INDEX

La felicità?

18 novembre 2010

Al rientro dall'India, quando il lutto per il mio Sumit non era più un dolore reale, l'ho riassunto nella sua lancinazione, via via che è tornata a farsi insostenibile, perché in me egli tornasse a sopravvivere nella grata e straziata memoria che ne conserva acceso il barlume del ricordo, l'immagine della suo grido di vita che mi corre ancora incontro nella luce gioiosa dei suoi occhi, qui, nella solitudine notturna che in me lo rammemora a migliaia di chilometri di lontananza da dove è vissuto e scomparso, come se in me solo potesse esserne scongiurata la dissoluzione nel niente, se per sopravvivere Kailash e Vimala devono rimuoverne il ricordo che sopravviene.

Così, per amore ch'è disperazione di fede, a tutto il dolore da cui mi ero distaccato mi sono votato di nuovo, e non ne ho più scampo che nell'allegria e nel fervore di fare di cui ho rianimato e mi rianima Kailash, che nell'alleviare per i bambini che restano tutto il peso della vita che sopravanza.

Come chi non mi devi dire

1 dicembre 2010

E Chandu gioca, gioca, gioca, deve sempre fare qualcosa come chi non mi devi dire..." like He who I won't to speak..."

Ed io a queste sue parole già spaurivo, sgomento, mentre in quanto riprendevo nei miei discorsi mi affrettavo a fugare quello che ci ha disfatto la vita, riproponendo al mio amico intenti ed interessi da perseguire.

Come faceva ad essere sadu lo zio poverissimo, se aveva famiglia?

Ed in effetti se si ha una famiglia, per potere pregare e onorare gli dei, ed avere good karma, occorre lasciarle abbastanza denaro perché non abbia più bisogno di chi si fa sadu, e suo zio, la cui figlia si trascina sugli arti deformi, non era in grado di fare bene nè l una cosa nè l'altra.

Quanto al lavoro nei campi, Kailash avrebbe riposato,domani, della fatica che gli era costato ripulire il campo di tutte le erbe che aveva fatto crescere la pioggia intercorsa dopo che l'aveva irrigato con le acque del canale che proviene dalla diga, per poi seminare e spargere l'urvarak, il concime, prima del lavoro di ammonticellamento e di canalizzazione del campo, ogni cinque metri, per non dover più ricorrere che alle mani ed all'acqua, onde non spezzare le piantine in crescita con zappe di ferro, disponendo sulla sommità le piante più alte di colza a protezione di quelle di grano soggiacenti, cui avrebbe seminato frammiste le altre yellow oil plant .

E dell'orto in cui solo il basilico e la rucola erano attecchite rigogliose, già s'era ripromesso che ne avrebbe ripreso la coltura, in terreni ove l'acqua fosse più accessibile che non nel terreno retrostante la capanna della nonna. Glielo avevo chiesto perché mi straziava il cuore ritrovarlo intento nel lavoro dei campi come quest'estate in quel vano sforzo di attendere all'orto quasi che fosse un cimento decisivo,con la stessa animosa speranza con cui non ridà vita che alle nostre macerie, è intento a una aspettativa di guadagno che ogni volta si rivela un'inezia, per un futuro che esista almeno per i nostri altri bambini.

Allorchè ho tremato, oggi, a quanto mi ha detto, non riuscendo egli più ad accedere al nome del nostro Sumit, di chi fu lo Spirito Santo del nostro amore, in un sussulto ho sentito quanto possa rivelarsi ancora illusorio ciò che mi assicuravano l'altro giorno le sue parole, quando mi diceva che piangeva prima, ma che ora la sua mente è quieta, " my mind is quiet", il fatto che venerdì scorso gustasse con tanto piacere come una vera delizia la carne del maiale della giungla che gli era stato procurato di frodo, e che veniva traendo dall'acqua di cottura in tutta l' energia, " the energy", che il suo grasso succulento trasmetteva al suo corpo, e che ancora prima con i soldi che gli avevo fatto pervenire a nome di Vimala tramite la Western Union, volesse comperare un cellulare capace ancora di allettarlo con musiche,canti, le registrazioni delle voci e lo scatto di immagini, come quello che aveva fatto a pezzi allora, un anno fà.

