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APRILE  2015 Luglio 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

frammento poetico


Che di me sia scritto nel rotolo del libro,
come per colei che era detta sterile,
dopo avere io lasciato tutto e ricevuto il centuplo,
è indecidibile dagli esiti della parola,
se lo splendore del giorno è un cocktail alla mia follia,
………………..

1O aprile 2015



La rinuncia ( Seconda versione)


“But this person isn't owner of his life.
Non è per questo che sia il padrone della sua vita- mi ha detto d’impeto al telefono Kailash, puntualmente di fronte all hotel Ramada in attesa dell uscita di clienti del suo tuk tuk, quando l'ho reso partecipe che Mohammad mi aveva fatto sapere che lasciando la propria casa verso le undici di questa mattina, ben fino a Chhatarpur, capitale del distretto, – quaranta cinque chilometri all'andata e quarantacinque al ritorno- si era assunto l’incarico di guidare la motocicletta da sottoporre a controlli di un amico, suo vicino di casa, che non si fida di esserne lui il conducente, per il fatto che la famiglia di contadini di costui ogni mese regala alla propria riso e grano.
“ Forse è perché gli piace girare in motocicletta che ha accettato…Ma ora devi lasciarlo libero di andare”
Già, caro Kailash, che così hai definito i termini che non deve mai assumere il nostro rapporto, se vogliamo conservarlo nel suo attuale stato di grazia.
Così, rinfrancato dal timore di volere io stesso imporre, con i miei incubi apprensivi, la mia supremazia soggiogante alla esistenza di Mohammad, ripensando al contempo alla natura degli scontri litigiosi in famiglia, tra me e Kailash quando non sono stato in grado di sostenere l’angoscia che il letto potesse farsi per l’amico un’alternativa al lavoro, oppure allorché sono diventato furente con Ajay, avendo egli disertato la scuola o le lezioni private pomeridiane, ho rimesso mano al cellulare ed ho ritelefonato a Mohammad riconfermandogli le mie perplessità, che già gli avevo espresso, alla luce dello stesso punto di vista indiano di Kailash. Ero certo che il ragazzo avrebbe guidato con prudenza, ma sulla strada ci sono anche altri, magari dissennati, ed erano novanta i chilometri che avrebbe dovuto percorrere all'andata e al ritorno, che pensasse in ogni caso all’alternativa meno trafficata del percorso per Chhatarpur via Rajnagar. Ed all’atto di comperare la moto, non sapeva il suo amico che era sua la responsabilità di guidarla?
“ E ‘ un regalo di nozze.. Ma tra poco decido e poi ti telefono”
Non erano intercorso che qualche minuto, e già Mohammad aveva da darmi la sua risposta convinta, animata dei più decisi motivi emersi solo nel contempo insieme di getto
“ No, non andrò, tu hai ragione. Ho fatto sapere al mio amico che ho solo quattordici anni, non diciotto, quanti servono in India per la licenza di guidare, che se la polizia ci ferma, è lui che deve pagare le 6.000 rupie per levarmi dai guai.. alle due del pomeriggio andrò invece dal mio insegnante di math.. per l esame di dopodomani. Ciao, my friend!..” Ciao, my dear!"


 




La Rinuncia (Chi sia padrone dell'altrui esistenza)


“But he isn t owner of his life.
Non è per questo che sia il padrone della sua vita- mi ha detto d’impeto al telefono Kailash, puntualmente di fronte all hotel Ramada in attesa dell uscita di clienti del suo tuk tuk, quando l'ho reso partecipe che Mohammad mi aveva fatto sapere che lasciando la propria casa verso le undici di questa mattina, fino a Chhatarpur – quaranta cinque chilometri all'andata e quarantacinque al ritorno- si era assunto l’incarico di guidare la motocicletta da sottoporre a controlli di un amico, suo vicino di casa, che non si fida ad esserne il conducente, per il fatto che la famiglia di contadini di costui ogni mese regala alla propria riso e grano.
“ Forse è perché gli piace andarci in motocicletta che ha accettato…Ma ora devi lasciarlo libero di andare”
Già caro Kailash, che così hai definito i termini che non deve mai assumere il nostro rapporto, se vogliamo conservarlo nel suo attuale stato di grazia.
Così, rinfrancato dal timore di volere io stesso imporre, con i miei incubi apprensivi, la mia supremazia soggiogante alla esistenza di Mohammad, ripensando al contempo alla natura degli scontri litigiosi tra me e Kailash, quando non sono stato in grado di sostenere l’angoscia che il letto potesse farsi per l’amico un’alternativa al lavoro, oppure allorché sono diventato furente con Ajay, avendo egli disertato la scuola o le lezioni private pomeridiane, ho rimesso mano al cellulare e ho ritelefonato a Mohammad riconfermandogli le mie perplessità, che già gli avevo espresso, alla luce dello stesso punto di vista indiano di Kailash. Ero certo che il ragazzo avrebbe guidato con prudenza, ma sulla strada ci sono anche altri, magari dissennati, ed erano novanta i chilometri che avrebbe dovuto percorrere all andata e al ritorno, che pensasse in ogni caso all alternativa meno trafficata del percorso per Chhatarpur via Rajnagar. E all’atto di comperare la moto, non sapeva il suo amico che era sua la responsabilità di guidarla?
“ E ‘ un regalo di nozze.. Ma tra poco decido e poi ti telefono”
Non erano intercorso che qualche minuto, e già Mohammad aveva da darmi la sua risposta convinta, animata dei più decisi motivi emersi solo nel contempo insieme di getto
“ No, non andrò, tu hai ragione. Ho fatto sapere al mio amico che ho solo quattordici anni, non diciotto, quanti servono in India per la licenza di guidare, che se la polizia ci ferma, è lui che deve pagare le 6.000 rupie per levarmi dai guai.. alle due del pomeriggio andrò invece dal mio insegnante di math.. per l esame di dopodomani. Ciao, my friend!..” my dear!"

12 aprile 2015


Baba Biryani

"Macché Krishnamurti o Ramakrishna, Bab Dev o Sai Baba, chiamami fin d'ora Baba Biryani , che sia il mio nome ora e per sempre..." , senza più riserve intonavo l'altro ieri a Mohammad, che ne rideva nel ristorantino di Khajuraho dov’era con me convenuto, a onore e gloria della specialità principale della sua Kanpur, il cicken byryani, quanto della denominazione del ristorante che vi è più rinomato per cucinarla, assurti nel nostro gioco ad attrattiva predominante, oramai esclusiva, del viaggio che vi faremo insieme ad Ajay, via Gatampur alla volta preliminare di Bithargaon, del suo tempio gupta di mattoni tra i primi dell india del Nord.
Zoo? Memorial church? Kg temple? Ganga river? La nonna e la sua casa? Che più contavano, per il nostro spasso, di fronte a un piatto dopo l’altro di chicken biryani, per 50 rupie o poco più.
Nella Bengodi che mi favoleggiavano i suoi incantevoli occhi, scintillanti della goduria immaginaria di un cicken byriani riassaporato, già a noi davanti, era svanita ogni mia riserva sussiegosa di sorta, con il cui esercizio mi ero divertito invece a frustare ogni sua evocazione di aspettative confortanti, su tutto il chiasso e la bruttura o lo sporco che potessero riservarmi la sua città natia, senza la minima attrattiva monumentale che non fossero i siti rievocativi delle stragi di inglesi dell uprising del 1857, la prima guerra di indipendenza indiana, come riferiva un manuale scolastico ch’era in un general store di Khajuraho.
E quanto a moghul cicken, cicken Jhangiri? Certo, che vi erano prelibati, Kanpur è una mecca, in tal senso, come vi sono squisiti lo stew o il butter chicken, ogni sorta di godurioso khebab. Kanpur a onore del vero era ancor più consigliabile per i piatti di carne di montone, ed era anche famosa per il buffalo biryani, su cui era meglio sorvolare fin che si era nel Madhya pradesh hindu, la maggioranza in kanpur è di muslim, ma il 99, 99 per cento dei suoi abitanti non hanno scrupoli di sorta nel non mangiare che carne, con la voglia matta, è risaputo, di tanto gustoso chicken biryani…
Era prefissato che non ci saremmo andati prima del 18 aprile, mai sarei partito un 17 del mese, e solo dopo che il ragazzo avesse sostenuto anche l esame di matematica, ma dopo la voglia di biryani che mi aveva messo in corpo, era davvero il caso di partire già l indomani, con il primissimo treno.
“ oh, no!- io non perdo i miei esami- si divertiva a riprendermi il ragazzo.
E quanto fa 24 ore per 5 giorni ancora di attesa? Io non riesco a resistere tanto, prima di essere davanti a un mio cicken biryani già nella stazione d’arrivo!...”
Seguitavamo, nel golu market, al riparo della pioggia, dove le nostre pietanze erano i suoi momos e i miei manchurian, e dove Mohammad tornava a raccontarmi la leggenda di come tutto in Kanpur costasse assai di meno che in Khajuraho, terminavamo nella mia stanza, dove al computer egli zoomava su menù, e vetrate e posate, dei ristoranti che nelle nostre parole erano diventati mitici.
In mattinata era andata bene anche il suo esame di scienze naturali, un trionfo, a suo dire, e che il giorno seguente fosse domenica, e i due successivi, di riposo, prima della prova terminale e cruciale di matematica, erano quanto di meglio gli potesse essere riservato, talmente era spossato dallo studio notturno, fino alle due di notte, come mi confermavano i suoi occhi arrossati..
Evitavo di anticipargli, perché il suo impegno non venisse di meno, che il viaggio in Kanpur, Lucknow, oltreché un premio a lui ed Ajay per il loro sforzo scolastico, ma come gli avrei confidato solo dopo l ultimo suo esame, serviva a temprarlo alla delusione che presumo tuttora che l’attenda alla comunicazione degli esiti, di cui Mohammad non aveva tenuto conto che avrebbero costituito una media tra le risultanze dell’esame finale e di quello di metà anno, quando i suoi risultati erano stati di poco oltre lo zero. Che poi la sua scuola oltre quelle d'obbligo avesse fatto ogni sorta di vacanze consentite ed in deroga, non avesse sostituito per settimane il suo insegnante assente di matematica, minimamente allestito alcuna forma di recupero, si prospettava solo come una inutile recriminazione…
Ma il conforto comune, se tale sarà l’esito, sarà che ha ritrovato la consapevolezza di tutta la sua intelligenza, insieme con l insegnante giusto di matematica, finalmente la scuola e la conoscenza sono diventate la sua passione, dopo che anche da Rewa, come già inutilmente durante l intero mio viaggio in Orchha e nel distretto di Shivpuri, mi sono rotto l anima perché non eludesse con ogni scusa e giustificante possibile la ricerca e il reperimento di tale insegnante cruciale. E che abbia voluto essere al mio seguito nella visita ai templi occidentali di Khajuraho per trarne lumi come guida in futuro, è il riscontro più meraviglioso.

 

13 aprile 2015



 

Nell'incertezza sul volgere del tempo, insieme a Kailash ho raggiunto Rewa ch'era ancora giorno, dopo tali e tanti sobbalzi e ondeggiamenti continui lungo il dissesto stradale che vi reca da Satna, che ad un certo punto si è temuto che l'autobus si stesse rovesciando nell'affrontare  un affossamento del fondo sterrato, facendo gridare di paura alcune donne situate nella parte retrostante dell'automezzo . Giusto il tempo di sistemarci in hotel, e per le vie della città vivacizzate dalla policromia di insegne e manifesti, sotto una pioggerellina fine iniziava la ricerca di un'agenzia di viaggi  che ci assicurasse per l indomani un taxi per raggiungere le varie cascate situate a nord di Rewa, ed al termine del tragitto la magnifica Deor Kothar nei pressi di Katra, con i suoi stupa e le sue pitture rupestri preistoriche, in prossimità del digradare degli ultimi rilievi del Madhya Pradesh nella grande valle gangetica. Vi ero già stato con l'allora ancora piccolo Ajay, di rientro da Allahabad due anni or sono, nel 2013,  ed intendevo farvi ritorno con Kailash, perchè ne restasse incantato e  si rivelasse  anche a lui uno  splendido sito di sosta  sulla via per Varanasi da Khajuraho.

Quanto all'itinerario successivo, che aveva come  meta il remoto tempio Kalachuri di Chandrehi, ch'è situato nel distretto di Sidhi ma che si ritrova a poco più di cinquanta chilometri di distanza di Rewa,  riconsiderando in autobus le  località del distretto di Rewa in cui si sono rintracciate delle  pitture rupestri preistoriche e delle quali faceva menzione il volumetto Rock art of Madhya Pradesh *, lungo una delle direttrici che reca a Chanderi  avevo localizzato quella  di Gaddi Pahar, evidenziata nel testo come il più  rilevante sito preistorico del distretto di Rewa insieme alla stessa Deor Kothar,  e l individuazione era bastata perchè mi proponessi di inserirla nell'itinerario che avremmo sperimentato per i visitatori dell India che intendessero a noi rivolgersi al nostro bapuculturaltours, e che avrebbe potuto snodarsi lungo la via che reca al parco di Bandhavgarh, Che di meglio di farne precedere la visita da un divagamento nella città e nel distretto della tigre bianca, come mi aveva pubblicizzato la città di Rewa cui io e Kailash eravamo già nei pressi, un giovane uomo che vi era nativo e che era disceso in prossimità della città, chiedendomi le più universe cose sull'India, ricevendone secondo i miei umori veridici solo risposte frustranti le sue attese"

" Che ne pensa del Madhya Pradesh

"Che le sue strade sono veramente un disastro"

" E del Mahatma Ghandi? Gli è stata affiancata la figura di  Nelson Mandela"

" Grandi persone, ma l india ed il mondo hanno scelto e non potevano scegliere che altre vie rispetto alle loro"

Magari avremmo potuto inserirvi una visita anche del museo, nel villaggio di Tala, dei lasciti nel territorio di Rewa e distretti limitrofi dell'ultimo suo Raja, Martand Singh in cui alla ricerca e al ritrovamento da parte di costui di esemplari rari di tigre bianca ,era destinata la parte centrale.

Storie di tigri avevano contrappuntato i miei ultimi itinerari e percorsi e racconti di storie nel cuore del Madhya Pradesh,  in Shivpuri quella del  destino capitato agli sforzi del maharaja di Gwalior di deliziarvi di un giorno di caccia alla tigre il suo re e imperatore d'India Giorgio V. Voglioso di sopravanzare ogni altro Principe d'India nei servigi fastosi resi a sua maestà, nel cuore della giungla di Shivpuri volle erigergli un castello Tudor per una notte, inviando preliminarmente emissari in Europa  e nella stessa Inghilterra per la fornitura  su piroscafi di tende, arredamenti, pavimentazioni e toilettes in ceramica. Dopo che tutto fu allestito in tempo, in ogni torrettatura e merlatura che l edificio esigeva, peccato che  Sua altezza si  sia imbattuto in una tigre sulla strada stessa per Shivpuri, e che una volta cacciatala e abbattutala non abbia più inteso procedere per Shivpuri, non degnando il maniero nella giungla nemmeno di una visita fugace, così consegnandolo allo stesso destino del magnifico palazzo eretto per il suo sovrano Moghul Jahangir da Bir Singh Deo II , ad attestazione consimile dei più servili servigi, inclusa la consegna della testa del più acerrimo rivale di corte del suo Signore, **

L'altra storia era quella che mi aveva narrato Ghita, prima di lasciare Khajuraho, del postumo ribrezzo per lo scempio compiuto assassinando delle magnifiche di tigri in una battuta di caccia, che le aveva manifestato il raja di Panna,  nel corso di una visita, mostrandole i trofei di tale impresa.

La storia di Rewa narra invece di Mohan, la prima tigre bianca che sia stata catturata e successivamente ricondotta in cattività, con la sua discendenza. A catturarla fu nel 1951 il maharaja Martand Singh, sulle orme del suo predecessore Gulab Singh,  che nel 1915  ridusse in cattività un cucciolo di 5 anni. Ma sopravvisse solo 5 anni, e le sorti della sua salma imbalsamata ci riconducono a Giorgio V,  cui ne fu fatto dono in attestazione della fedeltà di questo ulteriore maharaja servile alla Corona d'Inghilterra.

Ma ritornando a me ed a Kailash, per le vie di Rewa che si oscuravano sotto una pioggerellina che ci picchiettava, non vi rintracciavamo che agenzie di autonoleggio, concentrate nei pressi della stazione degli autobus,  con la sola traccia in tasca degli indirizzi fornitici di autisti privati, ed a tal punto,  una volta addentratici e soffermatici nell'hotel che poteva rappresentare per la sera seguente un'alternativa a quello già prescelto, su mio suggerimento Kailash chiedeva all'addetto alla reception se poteva contattare un conducente al telefono. Sopraggiungeva un proprietario di più autovetture, che si mostrava a conoscenza delle nostre mete ed in grado di assicurarci il trasporto nelle località che gli indicavamo, secondo l'itinerario di massima che io e Kailash avevamo prefigurato le sere seguenti, carte e mappe alla mano, ma in ragione del dissesto stradale che disastrava le strade di raccordo tra le varie cascate,  più che suggerirci finiva per imporci l uso dell'automezzo più grande e più costoso.  Quanto  a Chandrehi un operatore turistico locale ch'era di stanza nel hotel e che appariva alquanto bene informato ci confermava che era ben raggiungibile e visitabile Gaddi Pahar, lungo uno dei percorsi per pervenirvi ,  bisognava che chiedessimo del sito archeologico agli uomini di un ashram locakle,ma ci ragguagliava anche sulle asperità che presentava la via di giungervi che sulla cartina sembrava la più breve,  da * e che era preferibile accedervi per un percorso più lungo, che avrebbe incrementato ad almeno 85, i km da percorrere per pervenirvi da Rewa.

L'indomani splendeva il sole sulla nostra partenza da Rewa in Indigo Innova, sul nostro percorso  verso Simaria dell itinerario  tracciato, per villaggi luminosi in cui cominciavano ad apparire le dimore tipiche del Baghelkand, una successione a schiera di casipole dal tetto spiovente,  raccolte in mohallas collettivi nel folto refrigerante di alberi, propizi alla vita conviviale, tra le quali risaltavano abitazioni di rango superiore con un doppio tetto a spioventi, quello più interno a copertura di un nucleo stanze centrali allineate latitudinalmente che si sopraelevavano dal tetto esteriore.

Poco prima di Simaria , un paio di chilometri al più oltre la deviazione successiva da intraprendere per Sirmaur,  sulla destra venendo da Rewa, eravamo già in vista delle cascate di Purwa. Esse costituivano la voragine immensa nella distesa fattasi scabra dell'altipiano di Rewa, di un nick point originato dalla rejuvenation del profilo del corso del fiume Ton, le cui acque vi avevano una caduta schiumante di oltre 70 metri, che si ricomponeva in una verde distesa di acque che vi proseguiva in un canyon grandioso  la sua corsa verso nord  e la confluenza nel Gange.

Ancora una decina di chilometri lungo la strada per Sirmaur, e ai margini della strada comparivano i bordi superiori dello squarcio ragnantesi nel suolo all'altipiano della  voragine, ancora più ampia, delle cascate più celebri di Rewa, le Chachai , lungo il corso del fiume Bihad, un tributario dello stesso Tons, per una caduta in verticale di 130 metri, quasi il doppio di quello delle cascate Purwa.

