Vuoto a perdere

 

E' il vuoto a perdere

ora il tuo tempo.

Non c'è più niente

tra te e la fine.

Che importa, mai.

Saresti, lo sapesse,

(ciò ch'è un vecchio che disgusta.)

lo sgomento dell'orrore.                                

                                                 marzo '91


 

 

Che stanchezza, sempre più spesso

 

Che stanchezza, sempre più spesso. Anche ogni lettura, sempre più spesso, s'interrompe in deflussi del sonno, e non fosse per i caffè energetici, il mio tempo libero sarebbe l'incessante tracollo di una tensione sfinita.

E' solo nelle attività necessarie cui sono coatto,è nella sola reattività risentita ed orgogliosa, ch'io trovo ancora vigore a resistere.

E quando, cessato il lavoro e le attività domestiche, potrei attendere liberamente a me stesso, la negatività interiore

attiva le arti di perdere quanto più tempo è possibile.

Così ritardo interi pomeriggi il rientro a casa, per indugiare in Laboratorio in interminabili attività didattiche benchè minimali; pur di guadagnare i minuti di tempo della dettatura degli Esercizi, perdendo ore per trascriverne e stampare al computer la formulazione; ed al rientro, ogni scrupolo di igiene intima, e di economia domestica, è rigidamente da me anteposto alla mia formazione ulteriore.

Così come concretamente non faccio più nulla di nulla, per affermarmi e far valere ragioni.

E il campanello all'ingresso, ( così come), e la cassetta della posta, ancora non recano la targa del mio nome, e non ho provveduto a che sia riparato il guasto al teleriscaldamento, o a farmi radiografare l'arto che mi fu investito in un incidente a Monaco, e che mi dà fitte ogni giorno sempre più frequenti.

Mi dico spesso, a consolazione umbratile, che con l'incuria di queste misure mi attengo meglio al mio isolamento e al mio distacco, che rifiutando anche il telefono meglio esprimo l'orrore che ho di ogni relazione, il mio divergere nel disagio dalla sollecitudine comune.

Quando la verità, invece, è che il tempo che perdo è il perdurare di una vita che non voglio, cui mi confinano assennatezza prudente e sconsolato sconforto, debolezza e ragionevolezza congiunte; sotto (le) mentite spoglie di insegnantile gramizie, così infelicitando senza piacere e rovina.

 


 

 

Apolide (Per "Singolo e solo"-Single)

 

Non basta, per poter disporre ancora di un appartamento in affitto, che egli debba seguitare a rinunciare ad ottenere la residenza dove lavora già da dieci anni, la condizione richiesta da ogni locatario (suo conterraneo) per concederglielo solo ammobiliato.

Deve patire ogni perdita del caso. E dunque, in quanto non é residente dove lavora, ogni volta deve pagare la visita al medico ed ogni prestazione sanitaria se ve ha bisogno,- egli non figura infatti della medesima Unitarà Sanitaria Locale- benchè comunque, come lavoratore, gli siano regolarmente detratte le ritenute assistenziali dall'Autorità centrale.

E sempre perchè non risiede dove eppure  è domiciliato e vive e lavora da anni, deve pagare in sovrappiù un tributo fisso ad ogni bimestre per l'energia elettrica.

E come domiciliato benchè non residente, nei mesi alterni deve pagare invece le tasse sui rifiuti urbani.

Perchè meravigliarsi, dunque, se si stranisce eppure di viverci da anni, in quella città che non riesce a definire "la mia città", smemorandone i nome di edifici e di vie, disdegnandone ogni pretesa e protesta, o non sapendo ancora che espressione usare, quando gli si chiede dove mai abiti, se non che "vi alloggia" in una certa via...

Perchè meravigliarsi, mai, se vi è più straniero che in Midan el Tahir al Cairo?

Ma non basta  tutto (neanche) questo, non basta, nel paese di evasione e erosione e elusione fiscale, che paghi regolarmente più tasse del dovuto, regolarmente versando ogni contributo.

Ora i malgovernanti, forti del consenso che assicura lo stesso loro malgoverno corrotto, per rabberciare lo sfascio che impuniti così hanno arrecato, impuniti al pari della stessa criminalità dilagante ch'é il loro liquame (di cui sono i diavoli nefandi che fanno i coperchi) ( cui sono conniventi), vanno assicurando che a colui che ha molto evaso molto sarà condonato, e che a chi ha pagato da sempre sarà ancora più tolto...

Sono loro, dicono a soccorso superne (emerite) le autorità della Chiesa, coloro che meglio incarnano il messaggio evangelico...

(Quando quel loro eterno potere per lui è già negazione più che bastante, benchè non necessaria,( come si torce e lamenta), di ogni qualsiasi esistenza di Dio .)

E il suo stipendio, pensa intanto in anima e corpo, sarà ancora più stremato nel( di ogni) potere d'acquisto di beni della cultura.

Per foraggiare ai loro servi la mangiatoia e le troie e i gioielli...  un tempo avrebbe gridato... e chissà che altro, contro i più forti al millesimo di tergo ai più deboli, secondo il rapporto di forze che esprime sempre lo Stato di classe...

Ora invece, esausto, sospira ad un cielo grigio autunnale, ricorregge le sue ultime carte senza destinatari esistenti, prepara l'ulteriore lezione, per i suoi allievi, sui miti e

i feticci (le collezioni) della loro cultura (dei suoi allievi), confinata dall'autorità scolastica in un'ultima ora impossibile... e si consola dicendosi che la sua condizione è comunque migliore di quella di chi, benchè lui abbia insistito, in risposta, di vivere nel suo alloggio come un uccello su una frasca, non se ne capacita e lo scongiura, dalla Tunisia, di assicurargli nel suo appartamento in affitto precario, l'"hebergement che gli occorre per potersi trasferire e lavorare in Italia.

E lo conforta che ora che anche l'ultima traccia di questo ultimo suo scritto è stata memorizzata su un disco ulteriore, l'animo è pronto a lasciare già l'indomani ogni cosa (questo tutto) per sempre.

 

 

*Piccola divinità benevola (Per Singolo e Solo )

 

Ogni volta che gliene (me ne) sovviene l'Idea, negli affanni domestici, Ella ritorna come una piccola divinità benevola nel suo sembiante.

Certo è assillante il suo riproporsi, ma sembra ogni volta così piccolo il sacrificio richiesto, nella sua sollecitudine è così gradevole il lenimento che prefigura, che immancabilmente ne asseconda i voti.

E poi, successivamente, saràè libero ( sei libero ) di spaziare nell'alto o nel vuoto dei cieli... Che gli costa dunque mai, svuotare la casa di quell'ulteriore oggetto inestetico, disfarsi dopo il deodorante anche della lavanda di cattiva marca? Che gli è servito, a completare l'opera, dotarsi anche del servizio di te cinese, se non lo correda del suo vassoio?

Ancora uno sforzo, una piccola serie ancora di piccoli acquisti, si dice, il ricambio di quei piatti dozzinali che reclamizzano il pastificio, l'ingiunzione infine accolta di sostituire anche il tegame che ha perduto troppo della sua metallizzazione, e con sua pace e appagamento, l'ordine benefico sarà finalmente composto, in un suo interno dotato di ogni indispensabile confort, di soli oggetti utili e ricercati nel design.

Sembra ogni volta una piacevole leggerezza darle udienza, alla deità casalinga, a quella Estia di un bianco sempre più bianco di fornelli e di water, quasi fosse una voce insignificante che si può comunque tacitare subito, eppoi è così leggero e stimolante l'affanno che subentra, è così piacevole il senso di benessere che si insinua all'appagamento della sua richiesta, sempre associata a un acquisto o a un lavoro domestico di non grave entità, che accondiscenderle è un obbligo quasi dovuto.

Pensa di quale conforto, si dice allora, ti sarà di qui a poco rientrare o permanere in tanto bell'ordine domestico, dal quale ogni oggetto fuori uso od inestetico  per sempre sia stato bandito, dopo che anche i portasaponette, in bell'accostamento, sono stati riscattati per la marmorizzazione plastificata che li abbellisce, quando non vi sussista (all'interno) più prodotto che non risulti di marca, od ortaggio o verdura o carne che non siano freschissimi, stipati nel frigorifero per i menù di una intera serie di pietanze secondo la nuova cucina, mentre nell'armadio, a confortarti, non v'è oramai ( più) giacca che non abbia le camicie e i maglioni, e soprabiti e cappotti con cui intonarsi;  e qualora (quando) etichetta o firma o reclame non garantiscano di ogni cosa la qualità seriale,  sia la sola sua certa matrice artigianale, Made in Cina od in Hong Kong, che assicura la coesistenza umile e pacifica del prodotto in vimini o giunchi con il mobile high tech laminato in Svezia.   

Quando la serenità domestica così gli appare infine raggiunta, soffonde a momenti di un'aura incantata i volumi tra i ripiani metallici.

Lo fa palpitare allora il sogno, tra i libri ritrovati, di permanere ora e sempre in un fervore di libri e di opere, tra lo sfogliato candore di pagine di versi sublimi o di immagini d'arte;

in un febbricitante ardore di ispirato dolore, compulsando l'esaltazione immaginifica di Trakl, o come si impreziosisce la parola di Longhi a traslare un affresco o un dipinto, tra i manierismi d'accenti di un sonetto o di una canzone per liuto elisabettiani, visionando ancora  un ciclo dei mesi o le Stagioni miniate.

Ma intanto si assilla ancora nel Limbo, c'è come un' inquietudine, sottesa, in cerca di un ulteriore immancabile ammanco, che perlustra i vani e gli stipi, s'innervosisce alle etichette ancora da togliere di prezzi incollaticci, e ripercorre i promemoria dele ordinazioni sull'agenda, quanto permanga di inevaso di urgenze remote.

