri nella giungla da solo, quando per di più era il cuore della notte?

Ed io, avevo visto mai fantasmi? O la mafia , in Italia?

Dalla sua replica alla mia obiezione che la mafia è una realtà invisibile, che si tiene nascosta, ho inteso che mi chiedeva se avessi visto omicidi di mafia.

Lui si, invece, due nella sua Kanpur, di un uomo che era stato raggiunto per strada a revolverate, di un altro che era stato pugnalato al ventre, dopo che gli avevano mozzate le dita della mano.

E quando era sopraggiunto rispetto al misfatto ? In tempo per sentire la vittima gridare “ lasciatemi, non fatemi niente”, contorcendosi dal dolore., prima comunque della polizia, che era sopraggiunta solo dopo quindici minuti, almeno questo un dettaglio quantomai realistico.

Erano due dei cinque delitti cui mi aveva già detto di avere già assistito, ora meravigliandosi che a me non fosse invece capitato di vederne nessuno.

“Due volte i pretas, cinque delitti, io si che sono invece un uomo perfetto” mi ha sorriso con divertita superiorità-


16 gennaio 2016


 

Lumi di fuochi,

la strada più deserta

dei tuoi giochi

27 gennaio 2016



You are like a bargad,” “sei come un banyan,” mi dice Mohammad,

tra un seguito e l’altro, con la Laila di cui è Majdun,

in riva al talab dei capitoli del libro dell’amore

che insieme stiamo compitando con le sue parole di ragazzo,


 

il primo che insegna che l’amore è vita,

il secondo che è cieco, il terzo che è pericoloso,

il quarto che è follia,

il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale.


 

“ E perché sarei io un banyan?”, gli chiedo schermendomi

con inquietudine curiosa,

per la natura epifita dell’albero,che a insegna dell India,

sino a farsi gigantesco splendore

nel suo germe cresce strangolando

la pianta che l’ospita

“ Perché come un banyan con la sua chioma

tu  copri e proteggi la vita di noi tutti”,

con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,

quando del fratello del mio cuore, per lui l “oncle”, devo farmi il guaritore ferito, che ne fu l’ infettante,

perché la luce dei giorni non oscilli della sua stessa  follia,

tanto più se l’eccedenza elargitaci

l’acqua amara è dell’offerta della gelosia,

per cui torna a farsi lupo quando s’intenebra la mente

con le frigide ombre cui cede

 il dolce lume dei giorni

mentr’io m’illudevo a un incanto dei miei anni finali

che Mohammad fosse la delizia di noi tutti


 

“così ora eccomi Babbà bargad, scherzo e rido con il ragazzo,

in attesa, nel sole che tralucendole tramonta sullo specchio delle acque,

che sia la  volpe che ama il Chota Raja Kumari


 

che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa .

 

 

 


Scuole indiane
 

Mi sono davvero reinventato qui in India, se sono al limite del collasso nervoso per il fatto di dover pagare più le vacanze che i giorni di scuola degli insegnanti delle scuole private si nostri bambini, vuoi per le vacanze intervallate a quelle normative tra un test e l'altro d'esame, vuoi per quelle che sono subentrate dopo il travaglio di tali prove , vuoi per quelle originate da un fantomatico freddo, vuoi per quelle che le scuole si sono concesse per preparare gli allievi ai penosi saggi di danze in cui competono nel farsi spietata propaganda per il Republic day, vuoi per il concorso di pittura oggi in Silpgram, il nuovo cimento competitivo tra l una e l altra di simili esose scuole alternative, cui una volta che hai pagato la retta non importa nulla dell effettiva presenza scolastica dei loro customers, o presunti studenti. come fantasmaticamente li si voglia chiamare.
Va altresì detto che poi altri insegnanti occorre pur pagarli per le lezioni private cui i bambini bisogna pur mandarli, per recuperare quello che così non apprendono alle loro scuole di "pappagallato"


