2017

 

Gennaio Maggio  2017

 

Odorico Bergamaschi

 

 

 

[Odoricoamico. blogspot.com]

 


 

 

 

 

 

 

 

INDEX

BLOG ODORICO AMICO

 

 

GENNAIO MAGGIO  2017

 

 

 

A Capodanno ( Capodanno indiano)

L’ultimo dell’anno ho rivisto ancora una volta in videochiamata Chandu, Poorti, Ajay, Kailash , meravigliosamente belli nei lineamenti ravvivati dal freddo. Chandu era di una allegria che sopravanzava straripante le poche cose che aveva da dirmi, Poorti irradiava ancora più gioia nel riscoprirmi così affettuoso e tenero nei suoi riguardi di bambina in boccio. Con Ajay mi sono intrattenuto prima che gli altri arrivassero e dopo che se ne sono andati, cercando di prospettargli un futuro prossimo, nella prosecuzione degli studi presso la sua scuola fino al dodicesimo anno, per poi seguitarli all’Università di Chhatarpur, in concomitanza con la sua apertura a tutti gli effetti. Con Kailash ho ripreso i soliti discorsi , sull’animazione a Capodanno di Khajuraho, che la faceva affollata di turisti, soprattutto indiani, come nelle ricorrenze dell’Amausia o della stessa Shivaratri, macchine parcheggiate ovunque lungo le vie dei templi, e per egli, senza l' incombenza per le vacanze di portare a scuola Chandu e Poorti e di ricondurli a casa, affidando il negozietto ad Ajay , si prospettava l'opportunità di raggranellare centinaia di rupie con qualche giro turistico in cui recasse ai templi minori o alla stazione ferroviaria visitatori indiani del più diverso tenore, i due signori di Jaipur che avevano finanche richiesto le sue generalità, perché fosse il conducente anche di certi loro amici quando fossero sopraggiunti in Khajuraho, una coppia, marito e moglie, di Bhopal, tutt’altro che in vena di elargizioni, tre signore di Kolkata che benché fossero arrivate da Delhi solo di pomeriggio con il treno che avrebbe dovuto pervenire di primo mattino, si attardavano per strada per reperire un autorickshaw il cui noleggio fosse più economico di quelli i cui conducenti si erano offerti l' uno di seguito all’altro di accompagnarle.

Il freddo tagliente induceva Kailash a rientrare a casa al più presto dall' internet center, per non pregiudicare la salute di un Chandu ancora convalescente, che mi aveva preannunciato come si fosse scurito di pelle per un’infezione contratta e per essere stato sottratto per giorni al freddo dell’acqua e di lavarsi in cortile, ma prima di riportare a casa Poorti e Chandu non avrebbe mancato di recarsi nella vicina pasticceria in cui abitualmente ordinavo le torte per i compleanni e le ricorrenze speciali, per acquistarne una al cioccolato che allietasse il Capodanno dei bimbi.

Cessato il clamore della loro apparizione in videochiamata, il loro squarcio di vita, benché l'ora fosse già tarda ho fatto il numero di telefono di Mohammad, più per una prassi di rito, che perché immaginassi o sperassi che potesse rispondermi, ed invece il ragazzo l ho ritrovato al telefono. L’affetto dirompente che ci unisce ci faceva presenti l uno all’altro più che se ci vedessimo in linea , e i nostri discorsi fluivano l uno dall altro come se si intrecciassero con i nostri sguardi. Mohammad mi ribadiva che Muskan oramai da due mesi l’aveva lasciata, senza che alcuna sofferenza fosse tacitata dalle sue parole. La sua situazione familiare me la prefigurava secondo gli intenti che proiettava nel padre, preannunciandomi che sarebbero rimasti a Khajuraho fino ad aprile, e che al mio ritorno avrei potuto trovarlo li fino ad allora, quando finirà per lui con gli esami di stato il decimo anno scolastico, poi la casa sarebbe stata affittata e lui e la mamma e la sorella avrebbero preso la via di Kanpur, per andare a stare nella casa grande della nonna, mentre il padre sarebbe andato in cerca di lavoro nel Gujarat , da quelle parti. Ma tutto sarebbe stato messo in discussione , se il padre avesse trovato un lavoro remunerativo in Khajuraho.

“ La vita è davvero difficile Mohammad”

“Si deve sopravvivere” mi sospirava il ragazzo.

Ma il peso più  immane che gravava sul loro futuro familiare, più ancora che l'onere della

sussistenza,  era il matrimonio futuro della sorella, in là nel tempo di ancora un quinquennio, ai cui costi di almeno 250.000 rupie il padre non sapeva da solo come far fronte, disponendo di un  guadagno giornaliero al più di 200 rupie come venditore di the,  con il quale  non  riusciva a provvedere che a stento alle necessità familiari di ogni giorno .

“ Devo dirti quello che davvero penso, Mohammad? La cosa più terribile è che nei matrimoni indiani diventino un tale problema la dote e le nozze, i loro costi, il dar da mangiare a degli invitati, mentre non ci si dà pensiero che una figlia possa essere felice con il suo sposo," “ Ma se non le dai una dote , e la sposi povera, il marito poi la maltratta, la picchia, non la vuole più, la rimanda indietro dalla sua famiglia…”

 

Le mie solite raccomandazioni vane che con la fine delle vacanze di Natale riprendesse la scuola, si sovrapponevano al seguito possibile di tale discorso, e come al solito sortivano solo l'effetto di provocare la fine del suo collegamento, con la giustificazione consueta che le batterie del suo cellulare si stavano scaricando

“ E’ geloso di te e di me…non vuole lasciarci parlare ancora”, i termini scherzosi del suo commiato.

3 gennaio 2017

 

Mio Signore,

fa che questo sia il mio ultimo giorno,

la mia ultima ora,

il mio ultimo battito,

la mente non vede più oltre che angosce di stenti,

nel seguito degli eventi che l'avvento di belve,

il mio lascito è solo vanità di sforzi,

trema, alla sua aperta voragine,

lo spendermi in perdita per il misero amico,

soffoco, mio Dio,

non vedo più luce nello splendore dei giorni,

tacito di tutto

tra ogni altro io in chiarità di sguardo

 

8 gennaio 2017

 

 

Pietà di me, Mio Dio,

della troppa mia delicatezza prima di giungere a morte,

dona la Tua pace

ai miei giorni che strema il Tuo giogo,

ne intendono solo spasimi e stenti,

il farne del mio futuro un tremito misero,

ravvivati o fuoco d'amore

ora e nell'ora di ogni nostra morte.

 

8 gennaio 2017

 

 

Odorico Bergamaschi

 

LIRICHE INDIANE ( 2012-2017)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ECLOGHE INDIANE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DRAMATIS PERSONAE

 

L’amico indiano Kailash, Kallu

La moglie , Vimala

Il figlio maggiore Ajay ( 2000), ancora un ragazzino

La figlia Poorti, ( 2005), ancora una bambina

Il figlio Chandu ( 2009), un bambino

Il figlio Sumit ( 2007-2009), deceduto a due anni di età

Ashesh, il nipote, figlio di una sorella dell’amico

Mohammad, un giovinetto amico dell’IO petante

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRIMA ECLOGA INDIANA

 

 

Qui dove la tigre che ti fronteggia

 

è il pupazzo di stoffa di Chandu,

 

e nel dolce lume il gioco e il canto

 

sono la felicità di bimbi tra l’immondo,

 

che lieve brezza ti riconduce,

 

trattiene i tuoi giorni tra sibili e incanto,

 

prima che cedano al sonno ed ai silenzi,

 

inquietati dai ladri ,

 

della luna sui terrazzi e gli orti di Sewagram,

 

 

 

cum complexa sui corpus miserabile nati

 

lo stesso colpo di tosse nell'ultimo nato

 

e già è il tremendo del sereno

 

di cui i muri sono assorti nei giorni,

 

tu vi schiudi il cuore e le braccia

 

e quanta delicatezza tenera

 

discopri nel morso

 

 

 

 

 

mentre non hai più altra vita, che questa,

 

che ti adempia o ti smentisca per sempre,

 

deus nobis haec otia fecit

 

tra gli strilli e il pianto o il crollo di schianto

 

dove il villaggio riposa all’ombra dei nim,

 

nell’attesa del rientro al tramonto

 

dalla giungla di bufali ed ox,

 

quando di febbraio è già estate

 

e la senape ingiallisce i campi,

 

 

 

tutto si è consumato nella tua remissività ad ogni oltraggio

 

da che cedendo la gola per il taglio

 

potesti lasciare il tormento delle aule

 

dove chi è rimasto rimarrà ancora più a lungo

 

 

 

ed altrove, qui in India,

 

eccoti di già sulla via del ritorno

 

con l’amico sotto le stesse fronde ospitali dell’himli,

 

 

 

 

 

 

 

 

 

in lontananza sfumando i declivi

 

dove alle acque del Ken discendono i boschi,

 

e le rive del parco approdano ai giunchi ,

 

“Vedi, come il fiume senza farne uso e ricevere offerte

 

dona la sua acqua a pecore e cervi,

 

così l’albero ci dà la sua ombra”,

 

sotto la quale possiamo ancora indugiare

 

disvelandoci che cosa sia tra noi paroupkar,

 

 

 

è nelle vicinanze il tempio di Chattarbuja

 

che preannuncia la nostra antica città,

 

 

 

poi conterà solo andare avanti,

 

e sarà questo il nostro canto più alto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SECONDA ECLOGA INDIANA

 

 

 

Brillano i pani di sterco dei roghi di Holika

nella prima luce del giorno sui muri e i terrazzi

la mangusta riappare nei coltivi degli orti,

già si schiudono le membra dai giacigli terreni,

con i lavacri delle stoviglie

iniziano nei cortili le abluzioni e gli spurghi,

 

 “ India was enslaved by the British”

la lezione che ripete il fanciullo

prima di andare a scuola,

ripetendola, nell'India indipendente,

nella lingua dei britannici che gli è ancora più d'obbligo, ora che è senior,

per non dovere cinque rupie alle suore se usa l’hindi,

“India was poor and weak at that time

ripete come se i suoi stessi panni di ogni giorno

fossero ancora quelli di quel paese debole e povero,

 

“ Every man will be thy friend

Whilst thou hast wherewith to spend

quando il vero amico "he stands by us

through thick and thin,"

lo è nella buona e nella cattiva sorte,

 

 

“Hello, rupees…hello, pens…”

 

nel mercato dove cerchi il coriandolo fresco

puoi ritrovare più ancora il maldicente di turno

“L’amico, che la fa da padrone sull’uscio del negozio,

spende tutto nel bere e gli trema la mano,

nessuno vuole lui come barbiere… "

 

 

ed ora chi mi riscatterà questo corpo di morte,

al grano che già si schiude al calore di marzo

se non, ancora di più,

l’amore ch’è vita e luce dell’anima ferita

 

 

tra le follie di un docile cuore

lontanandoci con l’amico

nelle valli dove ancora risuona il canto di Krishna,

ed è il clamore della pioggia di fiori e colori

che assorda il dolore che invasa la mente,

la luna quel tocco di sandalo

sul volto vergine del cielo

 

mentre amore, giocando il gioco della tigre,

sulla Yamuna sei tu, Dio della morte,

 

fin che di nuovo tra le forme d’incanto

cade la mente con l’escremento,

 

 

ed accade il distacco tra i cieli di Delhi,

non più, nella lontananza, lo sguardo amante

ma con le nuvole in disfacimento

tremulo liquido l’acciaio nelle trame di vetro,

in arenarie e cemento trasmutati i cortili e i terrazzi

cui nello sfolgorarvi del giorno sei di ritorno,

 

di nuovo dove chi ama non infinge soltanto,

e qualcosa comunque succede.

“E’ troppo povero l’inglese dei piccoli”

il verdetto delle suore, per bocca dell’amico,

perché a loro consenta in India un futuro.

Come pappagalli li hanno addestrati

solo a ripetere quello che non capiscono.

Provvederemo, comunque, ripartiremo.

Li abbevereremo, i piccoli, al nostro soccorso,

come tra i campi, dalla riarsa giungla,

si abbeverano gli armenti al Kuddhar,

aprendosi il varco dove il fiume intesse le sue rive

delle canne che ora graticciano l’avviato negozio.

 

E da queste sponde anche voi a casa, ben pasciute capre

Ite domum saturae, venit Hesperum, ite capellae .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TERZA ECLOGA INDIANA

 

 

 

“Oracolo del Signore.

Quanto il cielo si sopraeleva su tutta quanta la Terra,

cosi le mie vie si sopraelevano

sulle vostre vie,

e i miei pensieri sui vostri pensieri”

Isaia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra le foglie riarse dalla fersa

d’aprile si fondevano desolazione ed ardore

dove di giorno fulgevano i fiori di chheola,

il chiarore delle messi circonfondendo nei pleniluni le traversate notturne/

che al padre riconducevano il cuore dei piccoli tra le stregate mahùa,

sulle biciclette, in fila indiana,

al di là dei coltivi dove in cerca invano dell’acqua della Devi

si perse il cammino delle donne con le giare di javari

Era la Domenica delle Palme e del Natale di Rama,

e con che amorosa violenza io ed il padre

incamminavamo i bambini alla menzogna educativa, cui i giorni seguenti,

li riallineavano in coro i testi scolastici,

“ Ministers, Politicians, Judges

Occupy their post because they studied hard “

 

poi lasciandoli per che intorti tormenti come i nodi dei rami,

nella megacity  dove la vita in dono depredata per strada

al cospetto dell’amico si dilacererà in stanza ,

senza che altri che il Dio nostro

possa anche di questo perdonarmi,

 

 

 

“ma ora non farti più del male, siamo tutti qui”

cantavano le loro anime di nuovo ad accogliermi,

nel loro sollievo che alfine il Monkey God

sia stato placato dalla puja nel tempio,

 

Ora al distacco del rientro

odora la fragranza rigogliosa del basilico nel vaso,

pur nel dolore, al poterli ancora lambire,

che ad ogni ora che passi l’indomani si faranno

a cinquemila,

seimila, settemila chilometri distanti,

nell’unità, che ci sia di soccorso,

dell’invisibile vivo più ancora tra noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUARTA ECLOGA INDIANA

 

                                                         1

 

"Cosi dal retro del suo tempio  la Sibilla di Cuma

Cantava ambigue parole tremende nell'eco dell'antro",

 

E dall'osteria volgi all'uscita, sul retro,

che dà nel cortile che fu la tua aia di casa,

ne ritrovi la distesa deserta

più ancora arida invasata dal sole,

trasalendo, sui tuoi passi,

ai ragazzi di corsa che vi sopraggiungono,

sono indiani, del Punjab,

 l'uno nell'attendamento al riparo dal sisma,

l'altro con la madre accampato in giardino,

al tuo timido approccio si scambiano un sorriso e già ti annientano,

la madre che ne resta ignara in ombra

e ricambia mesta il tuo namastè,

quanto si è fatto breve, senza più grida animali

ogni spazio retrostante di rustici ed orti,

spiantate le vigne, dissodate

le cavedagne d’un tempo

per il solo rigoglio, a perdita d'occhio,

dei ranghi infoltiti di steli di mais,

 

dove quante mie anelanti corse,

quanti miei sogni controvento,

scoloritesi con le memorie porte e finestre,

 rinserrata la casa ad ogni accesso ulteriore

,

 

tra i vasi ascolti il silenzio nel refolo d'aria,

erano allora gerani ed oleandri,

ed ora è il conforto, con lo sgomento,

che tutto sia cosi svanito e ammutolito,

lo sciame che avverti

un sopito tumulto di vergogna e lacrime,

inutile cercare altri volti che quelli

che in osteria già salutasti,

li ritrovasti, già altrove,

nelle schiere sparse delle loro lapidi ,

 

                                                        2

 

“ And the bird, did it fly away again?”

da Khajuraho,  al telefono,,

chiede l’amico del rondoncino che ponesti in salvo,

quando, al rientro in città,

tu vuoi sapere di Ashesh come ha preso il volo,

“Si, fu da un campo aperto, qui di lontano,

per mano di  un uomo che ama gli animali

è un uccellino, "the swift",

che se perde il volo non si solleva più,

quell'uomo, l’avessi visto,

 l'ha baciato lieve, chiedendogli scusa,

prima di spingerlo a viva forza in alto,

solo così, dopo che è ridisceso un poco,

è volato via libero nel cielo,

anche ciò di cui si nutre, aerei insetti, lo cattura in volo,

rasenta l'acqua quando la beve.”

“He will be bad student, He will lose his mind...

but what we can do...” ripete l'amico ,

che possiamo più fare per  il nipote Ashesh

se a involarlo è stato il padre

e  ricadrà  in un'ottava classe carpita con la corruzione,

(-senza che mai mettesse piede nella sua aula

mille rupie si tenne il maestro pubblico

in cambio della bicicletta premio e della promozione certa -),

“ Ma non agitarti, keep quiet your mind,

se da  Ashesh andrai domani”, /

“ I know, only if I  speak him sweet he speaks me true”

“ E ricordati, che  lui è come ti ho  detto dell’uccellino:

  se perde il volo non si solleva più “

 

revisione 2016-10-25

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quinta Elegia Indiana

 

(Omnia vincit Amor: et nos cedamus Amori)

 

 

Per Chandu, Kailash ed io,

che alcova di amore

la cappotta del ciclo-risciò sotto le piogge di Chhatarpur,

la delizia del  caro bambino

il cuore giocoso del nostro bene,

tracimi pure l’immondo monsonico,

cali la caligine più tetra tra gli scrosci a dirotto,

il riso di Chandu qui è già una  spera di sole

che precorre il radiarne i campi  smaglianti,

nelle sparse pozze lutulente

la luce lustrando l’ammusare dei bufali,

tra le foglie sfagliantesi del sagoon

per intenebrarsi già di nuovo

con quant'è la disperazione del nostro Amore,

nel mio grembo

l'amico reclino

di che dolorosa madre eviscerante,

troppo fragile è il mio amore

per non tribolarlo delle sue spine

quando  mi vuole servo della sua inedia,

 

ma in chi altri confidare

quando solo l insano soccorre l insano

quando alla mia follia di ritorno

l’amico schiude l’adito a chi ha più caro,

 

 

con  lui  ancora di nuovo dove il cuore infranto

incantava Vishnu Ananta Shayana ,

l’ascesa a Shiva Bhairava

 dove il  Dio vinse il tempo

e ne fu in gola il veleno un urlo eterno, 

alle rovine dei templi di Ajaygarh invase dal sole,

di altri, ancora più remoti ed ignoti,

alla scoperta del loro abbandono fra i campi,

 

in che luce di gioia,  quand'è Dusshera,

dalla Dea riattinta la vita per la Sua morte per acqua,

 

prima della notte di che freddi fuochi celesti

sul crepitio di lumi umani di che infelice Diwali,

 

reca la  mia testa mozza  Nirriti l'atroce,

e nessuna frenesia di danza

può sventare il rullio della sentenza,

 

 

nell'ingiuria del  dio hai maledetto i tuoi passi ulteriori

tu che già infestavi di sventura la casa,

l’abominio del tuo passato

funestando il nuovo inizio mancato,

 

 

eppure non cede l'amico al veleno

che s'insinua nello strazio mentale

“E perché mai tu lo tieni ancora in casa

 se resti ancora così povero,

e non hai fatto tuo il suo denaro”

 

 

 e credendo, e sperando,

si prosterna al linga inesorabile

la fronte segnata,

 per Agnì cola lo sterco

 fumante di ghee,

dedite al passaggio

aureo di Laxmì

crepitano ciotole di luce,

 

Nella notte, ancora  insonni,

chiedendo lenimento

ed ancora cedendo al Dio che è Amore.

 

revisione 2016-10-25                                                                                3 ottobre 2012

 

 

 

 

Sesta Ecloga Indiana

 

Cala l’ombra dei monti sui casolari fumanti,

di sterpi  e sterco dai bracieri esalanti,

s’annida la luna tra le mahua ritorte,

cede il sole la sua luce di sangue al fiume che scorre,

nella successione dei mesi che alla fine dell’anno

volge la notte dell'amico ch’è scosso dal pianto per la bufala morta,

trovando il solo conforto

nel calore del corpo dei figli accanto nel sonno,

 

volgendola con la vigilia in cui nell’albero al limitare del colle

vedevi il ramo a cui appenderti al sole,

al gelido odio della sua ingratitudine folle

 

e ora chi è stato ospite sverna già al Sud,

è  in Irlanda che urla di nuovo contro i ritrovati  snackers,

radica nel Bangladesh  la coltura del neem,

in tutti con un curry speziato

infuso un nostro lascito di folli speranze,

quando, di ritorno furtivo

 è stato solo ieri che ci ha già lasciato l’uccelletto Ashesh,

senza che a trattenerlo nulla sia valso

dell’incanto nel parco,

dell' appostarci alla vista di antilopi e cervi,

o del viaggio, di piccoli uomini,

per le forniture del negozio e la riscossione dei crediti

intrapreso con Ajay al villaggio dei nonni,

 

 

seguitando, tra le nebbie,

la crescita dei germogli infestati di grano,

ogni fumido  mattino l’amico infreddolendosi all’arrivo dei treni

per intercettare nel flusso l’occasionale cliente,,

Vimala, l’infinitesima volta,

a risospingere il riflusso nel cortile,

prima che  i bambini pettinati e rilavati

si riavviino a scuola in tuc tuc,

Ma pur se il viride miglio delle suore ne ravviva la  grotta,

pur ora che l’anno finisce felice

è la nostra mangiatoia il pagliericcio di un morto bambino

nel cui astringerci crepita il fuoco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Settima Egloga indiana frammenti sparsi

 

 

E quando le opere parevano morte,

inutile ogni sforzo intentato,

che solo restasse a protrarsi la resa,

un nuovo splendore illumina i giorni,

la vacca tra la pula che lecca il vitello,

la senape nei campi che germoglia col grano,

 

e la sera non è tenebra  di sventura

quando dai colli cala sui fumi sospesi dei fuochi,

velami dell’aria che imbruna

 le aie e i coltivi,

nell’ora che protese di slancio

oscura le campanule tra i fili ritorti,

 il trascorrere più imperturbato dell’acqua del fiume, 

 

nel volgere a un nuovo mattino che agli armenti, che  pascolano lenti,

è di  luce anche nell’ombra,

e di conforto

è (pure) il tugurio di stracci ed infissi della prole di guardia

 

,

solo  l’ incanto benedicesse anche i letamai  di maiali e bambini,

solo il canto degli uccelli sovrastasse

il pigolio degli “hello, rupees”  dei piccoli

come esci per  i campi,

 

e tu  potessi confidare di quanto sia stato il dolore dei giorni

che di che fu intraveduto nulla potrà più andare perduto,

e  sia l’amore più forte che la nostra paura del male,

e sia l’amore più forte che  la nostra paura del rischio,

 

prima che tutto s intorbidi ancora nel gorgo,

e l’amarezza sia il flutto di quanto è trascorso,

 

 

ma come Vimala lascia le coltri

che dolce tepore

prenderne il posto accanto al mio Chàndu,

infinitamente

delicatamente accarezzarlo nel sonno,

presagendo nella fitta che il dono di grazia

sia il sopravvivere anche alla sua perdita,

 

mentre lente le nuvole gonfiano l’arco dei cieli

altro di tremendo e risorto ancora ci attende

 

 

 

( gennaio febbraio2013 ( 18 marzo 2013

 

Revisione 2016-10-25 2017 15 gennaio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OTTAVA ECLOGA INDIANA

 

Come potei, già una volta,

levare su di te la mano,

serrarti la gola,

dirti di volerti morto, anima mia,

 

quando tu sei la mia vita e l’amor mio,

e così di lontano

non so pensarti che con viscere trepide

al tuo impigliarti ogni giorno nell’afflizione che stride,

 

mi strazia il tuo Karma

 di una tua vita senza scampo,

più che mai ora (che con il tuo nuovo autorickshaw, alla sua guida sicura,)

che hai la dignità di un lavoro che non ti dà guadagno,

 

“Whats’ news? It’s raining, raining, raining,

only raining..”

mi ripeti allora al mio ripetermi,

“ In Khajuraho everyday are the same things,

the same market, the same business with the tourists,…

“You know, lo sai,

(that ) they don’t respect me, if I speak true,

 paying many money to the lapkas,

-a chi li accalappia -

and seeing nothing, nothing of the temples  ..”

finché, radura di luce,

trovi un po' di contento nel nuovo tran tran

“ I lose fuel, time, going every day slowly to the railway station

but I safe my life, my autoricksaw”

 

“And Chandu, my love?”

“He’ s asking you cycle,..”

“ Cycle!”, come mi grida la sua voce al telefono,

prima già di non volerne  più sapere

di me che sono il suo babbà che non fa ritorno,

alla terra dove straniero

oramai avrei ucciso un uomo per una scalfittura,

un ragazzo per un mio livido,

.

 

Ma che solo risenta la tua voce accorata, amico mio,

e quanta vita ritrovo nella tua di stenti,

 

ed allora tu parlami ancora

di come al sesamo si apre la bocca che schiude il seme

nel tuo timore che si perda nel fango se la pioggia continua,

di come la luce si è spenta di nuovo sulle tue parole,

sulla tua cena di solo mango pickle e un pò di chappati,

ch'io approdi ancora ai tuoi  recessi d'amore

quando sento nei tuoi accenti inumidirsi la lingua

della tua bufala che lecca il suo nuovo Lalosha,

 

e lenisce lo sbadiglio la tua ruvidità di modi,

” For other things we’ ll speak more tomorrow,

 

“See you soon, Kallu, “

“See you soon”.

 

Revisione 2016-10-25

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NONA ECLOGA INDIANA ( frammenti)

 

Sulle rive del Brahmaputra,

in un gothul,

in quale India mai

sprofondare in un sogno,

 

dove non sia più tra una fangosa gente

che sopraggiunga chi vagheggia l’apsara, nel torcersi,

che sembra usi a scrivere un pennello,

e  intenta pur ella al bello gli rammemori

che vivere bene è più che scrivere meglio.

Come dei templi i sovrastanti picchi

ed è un’ascesa, un precipizio, una rinnovata ascesa,

delle vertigini a soccorrersi

delle nostre menti folli,

 

di ritorno al loro conforto di voci

dall'impeto del Gange alla schiusa dei monti,

non una delle aarti,

intrepidi lumi,

superstite al varco dei flutti,

alla loro fede nella mia luce del cuore

sentendo che l'amarli sino alla fine

è ciò che mi resta di cui  sono ancora capace.

 

novembre dicembre 2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DECIMA ECLOGA INDIANA

                                                                   1

Ora ogni mattina, a che sento ,

solo se è il papà che guida il tuk tuk

va Chandu con il farfallino alla scuola delle suore,

di Ajay la voce nuova,

Poorti più di casa,

Vimala che scalpita, sbraita, si rifiuta,  

no capendo che da allora è l’amore,

non il sesso che Kailash vuole,

“ nel nostro letto comune furono i miei piedi, non Io,

che fecero l’errore di scalciarla “,

lo so, amico mio,

è lo stesso anche per me,

da quel tuo grido che mi infranse

 

“ Oh, my Sumit,

no more life!”