Tale suo intento mi aveva confortato ed al tempo stesso sconsolato, poiché la mia vita seguitava a restare rotta come quel cellulare, senza più piacere d'ascolto di musica o canto, di finzioni poetiche o narrative.

Ma ancora di fatto non si è deciso, nell'incombere che ci fa trepidanti di tutto mentre cerchiamo di allietarci a vicenda.

C' è l'incognita, a raffrenarne l'acquisto, dei costi che dovrà sostenere perché intervenga un trattore dopo che avrà seminato, della manodopera che potrà servire per i lavori di colmatura dei campi.

Ora che dopo le nuove piogge si è fatto freddo, nella luce del giorno che viene Kailash scrutando se con il sole può compiere al più presto la semina, dopo che abbia avuto notizia dal villaggio che si siano prosciugati i campi, prima che dell'altra pioggia la ritardi troppo.

Tutto nelle mani di Vimala

1 dicembre 2010

E' Vimala che deve sempre più affaticarsi nel prendersi cura di Chandu, con il concorso del bambino Asheesh.

Kailash lo lasciavo dirmi questo, senza intervenire, mentre iniziavo a tormentarmi se non fosse il caso di esortarlo a lasciare il lavoro nel campo, tutto, per assistere la moglie nell'accudire il nostro ultimo bambino, sempre più irrefrenabile come il suo fratellino, ed evitare che con la vita di Chandu sia rimesso alle sole attenzioni della moglie tutto il nostro sforzo di darci ancora una vita.



Nel suo grido di gioia


6 dicembre 2010

L'immagine del mio bambino che mi viene incontro nel suo grido di gioia, ch'era grido di vita, infranto dalla morte, mi rende insostenibile la realtà della vita che incarno, che seguito a vivere, e che mi resta da vivere, come la morsa di un dovere verso chi è rimasto. La stessa vita buona è una finzione in cui rientro mediante la rimozione per poter sopravvivere, l’amare, asciugando le lacrime di chi nel suo cuore seguita a piangerlo, è il solo conforto e solo il conforto del sollievo di una sequela, la mia fede ardendo della follia di sperare di rivederlo in Dio.

Nelle pagine al fratello Teo di Vincent Van Gogh.

8 dicembre 2010

Nelle pagine al fratello Teo di Vincent Van Gogh, che ho avuto modo di leggere ritrovandole nella tesi di teologia dell'amico Paolo Zanetti, ove Vincent parla della propria rivolta contro la fatalità, quante pagine ho ritrovato della mia esistenza- o inesistenza- artistica d'un tempo, rinvenendovi l'accoramento della mia perenne impotenza ad emergere, tra le stesse invincibili sbarre contro le quali io stesso sbattevo la testa, l'occlusione in ragione della quale per gli altri, nonostante il talento che si mostra nel dilatarne gli orizzonti, nel farne trascendere l'esperienza con la propria ricchezza di senso, quale che sia la provenienza del loro percorso, si è sempre solo il figlio,l'amico, il fratello, l'insegnante o il collega di lavoro particolare, per il fatto stesso che si è loro figlio, fratello, amico, co-docente od insegnante.

Certo, mi avesse arriso il successo, avrei guardato oltre quando ho ( avessi) incrociato in India il volto e lo sguardo di Kailash, e ci siamo riconosciuti da un'altra vita, non avrei avuto accesso al dono d'amore e di morte della sua famiglia, né l'amerei tanto nella stessa lotta senza speranze con cui spera ogni giorno di uscire anch'egli dalle sbarre della gabbia contro cui ha cozzato e seguita a cozzare pazzo di dolore, nel tentativo di garantirsi con una buona vita, con il benessere che non avremo mai modo di assicurare ai suoi, ai nostri figli, il good kharma di una reincarnazione in una vita meno orribile di quanto gli possono apparire i suoi giorni amari.

Non cercherei di essere per lui l'amico, il fratello, il padre che non ho avuto e che non sono stato altrimenti, pur con tutto l'onore e l'amore che devo al sacrificio doloroso ed oscuro della sua vita compiuto per me da mio padre.