Peccato che tale vertigine stesse solo nell'altezza del precipizio, perchè solo un esile filo d'acqua ne sprizzava giù, da che una diga ha convogliato altrove le acque fiume.

ma lungo la strada seguente, poco oltre l'occhio di falco e di lice di kailash individuava due balzi schiumanti , al di là di un canale in cui defluivano le acque del Bihad. Un ponticello dal quale era letale cadere, perchè le acque vi correvano sotto tra sponde cementate senza appiglio di prese, ci recava oltre i cumuli di scavo del canale in vista del corso ulteriore del fiume Bihad, la cui vista si estendeva magnificamente per chilometri in un canyon verdeggiante ,  lungo il quale, sulla nostra destra, il salto verso il letto del fiume delle acque canalizzate aveva originato la serie di cascate che Kailash aveva avvistato.

Una deviazione a sinistra ci immetteva nella strada e già nelle vie dell'arioso borgo pulito e ordinato di Sirmaur, una sosta per un breakfast, una svolta a destra della strada principale, e io e kailash ci ritrovavamo già avviati verso le Keoti Falls, lungo il corso di un altro affluente del fiume Tons, il Mahana.

Magnifiche, grandiose, da brividi ad ogni reimmersione nella visione del balzo delle acque, in un orrido sul  frastagliarsi dei cui orli ci ritrovavamo incombenti

: Anche una qila  prossima al baratro, intorno al quale la popolazione locale è solita radunarsi ogni anno per il Makar Sankranti di metà gennaio, al transitare del sole nel segno Zodiacale del capricorno.

La sosta preso la dimora vernacolare di un cordiale raja locale, in un villaggio di dalit immerso nel verde , e il nostro divagare per oltre una ventina di chilometri nei dintorni di Katra aveva alfine termine in Deor Kothar, di cui anche Kailash poteva godere tutta quanta la bellezza del sito, della sue successioni di stupa fino a quella centrale , inselvatasi, delle sue rock shelters e delle pitture preistoriche che vi figuravano, della vista del digradare dei suoi bordi verso la infinità della valle del Gange, ammaliante di Cheola rosa-arancio  nella stagione estiva in corso.

L indomani avremmo saggiato quanto i veri rilievi e le alture ci attendessero più a sud,  e non avessimo ragione io e Kailash di lagnarci che fino a un certo punto, della vettura più costosa di fatto impostaci di nuovo dal proprietario, quando se ne sarebbe fatto ben a meno per visitare le cascate a nord di Rewa.

La vera ragione di tale renitenza, ci confidava il conducente che ritrovavamo con nostro piacere, era che la vettura più economica era sprovvista di licenza di guida con viaggiatori stranieri.

Tutta una serie di casipole avventizie , forse erette per giustificare l'appropriazione privata di lande pubbliche o governative, ci annunciava l ingresso nell'area montana di Gaddi Pahar, dove solo gli addetti cortesissimi dell'ashram di piante ayurvediche erano in grado di condurci al sito preistorico.

Era  disseminato lungo l' arida china precedente dove le rock shelters si affacciano sul fondovalle a distanza.

E bastato addentrarcisi,  che a iniziare dal decorso di un rivo tra massi e macigni, ci si è ritrovati in scenari ancora pleistocenici,  di sublime lividore solitudinario.

La  strada rovinosa  che dal plateau d'altura ci calava in discesa  fino a Ratanpur, precedeva quella scorrevole da cui  si distaccava sulla sinistra la deviazione per  Chanderi.

Lo precedeva la meravigliosa apertura fra i monti del fondovalle solatio del fiume Sons,  alla confluenza di un suo tributario.

Villaggio più bello di Chanderi è difficile da rinvenire nel Baghelkand o nel Bundelkand, talmente è affascinante il succedersi o il dispiegarsi dei suoi casolari sopra i più lievi rilievi  o nelle vallette in cui digradavano i loro declivi.

E il tempio, per raggiungere il quale, al termine di una viottola a destra, non  sarebbe nemmeno necessario addentrarsi lungo il villaggio, ed alle cui origini si riaffacciava la setta Mattamayura di cui avevo da poco visitato le vestigia nel distretto di Shivpuri, era di una bellezza arcana e di una singolarità delle più intriganti.

Un sikhara ne raccoglieva le vestigia attorno a un garbagriha circolare,  radiante  di pilastri sulle pareti esterne, in luogo delle proiezioni di badhras e rathas minori. Precedevano il garbagriha il vestibolo ed il portico d'entrata, di cui il basamento assecondava fino al'inserto della scalinata d'accesso la dimensione longitudinale, quanto i muri della jhanga si affusolavano in altezza fino al sikkara

 Il linga interno era la manifestazione suprema di un apparato pressoché aniconico., in cui i Mattamayura avevano forse espresso, più che altrove, la natura trascendente ogni forma dei loro culti.

Ma la chiave di volta del tempio me la forniva uno straordinario Kailash,  sintetizzandone nella sua simbologia la sua discrepanza di verso tra basamento e pareti e raccoglimento sommitale

"Non ti pare che evochi il linga e la sua yoni?

Rientravamo scollinando le alture precedenti via Govindgarh, per ritrovarci in un hotel più presto del giorno precedente. Per l indomani  chiedevamo lumi all'operatore turistico che ritrovavamo nella hall dell hotel.

V'erano pur sempre il forte ed il museo di Rewa, Govingarh e il museo di Tala, le rovine di un altro tempio Kalachuri in G-

Di sorprendente la sua richiesta di fornirgli foto del tempio di Chanderi, Non aveva forse ancora trovato il modo di visitarlo, benchè fosse uno dei pochi siti di rilevanza archeologica dell'area di sua pertinenza.

Si celebrava il giorno natale di Gandhi il di seguente, e questo induceva Kailash, e me alla sua stregua,  a prescegliere il sito, dopo avere trovato chiuso già il Museo di Rewa, assoldando alla nostra quest il giovane conducente di tuk tuk che già ci aveva condotto davanti alll'entrata del museo.

Era ben a prima di , sulla destra venendo da Rewa,  verso la quale dovevamo fare marcia indietro. ma ci accoglievano solo una distesa di rovine, sotto la sommità di qyuella che era stata l altura circolare di una qila, un tale spoglio in stato di abbandono che ha costituito in India  la mia tentazione più grande di terminarne un'opera di rapina secolare, che  a detta dell operatore turistico che ricontattavamo al cellulare, ha coinvolto soprattutto chi avrebbe dovuto essere di sorveglianza del procedere dei ladri.

In Rewa una lunga sosta, tra bancarelle di frutta dai vividi colori e  i negozi di abbigliamento per gli abitini da acquistare ai nostri bambini. Evitando di mettere piede per le mie sole rimostranze, in un adiacente King of fashion Hitler con tanto di inequivocabili baffetti.

Alla stazione degli autobus si saliva su un pullman che avrebbe dovuto essere di lunga percorrenza fino a Indore, e consentirci di  viaggiare su di esso fin quasi alle soglie di  Khajuraho, in Bamitha,

Dopo soltanto una decina di chilometri dall'avvio, sul  su e giù pencolante di quella che era il disfacimento della strada per Satna in ricostruzione interminabile, alle spalle di Kailash si staccava e cadeva per strada il  finestrino. Il bigliettaio ci diceva di non farci caso, Era in realtà il preavviso che di li a poco l autobus si sarebbe fermato senza poter più ripartire.

Trasbordavamo su altri autobus verso Satna , dove era già ad attenderci un mezzo di linea sostitutivo. Certo, pensavo nel contempo , che se di questo tenore fosse in  India anche la manutenzione degli aerei...

17 aprile 2014

 

 

 


 

formulazioni di ipotesi architettoniche sui templi di Khajuraho

 

 

 

E' l'intento di dotare mandapa, mahamandapa e prasad del garbagriha, di una finestra. balcone il cui sporto desse il massimo risalto alla visualizzazione  immagini delle divinità planetarie o del corteo delle saptamatrika preceduto da shiva Vidhabadra e conclusso da Ganesha  , che presiede alle architetture dei templi Lakshmana, Visvanatha, Kandarya.

Ma com era possibile senza sacrificare  rathas ai lati  del balcone che funge da badhra,  in tempi in cui era  normativo il tempio pancharatha, come si riscontra nelle pareti interne del garbagriha e nei tempietti minori superstiti di tali complessi panchayatana, che prevedono ancora almeno una pratiratha per lato a fianco del badhra centrale?

Non lo fu nei templi Laksmana e Visvanatha, in cui la badhra centrale addirittura cozza contro le statue di due upabadhra, che tali dobbiamo considerare i filoni di statue con cui collude, in assenza di un recesso intermedio. Fu invece possibile nel tempio Kandharya, in virtù della sua estensione saptaratha.

Che nei templi di Khajuraho le ratha  si tendesse più ad incrementarle che a ridurle,  rispetto al numero di 5, se non inducevano a ridurle ideazioni architettoniche predominanti  che in un primo tempo  non si riusciva a far valere altrimenti, lo può attestare la loro proliferazione fino a 7 o a 9 in templi minori o piccoli come il Duladeo o il Chaturbuja.


17 aprile 2015


Un delitto messo a tacere di Khajuraho

 

Di ritorno da Orchha e dal distretto di Shivpuri in Khajuraho con l umore depresso da un' infezione intestinale, dal ritrovarmi stesso nel suo accalappiamento che mi si ripresenta per strada , anche la gioia di rivedere Mohammad presso il chai shop del padre, volge nei cupi intenti di farmi da lui raccontare il delitto orrendo che è capitato in Khajuraho due mesi prima, alla fine di gennaio, quando io ero in Delhi e da lui, o da Ajay, me ne era pervenuto solo un concitato confuso referto.

No, la morte del bambino di otto anni causata da un ragazzo quattordicenne non era sto un incidente , un gioco od uno scherzo risoltosi in tragedia con la caduta nel pozzo del piccolo, e l’impossibilità di trarlo fuori.

Dal suo omicida il bambino era stato tratto tra i campi con l’allettamento di un piccolo regalo per fargli violenza, poi strozzato con l uso di una corda e gettato nel pozzo, dove era stato ritrovato a capofitto nella melma del fondo.

 It has been a rape” mi ha ribadito Mohammad. Il ragazzo più grande ci aveva provato già altre volte, con altri bambini, senza esito, mentre questa volta era riuscito a portare termine i suoi intenti. forse non l'avrebbe ucciso dopo avergli usato violenza, se il bambino non avesse minacciato di dire tutto ai familiari di lui.


 

L’immagine di come era stato ritrovato il bambino nel pozzo, al termine del suo prosciugamento, mi richiamava alla mente quella di verso opposto delle due cugine dalit violentate in un distretto dell Uttar Pradesh da un branco di stupratori,  mentre erano fuori casa di sera per evacuare nelle campagne. Tale immagine  ne aveva fissato l impiccagione ai rami di un mango, da cui pendevano mosse dal vento nell aria. con i piedi in giù irrigiditi distanti .  La loro uccisione era un crimine che aveva avuto una risonanza internazionale, mentre del delitto di Khajuraho era stato messo tutto a tacere in pochi giorni dentro i confini del tehsil.. Il ragazzo omicida era stato  rintracciato  alcune ore soltanto dopo la denuncia della scomparsa del piccolo assassinato effettuata dai suoi genitori, a seguito delle segnalazioni di coloro che l’avevano visto insieme alla vittima il giorno della sua uccisione. Botte e percosse della polizia l' avevano indotto a confessare  il suo crimine dopo  non molto, indicando dove si era potuto ritrovarlo al termine del prosciugamento del pozzo.

Ora stava nel carcere di Laundi, condannato a venti anni di galera,  la sua casa era andata distrutta e la sua famiglia, assalita,  era stata  costretta a mettersi al riparo trasferendosi altrove, mentre si voleva erigere un piccolo tempio sul luogo del delitto.

Giorni dopo, di ritorno in mia compagnia dalla strada verso Chitrai, dove Mohammad era stato felice di inoltrarsi con me nei campi e di abbandonarsi alle carezze che aveva sollecitato ad un suo  " caro, caro vecchio bambino",  ha salutato per strada un anziano olandese che non gli era particolarmente simpatico, mentre questi rientrava in hotel, dicendomi  che è uno che chiede ai bambini di fare sesso con lui.

E  ieri sera, di ritorno alla via che reca a Chitrai, essendo troppo tardi perchè ci recassimo fino a Bamnora, Mohammad mi ha chiesto che lungo la strada trovassimo la via dei campi.

C'era gente dove c'eravamo appartati la volta scorsa, e Mohammad ha preferito inoltrarsi un poco oltre. "Potrebbero pensare cose brutte su di noi" 

La sera che in India si fa subito notte già incombeva, poco è stato il tempo di rimanere in compagnia, abbastanza per sentirgli dire quanto gli piacesse stare li con me.  La gente di rientro al villaggio, o che lasciava i campi, non ci avvistava lungo la strada nelle vicinanze, un casolare con i lumi accesi e la sua gente dentro il cortile, genitori e bambini, si perdeva alla vista oltre una cuna.

Di notte,  Mohammad lo avrei immaginato nella mia stretta,  implorantemi come ancora un amico. "Rico, salvami, per mio padre e mia madre".

 

17 aprile 2015


 


Alle due e trenta di notte era Mohammad a svegliarmi, entrando nella mia stanza in cui mi ero appisolato sul letto. Dopo avermi apportato verso le sei di sera i biglietti ferroviari per me, lui ed Ajaj, si era rifatto vivo alle dieci di sera insieme con il padre, per trascorrere la notte a casa nostra, in ragione della partenza alle quattro del mattino del treno da Khajuraho per Kanpur , di cui è ben pratico, essendo Kanpur la sua città natale, dove ha trascorso l infanzia e la prima adolescenza precoce. Avremmo così evitato di doverci chiamare a raccolta durante la notte, ed il conducente del taxi, già contattato dal padre, avrebbe fatto capo solo alla casa di Kailash, che è più vicino alla stazione ferroviaria della dimora di Mohammad in Manjunagar.

Nonostante mi fossi assopito avevo modo di riordinare ancora le mie cose, di rivedere con lui al computer la pagina sul tempio Bithargaon del sito www.puratattva.in per condividere la memorizzazione del soggetto delle sue sculture in terracotta, prima che fosse l’ora della sveglia anche di Ajay , di caricare i nostri zaini sull’autorickshaw che era già sopraggiunto e di avviarci alla stazione.

Alla partenza io e Mohammad, come due ragazzini coevi, avremmo scherzato a lungo sul conto di Ajay, il nostro piccolo babbà, o mini vecchietto, da che il giorno avanti l avevo sorpreso tingersi i capelli, sotto lo sguardo assenziente della madre, per essersi scoperto qualche capello bianco-

“ Sai che è successo, Mohammad, Ajay si è guardato allo specchio e si è scoperto già vecchio, giusto il tempo di essere giovane solo per un’ora.”

Era bene che così fosse, dopo le tensioni che avevamo surriscaldato e stremato fino al giorno prima la mia mente , a causa dell'intrusività stessa dell’amato Mohammad nella mia esistenza che si costringeva in camera per finire di scrivere almeno il referto cronachistico dei miei viaggi recenti, delle contrarietà che tale invadenza suscitava in Kailash, che sentiva che lo preferivo ai suoi figli, nel concedergli e nel riservargli quanto a loro non era dato, nell uso del computer che preludevo a Chandu, o in quanto spendevo per assicurare al ragazzo un vestiario decente , nel condividere i pasti se uscivo o mi ritrovavo fuori con lui.

Nella sua diffidenza oculata nei confronti del fanciullo, anche perché è muslim, temeva che nonostante la sincerità del sui rapporto d'affetto approfittasse del mio amore per lui, per carpirmi l uso del computer o per distrarmi denaro, il che lo viene sospettando sul conto stesso di Ajay.

 

Sopraggiungeva poi il sonno, come mi sdraiavo nel vagone vuoto, che immancabile si gremiva di passeggeri al suo arrivo in Banda, secondo quanto Mohammad ci aveva predetto.

Oltre il transito della Yamuna saremmo arrivati in Gatampur ch’erano le 9,30 del mattino di una luminosa giornata di sole sulla piana gangetica, che al culmine della seconda metà d’aprile offriva alla vista le stoppie e la pula dei terminati raccolti.

Lungo la strada che congiungeva la stazione ferroviaria alla via di gran traffico che da Mahoba recava a Kanpur, (che avremmo attraversato e percorso attraversavamo seguitando, sulla destra, verso il parcheggio degli autorickshaw per Bhitargaon, ssituato sul lato di provenienza in cui ci eravamo affacciati sull’arteria stradale), depositi di calce e cemento ci ribadivano ciò che ci avevano preannunciato i camini di un seguito di fornaci ai lati della ferrovia, che si era in terra di ottima argilla per laterizi, ben lungi da rocce di arenaria collinari, con il che già si spiegava l’uso del mattone in Bhitargaon ed in Nibiya Khera

Per essere liberi di muoverci più a piacimento sceglievo di pagare solo il passaggio in autorickshaw fino a Bhitargaon, anziché il trasporto in ambo le località e il rientro in Gatampaur, avevamo tutta una giornata davanti, e che ci si sarebbe schiusa meravigliosa, nel visionare i templi nel fulgore del loro ammattonato

e della realizzazione in terracotta di sculture e rilievi ,

 

 

 

 

 

 

 

di ritorno in Gatampur ed ai suoi bazar ortofrutticoli quando il sole era ancora alto

, trasferendoci da una località all altra , nella fersa estiva, con il tuk tuk rimediatomi dai miei cari Ajay e Mohammad nei pressi del tempio di Bhitargaon, che stavamo lasciando, per ripartirne in autobus alla volta di Kanpur, e pervenirvi che non era ancora sera.

Fosse perché ero uno straniero, o perchè oltre che tale ero un uomo avanti negli anni ,dai capelli bianchi, con due incantevoli ragazzi al seguito, nell albergo che mi avevano reperito i parenti di Mohammad non c’era posto per me, lo trovavo invece presso l’hotel Ashoka, non senza che Kailash abbia dovuto rimediare al telefono ai guai che lo zio di Mohammad vi stava creando, assicurando che ero in India da ben dieci anni, come soltanto un avventuriero può consentirsi.

E ne saremmo usciti per un cicken byriani presso l oramai mitico Baba Biryani, di cui tanto si era discorso tra  me e Mohammad, da farne il nome della mia conversione alla sola vera religione dell India.

 

 

L’indomani iniziava a vuoto l’aggirarci per Kanpur , era chiuso per lavori, di lunedì, lo zoo, dai suoi cancelli e tornelli chiusi muovevamo verso un vicino Gange spopolato, lo lasciavamo per un Nana Rao park ed una memorial church, at all the souls dei morti dell' ìinsorgenza del 1857, che si rivelavano introvabili, a dispetto di quanto Mohammad mi si fosse detto e si mostrasse altrettanto sicuro di dove fossero, quanto ignorava del tutto la loro ubicazione, sviandomi e sviando i conducenti degli autorickshaw.

 

E dire che al mio computer egli era stato tutto uno sfoggio di zoom e di collegamenti con mappe ed insegne e immagini di edifici e parchi e ristoranti ed hotel di tabelle di prezzi e di interni di camere, per cui nemmeno mi ero curato di assicurarmi una mappa di Kanpur..

Al tempo stesso Kailash al telefono si mostrava era in preda a prostrazione mentale, ai turbamenti di un’insonnia agitata dagli incubi della sconvolta dalla sua angoscia per il futuro dei bambini, su cui era tornato a discorrermi con inquietudine prima della mia partenza, e che io avevo accresciuto con i miei turbamenti e vacillamenti crolli mentali, con l inaffidabilità, quanto alla permanenza del mio sostegno, che avevo fatto serpeggiare nuovamente con la mia instabilità mentale, soprattutto a seguito della mia minaccia che gli avevo espresso di fare rientro in Italia, se la sua sorveglianza gelosa della condotta di me e Mohammad mi costringeva alla scelta tra la sua e nostra famiglia ed il mio adorato ragazzo.