 

Qui  captandovi nella mia lontananza

dove il continuo deprivarmi è il mio servizio d’amore,

“ Lo so, ma che almeno comperi per i bimbi

bengali per Diwali"

l’amico ignorando che il sacrificio estremo,

nell'esitazione che fa differire l’emissione del ticket ,

è trovare in loro la misura,

l'irrevocabile che adempie

                                               2

                                               

Ed ora, ricongiunti ,

che già è festa di Natale,

Oh, la loro vita in mia balia…

Vimala Maria che rimugina un suo canto

Chandu con voce inesausta di stupore giocoso

nel nuovo giorno restandole accanto ,

allorche Porti sopraggiunge festante ed è già via,

Ajay (già) da tempo chissà dove,

Kailash involatosi al lavoro (già) di primo mattino,

 

il vimine di Vimala che intanto riasciuga il cortile, l’acciottolio del vasellame,

di fuori la nebbia tra i templi inumidendo le soglie,

la povertà involta in cenci e coperte,

 

 

 

 

“Mottaa!.. mottaa! “, com'è di ritorno,

il motteggio di Chandu per la mia pinguedine,

 

la marcescenza dei cuori in rabidi furori

consuntasi tra la cartapesta

dei dì di festa di Shiva,

 

alfine,alla sera che cala,

presso il fuoco che divampa, intorno a un braciere,

l'ardore d'amore dei resti umani raccolti .

Natale 2014

revisione 2016-10-25  2017/ 1/14

 

 

 

 

 

CANTICO DI SIMEONE,  PARAFRASI

 

 

 

Signore, anche se la nebbia cede al sole che intiepidisce le membra,

e la fiamma divampa a riscaldarle nel fuoco notturno,

vaneggia la mia mente

qui ove la pietra di Shiva è il nudo interesse del calcolo,

le mie ginocchia si spezzano ad ogni gradino,

 

oh, come andato, andato, all'altra Tua sponda,

oltrepassato del tutto

e qui rimasto...

 

(om gate, gate, paragate,

parasamgate bodhi svaha...)

 

ma pure così, finché duri questo oggi,

Tu fammi pur essere per  essi fino al mio mancamento,

e se nel seme di chi ne è il seme

quand'io entri nel Tuo riposo, alle loro età sopraggiunte

saranno essi ancora senza sostentamento

provvedi per altra mano al loro futuro,

ai loro giorni del dolore

scongiurando l’ora di nuovo della morte del figlio,

 

tra le luminarie intanto della desolazione

com'è dolce il ciotolio di Vimala,

la confidenza tra me e Kailash, dei nostri bambini nelle loro scuole,

tale Tua luce di lacrime tra le apprensioni assillanti,

per chi non trova più la Tua Parola che nel disgelo d'amore

 

 

LUNEDÌ 29 DICEMBRE 2014

Revisione 2016-10-25 2017 / 1/14

 

 

 

 

 

 

 

 

QUI CANTA UN ASSOLO L’ESTATE

 

Qui  l’estate canta un assolo

che non incanta i sensi morenti,

trasuda, in svago e piacere, una replica che non dilacera strappi,

le voci sociali, se le ascolti,

salmodiando dei derelitti dei mari

quale sia il gusto  dei pesci che se ne nutricano,




eppure non c’e vita che anche qui non vada

parlando, gridando, piangendo d’amore,

di cui tremi a che puoi fare ritorno,

se tra la linfa di volute di foglie, l’imbeccarsi d’uccelli in cui si è mutata la pietra

non soccorre il cuore che sia più

che di carne e di sangue,

 

voi ancora, mie vive e morte anime amate,


vita, nascita e morte,

in voi ancora  perpetuandomi il ciclo,

la pioggia, stillandomi fresca,

all' inumidita soglia che Shiva sorveglia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecloga indiana XI

 

 

 

“You 're like a bàrgad”, “

mi dice non so perché Mohammad,

in riva al talab,

tra un seguito e l’altro,

con la Laila di cui è Majdun

dei capitoli del libro dell’amore che mi sta compitando

alla stregua di quelli del Piccolo Principe che viene leggendo,

 

il primo che  recita che l’amore è vita,

il secondo che è cieco,

il terzo quanto è pericoloso,

il quarto che è follia,

il quinto che è solitudine e richiede lontananza, se è speciale,

il sesto, che è indimenticabile,

il settimo com' è incredibile..."

 

“ E perché son' io un banyan?”,

gli chiedo schermendomi

con inquietudine curiosa,

per la natura epifita dell’albero,

che a impresa del Raj,

fin esso a farsi gigantesco splendore

nel suo germe cresce strangolando

la pianta che l’ospita,

(madide le mie tempie di inebriato elefante,

di ritorno a lui ora da un'apsara

in una smorfia di noia,

ad un nudo Nirriti accanto della mia morta sorte)

 

“ Perché come un banyan con la sua chioma

tu copri e proteggi la vita di noi tutti”,

con quali mai aeree radici protendendomi al suolo,

quando del fratello del mio cuore,

per lui l “uncle”,

cuius amor, di cui l’amore si deposita al fondo, così tanto,

devo farmi il guaritore ferito già ad infettarlo,

 

oh, l’eccedenza stessa da lui allora elargitaci

l’acqua più amara dell’offerta della sua gelosia,

quand’io già m’illudevo, ad un incanto dei miei anni finali,

che Mohammad fosse la delizia di noi tutti.

 

“Così ora eccomi Babbà Bargad”

scherzo e rido con il ragazzo,

(attardato fenicottero nella regione del vento,

con lui consumandomi nel trascorrere del tempo),

mentre nel sole che traluce al tramonto lo specchio delle acque

m’intriga quando sia la volpe che ama il Chota Raja Kumari

che al mio Piccolo Principe riveli il seguito che riserva amare una rosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                            

 

 

 

ALTRE POESIE  INDIANE

 

 

 

 

 

Siccità indiana,

 

 

 

 

 

Sotto un cielo che affosca ogni orizzonte,

di una luce che calcina i campi riarsi,

ch’essica il canto e lo squarcio di gole distanti,

che mai ancora, al limitare,

trascina lo zoccolo in ceppi

a pasture di stoppie,

il tuo farti l’ ombra di strade deserte,

ed ancor oltre l' insano tumulto,

eppure ci avvince di ogni loro strappo

a ricucire insieme i nostri sudari?

Tra i morti ancora per acqua, che mai

di cui ancora trilla l’usignolo meccanico,

è inesausto il gioco , il richiamo al telefono,

il desiderio è madido d’amore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste

 

 

Quando le tue pagine fossero pure fogli di una Gerusalemme celeste

In accenti che menti eterne compulsino

Lungo l intero volto di gloria, sfigurato ammasso,

E’ uno sfregio che vi griderebbe per essere espresso

In un urlo che non trova voce che sia decente

Di una capitolazione continua per amore.

Snodato il capestro in una disfatta dopo l altra.

Ti sai solo un servo di infinita ignominia, e tanto ti basta,

Se così tu hai salvato l infanzia dei piccoli.

Cali pure il silenzio la mannaia d’oblio,

La loro voce in cortile felice

E’ la tua musica divina

 

MERCOLEDÌ 22 GIUGNO 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,

 

 

 

E’ di voi ch’io ho fame e sete, miei esseri diletti,

che mi accudite, di me lacrimate,

mi richiamate o vociate nel gioco,

siate il bambino Chandu, il giovinetto Mohammad,

Vimala nell’umido silente dei lavori domestici,

Kailash e le sue turbe od Ajay, involato dal cricket,

Poorti ancora una volta riportata via

da svago o timore di che in casa

può funestarla di nuovo

E già piange le vostre

concomitanze nel sonno

il mio ritorno nei solitari miei affanni notturni,

da ogni abbraccio o carezza o tormentio di capelli

ad un’ infinità di leghe rigettato distante,

solo con me stesso e la mia morte davanti,

 

ed allora Mohammad che spunta dagli alberi,

Chandu che si fa dolce dolce per dieci rupie,

Kailash che ricambia la buona notte con il gesto alfine di una mano fraterna,

il box del lascito quotidiano, l’indomani mattina,

di nuovo da lui evacuato con mia contentezza,

dal Lete saranno le vostre care memorie da distogliere in salvo,

per il fango e la furia ancora

di ritrovarmi con voi.

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Credi nel raggio di sole che rischiara il cortile

Credi nel raggio di sole che rischiara il cortile,
riaccogli la realtà di stoviglie e otri da lavarvi di nuovo,
non desolare dei tuoi pensieri neri le vuote stanze, il giaciglio disfatto,
trangugia con l’acqua il cibo di nuovo,
è stata solo un’ altra nuvola di passaggio il tradimento di intenti
che con la tua vita tutto avrebbe spezzato,
conferma che sei vivo di scopi chi nulla sospetta,
e già ha ripreso ciò che frutto non dà,
si rianima la casa di vita e di voci,
che non vi manchi il tuo silenzio al lavoro,
il tuo saluto gioioso del rientro da scuola..

 

GIOVEDÌ 1 SETTEMBRE 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







 

 

 

 





 

 

L'acqua che nella gola gorgoglia


L’acqua che nella gola gorgoglia,
la brezza che ti alita del ventilatore in stanza,
sono gli appigli di vita nella frana di schianto,
ora che sai che non sapranno mai farsi libro le tue parole,
che ogni tuo intento è votato a fallimento e miseria
in cui si fa penuria di vita l'orizzonte restante
.
Lo splendore del giorno è intanto il respiro
di tutto ciò che sei ancora 
perchè quanto più, ora a soffocarti,
è la fedeltà ai destini in dono cui ti sei avvinto
la sua grazia ti confermi  un uomo nelle tue macerie, 
e nel risciacquo dell’oltraggio e delle stesse stoviglie,
nella riapertura delle serrande di merci invendute
l’addio sia un nuovo ritorno

Alla furia e cecità della stessa polvere
all'impotenza nel grido di una stessa preghiera.


GIOVEDÌ 8 SETTEMBRE 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Sia la voce un canto di vita nell’accalappiarla la morte,


Sia la voce un canto di vita nell’accalappiarla la morte,
all’acqua che trascorre scintillante,
al verde che vi si rispecchia,
lungo l inoltrarsi delle identiche vie
alla farfalla inebriata nel sole,
veleggiano ancora orizzonti gli squarci di nubi,
se appressa le amate presenze 
sa ripromettere

il tatto  dell’anima
ciò che non sente la mente nel cuore,

e procedono ancora i passi per infranti cammini,
in sguardi d’altri ed agi animali 

nelle radure e nel folto ove ancora sia luce.

 

 

SABATO 10 SETTEMBRE 2016


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ora, amico mio

 

Ed ora, amico mio,

Che qui invecchio solitario e nel freddo

Tra  cumuli intorno di parole nei libri

Senza più la certezza di ricongiungerci un giorno,

Dove  di nuovo come la sera cala  su giochi ed attese

Il gelo del tuo attaccamento ìncubi

che gelosa follia

 

Il residuo calore che avventura ancora  i miei anni

Oltre  l’attendere qui solo la  morte nel passare dei giorni

Ora è  che amore  di te crepito, mio caro,

Per quanto so che sei perduto se non ti sostengo

Per quanto tu in me confidi

 Benché di me tutto tu sappia.

 

Mentre senza di te qui il mio dolore è tale e tanto

Che la gabbia di stenti  è il suo imprigionarsi,

Che disperando di ritrovarci

La mia veglia cerca solo l’addormentarsi. e il morire 

Nel sogno di te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dio mio, Padre mio, ( DODICESIMA ECLOGA INDIANA)

 

Dio mio, Padre mio,

delle mie contrite ossa in così tanto freddo,

tutta la mia anima si gioca in questa mia lettera,

la mia vita in ogni suo rigo che ha appena inteso l'amico,

sta tutta la Tua sola parola che non mi sia lettera morta

nell'attenzione dell'amore che ne detta

una revisione ulteriore,

nell'evocarti onde evitare , “Veni creator spiritus”,

l'errore minimo che sia fatale al nostro ricongiungimento.

Sia esso una visita, non un risiedere,

un soccorso, non un sostegno continuo,

siano al più gente indiana cui sei dedito

coloro per cui ti fai povero ad ogni evenienza.

tu non sei il Babbà del tuo Chandu

la cui assenza strazia ogni tuo istante al solo ricordo,

in tanto dolore, di una separazione irrisolta,

che nel sale di una vita che ti prova e ti tempra

ti riesumi che restano il Suo incantevole dono di luce e di grazia,

e ti ridistilli ogni meraviglia dell'India

nell' indurirsi a diaspro del tuo amore,

l'incanto, che quando là v'eri,

il suo tremendo ti soffocava in un nodo a cui appenderti in stanza,

finché non chiuda la richiesta

ciò che non può non erompere da ogni vincolo posto

“Sir, instead of the employment visa now I ask another kind of visa in the last resort

because in India there is my life, the treasure of my mind and of my hearth”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tra le nebbie in cui esala il mio fiato

 

 

 

Tra le nebbie in cui esala il mio fiato

Anche dal pentolino che qui ebolle

Vedo levarsi quel fil di fumo,

Ed io sempre più mi sento

Una Cio- Cio- San votata al suo harakiri

Si nega il console all’appello,

Si nega al telefono anche il mio piccolo Iddio,

Incolleritosi nella ricerca in lacrime

Di un perduto bottone,

E l’amico che intenta ? di che gli è possibile

Perch'io possa almeno rivederli in videochiamata,

Di che può sedarmi uno strazio, irriso,

Che non trova più appigli

Alla chiamata del vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quel poco, nella mia casa morta,

 

 

Quel poco, nella mia casa morta,

che smuovo od uso a stento, ad ogni ora che passa,

vi ristà perché al presente, come fosse ancor vero,

tutto sia pronto per una partenza che a loro ritorni,

 

lasciando le valigie non ancora disfatte

con ancora dentro che riportarvi,

niente ancora da farsi

cui allora mi tocchi mettere mano,

quando, come non sarà mai più,

mi sfinisca nel poter chiudere alle spalle infine ogni porta

per andarli a raggiungere da questa solitudine immensa,

 

mentre non lasciando così indietro niente che di sudicio avanzi

quel che appronti, lo sai,

che è un addio che non sarà per quei cieli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mio Signore,

 

Mio Signore,

fa che questo sia il mio ultimo giorno,

la mia ultima ora,

il mio ultimo battito,

la mente non vede più oltre che angosce di stenti,

nel seguito degli eventi che l'avvento di belve,

il mio lascito è solo vanità di sforzi,

trema, alla sua aperta voragine,

lo spendermi in perdita per il misero amico,

soffoco, mio Dio,

non vedo più luce nello splendore dei giorni,

tacito di tutto

tra ogni altro in chiarità di sguardo

DOMENICA 8 GENNAIO 2017

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pietà di me, mio Dio

 

Pietà di me, Mio Dio,

della troppa mia delicatezza prima di giungere a morte,

dona la Tua pace

ai miei giorni che strema il Tuo giogo,

ne intendono solo spasimi e stenti,

il farne del mio futuro un tremito misero,

ravvivati o fuoco d'amore

ora e nell'ora di ogni nostra morte

 

 

15 gennaio 2015

 

 

 

 

Ieri  il ragazzo  Mohammad  mi ha raggiunto al computer con una prima videochiamata. Più volte ho ripreso i contatti che seguitavano ad interrompersi, ritrovandolo alienato nel vocio e nel clamore del negozio dell’amico Abbas. Mi ha chiesto quando avrei fatto ritorno in Khajuraho, quale  fosse il mio umore, se tendessi ancora a esagerare le cose, e se gli piacessero le sue foto in facebook che aveva ricreato con Adobe Fotoshop, nell’assumere così dicendo  un tono scanzonato e irriverente in cui si faceva succube dei coetanei che lo attorniavano. Ho atteso che tale  sbornia di euforia scemasse, per ricordargli quante volte  avessi cercato invano di ricontattarlo al telefono, e l ultimo messaggio che gli avevo inviato chiedendogli di rispondermi seriamente alla sua domanda che si era posto durante uno dei nostri incontri serali nell ufficio di Kailash, quando  mi aveva detto che il suo massimo interrogativo era il chiedersi “ Chi sono IO?”

Stupidamente io  avevo allora volto in celia la questione,  con la connivenza di Ajay,  che è quasi suo coetaneo, dicendo che entrambi non avevamo dubbi sulla risposta sul suo conto, visto le sue attitudini ad assumere i modi di un  “jokar”, detto altrimenti di un  nostro caro, amato  “pagliaccio”.

La mia stupidita mi eè  apparsa ancor più macroscopica , come di essa mi sono sovvenuto nella lettura de La via del Sé di Heinrich Zimmer, in cui il quesito  “ Chi sei” campeggia in tutto l’ammaestramento del sublime maestro Shri Ramana Maharshi, onde risvegliare l’allievo alla consapevolezza della sua identità con il Sé e del Sé con il Divino..

Di li a qualche ora Mohammad mi avrebbe recapitato la risposta, ma fraintendendo il mio interrogativo, come se io gli chiedessi “ Chi io sia”, e così replicandomi  “ You are my backbone”

“ Sei la mia spina dorsale”

E questo quand’io vorrei disimpegnarmi dall incombenza economica di sostenerne degli studi s che seguita a disertare  non andando a scuola.

Come quando mi aveva detto di vedere in me un banyan che pone al ricovero del suo fogliame chi ricorre alla sua protezione, Mohammad seguita così a vedere in me un sostegno a suo conforto, proprio come Kailash, quando la sua voce trova rifugio nella mia, e le sue aspettative nella mia promessa di un ritorno, entrambi in me confidando benché sappiano quanto sia fragile e vulnerabile la  mia forza a cui si attengono..

Uno degli psichiatri e l’amico con cui qui in Mantova  ho parlato della mia  situazione,  hanno singolarmente concordato nel sostenere che chi presta aiuto deve misurare le sue forze nel recare soccorso, altrimenti rischia di essere trascinato in fondo alle acque da chi sta annegando e lui si tuffa a salvare. Ma che fare quando come nel nostro caso solo in chi è debole trova soccorso il debole,  chi è ancora più debole, viene in soccorso al debole,  per la sua sensibilità che lo rende esposto a tutto,  si presta  a  venire in soccorso di chi avverte ancora più debole di lui , nell’indigenza estrema  per cui si apre ad accoglierlo ed accettarlo e a credere in lui,  in  ciò che in lui avverte resistere a  tutto?  Se non confidare nella verità , Paolo , Corinzi,  che nella resistenza a tutto di tale debolezza, nel suo spirito di sopportazione  trovi spazio la potenza di Dio,  e nella loro  spregevolezza per il mondo rifulga il suo splendore?

2 febbraio 2017

 

 

Salim 1 Prima Versione

A fare incontrare  R. con Salim quando questi era appena un ragazzo,  era stato il principal della scuola che in Khajuraho,  la  famosa località archeologica in cui si trovano dei templi hindu fra i più belli dell India,   avevano iniziato a frequentare i figli della sua famiglia indiana d’adozione. L’anno stesso che egli aveva potuto ritirarsi in Italia dall’ insegnamento ed entrare in pensione, iniziando a trascorrere un tempo sempre più prolungato con la gente famiglia a lui cara, glielo aveva infatti proposto perché facilitasse l’apprendimento del loro figlio più grande, che palesava nella lettura e nell’apprendimento tutte le difficoltà di chi è  un dislessico. confidando nella lampante destrezza mentale che dimostrava il ragazzo prescelto

 Di Salim, come gli fu presentato, l’aveva istantaneamente stupefatto incantato immediatamente attratto la folgorante bellezza, nella vivacità scanzonata  che trapelava dalla delicatezza sfumata  dei lineamenti del volto, che ne componevano un profilo tipicamente indoislamico, quale nessun ragazzo hindu avrebbe potuto mostrare. E due occhi di grande splendore vi rivelavano  una intelligenza di spirito della mobilità di una mangusta, guizzante di una prontezza finemente educata nella grazia dei modi, per cui era sempre pronto ad offrirsi, e a proporsi nell’aiutare il figlio del suo amico , senza mai  farsi indiscreto e invadente.

“ Sir, come sta oggi?- l interpellava in inglese, quando in luogo di K. sopraggiungeva a scuola per accertare quanto A. progredisse grazie al  suo sostegno, per assicurare il quale era diventato suo compagno di banco- Io sono sempre  pronto per essere di aiuto ad A. Spero di poter fare del mio meglio perché possa imparare  a leggere e scrivere bene”.

Se poi si ritrovavano all ora dell uscita dalla scuola, Salim  si prestava ad accompagnarlo per  l’ intero percorso in cui li accomunava il rientro a casa.

 

Per quanto il ragazzo apparisse dedito al compito assegnatogli e il figlio  del suo amico A. gliene dicesse solo un gran bene,  egli era rimasto sulle sue nel consentirglielo, come lo ritrovava ad attenderlo nel suo  immancabile  sorriso sui cancelli della scuola, al cui interno aveva avuto modo di entrare in  familiarità con il ragazzo quando gli aveva presentato la sorella di lui più giovinetta che frequentava la stessa scuola, una fanciulla, anche lei molto bella, che vi eccelleva negli studi  più ancora del fratello.

Nell’affrontare con il ragazzo il mondo esterno a quello della scuola che ne motivava i rapporti aveva motivato l’ambito dei rapporti, rendendogli difficoltoso comunicare lo poneva a disagio il dissesto stradale di un percorso che  per certi tratti era  in  salita, obbligandolo ad un duro sforzo per rapportare il pedalare delle proprie articolazioni artrosiche a quello del ragazzo, che si raffrenava al suo seguito su di una bicicletta di seconda mano, ma  soprattutto lo preveniva inibiva la disillusione che aveva maturato  la prevenzione della disillusione  da lui maturata  in Khajuraho quanto  all’eventualità che un bambino od un ragazzo locale entrasse in rapporto con uno straniero disinteressatamente,  senza che già in seconda battuta,  o in tempi più o meno lunghi, avesse qualche cosa o di tutto da chiedergli che volesse ottenere da lui.

A volte finanche con  lì “ hallo, rupees”,  già al saluto o con il “give me money”, più perentorio,  solo appena dopo avergli chiesto nome e cognome e quale fosse la sua nazionalità. Un discorso che si faceva scabroso se si ampliava ai ragazzi, i lapkas,  senza la cui scorta era difficile vedere aggirarsi  per Khajuraho i turisti che si muovessero al di fuori dei gruppi organizzati, o che avessero modo di accedere in proprio a negozi e ristoranti,  per i cui gestori o proprietari  era  pressoché precluso di poter campare di clienti, che fossero turisti stranieri, senza dover versare a tali escort,  delle commissioni che potevano ammontare anche ad un terzo dei loro proventi.

Salim , quanto ai vantaggi che poteva trarre dall’accompagnarlo, era parso interessato solo al  masala the  che ogni volta egli era disposto ad offrirgli presso lo spaccio  del bengalese cui puntualmente facevano sosta lungo il tragitto, anche perché senza maggiorazione alcuna  riservava il the più buono di tutta Khajuraho.

 

“ Non solo per quanto è lo zenzero che ci mette, osservava il ragazzo, ma perché usa puro latte”.

Ne aveva esperienza diretta perché in casa aiutava la mamma e la sorella a prepararlo, e perché dava una mano al padre nello  spaccio di lassi che aveva allestito nei pressi dell’ incrocio alla cui altezza si separavano i loro percorsi, per integrare così i guadagni della gestione di un autorickshaw che aveva acquistato in precedenza, e che aveva affidato a  un conducente ch’era originario di Banda, nell’Uttar Pradesh.. Ciò che altresì egli sapeva della famiglia di Salim, era che proveniva da Kanpur, e che  si era trasferita in Khajuraho dopo avervi acquistato una casa in Manjunagar, il sobborgo islamico di Khajuraho.

Ma prima  di raggiungere  lo spaccio di te del bengalese, ov’era ad accoglierli la solita accolita di avventori giornalieri,  con il ragazzo aveva modo di condividere la  propria  ammirazione per il paesaggio indiano che si offriva alla loro  vista in precedenza, ove ai margini della strada alti fusti di alberi mahua* s’addensavano tra  delle conche lacustri in cui  giacevano immerse mandrie di bufali, mentre altre riposavano all' ombra che le chiome proiettavano in una radura, il fulgore del cui terriccio aveva le stesse screziature del manto degli animali che vi giacevano.

Li  aveva indotti a soffermarsi , una volta, la vista di  una donna che si era accostata a un bufalo per raccogliere nelle mani le deiezioni che veniva evacuando, onde farne pani di sterco combustibili. Avrebbe potuto farne uso altrimenti, secondo le consuetudini locali, per  diluirle nell’acqua e tingere la soglia della casa a scopo propiziatorio, ma non era il caso di quella donna, perché proveniva dalle vicine baracche di sterpaie e sacchi di iuta dei tafaria, i lavoratori stagionali che convenivano a Khajuraho per le opere pubbliche che vi si approntavano,  altrettanto indifferibili quanto interminabili.

 “In India si fa usa di tutto” aveva detto a commento il ragazzo, il cui spirito sembrava atteggiato all’accettazione equanime di ogni realtà e dato di fatto,  per affrontare la quale occorreva solo trovare il piglio giusto. “In India si fa uso di tutto” aveva detto a commento il ragazzo, che di ogni realtà dell India non mostrava meraviglia o sconcerto, per quanto potesse averne ripulsa, se si trattava della genuflessione adulatoria degli hindu di casta inferiore al cospetto di un bramino, o della  loro credenza che gli dei si saziassero delle loro offerte. di noci di cocco.

 

 

L' accampamento successivo dei tafaria era a volte per entrambi una scorciatoia, in cui il ragazzo si divertiva  a sbizzarrirsi  tra una  tenda e l’altra, in accelerazioni, scarti e frenate,  senza che alcuno mostrasse di impermalosirsene.

La sua estrema confidenza con i piccoli che vi vivevano li distoglieva dal seguitare a richiedere al suo accompagnatore chocolat, toffe, o bakshesh, come tendevano a fare appressandosi a ogniu straniero che si aggirasse nei loro paraggi-

Poi, lungo il tratto di strada restante, prima e dopo del negozio del the del bengalese, si scambiavano informazioni, o discorsi più in profondità  di discorsi,  sulla diversità degli usi e costumi di indiani e occidentali e ei principi delle rispettive religioni, l’islamica e la cristiana, fin che non pervenivano all’incrocio alla cui altezza, in prossimità del talab, divergevano i loro percorsi, e vi si salutavano con un calore ed un’ìnsistenza di sguardi di accenti, nelle parole del ragazzo, che trascendeva quelli formali e cordiali tra maestro ed allievo.

“ Voi siete più che un maestro di scuola per me. Siete il mio guru”

E i saluti tra loro si ripetevano fin che  non dileguavano l’uno alla vista dell’altro, l’uno inoltrandosi lungo i bordi del talab, per raggiungere la casa dell’amico, sua moglie e i tre figli, l'altro avviandosi lungo le asperità della strada polverosa che recava a Manjunagar,

Un  sabato lui ebbe a parlargli  di come nella sua famiglia hindu quel giorno il suo amico che era hindu  non si fosse rasato,  come anche ogni martedì,  per non  indispettire il dio Hanuman cui erano sacri tali giorni, e  si fosse accostato al cibo solo dopo essersi fatto la doccia.

“ Io  per primo gli ricordo di rispettare  la sua religione, ma a Dio che vuoi che  importi quanto sei  pulito o se  sei sporco”

“ Lo so, è il cuore che conta per Allah. Ma  anch’io sono come il tuo amico. Anch’io non posso andare alla preghiera del Venerdi se prima  non mi sono ben lavato  tutto.”

  “ Ma non deve diventare  la cosa più importante ..Quando vado in una  moschea non sopporto che  se non mi tolgo immediatamente le scarpe, perché mi è difficile levarmele,  ci sia sempre chi   mi ha già visto e mi ferma all’ingresso”

“ Dio è uno solo, è lo stesso per hindu, muslim o cristiani. Cambiano solo i nomi che gli diamo. ma io non posso pregarlo che come mi dice di fare l islam, e tu  come dice Jesus,  od uncle K. come gli hanno insegnato i brahmini  quando  era bambino, nel suo villaggio”. Ed in  effetti il Venerdi gli era capitato più volte di ritrovarlo per il villaggio in  abito lungo bianco e zuccotto islamico  per la preghiera  congregazionale, il solo impegno irriducibile per il quale gli chiedeva di dispensarlo dal conversare insieme durante i loro incontri.