E chissà, anziché crescere e fruttificare potato dalla sventura nel sottobosco, svetterei alto nei frutti malefici del conquistato successo, e tra splendidi serpenti lungo la sua corteccia, annidati tra sempreverdi foglie, triste e solitario e finale, sarei il lungo tramonto del geloso possesso del mio conclamato grido nella più lussuosa ricchezza.

Mentre," intanto il prigioniero continua a vivere e non muore, nulla traspare di quello che prova, sta bene e il raggio di sole riesce a rallegrarlo" .

" Ma che cosa ha mai?- chiedendosi intorno divertiti e compassionevoli, o ridendone, quando io trasalga o sussulti, ancora mi dibatta.

Lo so, " lo so che c'è anche la liberazione, la liberazione tardiva", pensando anch'io nella mia remissione ulteriore.

Nel Nirvana

8 dicembre 2010

"Quando mi hai telefonato, due ore fa, era come essere con te nel Nirvana".

E non desideravo di più, non avevo bisogno d'altro, se non che di ridere e giocare così con lui, per sempre, come con i nostri bambini, insieme a Vimala.

Le sole nostre voci erano bastate a farci ritrovare istantaneamente l'uno presso l'altro, io in lui e lui in me, l' uno nello spirito dell'altro, a migliaia e migliaia di chilometri di distanza.

Nel dolore di non potere superare i quali con un volo aereo, a Natale, per ritrovarci l'uno alla presenza fisica dell'altro, ieri avevo sparso in Milano dolorose lacrime.

"Thanks you, Thanks you" è stato il suo rendimento di grazie, quando gli ho ritelefonato a casa di mia madre, prima che la sua voce non fosse più in linea.

A quanta distanza, l'anima dell'uno nell'anima dell'altro

12 dicembre 2010

Quando erano già passate le cinque del pomeriggio, e più non lo credevo possibile, lo squillo della sua telefonata mi ha raggiunto nel freddo vuoto della mia solitudine. Neanche mezz'ora prima Kailash sul ciclomotore di un custode dei templi di Khajuraho aveva fatto ritorno dal villaggio, dove anche nei campi del padre, e della nonna, il lavoro della seminagione era stato concluso. In uno slancio di gratitudine amorosa gli ho detto quanto avesse da essere felice di tale sua attività lavorativa, della cura con cui accudiva la bufala e i suoi piccoli, chiedendogli che mi perdonasse se ieri avevo anche soltanto preso in considerazione l'ipotesi che potesse andare a lavorare lontano dai nostri cari in Delhi, nell'edilizia, vivendo di chappati e verdure in un baraccamento, alla luce dell'acetilene, per profittare a costo di stenti di un salario nella capitale di 150 rupie al giorno, più di quanto possa racimolare con il latte delle bufale, la resa della coltivazione del campo di colza e di grano, con il negozio di barbiere e il lavoro nello shop turistico. In cerca di occupazioni più redditizie avevamo discorso anche dell'eventualità meno remota di allevare galline, murgà e murghi, come fanno tanti muslim, se è vero, secondo quanto mi riferiva, che essi assumono ogni lavoro possibile senza gli scrupoli di tanti brahamani, che preferiscono mendicare piuttosto che vendere lungo le strade,- ma tenesse conto, che la cura più importante, l'idea guida primaria, prima ancora che la stessa preservazione dello stato giovanile del suo corpo, che Kailash si era lamentato che sarebbe precocemente deperito ed invecchiato in un lavoro edile, doveva essere quella dei nostri bambini, dai quali nessuna attività prescelta dovrà in effetti allontanarlo, poiché non possono essere affidati solo a Vimala per la loro educazione. Che gran bella cosa mi diceva di loro, a tal punto, se poteva felicitarmi che Ashesh ed Ajay, andando a scuola insieme, si aiutano a vicenda nelle rispettive carenze in inglese, nello scrivere Ashesh, nel leggere il dislessico Ajay,- nei loro riguardi lo sollecitavo ancora che provvedesse, a che secondo la loro stessa casta, dessero importanza al negozio di barbiere, provvedendo alla sua pulizia quando non abbiano compiti da fare, a chiedere giorno per giorno, per suo conto, di come vi vanno le cose al barbiere che vi è socio di Kailash, che cosa gli occorra, al tempo stesso imparando, a poco a poco, little by little, come fare la barba e il taglio dei capelli.