Finchè l'erratico riandare, per gli stessi metri quadri, trova l'insostenibile che cerca, nel guatare la tovaglia del tavolo in soggiorno, che benchè di un grande magazzino, gli è d'ora in poi del tutto intollerabile, se non basta a ricoprire la sottovaglia che ne occhiegghia, plasticata, in tutta la sua casalinghitudine.

E in uno spasimo, si affanna a uscire in cerca di un altro telo che la sostituisca, procrastinando( di nuovo) (ancora) la fine della rilettura di "Albertine disparue".

 

 

Ora che tutto è terminato

 

Ora che tutto è terminato, che più conta, immiseriti del tutto, è non lasciare più tracce di sporco.

 

 

Maghreb -Postscriptum

 

Da Taghit, in cambio dei primi duecento franchi francesi, che gli ho inviato, * mi ha spedito tre chili e mezzo di datteri, che ho ritirato alle poste benchè in sentore già di fracidume.

Achim, il tedesco, ha risposto alla mia cartolina da *, scrivendomi che Anna, la sua compagna, ora è ancora molto

malata, perchè poi ha bevuto in Nord Africa dell'acqua cattiva.

Degli altri, mi ha scritto solo il giovane studente che mi ha aiutato a fare l'autostop per Le Kef da Maktar, "où tu m'as donnè un papier d'alluminium pour m'en couvrir contre le froid".

Dice inoltre, nella lettera, di considerarsi fortunato di avere fatto la mia conoscenza, di avere sempre sognato un'amicizia con una persona come me, e di attendere con impazienza la mia lettera che sarà la "debutante".

Ed io, ora a distanza di due mesi, ancora non gli ho scritto.

Nel frattempo ho cercato gli occhiali e una cuffia auricolare per Zenagui.

Gli ho inviato entrambi i doni senza i cento franchi che malamente mi ha richiesto, dopo che finalmente ho trovato la scatola che poteva servire a contenerli.

Al giovane di Fes, prima ancora ho inviato  due nastri registrati di concerti e sinfonie e arie mozartiane.

Sono ancora in attesa di una sua risposta.

Mentre nel frattempo non ho scritto a nessun altro.

 

 

 

*Liberalismo di sinistra

 

Essere liberali di sinistra significa sostenere le tendenze in atto a un sistema aperto che si sviluppi come un ordine non più fondato su un equilibrio, entro il rapporto di forze di una giustizia, in analogia, non più basata su similari criteri irreali di uguaglianza, pur lottandovi perchè il privilegio, e l'individuazione delle diversità, costituiscano ( si giustifichino come) la condizione di una riduzione ( minimalizzazione) della miseria dei più deboli, e insieme delle disparità delle opportunità concesse.

Sul presupposto in comune, con il pensiero negativo, che la disuguaglianza, e lo squilibrio, sono le condizioni dello sviluppo e della crescita delle soggettività.

 

 

In ritardo

 

E' tuttora una sollecitudine che ancora non mi consente di prendere sonno, l'agitazione del mio senso di colpa per la mia diserzione scolastica, quando stamane, risvegliatomi solo dieci minuti prima dell'inizio delle lezioni, per essermi prolungato sino a tarda notte a correggere compiti, piuttosto che marcare il ritardo e venire nuovamente stigmatizzato, ho preferitoi darmi ammalato evadendo le lezioni.

 Ed ora, benchè domani sia il mio giorno libero, temo ugualmente di addormentarmi per non risvegliarmi in ritardo.

E che dire dell'incidente di sabato nell'andare a scuola, per il quale debbo ancora strascicare l'arto sinistro, quando dal bloccaggio della ruota anteriore, ad opera dell'intrusione della sporta fra i suoi raggi, sono stato catapultato sul cemento del sottopassaggio in ascesa.

Ah, non m'importava niente del dolore alla rotula, di gonfiore e lacerocontusione, trepido di gioia, piuttosto, che l'incidente

convertisse in merito solerte l'incipiente ritardo al cospetto del Preside stesso.

E quando lui medesimo, l'istanza suprema,  mi ha dispensato all'ingresso ( sulla soglia) l'alcool con il batuffolo, era come se un balsamo, onorifico, mi conciliasse radiante con ogni propiziata divinità superna.

Che angoscia, avvilente, di essere anche solo disdicevole al potere, al trovarmi in una posizione con la Legge da sanare comunque.

E' la medesima angoscia che mi tiene in sospensione continua, terrificandomi, se nella messa in stato di accusa dell'attuale Presidente della Nostra Repubblica, anche solo parteggio immedesimandomi con chi l'ha decisa, e che mi ha svergognato lasciandomi atterrire e mancare di riguardo dalle medesime denunce di un bidello, di denunciare al Predide che indugiando nella sala di Informatica ho fatto scattare l'allarme, per cui ha dovuto rientrare nel plesso a disinserirlo.

E tutt'oggi, per placare un tormentativo senso di colpa,  ho ultimato solo nel tardo pomeriggio di correggere con applicazione esemplare i residui Compiti in classe, e ho atteso a pianificare il seguito delle attività didattiche fino a Natale, per recuperare in qualche modo le ore perdute.

E già domanimattina, benchè sia il mio giorno libero, mi recherò a scuola a consegnare già il certificato medico per regolarizzarmi, e in anteprima le prove corrette, fuori orario e fuori servizio. 

 

 

 

l tunnel dell'angoscia

 

Quando al rientro da una piccola spesa domestica mi sono predisposto per andare a scuola, di primo pomeriggio, non sapevo, nel ripulire il fornello che avevo intravisto sporco, che stavo per entrare nel tunnel di un'angoscia agghiacciante.

La pulitura delle piastre è diventata per ossessione di scrupolo quella concatenata delle manopole, poi delle incrostazioni ravvisate sull'ammattonato all'apertura del frigo, nel riporvi il vasetto della  maionese che avevo appena assaggiato, e quindi dei cirri di sporco intravisti al rientro in sala da letto.

Così sfumava la possibilità di pervenire a scuola innanzi la ressa al bancone del bar, per un fast food prima della lezione, pazienza, il peggio era che mi ghermiva anche l'assillo di scaricare il sacco di plastica ( il contenitore) del pattume, poichè vi erano quelle feste tostate, da immemore tempo riposte in una scansia, che ieri notte, una volte addentatele in assenza di biscotti e di pane, a una loro presenza individua, finita nella marmellata, avevo riscoperto gremite di vermi; e nel riafferrarne la imboccatura, in orrore di contaminazione, mi mettevo i debiti guanti e mi disinfettavo più volte le mani.

Ma l' uscita dall'appartamento per me non si era ancora compiuta, (consumata), poichè non bastava, ridisceso di tre piani, che avessi già accuratamente controllato che i puntolini fossero sull' off, al vaglio delle manopole che avevo girato nella pulitura dell'untume, cosicchè, per tranquillizzarmi, dovevo risalire i tre piani di scale, trovando la cura di risistemare di sfuggita alcune sparse penne nell'apposito ( zainetto) astuccio, nonchè le forbici e un fermaglio fuori posto; né mancavo di rientrare una volta ulteriore in appartamento, a sincerarmi di quanto era già stato più volte controllato in ogni risvolto dei pomelli. 

E' da credere che la sortita fosse così conclusa? E' quanto ho supposto io stesso, superate le sbarre rialzate al passaggio del treno, finchè parcheggiando in Istituto la bicicletta, non mi sono accorto che avevo tralasciato in appartamento il video che dovevo trasmettere, in 2C, sui rituali di guerra dei tifosi ddell'Inter e della Roma nella partita di ritorno della Coppa Uefa '91; per cui dovevo trangugiare in un sudore freddo birra e panino, e rieffettuare un rientro frettolosissimo a recuperarlo, nell'intertempo prima che le lezioni avessero inizio.

Poi, in Istituto di nuovo, mancando una manciata di minuti prima dell'inizio, ho pensato bene di risollevarmi nel recuperare, nel Laboratorio di Scienze, la cassetta che vi avevo immesso nel videoregistratore, ieri sera, per registrarvi con il timer "Racconto di primavera" di Rohmer, il cui inizio era concomitante con la fine della messa in onda de "Le Relazioni pericolose" di Frears.

Ma con stupore attonito, e sgomento, vi trovavo spenti e inaccendibili, quali carcasse fuori uso, televisore e videoregistatore e timer.

Agghiacciato risalivo in aula stravolto, stranito già presagendo la mia inevitabile messa in stato di accusa, per il guasto che così avevo cagionato con la mia prima escursione nel geloso dominion ( regno) finora inaccesso, (, impervio e inaccesso,) delle Geografie e delle Scienze Naturali.

Quando in stato nevralgico di trance, terminavo in Storia l'inquisizione interrogante, mi era così di sollievo sapere che nessun guasto sussisteva, poichè era accaduto, solamente, che avendo io acceso la ventilazione nel cercare le luci del Laboratorio, l'addetto alla custodia avesse spento ogni alimentazione dell'interno al rumore delle turbine.

Così in stato di esaltazione ininterrotta, come in un incubo "Fuori orario", riprendevo la trama delle lezioni, in un break di continui richiami e illuminazioni; diaccio e ancora scosso, a iniziare dalla ripresa, sulla lavagna, di quella frase che ho rinvenuto ieri sera ultratardi nel saggio  di A. Green sul Perchè del male, acquistato al colo in libreria nonostante il prezzo proibitivo, secondo la quale il male ha origine  nell' escorporazione di ogni cattività interna nell'altro che ne è infettato di ogni male, cosicchè, di conseguenza, eliminando l'altro ci si illude di eliminare la realtà medesima del male.

Era ancora l'inestinguibile fuoco che mi divampava, in tale dispendio nel farmi terapeuta del loro razzismo, forse solo illuso, di poterne sventare l'indifferenza a ogni sterminio , quasi che potessi risvegliarli alla primordialità infantile, patologica, del loro ricondurre la rovina d'Italia all'infezione dei terroni.