Ma fu con un certo stupore che quando gli chiese se si riteneva innanzitutto indiano od islamico, senti rispondersi dal ragazzo che prima di tutto veniva la sua indianità.

“Noi islamici siamo anche più indiani degli hindu. Perché quando moriamo loro vengono bruciati de tutto e finiscono come polvere nel vento, noi invece ritorniamo alla madre terra dell India”

 

 

Egli si compiaceva con il ragazzo di tale sua fede islamica ecumenica e del suo senso di appartenenza, e si felicitava per lui che fosse cresciuto in una famiglia che ne aveva propiziato tale apertura del cuore e della mente, con l’espansività affettuosità fisica e gli ardori del dire figurato del ragazzo.. Ma pur nel crescere con il tempo della comunicatività confidenza che tra di loro intercorreva, ciò non l induceva , come suo insegnante, a concedere più confidenza al ragazzo di quanta già non gliene dimostrasse, ed ancor più a tramutare la simpatia affettiva che gli manifestava in un sentimento che li ravvicinasse più intensamente , benche intimamente fosse consapevole di desiderarlo, ed evocasse la sua imago nei suoi atti notturni ancora ricorrenti).

Preferiva  attenersi alle grandi questioni ,  come discorrevano di come vivere e vivere bene, in ogni circostanza,  dell’essenziale che conta nella vita, l’amore e la conoscenza di sempre più cose, sempre più approfonditamente, are amici e familiari e il conoscere sempre più cose, sempre di più, a dispetto della miseria riservata a in cui vive chi studia o non tradisce i suoi affetti, tanto più, come nell India,se si ha aveva a  che fare con ingiustizie, torti e soprusi castali, infinitamente più grandi dei singoli uomini, contro i quali, per quanto vivo sia lo spirito di contrasto, ribellarsi  appariva  impossibile.” What we can do?” era  il suggello sempre più ricorrente dei loro discorsi, che da quelli del ragazzo si sarebbe trasmesso sempre più anche ai suoi.

“ In ogni caso, sosteneva il ragazzo, Allah sa meglio di noi la nostra situazione, che cosa veramente per noi è giusto o sbagliato-

Se da Lui non ci è dato più di quanto noi abbiamo, è perché così con la jahd dello sforzo diventiamo migliori”

“ Da Dio- egli gli replicava- non ci è mai negata se si ha fede  ci è sempre data sempre la forza  di sopportare   tutto ciò che soffriamo. E’ quello che noi cristiani chiamiamo la grazia”.

“ Mia nonna  materna che legge ogni giorno il Corano mi ha insegnato che Allah  (ci mette  ogni giorno alla prova ) prova/ vuol vedere/ ogni giorno quanto siamo brave persone grazie a quel che ci ha dato”

“ Ed in ciò che Egli ci nega, è forse il caso di aggiungere”, lo correggeva, pensando a come la sua famiglia indiana  d’adozione, che pure veniva concependo come un  dono di Dio, come lo aveva illuminato il padre confessore tramite il quale  era tornato ad accostarsi ai sacramenti, una benedizione della sua vita destinata  altrimenti solo alle carte dei suoi sterili studi, al contempo fosse un onere che lo lasciava sgomento, se pensava a come alle sue sole risorse, per la penuria di quelle del suo amico indiano, fossero affidati  il futuro dei suoi tre figli nella più tenera  età,  l’educazione cui provvedere, i tre matrimoni da combinare, i loro nuclei familiari da costituire. Per Salim

Ogni individuo deve vincere da solo la propria battaglia, nessun altro deve farlo per lui jung

 

Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre". – Gandhi

 

Dio non ha religione Ghandi

 

Il sistema collasserà se ci rifiutiamo di comprare quello che ci vogliono vendere, le loro idee, la loro visione della storia, le loro guerre, le loro armi, la loro nozione di inevitabilità. Ricordatevi di questo: noi siamo in molti e loro sono in pochi. Hanno bisogno di noi più di quanto ne abbiamo noi di loro. Un altro mondo, non solo è possibile, ma sta arrivando. Nelle giornate calme lo sento respirare. Arundhati Roy

 

l valore universale del cielo stellato

di Piero Benvenuti

in “Avvenire” del 25 gennaio 2017

Il progetto UNAWE, la scienza punta in alto

L’idea parte da lontano, dal professor George Miley dell’Università di Leida (Olanda) che organizzò i primi workshop in Germania nel 2004 per studiare se il suo metodo di «istituire un programma di astronomia per educare e ispirare bambini, in particolar modo quelli provenienti da

ambienti svantaggiati», potesse funzionare. Quell’idea, nel 2009 è stata fatta propria dall’Unione astronomica internazionale (di cui Piero Benvenuti è oggi segretario generale) e dall’Unesco, in occasione dell’Anno internazionale dell’astronomia con il progetto “Astronomia per il progresso”, divenendo poi un programma Ue intitolato “Universe Awaremess” (Unawe). Obiettivo: catturare l’immaginazione dei più piccoli (è portato nelle scuole per bimbi dai 4 ai 7 anni) avvicinandoli alla

scienza e alla tecnologia. Il progetto viaggia in 40 Paesi e coinvolge oltre 400 esperti. Unawe è parte integrante del Piano strategico 2010-2020 dell’Uai, Astronomia per lo Sviluppo del Mondo.

L’idea nacque alla conclusione dell’Anno internazionale dell’Astronomia, il 2009, durante il quale tutto il mondo celebrò il quarto centenario delle prime osservazioni del cielo con un cannocchiale compiute a Padova da Galileo Galilei. L’iniziativa, proposta dall’allora presidente dell’Unione

astronomica internazionale, il compianto Franco Pacini, ebbe un enorme successo, coinvolgendo circa 150 Paesi in tutto il mondo e raggiungendo con varie attività ben 815 milioni di persone. Lo

straordinario esito superò le più ottimistiche previsioni dei proponenti – l’Unione astronomica internazionale e l’Unesco – e confermò, qualora ve ne fosse bisogno, che l’astronomia continua a

esercitare oggi lo stesso fascino irresistibile e primordiale che spinse i primi uomini ad ammirare il cielo stellato e a confrontarsi con le misteriose profondità del cosmo.

Se da un lato il fascino dell’astronomia è rimasto inalterato lungo la millenaria storia dell’umanità, la scienza astronomica si è evoluta enormemente dai tempi dei primi filosofi-astronomi ionici fino

all’attuale epoca dei grandi telescopi terrestri e spaziali. Un’evoluzione che negli ultimi decenni ha subito una straordinaria accelerazione: il cannocchiale di Galileo si è trasformato in strumenti che utilizzano le più avanzate tecnologie per captare i minimi segnali che l’universo ci invia sotto forma di radiazione elettromagnetica (luce e onde radio) e, come recentemente è stato confermato, anche attraverso le onde gravitazionali, impercettibili tremolii dello spazio-tempo.

Alla fine del 2009, coniugando questi due aspetti caratteristici dell’astronomia, fascino e alta tecnologia, e mettendo a frutto l’esperienza acquisita durante l’Anno dell’Astronomia, l’Uai

approvò un piano strategico dal titolo significativo: “Astronomia per il progresso”. L’idea ispiratrice è molto semplice quanto geniale: sfruttare il naturale interesse che l’astronomia genera in tutti per attrarre le giovani generazioni verso lo studio della scienza e della tecnologia e per migliorare la consapevolezza scientifica e tecnologica della popolazione in generale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. La realizzazione del piano strategico venne affidata a un Centro, ospitato presso

l’Osservatorio astronomico del Sud Africa a Città del Capo, che coordina centinaia di volontari sparsi in tutto il mondo.

Sin dall’inizio ci si rese conto che per raggiungere gli obiettivi del piano era fondamentale adattare ogni iniziativa alla cultura locale: esportare metodi e contenuti divulgativi validi in ambiente occidentale in aree rurali dell’Africa o dell’Asia, senza tener conto delle tradizioni, non solo non

avrebbe ottenuto i risultati sperati, ma avrebbe potuto causare traumi e reazioni negative anche violente. Il direttore del Centro, un giovane astronomo sudafricano, racconta che nel villaggio dove era nato veniva proibito ai ragazzini di guardare le stelle perché quell’atto avrebbe portato disgrazie alla propria famiglia: in tali situazioni culturali non è certo possibile arrivare in zona con un telescopio amatoriale e invitare tutti a osservare il cielo senza aver prima svolto una adeguata

preparazione. Non dobbiamo meravigliarci, ricordando quel che successe in occidente 400 anni fa, quando un uomo osò per primo puntare al cielo un minuscolo cannocchiale... Per questo motivo, si

sono costituiti dei Centri regionali, collocati in zone strategiche, con il compito di perseguire gli obiettivi del piano adattandoli alla cultura e tradizione locale. Ad oggi si sono costituiti nove centri

in Zambia, Nigeria, Etiopia, Giordania, Armenia, Tailandia, Colombia, Cina e Portogallo, gli ultimi due con il compito particolare di tradurre il materiale divulgativo, in gran parte redatto in lingua inglese, in cinese e portoghese per raggiungere con più facilità vaste aree di popolazione mondiale.

I risultati dei primi anni di attività del piano sono stati entusiasmanti, tanto da ottenere nel 2016 un ambìto riconoscimento internazionale, la medaglia del Festival della Scienza di Edimburgo, da tempo punto di riferimento per una divulgazione seria e incisiva del sapere. Il risultato più interessante e in un certo senso inatteso si è avuto però in ambiti diversi da quelli puramente scientifici e tecnologici, nei quali l’Astronomia ha riscoperto il suo antico potenziale di promozione

globale dell’uomo. In una recente riunione del Centro regionale armeno, a Yerevan, attorno al tavolo sedevano astronomi armeni, iraniani, georgiani, turchi, israeliani e giordani, tutti impegnati a

discutere le attività da proporre in un clima di serena collaborazione, ben diverso da quello che i loro Paesi di appartenenza mostrano quotidianamente... e al termine della riunione, tutti sono andati

a rendere omaggio al monumento che ricorda il genocidio degli Armeni, dimostrando come la scienza del cielo universale riesca ad evidenziare la follia della guerra e della violenza e a cancellare d’incanto ogni rancore.

L’anno scorso, con il supporto di astronomi palestinesi, l’osservazione del cielo con piccoli telescopi è stata proposta ai bambini che vivono nella striscia di Gaza per offrire loro una tregua alla paura quotidiana e uno spiraglio di speranza per il futuro. È commovente vedere, in un bellissimo documentario realizzato da “Arte”, come i ragazzini osservano estasiati stelle e pianeti e interrogano gli astronomi mentre nel sottofondo si sente il crepitio lontano delle mitraglie: «Quando osservo il cielo – dice una ragazza – mi dimentico di quello che accade attorno a me e mi sento unita a tutti i miei fratelli nel mondo». Suleiman Baraka, l’astronomo palestinese che li guida e che ha perso un

figlio in un bombardamento, aggiunge: «È molto facile prendere una pistola e sparando morire per la libertà. È molto più difficile vivere: noi, con questi nostri figli e con l’aiuto del cielo stellato,

abbiamo deciso di vivere!».

Per noi astronomi professionisti, occupati tutto il tempo a studiare Big Bang e buchi neri, è consolante abbandonare per un attimo le carte e alzare gli occhi al cielo e riscoprire, senza l’aiuto di sofisticati strumenti, il valore universale della nostra scienza.

 

 

 

 

 

 

 

Gennaio- primi di febbraio 2017

 

Nel sonno insonne di un arrivo

 

Nel dolce tepore incantevole della luce indiana di febbraio,  in Delhi, e poi in Khajuraho, vuoi per l’affaticamento, vuoi per i farmaci che mi imbrigliano la mente , mi sono risvegliato solo a poco  a poco alla vita che vi ho ritrovato,  nel ricongiungermi prima con  Kailash e poi con i nostri cari,  con il ragazzo Mohammad e con ogni altro che vi ho  amico, sentendomi accolto con vivo piacere e umana simpatia da tutti coloro  che hanno di me conoscenza nella capitale e nel villaggio.

Ho voluto così gradualmente schiudere a poco a poco i sensi e la mente insieme che alla delizia degli affetti che mi hanno intenerito e accalorato l’animo, alle situazioni di dolore e d’angoscia che vi avrei ritrovato, allo spettacolo che mi si sarebbe riproposto di quanto di più intollerabile  aggrava  lo sviluppo della realtà indiana.

Kailash mi ha appena informato che il  bambino di sette- otto anni che era scomparso ieri nella vecchia Khajuraho, è stato ritrovato a capofitto in fondo a un pozzo tra Chhattarpur e Nowgong,

subendo la identica fine del piccolo che frequentava la stessa scuola dei  figli, che  alcuni anni or sono è stato attirato tra i campi e violentato da un adolescente, prima di essere stato messo a tacere strangolandolo.

Come le sere precedenti ci hanno raggiunto in stanza i nostri piccoli e il ragazzo Ajay, di ritorno da una festa di compleanno in una casa del vicinato, Ajay ponendosi sotto le coperte nel letto superstite, Poorti e  Chandu  sul pavimento,  per terminarvi  gli ultimi compiti tra loro giocando a farsi dispetti,  mentre io  mi intenerivo  al conforto della loro vista felice, invitando kailash a fugare anch’egli ogni apprensione  nella contentezza di ritrovarci insieme con loro, e con Vimala che sopraggiungeva dai lavori domestici ultimati in cortile.

 Anche all’arrivo in Khajuraho,  al suo darsi giustamente pensiero per il nostro futuro, nel chiedermi con che piani avessi fatto ritorno, lo avevo invitato a considerare che bei giorni avevamo distolto in Delhi al nostro tormento di vivere, nelle compere di ulteriori acquisti per il  suo negozio di handicrafts, nelle peripezie di vedere tutte le tombe e le moschee che intercorrono tra il Chor minar e la Muhammad Walid Masjid, a est della metro-station di Green Park.

E lo stesso  Mohammad poco prima che ci  lasciassimo sulla riva del talab dei nostri incontri,  lo avevo esortato a  illuminare i suoi pensieri notturni  dei magnifici istanti che avevamo trascorso insieme, pur nello strazio che le nostre esistenze si separino quando egli debba lasciare gli studi, finita la decima  classe,  per  cercare dopo Holi un lavoro in Delhi, od in Mumbay,  con cui  provvedere alla propria famiglia in miseria.

“ Ma con i bei momenti non si mangia, -mi ha ripetuto senza lasciarsi persuadere dai miei accenti,- per mangiare c’è bisogno di  cibo, e il cibo costa denaro che va guadagnato con il lavoro”.

Quando suo papà alcune settimane or sono si è ammalato, e non ha potuto arrecare  alla famiglia  i pochi guadagni del suo spaccio di the,  mi ha confidato che si erano ridotti a mangiare solo chappati e sale, senza il companatico di alcuna verdura.

Di fronte a noi oltre il talab brillavano le luci dell’ulteriore hotel , il quarto, che durante la mia assenza aveva terminato di edificare la più potente  famiglia locale di  Khajuraho,  ad attestazione del solo modo di investire la ricchezza di cui qui si sia capaci, e che obbliga  chi vi cerca lavoro a trovare altrove fortuna, a meno di non farsi uno dei tanti  lapkas dei sempre più innumerevoli giovani accalappiatori di turisti, di ogni sorta e di ogni età, che vi ho visto ancor più spadroneggiare a detrimento di qualsiasi processo culturale , educativo e formativo, di ogni buona impresa che vi si intenti, e he nel mio piccolo a Kailash abbia consentito di intraprendere, in  una realtà che vivo, condottovi da un tragitto d’amore di migliaia di chilometri , come il gulag del sito concentrazionario dei miei affetti.

17 febbraio 2017

 

 

E’ da martedì  che ogni giorno rincontro e rivedo Mohammad. Ed ogni giorno è un suo nuovo capitolo che mi schiude il suo incanto. la sua delicatezza sensibile, allo stremo di miseria ed affetto

Nel lasciarci, una volta usato il mio computer, oggi ha scosso il capo quando gli ho chiesto questa notte fino a che ora avesse dormito

“La mia vita è spezzata. E la ragione è M.. Io non  ti ho detto la verità finora. Non  sono io ad averla lasciata,  è lei che mi ha lasciato per un altro. Oggi  mi ha telefonato di nuovo, ero felice sul momento, ma è stato solo  per chiedermi una ricarica del suo cellulare”.

“ Mohammad, comunque ti  ha telefonato”.

“ Ma è stato solo per usarmi”

“ Anche tu  varie volte ti sei comportato così con lei, per evitare di essere dominato. Forse ti ha telefonato anche per altre ragioni. Forse ha agito così per  nascondere che ancora ti cerca e ti vuole”

Ma Mohammad non si dava scampo nella sua depressione.

“ La mia vita è già finita. Ora vivo soltanto per dare aiuto alla mia famiglia  trovando un lavoro”

“ Non dire così, alla tua età. In ogni caso potrai trovare prima o poi un’altra ragazza e di che vivere.

“ Ti ricordi  quello che è detto nel Piccolo Principe? Cinquemila rose ha il giardino, ma una sola è per te lei. Anche per te tra i tanti uno solo è Mohammad”

E come non dargli ragione , tanto più nel suo doloroso incanto che avevo di fronte?

“ Le ho solo detto. Ora il mio cuore è morto per te”.

“ Se è così, l’importante Mohammad è allora seguitare ad amarla. Averla sempre dentro nel cuore.

E non abbandonarsi a simili pensieri. Anch’io, che sono vecchio, ho ancora una lunga vita davanti, anche se tanto di meno della tua, e  quella che ho di fronte mi spaventa così tanto , che in Italia certi giorni ho pregato Dio che la facesse finire immediatamente, che quello che stavo vivendo  fosse il mio ultimo giorno, il mio ultimo minuto, il mio ultimo secondo. Ma ora sono qui, e  non bisogna fare così.”

Ma il ragazzo mi ascoltava senza darsi pace o trarne conforto., senza volerne sapere di restare ancora in Khajuraho, dove terminata la scuola gli ho suggerito- fosse solo per il suo bene o pure per irretirlo ancora nei nostri legami d’affetto- di  cercare un lavoro anche per poche migliaia di rupie, pur di dare comunque sollievo economico alla sua famiglia, e iniziare a trarne soddisfazione.

“ Sono importanti i piccoli passi, Delhi o Mumbay dove dici di volere andare sono passi troppo lunghi, ora per te. Qui dici di non voler più vivere, ma se  sarà lo stesso anche là, se le cose andranno avanti ancora così”.

Mi venivano alla mente i discorsi dei lapkas di Khajuraho che ne incantavano la realtà agli occhi dei loro conoscenti di Delhi, che sognavano soltanto di soggiornarvi non appena fosse stato a loro possibile.

“ Erano solo idee. La mia famiglia a quanto pare ha deciso di rientrare in Kanpur”

“ Ed allora  ricerca un lavoro se non in Kajuraho, in Kanpur,  Non è importante dove lo trovi , qui, a Rajnagar, Bamitha, Chhatarpur, Kanpur, l importante è che tu cominci a fare qualcosa davvero per i tuoi, qualcosa che di questo ti renda  contento e ti faccia soffrire di meno  a causa di  M.”

Ma erano già extra-time i nostri discorsi,  Mohammad doveva incontrarsi con uno dei suoi tanti “fratelli” in Rajnagar, e non mi è restato che accompagnarlo fin sull uscio di casa in un ultimo abbraccio.

Gli chiederò stasera, quando ci rivedremo, se il suo cuore è davvero è certo che  lei non  lo vuole più, o se è egli che non vuole più soffrire il dolore di amarla,  come si è riacutizzato all’odierna chiamata.

 

 

 

 

 

2

 Quando l ho ritrovato Mohamad  ha voluto sedersi nel luogo più appartato  del giardino sul laghetto, per dare p sfogo alla disperazione più  sconsolata, e aprire un nuovo .capitolo per entrambi quanto mai limaccioso.

“ Dunque dici che lei mi ama?- mio ha chiesto rasserenato inizialmente dalle mie parole sul conto di M., che lasciavano sperare che lei  stesse usando i suoi stessi stratagemmi per difendersi dalla sofferenza del proprio amore,  non mostrandosi  vulnerabile nel suo sentimento, per il tono distaccato con cui lo aveva contattato.

“ Ma ora lei è a Banda e ovunque vada non mi chiede più come prima “ posso andarci”? Mi informa solo che ci andrà, capisci? C’è quel “ Can “, quel “ posso”  di differenza…”

“ Con quanto ha sofferto a causa del padre per amarti…”

“ Mi ha detto che sono il suo “first love”. Ma lei per me è la mia seconda  ragazza. Anche la prima si chiamava M. E sono io che l ho lasciata quando ho lasciato Kanpur. Forse è una revenge di Dio che ora  sia io ad essere lasciato da una seconda M..

“ Mohammad  forse preferisci pensare che lei ti voglia lasciare, e che non ci sia niente da fare, perché non vuoi soffrire quanto si deve soffrire per amore”

“ Quello che è certo è che sposerò lei o nessun altra. Se non sposo lei voglio restare libero come te.

Non voglio per nessun altra finire  pazzo come Majdun.”

Il suo riso è stata una breve schiarita, prima che il ragazzo  riprendesse i suoi accenti più cupi.

“ Ma io non voglio più vivere questo genere di vita senza speranze, senza potere fare niente per i miei Lo sai , ogni giorno prendo dosi di veleno. penso a dove sia possibile impiccarmi”

L’ho abbracciato pregandolo di desistere  da simili propositi,  se vuole bene ai suoi cari, di volere ciò che vogliono loro, che è che viva”

“ Piuttosto che avere certi pensieri, lasciali, i tuoi, non pensare più a loro e scegli l’avventura. Prendi il primo treno che capita, anche senza un solo soldo in tasca. L’India te lo consente, di essere povero dovunque.”

“ Io sono stanco di vivere in un mondo di amici e di parenti che sanno darti solo consigli.”

In un discorso in cui mi sentivo io stesso chiamato in causa, e di cui cominciavo ad avvertire un’ orchestrazione quanto mai fine,  si è allora riferito all’amico Abbas, come lui muslim, che  quando suo padre si era ammalato gli aveva  messo a credito  il riso che aveva comperato, ciò che era servito alla sorella per la scuola,  “pagherai quando potrai”, gli aveva ripetuto, ma ora seguitava a  esigere di riscuotere l’ammontare del debito., “ quand’è che mi pagherai?” seguitando a richiedergli con un’insistenza che lo prostrava.

“ Io quando mio padre stava male, non ti ho detto della mia  situazione difficile, perché tu già soffrivi per il problema del visto che ti era rifiutato, non volevo aggiungere al tuo dolore il mio”

“ Potevi parlarmene , Mohammed. E-mi sono spinto a chiedergli, quant’è l’ammontare del debito?

Come mi aspettavo proprio che facesse,  ha inizialmente  ricusato del tutto  di dirmelo, chiudendosi in un mutismo iniziale, quasi che fosse una cosa che non mi riguardava , e che  non me ne avesse affatto parlato per chiedermi una volta ancora un aiuto economico, come già due giorni prima per tagliarsi i capelli, il giorno avanti per la ricarica internet.

Poi su mia insistenza, sempre  confermando i miei orizzonti d’attesa,  ha ceduto sul suo segreto rivelandomi l’ammontare del grosso debito fino all’ultima rupia.

Una cifra che si è rivelata invece non esorbitante, “ one thousand thre hundred sixty rupees”, che mi articolava come se gliel’avessi cavata di bocca.

“ Penso  ora  di rivendere come usato il mio cellulare, ne resterò senza, ma che importa… avrò indietro anche dei soldi…”

Avevo chiaro, nel mio rovello, l impasse in cui mohammad mi aveva condotto del ricatto che Mohammad  da cui mi ero distaccato veniva profilandomi,  che mi lasciava sul posto costernato e senza parole, afflitto da un senso di colpa che mi accomunava a tutti quanti nel momento del bisogno  avevano soltanto avvisi da dargli.

“ Per ora mi sento solo di dirti di parlarne con Kailash., della sola tua situazione economica”

Ogni aiuto che  recassi a Mohammad, pensavo in cuor mio, dovevo pur commisurarlo a quello che recavo ai suoi figli, a tutte le rinunce che imponevo a loro,mentre K. doveva pur rendersi conto da che fondo di  stravolgimento e di vulnerabilità fragilissima di cui salvaguardavo i suoi figli con la salvaguardia del mio aiuto, mi parlava Mohammad. anche stasera,

E al ragazzo seguitavo a restargli accanto in un mutismo che mi pesava colpevolmente.

“ Se è così, puoi andare” rompeva egli il silenzio, con un’ uscita che io avevo la forza ora di  rigettargli contro

“ Il che, se lo traduco vuol dire: te ne puoi andare se  non intendi pagarmi il debito che ora ho con Abbas”

“ Ora hai anche un pensiero negativo nei miei confronti. Finisce sempre così quando finisco per parlarti dei miei problemi. Io ho detto questo perchè ho visto che eri triste. Ho capito,  d’ora in poi ti dirò soltanto che sto bene e  mi mostrerò soltanto contento, anche se questa è forse la mia ultima notte…”

L’ho scosso dicendo che ora era troppo quanto mi stava dicendomi, che non era il caso di tornare su  certi propositi, tanto meno per una ragione del genere,  quale il debito contratto con Abbas, torturandomi, come non gli ho esplicitato, con  il senso di colpa di indurlo al suicidio se non cedevo nuovamente alle sue richieste.

 

“ E vero, farò come te, quando esageri, chiedo scuso e tornerò a parlare con parole più dolci e meno forti”

“ Vedi per me il problema non è l’ammontare della somma. E’ che non posso aiutare Kailash e la sua famiglia senza aiutare prima mia madre, e che nell’aiutarti non posso non tenere conto che i suoi figli  non mi chiedono mai niente, salvo  Chandu,  dieci, venti rupie  al più ogni giorno,  cui ho negato già di comperare uno zaino nuovo scolastico, un i-pad come il tuo”.

 

Mohammad  si è atteggiato come se comprendesse le mie ragioni,  con il gesto di chi si asciuga le lacrime e aspira per il naso, e ha conciliato  che per questa sera poteva  bastare a sanare il suo sconforto quanto giù gli avevo ripromesso per la ricarica internet.

“ Mohammad, nell emergenza  ti aiuto. Ma  voglio ora l’accordo con Kailash”

 Quando ne ho accennato all’amico, confidando in ciò che si era ripromesso,  di non ingerirsi più di sua iniziativa in ciò che riguardava me e Mohammad, di non volersi mostrare più geloso di ogni mio contatto con lui e con gente ricca o importante, ha compreso bene di che si trattava “ Lui non va mai a scuola, a tue spese, ma vuole che per lui tu paghi ogni giorno…Ma è una tua questione che non intendo più che mi confonda la mente”

Così coinvolgendolo, in nome di un trattamento equanime dei figli , quando lui mi aveva assicurato la sua estraneità a tutto quanto intercorra tra me e Mohammad,  , ne ho forse  incrementato la fiducia nei miei riguardi, e ho disinnescato ulteriormente la sua ostilità irriducibile verso Mohammad.

 

Resta la sua sordità a comprenderne tutta la  debolezza tremenda, per cui trepido per  Mohammad a notte già fonda, afflitto dalla richiesta di Chandu, rimarcata dal padre, che mi ha espresso stasera a chiare lettere “ A house”., per loro tutti quanti.