 

Si dava ora l’eventualità che dovessimo già interrompere il viaggio, perché io gli venissi in soccorso con il mio rientro? In colpa, come mi sentivo, per averlo fatto disperare nella possibilità di fare affidamento su di me, per il futuro dei bambini, con i miei squilibri mentali ed i miei stati di infelicità, benché ogni bene mi stia concedendo la vita, e se non avvengono sventure, solo i miei oscuramenti mentali o l inottemperanza del limite possano pregiudicarne la gioia

Volevo pur dirgli che la mia ansia di scrivere che mi faceva talmente indisponibile e indisponente, alieno all ascolto e ad intendere le sue necessità di ogni giorno, nasceva dalla sua stessa angoscia per il futuro dei nostri bambini, perché non altrimenti che con i miei report di viaggio e il loro proporli, credo ancora di potere recare soccorso a quanti qui amo e mi vogliono bene.

 

Tra le peregrinazioni a vuoto che causava la gaia leggerezza vanesia di Mohammad e la mia ansia su quali potessero essere gli esiti inconsulti dello stato d’angoscia mentale di Kailash, si produceva la miscela esplosiva della mia angoscia frustrata, quando ci ritrovavamo in albergo dopo un nulla di fatto, in una Kanpur di cui avevamo dovuto attendere fino alle dodici la piena ripresa delle attività il pieno risveglio.

A nulla valeva che Kailash si stesse riprendendo e mi esortasse a seguitare il viaggio, che avesse ritrovato in una guida il nome dell hotel in cui eravamo stati in Lucknow la volta scorsa, strapazzavo a tal punto la presuntuosità superficialità facilona del ragazzo (di cui io fidandomi inopportunamente, piuttosto sventatamente non avevo provveduto a fornire alcuna mia compensazione integrativa in Kanpur), che furente egli si ritirava in disparte su di una motoretta al di fuori dell hotel, Mi era evocativa di troppi fantasmi di miei studenti che la digitazione di un computer aveva esaltato di deliri di onnipotenza capacità di saper fare e sapere inconsistenti, di troppi suoi coetanei che in sella a una motocicletta si credeva di cavalcare il mondo in Khajuraho.

Il prossimo bersaglio della mia irascibilità sarebbe stato Ajay, che aveva mostratodi avere ben inteso in hindi dove fosse reperibile vicino all hotel un internet center in cui rintracciare nel web il recapito telefonico dell hotel di Lucknow per la sera seguente, mentre  rivelava  di non averne la minima idea mentre ci avviavamo per strada.

Facevo cupo ritorno in hotel sui nostri passi, ed era allora che i due ragazzini mi mostravano d'incanto di che tempra fossero, fors' anche perchè così messi alla frusta dal mio scoppio irrefrenato di esagitazione iraconda, e riprendevano riprendendo in mano per loro iniziativa la situazione, a quel punto di stallo Si incaricavano di uscire insieme per ritrovare un internet center nelle vicinanze, da cui erano di ritorno dopo qualche decina di minuti, una saletta in cima a delle scale cui metteva capo un ufficio, refrigerata di aria condizionata, in cui mostravo loro in quali siti che non fossero quelli di tripadvisor, che i recapiti telefonici degli hotel non li rivela per accaparrarsi l'intermediazione delle prenotazioni, erano rintracciabili almeno tre numeri telefonici che facevano capo all hotel.

Alla reception lasciavo che fosse il proprietario dell hotel, facendosi di noi garante, che prenotava una camera per la sera seguente, con apparente buona pace ritrovata fra me ed i miei due amati ragazzi.

In attesa, la sera, di dormire a casa della nonna di Mohammad, potevamo recarci a vedere nel tardo pomeriggio il tempio I K, proponevo . Starcene suoi ospiti l intero pomeriggio e la sera, prima di trascorrervi la notte, mi sembrava una dilazione eccessiva.

Proposta accolta, senza riserve, non fosse che solo quando ci eravamo già avviati in direzione del tempio distante, Mohammad si faceva scrupolo di dirmi che a casa della nonna non avrebbe funzionato il ventilatore, perchè per ore, nel suo quartiere,è sospesa di sera e di notte l erogazione dell energia elettrica- E dirmelo prima? mi spazientivo non più di tanto, al saperlo avremo potuto prenotare l hotel in Lucknow per quella stessa sera , trasferendocisi a dormire.

Che si accordassero, se era il caso di recarci ugualmente a dormire a casa della nonna di Mohammad, o al ritorno in hotel di prenotare una camera in Lucknow anche per quella sera.

I due ragazzi optavano prontamente per questa seconda soluzione, e così un riequilibrio sembrava raggiunto, non fosse che giunti al sito del tempio, di una fattura bancaria, nei suoi saloni inferiori, che rivelava le sue origini magnatizio- cementarie, Mohammad si mostrava afflitto da una mestizia che ne oscurava ogni gioia.

Me ne avrebbe rivelato le ragioni Ajay, illuminandomi forse la ragione di fondo della svagatezza di Mohamad, del suo mancato impegno nel farci da guida come era nelle sue capacità. Così non avrebbe potuto rivedere la nonna, che era la sola cosa che gli stava a cuore in Kanpur.

Sulla via del rientro un rimedio era ritrovato all'amato: scendeva dall autorickshaw quando eravamo in prossimità della casa della nonna, da cui ci avrebbe raggiunto in hotel, per ripartire insieme alla volta di Lucknow, in treno, provvedendo al contempo ad acquistare i biglietti.

E gli era ripromesso che saremmo stati in  Kanpur un giorno in più, consentendogli di stare con la nonna materna l'intera serata e la notte prima del definitivo rientro.

Prima di raggiungere l'albergo io ed Ajay provvedevamo a cenare al Baba Byriani, sulla via del rientro, Ajay consumando un altro cicken biryani, io un butter cicken squisito.

In hotel il proprietario assicurava al nostro rientro la prenotazione di una camera nell'albergo di Lucknow per quella notte,ed io e Ajay, raccolti i bagagli .restavamo in attesa di Mohammad.

Il mio adorato fanciullo insieme con lo zio era di ritorno raggiante di gioia, talmente l incontro con la nonna l'aveva trasfigurato reso felice, dopo che lo aveva preceduto una sua telefonata , in cui ci diceva che non era il caso di prendere il treno, ma un autobus, poiché era in partenza un treno locale che avrebbe impiegato non meno di tre ore a percorrere i 73 km di distanza che intercorrono tra Kanpur e Lucknow, né insieme con lo zio aveva trovato tempo e modo di procurarsi i biglietti.

“ No more tension, Rico, forget all, forget”

Lo zio ci accompagnava in moto fin che l'autobus non era pervenuto nella periferia sterminata di Kanpur, all 'inizio di un viaggio che avrebbe richiesto ben oltre le tre ore di viaggio per giungere a Lucknow quando era già passata  la mezzanotte, a seguito dell intasamento di auto e camion e pullman all'arrivo nella capitale, che avrebbe costretto l autista a invadere per più tratti le opposte corsie.

Sull'autobus benchè fossimo accalorati e sudati Mohammad mi si rannicchiava accanto in cerca di amorevole dolcezza , ed io mi estasiavo di avere il suo capo sulla mia spalla che si porgeva alle mie carezze e ai miei baci. della sua capigliatura Ma a rovinare il nostro idillio di confusi sudori era Kailash, quando lo contattavo al telefono, e gli dicevo che con me ed Ajay era venuto in Lucknow anche Mohammad, e che tenuto conto che egli non abbisognava più della mia presenza, avremmo ritardato di un giorno il rientro in Khajuraho, per consentire al ragazzo di stare più a lungo con la nonna, e terminando al contempo la visita di Kanpur.

La sua voce si è inasprita salendo di tono fino al grido. Non bastava che provvedessi per lui  a ogni spesa per il viaggio, dovevo anche per assecondarne fin a tal punto le esigenze di un ricongiungimento familiare? Accanto a me ill ragazzo poteva sentire ogni sua parola, ed io gli cedevo il cellulare, perchè Kailash stemprasse con lui i suoi dissapori.

 

Ed in Lucknow la mia tensione stremata , all'arrivo nello squallore notturno dei suoi borghi periferici, si sarebbe rivelata la messa a nudo di nuovo dei nervi scoperti della mia irascibilità, nelle manifestazioni più livide dei suoi conati violenti.

E' bastato che il conducente del tuk tuk mi lasciasse supporre che intendeva menarci in giro per Lucknow verso un hotel diverso da quello dove Mohammad ed Ajay gli avevano chiesto di condurci, che è salito in me l'impulso di serrargli la gola con un braccio dal sedile posteriore, minacciando di strozzarlo se faceva altrimenti.

L'hotel era situato in Charbagh, in un'area trafficata e affollata nei pressi della stazione ferroviaria, dove ancora a  notte inoltrata, nel gran chiasso che sortiva dalle sue bettole aperte e dall'unirsi del latrato dei cani allo sferragliare di auto e treni, la vitalità rumorosa della città si mescolava al era tutt'uno con il degrado dei rifiuti sparsi dappertutto per strada.

L'hotel era in restauro,  e ad ogni piano e stanza alternava la sua fatiscenza pregressa alla incompiutezza dei baratri del vano dell'ascensore e delle calcinature dei lavori in corso, in un'ascensione di piano in piano sino al misero recesso della stanzetta con bagno senza latrina occidentale che ci era riservato, e che ci sarebbe stato permutato con una camera sottostante più accogliente ma più immersa nel clamore del traffico, ch'era il precipizio ulteriore della mia mente in una mortificazione deprimente. Era dunque per fare ritrovare Mohammad ed Ajay in un simile ambiente, così deprimente e surriscaldato di afrori e di suoni, che avevo eluso la casa della nonna di Mohammad, e con essa il suo sguardo e il suo giudizio?

Quegli uomini poi ad attenderci alla reception in tuta e canottiera tra sparsi materassi, e che avevano il solo riguardo formale di non volere accogliere la mia istanza a che rinviassero all indomani mattina la mia compilazione e consegna( recedere dall istanza di farmi compilare prima di consegnarci la stanza )di un modulo di oltre due pagine, benchè avessero già fotocopiato gli estremi del mio passaporto, su cui gocciolava indecorosamente il sudore di cui ero madido stremato.

E ad esasperarmi fino al tracollo, sarebbe stata la richiesta ulteriore di Mohammad di usare il mio cellulare per telefonare alla madre, quando lo stesso Kailash, la mattina avanti, mi aveva messo in guardia dal non consentire che i due ragazzi se ne servissero per risparmiare ogni costo d'uso del proprio.

Ritrovatici in stanza svuotavo il cellulare di scheda e batteria e lo scagliavo in un angolo, lasciando i due ragazzi esterrefatti, in silenzio,alle  con le mie escandescenze su come in India, io straniero, io sia soltanto uno da derubare e asservire.

Quindi mi distendevo vestito sul materasso che era stato aggiunto al letto a due piazze, voltandomi verso la parete in stato di confusione e vergogna, mentre a poco a poco i miei due ragazzi si riprendevano, facevano la doccia e si accomodavano a letto, senza fare rumore.

Quando avevo infine l'animo di tornare a voltarmi verso di loro, trovavo Ajay già immerso nel sonno più profondo entro il clangore del traffico che risuonava*( si ripercuoteva) nella stanza, Mohammad ancora insonne che mi rivolgeva lo sguardo.

Mi aiutava a riprendermi , a ritrovare la bibita di cui mi dissetavo, senza che accondiscendessi darmi per inteso a fare una doccia per rinfrescarmi, secondo il suoi invito, lui che ora mi parlava dal bordo del letto, io che giacevo sul materasso ai suoi piedi, tenendo nelle mie le sue piccole scure mani adorate, che baciavo e ribaciavo con un trasporto d'ardore di cui non poteva avvertire nella sua natura ancora di ragazzo, l'anelito a baciarlo in tutto il suo essere fin nella sua intimità più profonda.

Restavamo così fino alle quattro, discorrendogli di come la mia follia e quella di Kailash si alimentassero reciprocamente, che era già un gran sollievo che non ci portassero più a colluttazioni e che a rari scontri, e che per parte sua non doveva attendersi che certe situazioni non si ripetessero più, solo( il lenirsi )l'attenuarsi o il diradarsi delle manifestazioni.

Lo so già mi diceva il ragazzo, come tu sei, che come un ventilatore la tua mente ora si riscalda ora si raffredda. Ma occorre controllarla, mi ripeteva, evitare la troppa tensione.

Gli soggiungevo che in realtà le mie esplosioni mentali era già scoppi controllati, rispetto a quanto di orribile era in me incandescente, e che mi rifiutavo di ridurre le mie crisi a disturbi mentali. Per uno straniero in India molte cose sono inaccettabili che per un indiano non lo sono, e si danno situazioni insostenibili, per come può essere considerato dalla popolazione locale.

“Le mie reazioni non vanno bene, perché sono esagerate, ma nascono dal fatto che capisco la verità”

La verità che rende folli, più che liberi, mi sarei ripetuto più volte il giorno seguente.

Quanto a Kailash , non potevo più tacere al ragazzo (che  doveva tenere conto) della patologicità delle sue disposizioni d'animo, che egli a lui guardava pur sempre come un hindu guarda a un muslim, che doveva avere le debite avvertenze quando si fosse ritrovato di nuovo in casa a casa mia, a che Kailash non potesse muovermi il rimprovero di privilegiarlo a danno dei suoi figli.

Mohammad mi si faceva avanti e si professava pronto a sacrificare la nostra amicizia, pur che fosse salvo il mio rapporto con la famiglia di Kailash, a rinunciare a ritrovarci a casa del mio amico, per vederci soltanto all esterno, del che lo scongiuravo che nemmeno ci pensasse, Kailash non nutriva solo queste disposizioni d'animo nei suoi riguardi.

Gli ricordavo quello che credo gli avessi detto di lui già sull'autobus, come al rientro del nostro viaggio nel distretto di Rewa mi avesse sollecitato a fare anche a lui il regalo di una maglietta o di una camicia, dopo che l'avevo fatto per ognuno dei suoi figli.

E la sera prima che partissimo, mi aveva detto che se era per l onere dei costi del viaggio che avevo delle traversie mentali, - dopo che gli avevo fatto presente che non mi contrariavano le spese che sostenevo per la sua famiglia, ma che non potevo certo dirmi felice, se ogni minimo viaggio in India mi costava quanto un rientro in Italia, perchè dovevo provvedere oltre che ai costi del viaggio anche al sostentamento di lui e dei nostri cari e ad ogni spesa domestica in mia assenza- lasciassi a casa Ajay, e partissi pure con Mohammad soltanto

Del resto c'era del vero, in quel che pensava  quanto ad Ajay che ci dormiva accanto. Era successo lo stesso quando era stato ospite della nostra casa il figlio della sorella, il giovane Ashesh, che per la sua viva intelligenza aveva finito per eleggere a mio interlocutore privilegiato rispetto ad Ajay, di cui avrebbe dovuto far lievitare le capacità mentali, mentre ne aveva fatto invece il complice della sua negligenza.

“Mohammad lo sai bene, come io tendo a chiedere ogni cosa a te, perchè tu hai più interessi e ti fai più domande. Aiutami a chiamare in causa ogni volta anche Ajay, alla tua stessa stregua”

Quanto il mio mirabile Mohammad avrebbe conservato ogni cosa nel suo cuore, l'avrei accertato già l' indomani, durante il resto del viaggio.

In merito  alla sua famiglia, mi diceva che il padre mai a nessun altro che a me avesse concesso in affidamento suo figlio, solo a me aveva riposto fiducia, ed aveva concesso di partire con lui

Tenendo le sue mani nelle mie, lo pregavo di riferirgli al rientro per questo la mia gratitudine immensa.

 

Perdonasse intanto i miei vaneggiamenti sugli indiani nei riguardi degli stranieri, pronti a prendere a loro di tutto in tutti i momenti buoni.

Si era fatte le quattro di notte, ed il mio ragazzo la cui anima era tutta raccolta a me di fronte, sentiva finalmente l intorpidimento del sonno, e si congedava perchè a mia volta potessi assopirmi.

 

Lasciavo dormire fino al loro proprio risveglio Ajay e Mohammad, perchè il sonno liberasse loro la mente da ogni sconvolgimento o sedimentazione triste del giorno avanti.

Un saporito chola bathura in una locanda accanto, avrebbe schiuso l inizio di un meraviglioso giorno in Lucknow, al Bara Imambara,

 

e Chota Imambara, che lasciavamo a pomeriggio inoltrato per recarci alle rovine della Residency e degli altri edifici in cui i britannici per 148 giorni finirono assediati durante l uprising del 1857

 

 

 

Già il giorno avanti avevo infittito le mie domande a Mohammad di matrice islamica, su quanta fosse percentulmente la componente islamica di kanpur, e se fosse di maggioranza sciita o sunnita.

Il conducente dell'autorickshaw che ci aveva condotto al Bara Imambara ci aveva detto che in Lucknow il 95% della popolazione era di fede islamica, e quasi integralmente sciita, come i nawab che ne erano stati i signori, mentre per Mohammad i muslim erano oltre il 70% della popolazione di Kanpur, e in stragrande numero di osservanza sunnita al pari di lui.

Nel Bara Imambara sapeva dirmi di tutto con pathos partecipe sull imam Hossein e sulle circostanze dettagliate del suo martirio in Kerbala , e di come avesse coinvolto i suoi familiari, cinque quante le dita della mano che credevo evocasse Fatima, con al posto del rilievo del palmo l'otre dell'acqua che a loro era stata negata, solo che si rivelava un abbaglio immaginare che il suo cuore travalicasse per questo odi settari.

Era convinto che durante il moharram dalle ferite degli sciiti fuoriuscisse sangue fetido, ed anche in Manjunagar l'aveva raggiunto la faglia degli attuali antagonismi nelle loro atrocità più aberranti, per cui come adoratori di satana erano suoi nemici gli yazidi di cui i sunniti del califffato islamico hanno intrapreso lo sterminio, e la loro difesa da parte degli sciiti un motivo ulteriore di ostilità nei loro confronti.

“Ma mi sai dire Mohammad, perchè mai solo gli sciiti e tutti quanti gli sciiti hanno un sangue maleodorante...

La verità, mi diceva Mohammad, fugando dal cuore il retaggio di certi miti diabolici, è che noi musulmani , sciiti e sunniti, non facciamo che odiarci combatterci e ucciderci.

La sera già imbruniva Lucknow, e neppure le difficoltà a rifornirci di contante a un qualsiasi atm, mentre non avevo nel portafoglio nemmeno un migliaio di rupie, per cui eravamo costretti a vagare di quartiere in quartiere, potevano perturbare più di tanto la felicità di ritrovarci in rickshaw ove più si affollava tra negozi e locande la gente di Lucknow, tra luminarie scintillanti e vetrine rutilanti, i fasti sgargianti delle mussoline locali e i gioielli delle oreficerie, gli spacci di kebab e le rivenditorie di competion books.