29 gennaio 2016





Da Khajuraho, a Bamnora, Beni Gangi

Poco prima del sinuoso ingresso nell’intrico della vecchia Khajuraho, così simile all'arroccamento tra le sue mura del suo riottoso* induismo, si apre sulla sinistra la stradicciola da intraprendere per iniziare il nostro itinerario, che costeggia l’acquitrino del Ninora Sagar. Nel suo breve tratto iniziale, un maialucolo nero che s'intrufoli nel vostro percorso lasciando le sue abituali immondizie od il liquame di scolo, delle donne alla pompa dell'acqua con accanto il loro vasellame metallico da rilavarvi, od intente ad intrecciare con la paglia dei cesti, altre che sopraggiungono tra greggi ed armenti nel clangore dei loro campanacci, con in testa un carico di sterpi o recando il loro fascio dell'erba stagionale, delle bambine che spalmino di sterco propiziatorio la soglia di casa, tra lo strombazzare di autoricksaw e di motociclette, di trattori agricoli o vagoni di trasporto, consentono di essere pienamente immersi nell' India anche a chi ci si ritrovava soltanto, mentre ergentesi sull’arginatura del bacino del talab, già si prospetta il primo dei templi della nostra peregrinazione mirabile, il tempio al dio Brahma *, come erroneamente siamo indotti a denominarlo dalle supposizioni locali. indissociabile.
Dall’alto della scalinata, ultimata la visita del tempio con la circumambulazione esterna del chaturmukkha, il bacino lacustre del Ninora talab si offre alla nostra vista sino all’opposta sponda, in cui pascolano e vanno in ammollo bufali e circolano bambini. Di fronte invece all'entrata del tempio, il vecchio villaggio ci concede a sua volta un suo brano significativo che ci anticipa la fatiscenza, sino allo sgretolio estremo, in cui ritroveremo superstiti negli ulteriori villaggi gli edifici di fango, in contrasto con il rosso fulgore dei filari di mattoni cotti in cui resistono all’usura del tempo le murature delle altre costruzioni tradizionali, tra il sovraergersi, sopravanzante, dei fabbricati più recenti, e di piani aggiuntivi, con supporti in cemento e travature metalliche.
Presentano, le case in mattoni, le forme grezze e solide che consentono le intese edilizie tra capomastri e committenti , secondo la logica architettonica, o Vastu vidya, che sovrintende il fabbricare hindu dalla notte dei tempi dei Silpashastra*, gli antichi trattati canonici che tali norme rielaborarono. Sui dossi che si avvallano tra le rovine di alcuni edifici diroccati, se non è la stagione delle piogge ci apparirà l’ altra più alta nota di colore, ocra, del paesaggio rurale, dataci dai pani di sterco stesi al sole a seccare, nel brillio dei filamenti di paglia incorporati. Ci si offra a tutta la loro vista benefica, è il loro consumo energetico, per la cottura dei cibi, il riscaldamento, o la messa in fuga degli insetti molesti, ad opera delle dense fumigazioni che ne emanano aromatiche, che salvaguarda gli alti fusti e il diramarsi degli splendidi alberi che vedremo frondeggiare tra i coltivi:
E già non c'è tregua alle nostre emozioni, Come cessano i caseggiati da cui si risalga in strada, oltre tutta l’ immondizia e la verde pastura dell’ immensa radura successiva, in cui pascono copiosi quanto stenti armenti, e bambini e ragazzi hanno la buona grazia di allestire oltre il rivolo di scolo un campo di cricket, alla vista si dona tutta quanta la grazia del tempio Javari, sullo sfondo d'incanto dei rilievi *Vindhya, mentre sulla sinistra si profila la mole del tempio Vamana.
Tornati dalla sua visita a rivedere il cielo di questo mondo, solo poche centinaia di metri di aperta radura ci separano più oltre dalla cancellata che racchiude il tempio Vamana,** dedicato anch'esso al dio Vishnu, ma nella sua incarnazione, in Vamana Trivikrama.
Lasciati alfine gli antichi templi Chandella, per disaffaticare la mente ci si può addentrare nel recinto calcinato, che tra edicole sparse, sfusi yoni e lingam e devoti Nandi in adorazione di Shiva, ospita un tempietto di Durga* ed uno di Hanuman*, come anticipano le bandiere rosse e gialle all'ingresso, e sulla soglia del tempio di lato della Devi, due leoni in pietra colorata, che minacciosi ringhiano ai bordi del cancello d'entrata. I templi riposano all'ombra eminente di piante sacrali d'alto fusto tra le quali , su un peepal ed un neem, -venerabilissime e venerate piante su cui rinvio il discorso ad una loro comparsa più fenomenale,- grandeggia un banyan, o bargad*, la cui chioma tracima la cinta muraria. E il banyan, a insegna dell India, pianta epifita che fino a farsi gigantesca cresce da un seme ch'è albergato da una pianta ospitante, fino a tal suo grado di detrimento checon le radici che emette, a guisa di tronchi, la strangola fino a farla morire. Cielo ed aria, od acqua piovana, al banyan occorrono ma non bastano, per questo si protende al suolo con i grovigli delle sue radici aree e le loro barbe soffocanti, che consentono di ravvisare i banyan inconfondibilmente
Tra le foglie lustre, ovali, dal picciolo ghiandolare ove se ne diparte la nervatura della lamina fogliare , alle estremità dei rami ne crescono a coppie i fichi rossicci, senza invece alcun loro peduncolo , ospitando ciascuno finanche ottanta vespe inoffensive . Ma tali parassiti non scoraggiano di certo a nutrirsene uccelli e scoiattoli, sicchè l'albero è preannunciato alla vista dai suoi ospiti canori che vi si affoltano, in primis i pappagalli dal piumaggio smeraldino..
(La cenere sparsa sotto il trisul, o tridente di Shiva, la quiete in cui tutto riposa all'interno del complesso, compresi il custode e l'officiante immersi nel sonno, mentre solo qualche refolo di vento può sommuovere le bandiere rosse e gialle, è la serenità del Dio tremendo che soggiace immanifesto, nel tormento mentale che qui cerchi sollievo.)
Il seguito del percorso si addentra in un breve succedersi di casolari, e rustici e stalle, ch'è di conforto alla rianimazione spirituale del tempio Vamana cui gravitano intorno,quasi che senza il loro soccorso e degli alberi che gli frondeggiano appresso, esso già fosse poco più che un caro estinto monumentale, fino a che dal fondo sterrato emerge il profilarsi dell'asfalto che ci reca sollievo. Le sue anse lasciano sulla destra una spianata dai caldi colori, tutto un intrecciarsi di piste tra le radure che ospitano nei giorni di festa giocatori di cricket, con occasionali wicket, per inoltrarsi tra i coltivi e l'addensarsi delle grandiose piante che li recingono, una moltitudine che si infittisce in lontananza, contro lo stagliarsi all'orizzonte delle alture montuose, che appaiono più ancora alla vista quali dei maestosi rilievi nelle loro alture dimesse-
Se invece si prosegue fronteggiando il tempio Vamana, ci si ritrova nella pulverulenza dello slargo di piste, che si dipartono l una dall altra per ricongiungersi insieme, nell’aridità di una vegetazione stenta ch’è di nutrimento solo a volatili saltabeccanti Spuntano massi qua e la disseminati, o singolarmente disposti circolarmente, di rocce di un colore rossastro che emergono da un suolo di una ferruginosità grigio-giallastra. il cui fulgore è avvivato dai pani di sterco che vi sono a seccare al sole tra il luminìo di steli di paglia.
Al crocevia di raccordo dei tracciati alcune piante di nim ed un bargad adombrano bianche edicole templari che reiterano i culti di Durga e di shiva, come dispiegano alla cognizione del passante i vessilli che vi frusciano al vento. Gusci di noci di cocco, i residui delle offerte di passanti.
Poi, risalita la china, si aprono le distese dei campi ai lati della stradina asfaltata cui si accede.
Fili spinati recingono i coltivi e fanno barriera. Rare le piante che si interpongono, per lo più fasci di fusti di bambu, mentre li ingentiliscono gulciatar e besaram, dei fiori, questì ultimi, che crescono ovunque come ovunque attecchirebbero donne di facili costumi,. Che il nome in hindi dei fiori- campanule connota