 

17 febbraio 2017

 

E' da martedì  che ogni giorno rincontro e rivedo Mohammad. Ed ogni giorno è un suo nuovo capitolo che mi schiude il suo incanto. la sua delicatezza sensibile, allo stremo di miseria ed affetto

Nel lasciarci, una volta usato il mio computer, oggi ha scosso il capo quando gli ho chiesto questa notte fino a che ora avesse dormito

“La mia vita è spezzata. E la ragione è M.. Io non  ti ho detto la verità finora. Non  sono io ad averla lasciata,  è lei che mi ha lasciato per un altro. Oggi  mi ha telefonato di nuovo, ero felice sul momento, ma è stato solo  per chiedermi una ricarica del suo cellulare”.

“ Mohammad, comunque ti  ha telefonato”.

“ Ma è stato solo per usarmi”

“ Anche tu  varie volte ti sei comportato così con lei, per evitare di essere dominato. Forse ti ha telefonato anche per altre ragioni. Forse ha agito così per  nascondere che ancora ti cerca e ti vuole”

Ma Mohammad non si dava scampo nella sua depressione.

“ La mia vita è già finita. Ora vivo soltanto per dare aiuto alla mia famiglia  trovando un lavoro”

“ Non dire così, alla tua età. In ogni caso potrai trovare prima o poi un’altra ragazza e di che vivere.

“ Ti ricordi  quello che è detto nel Piccolo Principe? Cinquemila rose ha il giardino, ma una sola è per te lei. Anche per te tra i tanti uno solo è Mohammad”

E come non dargli ragione , tanto più nel suo doloroso incanto che avevo di fronte?

“ Le ho solo detto. Ora il mio cuore è morto per te”.

“ Se è così, l’importante Mohammad è allora seguitare ad amarla. Averla sempre dentro nel cuore.

E non abbandonarsi a simili pensieri. Anch’io, che sono vecchio, ho ancora una lunga vita davanti, anche se tanto di meno della tua, e  quella che ho di fronte mi spaventa così tanto , che in Italia certi giorni ho pregato Dio che la facesse finire immediatamente, che quello che stavo vivendo  fosse il mio ultimo giorno, il mio ultimo minuto, il mio ultimo secondo. Ma ora sono qui, e  non bisogna fare così.”

Ma il ragazzo mi ascoltava senza darsi pace o trarne conforto., senza volerne sapere di restare ancora in Khajuraho, dove terminata la scuola gli ho suggerito- fosse solo per il suo bene o pure per irretirlo ancora nei nostri legami d’affetto- di  cercare un lavoro anche per poche migliaia di rupie, pur di dare comunque sollievo economico alla sua famiglia, e iniziare a trarne soddisfazione.

“ Sono importanti i piccoli passi, Delhi o Mumbay dove dici di volere andare sono passi troppo lunghi, ora per te. Qui dici di non voler più vivere, ma se  sarà lo stesso anche là, se le cose andranno avanti ancora così”.

Mi venivano alla mente i discorsi dei lapkas di Khajuraho che ne incantavano la realtà agli occhi dei loro conoscenti di Delhi, che sognavano soltanto di soggiornarvi non appena fosse stato a loro possibile.

“ Erano solo idee. La mia famiglia a quanto pare ha deciso di rientrare in Kanpur”

“ Ed allora  ricerca un lavoro se non in Kajuraho, in Kanpur,  Non è importante dove lo trovi , qui, a Rajnagar, Bamitha, Chhatarpur, Kanpur, l importante è che tu cominci a fare qualcosa davvero per i tuoi, qualcosa che di questo ti renda  contento e ti faccia soffrire di meno  a causa di  M.”

Ma erano già extra-time i nostri discorsi,  Mohammad doveva incontrarsi con uno dei suoi tanti “fratelli” in Rajnagar, e non mi è restato che accompagnarlo fin sull uscio di casa in un ultimo abbraccio.

Gli chiederò stasera, quando ci rivedremo, se il suo cuore è davvero è certo che  lei non  lo vuole più, o se è egli che non vuole più soffrire il dolore di amarla,  come si è riacutizzato all’odierna chiamata.

 

 

 

 

 

2

 Quando l ho ritrovato Mohamad  ha voluto sedersi nel luogo più appartato  del giardino sul laghetto, per dare p sfogo alla disperazione più  sconsolata, e aprire un nuovo .capitolo per entrambi quanto mai limaccioso.

“ Dunque dici che lei mi ama?- mio ha chiesto rasserenato inizialmente dalle mie parole sul conto di M., che lasciavano sperare che lei  stesse usando i suoi stessi stratagemmi per difendersi dalla sofferenza del proprio amore,  non mostrandosi  vulnerabile nel suo sentimento, per il tono distaccato con cui lo aveva contattato.

“ Ma ora lei è a Banda e ovunque vada non mi chiede più come prima “ posso andarci”? Mi informa solo che ci andrà, capisci? C’è quel “ Can “, quel “ posso”  di differenza…”

“ Con quanto ha sofferto a causa del padre per amarti…”

“ Mi ha detto che sono il suo “first love”. Ma lei per me è la mia seconda  ragazza. Anche la prima si chiamava M. E sono io che l ho lasciata quando ho lasciato Kanpur. Forse è una revenge di Dio che ora  sia io ad essere lasciato da una seconda M..

“ Mohammad  forse preferisci pensare che lei ti voglia lasciare, e che non ci sia niente da fare, perché non vuoi soffrire quanto si deve soffrire per amore”

“ Quello che è certo è che sposerò lei o nessun altra. Se non sposo lei voglio restare libero come te.

Non voglio per nessun altra finire  pazzo come Majdun.”

Il suo riso è stata una breve schiarita, prima che il ragazzo  riprendesse i suoi accenti più cupi.

“ Ma io non voglio più vivere questo genere di vita senza speranze, senza potere fare niente per i miei Lo sai , ogni giorno prendo dosi di veleno. penso a dove sia possibile impiccarmi”

L’ho abbracciato pregandolo di desistere  da simili propositi,  se vuole bene ai suoi cari, di volere ciò che vogliono loro, che è che viva”

“ Piuttosto che avere certi pensieri, lasciali, i tuoi, non pensare più a loro e scegli l’avventura. Prendi il primo treno che capita, anche senza un solo soldo in tasca. L’India te lo consente, di essere povero dovunque.”

“ Io sono stanco di vivere in un mondo di amici e di parenti che sanno darti solo consigli.”

In un discorso in cui mi sentivo io stesso chiamato in causa, e di cui cominciavo ad avvertire un’ orchestrazione quanto mai fine,  si è allora riferito all’amico Abbas, come lui muslim, che  quando suo padre si era ammalato gli aveva  messo a credito  il riso che aveva comperato, ciò che era servito alla sorella per la scuola,  “pagherai quando potrai”, gli aveva ripetuto, ma ora seguitava a  esigere di riscuotere l’ammontare del debito., “ quand’è che mi pagherai?” seguitando a richiedergli con un’insistenza che lo prostrava.

“ Io quando mio padre stava male, non ti ho detto della mia  situazione difficile, perché tu già soffrivi per il problema del visto che ti era rifiutato, non volevo aggiungere al tuo dolore il mio”

“ Potevi parlarmene , Mohammed. E-mi sono spinto a chiedergli, quant’è l’ammontare del debito?

Come mi aspettavo proprio che facesse,  ha inizialmente  ricusato del tutto  di dirmelo, chiudendosi in un mutismo iniziale, quasi che fosse una cosa che non mi riguardava , e che  non me ne avesse affatto parlato per chiedermi una volta ancora un aiuto economico, come già due giorni prima per tagliarsi i capelli, il giorno avanti per la ricarica internet.

Poi su mia insistenza, sempre  confermando i miei orizzonti d’attesa,  ha ceduto sul suo segreto rivelandomi l’ammontare del grosso debito fino all’ultima rupia.

Una cifra che si è rivelata invece non esorbitante, “ one thousand thre hundred sixty rupees”, che mi articolava come se gliel’avessi cavata di bocca.

“ Penso  ora  di rivendere come usato il mio cellulare, ne resterò senza, ma che importa… avrò indietro anche dei soldi…”

Avevo chiaro, nel mio rovello, l impasse in cui mohammad mi aveva condotto del ricatto che Mohammad  da cui mi ero distaccato veniva profilandomi,  che mi lasciava sul posto costernato e senza parole, afflitto da un senso di colpa che mi accomunava a tutti quanti nel momento del bisogno  avevano soltanto avvisi da dargli.

“ Per ora mi sento solo di dirti di parlarne con Kailash., della sola tua situazione economica”

Ogni aiuto che  recassi a Mohammad, pensavo in cuor mio, dovevo pur commisurarlo a quello che recavo ai suoi figli, a tutte le rinunce che imponevo a loro,mentre K. doveva pur rendersi conto da che fondo di  stravolgimento e di vulnerabilità fragilissima di cui salvaguardavo i suoi figli con la salvaguardia del mio aiuto, mi parlava Mohammad.anche stasera,

E al ragazzo seguitavo a restargli accanto in un mutismo che mi pesava colpevolmente.

“ Se è così, puoi andare” rompeva egli il silenzio, con un’ uscita che io avevo la forza ora di  rigettargli contro

“ Il che, se lo traduco vuol dire: te ne puoi andare se  non intendi pagarmi il debito che ora ho con Abbas”

“ Ora hai anche un pensiero negativo nei miei confronti. Finisce sempre così quando finisco per parlarti dei miei problemi. Io ho detto questo perchè ho visto che eri triste. Ho capito,  d’ora in poi ti dirò soltanto che sto bene e  mi mostrerò soltanto contento, anche se questa è forse la mia ultima notte…”

L’ho scosso dicendo che ora era troppo quanto mi stava dicendomi, che non era il caso di tornare su  certi propositi, tanto meno per una ragione del genere,  quale il debito contratto con Abbas, torturandomi, come non gli ho esplicitato, con  il senso di colpa di indurlo al suicidio se non cedevo nuovamente alle sue richieste.

 

“ E vero, farò come te, quando esageri, chiedo scuso e tornerò a parlare con parole più dolci e meno forti”

“ Vedi per me il problema non è l’ammontare della somma. E’ che non posso aiutare Kailash e la sua famiglia senza aiutare prima mia madre, e che nell’aiutarti non posso non tenere conto che i suoi figli  non mi chiedono mai niente, salvo  Chandu,  dieci, venti rupie  al più ogni giorno,  cui ho negato già di comperare uno zaino nuovo scolastico, un i-pad come il tuo”.

 

Mohammad  si è atteggiato come se comprendesse le mie ragioni,  con il gesto di chi si asciuga le lacrime e aspira per il naso, e ha conciliato  che per questa sera poteva  bastare a sanare il suo sconforto quanto giù gli avevo ripromesso per la ricarica internet.

“ Mohammad, nell emergenza  ti aiuto. Ma  voglio ora l’accordo con Kailash”

 Quando ne ho accennato all’amico, confidando in ciò che si era ripromesso,  di non ingerirsi più di sua iniziativa in ciò che riguardava me e Mohammad, di non volersi mostrare più geloso di ogni mio contatto con lui e con gente ricca o importante, ha compreso bene di che si trattava “ Lui non va mai a scuola, a tue spese, ma vuole che per lui tu paghi ogni giorno…Ma è una tua questione che non intendo più che mi confonda la mente”

Così coinvolgendolo, in nome di un trattamento equanime dei figli , quando lui mi aveva assicurato la sua estraneità a tutto quanto intercorra tra me e Mohammad,  , ne ho forse  incrementato la fiducia nei miei riguardi, e ho disinnescato ulteriormente la sua ostilità irriducibile verso Mohammad.

 

Resta la sua sordità a comprenderne tutta la  debolezza tremenda, per cui trepido per  Mohammad a notte già fonda, afflitto dalla richiesta di Chandu, rimarcata dal padre, che mi ha espresso stasera a chiare lettere “ A house”., per loro tutti quanti.

 

 

 

 

. Solo il secondo giorno dal mio arrivo in Khajuraho, mi sono deciso ad andare a ritrovare il ragazzo Mohammad  a casa sua,  dopo uno scambio caloroso di saluti con suo padre presso il suo spaccio di the,  portandoci la mano al cuore come è in uso tra gli islamici.

Il suo volto mi ha sbirciato felice  di lato da un’anta del portale d’ingresso nel cortiletto domestico,  prima che ci accogliessimo l uno tra le braccia dell’altro e io ne baciassi i lunghi capelli scarruffati..

Mi ha fatto accomodare nella stanza da letto prima di farmi gustare la frittata che si era cucinata in assenza della madre, che è sopraggiunta di lì a poco con la sorella di Mohammad, offrendomi a sua volta una tazza di the.

La sua mancata crescita ulteriore faceva della sua meravigliosa bellezza  un’esilità fisica  assottigliata dalla  resistenza tenace del ragazzo  alla sua dolorosa miseria, la cui sofferenza  era ancora in grado di ritrarsi dietro la luminosità ridente del suo sguardo.

Sul suo smartphone mi ha mostrato le fotografie che ha  ideato con il programma picsart, rifacendomi con la barba in un’istantanea che ha ritoccato, riservando le confidenze a quando ci siamo ritrovati  nel madhur cafe in riva al talab dei nostri incontri trascorsi.

Lungo la strada, mentre trascorrevamo per manjunagar mi ha ricordato che era il giorno di sAn Valentino, che ci riuniva insieme “like  two lovers”.

Mouskan mi diceva di averla lasciata, e di non soffrire più della sua mancanza, ora supponeva che amasse un altro, ma allora aveva lasciato il suo cuore come spezzato.

E c’era la miseria della sua situazione familiare.  Suo padre l’aveva duramente picchiato il giorno precedente, mi mostrava i segni di una ferita a una gamba, trattandolo non già come un figlio da mantenere, ma come una bocca da sfamare che non provvedeva con il suo lavoro a sfamare la famiglia. E in casa c’era solo di che mangiare, anche se  per una settimana, che suo padre era stato ammalato, avevano mangiato solo chiappati con del sale.

Ma suo padre non lo odiava, lo compativa, oramai la sua mente vaneggiava, ritornando sempre sulle stesse questioni, ed  aveva un tremito alle gambe che era un sintomo di quanto fosse invecchiato.

Non poteva dimenticare quanto aveva fatto per lui, “ quand’ero piccolo e vedeva che volevo un giocattolo, me lo acquistava  solo per questo senza curarsi del prezzo. Ero un principe, in kanpur”

Per questo ora non voleva più seguitare a studiare e voleva vivere  al solo scopo di lavorare e di provvedere per i suoi cari. Sarebbe andato per questo a Mumbay o a Delhi, più probabilmente a Mumbay,  dove gli avevano detto che avrebbe potuto guadagnare anche 18-000 rupie al mese, 600 al giorno, come cameriere., lavorando come cameriere. Nel resto delle 24 ore avrebbe svolto altro lavoro, e così avrebbe potuto mettere da parte anche i soldi che servivano a sposare sua sorella.

In Khajuraho non voleva sapere di restarvi, per un lavoro in hotel per il quale poteva aspirare al più a 5.000 rupie.

E in Italia?.........................................

Quando gli ho anticipato ad aerte che l indomani mi sarei recato dal principal, per sapere del suo andamento scolastico, mi ha anticipato che mi attendevano solo cattive notizie, perché non era quasi mai andato a scuola.

Era quanto mi aspettavo di venire a sapere,  peccato per la sua mente eccellente. Sapeva di avere avuto una mente d’eccezione, ma come pensare a studiare,  data  la situazione  familiare, e con il dolore che tutto fosse finito tra lui e Mouskan.

Del resto quanti avevano in India terminato gli studi superiori, che si erano visti costretti ad accettare un lavoro di usciere.

Gli ho replicato che però cos’, terminando la scuola  con il solo attestato di frequenza fino agli esami della decima classe in cui sarà respinto, si escludeva la possibilità di essere assunto in tutti quei lavori che richiedevano il superamento di tale esame.

Il  giorno seguente , sempre allo stesso caffè,  mi ha parlato ancora come un credente, quando gli ho detto che bruciaatasi alle spalle ogni prospettiva scolastica, ora non gli restava che darsi da fare per  trovare comunque un qualsiasi lavoro

Certo , occorre provare, Dio ti aiuta se Dio aiuta.

Ma il giorno seguente, ieri, mi rivelava che da due mesi non andava più alla preghiera del Venerdi, e che per tanti motivi non credeva più in Dio.

Uno era che  al mondo vedeva i ricchi diventare sempre più ricchi, i poveri, come lui, sempre più disgraziatamente povero, un altro era che non poteva trovare Dio  nella pietra di una statua, come gli hindu che bagnavano di latte il lingam di Shiva, latte che sarebbe stato meglio riservare a chi  lo mendicava, non a un dio che non ne ha bisogno, al pari delle candele delle chiese cristiane, che avrebbero meglio servito a illuminare le case dei poveri, o i drappi che i muslim stendevano sui catafalchi degli uomini santi, che sarebbe stato meglio utilizzare per ricoprire chi patisca freddo d’inverno.

Si era iniziato parlando del bambino di Khajuraho vecchia che era stato ritrovato assassinato in fondo ad un pozzo.

 

Mohammad ha asserito che occorreva fare come in Arabia Saudita, dove i criminali si uccidendo  senza pietà, decapitandoli, o si taglia loro la mano se sono stati dei ladri. Murk era stato Gandhi a respingere la legge del taglione,  sostenendo che così saremmo rimasti tutti senza occhi, una versione hindu del chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma un impeccabile a dispetto di ogni evidenza, non essendo più andato a scuola senza essersi dato da fare per niente per aiutare i suoi cari con cui si sente in debito in eccesso, Mohammad evidentemente seguita a considerarsi 

 

17 febbraio 2017

 

Mohammad ed i pandit

 

 

Dopo essere sopraggiunto nella mia stanza  nel primo pomeriggio,  disponendosi al computer per consultare un oroscopo mentr’io finalmente mi risolvevo a riordinare i miei libri,  Mohammad m’ha raggiunto al Madhur Cafe  quando erano già passate le sette, dopo che avevo tardato a un primo appuntamento.

Il suo umore  seguitava come il giorno precedente  a stazionare al di sopra delle voragini della sua depressione, riuscendo a scherzare dei suoi umori suicidari, sempre che fosse ben chiaro che era “ allegro di fuori e triste di dentro”

Mi chiedeva come, tanto per esordire, quanto tempo richiedesse un veleno a fare effetto, se ve ne fossero in vendita nelle farmacie di Khajiraho, e se un dottore potesse prescriverlo.

Non dando seguito a tali discorsi, serrandolo in un abbraccio quando ritornava sui suoi passi rispetto alle centraline elettriche doveva  diceva di volersi andare a fulminare,  puntualizzavo la sua situazione, dicendogli che doveva chiarirmi definitivamente se egli fosse intenzionato a smettere di studiare e suo padre di mandarlo a lavorare ritornando insieme con tutta la famiglia in Kanpur, o se il padre voleva che seguitasse gli studi, ripetendo l’esame finale della decima classe, nel qual caso , fosse restato in Khajuraho, si dava l eventualità che ne sostenessi di nuovo l iscrizione come ripetente. Mohammad mi ripeteva che non era più possibile  se non che presenziasse agli esami prossimi per il solo rilascio dell’attestato di frequenza.

( Così tra  due mesi finirò di essere un costo per te

Mohammad  quando te ne andrai sarà più  ciò che ho da perdere di quel che risparmio)

Si nostri discorsi scivolavano  sull’incapacità a suo dire degli uomini di rendersi conto degli errori che  commettono,  il suo essendo stato quello di essersi innamorato di M.-

“ Secondo la mia opinione il tuo vero errore Mohammad è stato quello di vivere solo della tua situazione di sofferenza e che tanto più ne soffrivi più ne eri vittima, perdendo con la scuola la possibilità di vivere d’altro.  Tu mi hai detto che siamo parte del mondo. Studiare i numeri, i pianeti,  gli animali, le piante, Storia e Geografia ti avrebbe aiutato a vivere  di più la vita degli altri, e a sentire meno il tuo dolore; Con la scuola non hai perso solo un titolo di studio, la possibilità  di un lavoro migliore”

Ma tutti non hanno il tuo cuore e la tua mente” ha ripiegato il ragazzo, che pur sa della sua eccellenza mentale.

Del suo fervore, nel bene e nel male, me ne avrebbe dato riprova di lì a poco, divertendomi con . la storia di  quattro sue disfide a pandit  hindu.

“ Chiesi una volta a un pandit se trovava in lui conferma che Brahma fosse il creatore del mondo, anche degli altri dei. E’ così, no?

“ Certo, per lo più è così, lìho incoraggiato:

“ Ed ho chiesto ancora al pandit se fosse vero che nel creare il mondo fosse uscito da un fiore di loto. Se era così, come poteva avere creato tutte le cose , se era nato da un fiore di loto precedente?

“ E il pandit?

“ Mi ha detto che la risposta al mio quesito era senz’altro nella Bagavadghita!”

Mohammad passava quindi a contemplarsi in un successivo trionfo di una sua disfida a un bramino

“ Di che religione è gli ho domandato? “ Hindu” mi ha naturalmente risposto. “ Ma come fa a dirlo se nella Gita, nei Veda , nel Mahabaratha e nel Ramayana la parola non ricorre mai?

“ Certo”

“ Il nome esatto della loro religione è sanathan, che vuol dire “ Vero”

“ Sanathan Dharma , Appunto”

 Ma il caso più bello è stato quando a un altro pandit ho chiesto perché mai noi muslim veniamo sepolti e loro hindu finiscono bruciati. Secondo te, perché?

“ Forse perché voi amate di più la vostra terra”

“ Questa è un’altra storia. Dimmi, i tesori di perle, preziosi, dove finiscono nascosti? Sottoterra.

E la spazzatura, i rifiuti, dove finiscono in polvere, una volta bruciati?”

Mohammad era come se stesse ancora assaporando in diretta quella sua insolente disfatta di quel pandit.  Poi , ha intrapreso una serie di considerazioni che apparivano senza capo né approdo. Era vero che nei Paesi occidentali v’erano padri che si accoppiavano con le figlie? Come in tutti i paesi del mondo, gli ho replicato. E l’America era il paese dove si mangia più carne di maiale? Non sapevo che dirgli, certo che se ne consuma parecchia.

“ Vedi, mi ha detto, come se ci stesse di fronte una di quelle famigliole di porci di cui abbandonano le contrade di Khajuraho, i maiali non fanno differenza tra moglie e figlia. E che noi assumiamo i comportamenti degli animali che mangiamo. Noi muslim- ha seguitato con un tono tra il divertito e il faceto di chi ti dice cose di cui non ti farà mai sapere quanto ci creda o meno, non mangiamo carne di maiale. Mangiamo solo carne di animali innocenti, inoffensivi: galline, pecore, montoni, bufali, animali erbivori. E non facciamo male a nessuno. Gli hindu mangiano invece carne di animali carnivori, e sono come loro pericolosi…”

Lo interpellerà il caro ragazzo, su le tante cose che mi ha detto di avere ritrovato di buono nel Corano.

Eravamo già ai congedi quando il ragazzo ha soggiunto

“  Ma ora devo darti una cattiva notizia.  Da domani non potrò telefonarti perché la  ricarica della sim card  mio smartphone sarà finita”

“ Mohammad, certamente non sei un free-booy”  commentavo la sua richiesta giornaliera di un  mio sovvenzionamento, dopo avere eluso quella a più riprese di un paio di scarponcini militari in luogo dei soli sandali, quella che gli  saldassi  il debito contratto con il negozio di Abbas mentre il padre era malato, ed avergli invece pagato il secondo giorno il  taglio dei capelli e l’altra sera la ricarica internet.

E come se non bastasse quanto gli concedevo, ero io stesso che a dispetto del testa o croce che vedeva prevalere l opzione più economica del  Madhur Cafe, ,  concludevo la nostra serata con un secondo spuntino al Lassi corner, lui ordinando paneer onion paratha  e lassi, io  honey banana paratha e Coca Cola.

 

20 febbraio 2017

 

 

Che dolce languore ora assonna i miei giorni,

qui ove mi riconduce  servitù d’amore,

nel sole  che intorpidisce con la lena gli affanni,

leniti gli attriti e gli screzi,

sopita l’inanità di intenti,

qui ora  al largo dell’esistenza, tra le pareti domestiche, dei flutti di morte del ventre degli inferi,

 

 da ogni  angoscia  soggiacente  di cui era folle la mente

 soggiacente remota tra  le pareti di casa che al fine lasciasti /nei fondali divenuti remoti, /

dove  tra gli ultimi e ai piccoli dare vita ai grandi pensieri ,

liberato da ogni  angoscia  soggiacente  di cui era folle la mente

nel godere di ogni cosa mentre tu la stia la stai si sta vivendo,

degli occhi stellari di Chandu che tornano a cercarti di nuovo solo per altre dieci rupie,

“ one plus zero zero “ la sua mente indiana dopo avere invano tentato a chiederti,

 

 

tra il viavai del trepestio per Amausia sui passi di danza

la tua mente, ipnotica,, che  come la sua,

che ora non sa che incantarsi  di una luce perpetua,

qui pur dove caduto ogni mormorio di auree brezze

con la ruota che nel  mela round  ricompie il suo giro di luce

tace la distesa della pianura ove  già il grano rifulge/ s’indora

gli stupri di bimbi aggallanti nei pozzi

 

Né cessarono uomini e animali di berne alle acque bere  alle fonti,

o le adombrarono con i campi di rami e di foglie,

non altro gloria oltre le nubi e gli astri o nei  casolari e tra i campi

che al fuoco nel freddo o all’ombra nella calura  il ridursi memore

 

 

e tra il viavai per Amausia ( Shivaratri )sui passi di danza

anche se cantiamo per sordi,  e non risponde la giungla,

intanto raccogliamo endo la residua voce a che  diciamo lo stesso

pur pochi versi soltanto

della fine degli infelici amori di Mohammad

 il  cui eccesso  di cui rabbrividisci ai tuoi trascorsi /che ti rammemora i tuoi

per un nulla non fu la stessa sua fine,

appesosi ad un  gancio, nei farmaci  cercando un veleno letale,

.

 

Come profetica fu l’ansia dei versi

quando  per lui,  mio piccolo principe,

fra ogni altro ragazzo il più bello e da te amato di tutti,

paventavano il dipartirsi per la sua rosa nel più lontanante dei viaggi.