Ed al pari di come ha in mente di utilizzare parte del raccolto di sesamo per ricavarne l'olio da usare in cucina e dalla sansa residua "the vitamins", l'alimento vitaminico per i bufali , in attesa che i prezzi salgano e che possa vendere più vantaggiosamente le altre scorte del "tilli" che preserva nella casa del padre, riattivi l'orto, l ho esortato, e ne ricavi patate, pomodori, carote, coriandolo per cucinare, per ridurre ancora di più le spese domestiche se non aumentano i guadagni. Sono le stesse economie cui fa ricorso Valentino nelle sue scuole in Bodhgaya, gli ho raccontato, è grazie appunto alla coltivazione degli orti che la comunità dei giovani profughi Chakma che vi è educata ora necessita solo dell'acquisto di olio e di zucchero e latte, non che di quote ulteriori di riso, di cui essi vengono dotati obbligando le famiglie degli scolari della prima classe che vi è stata riattivata a versarne un chilo come retta mensile , dopo che il generale rifiuto delle famiglie contadine a versare alla scuola anche solo il contributo simbolico di trenta rupie al mese, aveva determinato Valentino alla sua chiusura.

Kailash, i prossimi giorni, può pur andare ad acquistare uno, due nuovi "gadda", dei nuovi materassi con coperte e spessi " rajai", - trapunte'-, provvederò a inviargli rupie entro mercoledì, gli ho promesso.

Il mio amico con tutta la dolcezza con cui poteva dirmelo, mi ha allora invitato a raggiungerlo in India, a Natale, se posso..., anche se ciò può significare la rinuncia a mettere da parte il denaro che occorre per l'apertura di un suo negozio in Chaatarpur, come ieri ne avevamo discorso.

E nella nostra intimità,l'anima dell'uno schiusa all'anima dell'altro, in cui fluiva e si ritrovava in virtù delle sole nostre voci in linea,senza bisogno di sguardi e di alcun contatto, dopo che così ci parlavamo e ci intendevamo da più di un'ora, si è riaperto lo strazio di quanta distanza fisica pur ci separi, e di quanti perduri e ci costi il suo superamento.

Nota 1

"A Bodhgaya questi studenti non hanno una vita facile. Infatti, per scelta educativa, abbiamo deciso di affidare la scuola, compresa una parte dell’amministrazione, agli studenti stessi, che devono cercare di diventare il più possibile indipendenti. Per questo, il lavoro nei campi è parte del programma formativo. Ogni giorno, un gruppo di ragazzi ha l’incarico di seguire le diverse colture che dovranno servire per tutta la comunità dei residenti. In questo modo, la scuola può ridurre sensibilmente le spese di gestione. Alla fine, solo riso, olio,zucchero e latte vengono acquistati. Ma anche la spesa per il riso è stata sensibilmente ridotta dopo l’apertura della scuola serale per i bambini/ne dei villaggi. Circa 120 di loro frequentano la scuola. In cambio, abbiamo chiesto ad ogni alunno, come retta, un chilo di riso al mese”



KALI




primi di gennaio 2011

Andremo insieme nel Nirvana... dando altrimenti fuoco l'uno al corpo dell'altro, chi di noi due fosse morto prima...

Così mi fu detto da Kailash, prima che vedessi Kali, la sua crudeltà soddisfatta, il suo volto ghignante più orrendo che la morte, perché è l'agonia della soffocazione, della permanenza in cui tutto è andato perduto nell'istante, rimanendo appeso alla croce con la vita lacerata che grida il Suo abbandono.... Ma avrei potuto pur sempre, secondo le parole tranquillanti dell'amico, riparare da lui in India, secondo quanto riemerge dal vissuto natalizio di dolore e tenebra della mente sedata, avrebbero fatto allora miracoli i nostri bambini...

poi, quando credevo che la pena di non essere andato e qui rimasto si fosse smorzata, “ tu fossi venuto e fossimo stati insieme sarebbe stata tutt'altra cosa”, Kailash mi diceva giorni or sono tra (per) le mie lacrime, “ avremmo viaggiato e fatto insieme quante cose, insieme avremmo potuto anche adirarci l'uno con l'altro”, ma così dicendomi è in lui stesso riemerso il ricordo che ne ha affossato la mente, di ciò che accadde l inverno scorso, " what happened....", quando la mia depressione diventò la sua catastrofe, al mio persistente raffronto devastante di Sumit con i figli rimastici.... e ha sentito, che nella sua mente, nei sogni che la visitano l'ha abbandonato il suo bambino.