Tali recinzioni ininterrotte di filo spinato. che ai bordi della strada marcano invalicabilmente le proprietà terriere, precludendoci, come agli animali voraci e ai ladri endemici locali, ogni libero accesso alla fragranza di spighe e di steli, stanno a rammemorarci ad ogni istante che per quanto incantevole, nel nostro percorso non siamo felicemente regrediti o di ritorno ad alcuna età dell'oro, sia essa d' impronta greco- latina o il Krita Yuga favoloso della dottrina hindu dei cicli cosmici, in cui facile sia il sostentamento, e ignoti gli odi e gli inganni, come durante la crescita delle colture può illuderci l'incanto dei prati tra gli alberi di mahua o di neem, o il sopraggiungere nel loro clangore di lenti armenti di pecore o di possenti bufali,


di un carro agricolo trainato da buoi nella sua intelaiatura di legno,



Siamo anche qui, al più, in un'era bucolica segnata dalla storia, e ben di ferro, per quanto ciclico ne sia il decorso annuale, e più che il canto degli uccelli tra i rami, è più facile udire il pigolio dei bimbi che come per strada vi avvistano quali stranieri, vi si accostano senza remore e riguardi e vi chiedono all'istante " money, pen, chocolate", senza tanti "hello sir", o " how are you", che ben saprebbero come dire, ma non si confanno al sentire che hanno di voi.
Provate allora a ribattere che l'elemosina va chiesta rivolgendosi a chiunque sia di passaggio, sia egli indiano o forestiero, accennate all'uomo che segnato dal lavoro dei campi ride alla scena sotto immancabili baffi, " ma quello è mio padre", vi dirà schernendosi il bambinello ridanciano.
E tanto silenzio, che grava intorno, rotto solo da trattori e vagoni agricoli, da trebbiatrici o mietitrebbia che ostruiscono il passaggio, o che nei villaggi e nella loro ruralità arcana ne rende metafisici i casolari, è dato dall'esodo dei campi e dallo spopolamento, per opera dei dalit, soprattutto, che in cerca di fortuna vanno in città che qui dicono Delhi, che proprio con il concorso delle loro tribolazioni sollevano ora il capo tra le altre dell'India, quanto qui sogliono le mahua tra le piante di neem.
Ai dalit ed ai contadini sudra non sono bastate le compensazioni del discrimine di out cast con terreni forzosamente sottratti,
l'accesso alle macchine agricole è di pochi, essendo per lo più di costoso noleggio, e insieme con le leggi di mercato, e gli oligopoli multinazionali, che impongono l'esosità di sementi e concimi, qui c'è chi fa la da padrone senza sorta di repliche, su affittuari e vigilanti, sui lavoranti nei campi, con richieste di canoni, e remunerazioni minimali, che non lasciano margini di sorta oltre la sola sussistenza.
E poi l'acqua decide di tutto, che sia disponibile solo quella piovana, che sia attingibile nei pozzi o pervenga canalizzata, che arrivi a tempo o fuori stagione, con grandinate esiziali.


Ma l'occhio , così disincantato, può rimirare meglio lo splendore dei campi, della loro fertilità assicurata dalla ferrugine della terra , che non ha nulla del grigiore cinereo delle polveri di campi aridi o di cremazione, rossa come il sangue del mestruo delle divinità femminili qui ovunque onorate, specialmente per Dusshera, al termine dei nove giorni della festività della Devi, o per Shivaratri, quando nel tempio Matangesvara si celebra lo sposalizio di Shiva e di Parvati , o nel giorno primaverile o già estivo della nascita del dio Rama, omaggiandole di vasi di germogli di miglio, nelle loro manifestazioni di yogini o di sacre spose del Dio, di cui sono la stessa energia operativa.
Ed oltre i fili spinati, se non è avvenuto appena il raccolto, nei campi l'osservatore può assistere d'inverno al crescere di grano e di senape, di ceci e di piselli , di lenticchie e di sesamo nella stagione monsonica, può incantarsi al fervere del loro verde rigoglio, ingiallito dai fiori, o al compiersi della maturazione nel fulgore delle spighe, in un'aurea alonatura che s'inargenta nei pleniluni estivi.
E se così è giunto il tempo della mietitura, vedrà i campi di grano farsi distese di mannelli per opera della falce, formarsi covoni tra gli steli recisi che inaridiscono a stoppie, sollevarsi la pulverulenza della trebbiatura che separa la granella da paglia e pula. Non immagini alcuna dispersione del tutto nel vento, diventeranno aurei cumuli sospesi nelle aie e nei campi, destinati a ingrediente del sostentamento dei bufali, che se ne nutrirano lenti e placidi, al riparo dal gran sole, sotto i tettucci di canne in cui è a loro ammannito come gusha*.
E per chi voglia farsi partecipe, basta familiarizzare con un sorriso, per potersi attivare al ventilabro di un 'elica, nella separazione del seme di cece o di pisello dalla pula e dallostelo, o nell'infornata nella trebbiatrice dei mannelli di spighe di grano.
Senza che qui sia dato come altrove, nel Madhya Pradesh, per le lenticchie nere, di vederne il raccolto disteso per strada, perché la prima trebbiatura la facciano le ruote dei veicoli di passaggio.
Ma or ecco che mentre si è così intenti a pensare*, un serraglio di casipole rurali che si alzano a capanna sotto i coppi, costituite di rossi filari di mattoni imbiancati sulle soglie, tra cui spicca una parete tinteggiata di un celeste luminescente, ci riconduce ben presto alle nostri peregrinazioni archeologiche, preannunciandoci oltre la curva, sull'altro lato della strada,oltre piante meravigliose di choeula, l'apparire, sullo sfondo dei monti, delle poche e fascinose rovine del tempio Cakramath rinserrato da una cancellata.
Per chi vi sia giunto in direzione opposta, dai villaggi del circondario, è il sepolcro di Bianore che preannuncia la città imminente dell'antica Kharjuravahaka, ed è ora possibile rallentare il passo, deporre il capretto diradando le frasche. ( Virgilio, Ecloga IX).
Stanno su di un culmine roccioso i resti del Kakra Math, a seguito di un’edicola tra i campi al dio Hanuman, le asperità scabrose ergendosi a luogo di culto da che in essi sono impraticabili le coltivazioni