“Ora  è la morte che mi è amica ”/ “ Ora è con la morte che ho amicizia “

 sospira superstite tra il lucore lacustre/ il suo sospiro superstite tra il lucore lacustre

Divenuta invalicabile per sempre

Nello specchio rotto ch’ora è la sua vita

 sullo smartphone una Lakshmana rekha. insuperabile

 separando ora la sua dall imago di lei

 

 

finchè  in lacrime s’infrange anche la sua estrema illusione

all’averla vista  con un altro, che con lui si baciava

“a torto le ripetei io ti lascio,

io che non posso vivere senza di lei,

di lei nei suoi ok senza più amore,

come  Dio che si fa gioco di me, della mia povera vita,

 

 

 

ed ora me ne andrò lontano da qui in Kanpur, senza più fare ritorno,

dal mio amico gemello di me di un’ora più giovane,

da lui e dai suoi che mi amano tanto,

o con il mio amore di lei  io distruggerò la mia vita,

avranno fine tre poco  i miei giorni”

 

 

 

 

 

 

Cui sono un appiglio ora gli esami,

al cui esito perché abbia un futuro,  con la virtù lo addestri inyano all inganno,

nel tacito assenso nel dissenso a che copi  le prove

dopo avergli/ne invano corrisposto pagato gli studi

 

fu per il troppo suo patimento degli affanni di amore e miseria

la sua scusante tra le tue braccia

 

 

e  invano richiamandolo ,  sedatone il tormento,

 

nell ipnosi a una tepida calura di ogni furia del sangue

con gli armenti fai ritorno al tramonto sulle tra le selve di grano

tra i bufali e le capre camuse saziate dai pascoli,

ricolmi dello scorrere d’acque i rivi tralucenti,

tramati di viridi chiome i fondali i declivi

 nel declino del sole più abbagliante,

 

Cerere e Bacco, Shiva o Parvati,

e voi o Divini celesti,

Cerere e Bacco, Parvati o Shiva,

Padre dei nostri ritrovati giorni,

e date Voi date ascolto siate luce nella sua luce morente ai voti umani,

O Divini celesti,  nel  al nostro ritorno dalle fiere e dai campi

Di nuovo sperando

 

7 marzo 2017

 

“La mente di papà cambia”

 

“La  mente di papà cambia”, soggiungeva Ajay  ieri sera nel Lassi corner, concordando con  quanto gli avevo detto su Kailash,  sintonizzandosi sulla stessa lunghezza d’onda dei miei discorsi.. che i giorni avanti mi aveva pregato che non chiedessi di intraprendere nulla alla sua mente, talmente era debole e confusa. come mi avvertiva perché non neesasperassila situazione critica Che non la risvegliassi,  per il suo bene, dal torpore che ne sedava l’angoscia. Si era limitato a ricordarmi due  discorsi che ne avevano acuito lo l’avevano indotta al suo stato di sofferenza in corso, il primo erano state le mie parole, riferite alla mia disponibilità ad aiutare il padre  di Mohammad  che egli stesso aveva sollecitato, che in India se porgi un dito ti si prende l intero braccio, un’asserzione che aveva sentito chiamarlo in causa, e il secondo di tali discorsi era stato rappresentato da quanto gli aveva prefigurato un conoscente  del suo futuro, che se fosse venuto meno il mio aiuto si sarebbe ritrovato senza niente.  Come altre volte quando i giorni a venire lo sconfortano, si era appigliato al presagio di avere poco da vivere, che gli sarei lungamente sopravvissuto. Un vano insistere chiedergli più dei compiti che si era assunto ogni giorno, di assicurare la frequenza agli esami di Chandu e il suo stazionamento fino a sera tarda in negozio, che gli è consentito dal pranzo di cui lo  fornisce Ajay, evitandone il rientro a casa,  cui farebbe fatalmente seguito una siesta pomeridiana, in cui si appisola invece dentro il negozio, tra un’acccolita e l altra degli amici che vi sopraggiungono a giocare a ludo. Inutilmente  l ho incalzato perché quando Chandu non aveva esami o avesse finito di sostenerli, il mattino presto utilizzasse l’autorickshaw per cercare clienti tra i viaggiatori in arrivo con i treni da Delhi o Varanasi del primo mattino, destinando meno tempo ad un negozio che offre così poco guadagno.Ma Kailash era apparso rinfrancato dopo la puja  di sabato mattina al dio Hanuman,  prima della quale mi ha pregato di non toccarlo, che non lo contaminassi poiché si era fatto appena purificato facendo la doccia, e aveva più spirito di iniziativa e meno remore nell’affrontare le migliorie del negozio di handicrafts , e nel trasporvi  in un  punto d’incontro il centro viaggi,  una iniziativa che davvero è il caso di non lasciare finire nel niente, dato che davvero, com’è scritto nella targa ulteriore oltre quella che sta già sullo show case,  e che avevo dovuto andare a richiedere con Ajay, come l ulteriore che sarà accampata di lato all ingresso,  da me composta in titolo e immagini e sottoposta alla sua revisione,“ è il più specializzato quanto agli splendidi centri nei dintorni di Khajuraho del Madhya ed Uttar Pradesh”., Oggi pur essendo Holi,  l’ho ritrovato all ‘opera con il falegname abituale nell installare nel negozio la scaffalatura che era situata nell’ ufficio,  e che vi aveva prelevato insieme con la panca che campeggiava davanti.  L’allestimento del negozio ora consente di dispiegare più mercanzie in vista,  sciarpe, kurti e ali Baba trousers che prima erano nascosti sotto le sari e dunque inutilmente ammucchiati,  e di ostentare più abbondanza al cliente.

E ieri sera  mi ha messo in  contatto con un conducente di taxi che per 2.500 rupie mi ha assicurato l’andata e il rientro del nostro viaggio di ritorno a Vyas Badora. Come è stata lucida la sua  mente concreta  nel fare resistenza alle mie proposte più avventate o peregrine , quali quelle di appendere cartelli segnaletici sulle piante di fronte, o trasferire quasi di sana pianta l ufficio nel negozio, sminuendolo a rigatteria residuale d’accatto.

 

Ma ora resta ancora da contattare da parte sua un pittore che sul negozio di handicrafts  con i colori della bandiera nazionale, il verde, il bianco, l’arancione, disegni l insegna MADE IN  INDIA, per il Bapu cultura tours è da realizzare un ulteriore cartello che rechi indicati i principali itinerari proposti nei dintorni di Khajuraho,  dopo Holi è giocoforza recarci a Chhatarpur per regolarizzare la mia posizione in casa sua  con la trasformazione in un home stay dove io figuri risiedere permanentemente della casa del padre in byathal,  di sua proprietà, dove potremmo accogliere chi volesse venire a trovarci e fare esperienza di come effettivamente si viva nell’ India rurale.

 

13 marzo 2017

 

Sono trascorse oramai già quasi due settimane da che Mohammad  mi ha detto sull orlo del pianto della  fine del suo amore per Mouskan,  per averla vista  che baciava un altro nel parco della fiera di Khajuraho. La sua mente tra vaghi intenti punitivi e suicidari  già  stava allora cercando  di reagire e di porsi al riparo dall impatto dello shock  del suo trauma amoroso, vagheggiando di fare rientro in Kanpur presso la famiglia che lo ha caro del suo amico del cuore, per lui come un gemello essendo nato solo  un’ ora dopo di lui, riproponendosi di devolvere l intera sua vita ai suoi familiari,  senza mai  sposarsi con nessun ’altra.

Ho ritenuto bene stargli vicino senza dirgli niente, limitandomi e raccoglierne il dolore con il mio affetto.

Le sole parole che alla fine ho ritenuto potesse essere bene che gli dicessi, era che stava  piangendo  fine di un  amore che era già cessato da tempo, se era vero che si era già colpevolizzato a suo tempo di averle detto che la lasciava, e che le  parole di lei erano divenute sempre più fredde,  Non   gli chiedevo più  se poteva per ogni libertà che intendeva  assumersi,  si limitatava a prendere atto di ogni sua risoluzione possibile.

Due giorni dopo poteva già dirmi che ero stato l antivurus che era riuscito a scacciare dalla sua mente  il pensiero di lei,  del quale non ne sapeva più niente, per il quale non c’era più spazio nella sua memoria interiore.

L impegno almeno a presenziare a ogni prova degli esami di stato del decimo anno, gli amici con i quali si è ritrovato ogni giorno sul prato della fiera, o con i quali a velocità  troppo elevate per la sua età si è  sbizzarrito in motocicletta tra Chhatarpur e  Ajaygar, Panna,  hanno giovato a  saturare la ferita della perdita, mentre sui  solchi di tale suo dolore venivano  a sovrapporsi quelli della miseria in cui la sua famiglia era riprecipitata, e della sua depressione conseguente, da che il padre aveva  pensato bene di smettere  di vendere the, senza  che riuscisse a trovare chi gli affidasse come conducente un proprio autorickshaw. E il consiglio di Kailash, dato direttamente a suo padre,  che chiedesse  alla madre del Raja se poteva lasciargli in affitto uno dei suoi  negozi  che  fronteggia il Museo, che avrei provveduto io personalmente alle spese di avvio, era caduto nel vuoto dell’atteggiamento umorale dell’anziana signora,  che in tutta risposta aveva detto di non volerne sapere per ora di affittarlo e  che non intendeva affatto parlarne-

Per darsi da fare, ed è un gran bene che così esca da un giro solo di idee,  si è messo a trafficare sul serio nella rivendita di i-phone e smart-phone di seconda mano , ricavandone per ora però  non più di 230 rupie.

E  Abbaz e i suoi fratelli gli hanno ripromesso di aiutarlo nell essere assunto in una fabbrica di cosmetici dell Uttar Pradesh, per quanto tali impegni possono valere ed essere onorati.

Ripensando al suo passato o Mohammad  mi ha detto  di vagheggiare come un’età dell oro quand’era piccolo in Kanpur, ed il padre gli comperava ogni giocattolo per il semplice fatto che glielo chiedeva,  e non aveva per la testa i problemi che ora l’affligono.

Ero stato prima povero, sono diventato ricco, lo sono stato di meno da che è nata mia sorella, ed ora mi ritrovo senza niente.

Ma  con la mente eccellente che si ritrova confida un giorno di ritrovarsi davvero ricco.

Allora, ripensando alla sua situazione attuale, metterà da parte tutto il denaro guadagnato, e non vorrà sprecarne nemmeno una rupia, per non ritrovarsi nel medesimo stato.

“ Mohammad penserai allora che questa è stata la tua vera vita, e che mai  sarà più bella”.

E non mi sposerò, sarò libero come te”

“ Mohammad , io non sono libero come tu credi”.

“ E ti comprerò una Ferrari, promesso”..

 

18 marzo 2017

 

La mente di un ricco

“E’ come il tempo che sto cambiando”, ho detto a Kailash quando al vedermi nello stato in cui ero sopraggiunto nel suo negozio, ha inteso immediatamente che mi sono venuto intristendo, per i sacrifici che mi impongono le spese inderogabili, quali la rinuncia ad un ufficio e la fine in una rimessa del centro viaggi di cui lui è titolare, con l'accantonamento di decine e decine di itinerari meravigliosi in un'India sconosciuta, mentre lui permane indisponibile a quanto in concreto possa almeno alleviarli.

“E’ per il matrimonio che M. ha detto che ti avrebbe arrangiato? " l'amico ha tentato di indovinare, rivelando il suo sconcerto, più che il mio, per il fatto che il proprietario dell’home stay presso il quale deve figurare che alloggio per le autorità di polizia locale, di fronte alle difficoltà che gli aveva riferito quanto al mio ottenimento di un visto, gli avesse suggerito un mio matrimonio combinato con una donna indiana compiacente, che avrebbe potuto assicurare di persona per 20.000 rupie.

“Qualche fotografia, gli atti, poi la rimandi al villaggio, e ti tieni il tuo visto continuativo”

Tra una sua chiacchiera e l’altra faceta e gioviale, sul fatto che anche lui disponga di un passaporto europeo come il mio che gli adducevo, ora che vive tra l Europa e l India e gode della doppia cittadinanza, e quanto alle mie conoscenze dell’India che mi fanno per lui più indiano di un indiano, anche per il suo nuovo aspetto barbuto e il suo volto più disteso e bello era riuscito a farmi rimuovere dalla mente ciò che successe oltre dieci anni or sono, quando insieme al mio Istituto e ad alcuni miei allievi collaboravo con la scuola privata che tentava di allestire in Khajuraho, ed una e- mail trasmessami furtivamente mi mise in guardia sul suo conto.

“Hiiiii dear don’t send any money to your *j please ...because he is trying to cheat you, p[lease don’t believe him because I know him very well ...the school is his side business ...so please be careful ....

Sunita ...”

Ora chi allora mi aveva avanzato la richiesta di inoltrargli un importo in euro per un totale di 89.000 rupie, per l’acquisto di un lettore di dvd, di un televisore, di un personal e di un home computer, poteva esaltarsi al cospetto della mia miseria che non mi consente di progettare qui altro viaggio che il rientro dall India, di essere stato appena di ritorno dal Canada, e di essere sul piede di partenza per Taiwan, ed a Kailash di avere terreni su terreni in India, un po’ dappertutto, in Chhatarpur come in Bangalore, rivelando a entrambi di essere in procinto di edificare in Khajuraho un hotel a 5 stelle.

Chissà con che beneficio per i bambini di Dio di cui allora si professava un insegnante devoto, nel suo impegno per farli sfuggire come lui dalla sua povertà originaria, che era il discorso fondativo dei suoi intenti educativi che mi aveva allora talmente ingenuamente commosso.

“Nel cuore dell India, recitava candidamente, nello Stato del Madhya Pradesh c’è un bel villaggio di nome Khajuraho. Nel 1980 vi viveva una famiglia davvero molto povera, c’ erano cinque bambini che ne facevano parte, quattro maschi ed una femmina. I genitori erano gente onesta che lavorava duro, la loro situazione era davvero molto misera Vivevano tutti quanti in una piccola capanna, dormivano sull’erba e dividevano poco cibo tra loro. Credevano in un onesto e duro lavoro, mai elemosinando come mendicanti, o andando al seguito dei turisti e chiedendo denaro. I genitori lavoravano giorno e notte per guadagnare il denaro per mandare a scuola i figli ogni giorno, E quando i figli si accorsero della situazione dei genitori, collaborarono con essi e studiarono davvero a fondo. I genitori aprirono poi un piccolo negozio di the e cominciarono a vendere the lungo le strade, il padre preparava il the, la madre lavava le tazze, il loro figlio

più grande li aiutava e lavorava anch’ egli davvero duramente nel negozio. La sua infanzia gli aveva lasciato un senso davvero forte della sua sofferenza, e quando crebbe non volle che altri bambini soffrissero come lui aveva sofferto” Fino all’arrivo della straniera benefica….

…“ La storia non finisce come lui la racconta, mi diceva Kailash, poi la donna che sposi se la rimandi indietro protesterà, e tu dovrai mantenerla per tutta la sua vita. Rischi di finire in galera se ci sono litigi…”

“ Non hai bisogno di dirmi oltre quanto è una cattiva idea”

“ He has rich mind ..

“ Ha la mente del ricco “ iformulavo, nel mio sconforto di come invece finiscono ad una ad una le nostre cose più belle., come la nostra pratica di viaggio nei dintorni più splendidi del Madhya e Uttar Pradesh.

 

18 marzo 2017

 

 

A common man

 

 

Quando ieri ci siamo ritrovati al Lassi Corner poi al Madhur Cafè Mohammad  era ancora impietrito dalla depressione  che oscurava tutta la bellezza del suo volto. Sul suo smartphone ha voluto che  sentissi un brano di  Gloomy Sunday , l’  Hungarian Suicide Song che aveva ascoltato  perché gli desse la morte . Di nuovo  a sconvolgerlo era stata la richiesta  che  la sua famiglia saldasse il debito che aveva contratto presso il negozio di Abbaz,  quando il padre si era ammalato e per due settimane non aveva venduto the,  una intimazione che Abbaz  aveva dovuto rinnovare su sollecitazione manesca del padre,  inquietato dalle voci che il padre di Mohammad faccia ritorno tra poco con tutta la famiglia in Kanpur  non appena questi abbia concluso di sostenere gli esami.

Perché lo aiutassi a saldare il debito Mohammad si era offerto di  rivendermi uno smartphone usato , il che ho rifiutato, preferendo trasmettergli in perdita a poco a poco l importo del Kargià, 1360 rupie come ricordavo benissimo,  che  effettuare un acquisto  che di certo sarebbe per me per quanto vantaggioso, e a me indispensabile, ( visto che la mia fotocamera sfoca gran parte delle immagini che riprendo nelle mie ricerche  sui templi hindu, quale quella sui  mandir di Vyas Badsora in cui sono stato di ritorno la settimana scorsa), ma il cui ammontare tuttavia esorbita le mie attuali possibilità,  come Mohammad sa bene per la connessione lenta ad internet cui ho dovuto ridurmi che ha verificato di persona, in una Khajuraho di cui mi  precludo anche la visita ai templi o la frequentazione dei ristoranti, o il recarmi altrove che nei villaggi circostanti in bicicletta, sicché l’unica uscita preventivata fino a fine mese è quella con Ajay  quando abbia cessato gli esami, per andarlo ad aiutare a mietere il grano dei campi del nonno.

L’Hungarian suicide Song  era una tetraggine per archi cui gli mostravo che riuscivo benissimo a sopravvivere,  mentre a poco a poco Mohammad si veniva riprendendo dalla sua disperazione, e  tornava a illuminarsi negli occhi che mi rilucevano.

Era un pomeriggio bellissimo, il talab era  incantevole, insieme stavamo benissimo, che pensasse che la vita era innanzitutto questo nostro meraviglioso presente, che confidasse che come lui e i suoi famigliari ora in un modo ora nell’altro ce l’avevano fatta fino a tutto ieri,  ora con l aiuto di questi, ora di quell’altro, ora grazie alle mie ulteriori rupie per il vitto,  ora grazie a un matrimonio di cui erano stati partecipi, ce l’avrebbero fatta fino a quando lui sicuramente li avrebbe ricondotti alla perduta ricchezza, allorché, Mohammad mi riprometteva ancora,  tornando al sorriso,  per gratitudine mi avrebbe acquistato una Ferrari. L importante era arrivare fino al giorno della settimana ventura, in cui finiti gli esami, mi avrebbe  dolorosamente lasciato per rientrare a Kanpur, dove  gli era stato ripromesso un lavoro in un negozio.

Era inutile che per consolarmi mi ripromettesse  che ogni due o tre settimane sarebbe tornato a trovarmi, sapevo già che con gli amici che avrebbe ritrovato si sarebbe lenita la mancanza di me, e che il lavoro se l’avesse trovato non gli avrebbe lasciato margini  per volgersi indietro, come ricordavo bene quante poche volte mi aveva cercato durante il prolungarsi della mia permanenza in Italia.

“ Ma è la lontananza che da valore alle persone”

“ Mohammad non soffriamo la mancanza delle persone care allo stesso modo. I miei cari in Italia non mi mancano come mi manca Chandu quando sono così lontano  da lui”

Ma le mie parole si perdevano nel sopravvenire nelle sue di considerazioni più ironiche.

“ In realtà tu stai già pensando che come me ne sarò andato da Khajuraho, non avrai più da spendere per me ogni giorno.  Ti  ricordo a proposito che domani devo ricaricare internet”

E come no,  perché credeva che poc’anzi l’avessi esortato a vedere che tutto il suo dolore era solo una questione di denaro,  e che non doveva lasciare che la considerazione  del denaro gli uccidesse l’anima? Che cos’era la sua, la mia depressione, che solo i farmaci stavano sedandomi, se non  il subentrare del denaro a ogni  ragione affettiva, a ogni voce d’amore, sino agli estremi di cui gli aveva dato prova suo padre, quando l’aveva disconosciuto come figlio perché era solo una bocca da sfamare, sino a dover io evitare troppe volte di pensare l’adagio schopenhaueriano, obiit anus, abiit onus, . di fronte all’eventualità  che mia madre possa diventare centenaria.

A Mohammad tacevo e risparmiavo  tale mia crudezza interiore, tale spietatezza delle ragioni vitali, per lasciare che i nostri discorsi defluissero dove li conduceva la sua  perentorietà,  che lo faceva certo che il Bjp a  valanga nel suo Uttar Pradesh dove non era mai stato competitivo avesse vinto travolgentemente con il voto elettronico  truccato, che una pallottola  di un terrorista avrebbe raggiunto prima o poi il nuovo primo ministro, se non avesse receduto dai suoi intenti recenti di situare una statua di Ganesha e di non ricordo più che dea  di fronte a ogni moschea, di farr un induista di ogni muslim, Quanto a lui, come potevo mettere in dubbio, nel professargli che per il resto mi era di una credibilità assoluta, che avesse visto due preta o fantasmi su un albero della giungla poco distante da casa, e che avesse assistito a 5 omicidi in Kanpur?.

“ Mio padre ne ha visti almeno una trentina,, durante i giorni di Ayodhia, nel  1992… Tutti ora dicono che è una persona gentile, ma non era così un tempo, prima di sposarsi…”

Così, non avendo io mai visto dei preta o commettere un omicidio non potevo dirmi completo come lui. Ed avevo mai  guardato filmati porno?

Al mio diniego altrettanto categorico quanto platealmente inattendibile, Mohammad  replicava che  rifiutava di credermi, anche se non riteneva certo che potessi essere afflitto da sexual addiction come lo straniero che aveva casa in Sewagran, e che vi faceva convenire bambini e ragazzi a ogni ora del giorno.

“Sai cos’è il sesso orale? “ Al mio annuire seguitava “ Pagava 50 rupie ogni ragazzo con cui lo faceva, Un mio amico mi ha chiesto se volevo parteciparvi. Non sono interessato, gli ho risposto. Con lui ha fatto anche il sesso anale”

“ Solo per 50 rupie?

“ Solo per 50 rupie.  Io non ci sono stato, io sono vergine e voglio arrivare  tale al mio matrimonio”

In precedenza  mentre si risolveva a bere la Coca, mi aveva detto che un uomo in una bottiglietta vi aveva versato il suo sangue infetto da HIV,  dopo avere avuto rapporti non protetti da condor con una donna”

“ Mohammad ma tu sai tutto di tutto”

“ Tanti mi chiedono come sia possibile che sappia così tante cose senza averne fatta esperienza diretta”

Possibile, possibile Mohammad, come attesta la tua purezza che rifugge da ogni termine che non sia scientifico quanto al sesso, eccettuata la masturbazione.

Ne ho ripreso la denominazione verbale in hindi che mi hai insegnato, moti karnà, quando oggi ho irriso coloro che vorrebbero fare credere  che i Vip venerabili, un Narendra Modi, tanto per fare un nome, non vi abbiano mai fatto ricorso, o possano mai essersi consentiti divagazioni pornografiche.

“ Ma tu sei a common man, un uomo comune”, il ragazzo mi ha  fulminato esaltandomi.

21 marzo 2017

 

Una separazione che non è un abbandono

 

Mohammad  è oramai al termine delle prove d’esame, dopo di che lascerà Khajuraho per Kanpur,  perlustrandone la situazione ed anticipandovi il rientro della sua famiglia, se il padre non troverà un negozio da  affittare in Khajuraho. Egli non confida più nella disponibilità a concederglielo del Raja e della sua singolare madre, costoro sono hindu mentre la sua famiglia è musulmana, e una volta che la madre del Raja abbia di che essere scontenta dell’affittuario e non intenda più prorogare l’affitto, chiude con il lucchetto  il negozio con tutte le mercanzie e il mobilio e le attrezzature che contiene e non rilascia più nulla..

Giorni fa gli ha telefonato Mouskan scongiurandolo di non andarsene, che così le toglie la vita.

L’ho esortato a ricontattarla, per dirle che la lasciato perché vi è obbligato dalla sua situazione familiare,  ma  che  lei resta sempre nel suo cuore, tanto più dopo che ha accertato che non era lei la ragazza che ha visto baciarsi con un altro al luna park, come gli è stato sincerato e  l’ha indotto a credere un astrologo che ha consultato.

Mohammad ha scosso il capo e mi ha detto che non è il caso, perché Mouskan non intende ragioni,  e  contattarla lo farebbe solo riprecipitare nella follia dell’amore di lei. Gli ho detto allora quanto mi dispiaceva per entrambi loro due, non solo per me e per lui, che lasciasse Khajuraho,  e che accertasse  se veramente non gli era possibile trovarvi lavoro.

Era comunque una retribuzione troppo bassa quella che poteva sperare di  ricevere in hotel, non più di 3.000 o 4.000 rupie.

 Mi  ha quindi confidato le circostanze in cui, tre anni or sono, è  nato il loro amore.

Lei aveva subito nella vicina Rajnagar  un  grave incidente in motocicletta , e avev a perso molto sangue, per cui occorreva una trasfusione. Per fortuna il gruppo sanguigno di Mohammad era lo stesso di Mouskan, solo che per effettuare la trasfusione occorreva l’ autorizzazione del padre  di Mohammad. Il ragazzo aveva lungamente pregato il medico di procedere lo stesso, e la sua sottoscrizione al fine era valsa a consentire la trasfusione del suo sangue in quello di Mouskan.

“ Perché l’hai fatto? “ la ragazza gli aveva chiesto al termine, e la sua risposta era stata semplicemente “ Perché ti amo”, al che Mouskan gli aveva carezzato i capelli, e dato un bacio. Poi “Per lei darei gli stessi miei occhi, ogni parte del mio corpo” aveva soggiunto.

“ Ci sono stati solo dei baci tra me e lei. Ma io non voglio nient’altro prima del mio matrimonio”

“Io seguo la mia religione… “

“ Ma che conta più per te seguire la tua religione, se ieri mi hai detto di non credere in Dio?

“ Le moschee sono solo una casa vuota dove non c’è nessuno che ti dia risposta, che ti conceda ciò che gli chiedi ” mi aveva asserito, non raccogliendo che con il riconoscimento formale che ero un buon pujari, la mia riflessione che nella preghiera dobbiamo chiedere che sia fatta la sua volontà, Inshallah, non la nostra, che spesso non corrisponde a ciò che è bene o meglio per noi,  ed oggi, rincarava "Gli uomini hanno creato moschee, chiese, templi con le loro statue, e vi hanno distribuito i loro dei , Brahma, Vishnu, Shiva, Allah, Gesù,  che dicono che hanno creato gli uomini.  Ma è  Dio che è solo una a loro finzione E  così , disattendendo il mio sforzo di soccorrere la sua mancanza di fede dicendogli che di certo è una finzione ogni idea che ne abbiamo, che Dio non è mai ciò che si crede che sia, veniva rovesciando quindi quanto gli avevo ribadito, che Dio non concede ad ognuno subito quanto  da lui vuole, perché solo così, nella prova e nella difficoltà, cresciamo e diventiamo  migliori “ Dio non concede a tutti ogni cosa che chiedono, perché così  devono temerlo e  tornare a pregarlo . Gli uomini ricchi  che hanno tutto non pregano Dio e non pensano alla religione. Solo se cadono in disgrazia tornano a temerlo e a pregarlo"

 

Così non  vai più alla moschea, alla preghiera del Venerdì?

No, si era schernito…

“ E perché devo andarci? If God isn t in the mosque, if God now in front of me…  God are You for me, that give me help, food, what I need …

“ Mohammad – ho scosso il capo-  in me  c’è Dio, come in te,  ma io non sono Dio. Tu lo pensi perché forse Dio si serve di me per  aiutarti. Di certo come Dio quando soffri voglio soffrire con te, fino alla fine dei cari tuoi giorni”

Che Mohammad dicesse questo di me mi stordiva  quanto mi lasciava sgomento, in quanto so di essere e di sentire realmente per lui,  nel continuo pericolo di passare da santificatore a tentatore. da benefattore a disertore mortificante disertore, da servo del bene a servo del male.

E quindi come fossi il Dio dei suoi scherni,  che gli uomini cercano di corrompere nei suoi intenti,e che da essi si lascia corrompere, tramite maulana, preti, o pujari, mi  diceva di avere bisogno di un altro mio aiuto economico per avere i soldi per potersi recare a Kanpur.

“ Così  ci incontriamo di nascosto, e sotto il tavolo mi passi il denaro…

“ Cosi ora Mohammad anche questo mi chiedi ,  di darti un aiuto che è come piantare un coltello nel mio cuore…”

Che non dicessi questo, della storia tra noi senza fine di che può intercorrere tra un uomo e un ragazzo, voltandosi  sulla via del rientro a casa innumerevoli volte, al  nostro congedo  notturno in cui tornavamo a salutarci inseparabili.

27 marzo 2017

 

In  Vyas Badora, il 15 marzo 2017

 

Con me e Kailash solo all’atto della partenza ho avuto la certezza che sarebbero venuti a Vyas Badora Chandu e Poorti, con il cuginetto Ayush,  mentre Ajay, nel dubbio fino all' ultimo se prendere parte  al viaggio o restare , per prepararsi al meglio per l esame l indomani di matematica, si decideva alla fine di dedicarsi ai suoi studi.