Ora nella bruma padana una tenebra bianca, che ne cela l'attacco, è la bava della Dea nera tra le zanne voraci.

Intanto il terreno coltivato da Kailash sarà stato concimato nei campi del padre, dato che lo predispone per l urvarak che non sia nè troppo secco nè troppo pregno d'acqua nel freddo indiano.

Fabio Capuano 04 gennaio 2011 alle ore 0.52

Caro Odorico,

è da tanto che non ci sentiamo, avrei voluto contattarti per poterti scrivere di me e del mio trasferimento a Salerno, ma temporeggiavo preso dal trasloco e da altri impegni familiari. Bazzicando su facebook, mi sono imbattuto nelle parole di profondo sconforto dei tuoi messaggi. Penso che tu sia troppo severo e con te stesso e soprattutto ingiusto nei giudizi che ti rivolgi.

Sappi che io ho stima di te, della tua sensibilità e della tua cultura. Ma soprattutto penso che tua sia una persona di luce, perché hai il coraggio di amare, sacrificando tutto te stesso per aiutare chi ha bisogno, nonostante il tuo sia un amore senza gloria, che forse ai più appare come follia. Ma la dedizione gratuita non è follia, è luce di speranza.

Non perderla proprio tu quella speranza che sai donare.

Ciao,

Fabio Capuano

***

Grazie Fabio.

Purtroppo ciò che tu chiami una persona di luce, in quanto tale è un idiota umano e sociale, nel senso non spregiativo e nobile del termine.

Ed Elio e la tua compagna?

Odorico

Asrama

Lettera non ( ancora) ( o mai) inviata a Valentino Giacomin

8 gennaio 2011

Hanno fissato un prezzo troppo alto per l'armonia; non possiamo permetterci di pagare tanto per accedervi. Pertanto mi affretto a restituire il biglietto d'entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. E lo sto facendo. Non che non accetti Dio, Alëša, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto».( Ivan, nei I fratelli Karamazov)



Caro Valentino,

quanto alla mia vita, nei suoi orientamenti, è tuttora intricata tra il suo secondo e terzo stadio secondo la dottrina hindu degli asrama.

Mi sento “oltrepassato, oltrepassato, e qui rimasto”, come dice il mantra del sutra del loto, a dover ancora assumermi doveri e responsabilità sempre più insostenibili nell'insegnamento, quando la mia mente ed il mio cuore si sono resi sempre più distanti e morti, e solo l' India e la mia famiglia indiana rianimano ancora la danza, solo l'amore per essi può farmi aderire ancora alla vita, dopo che per l'amore stesso del bambino Sumit, ch'era il nostro Spirito Santo, è andato distrutto ogni senso della meraviglia della vita infinita e perpetua. con la sua morte in cui come la Trinità in croce ho sofferto al contempo la mia perdita di lui, la sua perdita della sua vita e del suo compimento di uomo, insieme con il dolore della perdita del nostro bambino ch'era lo strazio del cuore di Kailash, esasperato dal timore e tremore che lui stesso vi soccombesse. E quand'anche dopo l' insegnamento potessi vivere sempre più in India o nel Nepal, e sempre meno in Italia, per anni e anni, se avrò ancora così tanta vita da vivere, dovrò dividere il ritiro dal mondo dell'eremitaggio del vanaprasthan con la cura dei bambini miei e del mio amico indiano, prima di poter dire come Simeone “ Ora lascia , o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola”, e lasciarmi morire, d'inedia o metodicamente, praticando il sallekhana, benchè fin d'ora , da che sono entrato nella Sua notte oscura con la morte del mio bambino, a seguito della potatura di tutto operata con tale evento dalla presunta Sua volontà, solo l'abbandono e la rinuncia a tutto possa alleviare il fardello di cui devo sostenere il peso ogni giorno