Lungo la via che s' intraprenda a sinistra per Bamnora,, il terreno si fa ancora più ocra, sempre più rossastro, si ammanta in campi di terra coltivata a colza che li ravviva con le sue gialle infiorescenze e a grano di un verde smagliante, se lo consentono le piogge o l irrigazione. Altrimenti i campi deserti si fanno pastura di greggi ed armenti, come già nel tratto precedente, da cui abbiamo svoltato,. suolo di prelievo e di forgiatura di laterizi, sconfinando con brulle e aride distese ammantate di arbusti, oppure in cui emergono massi e macigni e calotte rocciose, o si aprono voragini di scavo di rocce e terre rosse residuali friabili, terra della stessa terra di cui sono ignificati i mattoni dei casolari che compaiono lungo il percorso. Rari quelli imbiancati, più rustici, in cui i mattoni si combinarono con l argilla ed il fango, un aia minuscola fronteggiandoli immancabilmente con l immancabile tulsi del sacrario hindu domestico. Al di fuori di ogni orizzonte di aspettative le poche case cementizie che vi compaiono prima della svolta verso la dirittura che ci porta a fronteggiare i monti D.*, cosiddetti perchè evocano il profilo di una dentatura. ai lati una distesa arida arbustiva a perdita d’ occhio, prima che la giungla si addensi intorno ai declivi in arbusti collinari quali il teak- sagoon, o nell'esplosione primaverile di colori delle piante delle fiamme della foresta , nei loro fiori roseo-arancio-, dette altrimenti l'albero dei pappagalli o in hindi chalcha, mentre le rocce si fanno anche grigio-brunite.
Volgendosi indietro, apparirà il divallammento che si è percorso, di cui i saliscendi del percorso hannio ripercorso le ondulazioni, sino al tratto di foresta che inizia a inerpiacrsi oltre la radura arbustiva. In essa, se si è fortunati, quando l ora volge al tramonto potrànno essere avvistati pavoni che vi dispiegano la ruota, famiglie di antilopi che traversano di corsa il tratto in cui sono allo scoperto.
Ancora un compund di templi in onore di Durga e di Shiva, preceduti da un sacello dedicato al dio Hanuman, in corrispondenza di religiosi sensi tinteggiati di bianco con il tempietto alla Devi che si intravede sommatale in altura, affiancato da un tempio più minuscolo in onore di Narashimah, e si apre nella roccia ora sanguigna , ora albescente , di feldspati, e cloriti di gneiss, luminescenti, il varco alfine per Bamnora, il villaggio gemellare minore di Beni Gangi. Lo ha aperto il corso del Kudar, che appare al fondo degli avvallamenti che concludono il loro moto ondulare contro le alture seguenti.
Mirabili i ghat che vi discendono vertiginosi sotto il fronteggiare di palme, ove i langur locali trovano la loro eletta dimora.
E' Bamnora un villaggio che si assiepa in due direzioni opposte, lungo la via che ne è la dorsale ed ai lati delle viottole che se ne dipartono, assembrando case di cui poche sono quelle superstiti in terra battuta. Mista a paglia e ad erba, vi è stata conglomerata in strati successivi, seconda la tecnica costruttiva del pisé.
Caratterizza varie sue case una veranda antecedente, che poggia su pilastri o finanche colonne gemine secondo tradizione, ricorrendo il loro abbinamento nei pochi resti di edifici del passato in stile Bundela che se ne conservano.
Il villaggio non presenta che uno slargo di raccordo, ove è dato di radunarsi e sedersi, sulla piattaforma del chabutri che ne attornia il fusto, intorno al neem che in ogni villaggio indiano del circondario è la pianta ricorrente nella circostanza.
Pianta medicinale e medicamentosa in ogni sua componente, lo contraddistinguono le pallide foglioline opposite, fino a nove paia lungo lo stesso ramicello, concluse al termine da una loro consorella solitaria. Ma è il neem la farmacia oramai in disuso di ogni villaggio locale, la cui gente non stenta a vantarne proprietà terapeutiche, di ogni sorta, cui non fa più ricorso. come un tempo. Efficace regolatore campestre dell'azoto del suolo, è' in virtù dell' azadirachtin, che ne pervade i semi e che si ritrova nellì olio denominato margosa che se ne ricava, che il neem ha straordinarie virtù biopestidice ed antisettiche, antipiretiche, antistaminiche ed antifungiche, che ne spiegano l'impiego per ogni sorta di malattia epidermica e per la stessa labbra. Nei villaggi i più, oramai, soprattutto fra quanti sono più poveri,ne utilizzano solo i ramoscelli per la pulizia- interstiziale- dei denti ed in luogo del dentifricio.
Si esca sulla sinistra che si sia imboccata dal villaggiio, sul suo versante opposto rispetto a quello in cui si trova la scuola ed un tempio al dio Shiva.ed al centro della radura che ci si aprirà allo sguardo vedremo campire l orizzonte e diramarsi in tutta la sua magnificenza splendida la chioma di una pianta grandiosa di peepal.
Se Buddha ebbe l illuminazione della sua dottrina sotto una pianta di peepal, è sotto un esemplare al pari solo di questo, di questo, di questo, che senz' altro avvenne, non essendone immaginabile uno più magnifico, fu al pari di questa, di questa, di questa, di cui non è immaginabile una più magnifica arborrscenza, la consorella che poté propiziarla.
E' l'eccelso Peepal una pianta di fichi sacrale, che con il banyan cui è sovente coniugata naturalmente e religiosamente, non è confondibile per le foglie con una esile lingua terminale, e per l'aderenza al fusto centrale delle sue radici pensili, nelle parvenze di ssue scannellature o costolonature nerborute, mentre nel banyan calano aree e filamentose tra le fronde.
Ma laddove immagini e statue votive di divinità, filamenti sacri avvolti intorno al fusto, bandiere e fasce del tronco tinteggiate elevano a dignità di tempio vegetale la generalità degli altri peepal, questo esemplare, grandioso più di ogni altro, in Bamnora ne figura spoglio, proprio mentre due neem accanto possono accampare tale investitura sacra, adombrando un linga e la sua yoni stupefacente, in quanto appare essere una vestigia della spogliazione residua dei templi di Khajuraho, come attesta il sua pattika fregiato di gagarakas.
Poco oltre si si staglia nella sua grazia dimessa un tempio all' Energia divina della Sakti, in stile Bundhela, illegiadrito nella sua cella rettangolare da arcate lobate e dalla sovrastruzione di chattri cupolate intorno alla cupoletta centrale.
Ma bisogna usare circospezione nel deambularvi intorno, perchè si rischia di incorrere con le proprie calzature nefaste nell'area adiacente che è sacra a Babbagiu , una variante di Hanuman, che vi è venerata in conformità all impilatura di pietre di un altare quantomai celato alla vista profana dalla vegetazione ruderale.