Il conducente ci aspettava ai bordi del talab,  che aggiravamo in  direzione di  Rajnagar, nel primo mattino di una luminosità inebriante.

Stando alle indicazioni dell’autista evitavamo di intraprendere la strada  più lunga e frequentata che passa per Londi, il suo fondo essendo  dissestato per i lavori in corso, e intraprendevamo  quella  che si dipartiva sulla destra del centro di Rainagar, che dal suo abitato reca direttamente a Chandla, il cui manto asfaltato  pur se scrostato non risultava  particolarmente disagevole.

Nei campi erano ingiallite pressoché tutte quante le messi,  che erano state largamente già mietute nei coltivi di colza , la cui  spianata di stoppie si alternava alle maree di spighe di grano, tra  i mahua, e le himli,  ed altre frondose piante nella distesa sconfinata.  Scabre  brulle radure rocciose preannunciavano i  rilievi di pietra che si sarebbero succeduti nei loro cumuli di massi  ammonticellati,  dopo un villaggio di seguito all’altro, le murature delle cui case erano congiunte come muraglie impenetrabili di ammattonati infuocati.

Ai rivi del tratto iniziale susseguivano talab in prossimità dei rilievi, fino all arrivo in Chandla verso mezzogiorno.

La sua via centrale era stata asfaltata rispetto alla volta precedente, ed i suoi negozi ora si affacciavano nella luce del giorno sulla vitalità che ne gremiva il percorso, in un  traffico incessante di uomini e animali  e mezzi di trasporto . Dopo una sosta per bere e ristorarci,  ci riavviavamo svoltando sulla destra in direzione di Vias Badora, da cui ci separavano ancora otto chilometri soltanto,  solo metà dei quali erano costituiti fortunatamente dalla strada principale divenuta sterrata nei solchi del suo  fondo, mentre era scorrevole, e asfaltato,  il tratto restante che si dipartiva sulla destra e che ci recava infine a Vias Badora, nel suo dispiegarsi attorno alle pendici di un  rilievo, tra le distese circostanti di campi, di pannelli di sterco e di sementi stesi al sole su massi e macigni.

Svoltata la china del cole, nei nuclei restanti dei loro sikharas ci apparivano infine i templi gemini dedicati al dio Shiva , oltre la spianata che preludeva ai campi  che si perdevano verso il Ken river e i monti all’orizzonte.. I bimbi erano gioiosi finalmente di scendere,  in Kailash c’era un fervore  insolito nei suoi giorni feriali.

“A quanto risale?, mi chiedeva, giunti all’altezza del primo dei portali.

“ Gli storici dell’arte  dicono che è stato costruito dopo i templi di Khajuraho, senz’altro è così stando ai portali,  le dee Ganga e Yamuna hanno corone appuntite come le apsaras del tempio Duladeo di Khajuraho, che è forse l ultimo, ma tutto il complesso mi lascia nel dubbio”

Quell’ornamentazione così grezza, in cui primeggiavano i rombi dappertutto, che non dava spazio ad altre statue che nelle nicchie inferiori del basamento,  tutto del resto dei templi   faceva pensare a una loro origine invece anteriore, che li riconduceva allo stile provinciale di quelli di Dubhela, dei tempi in cui i Chandella erano ancora feudatari dei Pratihara di Kannauj-

Dicevo dei miei dubbi  accresciutisi  a Kailash, gli avanzavo l ipotesi che i portali fossero stati apposti posteriormente, ed egli era pronto a rinforzarla, con l’acutezza di cui si fa fervida la sua mente quando è coinvolta e cooperativa” E’ vero, basta considerare il materiale, tutto il tempio è di granito, mentre i portali sono di arenaria”

E in modo toccante  s’infervorava a mostrarmi  quali immagini scultoree ritrovasse più belle, lungo lo stipite del secondo portale le offerenti sulla nostra sinistra, mentre del primo rilevava la superiorità delle figure sovrastanti.  E che non mancassi di fotografare l’oculo gremito di nuvole  celestiali in cui era privo della copertura conclusiva il soffitto circolare, uguale al primo, delle seconda delle due sale di ingresso ai duplici santuari.

Quanto a Poorti e Chandu era già  appagante che fossero divertiti di aggirarsi nel tempio, che si prestassero a individuare le dee Ganga e Yamuna grazie ai loro veicoli animali, il coccodrillo makara e la tartaruga, che nello stipite sapessero riconoscere entrambi Ganesha e l’uno di seguito all’altra Saraswati con il suo vina., e lasciavo pure che Poorti si addentrasse nel santuario del garbagriha, per farsi fotografare nella nicchia  che un tempo albergava uno Shiva lingam.

Quando ritornavo nella sala che precedeva il secondo dei santuari, dalle riprese fotografiche dell’esterno dei templi, ritrovavo Kailash, Chandu e Poorti , il cuginetto dei piccoli e il conducente, che vi avevano steso una stuoia come tovaglia e imbandito il cibo e le bevande del nostro pranzo, e  quando vi ero di ritorno dalle riprese interne, vi ritrovavo, amabili come non mai, Kailash con i nostri piccoli intenti in una siesta pomeridiana, che alitava un venticello che spirava nelle sale.

 Poorti e Chandu, con Auysh, mi avrebbero preceduto nella visita dei due templi sottostanti, di cui mi interessava rivisitare soprattutto il secondo, un tempio Chausath Yogini che differiva da quelli più tipici, per l’accesso su tre lati  al deambulatorio che circondava il  santuario centrale, mentre sul quarto lato, prospiciente, si stendeva la spianata di una piattaforma con i resti di quattro tempietti agli angoli, cui due rampe davano accesso.

Ritrovavo nello stipite del  portale di accesso al tempietto centrale il motivo arcaico che mi aveva talmente intrigato la prima volta, e che avrei rinvenuto poi persino nei tempietti Kalachuri di Amarkantak, che identificavo ora in una stilizzazione geometrica del rigoglio naturalistico del vaso dell’abbondanza d’epoca gupta. Ne avrei  chiesto conto a Kailash, senza trovare conferma della mia ipotesi, quando ci siamo inoltrati sulla via del ritorno al tempietto che precede il villaggio e tale motivo l’avrei rinvenuto nel corrispettivo stipite d’ingresso, in cui lo ricordavo inciso dai tempi della nostra prima visita.

Mi allontanavo quindi lungo la strada che continuava tra i campi , fino a una curva in cui, come avevo supposto r,isultava essere l’interno di un tempio l’edificio che avevo intravisto. Esso era costituito da una sala che due pilastri interni bastavano ad articolare in un deambulatorio intorno al sacrario centrale.

Era oramai l'ora di ripartire quando facevo rientro ai templi. Per il tramite di Kailash chiedevo all’autista di attenderci all'uscita dal villaggio,  lungo le cui arterie mi incamminavo con l’amico, per rivederne l’esterno delle case di malta, i vicoletti e gli slarghi che componevano. Kailash sopraggiungeva dopo di me presso un cumulo di resti di statue che provenivano dai templi più a valle, mi precedeva presso un tempio all’aperto di Durga, la cui immagine rinvoltolata in un drappo egli suggeriva che potesse essere una di quelle delle 64 Yogini,  nessuna delle quali era sopravvissuta,  nel suo ratika,  lungo le pareti del tempio ad esse dedicato.

E quando raggiungevamo insieme il mandir  che precede l ingresso nel villaggio, egli aveva gli occhi che mi mancavano per intravedere all’interno dell’alta cella i resti di una statua di Hanuman, presumibilmente disseppelliti  dal cumulo degli avanzi, del saccheggi,  che erano stati interrati nelle fondamenta ora sottosopra.

A Chandla, nella calura pomeridiana, non c’era verso di potersi fermare a bere, un plotoncino di persone  ch’era il rimasuglio tardivo delle feste di Holi  minacciava l'incolumità dell’autovettura,  se avessimo fatto sosta in centro in una locanda, così  dovevamo seguitare senza ristorarci lungo la via ora magnificamente asfaltata che conduceva a Londi, per  ritrovarvi i il tempietto di Hindorawari che durante la nostra prima visita aveva intraveduto all’andata il solo Kailash.

Nel suo sikhara superstite, a 7 km di distanza da Chandla,  all'ingresso del villaggio lo avvistava per primo l'autistae. Una stradina tra i campi conduceva al tempio me e Kailash con i piccoli al seguito.

La sua natura granitica, spoglia di ogni ornamentazione  che non fossero i risalti geometrici, come quella di due tempietti che vi sorgevano a lato, affrettava la conclusione della nostra visita.

I piccoli avevano preceduto me e Kailash in autovettura, ed anche ai loro occhi, oramai assonnati,  il tramonto del sole fra i campi e i dirupi montuosi  avrebbe differito il rientro gioioso e malinconico nell’ ordinarietà.

 

28 marzo 2017

 

Secondo i dati certi che ho raccolto  si chiamava Anit  Shukla,  era di anni ventidue e lavorava  per una paga giornaliera come vigilante notturno per l’Archaelogical Survey of India, il giovane della cui fine Kailash  l’altro ieri mi ha detto nella tarda mattinata,  solo poche ore dopo che era stato ritrovato impiccato ad un albero presso il Chitragupta mandir, nel gruppo occidentale dei templi di cui era di sorveglianza,  I turisti mattinieri che l’hanno avvistato per primi   ne erano rimasti sconvolti, ed ancora numerosi contingenti di polizia stazionavano all interno dell’area archeologica e nella strada di fronte.

“ E’ ciò che temo che possa accadere a Mohammad, che più volte ha già tentato di farlo”, ho avuto la temerarietà di dirgli, nella speranza che con il ragazzo egli non si rifaccia solo alle apparenze esteriori. Ed invece la mia ingenuità si è scontrata con l’alterazione in corso della sua mente, che lo fa  implacabilmente ostile nei miei riguardi.

“ Con me non ti sei preoccupato allo stesso modo( quando l’anno scorso mi sono stretto la corda intorno al collo, e Poorti piangeva, Chandù piangeva, tutti erano in lacrime, Vimala, Ajay,  tranne tu che mi volevi morto. Anche Mohammad era presente alla scena…”

“ Non me ne ricordo ed è meglio così. Ma se mi sono comportato in quel modo era perché non credevo che tu volessi ucciderti, e ho mostrato di non dare importanza al fatto perché così ti fermavi prima.)  Chiedi invece ad Ajay come divento quando scompari e finisci lontano, non si sa dove, come sabato scorso…”

Gli chiedevo se sapesse il motivo per il quale il giovane si era suicidato, e K. secondo le voci che aveva raccolto mi accennava a una delusione amorosa,  era infatti un bel ragazzo, con una vita sentimentale già molto dibattuta.

Quando per telefono ho ricontattato invece con Mohammad ho evitato in ogni modo  di riferirmi all’evento del  suicidio, di cui era inevitabile che per conto suo me ne parlasse, come ci saremmo rivisti al talab..

 Allorchè vi si è rifatto, ho cercato inutilmente di eludere il discorso,  prima di dovere annuire che sapevo  di che evento stava parlando a che si rifacevae chiedergli se sapeva il motivo per il quale il giovane si era tolto la vita,  così contraddicendomi nei miei intenti.

Visto quindi quanto l’accaduto lo infervorava,  ne ho approfondito con lui  la disamina, per verificare quali ne erano per lui le risonanze.

“ Kargià”, debiti, erano secondo i più che gliene avevano parlato le ragioni del suicidio. Una delusione amorosa, secondo altri, gli ho raccontato, stando alle voci raccolte da Kailash, così addentrandomi nel suo  ambito più vulnerabile.

“  Ma non c’è ragione di farlo né per l uno né per l’altro motivo” ha desunto Mohammad.

“ Ed io sono contento di non averlo fatto né per la mia situazione familiare o per Mouskan..”

“ In un caso lasci sui tuoi familiari il peso che porti dei tuoi debiti, nell’altro sarai stato uno stupido perché dopo essere stato pianto per un po’ sarai dimenticato per l’altro con cui lei si sposerà ”

Mohammad – mi sono rifatto a quanto diceva con un vivo sollievo_ considera che tuo padre anche se non lavora e non guadagna  in ogni caso non ha debiti. Se solo penso a K., a che incubi erano i debiti per lui la notte”.

“ Se non lo fai, soggiungeva  Mohammad,  e sopravvivi, mostri  di avere  controllo di te stesso Chi lo fa è perché rifiuta se stesso, si sente un perdente,  e non vede come sopravvivere, la chance che gli offre ancora la vita.”

“ Certo, è proprio così, e te lo posso confermare per la mia stessa esperienza degli ultimi tempi in Italia prima di fare ritorno in India- impressionato da come Mohammad . avesse  ripreso l’identica natura delle mie crisi suicidarie.

I giorni a cui non avrei risvegliarmi e a cui non volevo sopravvivere, ricercando ogni mia possibile fine, disgustato del ritorno alla stessa vita di ogni giorno, dello splendore del sole come del grigiore delle nubi incombenti, di tutto ciò che fosse vitalità naturale e clamore mondano, dei cieli stellati a cui ora mi volgo come al Suo incanto infinito, senza che alcun rapporto d’affetto o d’amore potessero più che l’angoscia e l’anoressia economica che mi serravano la gola e oscuravano il futuro,, una volta che tutto ciò che  avessi scritto mi era parso fallimento illeggibile.

Mohammad , non ricordo più se al Madhur cafe o quando l ho ricondotto da oncle Kailash,  sul suo smartphone mi ha quindi mostrato un filmato che un cosiddetto amico gli aveva inviato, in cui delle forse di polizia in Lucknow  stavano sfondando la porta di un appartamento al cui interno viveva una ragazza che in precedenza, a un suo fidanzato che le aveva detto male parole aveva gridato che si sarebbe impiccata, come le immagini seguenti mostravano che era avvenuto.

Il suo corpo pendeva rigido in salvar kamis da un ventilatore,  mostrando ripreso di fronte  un volto non contraffatto, con ancora l’auricolare in un orecchio.

“ Tu mi dici che te l’ha inviato un amico, io per parte mia non te l’avrei trasmesso”

“ Ma circola dappertutto in Khajuraho…”

Faceva seguito la vista di filmati scherzosi, di una ragazza la cui gamba era rimasta maciullata in un incidente, al che lo pregavo che ponesse fine a tali visioni di audio.

Ieri Mohammad non ho avuto modo di rivederlo, anche perché credevo che fosse partito per Kanpur, e non gli fosse toccata la mia stessa sorte,  quanto al viaggio che avevo predisposto in Delhi, di dover subire la cancellazione della corsa del treno, a seguito dell incidente fortunatamente senza vittime che nel corso della notte era avvenuto presso  Mahoba.

Era bastato che tra un via vai e l’altro per  il rimborso del biglietto,  fossi stato intercettato da un parente di mohammad che mi aveva detto che suo padre voleva vedermi quanto al negozio che potevo aiutarlo ad avere in affitto, e che ne avessi parlato con kailash, che per il padre di Mohammad nutre una stima e una fiducia che non riversa affatto nel figlio,  perché Kailash si desse da fare per reperirgli un negozio in affitto come mai aveva provveduto per se stesso e le sue attività economiche.

E stamattina da  Mohammad che era rimasto tutt’oggi a Khajuraho nel timore della situazione che avrebbe potuto ritrovare in kanpur, per gli scioperi in corso contro le limitazioni al consumo di carne bovina imposte dal nuovo ministro i  capo Yogi dell?Uttar Pradesh, e delle reazioni che poteva suscitare il pronunciamento della Suprema corte di giustizia quanto alle controversie indo-islamiche di Ayodhya,. Poteva dirmi come cosa fatta. a mia insaputa, dell’affitto a mie spese, combinato da Kailash e dal padre, a sole seicento rupie al mese più un acconto di 1.000 rupie,   della baracca presso la Power House in cui il padre avrebbe potuto riprendere lo spaccio di the, caffe e lassi, integrato con la vendita di frutta e di succhi e spremute, grazie a un tlia di cui avrei assicurato l’acquisto, nell’attesa che un negozio vero e proprio si rendesse disponibile.

Tra le ragioni che Mohammad mi avrebbe addotto questo pomeriggio, per cui era sfumata l eventualità che si trasferisse con la famiglia in Kanpur, oltre al dato di fatto che vi si sarebbero ritrovati a doversi indebitare per il trasloco senza alcun lavoro in vista, né per sè né per ilo padre, mi diceva del fatto che cos’ avrebbe potuto ritrovarsi ancora a lungo con me, e di quello che era successo e si era ripetuto ieri, che Mouskan, ancora follemente innamorata di lui, a dispetto dei suoi amoreggiamenti con un altro che aveva creduto di intravedere  nel luna-park, si era di nuovo tagliata le vene, minacciando di uccidersi se fosse partito per Kanpur.

Devo restare qui perché  non posso non prendermi cura di lei, sono responsabile nei suoi confronti.

Non me lo perdonerei mai, se lei morisse a causa mia. Me la vedo di continua che pende ed oscilla…

M. prima l ho messo in guarda contro il ricatto, la blackmail, che conteneva la minaccia di lei, poi l ho elogiato per il senso di responsabilità che in  lui era sorto nei confronti della fanciulla, in  cui sentivo con gioia profonda un effetto su di lui delle mie parole di richiamo.

Lo sai, mi ha detto, che cosa ora  può rendermi  rende felice?

“ Che una buona vita abbia un  futuro?

“ Che siano ripresi i messaggi tra me e Mouskan. E poteva mostrrarmi come sotto la falsa dicitura Low Battery fossero oramai 197, i messaggi che le aveva inviato tra ieri ed oggi.

Che mentre mi parlava stavano già salendo a 202.

 

31 marzo 2017

 

 

Il nuovo capitolo del libro dell'amore di Mohammad

 

“Ora quale nuovo capitolo vuoi scrivere del libro dell’amore, mio Mohammad? Chiedo al ragazzo una volta che nella follia di M. , per lui pazza per amore, e nei contatti e litigi che di nuovo tra loro sono ripresi più frequenti che mai, hanno trovato puntuale conferma le rivelazioni e le predizioni dell’astrologo che Mohammad aveva contattato tramite il mio cellulare , ossia che non era lei la ragazza che si baciava con un altro al luna park, e che il presunto amico gli aveva fatto intravedere a distanza, e che tutto sarebbe reiniziato tra loro più intenso che mai.

 

“ Un nuovo capitolo intitolato che l’amore dà nuova vita, e nuove chances”, come ne festeggiava l'inizio Mohammad, dopo che per amore .il ragazzo aveva tentato di togliersi la vita, ora avvelenandosi, ora impiccandosi, emulando nei suoi atti di estrema disperazione la ragazza stessa, che appena il giorno prima aveva riprovato a tagliarsi le vene...

 

Ieri sera Mohammad ha potuto riconsegnare alla vista di lei il suo volto incantevole, ricevendone in dono un orologio con le cifre tutte spostate in basso nel quadrante, Oggi, poi, dopo avermi trasmesso dei libri di seconda mano per il nuovo anno scolastico di Poorti che si sono rivelati del tutto inutili, essendo altri solo nella confezione e non meno stupidi i libri di nuova adozione,- non un concetto, non un ragionamento, tutto all insegna della nozione, di quale sia il più grande degli animali terrestri e il più piccolo cane del mondo, del più visitato e del più di successo di idoli e siti mondani, - con il mio sovvenzionamento Mohammad ha potuto assicurarsi l' affitto della baracca che sarà l ulteriore spaccio di lassi e di the del padre, ritrovando con questi il sorriso ed un sollievo economico..

 

Nei suoi desideri fantastici Mohammad sa di condividere con la ragazza una corsa che appare impossibile contro il tempo e gli obblighi di casta che con il suo assillante decorrere in India fatalmente s'impongono, tramite una spietatezza delle loro stesse famiglie e dell'ambiente in cui vivono che si rivelerà di una crudeltà efferata, sa che il loro amore potrebbe adempiersi solo se entro tre anni egli trovasse il modo di presentarsi a casa di lei scintillante di oro e di successo, sfoggiando il lusso mediatico d’auto rombanti , di vestiti e di gioielli, ma per ora può tornare al sonno notturno e a respirare a pieni polmoni, ad un futuro da trascorrere anche a me accanto, in una Khajuraho che voleva soltanto lasciare a tutti i costi, per una Kanpur che è tornata a fargli paura e a profilarsi per lui inauspicabile, oltre che per l'irreperibilità di un lavoro, per le agitazioni che vi si riprospettano tra hindu e muslim, e l imperversare delle anti-Romeo squads, le ronde di polizia e che vi infieriscono contro chiunque che anche solo a distanza o sia pur vagamente sembri volere importunare qualche ragazza, anche solo per come è vestito o acconciato, o per i modi in cui si atteggia. Meglio sarebbe stato, si è obiettato, battezzarle AntiKrishna squads, visto che Romeo non amò che la sola Giulietta, mentre il Dio fu un autentico "eve teaser", parola di un avvocato, Prasant Bhushan, che avrà modo per questo di cadere in disgrazia e di finire tradotto in Pakistan.

 

Ma se così si è schiarito l'orizzonte di Mohammad, nubi si addensano in quello di Kailash.

 

Tutto ieri è stato in meditazione ed in preghiera lontano da casa presso un santuario di Hanuman, in preda all’angoscia di quanto la sua mente vacilli e si sia fatta debole, e tema il futuro più di quanto mai prima, i 5 6 laks dei costi del matrimonio di una Poorti che è ancora bambina, per le leggi di casta anche per lei ineludibili, inesorabili, mentre non ha una rupia nel suo acconto in banca, e con il negozio, o l’autorickshaw, non riesce a raggranellarne che una miseria in più giorni.

 

“ Quando la mia mente è così, mi ha finalmente confessato nella sua impotenza sconsolata , mi chiede sempre di più soltanto di dormire e di bere”.

 

Sono così cessate le sue ultime reticenze, nei miei riguardi , nel confessarmi quanto fino a sei mesi or sono si ubriacasse, non solo saltuariamente, il che ne faceva agli occhi dei più in Khajuraho un alcolizzato inaffidabile. Una  riprova dolorosa e mortificante si è avuta  quando ci siamo recati dal dottor Khare, ed anche i sintomi che avesse dolori articolari al collo e al braccio destro, - in realtà per come da mesi si sistema a dormire di pomeriggio nel negozio avendo un seggiolino in luogo del cuscino-, sono stati interpretati dall’assistente del medico con un chiaro gesto e il riso più volgare come un sintomo di quanto egli alzi troppo il gomito.

 

In realtà in Kailash l alcool abbrutisce le disposizioni patologiche primarie di una mente che la psichiatria catalogherebbe come affetta di schizofrenia paranoide, ma tant’è , per l’intelligenza popolare indiana ogni alterazione mentale è solo uno stato di ubriachezza, e solo i debiti e le delusioni per una donna possono lasciar intendere che uno si tolga la vita, come la religione è solo e nient’altro che i suoi rituali,  e la paura di che può succedere in futuro o che possano un giorno andare male i propri malaffari, su cui speculano  brahmini e mahulana e preti di ogni sorta.

 

Sta di fatto che da quando Kailash, sei mesi or sono, come ha promesso al Monkey God, ha smesso definitivamente di bere, non si verificano più dramas o scene spaventose in famiglia, lui non si fa mostruoso e grottesco con la moglie e con i figli, la nostra vita trascorre in una gioiosa serenità tranquilla, e bastano meno rupie per le spese di ogni giorno, anche se affitti, luce, acqua, gas,  costi della scuola incombono quotidianamente.

 

Solo che sotto un malanimo ostile e scostante nei miei confronti,  egli cela ancora tutta la sofferenza di dovere dipendere da me, anche per la sua affidabilità economica relativa, data  la sua assoluta incapacità di risparmiare nulla di quello che si trovi in tasca o sul conto , e mi obbliga a non essere mai rannuvolato o angustiato nel mio atteggiarmi, perchè il vedermi afflitto riattiva in lui la sofferenza di dovermi fare soffrire, per tutto ciò di cui mi privo e che non mi consento per il suo sostentamento e quello della sua famiglia.

 

Ed ancora io non ho smaltito, dopo la sua rivelazione finale, il disgusto per tutto il denaro finito in whisky di cui ha privato me e i suoi figli, mentre seguitava ad accusare me di pensare solo a me stesso e di speculare su tutto, in quanto gli lasciavo ogni giorno, con il sospetto o la certezza interiore che non fossesro olo dicerie o esagerazioni /fosse vero/ tutto ciò che si diceva sul suo conto, e che dovessi piuttosto ridurre ulteriormente la sua spettanza, per precludergli ogni possibilità di accesso al bere, insieme agli amici che in mia assenza hanno trasformato il negozio di handicrafts in un ludo-club in cui bivaccare

 

 Alla luce della antecedente ubriachezza cronica di K di cui sono ora assolutamente certo, ancora più rivoltante mi appare la condotta del fratello, che benché ne fosse ben a conoscenza, per avermelo detto, senza che io volessi prestargli realmente e integralmente fede, e ben sapesse a che eccessi potesse giungere K,. quando lo interpellava al telefono e trascendeva in urla dissennate, ha distrutto ogni possibilità di concorso economico di K all’aiuto che gli recavo, ha calpestato tutto ciò che un forestiero e nessuno della sua famiglia faceva per lui, ciò che di Kailash era il prestigio, per mera  rivalità  mimetica facendosi acquistare a sua volta da altri un autorickshaw, il che non ha consentito più a K. di potersi spartire gli utili dei seightseing dei turisti dell'hotel dove il fratello era addetto alla reception, e poteva inoltrargliene la richiesta.

 

Da parte di K, per parte sua,  nemmeno un sorry, a scusa di quanto mi ha inflitto come ai figli e a sua moglie.

 

 

Nè alla luce di quanto mi diceva e mi rivelava che avevo dovuto e dovrei ancor più condonare a lui stesso, si è intenerito in nulla nei riguardi di Mohammad, per i furti e gli ammanchi che sospetta non a torto che perpetri a mio danno, al tempo stesso che dice che sono il suo angelo o il suo dio, la sua spina dorsale e il suo bastone, che  non sopporta che debba perdonargli a sua volta. Mohammad persistendo imperterrito benchè avesse  piena intelligenza, con accenti di perfidia, di ciò a cui mi esponeva, quando la gelosia di K nei suoi riguardi aveva modo di rivoltolarsi contro di me, nella riprovazione  di come con il furto o non andando mai a scuola, il ragazzo contraccambiava il sostegno agli studi che gli recavo comunque,  il ragazzo non solo denunciandomi le volte che lo aveva visto bere con altri sull'autorickshaw, ma chiarendomi che se le crisi mentali di K. avvenivano puntualmente nei giorni di sabato o martedì, sacri ad Hanuman, era per l'astinenza cui era costretto, e non già per la permalosità scimmiesca del dio di fronte a qualche sua trasgressione rituale.