Caro Valentino, anche così, ed anche ora, dunque, senza affrettarmi, come Ivan Karamazov, ma con la stessa deferenza, giorno dopo giorno sto già restituendo a Dio il biglietto d'entrata, distaccandomi da tutto ciò che ha avuto per me valore nella mia formazione umanistica, -non leggo più libri di fiction, rifuggo ogni musica che oda o ciò che è poesia, tutto ciò la cui la forma e il cui valore mi preservava un tempo dal nichilismo -

Ma ciononostante, nonostante così tanto abbandono, non so ancora accettare ciò che è stata la mia vita, che sempre più si vanifica ad ogni giorno che passa, in una dissipazione del mio talento che si fa sempre più imperdonabile, vivendola come un fallimento per cui mi disprezzo e manco per primo a me stesso di rispetto, per il mio destino mancato di scrittore, e per ciò che è stata invece la mia vita orrenda d'insegnante. L'unica mia passione restano l'India e la mia famiglia, permanendo quale mio unico pensiero consolatorio l'idea che se fossi diventato ricco ed illustre sarei andato oltre con lo sguardo, e nel passo, qualora avessi incontrato nel suo sguardo da un'altra vita il mio amico Kailash. Nel distacco non so pertanto riconciliarmi con Dio, cosi' come mi ha voluto a sua immagine e somiglianza, nelle mia capacità d'amare e nell'impotenza che l'esprime, di cui non so accettare oltre ogni umana considerazione il compiersi in Dio. Credo che detto altrimenti, in termini buddistici, a tal punto resti decisiva la scelta di accettare o di non accettare l'accettazione stessa, la sofferenza, l' impermanenza e l'insostanzialità, che sia determinante se la risoluzione operante, nel proprio distacco, sia di tenersi in tasca o di rifiutare il biglietto d'ingresso nell'esistenza ( vedasi sempre Ivan Karamazov). Ossia, quale che sia l'orizzonte di fede della mia adesione al vivere ancora, la questione che vengo vivendo è se la rinuncia, il lasciar andare, il non attaccamento sia adesione alla vera vita sostanziale, il farsi Amore di Dio nelle sue concrete parvenze, o il suo rifiuto fino alle estreme conseguenze.



Così ti valgano le mie parole, caro Valentino, che io stia preservando o restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto».

Nota Di tali considerazioni sono debitore in particolare a Bulgakov “ Sofiologia della morte” in L'altro di Dio di Piero Coda.

Così il 18 dicembre mi aveva scritto Valentino Giacomin

Ciao. Come stai? Qui tutto bene. I chakma sono ok. I pomodori crescono a vista d'occhio. Mi sono accorto che alcune piante avevano le foglie accartocciate. Ho dovuto rinunciare alla mia coerenza ecologica, dando il consenso al ragazzo responsabile del progetto di usare delle medicine. "Sono vitamine!" mi ha detto, per consolarmi e alleggerire i miei sensi di colpa. Ho pensato che se le foglie di tutte le piante fossero finite nel ... bardo, i chakma avrebbero dovuto mangiare ... principi, belle idee e disegni di pomodori! Così, ho peccato. Mi sento meno colpevole pensando che non ho visto insetti nelle foglie. Infatti, mi hanno assicurato che la malattia e' in relazione alle nebbie. Lo scorso anno era successo alle patate.

Ma non avevo intenzione di parlare del nostro orto. Volevo segnalarti la lettera riveduta e corretta pubblicata sul blog/

http://www.aliceproject.org/blog/?p=1468

Un abbraccio

Valentino

Il prevalente sul predominante

11 gennaio 2011

L'errore di considerare che prevalente sia il predominante, la Bestia, il "grosso animale,- l'esigenza di rivelare con la propria vita il proprio Vero all'altro, di ritrovare con la propria vita il Vero che ci rivela l'altro, così come nella Storia avviene il Suo farsi tutto in tutti.