Di ritorno al Cakra Math, oltre una cava dismessa, in cui ristà una pozza dove i bufali amano rinfrescarsi, che precede altre più ridotte e recenti che danno luogo a fabbriche locali di mattoni d'argilla, inizia il tratto più lungo del percorso che ci reca a Beni Gangi, quale meta imminente, costeggiato da idilliaci casolari ameni, i cui filari infuocati di pietre sono terra della stessa terra fulgida intorno. Essi appaiono talmente ribassati nel distendersi a schiera in una successione di soglie, da essere soverchiati dai tettucci reclini di tegole e coppi , quando sia pure di poco non si rialzano a capanna.
Accanto alle dimore si staccano i porticati raccorciati del fienilucolo e della stalletta, mentre gli accessi, tramite bancali ornati di motivi a croce, si dilatano o digradano nell'aia di raccolta degli arnesi e attrezzi e di bufali e capre, intenti a pascere all'ombra delle piante che la contornano D'inverno, al calare delle ombre dei monti, vi si vedono i fumi dei fuochi aleggiarvi sospesi nell'aria che imbruna. Via via che Beni Ganj si fa più vicino, tra fichi d'india e palme, compaiono coltivi di menta, di canna da zucchero, ed agli alberi di mahua e di nem si aggiungono l' himli, manghi, frondosi pipal. Intanto la strada s'inflette e risale lungo l'alveo del Kudhar, il cui lento decorso ristagna in uno specchio che pare immoto, si impigrisce sinuoso tra i massi del fondo senza che ne trapelino increspature.
Risalito il dosso, è già prossimo Beni Ganj, che si apre alla vista come un'apparizione, nelle sue vivide case multicolori, accese di bianco e d'azzurro, disposte su più livelli e volte in più versi, tra il digradarvi dei rilievi nel cui varco s'incunea l'abitatoMeraviglioso è il contrasto tra i rossi filari dei fianchi delle case , talmente lineari da non consentirsi che qualche profilatura od una balza sporgente, ed il bianco od il celeste luminosi di cui sono tinte le facciate, a ridosso delle quali s'infoltano e diramano violacee bougaivilles, un contrasto che si fa ancora più intenso mentre si risale la via d'accesso al centro dell'abitato. Su di essa si affacciano i portici delle case a pilastri binati, e i muri si alzano arcani sempre più a vista , finché il suo percorso, addentrandoci ove la breccia si sospinge fino all'altro pendio dei rilievi, (non) ci reca allo slargo terminale, ombreggiato da consueto neem, in cui convergono incantevolmente ben cinque tra vie e viottole del nostro villaggio
A conclusione della via sta l'unica casa in argilla, finora intravedibile in Beni Gangi, morbidamente plasmata sotto le sue bianche calcinature, mentre se ci si volge a destra , ci si prospetta una via curva in cui i portici delle case si inarcano a loro volta, lasciandosi sovrastare dalle sporgenze suggestive di davanzali e terrazzi, secondo modulazioni che non potrebbero essere più difformi alle rientranze d'obbligo di atri e balconi in Chandigarh, secondo Le Corbusier, così come Le Corbusier in Chandigarh non avrebbe potuto di meno essere indiano
Sulla sinistra, due stradicciole confluiscono verso il villaggio adiacente di Bamnora, ch'è preceduto dal traversamento di un ponte sul lutulento Kudhar, sulla destra la incantevole via principale , cui pervengono le confluenze di vari percorsi, e suggestivi slarghi, tra case dai portici bassi ribassati anch'essi ad arco, si diparte verso i campi che digradano a valle, ed ha il suo seguito, oltre i campi da gioco e di feste del villaggio, i suoi mela ground, in una strada sterrata che separa i coltivi successivi dai rilievi incipienti, e dai loro boschivi, situati nell'opposta direzione. Lungo il corso della via principale è ancora possibile vedere i ruderi o i ripostigli cui sono ora ridotte le più antiche dimore di terra cruda di Beni Gangi. Le loro murature furono costruite in pisè, con il getto di argilla, ghiaia, paglia e letame quale legante dentro delle casseforme , come è ravvisabile dai filari di blocchi che si profilano lungo le loro pareti, quale tratto residuo del disarmo dellestesse casseforme. L'affianca, più in alto, la via cui dobbiamo risalire per una traversa, se vogliamo pervenire per il suo tramite al tempio di Durga.
Sorge, come quello presso il Ninora talab, all'ombra di un bargad, entro un recinto, che la accomuna a un tempietto al dio Hanuman e ad un altro shivaita, anticipato da un cippo in cui il toro Nandi ne onora il linga .
Ma è in posizione più rialzata, al termine di una breve scalinata, ed a fianco di un pendio da cui i rilievi iniziano a sopraelevarsi sul varco tra i monti Il biancore calcinato dei rifacimenti dei muri ne attutisce l'antichità originaria nel nucleo interno, ch'è remoto quale quello dei templi di Choukha, o di Achatt, nel distretto di Chattarpur, e quanto lo sono le sue proporzioni eleganti e la sua semplicità formale, costituita della sola cella senza altra copertura che una cupoletta su di un tetto piatto, mentre ne disvela l'origine antica l'ornamentazione interna della saletta della dea,che è quasi un compendio primario ed elementare dei motivi che ricorreranno con più profusione elegante a Khajuraho, il soffitto a fiore di loto, fregi di petali di loto, di triangoli , di angoli inversi listati, o " renverse hald diamonds", seconda la dicitura inglese di tale motivo delle palmette.
E la dea, sotto i bendaggi, non è un idolo fantoccio, ma una Mahishasuramardini* in forme femminili naturalistiche), intenta ad accoppare a più non posso il demone Mahisha, ovviamente emblema del male, tra altre donne sue attendenti e primordiali leogrifi rampanti .
Una coppia di giovani sposi, nelle circostanze in cui rivisito il tempio, ne effettua la pradakshina. Lui ha indosso il turbante ed i vestiti sfarzosi della cerimonia nuziale, lei, tra delle sue compagne, è condotta per mano con il volto nascosto dal sari.
E' per avere figli, tale rituale?, chiedo a dei ragazzi che mi accompagnano, aiutandomi, per farmi capire, con il gesto che dilata il mio ventre in quello di una donna gravida. Confermano sorridendo. Lo sguardo, dall'altura lieve in cui mi ritrovo, oltre un tempietto alla dea Shanti e il breve muro di cinta della deambulazione intorno al tempio di Durga, si volge, per riposarsi, alla valle sottostante in cui si è svolto il nostro percorso.
La distesa dei profili gialli dei campi, irti di steli, si perde nel folto degli alberi, che s'infittiscono fino alle alture di Rajnagar, sino all'orizzonte in cui cala il sole.
Tra di essi, invisibili, le case ed i covili in cui gli uomini e gli armenti sono di ritorno, o già al riposo, i limitari delle soglie accese, da cui le donne intente alla cena od al riordino della quiete domestica, usciranno a salutarmi(ci) sulla via del rientro.