 

2 aprile 2017

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Il complesso dei templi di Vyas Badora, un villaggio nel distretto di Chhatarpur situato 8 km a est di Chandla, e a 53 km a Nord est di Khajuraho, comprende in particolare un duplice tempio dedicato a Shiva e un tempio in onore delle Chausat Yogini. quanto mai inusuale nelle sue forme

Il tempio gemino shivaita, è in granito , ed è composto di due edifici di culto raccordati e pressoché identici, sia in  piano ed elevazione che in ornamentazione fino a in ogni dettaglio, differenziandosi solo nello stato di conservazione.  Tutti e due i templi,  allineati parallelamente, sono costituiti di un portale  d’accesso ciascuno dei quali principale, volto a oriente,  dal corrispettivo mandapa cui esso è d’ingresso,  l uno simile all’altro e dal santuario del garbagriha al quale  la sala dà adito,  preceduto dal vestibolo di un antarala e sormontato dal solo nucleo superstite di un sikhara  che a sua volta  dà adito a un proprio garbagriha Entrambe le salette tra loro  simili dei mandapas sono collegate da una breve galleria . A ciascun  mandapa recano  ulteriormente due entrate laterali che si fronteggiano in profondità,  spezzandone i  fianchi  elevati a balcone in guisa di transetti. (Entrambi i mandapas  precedono  a loro volta  un proprio vestibolo ed il santuario del) Al  rispettivo garbagriha un tempo volgeva un  nandi in adorazione del lingam al suo  interno,  riposto in una nicchia. sulla parete di fondo. Della coppia dei veicoli animali del dio resta ora soltanto un esemplare dilapidato. In elevazione  entrambi i templi  presentano la partizione   nel basamento dell’ adishtana costituto dallo zoccolo del  pitha e dal vedibhanda,   nel sopraelevarsi delle  pareti del jangha lungo le quali si dipartono a guisa di pilastri  5 proiezioni principali  per lato,   delle quali soltanto quella centrale , il badhra, è fregiata di nicchie., delle modanature del varandika e dai due sikharas che sovrastano i rispettivi santuari, di cui rimane il solo nucleo interno .

Il basamento iniziale del bitha o zoccolo  consiste di tre modanature, quella iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia è fregiata di rombi floreali diamantini.

Su di esso si stagliano le conformazioni del plinto o pitha, composte di un jadya kumba, un karnika, un kapota ornato di gagarakas e di takarikas con un fregio di rombi.

Quindi si susseguono le modanature del podio o vedibhanda , un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo della jalaka, un kumbha con madhya banda e rombi, un kalasa insolitamente fregiato di gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato da kapota e pattika.

Una nicchia che conteneva una statua si erge tra la seconda modanatura e il vedibhanda all’altezza della proiezione centrale del badhra di ogni tempio, preludendo alla duplice nicchia che in esso è albergata  nella decorazione stessa dei suoi pilastri badhrakas, che presentano un corso intermedio e lungo lo stipite inferiore di roselline e rombi floreali diamantini.

Tale basamento è di per se già di grande rilevanza perché proietta il tempio oltre il periodo pratihara, in cui solo  nel tempio di  Barwa Sagar  una serie di modanature  soggiacenti al vedibhanda di kura, kumba, kalasa e  kapotika  dà luogo a un pitha vero e proprio, e appare attestata per la prima volta una sorta di karnika.

Lungo le pareti del jangha  si dipartono nelle vestigia di pilastri 5 proiezioni principali per lato, delle quali soltanto quella centrale, il badhra, è fregiata di nicchie, prefigurando una conformazione pancharatha del tempio.

Tali pilastri-rathas,  nel loro elevarsi oltre un kapota tra due recessi, con takarikas e gagarakas e  decorato con roselline e rombi floreali diamantini, da un ulteriore profondo recesso intermedio appaiono divisi in due sezioni, ad entrambe le quali sottostà un kapota che replica quello soggiacente in gagarakas e nell’ornamentazione  di roselline e rombi floreali diamantini,: Tale ornamentazione   è il pregio ed il  fregio, ampliato, di una fascia duplice nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un kumba( o kapota?. Tali fasce compartiscono a loro volta le due sezioni del pilastro nelle specchiature di rombi diamantini.  Tali rombi  dilatati ,  campiscono  gli stessi badhras,  i loro stipiti ei pilastri badhrakas, ricorrendovi, alternati a roselline,  tra i gathapallavas dei due vasi dell’abbondanza.

Nicchie simili , cui ne succedevano altre ai lati del frontone del sukanasaika, ricorrono nella kapili esterna del vestibolo dell’antarala, secondo una consomiglianza nell’eminenza devozionale tra badhra e antarala, che risale ai templi pratihara e che ritroveremo nei templi Chandella

Un capitello bharani, un kapota ulteriore  con gagarakas e takarikas e un kapota (o pattika )di nuovo a rombi e rosette con gagarakas si susseguono a costuire la varandika e negli upabadhras che affiancano il badhra centrale e nei karnas d’angolo precedono gli sringas di miniature tri-rathas  di sikharas.

All’altezza della base di tali sringas è  quindi la volta della varandika , composta , oltre di due modanature lisce- di pattika(‘?), kapota,_  dal ricorso successivo di più antarapatras  a rombi tra pattikas con jalakas patterns.

Ad un raffronto esterno con altri templi  Chandella edificati in granito,  il tempio shiva di Vias Badora  presenta affinità accentuate con il tempio Rahila di Mahoba,  non solo nella grandiosità della mole nell’elevazione e nel piano, che anche nel tempio Rhaila ha  due ingressi laterali oltre a quello frontale del singolo mandapa dell unico tempio, ma ancor più nella ornamentazione, le cui modulazioni sono identiche  in tutto il decorso del vedhibandha.

Sono particolarmente significative le particolarità insolite ad accomunarli del jalaka pattern  del kura- abitualmente liscio., e dei gagarakas del  kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.

Inoltre in ambo i templi i rathas presentano rathas in cui  fregi di rombi e rosette intervallano rombi diamantini più cospicui, benché un recesso non intercorra a sezionarli.

( E una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Badargaon  nel distretto di Tikamgarh, un tempio di transizione di estremo interesse: simile in piano ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa, ma sormontandoli per la elaborazione dell’adhishthana in unno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika,  e affine ai templi di Vias Badora e di Rahila nelle rathas e nel ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli stessi pilastri badhrakas,  e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel  suo sikkhara di cui diremo (che non solo raccorda allo slancio ascensionale dei propri lata quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)

Segue nel tempi Rahila a dare inizio già alla varandika una chaddya Kutha in luogo del capitello bharani ,  ugualmente con forte rilievo aggettante,   prima di3, 4 Kapotas successive con gagarakas e fregiate di rombi e rosette, come in vias Badora, . La differenza rilevante   che emerge a tale altezza è che per ogni proiezione nel tempio ha inizio il succedersi di una serie di sringas, proprio come nei templi Bumij ritenuti postumi a quelli stessi sandhara di Khajuraho.

Nel tempio shivaita di Baragaon il varandika è quantomai assimilabile a quello del tempio di Vias Badora in quanto in esso un sommario capitello bharani precede due kapotas con gagarakas e takarikas ed il fregio sul profilo di rombie rosette. e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel  suo sikkhara di cui diremo Solo che a tal punti a farsi precorritore o emulo retrivo dei templi di khajuraho il sikhara raccorda allo slancio ascensionale dei propri latas quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)

I templi Chandella così considerati precorrono sussistono al contempo di quelli di Khajuraho e ad essi sopravvivono,  in forme elaborate e scolpite solo geometricamente, corredate di statue solo nelle nicchie dell’antarala e dell’adhishthana al’altezza del badhra,  con una rilevanza assoluta di rombi, rosette, jalaka pattern, e palmette nelle sole trabeazioni, ma architettonicamente spesso più complesse e non meno monumentali, perché, con l’eccezione di quello di Baragaon, per questo più affine, dove si conservano unì’immagine di ganesha e di Chamunda nelle nicchie dell’antarala,  non erano finalizzati come i templi della capitale religiosa a una visualizzazione esterna  di immagini religiose, , il che richiedeva una linearità architettonica nel piano. In essi in piano è già presente un mandapa d’ingresso al  garbagriha, anche in forme gemine . o trigemine – come a  Sijari Makarbai-, quale è presente in precedenza solo in  Badari Patoh, oal contempo  in Notha,  ed in elevazione come non è attestato compiutamente che nel jarai Math, si sviluppa la conquista monumentale di un plinto e di uno zoccolo, che elevano a podio il vedibhanda in cui soltanto consisteva  il basamento dei templi Pratihara.

I loro rathas e badhra senza ornamentazioni di statue sopravvivranno come una variante provinciale ai templi di khajuraho nella stessa Ajaigarh, mentre i loro sikharas costituiranno varianti  del semplice latina, o secondo la tipologia bhumi, in Mahoba, o secondo quella invalsa in Khajuraho.

Con una  considerazione finale.  Che agli albori del millennio coesistessero tipologie che si considerano per lo più  successive l una all’altra, o che ci si rifacesse, a tipologie e forme  aspetti costituenti del tempio hindu che ora ritroviamo solo a distanza, assemblandoli e ricreandone una sintesi monumentale superiore,  può sorprendere solo chi ignori o rimuova il dato che il più purtroppo è andato perduto, con la distruzione di tutti i templi di kannauj da parte di Mohammad di gazni,   dove presumibilmente si irradiava e coesisteva ciò che oggi e remoto nello spazio e nel tempio, e di cui templi tra i minori e più sconosciuti serbano gli indizi remoti,

( APPUNTI)

 

Antecedenti templi in  Sijari  con badraka senza rombi e rosette,

successivi in Makarbai, tempio Ganesha ,  Chausat Yogini in Urvara, Chausat yogini in Dubhela vedi pilastri interni

verificare anche per la successione dei motivi nella trabeazione : palmette ardaratna o fregi triangolari, rombi e rosette.è cos’ in makarbai

karnikas in Badagaon, nel tempio di Rahila, in Makarbai , in Sijari, ,( Urvara), non compaiono nei templi di Dhubela cui non si prestava il granito di cui erano composti.,

E’ ai suoi tempi che si può far risalire l edificio,  postdatando però il tempio che di Rahila,  è in onore , più che costituirne un’opera.  tra l’890 e il 910 d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.

 

Modanature di base bitha, cipika, ?,   pitha zoccolo due modanature lisce tra cui una intermedia fregiata di rombi floreali diamantini,

 

plinto un  jadya kumba, un karnika,  un kapota  ornato di gagarakas e di takarikas con un fregio di rombi

podio vedibhanda con un kura a scacchi o jalika, un kumbha com madhya banda e rombi, un kalasa insolitamente fregiato di gagarakas e takarikas, sormontato da kapota e pattika.

Pilastri-rathas, due sezioni in successione costituite da pattika con gagarakas,  cubo con rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota conclusiva.

Capitello bharani, kapota e pattika prima dello sringa.

Verandika pattika kapota, antarapatra a robi tra due pattine a jali.

Makara per l’acqua, nicchie nel badra all’altezza del’adhishthana

Esse  risaltano rispetto ad altre intermedie poste di taglio. Quelle eminenti sono contraddistinte nella loro rilevanza / strutturalità fondamentale da uno sringa o sikhara terminale  in miniatura. . All’altezza della base di tali sringas si dipartono quindi le modanature del varandika, prima di ciò che rimane del solo nucleo interno dei sikaras .

 

che ne anticipa presentano  due sezioni in successione costituite da pattika con gagarakas,  cubo con rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota conclusiva.

Capitello bharani, kapota e pattika prima dello sringa.

Verandika pattika kapota, antarapatra a robi tra due pattike a jali.

Makara per l’acqua, nicchie nel badra all’altezza dell’ adhistana

 

Non solo, ma ad un raffronti puntuale la serie delle modanature appare in tutto e per tutto identica a quella del tempio Rahila di Mahoba, preludendo a una similarità più complessiva nell’ornamentazione, come già nel piano, che anche nel tempio di Rahila  presenta due ingressi laterali oltre a quello frontale al singolo mandapa del tempio.

Sono particolarmente significative le particolarità insolite ad accomunarli del jalaka pattern  del kura- abitualmente liscio., e del kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.

E’ ai suoi tempi che si può far risalire l edificio,  tra l’890 e il 910 d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.

SCRITTURA PRECEDENTE

Il complesso dei templi di Vyas Badora, un villaggio nel distretto di Chhatarpur situato 8 km a est di Chandla, e a 53 km a Nord est di Khajuraho, comprende in particolare un duplice tempio dedicato a Shiva e un tempio in onore delle Chausat Yogini. quanto mai inusuale nelle sue forme

 

Il tempio gemino shivaita, è in granito , ed è composto di due edifici di culto raccordati e pressoché identici, sia in  piano ed elevazione che in ornamentazione fino a in ogni dettaglio, differenziandosi solo nello stato di conservazione.  Tutti e due i templi,  allineati parallelamente, sono costituiti di un portale  d’accesso ciascuno dei quali principale, volto a oriente,  dal corrispettivo mandapa cui esso è d’ingresso,  l uno simile all’altro e dal santuario del garbagriha al quale  la sala dà adito,  preceduto dal vestibolo di un antarala e sormontato dal solo nucleo superstite di un sikhara  che a sua volta  dà adito a un proprio garbagriha Entrambe le salette tra loro  simili dei mandapas sono collegate da una breve galleria . A ciascun  mandapa recano  ulteriormente due entrate laterali che si fronteggiano in profondità,  spezzandone i  fianchi  elevati a balcone in guisa di transetti. (Entrambi i mandapas  precedono  a loro volta  un proprio vestibolo ed il santuario del) Al  rispettivo garbagriha un tempo volgeva un  nandi in adorazione del lingam al suo  interno,  riposto in una nicchia. sulla parete di fondo. Della coppia dei veicoli animali del dio resta ora soltanto un esemplare dilapidato. In elevazione  entrambi i templi  presentano la partizione   nel basamento dell’ adishtana costituto dallo zoccolo del  pitha e dal vedibhanda,   nel sopraelevarsi delle  pareti del jangha lungo le quali si dipartono a guisa di pilastri  5 proiezioni principali  per lato,   delle quali soltanto quella centrale , il badhra, è fregiata di nicchie., delle modanature del varandika e dai due sikharas che sovrastano i rispettivi santuari, di cui rimane il solo nucleo interno .

 

Il basamento iniziale del bitha o zoccolo  consiste di tre modanature, quella iniziale e quella terminale lisce, mentre quella intermedia è fregiata di rombi floreali diamantini.

 

Su di esso si stagliano le conformazioni del plinto o pitha, composte di un jadya kumba, un karnika, un kapota ornato di gagarakas e di takarikas con un fregio di rombi.

 

Quindi si susseguono le modanature del podio o vedibhanda , un kura reticolato a scacchi, secondo il motivo della jalaka, un kumbha con madhya banda e rombi, un kalasa insolitamente fregiato di gararakas sottostanti e di takarikas superiori, sormontato da kapota e pattika.

 

Una nicchia che conteneva una statua si erge tra la seconda modanatura e il vedibhanda all’altezza della proiezione centrale del badhra di ogni tempio, preludendo alla duplice nicchia che in esso è albergata  nella decorazione stessa dei suoi pilastri badhrakas, che presentano un corso intermedio e lungo lo stipite inferiore di roselline e rombi floreali diamantini.

 

Tale basamento è di per se già di grande rilevanza perché proietta il tempio oltre il periodo pratihara, in cui solo  nel tempio di  Barwa Sagar  una serie di modanature  soggiacenti al vedibhanda di kura, kumba, kalasa e  kapotika  dà luogo a un pitha vero e proprio, e appare attestata per la prima volta una sorta di karnika.

 

Lungo le pareti del jangha  si dipartono nelle vestigia di pilastri 5 proiezioni principali per lato, delle quali soltanto quella centrale, il badhra, è fregiata di nicchie, prefigurando una conformazione pancharatha del tempio.

 

Tali pilastri-rathas,  nel loro elevarsi oltre un kapota tra due recessi, con takarikas e gagarakas e  decorato con roselline e rombi floreali diamantini, da un ulteriore profondo recesso intermedio appaiono divisi in due sezioni, ad entrambe le quali sottostà un kapota che replica quello soggiacente in gagarakas e nell’ornamentazione  di roselline e rombi floreali diamantini,: Tale ornamentazione   è il pregio ed il  fregio, ampliato, di una fascia duplice nella prima sezione, e unica nella seconda, che è conclusa invece da un kumba( o kapota?. Tali fasce compartiscono a loro volta le due sezioni del pilastro nelle specchiature di rombi diamantini.  Tali rombi  dilatati ,  campiscono  gli stessi badhras,  i loro stipiti ei pilastri badhrakas, ricorrendovi, alternati a roselline,  tra i gathapallavas dei due vasi dell’abbondanza.

 

Nicchie simili , cui ne succedevano altre ai lati del frontone del sukanasaika, ricorrono nella kapili esterna del vestibolo dell’antarala, secondo una consomiglianza nell’eminenza devozionale tra badhra e antarala, che risale ai templi pratihara e che ritroveremo nei templi Chandella

 

Un capitello bharani, un kapota ulteriore  con gagarakas e takarikas e un kapota (o pattika )di nuovo a rombi e rosette con gagarakas si susseguono a costuire la varandika e negli upabadhras che affiancano il badhra centrale e nei karnas d’angolo precedono gli sringas di miniature tri-rathas  di sikharas.

 

All’altezza della base di tali sringas è  quindi la volta della varandika , composta , oltre di due modanature lisce- di pattika(‘?), kapota,_  dal ricorso successivo di più antarapatras  a rombi tra pattikas con jalakas patterns.

 

Ad un raffronto esterno con altri templi  Chandella edificati in granito,  il tempio shiva di Vias Badora  presenta affinità accentuate con il tempio Rahila di Mahoba,  non solo nella grandiosità della mole nell’elevazione e nel piano, che anche nel tempio Rhaila ha  due ingressi laterali oltre a quello frontale del singolo mandapa dell unico tempio, ma ancor più nella ornamentazione, le cui modulazioni sono identiche  in tutto il decorso del vedhibandha.

 

Sono particolarmente significative le particolarità insolite ad accomunarli del jalaka pattern  del kura- abitualmente liscio., e dei gagarakas del  kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.

 

Inoltre in ambo i templi i rathas presentano rathas in cui  fregi di rombi e rosette intervallano rombi diamantini più cospicui, benché un recesso non intercorra a sezionarli.

 

( E una caratteristica che accomuna ambo i templi a quello di Badargaon  nel distretto di Tikamgarh, un tempio di transizione di estremo interesse: simile in piano ai templi Pratihara, giacchè non presenta alcun mandapa oltre il portico dell’ardhmandapa, ma sormontandoli per la elaborazione dell’adhishthana in unno zoccolo e un podio dove fa la sua decisa comparsa un karnika,  e affine ai templi di Vias Badora e di Rahila nelle rathas e nel ricorrenza ornamentale continua di rombi e rosette, negli stessi pilastri badhrakas,  e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel  suo sikkhara di cui diremo (che non solo raccorda allo slancio ascensionale dei propri lata quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)

 

Segue nel tempi Rahila a dare inizio già alla varandika una chaddya Kutha in luogo del capitello bharani ,  ugualmente con forte rilievo aggettante,   prima di3, 4 Kapotas successive con gagarakas e fregiate di rombi e rosette, come in vias Badora, . La differenza rilevante   che emerge a tale altezza è che per ogni proiezione nel tempio ha inizio il succedersi di una serie di sringas, proprio come nei templi Bumij ritenuti postumi a quelli stessi sandhara di Khajuraho.

 

Nel tempio shivaita di Baragaon il varandika è quantomai assimilabile a quello del tempio di Vias Badora in quanto in esso un sommario capitello bharani precede due kapotas con gagarakas e takarikas ed il fregio sul profilo di rombie rosette. e precorre o si assimila già ai templi di Khajuraho nel  suo sikkhara di cui diremo Solo che a tal punti a farsi precorritore o emulo retrivo dei templi di khajuraho il sikhara raccorda allo slancio ascensionale dei propri latas quello dei rathas del jangha coronandoli ognuno di un proprio siringa, ma al petto ha aggrappata la tensione ascendente di un duplice uromanjari.)

I templi Chandella così considerati precorrono sussistono al contempo di quelli di Khajuraho e ad essi sopravvivono,  in forme elaborate e scolpite solo geometricamente, corredate di statue solo nelle nicchie dell’antarala e dell’adhishthana al’altezza del badhra,  con una rilevanza assoluta di rombi, rosette, jalaka pattern, e palmette nelle sole trabeazioni, ma architettonicamente spesso più complesse e non meno monumentali, perché, con l’eccezione di quello di Baragaon, per questo più affine, dove si conservano unì’immagine di ganesha e di Chamunda nelle nicchie dell’antarala,  non erano finalizzati come i templi della capitale religiosa a una visualizzazione esterna  di immagini religiose, , il che richiedeva una linearità architettonica nel piano. In essi in piano è già presente un mandapa d’ingresso al  garbagriha, anche in forme gemine . o trigemine – come a  Sijari Makarbai-, quale è presente in precedenza solo in  Badari Patoh, oal contempo  in Notha,  ed in elevazione come non è attestato compiutamente che nel jarai Math, si sviluppa la conquista monumentale di un plinto e di uno zoccolo, che elevano a podio il vedibhanda in cui soltanto consisteva  il basamento dei templi pratihara.

 

I loro rathas e badhra senza ornamentazioni di statue sopravvivranno come una variante provinciale ai templi di khajuraho nella stessa Ajaigarh, mentre i loro sikharas costituiranno varianti  del semplice latina, o secondo la tipologia bhumi, in Mahoba, o secondo quella invalsa in Khajuraho.

 

Con una  considerazione finale.  Che agli albori del millennio coesistessero tipologie che si considerano per lo più  successive l una all’altra, o che ci si rifacesse, a tipologie e forme  aspetti costituenti del tempio hindu che ora ritroviamo solo a distanza, assemblandoli e ricreandone una sintesi monumentale superiore,  può sorprendere solo chi ignori o rimuova il dato che il più purtroppo è andato perduto, con la distruzione di tutti i templi di kannauj da parte di Mohammad di gazni,   dove presumibilmente si irradiava e coesisteva ciò che oggi e remoto nello spazio e nel tempio, e di cui templi tra i minori e più sconosciuti serbano gli indizi remoti

ntecedenti templi in Sijari  con badraka senza rombi e rosette,

 

successivi Makarbai, tempio Ganesha ,  Chausat Yogini in Urvara, Chausat yogini in Dubhela vedi pilastri interni

 

verificare anche per la successione dei motivi nella trabeazione : palmette ardaratna o fregi triangolari, rombi e rosette.è cos’ in makarbai

 

karnika in Badagaon, nel tempio Rahila, in Makarbai , Sijari, (Urvara), non compaiono nei templi di Dhubela

cui non si prestava il granito di cui erano composti.,

E’ ai suoi tempi che si può far risalire l edificio,  postdatando però il tempio che di Rahila,  è in onore , più che costituirne un’opera.  tra l’890 e il 910 d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.

 

Modanature di base bitha, cipika, ?,   pitha zoccolo due modanature lisce tra cui una intermedia fregiata di rombi floreali diamantini, plinto un  jadya kumba, un karnika,  un kapota  ornato di gagarakas e di takarikas con un fregio di rombi

 

podio vedibhanda con un kura a scacchi o jalika, un kumbha com madhya banda e rombi, un kalasa insolitamente fregiato di gagarakas e takarikas, sormontato da kapota e pattika.

 

Pilastri-rathas, due sezioni in successione costituite da pattika con gagarakas,  cubo con rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota conclusiva.

 

Capitello bharani, kapota e pattika prima dello sringa.

 

Verandika pattika kapota, antarapatra a robi tra due pattine a jali.

 

Makara per l’acqua, nicchie nel badra all’altezza del’adhishthana

Esse  risaltano rispetto ad altre intermedie poste di taglio. Quelle eminenti sono contraddistinte nella loro rilevanza / strutturalità fondamentale da uno sringa o sikhara terminale  in miniatura. . All’altezza della base di tali sringas si dipartono quindi le modanature del varandika, prima di ciò che rimane del solo nucleo interno dei sikaras .

che ne anticipa presentano  due sezioni in successione costituite da pattika con gagarakas,  cubo con rombi, pattika intermedia sempre con rombi, kapota conclusiva.

 

Capitello bharani, kapota e pattika prima dello sringa.

 

Verandika pattika kapota, antarapatra a robi tra due pattike a jali.

Makara per l’acqua, nicchie nel badra all’altezza dell’ adhistana

Non solo, ma ad un raffronti puntuale la serie delle modanature appare in tutto e per tutto identica a quella del tempio Rahila di Mahoba, preludendo a una similarità più complessiva nell’ornamentazione, come già nel piano, che anche nel tempio di Rahila  presenta due ingressi laterali oltre a quello frontale al singolo mandapa del tempio.

Sono particolarmente significative le particolarità insolite ad accomunarli del jalaka pattern  del kura- abitualmente liscio., e del kalasa del vedibhanda, che di solito è del tutto disadorno.

E’ ai suoi tempi che si può far risalire l edificio,  tra l’890 e il 910 d. c. A. D. o ad un’ epoca di poco posteriore.

9 aprile 2017

Mohammad, di ritorno

Ieri sul tardi è ricomparso nella mia stanza Mohammad reduce da Kanpur, nel nuovo taglio di capelli che lo faceva apparire nella sua bellezza  più uomo e meno ragazzo, fragrante di profumo nella sciarpa che recava sulla diellaba che portava come d’abitudine ogni Venerdì islamico-

Ma non era andato alla moschea per la preghiera del Venerdì, ora che non crede più a Dio, più a nient’altro che all amore per la sua Mouskan, e alla sua amicizia per me,  le ragioni affettive che l’avevano indotto a lasciare in Kanpur la propria famiglia, per ritrovarsi  in Khajuraho da solo nella loro casa, in cerca di un  lavoro per sé e di un  negozio per il padre.

L’aveva ritrovata sporca e tutto il giorno si era dato da fare per pulitla, cucinandosi pomodoro e cipolle di cui nutrirsi con un po’ di chiappati.

Mentre ci recavamo a piedi al Madhur cafe, - sembrava ieri quando mi aveva spiegato che madhur in sanscrito significa dolce, dolce come il canto dell  usignolo, dolce come una voce, dolce coè Chandu per il mio amore, - al telefono ricontattava il cugino desolato, perché anche il secondo figlio che aveva avuto la moglie era appena morto dopo il parto.

Prima che Mohammad lasciasse Khajuraho per Kanpur, era avvenuta anche la morte di un suo vicino di casa, per un’emorragia  esofagea, a causa del suo alcolismo, che  aveva causato la morte già del fratello, ed essendo già scomparsa sua moglie, un amico di Kailash  che ne era il nipote aveva ereditato in sorte i suoi tre figli che si erano aggiunti altri due  del fratello già deceduto,  e si era ritrovato così a provvedere a  cinque piccoli con il suo salario di muratore di appena 300 rupie.al giorno.

Né da Kanpur Mohammad aveva da recarmi liete notizie. La sorella aveva la bocca guastata dalla piorrea, ed il medico curante si era adirato con la madre per quanto aveva trascurato la figlia, che ora avrebbe dovuto essere operata.” Ne avrà almeno per altri due mesi” mi ripeteva Mohammad

Al padre era stata riscontrata una forma di idropisia, di ascite che gli gonfiava il ventre, come gonfie aveva le gambe, e il volto. Sarà di ritorno dal medico tra quindici giorni,  ma intanto ha perso il posto di lavoro che gli era stato riservato in una fabbrica di cooler, essendo parso nocivo per la sua salute, ed il suo posto è stato già occupato da un altro,

Ma la madre lavorava, per 200 rupie al giorno, addetta alla mansione di infilare capi di abbigliamento nei loro involucri, e questa era la notizia consolante che comunque poteva recarmi, a  conforto  di un suo stato d’animo di ritrovata energia e  vitalità, che lo animava dei più asseriti fermi propositi. Sapeva che ora doveva trovarsi un lavoro, che solo così avrebbe potuto recuperare l’anno di scuola che si profila perduto,  mostrarsi responsabile e farsi indipendente , secondo le sue stesse parole, che ero consapevole con quanta cautela dovessi prendere per buone.

Anche Kailash , quando gli avevo detto che stavo domandando tramite messenger di facebook un aiuto al mio giovane amico Rahul per Mohammad, aveva asserito che non c’erano problemi se era la richiesta di un lavoro, come ad altro non avevo pensato,   e non di denaro.