Ma oggi mi sono disilluso, già di nuovo, nel vedere come ridevano di intesa, tra le perle, allorchè ho rievocato che cosa  ha irradiato ieri il termine felice della mia giornata: l'arrivo in un pacchetto da FES, delle cassette di musica araba egiziana di O. K  e di M. Abduallah. speditemi da *.

Del quale non mancherò, domani, di mostrare loro le foto che mi ha inviato della sua favolosa dimora.

  

 

 

_Al Signor Preside dell'*** **** di **

 

Al Preside dell'ITIS E. Fermi di Mantova.

 

Debbo scriverle per comunicarLe che non mi risulta più tollerabile, per certune ragioni che seguono, le quali forse richiedono che Lei ne parli con qualche mio collega, l'atteggiamento assunto nei riguardi del mio insegnamento, ed in mia assenza, dagli allievi di 2C nella persona dei loro rappresentanti, i quali non già con il sottoscritto, ma indirettamente con certi miei colleghi,- gli insegnanti di Fisica e di Chimica, ad esempio,   forse proprio perchè sembrano pregiudizialmente prestare Loro credito, vengono lamentandosi dell'eccessivo onere di studio che richiedo, o di un sovraccarico di Esercitazioni, quando:

a) pur avendo un orario ingrato- 5 ultime ore di cui due pomeridiane su sette-  sono stato l'unico degli insegnanti, a quanto mi risulta, ad essere sensibile all'esigenza di non interrogarli il giorno seguente le lezioni pomeridiane, mentre l'insegnante di Fisica, ad esempio, in tale occorrenza li sottopone a prove oggettive, così come ho spostato la data delle interrogazioni di Storia, quando risultavano concomitanti con quelli di Chimica;

b)ho predeterminato il giorno settimanale delle interrogazioni e mi sono limitato a sottoporli, dall'inizio dell'anno sino a tutto il 28 gennaio, in Italiano, ad una sola Interrogazione settimanale;

c) dal rientro dalle vacanze Natalizie ho ridotto al minimo lo svolgimento di ulteriori argomenti e l'assegnazione di ulteriori compiti, limitandomi in Grammatica alla analisi degli aspetti lessicali della lingua, quale argomento di alleggerimento, e ad iniziare l'analisi dei giornali in classe, il che mi ha ulteriormente consentito di alleviare il loro onere tramite la trasmissione di registrazioni audiovisive di telegiornali pubblici e privati- e di loro edicole-, così come non ho mancato Giovedì 16, in luogo di una tarda lezione testuale, di proiettare i documenti di Mixer sull'olocausto nazista e della infanzia irakena;

di Promessi Sposi ho svolto si e no due la lettura di due pagine del capitolo XIV , ed in Antologia non ho mosso un passo oltre l'assegnazione di due brani- per un totale di 6 pagine-, sulla sintassi appunto dei giornali, insaputa comunque dai medesimi allievi interrogati.

Inoltre le Esercitazioni assegnate non superano la decina, rammassando uno uno per uno gli Esercizi grammaticali, i ritagli di trafiletti di giornale, minitest di una, al più due domande. 

d)Per quanto attiene a Storia, il programma svolto, dall'inizio dell'anno, come Lei può riscontrare confrontando l'indice testuale con gli argomenti contrassegnati sul registro, assomma a meno di 40 pagine, ad esagerare!, ed anche a prescindere dai tagli analitici a cui le ho sottoposte.

Le faccio altresì presente che ogni variazione, per ragioni di necessità, alla determinazione standard delle attività settimanali, che comportasse aggravio per gli allievi, è stata concordata con una consultazione dei medesimi tramite votazione.

IL sottoscritto, inoltre, pur di assicurare un minimo di riscontro alle attività che svolge in suddetta classe, ha puntualmente corretto ogni Esercitazione domestica che ha ritirato agli allievi, ed ha sempre replicato nel solo modo che mi è possibile, elevando più ancora la qualità- non già la difficoltà- di ciò che veniva facendo, a ogni loro atto che significasse spregiativo di ciò che venivo intraprendendo.

Il che mi permette di farLe rilevare una asperità che per lo più ignorano gli insegnanti tecnico- scientifici del Suo Istituto, dei quali qualcuno - l'insegnante di Fisica- eppure si raccomanda che sia attento al fatto che siamo innanzitutto  degli Educatori(...), forse trovando disdicevole qualche mia esternazione, mio sommo malgrado, volta comunque contro i singoli che desolidarizzano con i compagni, inguiandoli all'atto, allorchè tentano di aggirare tramite le assenze interrogazioni ineludibili, o inoltrano in virtù del supporto familiare delle indebite richieste, eludendo ciò che è norma e misura comune.

Degli Educatori, primaditutto, .... quando non io da anni, di certo, avvantaggio inavvedutamente una certa qual carineria ruffiana...

Ora per i summentovati docenti delle materie scientifiche, dal cui apprendimento gli allievi non sono in grado mai di trarmi (desumermi) che cosa logicamente sia un rapporto, non discuto di certo che sia assai più facile trovare "carini" gli allievi suddetti, e rimettersi ogni giorno in cattedra nell'insegnamento di una disciplina tecnico -scientifica che nella versione strumentale corrisponde alla loro spontanea logica calcolante, - l'esito raggiunto nella quale può bastare a deprecare la bocciatura- che per chi, anno dopo anno, vede rimontare nei medesimi sotto le apparenze distinte di bravi ragazzi, e l'esteriore disciplina formale, le più spontanee tendenze a condividere  e a compiacersi di ogni forma  di disumanità sociale, secondo la sola logica mentale dell'adattamento e del conformismo, di una difesa del proprio relativo benessere sempre più rapata e razzistica.

 

Faccio ulteriormente presente che obliquamente, nell'aula di Fisica da cui assistevano alla richiesta inoltratami, dall' insegnante di Chimica, di essere tanto meno esigente nei loro riguardi,  a ciò sollecitato dai medesimi,- se potessi esprimermi liberamente parlerei di un abboccamento su suggerimento, od imbeccata -i rappresentanti di classe sembravano assistere alla cosa alquanto divertiti e compiaciuti, insomma " godersela".

Faccio altresì rilevare, in conclusione, che ho richiamato i medesimi rappresentati, eppure non entrambi della stessa risma, e comunque espresssione della platea, all'incoerenza ch'è palese, nel loro atteggiamento di complicità generazionale, rispetto ai compiti di tutelare i propri rappresentati, quando difendono compagni più che in in odore di essersi sottratti ad una interrogazione inevitabile, entrando a scuola autorizzati alle 10 ,55 del sabato in questione, giusto allo scadere delle mie lezioni, altamente infischiantisi, i medesimi, del fatto così di inguaiare chi a scuola è presente regolarmente attendendo ai propri impegni.

E quanto così segnalo è per me gravein quanto pur essendo platealmente strumentale, trova la pronta comprensione pregiudiziale di certi miei colleghi, che nulla di nulla hanno fatto- e chi si aspettava niente di niente di questo? Figuriamoci....- per rendere meno difficoltoso l'assolvimento dei compiti dei miei allievi nelle mie materie.

Ben consapevole che, per i più di loro, i miei allievi già hanno più che assolto l'obbligo scolastico nelle mie materie, sottoponendosi all'onere di sottostare disciplinatamente alle mie ore di lezione;

comunque impossibilitato per il riguardo che pur ho di me stesso,

e per la mia attività e per la personalità degli allievi in questione, a mettere in atto il precetto evangelico  delle perle e dei porci, poichè mi sarebbe( di  un'atrocità) più ancora intollerabile venire a scuola (mimando il mio ruolo e) degradando più di quanto, già non faccia, la qualità e la sensatezza residua e le pretese superstiti del mio insegnamento;

 

                 Cordialmente La saluta

 

 

 

 

 

 

 

*Anche il tuo piccolo amore

 

Anche il tuo piccolo amore, il tuo fratellino mio, il tuo piccolo grande uomo, già sai, quanto se ne è approfittato del tuo riguardo!

tu lo sai, che non verrà mai a trovarti nella tua reclusione, poichè in lui ingeneri l'ombra del tuo trepido timore, da che concependo la trama del racconto di un omicidio, ti sei reso conto che è la sola persona al mondo che potresti uccidere...

Poichè non potresti tollerare che sopravvivesse, inorridito di disgusto ad un tuo incauto gesto, e che la sua ammirazione si rivoltasse nella repulsione che suscita uno schifo che già subitaneo è assoluto, senza più appello, allorchè tu per Lui divenissi la profanazione di ogni sua superstite stima in un Altro.

E sai nel caso, che prima faresti sparire a pezzi le prove umane dell'abominio.

Come lo ignorassi, già prima, che nella tua dedizione pedagogica c' è la sublimazione inerme della tua voglia di prenderglielo in b.___.

Tanto più esaltato, nel devolverti, quanto più sei disperato dall'impossibilità che accada...

Dalla consapevolezza che già deliravi nel fissarlo intento...

e com'eri pronto subito a ritorcerti senza mai mordere, come ti accorgevi che il piccolo profittava di ogni tuo riguardo...

Sotto che untuosa maschera pedagogica salvaguardandoti...

Eppure ancora ti dissimuli tra di loro, l'universo scolastico normale, tra i colleghi che per tua fortuna non intendono, non vedono e non sentono...

nella loro ottusità mediocre di ciò che succede...

gli affari  (il conto in banca) e il daffare a casa, il lato più sacro  della loro esistenza.

Loro resi inoffensivi, sian grazie ai Numi, dalla incapacità di supporre e intendere ciò che eccede il normale.

 

 

Varie


 

 

In ritardo

 

E' tuttora una sollecitudine che ancora non mi consente di prendere sonno, l'agitazione del mio senso di colpa per la mia diserzione scolastica, quando stamane, risvegliatomi solo dieci minuti prima dell'inizio delle lezioni, per essermi prolungato sino a tarda notte a correggere compiti, piuttosto che marcare il ritardo e venire nuovamente stigmatizzato, ho preferitoi darmi ammalato evadendo le lezioni.