Le parti testuali in carattere normale di dimensione 12 risalgono al 2016, 2-3 febbraio, le altre al 2014 e sono estratti dal mio testo sui templi orientali di khajuraho.

5 febbraio 2016


 

FINZIONI INDIANE
Sembra proprio che non abbia ancora imparato da un’esperienza oramai decennale dell’India, che ciò che gli indiani hanno da offrirti o venderti è soprattutto la finzione sul proprio conto.
Kailash, come al nostro primo incontro ebbe a vendermi la fasullaggine di essere il manager dell hotel di cui era invece un addetto alle pulizie delle camere per non più di 1500 rupie mensili, fino ad oggi si è ostinato a farmi credere che fossero suoi, alla morte del padre , i due campi che queste ultime settimane mi sono ostinato a lamentarmi che per la siccità rimanessero incolti, impegnandomi a provvedere ai costi per raggiungere l’acqua in profondità, dotarci di un pompa e di un generatore a cherosene, pur di assicurarne ogni anno i raccolti, ora che con l’asfaltatura di gran parte del tratto di strada che vi perviene in Byathal, sono diventati più facilmente raggiungibili in più breve tempo.
Già mi immaginavo. Me illuso, lungo i percorsi per i campi in bicicletta tra greggi ed armenti, che a vincere su tutto diventasse nella mia vita alfine il duro lavoro invece che l amore, che nella mia esistenza stesse maturando il passaggio dalla poesia di vane evasioni delle Bucoliche a quella dell improbus labor delle Georgiche, di cui ero tornato a riprendere il libro primo, a che mi svezzasse alla “urgens egestas” dei campi, che importavano le avvisaglie sul durum genus che mi si prospettava davanti
In realtà l’asfaltatura delle strade che recano ai villaggi rurali a sud di Khajuraho ha piuttosto accorciato il tragitto verso la verità, con le gambe delle bugie, a seguito anche di quanto mi ha confidato il ragazzo di famiglia brahminica che vive a Bamnora, Atul, che mi ha raggiunto lungo la via asfaltata in questi giorni lungo la quale mi esaltava di raggiungere magnificamente il villaggio, nel quale mi ha accompagnato sino al tempio della Sakti divina. Già a novembre mi aveva rivelato che in assenza di acqua le sue colture non erano pervenute a fornire un raccolto. Ed ora? Mi mostrava , presso l immenso peepal che grandeggiava nella radura oltre il villaggio un campo lasciato incolto, per indicarmi la sorte che era toccata anche agli altri dei suoi sette campi.
E Kailash, mi sono arrovellato ieri mattina, diventando con lui scontroso, ha in me un forestiero che intende pagargli a fondo perduto l’approvvigionamento dell’acqua, la recinzione dei campi e la semina delle colture, e non si da fare nemmeno per fornirmi una risposta. Lo stesso che Mohammad, che si è attirato l ira del principal che l ha tratto fuori della classe per somministrargli una brava sberla, perché ha contraccambiato finora il mio sostegno economico alle sue frequentazioni scolastiche con esiti di poco di sopra all uno di media, un’insussistenza di qualsiasi profitto, in hindi, o in matematica, i cui termini infimi non trovano che una relativa giustificazione nella sua angosciosa situazione familiare e nella sua salute precaria.
Kailash aAnche ieri sera, per il tramite di Ajay, dopo avere mancato di propiziare il mio incontro con suo padre, voleva farmi credere che il problema fosse solo quello della gente ladra del villaggio che si porta via di tutto, la loro gelosia che non perdona, per cui, quando con Katerina ha sostato nel villaggio, vi era stato chi non aveva mancato di insinuarle che stesse in compagnia di un indiano facile a ubriacarsi.
Se così era, avremmo potuto comunque procedere con la trivellazione, e limitarci per ora alla “ bari” della recinzione dei campi, ho obbiettato. O si sarebbero portati via anche quella, quei madarchor dei suoi compaesani.?
Così, sin che oggi , dopo la mia rivisitazione dei templi, l'amico si è fatto sotto e mi è venuto insolitamente incontro nel Lassi corner, per dirmi tutta la verità, dopo che i fraintendimenti che aveva ingenerato con la sua menzogna avevano sollevato contro di lui anche sua madre.
Quei campi sono di sua nonna, in verità, che li ha ereditati alla morte del marito, e tra Kailash e quei campi si interponevano il padre e due fratelli, pur non considerando che alla sua stessa stregua potevano accampare i loro diritti su quelle terre anche suo fratello e sua sorella…
Nessun lavoro che avessimo fatto sui campi, gli ho schiarito la mente, avrebbe potuto minimamente farlo precedere nella linea di successione alla morte della nonna, e nemmeno con il conforto di una dichiarazione dell’avola che lo nominasse unico suo erede dei terreni, avrebbe potuto evitare che gliene restasse affidata solo qualche zolla…
E come è tipico della mente indiana, quando è messa alle strette, Kailash ha cominciato a divagare sulle fortune terriere di quella vecchia ottuagenaria in quella sua casipola di fango, così rattrappita e rinsecchita e sdentata e lacrimosa alla vista. Nel suo villaggio natale, oltre ai campi che le sono rimasti in Byathal, ci sono quattro appezzamenti che sarebbero di sua proprietà,non fosse che su di essi hanno messo le mani dei potenti e pericolosi raja locali.
Quando sono rientrato di li a qualche minuto da un orinatoio, c’era con Kailash un suo zio che è ora ispettore dei campi, che avrebbe contattato il suo collega che opera nella zona in cui sono segnati come di sua proprietà quelli della nonna, perché conduca intanto un’inchiesta in merito.
Poi, nella locanda del Lassi corner, Kailash si è abbandonato ai rimpianti della fortuna terriera che il nonno ha lasciato che andasse dispersa, quando ancora non c’era la diga, i campi restavano aridi e incolti, e non valeva nemmeno la pena a giudizio del nonno di pagare una rupia e cinquanta di imposte per conservarla- Quindi mi ha detto di come anche solo i miei intenti di prendersi cura di quei campi abbia messo in apprensione Vimala, che per analfabeta e incolta che sia, ha il terrore di tutto ciò che ha la parvenza di un ritorno nel villaggio di Buyathal. La gente vi è divenuta di una violenza intollerabile, tutti i giorni un drama o una rissa, i dalit perché spendono in bevande alcoliche i loro guadagni, i raja perché non mancano di provocare chi sia di passaggio sul loro cammino.
Ne avrei riparlato, delle fiction di Kailash, in ufficio con Mohammad quando mi sono ritrovato da solo, con lui, che a sua volta, più che fingere, è di per se tutta una finzione, con il suo ricercarmi di sua iniziativa giammai quando si dia solo il caso di una lezione o di un incontro, poi con il disdegnare contrito come fosse un’offesa alla sua dignità anche solo il proporgli l’acquisto, o di cibarsi, di ciò che poi vuole nella sua versione più accessoriata o che si mangia a quattro palmenti, e che è la vera ragione della sua venuta di sua iniziativa. Come era un’illudermi il decantarmi i suoi studi per cui mi richiedeva il pagamento del suo insegnante o di un eserciziario, quand’io perché attendesse alla scuola gli chiedevo che restasse a casa anziché seguirmi nelle mie passeggiate come lui era intenzionato ed a me sarebbe così tanto piaciuto- .
“Tutti , qui in India, sembra che abbiano di che creare realtà inesistenti su di sé. Tuo cugino ha detto a tuo padre di attendere due mesi prima che possa assicurargli un impiego a Ratlam. Ecco, anche lui sta forse coprendo una finzione che ha raccontato a papà, come è una una finzione tutto ciò che il cugino Bilal ha detto a tuo padre sulle opportunità che offrirebbe Khajuraho, riducendolo alla sua situazione attuale”, per cui deve tornare a vendere the perché in casa c'è solo acqua e farina.
Ci raggiungeva allora una telefonata di Kailash, che mi assicurava che per il suo pernottamento in Delhi, prima della partenza per Mosca, la camera al “ground floor” era stata già assicurata nell’albergo in cui Katerina l’aveva richiesta.
E per l indomani, se si fosse rifatta viva, si poteva provvedere a che pranzasse con noi.
“ E il costo di 100 rupie, ma poi Katerina ci ricorderà ancora”
6 febbraio 2016