Ma se consideravo a come si e risolto finora ogni sforzo di assicurargliene uno, che lo rendesse indipendente, a come mi è invece avvolta sempre più intorno e all’interno la sua situazione e quella della nostra famiglia,  prendendomi tutta la mia vita futura, a come mi ha  irretito nel destino stesso dell intera famiglia di Mohammad, e non solo del ragazzo, assicurando al padre di sua iniziativa il mio aiuto nel reperire e nell’affittare un negozio, nel dotarlo del banchetto per la frutta e di quanto gli serva,  quando ogni sua attività lavorativa è solo una perdita e non mi reca sollievo nei miei sforzi economici…

Gli ho chiesto perché l’avesse fatto, sordo ad ogni mio invito a non darsi da fare più di tanto, a non intervenire più oltre, a lasciare le cose al loro corso, sapendo bene, come gli avevo detto, e ripetuto, come in India se allunghi un dito ti si prende un braccio, l’intera esistenza , che se avesse provveduto a se stesso e alla sua famiglia come febbrilmente  si stava facendo in quattro per Mohammad suo padre e gli altri suoi familiari, anche solo una volta raccogliendo il mio invito a recarsi in Chhatarpue, chìè in espansione, per perlustrare le occasioni che offriva……

L ho fatto per farti felice, mì ha detto, per non vederti  triste, sapendo  cosa è per te Mohammad.

E l’amico che così si comporta è lo stesso che nella ambigua doppiezza del suo atteggiarsi  inveiva contro Mohammad come un opportunista ladro, alcune sere fa, credendo che quando l avevo appena contattato al cellulare  egli, non io,  avesse sollecitato che  potessi staccare per ritelefonargli a mie spese, il che Kailash fa abitualmente,  le pochissime volte in cui sia lui a telefonarmi dall India e non io dall Italia.

“ Adesso che è rientrato da solo è come un maraja di cui sei il servo…dovrai cero  dargli da mangiare ogni giorno… e quando suo padre rientra,  cercargli il negozio…”

Un’anticipazione dell evolvere degli eventi era stato il porsi del problema dell’autorickshaw , che andasse a prendere Mohammad al suo arrivo di notte da Kanpur alla stazione.esterna di Khajuraho  Defilandomi il più possibile, per evitare attriti,  chiedevo a Mohammad di contattare un conducente che mi conoscesse,  che potessi ripagare il giorno seguente, di passare al cancello di casa se questi avesse voluto essere retribuito prima di averlo riportato a casa. Dovevo in ogni caso affrontare Kailsh perché non chiudesse a chiave il cancello ed egli prima s’imbizzarriva credendo che gli stessi chiedendo di andare a prendere Mohammad alla stazione, dove ha paura a recarsi di notte, e nemmeno andrebbe a prendere suo padre, poi era lui stesso che contattava un autorickshawallah  di sua conoscenza perché fosse all’arrivo del ragazzo per ricondurlo in Manjunagar.

“ Io non so perché sia così, mi diceva l’amico, ma per quel chor e madarchod di Mohammad sto facendo ciò che non ho fatto per il mio Ajay.

E così la vita, e dobbiamo accettare che così sia. Anch’io sto facendo per voi più di quanto non faccia ciò che non faccio per mia madre la mia famiglia in Italia- se solo ripensavo a come mia madre fosse divenuta un obiit anus abiit onus,  a come  fossi sbiancato quando mi aveva detto che il dottore l’aveva rallegrata dicendole che poteva diventare una centenaria,- e tu stesso mi hai detto più volte di avere fatto per me quello che non avresti fatto per tuo padre.”

E ‘ cosi che vanno le cose e che adempiono disegni più grandi delle nostre vedute,  se non diciamo no a ciò che il cuore ci detta, contro ogni sordità e ragionevole resistenza.

Mohammmad, seduto a me d’accanto sulla panchina mi mostrava quanti messaggi fossero già intercorsi tra lui e Mouskan, sotto la dicitura fittizia Low Bactery . Con quelli che si stavano scambiando avrebbero raggiunto tra poco il migliaio.

La coppia di giovani innamorati di Manjunagar di cui mi aveva detto in settimana , che era fuggita per  imporre la propria unione prima che tra un mese e mezzo la ragazza fosse costretta a sposare un uomo che non amava,  si era fermata a Rewa, dove si ritrovava senza denaro. Erano fuggiti con l oro e l’argento che avevano sottratto a una nonna della giovane,  e non aveva avuto il coraggio di commerciarlo.

“ E tu e Mouskan fareste così?- gli chiedevo

“ No. Anche lei è contraria. Prima chiederemo il consenso delle nostre famiglie.

“ E se seguitano ad essere contrarie?

“ Mouskan mi ha detto che allora non vorrà più sposare nessun altro. E anch’io farò così.

Cos’ addio gli Ali del loro Babbà”, i babies di cui sarei stato felice di essere il nonno.

Coisì’ dicendomi Mohammad mi sembrava  più  forte nel porsi rispetto al proprio futuro.

Non era certo il ragazzo che con il ricatto del suo suicidio tentava di impormi di accettare di tutto, come a volte torna a fare Kailash , prospettandomi lo spettro di Bahoriband, della famiglia sterminatavi da un padre sconvolto dai debiti.

Mohammad passava a mostrarmi i video del suo smartphone, mentre i miei occhi infastiditi dal bruciore del sudore Uno in particolare riguardava dei gruppi coreografici che come le danzatrici di certe stampe e dipinti del Rajasthan, o in Orccha,  erano composti a simulare le forme di un animale.

“ A volte mi guardo anche le tue fotografie. Come chi soffre guarda il suo Dio..”

“ Mohammad, gli dicevo grato e trasecolato, se solo immaginassi che pensieri passano per la testa del tuo Dio”

E smentendomi nel mio status divino, gli chiedevo, scherzando, se ora che si ritrovava in casa da solo si fosse proposto fosse stato dell idea di farvi venire Mouskan.

“Glie l ho detto scherzando e lei si è rifiutata. “You have dirty mind- lo aveva  messo a tacere.

Gli ho chiesto se parlassero tra loro di me- Mouskan crede che io sia un  suo buon amico, solo non si spiega perchè io non sia sposato. Mohammad le ha detto di non avermelo mai chiesto e che non intende chiedermelo.

“ Ed io , tu credi che possa avere dirty mind?”

“ You have clean mind “ asseriva Mohammad.

Io lo guardavo di tralice, come per dirgli di fare attenzione comunque al suo Dio.

 ………..

La mia vita futura tra la veglia e il sogno

 

La mia vita futura mi appariva, tra la veglia e il sogno come una discesa lungo un condotto oscuro senza più vie d’uscita, ove non mi resta che cadere, cadere, e ancora cadere, in un vortice che mi aspirava nella sua spirale  inesorabile.

15 aprile 2017

Nel sonno della mia Resurrezione pasquale

 

Si sta rivelando un errore tremendo che abbia fatto disfare l ufficio del Bapucultulturaltours dove tenevo le mie lezioni, e dove non ci recavamo più io o Kailash o i nostri bambini, pur di risparmiare le 2.000 rupie dell’affitto mensile, e poter imporre alle altrui richieste nei miei confronti, di Kailash, Mohammad, dei miei familiari in Italia per assicurare a mia madre ogni conforto nella sua vecchiaia, il limite pesantissimo che così ponevo a me stesso, senza più consentirmi niente di più che il mangiare e il bere , oltre al ricorso ai farmaci sedativi, l uso di internet con la connessione più economica. e disagevole, qualche ebook di tanto in tanto..

“ I felt bad, ho provato dispiacere- ha poi detto Kailash, a opera compiuta, “ era veramente così bello…”

Così facendo, sacrificandomi a tal punto per potere imporre agli altri di limitare le richieste che mi avanzano, di notte non sogno Kailash o Mohammad, o i miei piccoli bambini indiani, ma il continuo corpo a corpo in cui mi sbrano con la figura di mia sorella, che in me è colei che esige per mia madre un obolo sempre maggiore, incurante della mia situazione reale, e per mia madre più che l’affetto vale il ritornello mentale “obiit anus abiit onus”, avverto la fonte d’angoscia che mi fece sbiancare, quando lei mi ebbe a dire rallegrandosene che con quel tenore di salute che si ritrova, un medico le ha pronosticato che diventerà senz’altro centenaria.

Nei confronti dei miei ulteriori familiari che ho in Italia, più che la riconoscenza per il loro rispetto delle mie scelte, per quanto di ammirevole fa mia sorella per mia madre, consentendomi la vita pur grama di meravigliosi affetti che qui vivo in India, in me si rinfocola così inestinguibile il risentimento per tutto il disprezzo che hanno ostentato per come figuro socialmente in ciò di cui solo dispongo e per cui non ho ricambio, per l irrinunciabilità che professano di tutto ciò di cui debbo fare a meno e non mi è concesso, auto, viaggi continui, ristoranti, abiti belli, tablet e smartphones, case proprie confortevoli riscaldate d’inverno e climatizzate d’estate .Con loro, di fatto, il ritrovarci a distanza di anni è stato il reinghiottire ciò che avevo in animo e il farmi tremebondo di giustificazioni per non apparire un miserabile che striscia sulla faccia della terra, al cospetto di domande del genere:

“ Ma perché non prendi un altro volo aereo dalla capitale al tuo centro d’arrivo dove vivi? ( tu, sottinteso, che come tutti gli straccioni di questo mondo, i malriusciti colpevoli d’essere senza successo, ti adatti ancora a fare invece 12 ore di sudicio treno ?)

Di Kailash e Mohammad sono riuscito finora a tollerare le pressioni e le sollecitazioni perché a differenza dei miei familiari in Italia la loro situazione è senza scampo senza il mio aiuto, ma se Kailash tutto intende e ha nel cuore, e i suoi bambini si conformano meravigliosamente, nel moderare le richieste di Mohammad ben poco potere dissuasivo ha avuto, quale esempio testimoniale, che lui mi ritrovi sempre e solo in Khajuraho, rinchiusovi nella mia stanza, che egli sappia bene che vi frequento, per lo più con lui, solo i caffè e le locande meno costose, come finora non vi sia entrato una sola volta a visitare i templi su cui pur conduco la mia ricerca, per non pagarne ogni volta il biglietto d’ingresso di 500 rupie, nemmeno facendolo desistere che non mi sia ancora riacquistato il cellulare che mi hanno rubato, e che acceda ad internet con una connessione che non mi consente più nemmeno l’upload d’immagini, o il download dei games di Pokemon che Chandu ieri ha invano tentato seduto sulle mie ginocchia.

Oramai, per gli errori di Kailash che senza interpellarmi si è troppo esposto nei confronti di suo padre, assicurandogli da parte mia un aiuto per cui anche la famiglia di Mohammad viene ora a dipendere da me, nella emergenza continua della sua situazione il ragazzo ricorre a me in tutto e per tutto, soprattutto ora che è rientrato da solo da Kanpur, irretendomi in uno stato delle cose per cui se non accetto quanto richiede, decado dall’essere il suo Dio e finisco per essere chi con i suoi dinieghi può indurlo al suicidio

 

Così ieri notte, quando gli ho telefonato sul tardi, temendo che si fosse isolato al telefono da ogni contatto in cupi propositi , mi ha anticipato la richiesta per oggi che gli pagassi la bolletta della luce, cui sono certo seguirà quella del pagamento della nuova bombola del gas, della ricarica della sim card di cellulare e smartphone.

Io ho tergiversato, ho differito la risposta, così come mi servo del fatto di non disporre del cellulare per diradare i nostri contatti, poi ho trangugiato una sovradose di ansiolitico e sono entrato nel sonno della mia resurrezione pasquale.

18 aprile 2017

 

Di Mohammad e di Kailash

 

“Sono superiore al pericolo…. I don’t love my life Non amo la mia vita- ieri mi diceva  un Mohammad tristemente sprezzante nel giustificare perchè  raggiungesse i 100 all ora guidando la motocicletta da Khajuraho a  Chhatarpur, impiegandovi solo 35  minuti. per percorrere  la distanza intercorrente.

“ Ma io amo la tua vita, con te andrò invece ai 50 all ora.”, se come avevo sognato che potesse avverarsi,  noleggiassi per lui un motorbike,  e pagando il pieno di benzina insieme ci avventurassimo per le strade dell India , il che è quanto mai sconsigliabile che mi riproponga ma  è già del tutto fattibile, in virtù della licenza di guida che fin d’ora mi è possibile fargli ottenere, visto che nell identity card figura avere già diciannove anni in luogo dei suoi diciassette. effettivi

La sera prima, nonostante gli avessi detto quanto pervenissi stanco, ad ogni costo aveva voluto raggiungere la mia casa facendosi trovare già nella mia stanza ad attendermi,  al mio arrivo in tuc tuc insieme con Kailash, Poorti e Chandu,  stremati e felici,  dalla stazione ferroviaria cui eravamo  arrivati da  Mahoba,  con il treno che avevamo preso quanto mai fortunosamente più di un’ora prima, dopo che nel  circondario avevamo visitato in giornata i templi Chandella in granito di Dauni  e di Makarbai.

Troppa era la depressione da cui  dal tardo pomeriggio si sentiva oppresso,  ed aveva il bisogno di ritrovarsi in mia compagnia senza attendere l indomani, anche solo per usare il computer nelle schermaglie dei videogame che vi aveva installato per Chandu..

E tanto è bastato perché si rasserenasse, e con me ritrovasse  la quiete mentale. A sconvolgerlo era stato il pensiero che Mouskan, dopo avergli imposto di non contattarla, fossero ormai più giorni che non lo  ricercava più minimamente, da che era partita per Panna per recarvisi ai festeggiamenti di un matrimonio, ponendo termine alla profusione di messaggi, saliti a oltre 1300,  che erano intercorsi tra loro nel giro di una settimana. Qualche suo “amico” per  giunta gli aveva riferito di averla avvistata  raggiante nella vicina Rajnaagar A tal punto , io che già l’avevo pregato di non ferire il cuore della ragazza  infierendo su di lei con male parole,  gli ho di fatto ingiunto di non  ricercarla più di sua iniziativa, per non restare vittima del riproporsi di un irretimento reciproco che con l’amore ancora ben poco aveva a che vedere, al più con il mero desiderio di essere amati , attraendo e irretendo l un l’altra a vicenda nella propria rete, nel modo più crudele ed egoista. “ Di sicuro tu hai bisogno che lei ti ami,  come M. ha bisogno che tu non viva che per lei. Ma nelle tue parole non sento mai l impronta di lei nel tuo animo. Io quando penso a Chandù è tenerezza infinita che si spande intorno.”

 

Anche quando la ragazza si era mostrata vogliosa di recarsi a Panna per la cerimonia nuziale, egli non aveva sentito nessun impulso a farsi partecipe della sua gioia., a  farsi comprensivo del fatto che lei potesse trovare la gioia lontano da lui, come lui aveva tutto il diritto di essere felice da lei in disparte.

Ma Mohammad è ragazzo dalla prodigiosa mente sventurata e l indomani poteva già offrirmi una rielaborazione religiosa dei miei rilevi.

“ E così come tu dici perché Allah ha dato a ognuno la sua via da seguire, e noi non dobbiamo  disturbare i suoi disegni”

Ma ora, lei a sua volta, che  se ne curava lei del suo bisogno di ritrovarsi capace di fare qualcosa per i suoi, di pervenire una sua forma di lavoro e di guadagno,  dopo che anche a causa di lei aveva perduto l’anno di studio finale?

Mohammad si era talmente  riconosciuto  nelle mie nuove direttive, che il giorno seguente, al Madhur cafe, si è riproposto di non sposarsi mai e poi mai, vita natural durante, visto  quel che gli aveva riservato avere amato una ragazza. .

“ Seguirò il tuo esempio, mi ha detto, anche se per me resta un mistero perché non ti sei sposato” Quanto all’amore, se avesse dovuto scrivere un capitolo ulteriore a proposito, dopo che le settimane scorse lo aveva esaltato perché dà nuova vita,  avrebbe avuto ora da dirne  soltanto che era un veleno

Io mi sono limitato a sorridere a ogni sua asserzione,  alla sua ennesima riproposizione di un suo scambio  di battute con un pandit  hindu, che egli ovviamente aveva nuovamente lasciato a bocca asciutta con la sua sagacia, quando al vecchio aveva chiesto perché mai si dovessero fare offerte a un Dio, se  è Dio che come un padre  invece ha tutto a noi da offrire. E che  non gli parlassi oltre, perché non ne dicesse peggio, della pellegrina che nella ricorrenza incombente l indomani di Amausia, gli avevo raccontato di aver visto lungo la via che proveniva dalla stazione ferroviaria che si stava rotolando per chilometri e chilometri fino al tempio Matangheswara  del Dio Shiva. Si trattava solo di stupidità, nient’altro che di stupidità, della pretesa stupida di voler forzare il Dio a darti ascolto per prima, nel recarsi da lui in udienza per qualche favore speciale.

Nessuna comprensione per la devozione e la fede che vi si esprimeva.

Quanto poi all uso del sorry , il carissimo ragazzo non era di meno impietoso: facile e comodo,  con una parolina così semplice e breve, pensare di porre rimedio a qualsiasi disastro e guaio si sia combinato.

Poi aveva le parole più dolci e grate da riservarmi, mentre mi divertivo o avevo comprensione di ogni cosa che mi dicesse, senza staccare lo sguardo dal suo incantevole volto adorato.” Come mi piace la mia amicizia con te… tu sai ascoltarmi in ogni cosa che dico. Non mi accogli solo per gioco…”

Ma oggi  il mio turbine l’ha  coinvolto, quando si è fatto latore per telefono e poi di persona, sopraggiungendo come un angelo di primo mattino nella mia stanza,  dell’ interessamento di Kailash per un terreno su cui edificare .

Che mi sconvolgeva  è che si appressasse lo stesso Ajay per  vedere se era la volta buona che mi smuovevo a un simile acquisto, e che lo stesso Mohammad condividendo le ragioni del mio clan familiare, mi facesse disperare sulla possibilità che la mentalità indiana possa recedere dai suoi partiti presi  più illogici e immodificabili.

Esasperato, nei modi esagitati in cui a Mohammad  dispiace  ritrovarmi, tornavo a ribadire che non aveva alcun senso al mondo che depauperando di oltre un quarto il mio ammontare in banca mi rovinassi per  assicurare una casa che non avrebbe prodotto alcun  reddito,  e   disporre della quale  mi avrebbe consentito un risparmio mensile solo di 2,500 rupie, nemmeno quaranta euro,  quando Kailash non esercit alcun lavoro che gli dia un reddito che gli consenta di restarvi insediato.

Tornavo a ripetergli a gran voce come un anno fa, che non ha più alcun valore il detto, in India, che chi ha una casa ha tutto, il che può avere una sua verità  nei villaggi indiani in cui non c’è fornitura di energia elettrica di cui pagare il bill alla power house, in cui si beve qualsiasi sorta d’acqua naturale cui si possa attingere, e il calore della cottura dei cibi è assicurato dai pannelli di sterco e dalla sterpaglia raccolta nella giungla, mentre la cenere è un detersivo universale, ma non vale più affatto dove si usa il gas per cuocere, l’energia elettrica è erogata almeno durante una fase della giornata, e l’acqua quotidianamente può essere  fornita filtrata in ogni casa.

Non era  stato lo stesso Mohammad che forte della sua esperienza cittadina, di provenienza, al detto che la casa è tutto di cui si era fatto portavoce Ashesh, il nipote di Kailash , quando la questione era stata riavanzata  un anno or sono, proprio di questi stessi tempi,  aveva replicato che è tutto invece avere un buon lavoro?

E non lo sapeva, per quanto mi è vicino,  come l uncle Kailash,  dell’anoressia economica della depressione che mi angustia, di cui affliggo  me stesso non meno degli altri per  poter  calmierare ogni altrui pretesa sulle mie  residue  fortune, in primis quanto al sostentamento  nella sua vegetatività televisiva  della mia avola materna?

 

Mi sentivo tradito, come mi sentivo di nuovo lo straniero tra degli indiani che lo disconoscono, nel ritrovarmi presso Kailash e i nostri cari, per i quali nulla dunque contava di ciò che facevo e di cui mi privavo per loro,  per la seconda volta, nel frangente,  della possibilità almeno di un viaggio di ritorno a  Delhi, visto che era solo perché fornissi loro una casa che mi tenevano con loro in famiglia?

Che mi calmassi, il  discorso era chiuso, non  avrebbe  più avanzato e ripreso pretese o richieste del genere, mi tranquillizzava Kailash quando di mezzogiorno intercettava una mia telefonata a Mohammad,  avremmo  pensato solo e soltanto a come risparmiare su di tutto quanto più fosse stato  possibile, a iniziare da quanto mi serviva per colazione, pranzo o per cena, che forse avrei potuto consumare di fuori più economicamente.

“ Sei in collera con me , Kailash, gli d chiedevo di pomeriggio quando lo ritrovavo avviato di nuovo al tuc tuc, lungo il mio stesso cammino che mi conduceva a rivisitare i primi templi  di Khajuraho, per chiarirmi quanto avessero a che vedere con quelli ugualmente in granito dei dintorni, ad accertare in che mai realmente differissero le modanature di un kapota e di un pattika, identificate come tali da Krishna Deva

“ No, lo sono con me stesso…”

Non ne hai ragione, amico mio.  Stamattina ti ho visto andare al lavoro  che erano le sei.

Non ci resta che continuare il nostro lavoro senza  alcuna fortuna. Tu  alle prese del tuo tuc tuc, io dei miei templi . Di ritorno dal Matangheswara mi sarei con lui intrattenuto sul tuc tuc che aveva messo in sosta davanti al  Museo archeologico,

E con tenerezza e amore per il mio grande amico, my best friend, scoprivo quante cose avesse pensato sul proprio futuro per sovvenire non solo alle mie spese per i nostri comuni familiari, ma per porre qualche rimedio alla situazione di Mohammad e di suo padre.

Al ragazzo, in attesa che cin la fine della stagione calda  potessero assumerlo in hotel, aveva proposto di mettersi al lavoro nel nostro negozio di handicrafts, spartendo a metà l’eventuale guadagno.

E il padre,  sarebbe rimasto in Kanpur o avrebbe fatto ritorno  a Khajuraho? Al ragazzo aveva pur detto che in India a differenza di come aveva fatto suo padre, ci si muove dalle campagne alle città e non  viceversa, per fare fortuna. Avesse comunque fatto ritorno, siccome a quanto gli ribadivo  non avevo i mezzi per aprirgli un negozio, come al padre di mOhammad aveva fatto credere, poteva  usare il suo tuk tuk , spartendosi il guadagno a metà, mentre Kailash a quarantenni avrebbe fatto ritorno al lavoro  albergo, adattandosi a pulire le camere e i bagni,  pur di avere un guadagno certo. Quanto Kailash? Quattromila rupie , poco più di 50 euro al mese, per un lavoro che lo avrebbe tenuto impiegato dalle otto del mattino fino alle nove di sera.

E i bambini? Chi li avrebbe condotti a scuola? Quando mai lo avrebbero avuto in  casa?

E’ il lavoro con il tuc tuc che in realtà gli piace, un  lavoro per il quale benché lo abbia esercitato a lungo non ha propensione il padre di Mohammad. Come potrebbe intercettare i turisti alla stazione, portarli in giro nei sightseings, se non sa parlare una parola d’inglese’

Il lavoro in hotel prevede anche l impiego in un ristorante, dove saprebbe cavarsela meglio.

Si vedrà, si rimedierà.

Il  rientro a casa mi avrebbe riconsegnato alla gioia di ritrovarvi insieme, in armonia ricomposta, nella television room  Kailash dedito a una presa di gutka, nella mia stanza Mohammad intento al computer, Chandu che usciva dalla cucina con allegria festante.

 

 

 The relations   are like one thread,  when we live far not by body but by   hearth   are drawn and  they broken. More we are sweet more they are strong more we are hard more they are week.

27 aprile 2017

The destiny of Kajuraho unfortunately has been decided by outsiders of Delhi or of  Agra that  made of  Khajuraho only  one stop, scheduled in the planned circular tour  Delhi, Agra, Orchha, Varanasi, Delhi,  instead of developing Khajuraho as a  cultural tourist centre linked with its marvellous  surroundings in Madhya and  Uttar Pradesh, with the naturalistic and anthropological heritage of Bundelkhand and of  Bagelkand. In this way every relation has been cut away with the other sites of the Chandella civilitazion  ( Mahoba, Ajaygarh, Kalinjar, Dudhai , Chandpur, Dhubela, etc..)  and whit the  temples  before and after Khajuraho of the Gupta, Pratihara, Kalachuri,  Kachchhapaghata periods, that can offer the chance of understanding the development of the Hindu temples in North India.

 

But this operation has been only the first introductory chapter of the complete misrepresentation of the reality of the art and of the religious imagery of Khajuraho, spread as the temples were built only in order  to facilitate the free sexual life of the local people by the Brahmanical ancient authorities, on whose supposed advices with the tourists act their real escorts and guides, the local lapkas.

 

This tourism, overlapping every connection with the activity of the national or local authorities of Madhya and Uttar Pradesh , or showing the complete indifference to the creation of new lines of communication  by road or by railway, has been more and more planned a  above all for rich persons  travelling by plane,  whose permanence in Khajuraho has become at the same time more and more expensive and  more and more  brief ,  less and less destined to the visit of the temples or to the knowledge of the anthropological and naturalistic rootedness of their spiritual beauty, in holies banians and papal, for example. and more and more to the shopping or to the fast-visit of parched parks and dry falls, without every sight of tigers but very money-making,

 

Khajuraho  by  this  choice, at whom the local economic powers are subordinated, has been adulterated in a monocultural  turistic centre  without other  real cultural institutions  than the ASI,  and without other cultural activities than the dance festival on February,  and little more , organized by  Shilpgram complex or  by Lalit Hotel.

 

But without support of schools and Institutes, this well-deserving cultural activity as the religious life by Navatatri, Diwali, Shivaratri, or the feast of Amauasia,  has become totally separated and without real influence on the tourism, .first of all on the content of the explications of the local guides,  not a  resumption of the research of the great historians of art like Krishna Deva or Devangana Desai, but especially one facetious and coarse entertainment on the sexual imagery of the temples that they show to their customers,  two, three, no more, please, frequently after the sunset in connection with the airplane timetable

 

And to the local people what offer this cultural lucrative desert? The employment for few  in hotels  restaurants and shops ,or for assuring their supplying,  instead of the work for many people in factories, and the rumbles , the ciur ciur of this kind of development,  for too many autorickshaw drivers and  huckster, without every kind of  regulation of the authorization of their activity

 

Although the increasing of Indian tourists and visitors, in fact the  offer of the Khajuraho is  more and more  superior than the demand, the local  rich people thinking only to build new and new hotels and new and new  tourist shops and restaurants (that offer more continental than typical foods, and Kashmiri than local handicrafts of Madhya Pradesh)

 

But  the most typical situation of this kind of  tourist development,  is  the above- mentioned diffusion of the young lakpas, the real guides and escorts of the tourists of Khajuraho that are traveling  out of the organized tours,  and the real holders of the success of many restaurants and shops, whose activity often can survive only if these impudent  owners of the destiny of Khajuraho send them customers. Working in competition with the poorer autorickshaw drivers and cycles hirers, the lapkas boys  refuse a school that don't seem to offer something. to their future. In this way,  instead  of the studies they follow the tourists  by motorbike or walking,  without every kind of knowledge or of qualification, but  hoping  every kind  of easy settlement of their interest  with the tourists,  by  other sort of real or declaimed appeal. And this is the starting point of the building of different hotels and restaurants of Khajuraho                                                                                                                                            

 

 

OUR WARNING ABOUT KHAJURAHO (7 mars 2017)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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