(eppure , oltre la cena in un locale particolare in un vicolo, che era in grado di approntarci tutte le specialità di pane richiesto, e l’acquisto di due t-shirt ben due volte extra-large, ne accadevano di cose sgradevoli o dolenti (spiacevoli), il tentativo antecedente malaccorto, per scherzo o sul serio, di Mohammad che era eretto di dietro sull’autorickshaw, di distrarmi rupie dal taschino della camicia, su cui per buona grazia sorvolavo, l impedimento che frappovevo ad Ajay, sopraggiungendo nel negozio sovrastante dalla strada in cui mi aveva detto di attenderlo, di spendere 370 delle 500 rupie lasciategli dal babbo per una t-shirth, tutta la frivolezza ancor più di Mohammad, alimentata dall'acquisto di camicie e magliette da parte dei suoi familiari in Kanpur, la sua esibizione in stanza, sul materasso su cui aveva scelto di dormire sul pavimento, adorabile e straziante per ciò che inscenava, che era quanto riusciva ad evocare cui potesse appigliarsi nel sentirsi qualcuno nel mondo, il mio richiamo a che lui ed Ajay tentassero di utilizzare il più possibile il loro cellulare  per non lasciarmi come quella sera, all uscita dalla residency, nella necessità di farmelo ricaricare da Kailash in Khajuraho, l immusonirsi a sorpresa nei miei riguardi di Mohammad, per avergli semplicemente detto che se mancavano 250 rupie a quelle che gli aveva lasciato in tasca il padre, facesse ben presente a costui ed alla madre che non mancavano perché io gliele avessi richieste, ma perché se ne erano serviti i suoi familiari di Kanpur, la conta delle rupie nel portafoglio che rimettevo nello zaino, per ritrovarne 500 in meno del previsto, al risveglio seguente dal sonno in cui mi ero immediatamente assopito come Ajay, mentre nella notte Mohammad era rimasto da solo a vegliare in stanza  fino alle quattro)

Il rientro in Kanpur avveniva comodamente in treno, prendevamo una stanza solo per due nello stesso hotel precedente, essendo inteso che Mohammad sarebbe andato a dormire dalla nonna, e giusto il tempo di uscire in strada per andarci ad accomodare nel vicino Pewari Restaurant per uno spuntino, che iniziavo di nuovo a sovr-alterarmi.

Mi infastidivano le lungaggini per imbandirci un semplice vegetal sandwich( panino di verdure), e ancor più che un anziano per strada, avendo in me avvistato uno straniero, si fosse immediatamente fermato e vi si ostinasse in attesa di un’elemosina.

Mohammad non mi aveva assicurato che nella sua città non vi sono mendicanti?

Alla stazione ferroviaria l’uscita prescelta mi aveva sviato e fatto dimenticare di chiedere una mappa della città, per vedere nel pomeriggio i luoghi dell insorgenza del 1857 che mi restavano ancora da visitare, Pertanto chiedevo a Mohammad ed Ajay di fare ritorno in hotel, dove mi precedevano, per chiedere insieme ragguagli a proposito dei siti e su come raggiungerli.

 

Lungo la strada, di fronte all’hotel, dove ero rimasto attardato, un ulteriore uomo mi fermva ed interpellava per chiedere la carità, ed io ne ero talmente adirato perchè vi era stato indotto dalle mie sembianze di straniero, che strillavo di disappunto.

“ Dunque in Kanpur non esistono mendicanti, eh, come mi avevo detto” giravo e rivoltavo la mia protesta nei confronti di  Mohammad, che stizzito mi replicava

“ ed io che posso farci””

Stava intanto consultando una cartina con il gestore e proprietario diafano dell hotel, e sembrava intendere a menadito come per la Gandhi road, nel cantonment, fosse raggiungibile la Memorial church, proprio poco oltre il Canwpore club, a poca distanza si situasse lungo il corso del Gange il Satiuchaura gath, sito di stragi di britannici lungo il corso del Gange, ed in un tour circolare si potesse essere di ritorno al Nana rao gath, che restava poco distante dall' hotel.

Uscivamo, sembrava rinfrancati, ma quando al punto di sosta degli autorisciò, per recarci alla Memorial church invece di avvalersi delle informazioni avute,  il ragazzo estraeva dal mio zaino, che recava Ajay,  un opuscolo illustrativo di Kanpur per mostrare al conducente del rickshaw un’immagine della Memorial Church, ciò bastava perché montassi su tutte le furie.

Che facessimo ritorno in hote, perchè si facesse rispiegare tutto, e ripartissimo con le cognizioni acquisite,

Sapevo benissimo come ovviare e giungere da solo a destinazione, mi mancavano solo i punti di orientamento per intendere in che direzione muoverci, ma ciò che volevo era che lui vi ci portasse, in virtù della sua conoscenza di Kanpur e delle abilità a destreggiarsi che gli conoscevo, su di lui puntando gli occhi come su una piccola guida che stavo addestrando per il bapuculturaltours. Solo che il mio sdegno per la sua indisponibilità a investire tutto se stesso nell impresa richiesta, mi faceva andare ben oltre il segno

“ Fino a dieci anni sei rimasto in Kanpur, e non sai della Ghandi road… essermi affidato a te è come ricorre a un lapka a Khajuraho.. Quanto devo starci in Kanpur, per visitare tre posti, grazie a te, quattro giorni?”

(Sapevo e sentivo e )Provavo in ciò la soddisfazione di avere portato a compimento nei suoi riguardi lo sfogo ingiurioso,  che covavo dentro,  di mortificarlo a lapka della sua città mirabile, in cui, come il giorno avanti in cui era salito e disceso da un tuk tuk girandogli intorno, e irritando e strabiliando per la sua impertinenza indiscreta il conducente e una guardia, egli si compiaceva di mostrarsi “ il piccolo amico di tutto il mondo” a conoscenza di tutti e di tutto, senza che potessi più contenermi che giunto a tal punto?

“ What can I do?- la sua solita solfa ,ora giustificativa-) se non ho avuto modo di conoscere nessuno di quei posti!- mi gridava contro rannicchiato in un angolo, prima di precedere me ed Ajay all uscita e di  appoggiarsi sulla solita moto.

Ajay(  di fatto) mi aveva accompagnato in silenzio,  preludendo all' esito del contrasto insorto.

Ora al vedere Mohammad così arrabbiato per la mia arrabbiatura, la mia ira raggiungeva il furore.

Ajay aveva già fermato un autorickshaw per recarci alla Memorial church-

“ Così sei adirato, so you are angry, eh? Bene, ora scelgi, con me ed Ajay o dalla nonna”

“ My grand mother “ replicava d’istante, ed io, come ad una sferzata salutare, per il gran male che faceva “ bene, ora vai dalla nonna, ed io e Ajay muoviamo da soli. See you later , a questa sera”.

E con Ajay procedevo senza di lui verso la Memorial church.

A poco poco, tra istituti scolastici e prime postazioni militari, si diradavano il frastuono ed il traffico

e ci siamo ritrovati in un'altra Kanpur, immersa nella quiete e nel silenzio tra grandi distese di verde, ove iniziavano a fare la loro comparsa chiese ed edifici religiosi , tra ulteriori scuole e quartier generali.

La mia mente sotto shock si ritemprava, accanto ad Ajay che osservava meravigliato e mi assisteva in silenzio.

La Memorial church ci sarebbe comparsa solo dopo avere proceduto a piedi oltre la chiesa di Sant Aloysium dove si era arrestato il conducente del rickshaw, bella e remota nel suo fulgere gotico-romanico. Era stata edificata nel 1871 in un caldo ammattonato profilato di arenaria, ove nella facciata aveva la sua schiusa un grande rosone. Archeggiature cieche recavano luce all interno a tre navate e al presbiterio concluso da un'abside, mentre un portico dava accesso di lato alla sacrestia. Retrostante si stagliava oltre un giardino una galleria di arcate gotiche al cui centro era un angelo di pace, alla memoria di tutte le vittime dell'insorgenza del 1857.

Un sacello laterale raccoglieva le salme di una settantina di militari caduti in Sheorajpur dopo essere scampati ai massacri di Kanpur,  un cippo poco distante evocava l 'eccidio sul posto di british wheelers

Io ed Ajay stavamo finendo di discorrere con un custode allontanandoci, quando ci raggiungeva la telefonata di Mohammad, un Mohammad che già era volto al sereno e si era pacificato, e che chiedeva di rivederci in hotel verso le nove di sera.

Ci riservava ben poco il Satiuchaura gath, se non l'evocazione degli agguati e dei massacri dei britannici tra quei fondali e quelle diramazioni del Gange, di cui avevo avuto modo di leggere la ricostruzione letteraria di Guido Gozzano nelle sue pagine dedicate a Cawnpore di Verso la cuna del mondo, ancor meno il Nana rao bagh, se non la chiusura circolare del pozzo dove erano stati gettati i cadaveri di donne e bambini inglesi atrocemente stuprati e massacrati, e dove ora dei giovani si intrattenevano in gioco.

Sulla via del rientro nel vicino hotel consumavano uno spuntino io ed Ajay, restandoncene in camera fin verso le nove, quando ci decidevamo a discendere nella sala d'ingresso dell hotel in attesa di Mohammad, cui avevamo richiesto invano, dal parco, di rifarsi vivo in anticipo

Egli sopraggiungeva fresco d'incanto verso le 9,15, con un amico al seguito non meno elegante e di viva bellezza.

Aveva già cenato e si era già cibato di cicken biryani presso la nonna, ma ci chiedeva di accompagnarci lo stesso insieme al suo amico al Baba Biryani, dove si sarebbero limitato a ordinare un lassi o poco più per stare in nostra compagnia.

Subodoravo quel che poteva succedere, ma ero di una cortesia accomodante.

Al baba byriani di fronte al menu, dopo avermi chiesto che cosa poteva ordinare ed essersi sentito rispondere che poteva scegliere quel che voleva, lo vedevo e lo sentivo indugiare a voce sui vari kebab di poco costo, ma all'arrivo del cameriere, dopo che io ed Ajay avevamo ordinato due chicken biryani, si sfrenava nell ordinarne anche uno per sé e per l amico.

“ char chickem boryani”

Mi facevo mortuario mentre consumavo la mia squisita razione, e quando anch'egli aveva già messo in disparte il suo piatto, gli chiedevo

“ E' stato veramente buono?

“ Squisito”

“ Bene . Mohammad, ci sono circostanze della vita che sono una prova. Dimmi, cosa credi che penserebbe di una situazione del genere ora Kailash, che per poterci lasciare andar via è costretto ora a mangiare con i suoi bambini in Khajuraho pane e verdure?

Mohammad, senza più altre parole, che un “ oh, sorry, ora capisco”, invitava l'amico a recarsi con lui al lavabo e ci lasciava in un battibaleno.

Rientravo con Ajay in tuk tuk nel clangore notturno, ed eravamo lasciati lungo un strada di scorrimento del traffico che dovevamo traversare tutta prima di ritrovarci nella via laterale che portava all hotel.

Bastava che mollassi per un secondo la presa del braccio del ragazzo, per ritrovarlo troppo avanzato rispetto al bordo dello spartitraffico, esposto ad un auto che stava investendolo,

Lo ritraevo in tempo, ma la mia mente era scioccata,

Nella camera d'albergo a sconvolgermi totalmente sopraggiungeva una telefonata di Kailash, per sincerarsi delle nostre condizioni.

E se invece di rassicurarlo, avessi dovuto trovare la forza di minimizzargli l'accaduto al figlio, o di tacergliene  la morte, quando era stato affidato a me in custodia?

“ Ajay? È sceso alla reception ad ordinare da bere. Ora è risalto in stanza.

“ Posso parlare con lui? "Mi chiedeva Kailash, che anche al telefono sa vedere tutto di me intimamente,

“ Eccolo accanto, che te lo passo” potevo dirgli con altrettanto sollievo quanto con angoscia immutata

Sopraggiungeva di li a poco una telefonata di Mohammad che passavo ad Ajay.

Doveva richiamarmi due, tre volte, prima che accettasi di rispondergli

” Sei forse arrabbiato con me?

“ Sei stato pregato più di una volta di venire prima delle 9. Lo stesso tuo zio ci aveva detto di non stare fuori e far tardi la notte. Ajay haa rischiato un incidente grave” ed ho riattaccato.

Per quel suo amico, di nome Nour, azzimato come ne ho visti e conosciuti a bizzeffe di ragazzi arabi dello stesso stampo, altrettanto succubi di ogni moda occidentale come pronti a sgozzarti come infedele, dal sangue che puzza.

Solo oltre le due di notte , il sonno aveva la meglio sul mio sgomento attonito.

L'indomani era apparentemente per Mohammad già un altro giorno, pronto a ripresentarsi di primo mattino nella hall dell'albergo con devota e inalterata amicizia, nel fresco splendore di tutta la sua fragrante bellezza di adorabile fanciullo. Recandoci la novità che dopo la visita dello zoo non sarebbe stato di ritorno in Khajuraho con me ed Ajay, ma che avrebbe protratto la sua permanenza in Kanpur presso la nonna fino alla settimana seguente,

Una prima colazione, poi la Memorial church, secondo i voti dello stesso Ajay che ne era rimasto incantato.

Lo stesso Ajay , che Mohammad secondo le mie indicazioni notturne nella stanza d'albergo di Lucknow, mi sollecitava a coinvolgere nelle nostre iniziative, ci consigliava di protrarre la corsa in tuk tuk, al rientro, fino alla stazione ferroviaria dove avremmo potuto comperare i biglietti del treno per il nostro ritorno in Khajuraho.

Nella minuta rivendita, poi lungo le arterie del centro, fino alla ripartenza per lo zoo, di ogni negozio Mohammad indicandoci le merci di cui era solito fare acquisto, fossero le tele cickan o le babbucce, il caro ragazzo aveva modo di ostentare tutta la disinvolta padronanza della sua Kanpur che ve lo faceva davvero il piccolo amico di tutto il mondo, con la stessa sicurezza con cui nello zoo sapeva anticiparci gli animali del prossimo recinto, talmente tante erano state le volte che vi ci si era recato da solo, o con il padre, come nelle circostanze di un fuggi fuggi generale, perchè da una recinzione era evaso un leopardo-

Era favoloso ritrovarci tra orsi e rinoceronti, e ippopotami e cervi e tigri, di cui tanto avevamo celiato  immaginativamente, a simulare di rabbrividire di fronte ai simulacri  di dinosauri di cui fingevamo  di volgere in fuga.

Un venti, un venticinque, un trenta per cento, oramai, l'area dello zoo che eravamo riusciti a visitare, mentre il tempo passava, ed io seguitavo invano ad insistere ch'era il caso oramai di volgere all'uscita.

Mohammad se ne faceva una ragione solo quando erano già le 2,45, mentre la partenza del treno era prefissata per le 16,20. Iniziava  allora, inquietantemente,  a chiedere dove fosse un'uscita che io immaginavo che sapesse di certo dove stesse, supponendo che ad essa ci avesse volto quando era già ben vicina.

In realtà, camminando di gran passo, senza che nemmeno potessimo consentirci una sosta a una toilette, solo quando erano già passate le 13, 20 rivedevamo l'ingresso e i tornelli, mentre alle spalle del ragazzo le mie lamentele iniziali, sospirose, erano divenute dichiarazioni di apprensione, velati rimproveri, una sequela di contumelie e improperi che gli avevano fatto temere che volessi picchiarlo.

“ Grazie, Mohammad,  di obbligare ora  me e Ajay a fare ritorno in autobus,  a stare di notte in Mahoba...Ecco quello che capita, quando si pensa solo a se stessi, a divertirsi di stare allo zoo,  invece di considerare le esigenze degli altri....

L'uomo della vetturetta su cui salivamo, per affrettarsi a partire rinunciava a bere una parte del suo the che gettava sul selciato , ma era Mohammad, che ritrovando sotto le mie sferzate il suo meglio, meravigliosamente sapeva indicargli la via meno lunga per raggiungere l hotel  quando erano ancora le 15 e 50, restandone poco distante la stazione ferroviaria, che si faceva carico dei miei bagagli lungo la rampa che portava alla piattaforma del treno in partenza,  che vi ci accomodava me ed Ajay sui soli due appostamenti rimasti ancora liberi, che mi assicurava da bere prima della partenza-

“ No, non è vero che io pensassi solo a me stesso, volevo farvi vedere quanti più animali fosse possibile”

Supplicandolo di non volermene per la mia mente, il mio piccolo immenso amico, ritrovato di nuovo, avevo modo di stringerlo tra le braccia e di carezzarlo e baciarlo, anche li alla partenza, che sarebbe avvenuta con un ora di ritardo,

Un'ora che gli sarebbe valsa a brillarvi di nuovo, tra gli astanti , come il piccolo amico di tutto il mondo che vi era in partenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

i miti diabolici di mohammad

 

 

 

 

 

 

…………………………………………………….

 

Che disperazione, ad ogni rinsavimento, constatare di vivere la condizione più felice che mi si potesse concedere, di essere in India con non uno, due magnifici Kim al seguito , amorosi e comprensivi, e trasformarla in un inferno per i miei parossismi mentali, l’atrocità reattiva di ogni mia percezione esagerata ed esasperata della verità dei fatti, che la perturbava in follia iraconda.


 


 

Dolore Mentale
MERCOLEDÌ 6 MAGGIO 2015

 

dolore mentale

 

 

Il risveglio è avvenuto più tardi del solito grazie ai farmaci che sto assumendo. Ma a quale luce del giorno per la mia mente? riemerge  dalla memoria, del giorno precedente, il cordoglio di cui sono stato partecipe era per il giovane deceduto in un autobus precipitato da un ponte, con altre 50 vittime,  che abita ancora tre case più avanti rispetto  alla mia. Solo che la mia mente, senza più controllo, ha ingenuamente fatto partecipe l’amico di che è capitato nella famiglia della nani materna di Mohammad in Kanpur, dicendogli dello zio che viene quasi alle mani con il fratello e nega alla madre i soldi per recarsi a Kajuraho con Mohammad, e l’amico  vi si è sorprendentemente immischiato per telefonare al padre del ragazzo, per dargli i mezzi per far rientrare il figlio, per proporsi egli stesso di ricondurlo a casa. Con che serietà d’uomo, con che lucidità di intenti superiori,  all’apparenza, in realtà pur di fare a pezzi ogni relazione tra me e Mohammad, spezzare con il suo grugno di Varaha ogni mia relazione possibile con una famiglia islamica… sicuro di avermi in pugno come il suo schiavo,  nella ragnatela  di servigi che mi ordisce intorno ogni giorno… ……il mio disgusto mette mano al telefono, lo riattacca prima di sentirne la voce,  lascia che lui chiami due volte prima di contattarlo, di mentirgli che tutto va bene, che mi sono sbagliato con i tasti nel ricorso al cellulare….è intanto una luce meravigliosa quella che filtra dalle finestre, che irrora il cortile, la gioia di Poorti ed Chandu intenti nei giochi,  che lambisce in cucina Vimala e Ajay…, il ragazzo mi reca le fette farcite per colazione, al che mi riprendo rialzo dai miei risorti fantasmi sterminatori intenti risorti di sterminarli tutti, rimetto mano alla mia attività al computer,  prescelgo i testi della rassegna quotidiana per i miei amci in faceboook,  sul grido di orrore  degli yazidi, la filosofia come cognizione del dolore, la salvezza per tutti concessa al centurione Cornelio.

Mi sto accingendo a  riallineare gli a capo dei testi  su clandestini e migranti,  su quello sguardo che sa vederne una risorsa , sull’ invocazione che nessuno tocchi i rifugiati, nelle Supplici, ce lo insegna Eschilo,  quando mi raggiunge una telefonata di Mohammad tramite il cellulare dell’amico.

Si scusa di dovermi chiedere tre giorni di proroga per il suo rientro,  la nonna ha il diabete e dovrà essere con lui dal dottore domani, al che io gli rispondo  che non ha ragione di scusarsi, che sta a lui ed ai suoi decidere come e quando fare ritorno, solo che pensi anche alla scuola,  mentre lui mi rassicura che non c’è problema se per comunicare tramite Kailash con il padre,  ho reso Kailash partecipe delle miserie familiari che mi ha confidato,  parlandomi dell’amico, di  Chandu, di Poorti ed Ajay, come oramai di membri della sua famiglia gli mancano tanto, al pari di me,… non è vero come supponeva Kailash, facendone un mentitore astuto,  che egli ritardi di fare ritorno per prendere parte a una festività islamica che avverrà il 13 di maggio, come mi informa,  ben oltre la data in cui lascerà comunque Kanpur, solo che io non mi farò scrupolo, vengo intanto pensando,  di non stare certo ad attenderlo, e di rendermi assente per un viaggio in corso  al suo ritardato rientro..