Ecloga indiana XI, abbozzo
"You are like a bargad,” “sei come un banyan,” mi dice Mohammad, /
tra un seguito e l’altro, con la Laila di cui è Majdun,
dei capitoli del libro dell’amore
che in riva al talab stanno compitando le sue parole di ragazzo,
il primo che insegna che l’amore è vita,
il secondo che è cieco, il terzo quanto è pericoloso,
il quarto che è follia,
il quinto che è solitudine e richiede distanza, se è speciale.
“ E perché sarei io un banyan?”, gli chiedo schermendomi
con inquietudine curiosa,
per la natura epifita dell’albero, che a insegna dell India,
nel suo germe cresce strangolando
la pianta che l’ospita
“ Perché come un banyan con la sua chioma
tu copri e proteggi la vita di noi tutti”,
con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,
quando del fratello del mio cuore, per lui l “oncle”,
devo farmi il guaritore ferito, che ne fu l’ infettante,
l’eccedenza stessa allora elargitaci
l’acqua amara dell’offerta della gelosia,
mentr’io m’illudevo ad un incanto dei miei anni finali
che Mohammad fosse la delizia di noi tutti
“così ora eccomi Babbà Bargad", scherzo e rido con il ragazzo,
in attesa, nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque,
che sia la volpe che ama il Chota Raja Kumari
che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa-

 

6-7 febbraio 2016


 


Frammenti di discorsi templari
 


Oltre l ingresso nel parco dei templi occidentali di Khajuraho, è una tale visione trascendente/ale il sopraelevarsi del tempio Lakhsmana,  sulla sua  piattaforma, sino al  pinnacolo in cui ne culmina l'ogiva del sikhara,  verso un assoluto d’origine cui essere di ritorno, che  in essa finisce assorbita la realtà architettonica del complesso di edifici di culto interconnessi di cui il  tempio è l’epicentro, l' insieme di edifici di culto interconnessi, prescindere dai quali obnubila la comprensione della sua innovatività dei canoni anche per esso vigenti, in ciò che vi si risolse e vi rimase irrisolto.

Il tempio Laksmana, in  onore di Vishnu nella sua manifestazione Vaikunta, è infatti eminente su quattro tempietti situati agli angoli  della piattaforma, con i quali forma una costellazione penta-templare o panchayatana, e lo precedono un tempio in onore di Laxmi, paredra di Vishnu ed un padiglione che alberga la raffigurazione zoomorfa di Varaha, l incarnazione di Vishnu nel cinghiale che diede salvezza alla terra dalla sua sommersione nelle acque oceaniche, con cui il tempio Laksmana è tutt uno.

Se da una visione frontale ci si defila ad una laterale, che ci consente di vederlo stagliarsi sui due tempietti che lo affiancano sul lato meridionale, essendo esso volto ad oriente, ci è dato preliminarmente di coglierne al meglio  il profilo mirabile nel suo piano ed in elevazione, e di intenderne la continuità e la sua soluzione rispetto a quella dei due templi minori, che non ne sono solo un accompagnamento, ma i depositari del canone invalso nella antecedente tradizione architettonica templare, cui nella sua grandiosità superiore il tempio ancora si attiene pur ampliandone e ingigantendone i termini.