 Ed ora, benchè domani sia il mio giorno libero, temo ugualmente di addormentarmi per non risvegliarmi in ritardo.

E che dire dell'incidente di sabato nell'andare a scuola, per il quale debbo ancora strascicare l'arto sinistro, quando dal bloccaggio della ruota anteriore, ad opera dell'intrusione della sporta fra i suoi raggi, sono stato catapultato sul cemento del sottopassaggio in ascesa.

Ah, non m'importava niente del dolore alla rotula, di gonfiore e lacerocontusione, trepido di gioia, piuttosto, che l'incidente

convertisse in merito solerte l'incipiente ritardo al cospetto del Preside.

 

 

 

Peli

 

E come potrei avere peli sulla lingua, se non ho peli sullo stomaco?

 

 

La casa

 

 14/ 3/92

 

Quanto sarebbero meno angosciati i miei timori esistenziali di natura sociale, se infine disponessi di una casa mia.

Non avrei così da temere l'incubo, ricorrente ogni giorno, di ritrovarmi, a una semplice comunicazione, in pasto al mercato degli appartamenti ammobiliati in affitto senza mai alcuna liquidità disponibile, o alcun mezzo di trasloco, con tutti i miei libri e dischi e compact e videocassette ed abiti ed elettrodomestici e mobili in mezzo a una strada.

E a ogni libro e rivista od oggetto d'uso che acquisto, non dovrei chiedermi se non sia il caso piuttosto di rinunciarvi, visto che il volume ad esempio di un certo catalogo, rende già di per se ancora più onerosa quella prospettiva comunque futura.

Ed ogni quindici del mese, non dovrei svenarmi giusto del rimanente del mio affitto, per riversarlo puntualmente alla mia affittuaria, eppure con lei nel condolermi, per propiziarla,  condividendone la protestatarietà sociale; mentre ogni volta che sostituisco i colleghi così spesso assenti, o che arrivo con un minimo ritardo, non dovrei rimodermi l'animo al pensiero che io non posso nemmeno assentarmi quando più ne avrei bisogno, poichè non potendo assumere la residenza ove lavoro e vivo da anni in appartamento ammobiliato, non posso disporre che di un'assistenza sanitaria a pagamento...

Per tacere della stizza all' arrivo delle bollette della luce e del gas, al sovrimporto che come residente appunto devo pagare...

E quando suppongo che qualche centinaia di migliaia di lire possano capitalizzare l'inizio dei miei risparmi per ottenere un mutuo per la casa, incombono ad azzerarlo le spese ulteriori condominiali... 

Eppure sono io, che mi angoscio se si violano norme e si offendono le Istituzioni, mentre per l'appunto chi già dispone e possiede, s'avventa e infuria e perpetra lo sfascio e la terrificazione ulteriore...

 

 

Comics/ Alia


 

 

L'escursione

 

Mentre in Laboratorio riscrivevo le pagine della mia escursione ai rilievi rupestri presso Taghit, mi riaffluivano angosce ed emozioni di quel giorno, l'esaltazione tesa ed eccitata del mio inoltrarmici senza più indosso che le scarpe ginniche e lo zaino, mentre con la mano  esasperavo la nudità del glande contro le fibbie, seguitandolo a farlo pulsare sempre più turgido, libero tra le falesie di fisicizzare il grido a cielo aperto...intanto che al computer mi si irrigidiva inumidendomi identicamente nell'evocazione, il grigiore del giorno invocando invasato l'ardore del Sahara.

Era esaltante sentire tra gli allievi e i sopraggiunti i genitali palpitanti, e a lui riaccostarmi, al ritrovarlo con gli altri nell'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali, deliziato d'affetto e carnalmente pervaso, al suo vagare intimidito  presso i vari gruppi dei compagni di classe.

Stavo per stampargli in dono la pagina del diario di viaggio su Zenagui, quando è suonata la campana e si è dileguato.

Ma la mia solitudine, nella riscrittura delle pagine del mio diario di viaggio del Maghreb, può consolarsene se mancano i soldi per andarmene via, poichè con la parola scritta sono ritornate e ritornano intatte sensazioni ed emozioni del Maghreb, rivivono più ancora vivide e possenti, senza più la pena fisica e l'orrore, o lo sgomento, a ogni circostanza e stato di fatica e di miseria.

E l'esaltazione genitale così risuscitata, è un trasporto trascinante nell'aria umida e tesa del temporale che incombe.    

                              aprile 92


 

 

La schittatura

 

Gazzetta di Mantova Mrtedì 21 Aprile 19992

 

E' accaduto sabato scorso a mezzogiorno

INSEGNANTE MANTOVANO PER POCO NON E' SCHITTATO DA UN PICCIONE

SULLE SOGLIE DELLA BIBLIOTECA COMUNALE

 

Incolume anche il sellino della sua mountain bike

 L'aveva appena addossata al muro sotto la grondaia,

perchè non fosse d'intralcio ai passanti.

 

Martedi 21 aprile 1992

 

Anche il sabato di Pasqua, un fatidico piccione per poco non colpisce ancora, e giusto dall'alto delle grondaie dell'Archiginnasio, come troppo spesso si verifica  nei paraggi degli edifici storici della nostra città.

La vittima mancata è un emerito insegnante della nostra città, l'illustre professor ** ***, insegnante presso l'oramai glorioso Itis di Mn, il quale ha potuto risollevarsi comunque del tutto dall'accaduto, (e) di lì a poco, allorchè, e senza che gli si dovessero prestare le cure del caso, ha potuto verificare nella toilette della Biblioteca Comunale che anche i suoi capelli erano rimasti incolumi, nonostante una sgradevole impressione olfattiva

che persisteva nelle sue narici.

E dire che quando è giunto meritoriamente all'ingresso della Biblioteca, a mezzogiorno, per riconsegnare con squisito senso civico prima della scadenza dei termini " Anima" di Soseki Natsume, quasi che fosse prevedibile una ressa generale degli utenti della biblioteca per leggere l'opera, è con una certa riluttanza, quasi come per un vago presagio, che ha addossato ancora di più alle pareti la sua mountain bike, così credendo di dovere fare comunque, perchè il mezzo non fosse d'intralcio agli eventuali passanti.  

Giusto allora il vago senso di un ploff, di umidiccio e di un acre odore inconfondibile, l'ha avvisato che i suoi civici intenti erano stati beffati e battuti sul tempo da un infausto esemplare dell'avifauna locale, e ha subito paventato che un lascito imbarazzante ne contrassegnasse la persona all'ingresso del luogo di cultura.

Ma a un primo tastamento, nulla di sgradevole restava impiastricciato alla sua mano, così come incolume appariva il prospiciente sellino; ne era sorpreso piacevolmente, purtuttavia il disgustoso odore persistente, il vago senso di essere stato miracolato per caso da quella lordura, lo induceva comunque all'ardire di chiederne spigliata conferma a una ragazza ch'era intenta in un colloquio, con una sua amica, lungo la scala d'ingresso nella sala del prestito.

La giovane, pur se non era stata testimone dell'accaduto, poteva comunque anticipargli che no, non c'era traccia di sporco fra i suoi capelli, ciò di cui aveva poi lieta conferma dinanzi allo specchio appunto della toilette, solo davanti alla quale le sue ultime apprensioni venivano fugate.

Il nostro insegnante, igienista ossessivo, provvedeva comunque alle abluzioni di rito.

L'evento non ha lasciato strascichi o postumi, e nonostane la celebrità della persona scampata d'un ette a quella traiettoria

ingloriosa, ha avuto finora scarsa, o per meglio dire nessuna risonanza fra la popolazione locale.

 

 

Stavolta

 

Gazzetta di Modena

 

Proprio quando si sentiva più al sicuro

 

STAVOLTA NON HA POTUTO SFUGGIRE AL FRANCO PICCIONE TIRATORE

 

Già incolume sulle soglie della Biblioteca comunale di Mantova,

davanti alla stessa casa dei suoi familiari,

due giorni dopo è proditoriamente lordato a Modena da un altro piccione.

E' occorso anche il lavaggio del colletto.

 

Quando si dice la fatalità del caso! Il celeberrimo professore dell'Itis ** ( neanche era il caso di farne il nome...), che come ha riportato un nostro collega nella cronaca locale della Gazzetta di Mantova, era già sfuggito alla precedente traiettoria di una caccola di piccione, la quale, se l'avesse colpito, chissà come avrebbe reso imbarazzante il suo ingresso in Biblioteca, nemmeno due giorni dopo doveva invece subire questo spiacevole impatto, e si dà il caso proprio nella nostra operosa città, e quando più credeva statisticamente di non correre rischi...

L'increscioso episodio si è verificato verso le quattro del pomeriggio del Lunedì dell'Angelo in Via degli Schiocchi al numero ***, dove era venuto a trascorrere le festività pasquali presso i suoi genitori che vi risiedono.

Era sceso in cortile, poco prima, per terminare di rileggere fra il verde dell' orto il volume primo del noto capolavoro Oblomov, di Gonciarov, opera capitale della prima letteratura russa del secondo Ottocento.

( Prima stesura:Contava che stavolta fosse la volta buona, dopo che in precedenza, prima il cane lasciato in deposito presso i condomini dai proprietari del casamento, e poi il cane stesso

dei suoi congiunti, il pur amatissimo Fred, con le loro insistenze uggiolanti e il loro contornarlo abbaiando, avevano fatte andare a vuoto l'opportunità di insediarsi sulla romantica panca di cemento, fra gli ortaggi e le primule, in un luogo ameno di distensive letture.