Mi distolgo infine dal computer,  stremato da  quante imperfezioni e improprietà e leziose goffaggini rendano interminabile anche la mia ultima improba fatica descrittiva di un tempio hindu,  e  Chandu mi appare sortire nudo da sotto la lastra posta sul pozzetto dell’acqua, dove già lo vedo galleggiare morto,  mentre Vimala è intenta a un breve sonno sul letto in cui si è sdraiata,  e  dico al bimbo, no, no, di non farlo più, dolcemente atterrito, per uscire di casa  mentre stanno levando i tendaggi sotto cui siedono ancora, sui chabutri, i convenuti ad accompagnare con la loro presenza il dolore dei congiunti del ragazzo deceduto nell incidente dell autobus. . Mi unisco a loro, per lo più muslim,  e mi si porge una tazza di the,  mentre con le bianche nubi di passaggio assisto al volgere anche di questo giorno, al solo conforto che nulla sia successo, di sventurato, che possa pregiudicare quello dei giorni futuri.

 

6  maggio 2015


Sui templi di Khajuraho

I templi di Khajuraho sono templi statuari -di statue templari-, finalizzati al massimo di visualizzazione delle statue offerte alla meditazione contemplativa
Per questo offrono
il massimo di superficie espositiva nel corso della pradakshina. Esterna ed interna se il tempio è nirandgara.


Il fine del tempio lax agli inizi dell’evoluzione è di dare il massimo rilievo visivo a un ciclo di 9 statue., i navaghaha.( La sola alternativa possibile alla mia interpretazione è che si sia individuato un determinato schema architettonico e ad esso si sia adattato il soggetto statuario esibitovi, che doveva rientrare nel novero di nove ( e dunque miente rudra o aditya), ma appare alquanto peregrina. Va altresì rilevato che la scelta come soggetti deambulatoriali dei navaghraha o delle saptamatrika , con quelli trimurtici e surya nelle nicchie superiori, in larga misura non è che la trasposizione circolare , in un moto rotatorio che replica quello cosmico emanativo- riassorbitivo , del dispiegamento lineare dei medesimi soggetti nelle trabeazioni d’accesso al garbaghriha). Come? per elevazione e per proiezione,
dunque con l’aggiunta che diventa canonica di un plinto tra zoccolo e vedibhanda,
con la soluzione anche essa divenuta paradigmatica di una proiezione che assuma la forma di una finestra balcone, che implica lo sviluppo dell’aggetto di due transetti e la sostituzione della finestra balcone ai badhra del sanctum
solo che come attestano i tempietti d’angolo panchayatana e i ratha delle pareti del santuario interno al tempio, la norma è ancora il tempio pancharatha , il tempio dei sovrani prati-hara da cui il disassoggettamento è in corso d’opera, e con i cui ottemperamenti collide l’espansione del badhra a balcone finestra.
Essa infatti pregiudica la possibilità di salvaguardare la scansione in badhra, pratiratha e karna con proiezioni separate da recessi.
.Così può spiegarsi l enigma che due dei templi maggiori di khajuraho abbiano il minor numero di proiezioni.
La formazione di compromesso, ripresa nel tempio vishvanata con 9 balconi per 7 saptamatrika ganesha e shiva virabadjhra, è quella che di fatto in due dei templi maggiori di khajuraho sacrifica i pratiratha mediani riducendoli a due upabadra sussidiari del balcone, in non compiuta sintonia o in disarmonia con l’andamento delle proiezioni del sikhara.
La soluzione ideale sarà trovata nel kandarya mahadeva passando a un tempio septaratha, che divenerà norma, ancora più slanciato(how) che consente una corrispondenza di scansioni ripristinando il pratiratha.
Nei templi ulteriori si conserva l’incremento saptaratha delle scansioni, a dispetto delle loro dimensioni sempre minori, al punto che raddoppiano le proiezioni tra il badhra centrale e il karna d’angolo..

6  maggio 2015
 

 



.

Di ritorno da  Chhatarpur con il mio giovaneAjay,  non eravamo ancora giunti all uscita dalla città che l’autobus  su cui eravamo partiti in pochi passeggeri all’autostazione,  già alla seconda fermata  era  strapieno nella stessa corsia,  dove si venivano accalcando donne e bambini tra giovani e vecchi. Di villaggio in villaggio l’autobus ha seguitato a gremirsi, ancora di più,  al punto che benché fossi seduto ero pressato da gomiti e bagagli,

Ma più che la calca o la ressa,  mi assillava un senso di  angoscia che cercavo di evitare che divenisse asfissia e panico urlante, nel ritrovarmi di nuovo, su un autobus indiano, intrappolato nel carnaio della folla che per lucro vi era stata fatta salire, in soprannumero pigiandola, stipandola in un fittume di corpi fin che ce ne stavano ,  senza possibilità di scampo al minimo incidente.

Esternavo la mia  ansia al solo Ajay,  che ben sapeva cosa sarebbe avvenuto, se in luogo dell’accettazione passiva di uno ulteriore stato di cose intollerabile avessi esternato il mio disdegno e  una minima forma di rivolta,  come mi aveva detto delicatamente  nel ristorante di  Kanpur, quando avevo iniziato a smaniarvi per l indifferenza degli indiani ricchi verso i loro poveri, che li induce a rivolgersi allo straniero per trarne di tutto:  “ riderebbero solo di te”.

“ Pensa che ne sarebbe di noi, se  l’autobus si ribaltasse e ci finissero sopra queste donne e bambini”, il cui pressarmi vivevo come un’ostile minaccia.

Era mancato poco, a marzo,  che succedesse qualcosa del genere a me ed a Kailash, lungo la strada in dissesto che da Satna conduce a Rewa,  ripercorrendo la quale, al ritorno, dall autobus che ci riconduceva verso  casa si era staccato un finestrino,  che Kailash non era stato in grado di trattenere. Il bigliettaio aveva scosso il capo ed aveva fatto cenno di non darsene pensiero, si poteva e si doveva procedere oltre. Per qualche decina di chilometri soltanto, per nostra fortuna, fin che l  autobus non è stato più in grado di procedere oltre, e siamo trasbordati su altri  pullman di passaggio.

Non sono passati due giorni da quel viaggio a Chattarpur, di me ed Ajay, per farmi prescrivere le medicine utili a sedare i miei eccessi mentali, che al rientro verso casa, era la sera di lunedì, vedo le donne del vicinato che gremiscono in silenzio i chabutras della casa bianca che fa angolo all imboccatura del vicolo dove è la nostra abitazione, e quelli delle dimore che li fronteggiano.

Capisco istantaneamente che è successo qualcosa di grave,  di cui Ajay vuole  parlarmene solo quando ci ritroviamo a sedere nel bazar, a un tavolino per consumare dei momos .

Un giovane poco più che ventenne, che viveva con la sua famiglia muslim in quella casa bianca, era appena morto, quel  pomeriggio,  nell incidente stradale occorso su un autobus  lungo la stesso percorso stradale, nel tratto successivo che reca a Panna. 35 i morti secondo un primo computo, no, una ventina, secondo i successi rilievi ufficiali, 50 secondo il referto finale.

Da che sono rientrato in India, nel corso di pochi mesi era la seconda persona che periva vittima di un incidente d’autobus  che abitasse lungo quella via, dopo la giovane insegnante che è morta,  il novembre scorso,  nel disastro occorso nei pressi della stazione ferroviaria di Khajuraho.


 

I notiziari tutti, che avrei ritrovato in internet, avrebbero detto della sola dinamica dell incidente,  che l autobus era uscito di strada poco dopo le Pandava Waterfalls, finendo nel greto in secca di un fiumicello  dove il serbatoio della benzina aveva preso fuoco, come se fosse stato per la fatalità di un mero evento naturale,

Ma le voci via via raccolte , già il numero stesso delle vittime,  dicevano che era stata una strage in tutto e per tutto causata proprio  da ciò che mi fa rivoltare la mente quando viaggio in  India.

L’autobus viaggiava con oltre settanta passeggeri a bordo, senza uscite di sicurezza, quando avrebbe potuto farne salire al  più la metà,  ma  è così che succede in  India quando , come ora, è la stagione dei matrimoni.

L’autista sembrava che avesse bevuto alcolici e fosse su di giri,  perché guidava l’autobus ad una velocità spericolata. In realtà  era esagitato perché era stato messo alla guida di un autobus  su cui aveva faticato a tenere la strada fin dalla partenza,  ed a lungo si era sgolato invano al cellulare con il padrone del mezzo di trasporto per  potere arrestare una  corsa che gli era divenuta sempre più incontrollabile,  fin che all’altezza del ponte non era stato in grado di sterzare.

La maggior parte delle vittime era  finita carbonizzata con i propri indumenti dal fuoco sprigionatosi dal serbatoio dell’autobus,  per cui anche il loro riconoscimento era stato un orrore insostenibile per i loro congiunti.

La mia mente non è riuscita a procedere oltre, nell immaginare che cosa potesse essere accaduto nelle loro menti, nel sentirsi schiacciati e soffocati dai corpi  degli altri passeggeri catapultatisi addosso,  a toglierti il respiro, odiosi e letali, ogni possibilità di movimento e di scampo, mentre il fuoco raggiungeva i loro corpi prima del tuo, e le loro urla ti anticipavano la tua fine imminente.

L’indomani , i giorni seguenti,   nelle vie di Khajuraho che in piena estate  sommergevano nella polvere del loro rifacimento mancato,  da due anni in corso, i passanti e ciò che era in vendita in strada , il mio furore folle e iracondo avrebbe voluto aggredire alla gola ogni abulico viandante, le  persone ferme ai margini, per la loro  apparente  accettazione quiescente di ogni stato di  cose esistente.

Ma che cosa ci possiamo fare? What we can do? Che cosa ci puoi fare, tu,  che qui sei soltanto uno straniero?’-è  la sola  reazione di Kailash che avrei raccolto adirata,  dopo avergli mostrato, come anche in ufficio,  la polvere stradale abbia di nuovo ammantato ogni cosa.

Dimenticandosi, l’amico, che mi basterebbe l’andarmene via, io che lo posso, seguitando a distanza l aiuto e l’amore, con la mia follia per avere tutto alle mie spalle.  

 

7 maggio 2015


 




Una mia lettera personale, non più di tanto
 

( Seconda versione )

 

Khajuraho, 26 maggio 2015

Caro Baldino.
Come va?
Qui in India, da dove ti scrivo, e dove risiederò ancora per un mese, vivo nello stato di grazia di ritrovarmi tra persone- di grande bellezza- che mi vogliono bene ed alle quali
voglio un gran bene. La gran calura premonsonica che ora vi incombe, ma che a quanto pare sarà interrotta quanto prima, nella sua secchezza in realtà è salutare per le mie ossa, solo che a renderla gravosa più di quanto non sia, in effetti, in Khajuraho ed altrove è la sospensione dell'energia elettrica, che obbliga ad affrontarla senza il refrigerio di condizionatori o
ventilatori.
E la gran calura induce a bere più acqua, che può essere contaminata. Ne sa ora qualcosa il nostro bambino più piccolo, che ha rimediato delle cure ospedaliere ricostituenti. Io seguito
intanto le mie attività ed i miei viaggi a raggio ridotto, tra Madhya e Uttar Pradesh, ed in Delhi, la cui vita metropolitana di gran megacity mi offre la possibilità di eludere per
qualche giorno le restrizioni mentali di molti indigeni di Khajuraho e dell’ esistenza sociale più arretrata del Madhya Pradesh. Nei pressi è accaduto da poco un incidente stradale in cui per il sovraffollamento di un autobus che viaggiava verso la città di Panna in stato di mala manutenzione sono morte 50 persone. L' autista pare che fosse su di giri perché il
proprietario del pullman, ch' egli veniva contattando al cellulare, non gli consentiva di fermare la corsa . Nella via da cui si accede alla casa in cui vivo con i miei cari, un  giovane che ha perso la vita nell’incidente, è la seconda persona, che vi abitava, che nel
giro di pochi mesi è morta per l’insicurezza e gli schianti di automezzi pubblici, dopo una lady teacher poco più che trentenne.
La sola frequentazione del mio centro viaggi intanto è data dalla polvere che vi raggiunge ogni dove e vi si deposita dappertutto, provenendovi dalla strada adiacente di cui,, come
delle principali arterie stradali circostanti, giace interrotto il rifacimento, insieme con la sospensione dei pagamenti dei lavori avviati per risistemarle due anni or sono, per cui in piena estate vi si circola in una foschia diffusa , tra cumuli di pietrisco ed il dissesto e lo smottamento di ciò che era stato già ripianato per l’asfaltatura, senza che si veda un termine a tale stato di cose, in un villaggio che è la primizia archeologico monumentale
dell'India centro-settentrionale.,

In Italia, nonostante tutto questo, non smanio certo di fare ritorno e non ho affatto voglia di ritrovarmi a vivere, per splendida che sia e nonostante tutto il mio attaccamento alla
nostra lingua e tradizione, somma, di arti e di stili di vita e di pensiero ( vuoi Leopardi, vuoi Rossini…).
Mi sembra che il pestaggio culturale e politico di ogni eccellenza reale, magari in nome di una meritocrazia che non è che l'inchino reso alle reciproche postazioni di comando- vi sia subentrato alla difesa delle ragioni che seguito a professare ed a testimoniare, con la mia capability certo non comune, che qui manifesto, di rifarmi una vita dopo quale e quanta mortificazione patita in anni ed anni di vita- un trentennio-di miei trascorsi nel sottosuolo
delle scuole italiane, durante il cui decorso pur debbo ai miei superiori la tutela giuridica del mio posto di lavoro, e il fatidico approdo pensionistico, in luogo del randello e del lascito per strada che ora si intende riservare alle beautiful minds come la mia.
Con affetto
Odorico

Ps Sai, si da anche il caso di dirigenti scolastici omosessuali d’ambo i sessi che
trasferiscono sui loro sottoposti, a loro consimili, tutto l odio ed il disprezzo che hanno
verso se stessi, tutto quanto è loro parimenti inflitto, che li trova però più
istituzionalmente corazzati e in grado di fronteggiare.

 

  Prima Versione

 

Caro Baldino.
Come va?
Qui in India, da dove ti scrivo, e dove risiederò ancora per un mese, vivo nello stato di
grazia di ritrovarmi tra persone- di grande bellezza- che mi vogliono bene ed alle quali
voglio un gran bene. La gran calura premonsonica che ora vi incombe, ma che a quanto pare sarà
interrotta quanto prima, nella sua secchezza in realtà è salutare per le mie ossa, solo che a
renderla gravosa più di quanto non sia, in effetti, in Khajuraho ed altrove è la sospensione
dell'energia elettrica, che obbliga ad affrontarla senza il refrigerio di condizionatori o
ventilatori.
E la gran calura induce a bere più acqua, che può essere contaminata. Ne sa ora qualcosa il
nostro bambino più piccolo, che ha rimediato delle cure ospedaliere ricostituenti. Io seguito
intanto le mie attività ed i miei viaggi a raggio ridotto, tra Madhya e Uttar Pradesh, ed in
Delhi, la cui vita metropolitana di gran megacity mi offre la possibilità di eludere per
qualche giorno le restrizioni mentali di molti indigeni di Khajuraho e dell’ esistenza sociale
più arretrata del Madhya Pradesh. Nei pressi è accaduto da poco un incidente stradale in cui
per il sovraffollamento di un autobus che viaggiava verso la città di Panna in stato di mala
manutenzione sono morte 50 persone. L' autista pare che fosse su di giri perché il
proprietario del pullman, ch' egli veniva contattando al cellulare, non gli consentiva di
fermare la corsa . Nella via da cui si accede alla casa in cui vivo con i miei cari, un
giovane che ha perso la vita nell’incidente, è la seconda persona, che vi abitava, che nel
giro di pochi mesi è morta per l’insicurezza e gli schianti di automezzi pubblici, dopo una
lady teacher poco più che trentenne.
La sola frequentazione del mio centro viaggi intanto è data dalla polvere che vi raggiunge
ogni dove e vi si deposita dappertutto, provenendovi dalla strada adiacente di cui , come
delle principali arterie stradali circostanti, giace interrotto il rifacimento, insieme con
la sospensione dei pagamenti dei lavori avviati per risistemarle due anni or sono, per cui in
piena estate vi si circola in una foschia diffusa , tra cumuli di pietrisco ed il dissesto e
lo smottamento di ciò che era stato già ripianato per l’asfaltatura, senza che si veda un
termine a tale stato di cose, in un villaggio che è la primizia archeologico monumentale
dell'India centro-settentrionale.,

In Italia, nonostante tutto questo, non smanio certo di fare ritorno e non ho affatto voglia
di ritrovarmi a vivere, per splendida che sia e nonostante tutto il mio attaccamento alla
nostra lingua e tradizione, somma, di arti e di stili di vita e di pensiero ( vuoi Leopardi,
vuoi Rossini…).
Mi sembra che il pestaggio culturale e politico di ogni eccellenza reale, magari in nome di
una meritocrazia che non è che l'inchino reso alle reciproche postazioni di comando- vi sia
subentrato alla difesa delle ragioni che seguito a professare ed a testimoniare, con la mia
capability certo non comune, che qui manifesto, di rifarmi una vita dopo quale e quanta
mortificazione patita in anni ed anni di vita- un trentennio-di miei trascorsi nel sottosuolo
delle scuole italiane, durante il cui decorso pur debbo ai miei superiori la tutela giuridica
del mio posto di lavoro, e il fatidico approdo pensionistico, in luogo del randello e del
lascito per strada che ora si intende riservare alle beautiful minds come la mia.
Con affetto
Odorico

Ps Sai, si da anche il caso di dirigenti scolastici omosessuali d’ambo i sessi che
trasferiscono sui loro sottoposti, a loro consimili, tutto l odio ed il disprezzo che hanno
verso se stessi, tutto quanto è loro parimenti inflitto, che li trova però più
istituzionalmente corazzati e in grado di fronteggiare.

Caro B.
Come va?
qui in India, da dove ti scrivo, e dove risiederò ancora per un mese, vivo nello stato di grazia di ritrovarmi tra persone- di grande bellezza- che mi vogliono bene ed a cui voglio un gran bene. La gran calura premonsonica che ora vi incombe . ma che a quanto pare sarà interrotta quanto prima, nella sua secchezza in realtà è salutare per le mie ossa, solo che a renderla gravosa più di quanto non sia in effetti è in Khajuraho ed altrove la sospensione dell energia elettrica, che obbliga ad affrontarla senza il refrigerio di condizionatori o ventilatori.
E la gran calura induce a bere più acqua, che può essere contaminata. Ne sa ora qualcosa il nostro bambino più piccolo, che ha rimediato delle cure ospedaliere. Io seguito intanto le mie attività ed i miei viaggi a raggio ridotto, tra Madhya e Uttar Pradesh, e in Delhi, la cui vita metropolitana di gran megacity mi offre la possibilità di eludere per qualche giorno le restrizioni mentali di molti indigeni di Khajuraho e dell’ esistenza sociale più arretrata del Madhya Pradesh. Nei pressi è accaduto da poco un incidente stradale in cui per il sovraffollamento di un autobus che viaggiava verso Panna in stato di mala manutenzione sono morte 50 persone. L' autista pare che fosse su di giri perché il proprietario del pullman, ch' egli veniva contattando al cellulare, non gli consentiva di fermare la corsa . Nella via da cui si accede alla casa in cui vivo con i miei cari, un giovane che ha perso la vita nell incidente, è la seconda persona, che vi abitava, che nel giro di pochi mesi è morta per l’insicurezza e gli schianti di automezzi pubblici, dopo una lady teacher poco più che trentenne.
In Italia, nonostante tutto, non smanio certo di fare ritorno e non ho affatto voglia di ritrovarmi a vivere, per splendida che sia e nonostante tutto il mio attaccamento alla nostra lingua e tradizione di arti e di stili di vita e di pensiero( vuoi Leopardi, vuoi Rossini…).
Mi sembra che il pestaggio culturale e politico di ogni eccellenza reale, magari in nome di una meritocrazia che non è che l'inchino reso alle reciproche postazioni di comando- vi sia subentrato alla difesa delle ragioni che seguito a professare e a testimoniare, con la mia capability certo non comune, che qui manifesto, di rifarmi una vita dopo quale e quanta mortificazione patita in anni ed anni di vita- un trentennio-di miei trascorsi nel sottosuolo delle scuole italiane, durante il cui decorso pur debbo ai miei superiori la tutela giuridica del mio posto di lavoro, e l'approdo pensionistico, in luogo del randello e del lascito per strada che ora si intende riservare alle beautiful minds come la mia.
Con affetto
Odorico

Ps Sai, si da anche il caso di dirigenti scolastici omosessuali d’ambo i sessi che trasferiscono sui loro sottoposti, a loro consimili, tutto l odio che hanno verso se stessi, tutto quanto è loro parimenti inflitto, che li trova però più istituzionalmente corazzati e in grado di fronteggiare.
 