Entrati nel segno del Capricorno

16 gennaio 2011

E Kailash, tornato sereno, poteva oggi discorrermi dei suoi nuovi progetti- il Kailash Sen shop di articoli per la casa da aprire nel suo villaggio, secondo la proposta dei suoi genitori, che gli suggeriscono di edificarlo vicino alla stalla dei bufali, o il rilevamento in affitto della dhaba che ora è vuota presso Bamita, mentr'io affidavo alla schiarita della sua mente la tregua della angoscia del mio insegnamento, che ieri mi faceva ripetere che devo dimenticarmi che non sono vero Dio, ma solo vero uomo, quando si seguita a crocifiggermi in classe.

Kailash me ne ha parlato dopo avermi detto di come ha trascorso ieri il makkarsankranti in famiglia, facendo il burki, il bagno rituale purificatore di ogni bad karma, alle nove del mattino nel bacino lacustre ch'è vicino alla sua casa, dopo avervi accinto uno dopo l'altro tra le pareti domestiche il piccolo Chandu alle sette, alle otto Purti e Vimala. Poi la prasad per le divinità dei tempietti adiacenti, una tazza di the, il pranzo con le karula al cumino, in cui ricorrono la farina di riso e quella di lenticchie nere

Si era acuito il freddo ieri mattina, prima che la temperatura tornasse di nuovo mite, si era fatto risentire dopo che ci ha accomunato al telefono le settimane scorse, mentre solo una stufetta al quarzo contrastava il gelo delle mie stanze, ed egli si riscaldava con i pani di sterco che bruciavano nel cortile di casa, allontanandone le mosche con il loro sentore fumigante. Nel Madhya Pradesh se ne fa l'impasto, essiccandoli, dal tempo della festa di Deepavali sino a che non sopraggiungono le piogge, secondo quanto egli mi riferiva- ricordavo, vicino a Dolphur, dove nel Rajastan scarseggia la legna da ardere? le "tatti cow houses", i capanni che avevamo scorto dove le forme di sterco di bufalo o di vacca stavano accatastati?- si utilizzano poi già in estate per diradare le mosche e per la cottura del cibo, prima che il sopraggiungere della frescura, e quindi del freddo, induca ad usarli anche per riscaldarsene,- fanno più fumo ma si consumano più lentamente degli sterpi di legna, cosicché il chappati, a dire del mio amico, vi viene cotto ch'è una bontà. " Ma solo il mio corpo davanti non sente più il freddo," - borbottava Kailash, non era come stare in una stanza riscaldata. Riaffiorava intanto il ricordo, a quelle sue parole, di quando con Valentino per una strada intrisa di sterco mi ero recato di sera nella casa impastata di sterco del notabile del villaggio ove sorgono le sue scuole in prossimità di Bodhgaya, per bervi una tazza di the odorosa dello sterco essiccato su cui era stato fatto bollire, - ma ora, deposte le pagine dove Dio lo si prega di liberarci da Dio, Valentino mi si riverbera alla luce disvelatamisi appieno della sua identità mistica, l' identica mistica di Maister Eckart e degli insegnamenti del Buddha, il seme di Alice della educazione universale delle sue scuole, il distacco della morte di cui nella mia scuola devo riuscire a morire per restarvi in vita.





Delle parole che mi fa bene ricordare, con gratitudine immensa

17 gennaio 2011

Lucrezia Lotito 14 settembre 2010 alle ore 21.17

Salve professore, mi scusi, ma vorrei rubarla due minuti del suo prezioso tempo. Avrei voluto dirglielo io di persona quest’anno ma purtroppo ho saputo che non insegnerà più nella nostra scuola. Le sono davvero molto grata per la pazienza che lei ha avuto in tutto lo scorso anno scolastico. La ringrazio per essere stato un punto di riferimento, una persona su cui poter contare e grazie anche per tutto ciò che ha fatto, magari anche inconsapevolmente, per me. Insomma forse lei non lo sa ma lei è stato davvero un buon professore. Ci tengo a farle sapere che io ho visto in lei non un uomo di cui potersi prendere gioco, ma bensì una persona adulta, matura, da rispettare. Sono consapevole del suo enorme bagaglio culturale e la ammiro per la persona che è. Grazie ancora di tutto, lei mi ha aiutata, oltre che come insegnante di italiano, anche a crescere e a maturare e le sono molto grata per questo. Le auguro una vita serena e felice perché se la merita. Un saluto la sua alunna Lucrezia. “



top