Ma, a suo disdoro, stavolta si è lasciato  fuorviare dai suoi intenti originari, arrestandosi proprio sotto il fatidico pioppo antecedente, per sedersi piuttosto su una delle confortevoli seggiole di plastica, presso un similare tavolino pur esso bianchiccio, che vi sono state sistemate dai suoi congiunti per farvi "salotto all'aperto".Ed allora è improvvissamente capitato l'imprevedibile, anche secondo un calcolo delle probabilità, dopo il recente infortunio schivato di poco.)

Credeva di essersi così almeno assicurata una amena quiete propizia allo sprofondarsi nel testo, se fosse giunto a sistemarsi stabilmente tra primule e ortaggi su una romantica panchina costituita da un piastrone di cemento, dopo che già per due volte aveva dovuto risalire in stanza imprecando, infastidito dalle incessanti molestie dapprima dell' irrefrenabile cane lupo dei proprietari del casamento, e poi, dopo che al suo cruccio manieroso la bestia era stato rinchiusa nel suo debito gabbione, dallo stesso cane Fred che è diventato una sorta di familiare aggiunto di suo padre e sua madre, e che non desisteva dal farsi a lui sotto, perchè a sua volta desistesse infine (una buona volta) dal leggere, e giocasse a rilanciargli una lurida palla da tennis bavata e sbavata...

Ma una volta che se ne è liberato con il ricondurlo ed il rinchiuderlo ingannevolmente di sopra, anzichè optare, ridisceso, per il banco di cemento così prossimo alle primizie primaverile che coltiva suo padre, si è lasciato invece fuorviare dalle più confortevoli sedie di plastica sistemate all'ombra del pioppo antecedente, a contorno di un tavolinetto in simil plastica

anch' esso biancastro.

E' allora che un improvviso stacco dall'alto gli è precipitato addosso, e che l'ha lasciato (lasciandolo) non solo di stucco, per la sorpresa, sconcertato che contro ogni calcolo delle probabilità potesse essersi duplicato l'evento cui era scampato non più tardi di sabato scorso.

Ma gli è bastata una leggiera torsione del collo, per rendersi conto che stavolta no, non l'aveva fatta franca, nel cercare così invano una quiete ombrosa sotto quel pioppo fronzuto, e già semisecco, che fronteggia la casa dei suoi genitori.

Gli è subito sfuggita una maledizione rabbiosa, che non ha avuto tuttavia alcun testimone, tranne la sua coscienza e se esiste l'Onnipotente. 

Ha comunque provveduto, prima che sopraggiungesse sua madre, a occultare ogni traccia obbrobriosa addosso dell'accaduto, correndo di filato ( di corsa) a lavare sul collo la camicia di jeans, che senza poterne avere nessun riguardo per il fatto che fosse firmata, quel bell'esemplare aveva schittato proprio sul girocollo.

Essendogli rimasti in quel punto dei lasciti addosso appena impercettibili, si è poi lavato e disinfettato (ha provveduto poi a lavarsi e a disinfettarsi) tra capo e collo, timorato dell'alto tasso infettivo dello sterco di piccione.

Ma le stesse apprensioni igieniche non ha manifestato di certo sua madre, che per mostrarsi amica naturista di ogni forma di vita animale, da lui informata di ciò che era successo, senza mostrare per questo segni visibili di preoccupazione, ha sollevato e sminuzzato con le dita nude, con suo sommo disgusto, quanto della cacca del volatile era giunto a segno sul ripiano sottostante del tavolino all'aperto.

Al che il nostro, incurante di mostrarsi in questo irriguardoso nei confronti della sua genitrice (di sua madre), si è rifornito (ha provveduto a rifornirsi) di un secchio di acqua a un rubinetto negli scantinati, perchè nonostante gli iniziali dinieghi, sua madre se le lavasse più volte di seguito, prima di accingersi ancora ai fornelli.

A parziale giustificazione della insofferenza intollerante dimostrata dal nostro, è da dire che è del Segno dello Scorpione, e che dunque ha ben motivo di temere disturbi di pelle, a seguito di imprevidenti contatti con il regno animale, come gli capita fin troppo spesso di subire quando è con i suoi , per i quali è più che un figlio il cane Fred, al quale non negano ogni sorta di effusione intima.


 

 

Bis

 

Gazzetta di MOdena

 

Proprio quando si sentiva più al sicuro

 

STAVOLTA NON HA POTUTO SFUGGIRE AL FRANCO PICCIONE TIRATORE

 

Già incolume sulle soglie della nostra Biblioteca comunale,

due giorni dopo è stato proditoriamente lordato a Modena da un altro esemplare

davanti alla stessa casa dei suoi familiari.

E' occorso anche il lavaggio del colletto.

 

Quando si dice la fatalità del caso! Egli che era già sfuggito a una precedente traiettoria escrementizia, che se l'avesse colpito avrebbe reso imbarazzante il suo ingresso in Biblioteca, come ha riportato un nostro collega nella cronaca locale della Gazzetta di Mantova, doveva invece subire l'impatto dello spiacevole evento nemmeno due giorni dopo, nella nostra città e quando più si credeva assicurato.

L'increscioso episodio si è verificato verso le quattro del pomeriggio del Lunedì dell'Angelo in Via degli Schiocchi al numero ***, dove era venuto a trascorrere le festività pasquali presso i suoi genitori che vi risiedono.

Era sceso in cortile, poco prima, per terminare di leggere fra il verde dell' orto il volume primo del noto capolavoro Oblomov, di Gonciarov, della prima letteratura russa del secondo ottocento

Gli è bastata una leggere torsione del collo, per rendersi conto che stavolta no, non l'aveva fatta franca, cercando cosi invano una quiete ombrosa sotto il pioppo fronzuto, e già semisecco, che fronteggia la casa dei suoi genitori.

Gli è subito sfuggita  una  maledizione rabbiosa, che non ha avuto tuttavia alcun testimone, tranne la sua coscienza e l'Onnipotente, ed ha comunque provveduto prima che sopraggiungesse sua madre a occultare le tracce addosso dell'accaduto, correndo di corsa a lavare sul collo la camicia di jeans, che senza poterne avere nessun riguardo per il fatto che fosse firmata, quel bell'esemplare aveva schittato sul girocollo.

Essendogli rimasti lasciti addosso appena impercettibili ha provveduto poi a lavarsi e a disinfettarsi, avendo avuto notizia dell'alto tasso infettivo dello sterco di piccione.

Le stesse apprensioni igieniche non ha manifestato di certo sua madre, che per mostrarsi amica naturista di ogni forma di vita animale, informata di ciò che era successo, senza mostrare per questo segni visibili di preoccupazione, ha sollevato e sminuzzato con le dita nude, con suo sommo disgusto, quanto della cacca del volatile era giunto a segno sul ripiano sottostante del tavolino all'aperto.

Al che il nostro, incurante di mostrarsi in questo irriguardoso nei confronti di lei, ha provveduto cou un secchio a rifornirsi di acqua a un rubinetto negli scantinati, perchè nonostante gli iniziali dinieghi sua madre se le lavasse più volte di seguito.

A parziale giustificazione della insofferenza intollerante dimostrata dal nostro, è da dire che è del Segno dello Scorpione, e che dunque ha ben motivo di temere disturbi di pelle, a seguito di imprevidenti contatti con il regno animale, come gli capita fin troppo di subire quando è con i suoi , per i quali è più che un figlio il cane Fred, al quale non negano ogni sorta di effusione intima.

 

* Copia per una prova di correzione in classe.   

Gazzetta di Modena

 

Proprio quando si sentiva più al sicuro

 

STAVOLTA NON HA POTUTO SFUGGIRE AL FRANCO PICCIONE TIRATORE

 

Già incolume sulle soglie della nostra Biblioteca comunale,

due giorni dopo è stato proditoriamente lordato a Modena da un altro esemplare

davanti alla stessa casa dei suoi familiari.

E' occorso anche il lavaggio del colletto.

 

Quando si dice la fatalità del caso! Egli che era già sfuggito a una precedente traiettoria escrementizia, che se l'avesse colpito avrebbe reso imbarazzante il suo ingresso in Biblioteca, come ha riportato un nostro collega nella cronaca locale della Gazzetta di Mantova, doveva invece subire l'impatto dello spiacevole evento nemmeno due giorni dopo, nella nostra città e quando più si credeva assicurato.

L'increscioso episodio si è verificato verso le quattro del pomeriggio del Lunedì dell'Angelo in Via degli Schiocchi al numero ***, dove era venuto a trascorrere le festività pasquali presso i suoi genitori che vi risiedono.

Era sceso in cortile, poco prima, per terminare di leggere fra il verde dell' orto il volume primo del noto capolavoro Oblomov, di Gonciarov, della prima letteratura russa del secondo Ottocento.

Contava che stavolta fosse la volta buona, dopo che in precedenza per due volte, prima il cane in deposito dei proprietari del casamento, e poi il cane dei suoi congiunti, il pur amatissimo fred, con le loro insistenze uggiolanti e il loro contornarlo abbaiando, avevano fatte andare a vuoto l'opportunità di insediarsi sulla romantica panca di cemento, fra gli ortaggi e le primule, in un luogo ameno di distensive letture.

Ma, a suo disdoro, stavolta si è lasciato  fuorviare dai suoi intenti originari, arrestandosi proprio sotto il fatidico pioppo antecedente, sulle confortevoli seggiole di plastica  presso un similare tavolino pur esso bianchiccio.

ED allora è improvvissamente capitato l'imprevedebile, anche secondo un calcolo delle probabilità, dopo ikl recente infortunio schivato di poco.

Gli è bastata una leggere torsione del collo, per rendersi conto che stavolta no, non l'aveva fatta franca, cercando cosi invano una quiete ombrosa sotto il pioppo fronzuto, e già semisecco, che fronteggia la casa dei suoi genitori.