23 maggio 3015


 



 

Di Delitti e del Piccolo Principe


"Il mio cuore era di ferro quando ho lasciato Kanpur, mi diceva ieri Mohammad, dopo avermi rivelato in ufficio di avervi assistito a cinque omicidi.
“Ad un tizio ho visto staccare la testa, ed era il 2006. In due altri casi gli assassinati sono stati uccisi a colpi di pistola, in altri due trafiggendoli con una lama di coltello, con un raccoglitore a punta dei rifiuti .
Ma quando oggi ho visto quattro ragazzi di Khajuraho tenere fermo sotto i piedi un maiale selvatico e castrarlo, ho sentito il cuore piangermi dentro”
Dal bar presso il talab dove ci siamo ritrovati a parlare io ed il caro ragazzo, della morte dell imam Hossein e degli Yazidi che credeva ne fossero i colpevoli, perché il loro nome assonava con quello del califfo Yazid I che ne cagionò la fine nella battaglia di Kerbala, mi sono fatto condurre nelle vicinanze per vedere le tracce di sangue sparso del maiale, i testicoli che rosseggiavano al sole infestati di mosche.
E quanto al delitto di violenza sessuale a danno di un piccolo di otto anni avvenuto in Khajuraho a fine gennaio, poteva aggiornarmene il seguito dicendomi che la famiglia della vittima si era insediata nella casa del ragazzo che l’aveva soffocato e ne aveva gettato il corpo nel pozzo, costruendovi un piccolo tempio, mentre la famiglia dell’assassino minorenne l’aveva lasciata per trasferirsi in Chhatarpur.
“ Le prime volte che ho assistito ad un omicidio ho pensato solo a scappare. In seguito sono invece rimasto sul posto a pensare, alla legge, a come gli uomini uccidano altri uomini, ad Allah che lo consente, alla polizia e alle autorità che non fanno niente…”
Ieri, in ufficio, seguitava ad evocare i poliziotti che nel caso dell’assassinio commesso con un coltello e in cui era degenerato un litigio, a pochi centinaia di metri di distanza avevano seguitato a voltare le spalle all’accaduto sorbendosi il the, per raggiungere il luogo del delitto solo dopo i media.
Ma poi la parola è passata a Saint Exupery, al Chotta Raj Kumar di cui su una panchina presso il talab, in ufficio insieme ad Ajay, abbiamo ripreso la lettura dei primi capitoli, fino alla rivelazione che il piccolo Principe era venuto da un altro corpo celeste, così come su Plutone Mohammad gioca ancora a trasferirsi quando diventi astronauta...
 

23 maggio 2015



Il Piccolo principe ed il piccolo amico di tutto il mondo


Quando già le nove di sera erano trascorse, finalmente ieri si è rifatto vivo in ufficio l’amico di tutto il mondo e del mio cuore, per l’appuntamento cui l’attendevo con il capitolo IV del Piccolo principe. Vi era di ritorno da Manjunagar, il sobborgo islamico di Khajuraho, dove all’ una del pomeriggio ero stato insieme ad Ajay, con cui lo riaccoglievo, per consumare il delizioso Madras biryani della nonna, con uova lesse ed alla menta e peperone e limone. E Mohammad non ha certo deluso le mie attese, quando l ho messo alle preso con “ les grands hommes” che anche in Khajuraho, quanto nella sua Kanpur o nell’India tutta, non mancano certo di essere totalizzanti.
Come l’astronomo turco le cui teorie sull’esistenza dell’asteroide di provenienza del piccolo principe sono credute solo quando il dittatore – Kamal Ataturk, per l occasione- gli impone il cambio all occidentale della foggia d’abiti, anche in India non si manca di “ identificare uno con i suoi vestiti”, the dresses, come precisava Mohammad, in luogo dei clothes cui mi riferivo impropriamente.
E implacabile era il raffronto da urlo che faceva con Gandhi, di cui mi additava la statuina di metallo sul tavolo, del mio riferimento d’attualità a Narendra Modi, la cui vanità ambiziosa cambia foggia d’abito, e di pennacchio, seconda la moda dei suoi seguaci da accondiscendere.
“Gandhi, che era il padre della nazione, non vestiva che il longi, e il popolo così lo identificava con la sua eccellenza…”
Quanto a ogni cosa bella e cara, qual era la domanda di rito e per quale percentuale del popolo indiano, che come le grandi persone di Saint Exupery sembra amare e dare credito solo alle cifre, se non, come mi rispondevano allistante, coprendosi la voce ”"Kitne paisà’? Quanto l hai pagato?
“ E’ cosi per il 99,99,99,99%” il ragazzo non mancava di infierire a ragione veduta
“ Solo dopo prendono in considerazione quanto l’articolo sia o meno bello”
E mi spiegava che solo se risultava che avevi pagato un oggetto per il suo effettivo valore monetario, tale dato d’acquisto conferiva ad esso preziosità agli occhi dell interlocutore indiano, per il quale il bene si sminuiva, e perdeva ogni attrattiva, se nella trattativa avevi ceduto a un costo d’acquisto superiore a quello che gli era accreditabile. L’esatto contrario, lo illuminavo a mia volta di una rivelazione di cui non aveva certo bisogno, di quanti di noi occidentali, che si rifiutano di comperare un oggetto se costa troppo poco, e solo se si ritrovano a doverlo pagare magari il decuplo del suo costo effettivo, grazie a uno zero tranquillamente aggiunto in coda al suo prezzo di compera effettivo, lo prendono in considerazione e gli conferiscono pregio e dignità d’acquisto…
Poi, con il volto radiante di chi ha capito fino in fondo la lezione, chiedeva ad Ajay quale fosse la sola materia scolastica che può risultare d’uso nella vita di un indiano di ogni giorno.
Ajay in luogo della matematica seguitava a replicargli che era l inglese, o l hindi, senza il quale si viene meno alle norme del saluto, farfugliando – e ricredendosi all istante-di general knowledge, Ajay che solo qualche mese fa era ben intenzionato a lasciarsi intrappolare nel nostro modestissimo general store che ora resta chiuso nel villaggio di Bhyatal, pur di dare soddisfazione alla sua lucidità mentale nell escogitare che cosa potesse essere messovi in vendita che fosse in grado di corrispondere all infimo potere ed interesse all acquisto dei dalit, e come potesse lucrarvi, anche nella messa in vendita delle sole bolle di sapone, accontentandosi del pagamento in sementi anziché in rupie.
Ajay aveva ben chiaro, invece, gli errori di comunicazione che a suo tempo avevo evidenziato quanto comunemente in Khajuraho si commettono con lo straniero, quando gli si chieda che cosa voglia o dove mai vada, in ragione del fatto che on lo si considera alla stregua di un indiano, e non si tiene conto che non lo contrariano di meno.
Mohammad era stanco, l attendeva il rientro in Manjunagar per una strada impervia, ed io interrompevo a tal punto, non senza aver chiesto ad entrambi quali materie le stesse suore della scuola cattolica di khajuraho- Colony avessero privilegiato come le sole che effettivamente contano per l ammissione al loro istituto, l essere stati ritrovati “ poor” nella cui conoscenza, era costata l’esclusione a suo tempo a Poorti, Ajay ed al cugino Ashesh.
“ Appunto l inglese e la matematica,” ben più importanti per le stesse suore del kerala che non la Value education del Personalità Development, della educazione morale o della stessa lingua madre dei fanciulli, al punto che i seniores nelle loro classi erano penalizzati di 5 rupie, ogni volta che usassero l ihindi in luogo della lingua del british di un tempo.
E con il piccolo amico di tutto il mondo non ci lasciavamo, io ed Ajay, che quando dovevamo rassegnarci a vedere sparire verso il talab, in direzione di Manjunagar, le sue peripezie in bicicletta con le quali si divertiva ad imbizzarrire i passanti.


25 maggio 2015

 


 

Gentile C.P.

Mi chiamo Odorico Bergamaschi, sono un insegnante di discipline letterarie e ricercatore in quiescenza, di anni 62, laureatosi in filosofia e con la vocazione della scrittura.
Originario di Mantova vivo ora prevalentemente in India, a Khajuraho, rapportandovi la mia passione per la civiltà indiana all’aiuto che reco ai miei congiunti d’adozione, il mio amico Kailash Sen, la moglie ed i tre figli superstiti, facendomi tutt’uno con le loro sorti e condizioni di vita.
Abbiamo così aperto insieme un centro culturale e di viaggi, il Bapuculturaltours, che consente di visitare tutti i monumenti ed i siti delle località archeologiche circostanti del Madhya ed Uttar Pradesh, dai distretti di Gwalior, Shivpuri,Guna- Ashoknagar, Jhansi, Tikamgarh, Vidisha, fino a quelli di Chhatarpur, Panna, Satna, Katni-Jabalpur, sia del Bundelkand che del Bagelkand, non che Delhi, Jaipur, Agra, Varanasi, raccordandoli in
itinerari magnifici che abbiamo sperimentato direttamente e di cui, in reports e documenti di viaggio e testi interpretativi e descrittivi, personalmente ho via via tradotto le conoscenze acquisite in forme sempre più approfondite.
Si tratta, come lei sa benissimo, di località meravigliose ma pressoché sconosciute, del tutto trascurate, o meglio neglette, dalle agenzie di viaggio e dai tour operators, cui risultano ignote non meno di quanto restino tali alle stesse autorità che dovrebbero esserne competenti.
Ora, grazie all' intermediazione innanzitutto degli istituti culturali italiani di studio dell'arte dell'India, io ed i miei cooperatori vorremmo che le nostre conoscenze e competenze in progress, non che il nostro materiale testuale e visivo ed il supporto logistico che siamo in grado di offrire, finissero a disposizione degli studenti e ricercatori che intendano visitare o studiare tali monumenti e siti e reperti, i quali in noi troverebbero dei referenti
e cooperatori ispirati da una intensa comunione di intenti e di orizzonti,- proponendoci nel prosieguo di irradiare la nostra attività da altri centri focali dell’India, in cui vorremmo costituire dei team che per il visitatore ed il ricercatore siano dei referenti autorevoli non solo sotto il mero profilo storico- archeologico, ma nel complesso degli ambiti antropologici e naturalistici .
Per testimoniarle qual è il grado- di follia?- raggiunto dal nostro lavoro di ricerca e di approntamento dei suoi frutti, e quanta possa essere profonda la nostra condivisione delle passioni del visitatore dell'India a cui ci destiniamo, Le allego due testi che ho personalmente composto, uno dei quali è inerente al tempio Jarai Math di Barwa Sagar, mentre l'altro descrive uno dei metro-tours da me ideato in Delhi, in cui ho cercato di congiungere la visitazione del suo straordinario patrimonio di monumenti islamici all’esplorazione degli
esiti che vi ha raggiunto l’architettura moderna e contemporanea dell’India indipendente.
A tali indirizzi
www.bapuculturaltours.org

http://www.odoricoamico.it/india%20sconosciuta/index.htm

Lei può ritrovare il complesso delle nostre proposte, dei miei scritti di viaggio e dei miei reports, purtroppo ancora disomogeneo e quanto mai difforme nei suoi conseguimenti, una congerie che al contempo è bisognosa di divulgazione, quanto di tutela da incursioni di appropriazione indebita dei frutti dell’altrui lavoro, di che sudata ma stupenda ricerca sulle carte e sul campo ( quasi tutti i materiali visivi e fotografici quanto tutti i testi sono originali).

Con i miei più cordiali saluti
Odorico Bergamaschi
 

28 maggio 2015


Lasciando l'India

 

Sul terrazzo della nostra casa che in un futuro prossimo forse dovremo lasciare irrorata dal sole dopo i piovaschi dei monsoni sopraggiunti in settimana, poc’anzi  sono salito a vedersi asciugare il vecchio bagaglio che ho recuperato per il mio rientro in Italia,  mentre due tronchi di legno trattenevano al riparo del telo giallo che ho fatto acquistare a Kailash  le poltrone che è il poco che sopravanza del suo passato di casta di barbiere. Porgendo riparo a un piccolo Nndi di Mrmo e ad un immaginetta di Shiva e Parvati e il pargoletto Ganesha, fulgevano le pianticelle dell altarino domestico addossato a un muraglione, ed io nella luminosità spaziosità vuota del terrazzo assaporavo la gioia della mia lode di grazie per l unità amorosa più profonda ritrovata  in cui potrò distaccarmi a giorni dalla mia famiglia indiana e dal mio amato Mohammad  carissimo, per ricongiungermi con mia madre , secondo il sogno che mi ha deliziato nel primo mattino , che ci vedeva insieme per le vie di Londra, a dispetto della sua incapacità di muoversi di casa.

In settimana si è diradata ed ormai è fugata la tempesta che è esplosa nella mente di Kailash, e che incubava da mesi ,  per il timore del futuro dei nostri bambini ,  la frustrazione di vedere ridotta alla miseria di poche rupie racimolate la propria fedeltà al karma, per l’angoscia geloso e possessiva di perdermi nella schiusa del mio cuore a Mohammad, che lo ha indotto a  credere a ogni vociferazione invidiosa   sul conto di me e del ragazzo muslim ,dalla black face,  con cui mi si può vedere allegramente aggirarmi in Khajuraho e nel suo circondario, a supporre sul nostro conto quel che non gli era lecito supporre, ponendomi in stato feroce di accusa per la mia stessa felicità a rimproverarmi la mia felicità con il ragazzo, al contempo che  la sua mutria inaffettiva, incapace di accreditarmi o riconoscermi alcunché, rendeva la sofferenza di una pena continua anche il nostro indimenticabile viaggio nel Rajasthan, sino , al rientro nei problemi della esistenza domestica e lavorativa e nella maldicente Khajuraho, che la sua povera mente, che ad ogni voce dava il credito di cui mi sfiduciava sprezzante, infiammava del timore di perdere il suo proprio straniero di casa, sino a  giungere a  piangere e a disperarsi in tuk tuk,   sotto la pioggia cadente di notte, mentre  ricusava il rientro a casa ,  di non poter competere in prestanza con il ragazzo,  lui che con la stessa Vimala non sa più ritrovare la sua energia  fisica , come se di notte , quando viaggiamo insieme, da anni e da anni, da che è morto Sumit, non lo accostassi che come lo affianco e lo carezzo di giorno alla luce del sole. Ora l’amico del mio cuore, che ancora martedì scorso si lasciava commuovere sino a piangerne da una canzone che gli cantava la fine di dieci anni di amicizia amorosa, cui solo il suo cuore sarebbe rimasto fedele, di nuovo, come sabato scorso, è in pellegrinaggio al tempio di Hanuman che sorge presso il villaggio della nonna materna,  la sua mente avendo deflettuto tutto quanto è accaduto in una mancanza verso il dio del suo pandit,  come in Lalitpur, nell elaborazione del lutto della morte di Sumit, quando a una mia mancanza amorosa nei riguardi dei figli rimastici, entrò in trance allucinatorio, evocando la visione del dio, in vertigini suicidarie che avrebbero avuto un seguito il giorno successivo.

Nel cortile di casa Ajay si prepara intanto a recarsi in bicicletta con me e Mohammad nella nativa Byathal- abbiamo pensato entrambi, mi ha detto Mohammad, che siccome ci restano solo pochi giorni per stare insieme con te,  di non andare a scuola , di sabato,  per due ore soltanto, per poter passare in compagnia l’ intero pomeriggio.

 Vimala è con me più gentile e cooperativa di prima,  pur se la sua voce di nuovo non ha garbo mentre parla con altri, Poorti si ritrova in casa più volentieri,  al computer che in un baleno ha appreso ad usare,  come Chandu, prima di lei,  e dal suo rientro in famiglia, martedì scorso, non ha motivo di dolersi delle ragioni che ha confidato nel pianto, per le quali  ha sempre più teso ad allontanarsene,  i drama dei liti che funestano i rapporti tra noi adulti in famiglia. Dalla stanza  in comune si levano intanto i barriti in cui nel gioco al computer Chandu ha riconosciuto la voce dell elefante,  il nostro piccolino che vi ha trovato lo  ulteriore schermo  di ulteriori finzioni pur anche magnifiche, che lo trattengono dal tornare a vedere la luce del sole . Così la stanza  comune è divenuta la gattabuia per cui  ricusava quella dell aula scolastica di una scuola che nelle cinque ore mattutine in cui gli vi è è trovato a restarvi rinchiuso fin dal primo giorno, gli si era aperta i giorni scorsi come un jail una prigione in cui si rifiutava in ogni modo di essere di ritorno,  divinghiandosi come una furia in lacrime mentre si tentava di rivestirlo degli abiti scolastici che addentava per farli a pezzi,  pronto a svestirsene in un baleno per ritrovarsi  libero e nudo, djgambara,  come rimetteva piede tra le pareti domestiche.  Ha ricusato il cibo per più giorni, cadendo in un sonno di ore e ore per lo sfinimento scolastico,  prima che il suo adattamento corrispondesse con il rientro in famiglia di Poorti, di cui si è fatto il più accanito carceriere scolastico,  invocando per gioco che le si mettessero i ferri ai piedi se non ottemperava ai suoi medesimi obblighi.

Ed ora è con me in stanza di nuovo Mohammad, pronto ad avventurarsi con me ed Ayay verso Byathal, cui chiedo di prestarmi la mia copia in francese del Picciolo Principe che abbiamo letto fino al capitolo XI, che reca trascritte le sue parole d’amore al mio distacco per il rientro in Italia “ When you like, close your eyes, and oper the door of your hearth, everytime  I ll be in fron of you,  because I live in your hearth “



 

Kailash così fiero e incurante dun tempo delle maldicenze.


 

L’ inalberarsi di Vimala


 

La incapacità di interrogarsi e di muoversi al presente di Ajay.


 

7 luglio 2015



 

Io, lo straniero di Kailash,


 

ossia sapendo di che parlo quando parlo d’amore.

Io, lo straniero di Kailash,

 

ossia

 

sapendo di che parlo quando parlo d’amore.