In essi si ripetono infatti, integralmente,  pur se nei modi più scontati e spogliate di ogni preziosità ed incantevole  fastosità dettagliata/ minuta di dettagli, nei modi più scontati le forme consuetudinarie che vi sono convocate dei templi Pratihara,  dei i sovrani di Kannauj di cui  i Chandella  , già feudatari, erano giunti ad affermare la loro supremazia, la stessa che sui templi agli angoli della poattaforma celebra il tempio Lakshmana svettandovi impervio, pur in una trasmissione di consegne canoniche cui seguita formalmente ad attenersi.

Quali siano tali consegne le contrappunta il controcampo della visione del tempio centrale rispetto a quella delle vestigia dei tempietti agli angoli,  in cui è più agevole individuarle, così come vi risultano formulate nei termini più chiari ed elementari del loro tramandarsi  divenuto scontato sotto la dinastia Pratihara. Il loro santuario, infatti, preceduto soltanto da un portico d'entrata e da un'anticamera, l uno l'ardhmandap, l'altra l'antarala,

cui in elevazione fa da basamento il solo  vedibhandha , sovrastato dal muro del jangha e dal sikhara, fra cui si interpone una varandika., è scandito da cinque proiezioni , così come il sikhara sovrastante lo è da cinque fasce in rilievo corrispondenti, secondo la formula pancharatha che ad esso presiede, tra le quali ha maggior rilievo quella centrale, il badhra, in cui si concreta in un carro cerimoniale scultoreo la pulsione  emanativa verso l'esterno del mondo  del dio interno alla cella interna del garbagriha, l utero germinale del cosmo,  della cui manifestazione radiale il tempio è un facsimile esemplare. Nelle proiezioni d'angolo o karnaratha secondo un ordinamento cardinale  codificatosi nel tempo e tutt'altro che eternitario,  ancora lacunoso ed incerto nei suoi esordi in Amrol, o in Dang,  le divinità protettive del tempio nelle otto direzioni principali,  mentre nelle proiezioni intermedie sono installate le ninfe apsaras, leogrifi vyal o sardulas,  quali simboli di forze pulsionali da domare, figurando invece nei recessi.

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 I  templi  Laksmana e Vishvanata , dentro il loro canone pancharata alla cui prescrittività rinviano i tempietti  in stile Pratihara che vi si conformano a regola d'arte-   del loro ordinamento panchayatana, e la scansione delle proiezioni delle pareti del santuario interno volte al deambulatrorio, esse pure pancharatha, - potevano far corrispondere al badhra centrale centrale l intera  proiezione di un balcone, solo ridimensionando i pratirathas intermedi a due upabhadras o proiezioni laterali dello stesso balcone, da esso distinte , ma non separate, una soluzione non infrazionistica, certo, ma più consona a un tempio tri-rathas, come attesta il tempio ( coevo? )Pachali Marghat .)  ad esempio, di Khardwaha . Presumibilmente era un limite costruttivo di compromesso, più che una  condizione  semplificatoria assunta come ideale, nel'edificazione di templi più grandiosi dei coevi, in quanto i templi futuri di Khajuraho diminuiranno di mole , ma implementeranno le loro proiezioni pur in dimensioni più ridotte. E sempre Kadwaha ci può attestare che la riduzione che si persegue nel tempo non consta del numero delle proiezioni, ma delle loro edificazioni edicolari in guise templari, riservando chhadya e udgamas ,o toranas, alla sola  inabitazione sulle proiezioni, da focalizzare, delle statue delle divinità sulle quali  doveva essere concentrata la meditazione orante, quelle dei badhras e delle kapili del'antarala E' da supporre che l'impasse così rilevata fosse data da  un vincolo paradigmatico da trascendere, solo superando il quale si accedeva alla soluzione architettonica ideale. Tale vincolo paradigmatico era dato appunto dal modello-modulo pancharatha, ed infatti sarà con l'assunzione del modello septaratha, nel Khandarya, con tre proiezioni centrali del sikhara che trovano la loro corrispondenza nelle articolazioni del balcone-bhadra centrale, due laterali e due terminali per pratirhatas e karnas separate e distinte, che il tempio eletto a tipo esemplare della capitale religiosa dei Chandella troverà la sua attuazione perfetta. 


 

 ( l'intento  era di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del garbagriha, di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto alla visualizzazione  immagini delle divinità planetarie o del corteo delle saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e concluss da Ganesha  , che presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya.

Ma com era possibile senza sacrificare  rathas ai lati  del balcone che funge da badhra,  in tempi in cui era  normativo il tempio pancharatha, come si riscontra nelle pareti interne del garbagriha e nei tempietti minori superstiti di tali complessi panchayatana, che prevedono ancora almeno una pratiratha per lato a fianco del badhra centrale?

Non lo fu nei templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra centrale addirittura cozza contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua estensione saptaratha.

Che nei templi di Khajuraho le ratha  si tendesse più ad incrementarle che a ridurle,  rispetto al numero di 5, se non inducevano a ridurle ideazioni architettoniche predominanti  che in un primo tempo  non si riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro proliferazione fino a 7 o a 9 in templi minori o piccoli come il Duladeo o il Chaturbuja.


 


 

sul  tempio Teli ka mandir

Per chi  sia un cuore dolente di quanto il bello più sublime possa essere vilipeso e negletto, poche esperienze possono commuoverlo e sommuoverlo quali quella della visita odierna e della rivisitazione del passato del Teli ka-mandir,  se lo rinconducono a come il british  degradò una tale meraviglia a magazzino od emporio, o lo portano ad assistere a come vi convengono e vanno di fretta i turisti che s'addentrano nel suo sito, i più senza degnarlo nemmeno di uno sguardo distratto dai proprio selfie o di farne lo sfondo.

Eppure è esso da annoverarsi tra i più straordinari templi hindu,  nella fascinazione arcana che ancora suscita la sua oblunga bizzarria canonica,  per quanto le disarmonie di reintegri e restauri possano averla compomessa.

 

L immensa frontale da cui ad essi si ha accesso ne è in realtà la sopraelevazione dell'anticamera, oltre la quale si eleva la grandiosità del santuario nel suo lato più lungo..

 
 
   



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