Gli è subito sfuggita  una  maledizione rabbiosa, che non ha avuto tuttavia alcun testimone, tranne la sua coscienza e l'Onnipotente, ed ha comunque provveduto prima che sopraggiungesse sua madre a occultare le tracce addosso dell'accaduto, correndo di corsa a lavare sul collo la camicia di jeans, che senza poterne avere nessun riguardo per il fatto che fosse firmata, quel bell'esemplare aveva schittato sul girocollo.

Essendogli rimasti lasciti addosso appena impercettibili ha provveduto poi a lavarsi e a disinfettarsi, avendo avuto notizia dell'alto tasso infettivo dello sterco di piccione.

Le stesse apprensioni igieniche non ha manifestato di certo sua madre, che per mostrarsi amica naturista di ogni forma di vita animale, informata di ciò che era successo, senza mostrare per questo segni visibili di preoccupazione, ha sollevato e sminuzzato con le dita nude, con suo sommo disgusto, quanto della cacca del volatile era giunto a segno sul ripiano sottostante del tavolino all'aperto.

Al che il nostro, incurante di mostrarsi in questo irriguardoso nei confronti di lei, ha provveduto cou un secchio a rifornirsi di acqua a un rubinetto negli scantinati, perchè nonostante gli iniziali dinieghi sua madre se le lavasse più volte di seguito.

A parziale giustificazione della insofferenza intollerante dimostrata dal nostro, è da dire che è del Segno dello Scorpione, e che dunque ha ben motivo di temere disturbi di pelle, a seguito di imprevidenti contatti con il regno animale, come gli capita fin troppo di subire quando è con i suoi , per i quali è più che un figlio il cane Fred, al quale non negano ogni sorta di effusione intima, con sua riprovazione sottaciuta a stento.    

 


 

 

Macabra scoperta

 

 

Macabra scoperta nel proprio freazer

Ritorna dalle vacanze e trova nel frigorifero

del formaggio caprino (una braciola) in avanzato stato di decomposizione.

La scoperta risale a qualche giorno fa

Tutto è accaduto perchè si era dimenticato del contenuto di quell'anonimo involtino.

L'illustre consumatore ha comunque provveduto a gettarlo immediatamente nel pattume.

 

Macabra scoperta nel proprio freazer.

Ritorna dalle vacanze e trova nel frigorifero una scaloppa in avanzato stato di decomposizione.

La scoperta risale a qualche giorno fa.

Tutto è accaduto perchè è saltato l'impianto di refrigerazione.

L'illustre consumatore ha comunque provveduto a gettare il tutto nel pattume.

 

Un orendo lezzo l'ha accolto in cucina, appena deposti i bagagli

vi ha fatto ingresso per bervi un buon bicchiere di birra.

Ha così provveduto immediatamente ad aprire logge e balconi, per aereare quel cubicolo ( quello stanzino) di metri 1,5 per 5 o 6, precipitandosi poi immediatamente sulla maniglia del friser ( freazer), da dove quell'insostenibile puzzo inconfondilmente si spandeva dintorno.

Ed ha così effettuato la macabra scoperta:

nell'umidiccio caldo dell'interno in cui era venuta meno la refrifergazione, il puzzo emanante era un tanfo composito il cui fetore più intenso proveniva dalla stessa ghiacciaia superiore,

donde un colaticcio era il residuo liquido del ghiaccio discioltosi.

E dentro, orribile a dirsi, di un carnacino oramai ultravioletto, in avanzato stato di decomposizione rinveniva i resti della scaloppe acquistate la settimana prima di partire nel negozio Conad di via **+ della nostra città, e a Lire **** l'hg, se non di primissima scelta, certo di buona qualità di taglio e di bestiame, proprio di vitellone e senza nervature come piacciono a lui.

Era la seconda, di due scaloppe preconfezionate in un vassoietto di polymere espanso, ed avvolte in cellophane, con tanto di determinazione automatica della pesatura e del prezzo e del giorno del taglio, ancora leggibili nel risvolto residuo del loro rivestimento originario.

La sospensione della refrigerazione, che aveva provocato ed accelerato il processo di decomposizione della scaloppa ch' egli non aveva ancora provveduto a cucinare, era da far risalire ad almeno due giorni prima, secondo una prima impressione disgustosa di fetore e colore.

" Se tutto questo non fosse accaduto- aveva modo di commentare

tra sè scosso del fatto- avrei potuto cucinarla proprio come mi piace seconda una recente ricetta che ho letto su Guidacucina, con un trito grossolano di cipolline, cetriolini e capperi misti con senape, la maionese a parte, dopo averla infarinata d'ambo i lati un pochettino."

Così stando le cose, dovrà rinunciare anche alla bevuta di una mediocre birra, delle più ampiamente commercializzate, essendosi surriscaldata la cervogia nelle lattine, e porre rimedio all'incidente cenando in pizzeria.

Con la scaloppa, anche un pomodoro e due zucchine sono risultate guaste nel container sottostante.

Dopo averne raccolti i resti in un involucro di plastica, si rassicura la popolazione che ha provveduto a gettare il tutto, ben suggellandolo, nell'apposito cassonetto all'angolo tra via *

e via*

Al personaggio illustre, di cui non si fa il nome per delicatezza, e alla sua famiglia di cui costituisce l'unico componente secondo lo stato civile, esprimiamo il nostro vivo rammarico e il solerte invito ad acquistarsi a rate un frigo che funzioni.

 P. S. Egli ci ha fatto presente che il frigorifero è l'unico elettrodomestico del suo appartamento ammobiliato che figuri a spese dei locatari.

In virtù del quale egli paga un importo che è quasi tre volte superiore al canone denunciato.

Richiesti telefonicamente di un chiarimento, i proprietari, dichiarandosi comunque apertamente democratici e di sinistra, hanno replicato che hanno colto l'opportunità dell' ammobiliatura dell'appartamento, per disfarsi della loro vecchia cucina e comperarne una nuova.

Non senza lasciarci ad intendere che avranno modo di ridefinire termini e identità del locatario dell'appartamento al rinnovo del contratto.

Eh, si, quando si dice che di cosa nasce cosa...

 

 

 

 

 

 

 

 

Raccapricciante

 

Raccapricciante oltre ogni dire

 

Se ne accorge solo dopo averne già mangiati una mezza dozzina.

Morde un altro chicco di uva passa e vi addenta un vermicino.

Anche tutti gli altri chicchi confezionati risultano infestati.

E' impossibile diagnosticare per ora quanto pagherà cara l'inavvertenza.

 

 

E dire che cerca di attenersi ad ogni avvertenza del caso,ripulendo accuratamente la verdura di ogni guasto, e lavandosi le mani con il sapone disinfettante ogni volta che cucinando tocca il sacchetto dell'immondizia ove getta i rifiuti...

Ma vi è nell'illustre personaggio una componente insondabile, sembrerebbe, non fossimo così irriverenti, quasi un'avarizia di fondo insuperabile, che lo induce a sfidare i termini della scadenza dei prodotti indicati sulle confezioni, o a consumare

ogni avanzo per quanto risulti invecchiato nel tempo.

Interpellato, risponderebbe che è una forma di rispetto per chi è miserabile e rovista nel pattume anche i tozzi di pane, o una reattività risentita per i suoi magri livelli retributivi, secondo un tariffario scolastico che uguaglia la calcinatura dei mattoni alla illustrazione della democrazia di Pericle secondo i dettami di Tucidide.

E' comunque dovere del cronista riferire i fatti secondo le modalità del loro svolgimento, a cominciare dalle ore 19, 45 di Venerdì scorso, quando, per insoavire la sua insalata rituale di foglie di lattuga, pere, emmenthal, e sapido tonno, ha voluto aggiungervi con i semi di finocchio l'uvetta passa, quella che ha trasferito nel suo ulteriore appartamento dalle scansie del precedente all'atto del trasloco, certo, secondo una credenza rivelatasi falsa, che la mummificazione dei chicchi li avesse resi incorruttibili.   

Chicchi di uva sultanina di Turchia, di  Smirne crede di ricordarsi, avendoli scelti in luogo di altri maturati al sole di Sicilia, perchè la loro origine terzomondista, in virtù dello scambio ineguale così opportunamente sfruttato, li rendeva quantomai più appetibili perchè più convenienti quasi della metà economicamente...

All'atroce scoperta, risputato il chicco, ha ingoiato oltre un bicchiere d'acqua tinteggiata di ammoachina in soluzione stomachevole, perchè incadaverisse i residui verminali lungo il tubo digerente o già nell'intestino, quindi ha provveduto a smaltire i chicchi residui in modo da evitare ogni possibilità

di infestazione ulteriore, scaricandoli in fondo al water e disinfettandone l' imboccatura, non senza avere effettuato un sopralluogo nei dintorni del contenitore di plastica dell'uvetta, dopo averlo avvvolto in un duplice foglio d'alluminio debitamente isolante prima di gettarlo nel cassonetto a parte.

A questo punto non è dato sapere quali siano le conseguenze per il Nostro di tale orribile ingestione.

Gli rinnoviamo comunque gli auguri del caso.

 

 

Notte da incubo

 

Notte da incubo nell'appartamento del Nostro.

 

Era più dura del cemento.

Per oltre due ore infierisce vanamente su quelle misere carni.

Ignaro che era buona solo per fare del brodo

pretende di squartare per uno spezzatino quella vecchia gallina .

Le sue carni sono risultate orrendamente maciullate.

Immangiabile lo spezzatino, ritrovati in un cassonetto i poveri resti.

 

 

Un senso di vomito e di disgusto ha accompagnato le operazioni di quel suo macabro rito.

E' la prima volta, ha confessato il giorno dopo a una collega in Istituto, che in vita mia ho compiuto un atto del genere.

Non lo ripeterei mai più, mai più, ha ripetuto asncora sconvolto, dovesse anche trattarsi delle più tenere carni.

Dopo due ore di quell'autentica carneficina imbelle, si è dichiarato vinto, esausto, spossato dalla fatica in un bagno di gelido sudore malaticcio.