 

 

 

E’ l immagine che nella notte indiana di un sabato, ancora di due settimane fa, ai miei occhi ed al mio cuore riuniva Kailash ad Ajay e Mohammad nel rientro in bicicletta da Bhyanthal, mentre il fanale della motocicletta di un conoscente del mio amico , sul cui sellino posteriore ero stato fatto sedere , illuminava a loro il dissesto del fondo sterrato, la rievocazione di una felicità perduta che in questi giorni mi ha straziato e soccorso dall’arrendermi alla disperazione, per il fatto che nemmeno dopo due giorni di lontananza e d’assenza al mio rientro in Italia, fosse finito distrutto ogni vincolo tra coloro che per il mio amore sono inseparabili, per l’abominio di cui è capace la follia di Kailash e la miseria sordida della vacuità mentale del figlio, complice la ricerca di Mohammad di ogni via di fuga dall’ impegno scolastico che gli sovvenziono, nel perseguire la quale egli ha improvvidamente coinvolto Ajay in un viaggio di andata e ritorno di soli due giorni in Kanpur, senza che Kailash riuscisse a far valere la sua opposizione. Ed il viaggio è degenerato in un litigio tra i due ragazzi, Mohammad ha messo le mani addosso ad Ajay e questi non ha trovato di meglio, nell’odio degli islamici che già ne imbeve la mente induista , che insinuare che Mohammd compia atti sessuali con la madre e con me, in cambio dell’aiuto che gli presto. (E) Non di meno ha delirato il padre, quando Mohammad ha commesso l errore di fargli sapere l accaduto. Tanto la sua mente dispregia di avere un figlio come Ajay, ed odia Mohammad perché nella sua prontezza, e intelligenza mentale, è costui che vorrebbe quale figlio in luogo di Ajay, perduto Sumit, ch’era la sua gloria, il suo leone, anziché doverlo temere ed odiare come il subdolo e perfido muslim che nella sua avvenente giovinezza gli avrebbe sottratto i favori del mio cuore, vanificando una decennale amicizia.

Così, mentr’io credevo e mi illudevo che la lontananza da entrambi facesse decadere ogni rivalità ostile nei confronti di Mohammad da parte di Kailash, e d agevolasse l integrazione del ragazzo in seno alla nostra famiglia, suggellando l amicizia tra costui ed i figli del mio amico, grazie anche a come li fa accedere al computer e può insegnare a loro ad usarlo, alla vitalità mentale che può suscitare in Ajay cooperando con lui,  la gelosia possessiva di Kailash ha iniziato ad ossessionare il ragazzo contattandolo assiduamente al cellulare, incombendo spaventevole sulle nostre telefonate , per chiedere a Mohammad, anche a notte inoltrata, che cosa ci fossimo detti io e lui al telefono.

Sconvolto io per il degrado umano in cui nel giro di poco più di due giorni era piombato l amico che avevo lasciato in Delhi nel pieno del suo residuo fulgore fisico e mentale, ho dovuto chiedere a Mohammad di consentirmi cautela, che sopportasse la situazione come un fare esperienza della realtà della vita, di ciò che può riservare in India ad un islamico il vivere dove gli hindu sono maggioranza schiacciante nella velenosità dei loro pregiudizi, perché tutto ciò si verificava anche in quanto la mente di Kailash era di nuovo tremendamente malata, toccando il fondo abietto non della sua natura personale, ma dell inconscio sociale di cui era ricaduto succube.

Di giorno non trovava più la via del lavoro e di notte quella del sonno, senza più il soccorso dei farmaci di cui aveva abusato, contattandomi al telefono per rantolarmi la sua fine imminente, insieme con la fine in corso della nostra amicizia, ora che avevo trovato in un altro il mio nuovo amico, per intrattenermi con il quale al telefono lo venivo trascurando, ritardavo di telefonargli quando ne avrebbe avuto bisogno, temendo egli prossima la sua morte a seguito di quanto lasciava presagire ciò il suo corpo era tornato ad accusare, per il dolore che avvertiva allo stomaco e agli sfinteri quando evacuava. “Non lo so, se potremo rivederci al tuo ritorno”.

Nel contempo, ingenerando in me pietà amorosa ed odio letale, a tale strazio Kailash alternava il prendersi gioco di me e di Mohammad, esasperando al telefono il ragazzo con le sue chiamate insistenti, la mia tempra con le sue insinuazioni che mi rendevano talmente torto, screditandomi e negandomi la sima e fiducia che accordava invece ad ogni sibilo di voce malefica che raccoglieva in Khajuraho, intorno al ragazzo dalla “black face” che gli stava sottraendo “ lo straniero”..

“ E’ come un game” mi diceva Mohammad , oramai stravolto, al punto da giungere a spaccare in un moto di rabbia il suo cellulare, senza che io potessi essere con lui consensuale che fino a un certo punto, perché disertando le lezioni private del mattino cui si recava con Ajay, e lasciando dubitare che frequentasse regolarmente la scuola, non faceva che dar corpo alla perfidia di ogni insinuazione malevola di Kailash ed Ajay sul suo conto, al mio stesso sospetto sulle ragioni reali del suo rivolgersi a me, oltre al suo affetto indubitabile. Così dovevo pur dirgli che non era solo per lo stato di possessione gelosa in cui era ricaduto Kailash, per il dispetto in cui avevo Ajay, che avevo provveduto all'acquisto di una mia nuova bicicletta, nella previsione di un prolungarsi a tempo indeterminato della mia permanenza in Italia, almeno fino a quando non fosse avvenuta la riconciliazione tra lui e la mia famiglia indiana, e non fossero tornati in stato d’amicizia reale-  

Di fatto, di un rientro in Khajuraho patirei di nuovo senza patemi eccessivi i disagi di ritrovarmici in un dissesto stradale che non vi ha più fine, dei servizi igienici e sanitari che mi si riproporrebbero penosi e mortificanti nella casa di Kailash, ma non potrei sopportare di rinvenirvi con lapka ed okkar e procacciatori di ogni risma, gli amici malefici e maldicenti di Kailash che tracciano ogni mio percorso e quanto io faccio per Mohammad o con lui, per riferirgli sul conto di entrambi, devastarne la mente e il nostro rapporto per pura invidia destruens.

Mohammad l'hanno accostato anche domenica scorsa, per strada, intimandogli di non provarci a sottrarre a Kailash il suo straniero, chiedendogli se provenissero da me i soldi con i quali aveva acquistato per Id il suo nuovo Kurta-pajama.

Già più giorni avanti, la notte tra Giovedì e Venerdi scorso- ora è Lunedì 21 luglio, quando è iniziato il lungo consulto notturno delle interpellanze e dei gemiti di Kailash al telefono, ai timori di perdermi si erano aggiunti quelli per il proprio stato di salute, esasperando il senso della sua solitudine al mondo, un'apprensione che si era in lui acuiti nel terrore di doversi fare operare, e l indomani aveva in animo di recarsi in Byanthal, per la vendita dei campi o di un bufalo, allo scopo di poter sostenere i costi dell intervento.

Ma per non misurarsi con la realtà di una diagnosi, intanto egli ricusava pur anche di ricorrere ad un dottore effettivo, di esporsi ad una visita delle sue parti intime, e sarebbero occorsi ancora due giorni prima che si lasciasse ispezionare nell’area perianale da un medico locale, che si risolvesse a recarsi a Chhatarpur, mentre avevo già inteso che non si trattava che di pur dolorose emorroidi, quando mi aveva detto che oramai presentava due sorta di mushroom esterni dove evacuava, come mi aveva confermato la medicina che gli aveva prescritto un medico locale, che faceva riferimento al trattamento di piles.

Ma pur con tutta la circospezione del caso, l indomani non potevo esimermi dall’affrontare con lui direttamente ed esplicitamente la insostenibilità delle sue molestie telefoniche a Mohammad , dopo che una sua chiamata sul telefono fisso mi ha raggiunto proprio mentre stavo colloquiando in Skype con Mohammad, che mi esternava angosciato i suoi rinnovati patemi d’animo, allorquando nell imminenza della festa di id c’erano tutte le ragioni perché potesse invece festeggiare felice. Mi era evidente che Kailash aveva appena provato a telefonare a Mohammad, e che trovando occupata la linea, mi aveva immediatamente contattato, per accertare se fosse con me che il ragazzo stava parlando.

In seguito al mio chiarimento dello stato di cose cui doveva porre fine, l’amico avrebbe a sua volta fatto a pezzi il telefono, ma aveva compreso la gravità della suo braccarci come una belva della giungla che si faceva ritrovare immancabilmente sui nostri passi. E l indomani, da Chhatarpur, dove si era finalmente deciso a recarsi prima da un medico privato, poi al Christian Hospital, mi avrebbe contattato via e-mail. Lo aveva fatto sia perché doveva lasciare in uso ad Ajay, per le incombenze domestiche, il solo cellulare ulteriore di cui dispone sia perché era sconvolto di quanto, ricorrendo al cellulare, si fosse consentito di far subire a Mohammad, senza il riguardo che il mio amore per il ragazzo nutre per la sua giovane età, che deve alla fiducia che la sua famiglia manifesta ancora illimitatamente nei miei confronti, mentre in mia assenza ha interdetto al ragazzo l’accesso alla famiglia di Kailash ed il contatto diretto con la sua persona.

“ You told me very hards words”, mi diceva Kailash quando l’ho ricontattato al rientro da Chhatarpur, prima di ammettere la giustezza del mio richiamo. Gli dirò, un’altra volta, quanto avrei potuto essere altrimenti assai più duro, al cospetto degli eccessi in cui lo fa ricadere il suo sentirsi perduto e di non avere più futuro senza il mio aiuto.

Mentre i medici privati non vedevano più alternative all operazione che Kailash teme più della sua stessa morte, al Christian hospital sono venuti incontro ai suoi timori esagitati, e gli hanno prescritto una terapia interlocutoria fino a sabato prossimo, il 25 luglio, quando dovrà essere da loro di ritorno per accertamenti.

Ma la stessa Vimala, quando ha visto una sua emorroide grande come un uovo, gli ha gridato di andare subito all ospedale a farsi operare, e l intervento appare oramai solo differibile a giorni. Spero che presso una struttura ospedaliera, pur se privata, i suoi costi siano inferiori alle 15.000 rupie preventivate dal medico che ha consultato in Chhatarpur, in India un’enormità, che non vorrei dover spendere per un’ operazione del genere.

“ I medici privati pensano solo ai soldi, e non si curano del dolore dei loro pazienti. Un barbiere della mia casta che ha subito la stessa operazione ha seguitato a soffrire e ha sanguinato più volte quando è tornato a casa ” ha assentito Kailash, che in caso di intervento ho persuaso ad affidarsi alle cure più dolci e disinteressate del Christian Hospital.

Intanto non ho ritrovato Mohammad al telefono. “ E ‘ all ospedale di Rajnagar, mi ha risposto un suo amico. E’ malaria”-

Ma non sembra che sia una forme grave. Forse, come i suoi mancamenti per strada, non ne sarebbe afflitto se non fosse denutrito, nella sua povertà che posso solo attentarmi a soccorrere, talmente il ragazzo ha paura delle eventuali reazioni di Kailash, che pure è il solo tramite possibile di un mio aiuto in denaro, se venisse a sapere che lo aiuto ancora di più.…

 

Post scriptum Mercoledi 22 luglio

La sera stessa di lunedì scorso, come ha saputo da me della ricaduta di Mohammad, Kailash mi ha sollecitato ad aiutarlo in ogni modo.

Lo inoltrassi in Khajuraho dal dotto Kare, che ha grande esperienza di febbri malariche, gli avrebbe approntato lui stesso un tuk tuk, per l indomani, provvedessi a inviare denaro per il tramite di Western Union, nell eventualità di un ricovero del ragazzo in Chhatarpur.

“ E il mio karma”, mi diceva, che lo induceva a un simile esortarmi nel confronto del mio amico.

Una sublimazione della insanabilità della sua ostilità nei confronti del ragazzo musulmano, cui senza giri di parole lo invitavo a riferirsi chiamandolo per nome.

Quando Kailash lo ha chiamato al telefono, senza attendere che fosse il ragazzo a contattarlo, se intendeva farlo, Mohammad gli ha detto che era nelle mani di un buon medico e che non aveva bisogno di aiuto.

Talmente teme , al pari di me, anche solo il materializzarsi della sua voce nei suoi riguardi, quali che sia il suo asserito prodigarsi a mie spese.

“ Non sono un mendicante” si è espresso nei miei stessi riguardi, quando gli ho chiesto se potevo sovvenire/recargliene, perchè si curasse o si alimentasse meglio, o se potevo agevolare il pagamento della retta scolastica della sorellina, salita in un anno da 300 a 500 rupie al mese.

“ Ho bisogno ora solo dei tuoi saluti e delle tue preghiere” mi ribadiva stamane, nel tranquillizzarmi sul suo stato di salute, dopo che la tosse per oltre un minuto e mezzo gli aveva impedito di rispondermi. Egli invece temeva, che da parte mia, gli stessi telefonando per intimargli di andare a scuola, mentre si sentiva ancora così debole per avviarcisi, e forse supponeva che più che in ansia per la sua salute, fossi contrariato che la sua malattia lo facesse di nuovo già venir meno alla sua “ promessa d'oro”, alla sua “ golden promise”, formulatami domenica, che non avrebbe più mancato un'ora di scuola o di lezione privata.

C'era sua madre in casa ad assisterlo, mentre il papà era già da ore al lavoro

Mohammad non voleva che si preoccupasse oltre misura per lui.

“ Perchè la sofferenza della mia debolezza deve diventare la sua?”

“ See you later. Allora. Ciao, caro, caro bambino...”

“ Ciao, caro, caro bambino...”

 

 


 

 

Una morte a pennello


( prima stesura postuma)


La sera avanti, di una grigia domenica dei primi di giugno che già preannunciava l arrivo dei monsoni, con Ajay e Mohammad stavo consumando in un ristorantino del bazar di Khajuraho una cenetta di manchurian grevy e noodles, quando mi è sopravvenuta l idea, in anticipo sui tempi previsti, già l indomani, prima della partenza con Kailash per il Rajasthan, di interrompere le mie peregrinazioni intorno al tedio ripetitivo della continua riproposizione di immagini di Shiva del tempio Jagadhambi, per recarmi piuttosto, con entrambi i ragazzi, in Chhatarpur ad acquistarvi un monitor che consentisse a loro l’uso del mio notebook in cui lo schermo era andato perduto, e che avrei lasciato a loro, come a Poorti e Chandu, alla mia partenza per l ‘Italia dopo il rientro dal Rajasthan.
Una sortita mentale, d’improvviso, senza altri precorrimenti che l amore che mi suscitava la vista dei due ragazzi a me astanti, mentre tra loro si divertivano, insorta come lo squarcio d’ un lampo ed impostasi irrevocabilmente con l’assenso immediato di entrambi, già proiettati nella considerazione delle modalità di reperimento e di acquisto del monitor.
L’indomani, in Chhatarpur, dopo il suo acquisto a pomeriggio inoltrato, cui ci siamo decisi solo nel quarto negozio in cui ci eravamo addentrati, lo stavamo recando sottobraccio, nel suo imballaggio, di rientro alla stazione degli autobus dal bazar, quando l’addensarsi delle nuvole nel cielo , al sollevarsi di un vento in cui turbinavano polvere e detriti, si è tramutato in un temporale scrosciante, che ci ha costretti a cercare precipitosamente riparo in uno spaccio di snack e bevande.
Tra una bibita e l altra, quella sosta obbligata, quanto richiesta, per la sete che ci stremava, mi dava l occasione per telefonare in Khajuraho a Kailash.
Mi rispondeva dal suo stazionamento con il tuk tuk di fronte al museo, per dirmi le ultime nel nostro villaggio. Anche in Khajuraho il tempo si era fatto d’improvviso temporalesco, un’ora prima che in Chattarpur, e la pioggia cadeva ancora a dirotto.
“ In particolare ho una cattiva notizia da darti. Mentre pioveva di più ,un fulmine ha colpito uno dei templi di Khajuraho, ed una giovane che lo visitava è rimasta uccisa. Sul posto ci sono ancora i medici e la polizia sul luogo”
Ho chiesto a Kailash di quale tempio si trattasse, se lo sapeva.
“Quello di fianco al Kandariya. La sua amalaka è andata distrutta”
Il Jagadambi, per caso?”
“ Si, il Jaghadambi”
E l’ora dell’incidente letale era quella in cui da una settimana puntualmente tornavo a visitarlo, grazie anche all opportunità di entrare nel sito archeologico al prezzo d’ingresso di sole 10 rupie, quale residente non indiano temporaneo.
Per giunta Kailash poteva dirmi di quella ragazza che era di Chhatarpur, e che era pervenuta in Khajuraho con i suoi congiunti al tempo stesso in cui io da Khajuraho mi stavo recando in Chhatarpur con Ajay e Mohammad.
Per il mio sgomento era come se quella sventurata giovane avesse assunto il destino fatale che era destinato proprio a me stesso, e come se solo in ragione di quella permuta sostitutiva, mi fosse stato consentito di sottrarmi quel giorno alla morte, in virtù proprio dell' ispirazione istantanea di interrompere quel giorni i miei sopralluoghi templari, per anticipare il mio dono finale ai miei cari ragazzi e bambini più piccoli.
“ Puoi dire di essere stato davvero fortunato” Mohammad.commentava le mie considerazioni a riguardo Avrei saputo giorni dopo che avrei dovuto ringraziare del non accaduto soprattutto Kailash, che era stato decisivo, il lunedì mattina, nel persuadere un Mohammad invero ritroso a porsi al mio seguito in Chhatarpur, così sublimando la sua gelosia nel rinnovato intento di salvaguardare il mio amore per il ragazzo.
Di ritorno in risciò nei paraggi dell’autostazione, poi aggirandomi con i due ragazzi dove erano in vendita i banchetti dei “tlia”, per sapere a che prezzi fosse possibile acquistarne uno per loro al mio rientro dall Italia, affinché possano farvi esperienza dell'esercizio della vendita di prodotti artigianali di buona fattura e non costosi ai turisti indiani, quindi sull’autobus su cui facevamo ritorno a Khajuraho, mi stranivo a pensare come dai miei interlocutori nei social network che sanno della mia venerazione archeologica per i templi hindu, sarebbe stata accolta la notizia di tale mia morte, la cui fulmineità sul sito stesso della mia vocazione fatale avrebbe stroncato i miei occhi all' ennesimo riproporsi alla loro vista dell ennesima divinità con” kundalas, hara, keyuras,” -orecchini, collana, bracciali, “with undergarment fastened by a belt with jewelled loops and tassel “, secondo la dizione ripetuta interminabilmente nell’opera analitica sfinente di Krishna Deva, ponendo fine per sempre all’ennesimo computo dei medesimi attributi del dio di “ varada cum mudra, broken, broken, and water wessel”, in mancanza di un serpente o di un “trisul”, Tale annuncio di una fine simile a quella del teatrante che scompare dalla scena della vita sul suo palcoscenico, con quale stupore ilare, soprattutto, sarebbe stata accolta dagli adepti di compagnie di viaggio e di ventura quale Avventure nel mondo, che avevano mortificato tale mia passione di “ professor India” con la ferocia più atroce, pur di difendere la loro noncuranza affaristica della trasmissione di una conoscenza reale del patrimonio dell’India, mediante una propria attività decentemente informata, gviungendo a fare di me un alienato mentale delle strutture templari di Khajuraho, in preda a un autentico delirio feticistico per la sola componente architettonica, che avevo richiamato ad esempio, delle modanature dei loro basamenti ( dell’adishtana). Fulminato sul campo , come dal loro sogghigno beffardo, ad irrisione di un'intera vita di intenti e di presunzione allucinata di arte e di ingegno, nella sua maniacalità folle di tornare carezzare, ancora una volta, la tornitura di tali modanature con le mani e lo sguardo…
Una mia sarcastica morte, davvero a pennello.
 