Era riuscito in tal tempo  ad affondare il coltello solo tra un'ala e un pettorale dell'animale, smembrando a pezzi, più che recidendone, l'arto del volatile insieme con un pezzo di spalla.

Aveva anche provato a fare forza immergendo il dito nell'orifizio filamentoso e gelatinoso dell'animale, mentre l'acre puzzo di ciò che esternevano le visceri gli rivoltava lo stomaco, senza sortire altro effetto, tuttavia, che di ritrovarsi con il culo dell'animale in libera perdita di liquame lurido.

Il rigor mortis aveva pressocchè marmorizzato la vecchia gallina, rendendo a lui inaffondabile la lama del coltello, nonostante l'orrore, oltre i legamenti sino alla polpa dei lividi muscoli.

" Come potrei mai essere uno Squartatore, si è ripetuto più volte, scuotendo il capo, benchè le mie fantasie sessuali spesso le vogliano fare a pezzettini."

Si riferiva alle sue colleghe di lettere, beninteso, quelle galline umane, a suo giudizio inespresso, che la malasorte sociale ha destinato a divulgare ai giovani i poeti.

Secondo quali estri e umori ovaioli, è decenza non proferirlo.

L' assurda esperienza dovrebbe insegnargli, comunque, che è proprio una virtù delle donne, a lui non concessa, avere a che fare e non solo con le mani con ogni sorta di cose, mentre lasciano sembrare che non possano assimilare che bocconcini e la sola vita ordinaria ( di decoro ordinario) .


 

 

*Impersonificazioni

 

Il limite fatale del mio talento, mi è ben chiaro, è che so personificare le mutazioni della mia sola maschera,

poichè per la mia stantia diversità, ho ripugnanza a internarmi nella gente comune, e mi sopravanza di ricondurne la vita a motivazioni generiche.

Ne avessi l'estro e le capacità,  come già Verga in Libertà, epica miniepopea di ciò che è lotta di classe, vorrei invece conseguire la rappresentazione artistica dei moti razziali nei ghetti delle metropoli, o ricalcando Maupassant, dare voce alla nullità di ogni progresso rispetto alla umanità da lui ritratta, mostrando come il moderno muti solo la materialità strumentale della brutalità e della miseria, della volgarità lussuosa e della corruzione, secondo i tristi casi attuali, ad esempio, di omicidio della prole, che si perpetra lasciandola abbandonata al gelo in un cassonetto, anzichè davanti a una Ruota di un convento o denudandola al freddo.

" Io non so e non voglio inventare niente", dicevo or ora pertanto a quella mia collega, che mi proponeva la figura del nostro Preside come personaggio esemplare, quale Egli lo è in effetti, se in lui si individualizzi il funzionario della assicurazione di un ordine, con le più maniacali stravaganze di  pignoleria di riscontri, in una sua solerzia che tanto è rigida e accanita, quanto egli eppure è consapevole della sua insensata vanità (nulleria).

E per il quale, tuttavia, non c'è altro da fare, comunque. 

Una figura in cui obiettivarmi piuttosto, per un racconto, potrebbe essere invece mia nonna, nella sua tragica parabola di cui mia madre è la messinscena; mia madre cui ella dettava da giovane perfino di restare in casa e di vestire di scuro allorchè rimaneva incinta, la stessa nuora, che trent' anni dopo, ne precipita la fine rifiutandosi di volerla nella Sua casa e di accudirla di nuovo, quando la vecchia declina inesorabilmente e si fa per questo più impotente e più ancora prepotente, in una casa, che di mia nonna, solo all'atto di tale rifiuto finisce di essere sua, così togliendole- con l'ultimo residuo della sua dominazione domestica- l'ultimo attaccamento alle cose e alla vita.       

 

 

*Lettera a M. Starobinsky

 

Stimatissimo professore

spero Le giunga utile e gradita, la copia che allego alla seguente Lettera, della prima parte di una mia opera di recente composizione, che mi sono consentito di inviarLe supponendo che possa comunque corrispondere, nei suoi contenuti, quale ne sia il pregio, al Suo interesse per la malinconia ed i melanconici.

Già ne ho inviato copia, per le festività Pasquali, a chi supponevo potesse essere mio Lettore unico, ossia il germanista Claudio Magris.

Ma dopo avermi espresso una certa ammirazione per le prime poesie e prose che gli inviai, sono già tre volte, ahimè, che mi risponde con la più viva sollecitudine per motivarmi perchè non ha avuto nel frattempo il tempo di leggere di me ciò che Gli è giunto, accusando le più gravi ed intime scusanti.

Per cui, chi Le scrive, di cui le pagine che Le Invio sono una fin troppo veritiera e per nulla accentuata rappresentazione in atto, se non può non essere grato che gli si riservi tanta confidenza, nella sua umoralità non può che trarne che il sospetto di una reiterata reticenza pietosa, timorosa, in tale suo interlocutore, di dovermi denunciare uno scadimento di altezza di vita e di stile.

Ond'io    uhm, su che trampoli stilistici mi sono inerpicato-

ho allegato anche un breve racconto, che già inviai a Magris,  del quale egli pur fu sincero estimatore, e che nonostante l'effervescenza d'esordio, è nei suoi approdi atrabiliare, perchè così Lei sia libero, se ritiene sia il caso, di confermarmi o meno, con pochissime righe di giudizio, nelle mie supposizioni comunque autostroncatorie.

Ciò che in tutta sincerità mi sembra di potere dire a mia difesa, è che nelle trasformazioni dei miei contenuti espressivi, ritengo di avere ubbidito al tempo, e alle necessità, di una diminuzione di vita inevitabile.

Auspicando di esserLe comunque utilmente sintomatico

                                      La saluta e comunque La ringrazia

 

* La lettera è d'uso artistico, non già pragmatico

 

 

*Il lusso nella miseria d'antan

 

                  Il lusso nella miseria d'antan

 

Nella sua vita cittadina così egli ora già vagheggia, come l'età dell'oro, il passato  prossimo della sua vita di lusso nella miseria, allorchè permanendo nel retaggio della famiglia allo sfascio, recluso in un cantuccio di provincia, eppure ne traeva assai di che studiare e scrivere, e di che vestire con estrema eleganza, oltrechè il necessario per viaggiare fortunosamente in paesi stranieri, come nulla importandogli, quasi un portento in incognito, di giacervi in letti perennemente disfatti, tra i cumuli limitrofi di pile di giornali muffiti; nell'impolverio d'intorno degli sterminati libri, i loro volumi, dentro le più periclitanti scaffalature ammonticchiati nel caos.

Ora invece, nonostante ogni aumento, deve commiserarsi che lo stipendio che gli riserva il discredito pubblico della sua attività di insegnante,  ora ch'egli deve vivere da solo in città, ed in un appartamento ammobiliato in affitto, lo obblighi ad affidarsi quasi esclusivamente a se stesso per ogni necessità materiale, dati i costi per lui insostenibili dei vari servizi alimentari o vestiarii nel loro complesso.

Quand'egli ora, meno ancora di prima, sente di potere disattendere i richiami di Sua Signoria Lo Spirito, nè può più patire disordine o incuria nella sua intima sfera. Senza più l' intorno di madre e congiunti cui addebitare il disordine , infeliciterebbe nella nera figura altrimenti del suo ammanco di scapolo, e finirebbe con l'obbrobriare l'anima, desolandola, come abbia ad aggirarsi in un sudiciume circostante che le sia speculare; poiché in tale sporco ella si ammorberebbe sempre più occlusa, da che la sua solitudine viene sempre più esternandosi e involvendosi, quale maniaca monade, negli interni rimessi alla cura sua propria.

Ma per sovvenire innanzitutto alle più elementari necessità di ogni giorno,  dischi e libri sono diventati (ora) una preziosità d'acquisti sempre più rari, il viaggiare all'estero o in Italia su lunghe distanze, la malinconia sofferta di possibilità sempre più remote...

Egli ora, pertanto, deve razionare il vitto ad una sola pietanza per  pasto, ed almeno di un mese protrarre ogni acquisto rilevante, essendo ora tale anche quello  di uno stipetto o di una camicetta, se una bolletta d'acconto è in pagamento; ed anche l'andare a passeggio per minuti piaceri, è tempo e denaro di un superfluo che sempre meno spesseggia...

E dire che egli si vagheggiava un tempo, quando in città, solitario poeta abitudinario dei più mondani ritrovi...

 

 

 

 

 

*Inviti a energiche proteste

 

E' l' autentica cifra della falsa coscienza del potere, che nel medesimo frangente che si sottomette qualcheduno al proprio rapinio od al proprio abuso, o nello stesso  istante che gli si nega l'aiuto dovuto, oppure la riparazione del torto commesso nei suoi riguardi, lo si esasperi a farsi valere protestando contro un'istanza contigua.

Liquidiamo innanzitutto, come più ancora perversificato, il tono punitivo con il quale, la settimana scorsa, la segretaria dell'amministratore condominiale intentendeva addebitarmi i costi del torto subito, anticipandomi ch'ero io stesso che dovevo pagare l'istallazione di una nuova targhetta, in luogo di quella che qualche gentile condomino persevera a farmi mancare sulla cassetta della posta; quand'io stesso avevo già provveduto ad apporvela, impeccabile, su insistita richiesta ( tramite terzi) dello stesso amministratore, ch'eppure avrebbe dovuto sui condomini divergere l'onere, visto che ogni etichetta provvisoria fin dalla prima settimana mi era stata stracciata sino all'interno.

E a scorno maggiore, benchè avessi richiesto, se non l'addebito agli altri condomini dell'installazione della targa ulteriore, almeno di segnalare loro l'indegnità del caso, una lettera di lì a qualche giorno in effetti è pervenuta a ciascuno di noi, ma che raccomandava di evitare ogni condotta molesta, ad eccezione

tuttavia proprio di quella di impedire di ricevevere liberamente la propria corrispondenza. 