24 luglio 2015
 


Cronaca di un ultimo giorno felice
 


Due sabati or sono,- era il 4 di luglio-, con Ayaj e Mohammad mi sono avviato verso Byanthal, insieme in bicicletta, solo quando erano già passate le due del pomeriggio, essendomi attardato a terminare di scrivere al computer, ma non supponevo di stare facendo tardi , al punto che ho rifiutato di prendere con me la torcia che mi aveva porto Kailash, e che lasciando Khajuraho mi sono dilungato a rifornirmi d’acqua e di cibo in più di un negozio, ultimi quelli che precedevano sull’altro lato della strada il tempio Chaturbuja.
Superata la sua mole , nello splendore pomeridiano aveva inizio il nostro vero tragitto, tra i casolari di genti adivasi e i campi predisposti per la semina propiziata dall’inizio della stagione monsonica, mentre contro i rilievi montani, il fondo dei campi, le piante dispiegavano il fulgore del loro fogliame.
Il rifacimento in corso del manto stradale ce lo consegnava nell’interminabilità di tutto il suo dissesto, che si faceva più avanti ciotolio e pietrisco tormentosamente sconnesso, nell imminenza di Kundarpurah e dei suoi maleodoranti pollai, inerpicandosi scosceso tra le sue case .
All uscita dal villaggio ci attendeva la nostra prima meta , la scuola di Ghita, come ne chiedevo a dei ragazzi del posto, ossia della Devidine association che l’amica presiede, per inoltrarci nella quale bastava raggiungerne il campo antistante e scostare il filo di ferro che cingeva un paletto. Tre aule soltanto la costituivano, ma meravigliosamente ariose e soffuse di luce.
L’edificio, in attesa di aggiunte, d’intesa tra costruttori e committenti, com è proprio del procedere della prassi edilizia indiana più tipica, era stato realizzato in uno stile vernacolare, ed al nostro aggirarcisi appariva solido pur senza pesantezze murarie, nella disposizione delle sale precedute da una veranda, che erano state ultimate rivestendo di malta e sterco e di luccicante paglia gli ammattonati, dotando le trabeazioni di tralicci di bambu, ornamentando di motivi tribali gli stipiti delle porte e il fondale della prima sala.
Terminata la visita nell impazienza fattasi distratta di Ajay e Mohammad, una volta rifocillatici potevamo procedere oltre, ma verso dove, prima di tutto, mi chiedevano i due ragazzi, che avevano fatto devota professione di volermi accompagnare in quell ultimo nostro viaggio prima del mio rientro in Italia, e che per questo quel pomeriggio avevano ottenuto da me da Kailash di essere dispensati dall andare a scuola, ma eravamo in cammino già più da unìora e per essi ogni occasione era parsa buona per intrattenersi tra loro, isolandomi in testa o nelle retrovie del nostro gruppuscolo.
Avrebbe preceduto l’arrivo in Byanthal la sosta per rivedere, e mostrare una prima volta a Mohammad , i campi che Kailash dovrebbe ricevere in eredità dal padre, per considerare come in comune avremmo potuto utilizzarli,una volta che la strada da cui pervenivamo fosse stata sistemata, la visita della casipola della sua bisnonna materna, ma l’appetito famelico e l’assenza di bibite o di vivande reperibili in Byathal, per l’intermittenza dell’erogazione inei suoi insediamenti dell energia elettrica, dettavano ai due ragazzi la richiesta che prima di addentrarci nel villaggio ci recassimo in quello poco oltre di Chandnagar, lungo la via che da Chhatarpur reca a Panna, dove qualche centinaio di metri più avanti avrebbe potuto accoglierci la locanda di una dabha.
Quando dalla via sterrata che si era fatta confortevolmente piana, lasciando la vista a distanza dei monti Lavania, ci immettevamo sulla strada asfaltata che ci avrebbe recato a destinazione, al contempo la vista si slargava magnificamente sulla convalle ed i colli che ci fronteggiavano in direzione opposta di quelli precedenti, dove potevamo scorgere sulle prime pendici il Rajgarh Palace in stile Bundela. Su quelle alture sorgeva un tempo il Manyagarh fort, l insediamento originario della potenza dei sovrani Chandella, di cui era Khajuraho la capitale religiosa.
Ancora un chilometro, o poco più, ed Ajay poteva indicarci dove dovevamo lasciare presso il manto stradale le nostre biciclette per addentrarci a piedi tra i campi arati fino a quelli del padre, distanti poco più di un centinaio di metri.
Il terreno che venivamo così perlustrando era dei due appezzamenti quello dislocato in una posizione più favorevole, su due lati era già recintato da una “barh” di alberi e cespugli, come quello cui ci siamo inoltrati solo in seguito, del resto, situato oltre il campo dello zio sadhu di Kailash, ma l’assenza di emergenze rocciose del fondo lavico del Deccan, a differenza che nel secondo, lasciava supporre che non fosse difficile reperirvi l’acqua con lo scavo di un pozzo. Le dimensioni del campo avevano lasciate deluse le aspettative di Mohammad, che era stato in grado di valutare all istante quale ne fosse il valore di mercato, , non più di 13-15 laks, situandosi esso al di là delle immediate vicinanze di Khajuraho ma come gli additavo sommariamente, c’era pur sempre terreno abbastanza per insediarvi i nostri progetti, una dimora in cui soggiornare per il coltivo dei campi, ove Ayay e Porti, o Chandu, divenuti grandi avrebbero potuto fare ritorno per le loro vacanze dalle città dell’India in cui lavorassero e vivessero, ed in cui sarebbe stato possibile alloggiare i visitatori che volessero soggiornarvi qualche giorno per fare esperienza della vita dei campi in un villaggio indiano rurale, di fianco una stalletta per i nostri bufali più piccoli, retrostante il giardino di un piccolo baghitsa di piante quali guava, mango, papaia, limoncelli, rimanendo ancora un’area spaziosa in cui coltivare anche solo grano e colza d’inverno, e lenticchie e sesamo d’estate, come vogliono le prassi e le scelte agricole invalse nel territorio, ma secondo i criteri compositi dell agricoltura organica e di quella indiana della tradizione locale. E il territorio circostante non si prospettav quanto di più magnifico, per ritemprarsi della vita campestre?
Ma nel riavviarci in bicicletta, non riuscivo a trattenere a parole un moto di sconforto, per come e quanto Kailash avesse pianto miseria e seguiti a disperarsi di sé e dei figli, senza mai essersi curato né volersi prendere cura dei suoi campi, che aveva lasciato all’ esercizio ed al profitto del padre, preferendo piuttosto, nel corso di una stagione primaverile, a mie spese prenderne uno in affitto senza trarne proventi., essendo carente anch’esso di un proprio approvvigionamento idrico, e richiedendo per più mesi un sorvegliante notturno.
La casetta di malta cinta di rampicanti della bisnonna di Kailash , cui ci fermavamo di li a poco per una breve sosta che allietava l’avola, era una delle prime delle tante residue del villaggio natale incantevole di Kailash, prima che lo precedessero uno splendido talab dove si ristoravano bufali, stazionavano barche, ai gradini dei cui gath le donne si recavano velate a raccogliere acqua in anfore e vasi.
Il breve spazio verde antistante la casa, mi ricordava a sua volta gli sforzi intrapresi con Kailash per impiantarvi un orticello sperimentale, in cui accertare quanto vi potessero attecchire vegetali non indigeni quali la rucola, un cimento che mi aveva consentito soltanto di appurare tutta la vana bravura del mio amico anche come orticoltore, nel delimitare solchi ed interrare sementi, giacchè si sarebbe arreso, di li a poco , alla distanza dall’orto delle sue fonti idriche , e tutto sarebbe finito disseccato e appianato, cedendo all’incolto che vedevo ora crescere rigoglioso intorno, nel canto dove anche quegli impegni ed intenti erano finiti nel nulla.
Altre donne avremmo visto popolare le vie dirette alle fonti o provenendo da esse, prima che il percorso stradale oltre la bucolicità circostante approdasse all aridume di Chandnagar de alla sua arteria principale. Uno stradone scrostato d’asfalto e in via di un sempiterno rifacimento, da cui ventiquattro ore su ventiquattro la popolazione che viveva ai suoi margini veniva stremata dalla polvere, indisperdibile, che vi sollevavano soprattutto i camion ed autobus del traffico pesante che vi rallentava il suo corso.
Svoltavamo in direzione di Panna seguitando di poco, ed eravamo già alla locanda che ci eravamo prefissi, fronteggiata da una serie di camion i cui conducenti vi facevano sosta.
“ Ci vuole molto a fare meglio di cosi?” chiedevo a Mohammad illustrandogli la vista della dhaba, “ delle vasche d’acqua per la doccia e il lavaggio dei camion, charpai sparsi nei pressi, e sotto una tettoia, dove i viaggiatori possano riposare, una cucina che serve poco più di un paio di pietanze…”
Dall’antro fuligginoso e fumoso in cui ribollivano pentole sulle fornaci ardenti , a dire il vero ci inoltravano cibi sostanziosi per davvero ad un buon prezzo, il dhali di Ajay e Mohammad e la mia stiacciata di melanzane, che avevo riordinato avendola trovata di mio gusto anche l ultima volta che vi avevo sostato, con Kailash e tutti quanti i nostri bambini.
Ora, ritrovarmici, significava concretizzare a Mohammad e ad Ajay un altro progetto possibile per il loro futuro, riesumando al contempo un altro disegno caduto nel vuoto con Kailash, annerito nei miei ricordi dalle circostanze della morte di Sumit..
La dabha ulteriore ch’era all altro capo del villaggio, ora aperta, ora chiusa, era il posto dove un sabato pomeriggio di novembre Kailash aveva trascorso il penultimo giorno di vita del bambino, e in cui eravamo stati di ritorno quando l ho raggiunto per le festività natalizie, poco più di un mese dopo la morte di Sumit, cercando invano di riavviare le nostre esistenze con la ripresa di quel progetto, per la cui attuazione prima della tragedia Kailash avevo speso mesi e mesi nella sua desolazione, facendo ritorno alla dabha di giorno e di notte, per accertare di persona quanti effettivamente ne facessero un luogo di sosta.
Si sarebbero fatte poi più numerose le mandrie di bufali di rientro dai pascoli, in cui ci saremmo imbattuti,sul far della sera, lungo la via del ritorno a Bhyatal, giunti alla cui altezza i due ragazzi li facevo svoltare nella stradicciola che recava al negozio di kailash, prima che alla stalletta adiacente delle nostre bufale.
All’esterno, in cui erano sbiaditi nella calcinatura bianca i disegni che vi avevo fatto realizzare da Ashesh, il figlio talentuoso della sorella di Kailash, mi appariva quanto mai anonima quella bottega, che faticavo ancora a ritenere mia, benché fosse stata costruita solo a mie spese.
Intorno, e davanti , vi trovavo accampati il padre di Kailash ed altri uomini e giovani del villaggio che salutavo indistintamente, e mentre poggiavamo accanto alle sue pareti le nostre biciclette, lasciavo intendere che preferivo vedere i bufalini,- i miei bufalini, dovevo ripetere a me stesso-, prima di addentrarmi nel negozio ed accertarne lo stato.
Legati ai muri esterni alla stalla, con accanto dell erbaggio, v’erano la madre ed il piccolo Lalosha, mentre della bufalina che era l’ultimogenita ci veniva detto che stava rientrando dai campi.
Non ci attentavamo più di tanto ad avvicinarci alla bufala madre, sapendo che accetta di essere accudita solo dal padre di Kailash, per intrattenerci piuttosto con l’abbordabilissimo bufalino poco distante. Ricordavo a Mohammad, nell illustrargli tali ulteriori risorse di Kailash, a nostra disposizione, che avevamo perduto per una caduta accidentale la bufalina secondogenita, la cui morte, due inverni or sono, come Kailash l’aveva appresa dopo che gli era stata taciuta per giorni, per non alterarne una mente già tremendamente alterata, l’aveva precipitato nel pianto ai piedi dei figli nel loro grande lettone.
L’acquisto della bufala madre era stato il nostro primo riappiglio economico dopo la morte di Sumit, solo che anch’esso, come poi il negozio, sarebbe divenuto attività e provento del padre di Kailash, colui stesso che gli aveva ispirato l’intrapresa di tale allevamento e commercio
Sopraggiungeva la bufalina incantevole, accomodandosi presso la mangiatoia che le era riservata, mentre intorno si faceva sempre più irriguardosa e invasiva la gente del posto.
L’ora era già tarda, e sollecitavo l apertura del negozio, per rivederne l interno almeno una volta, durante l’intero corso di tale mia permanenza in India.
Il riavvolgersi della saracinesca mi riesumava dolente, come il suo cigolio, la crisi atroce che avevo provocato in Kailash quando vi era stata infissa, nel ritrovarmi a dovervi provvedere quando si era già alla fine di luglio, ed in India non avevo potuto intraprendere ancora alcun viaggio, perché Kailash aveva differito al mio rientro sul suolo indiano la maggior parte dei lavori intrapresi per l’edificazione del negozietto.
Mi ero allora avviato furente a fare rientro a piedi in Khajuraho, per ravvedermene solo all altezza della casa della nonna del mio amico, e ritornando sui miei passi ritrovarlo sconvolto in lacrime su di una sedia, con intorno tutti gli astanti, per evitare che facesse un gesto inconsulto.
“ E’ quasi vuoto, rileva deluso Mohammad, che non poteva convenire su quanto fosse graziosi nei suoi ripiani incassati nei muri, nel suo bancone fregiato di una piastrellatura di immagini hindu, nella finestratura che vi diffondeva aerazione e luce discreta.
“ Sentissi quant’è caro al mio cuore”, gli sospiravo, mentre un’ ondata di care memorie vi riaffluiva struggente.” Non ho accettato che Kailash l edificasse a mie spese perché mi aspettassi qualche guadagno, sapevo che avevo solo da perderci, dato che i dalit , che vi sono il maggior numero di clienti, possono pagarti solo in sementi. Ma era un’attività utile per la mente di Kailash, perché mattone su mattone, il lavoro spezzava nella sua mente il dolore della morte di Sumit”
Solo dopo il mio rientro in Italia, Mohamad mi avrebbe confidato che cosa vociferassero quelle persone irridenti che mi si aggiravano intorno, rivolgendosi al padre di Kailash.
“ Ora che ti sei mangiato tutto quello avresti dovuto vendere, lo straniero è venuto a prenderti per metterti in galera”
Già imbruniva intanto l’aria, ma non volevo lasciare Byathal senza avere rimesso piede nella casa paterna di Kailash.
Assolutamente in ordine e pulita, la ritrovavo altresì scialbata e luminosa, ove la prima volta che l’avevo visitata mi era apparsa fuligginosa e ottenebrata, e grazie alle mie cognizioni acquisite negli archivi dell’ Intach di Delhi, in essa potevo ora mostrare a Mohammad, mentre Ajay seguitava a defilarsi come una comparsa della nostra avventura , quanto fosse tipicamente una casa del Bundelkand, all’entrata con un ripostiglio laterale, incrementato da un mezzanino o machiyara, che immetteva nell’aangan, o cortile interno, assettato in un angolo per la cottura, o chulha, nel ginochi dove avveniva il lavaggio di panni e stoviglie, con al proprio centro l’altare su di un pilastro delle divinità hindu fragrante di tulsi, non senza l’angolino apposito per le pisciatine, in precedenza delle camere interne con le lettiere dei charpai, e ancora una reticella sospesa, per tenervi i cibi da sottrarre alle grinfie dei gatti.
Mi restava negli occhi l’immagine di Vimala bahu che si accucciava allora negli angoli di quel cortile ,come una cagna domestica, sottoposta alle ordinanze assolute della sash sua suocera e del padre di Kailash
Ma prima di congedarmi da ambo i genitori di Kailash, ho voluto dare anche solo un’occhiata esterna alla cameretta sovrastante, ora chiusa, dove per un decennio era rimasta confinata la vita coniugale di Kailash e Vimala, sfiorando con la mano le pareti di confine, da cui si erano sopraelevate i primi tempi schiere di bambini, a scrutarmi in ogni mio fare incuriositi.
Poi il rientro per il percorso più breve fino a Kundarpurah, una scelta che si rivelava disastrosa, per le tante buche e le pozze d’acqua di una pioggia recente, che ne costellavano un fondo stradale che il calare della sera aveva sottratto alla vista. Il buio intorno intanto incuteva a Mohammad il timore di presenze intorno di spiriti e demoni. “ Che cosa posso farci se ho paura dei pretas? Ma con te mi sento al sicuro…””
Per nostra fortuna poteva rischiararci il fondo stradale il cellulare di Mohammad, per deboli che ne fossero le batterie, mentr’io mi profondevo in scuse con entrambi i ragazzi, per la mia stoltezza d’avere ricusato la torcia elettrica che Kailash aveva inteso allungarmi, per quanto avessi ritardato la partenza e differito il rientro
“ E’ l’avventura Mohammad. Che desideriamo cosi tanto vivere fino a quando non ci capita”
Ma non era forse bello, pur se con il cuore in gola, procedere tra i campi sotto il cielo stellato, mentre tra le siepi e gli alberi comparivano sempre più numerose le lucciole, gli scintillii dei luminosi giugnu?
Giunti a Kundarpurah iniziavamo a procedere a piedi nell oscurità incombente, Kailash l’avevo già contattato più volte al telefono, respingendo la sua proposta di venirci incontro in tuk tuk, era quella una strada dove era impossibile avventurarsi con un autorickshaw senza scassarlo..
Anche qualche centinaio di metri, illuminati dalla lucina intermittente del cellulare di Ajay, finchè non mi veniva in mente la giusta trovata. Kailash poteva raggiungerci con un amico in motocicletta, facendoci luce con il suo fanale fino al termine del percorso sconnesso.
E ci rimettevamo così in strada, ora in bicicletta ora smontandone a piedi, finché non sopraggiungeva un guaio ulteriore: a Mohammad si disfaceva un sandalo, sicché per lui subentrava il tormento di procedere scalzo a piedi, od usando di fatto un solo pedale della sua bicicletta .
“ All is tik-è” tutto procedeva per il meglio secondo le sue parole, mentre tutt’altro lasciavano intendere il suo tono di voce e i suoi accenti sconfortati.
“ Ayaj, is it possibile, è mai possibile, che in questa situazione tutto proceda per Mohammad come egli vuol farci credere?”
“ No! “ diceva una volta tanto con risoluzione Ajay, al che li obbligavo di fermarci, anche se eravamo ancora al di qua dallo svoltare i crinali dei monticelli Lavania
Eravamo così fermi a quel mio ordine presso un cumulo di ghiaia, per ripensare insieme la situazione in corso, quando “ è Kailash”, sentivo levarsi il grido di sollievo di Mohammad, al sopraggiungere di Kailash sul sellino posteriore di una motocicletta guidata da un suo amico.
Faticavo a comprendere, prima di adeguarmici , la soluzione ideale concepita all’istante da Kailash, di cui sarei stato poi quanto mai contento: il suo amico avrebbe prestato i suoi sandali a Mohammad, questi avrebbe inforcato la mia bicicletta, Ajay quella di Mohammad, Kailash l’ulteriore da donna del figlio, che gli risultava più agevole, io a mia volta sarei salito di dietro in sella sulla motocicletta, viste le mie difficoltà a vederci di notte, ed il suo pilota avrebbe illuminato il percorso a Mohammad, Kailash ed Ajay, sino a che non avessero raggiunto il fondo asfalto all’altezza del tempio Chaturbuja.
L’immagine dei due ragazzi e di Kailash, che d’intesa si spartivano i percorsi lungo il sentiero, come si profilassero alla luce del fanale, incalzati senza concedersi una sola tregua dal motociclista, sarebbe ritornata ed ancora ritorna agli occhi del cuore, come un acme della mia felicità che alla mia partenza dall India avrebbero oscurato gli eventi seguenti, inimicandone le anime care di un’ostilità sordida , che ho disperato si fosse radicata in loro insanabile .

24 luglio 2015


 


 


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