Voglio considerare piuttosto, a distanziarmene, come il mio Istituto scolastico ed il Provveditorato mi abbiano istigato l'uno contro l'altro, quando ho accertato che la domanda sostitutiva di nomina a  Commissario d'esami, con la quale intendevo scongiurare di finire come esaminatore a Modena, come avevo improvvidamente gìà richiesto nel precedente modulo, non era pervenuta al Ministero in luogo della prima, cosicchè ero finito Commissario d'esami proprio nella sede che mi era divenuta la più indesiderata, poichè nell'intertempo l'orario ferroviario è stato mutato, come ne ero stato informato appena compilata la prima domanda, ed ora vi è un treno che vi arriva prima delle 8 e che parte da Mantova due minuti dopo le 6,30, sicchè per quei due minuti una stessa immane fatica mi sarà retribuita la metà, ed io dovrò sacrificare ancor più allo stremo le mie possibilità di vita; perdo così infatti metà dell'ammontare delle spese condominiali, e quei soldi mi sono esiziali, se volessi partire in aereo come non mi è più possibile per le vacanze.   

In Provveditorato mi avevano accertato indubitabilmente che il solo diretto responsabile era il mio Istituto, sollecitandomi a chiedervi pezze d'appoggio, il riconoscimento ad esempio di errori materiali, se intendevo motivare il cervellone centrale a cambiarmi la sede; ciò che altrimenti non poteva più in alcun modo verificarsi, poichè giusto il giorno prima erano scaduti i termini per richiedere modifiche, dato che quattro giorni, e non di più, sono il lasso di tempo che concedeva il documento di revidibilità dei dati, da che mi era stato consegnato la fine della settimana prima; laddove, in un avverbio fatale, si invitava a richiederne la modifica "tempestivamente"; troppo breve termine, ahime, perchè io potessi recarmi in Provveditorato, di persona, nel primo giorno libero da urgenze scolatiche.

Ed io agendo proprio come mi si istigava in Provveditorato, ho ottenuto il gran risultato che il Preside mi intimasse sgarbatamente che in ciò non lo seccassi più oltre, poichè, comunque, non ne sapeva e non gli risultava nulla dell'affare, e che a sua volta il Vicepreside, che pure mi aveva aiutato di persone a modificare la domanda, mi caldeggiasse a che invece che rompessi e dirompessi le scatole in Provveditorato, dove quando ho preso atto che la frittata era irrimediabilmente fatta, mi si vellicava ancora a prendermela inutilmente con il mio Istituto.

Ho così iniziato subito a rimediare al patatrac, sacrificando l'acquisto della bici da corsa, e riducendo i consumi mattutini al fast food della scuola, dove questo pomeriggio, nella sala insegnanti, il figuro che era ancora incazzato, che ad un incrocio assurdo, gli fosse stato sfasciato in passato il carico di un natante che aveva appena acquistato, mi era uno dei tanti qui in Istituto, che vi incrementano solo i proventi dell'esercizio di una libera professione,  con il quale io dovrei solidarizzare come se fosse mio collega e mio pari di status...

E masticare fiele amaro quale il suo di leghista, se ad entrambi è parimenti negato ogni miglioramento retributivo...

Sempre lo stesso giorno, come non bastasse, in cui ho appreso della mia destinazione irrevocabile quale Commissario d'esami, nel deliquio del patimento mi sono smemorato di partecipare al più rituale Collegio docenti, cosicchè, l'indomani, quando mi sono riavuto dallo ottundimento, mi ha corso le membra il sudore gelido che dovevo presentare alla Scuola certificato medico giustificativo, benchè il giorno prima costituisse per giunta il mio giorno libero.

Era un'altra insofferenza dei torti che si riacutizzava; infatti, per quella nullaggine, non potendo ricorrere al medico con il quale sono convenzionato, perchè mi è concesso di usufruirne dove ho la residenza e non già il domicilio in un appartamento ammobiliato,    che si concede fuori di ogni canone solo ai non residenti per sloggiarli con agio-   ed altrimenti non è dato affittare dovevo ricorrere per quel certificato ad una dottoressa solo dietro pagamento, rinnovellando l'intollerabilità, nonostante i contributi che verso, di non godere nemmeno dei diritti alla salute riconosciuti ad ogni straniero extracomunitario.

Non solo; l'amabile dottoressa mi estorceva più del doppio dell'importo dovuto; e mi stilava un certificato che l'impiegata della scuola reputava di validità nulla, in quanto vi mancava ogni sorta di diagnosi.

Così il giorno seguente dovevo risalire esacerbato le scale che menano a quell'ambulatorio, ove la dottoressa, sentitomi, rovesciava all'istante i termini della contesa, e mi mortificava rifacendosi a un mio diritto per il quale dovevo farmi intendere e valere, se aveva tenuto segreta la diagnosi al mio datore di lavoro...

E se avessi avuto una malattia che era opportuno tenere segreta?

Che mi appellassi ai sindacati, che inoltrassi protesta al Preside ed al Provveditorato, non potevo soprassedere, dopo che si era lottato talmente per tale conquista, se poi etcetera, etcetera....

Avrei dovuto sentirmi una schifezza, le fossi stato succube, quando l'ho invitata comunque a rifare il certificato e formularvi una diagnosi, che fosse, certo, la più banale e insignificante, purchè la controversia fosse conclusa.

Com'è successo l'indomani, quando un nuovo gioco delle parti è stato messo in atto dall'addetta della scuola; la dottoressa aveva ragione, solidarizzava, ma lei aveva ricevuto precise disposizioni tassative, nella duplice veste di addetta dell'Ispettorato del Lavoro e della scuola, e dunque etcetera etcetera e dunque lei non poteva etcetera etcetera...

 

 

 

Uno squallido episodio

 

Potrei narrare di qull'episodio capitato a mia madre, qualche anno fa, quando era aiutocuoca tuttofare in quel sozzo ristorante per camionisti presso il casello autostradale di Modena.

Più bitume che verdure e carne in ogni pietanza.

V'era inserviente un tunisino, il quale, pagato una miseria al pari di mia madre, poichè anziana lavorante, per racimolare risparmi si privava di tutto.

Il proprietario, altresì, in combutta con la malversazione del figlio arrogante e con un sordido spione infiltrato in cucina,

un meridionale che cercava con ogni basso servizio di ripulirsi delle origini, e di rifarsi così una seconda vita ed una dignità settentrionale, profittava della sottomissione in tutto del tunisino, in quanto era un povero immigrato senza permesso,

per farlo lavorare senza tregua durante l'orario di servizio; sicchè una sera si presenta timido in cucina, dove mia madre era intenta a dividere le razioni, chiedendole se c'era rimasto qualcosa da parte, qualche avanzo di ritorno che lei potesse lasciargli da mangiare.

Una cotoletta era appena rientrata nel suo untume di contorno pressocchè intera, cosicchè mia madre ne aveva ripulito i margini intaccati da coltello e forchetta, per riservargliela con un pò di purea.

Sopraggiunse(ge) allora in cucina il tenutario, il quale intima a mia madre di riutilizzare altrimenti quegli avanzi, perchè il tunisino li servisse piuttosto in un'ordinazione ch' era giunta intanto dalla sala.

Gli era al seguito il meridionale, Salvatore mi pare facesse di nome,il quale il tutto osserva e quindi medita tale bella trovata, d'intesa con il padrone:

mentre il tunisino rientra in sala egli rovista nel pattume, vi trova i resti di alcune braciole, buttatevi con la rigovernatura della cucina e l'ordura dell'impiantito della sala, le accomoda su un piatto, e quindi le serve al tunisino, che di ritorno, ignaro se ne ciba ringraziandoli di cuore.

E' superfluo aggiungere, in conclusione, i due che risate che si fanno.

( " E tu?, chiesi a mia madre. " Gli ho solo chiesto se avrebbe fatto a loro piacere, se un giorno così altri trattassero a loro un figlio"). 

 

 

**Billy Budd e Metamorfosi

 

Leggendo con emozione commossa Billy Budd, in questi giorni, il suo tema artistico fondamentale mi è apparso lo stesso della Metamorfosi di Kafka: la sacralità del sacrificio del giusto per la continuazione di un ordine ingiusto, tramite la sua messa a morte da parte di chi gli è- o lo ha- più caro.

 

Come de Il Medico di campagna, sempre di KafKa, leggendo un passo del Malte Laurids Brigge, successivamente alla rilettura in classe del racconto, mi è parso di rinvenire un'anticipazione tematica, se non un ascendente illustre, nella " lègende de Saint Julien l'hospitalier", di Flaubert, laddove il santo si stende nudo sul lebbroso per riscaldarlo con il proprio corpo , come poi il Medico di Kafka sarà tuttavia forzato dalle genti del villaggio.

" Mi pare che cio che conta sia questo:- osserva l'io narrante del Malte- riuscire a giacere accanto al lebbroso e riscaldarlo con l'ardore del cuore delle notti d'amore, non può portare altro che bene."

E' ciò che appunto si esige dal medico di campagna, il quale ha invece una concezione del suo dovere, e della sua dignità, ch'è esclusivamente professionale, sicchè ne disdegna la verità di fatto, che la sua attività è comunque un arte  magico- sacrale, comunque mitologica, poiché comunque, nelle sue vesti sacerdotali o laico-ospedaliere, al medico si chiede l'impossibile: che è curare l'incurabile e sanare l'insanabile.

E in ogni caso, di agire come se tutto fosse sanabile.

Il suo senso del dovere rifiuta pertanto la spoliazione neccessaria, e viene coatto a giacere con il malato, la sola terapia della ferita insanabile del male di vivere, tramite l'immedesimazione di malato e paziente, e il giacere insieme nella trasfusione di una sorte incurabile.

Chè è l'essenza stessa, io credo, dell'arte dell'insegnamento che sia civilizzazione, secondo lo spirito della cultura (J. Hilmann).